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Full text of "Opere di Francesco Redi: tomo 1-7"

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yrM 



TAYLOR INSTITUTION. 



BEQUEATHED 



TO THE UNIVERSITY 



BY 



ROBERT FINCH, M. A. 



OF BALLIOl COLLEGE. 



OPERE 

DI 

'FRANCESCO REDI: 

TILVOMO ARETINO, 

T» E 

J r ACCADEMICO DELLA CKV5CÀ. , 

; £. Seconda EdizioneNapoleranH. 

^ i- corretta e migliorata 

Tomo VE. 




> lit Natoli JStDccixxvm. ifc, 

A Spese di .Micnele Stasi 
Con Licenza do' Superiori. -»% 
5 Privi le slip. .. fl S 




AVVERTIMENTO 

AL LETTO RE. 

ACciocchè nulla manchi alla preferite edi* 
zione delle Opere di FRANCESCO 
REDI , non è fuor di propofuo faggiugnere una 
gentili flìma Offervazione di lui, come vien re~ 
gifirata nel libro intitolato : Offervazione in- 
torno alle torpedini di Stefano Lorenzini, 
Rampato in Firenze nel 167%. pag*77* 

Avendo X anno 1 666. aperta una Troja fai- 
vatica , pregna di quattro porcellini , s ofler- 
vò , che nell'off aro» trova vali un liquor biap- 
co fimile alla chiara dell' uovo , nel quale gal- 
leggiavano molti e molti globetti gialli della 
fteffa confidenza dello fterco, e di grandezza 
limili alle vecce. Aperto lo ftomaeo de* por- ' 
ceilini , che notavano in quel liquore dell' 
Annion^ trovoflì pieno pieniffimo elfo {torna- 
to non fola mente di quei liquor bianco, ma 
ancora pieno di quelli altri globetti gialli, 
de' quali piene ancora fi erano le budella; ma 
quefti delle budella apparivano d' un colore 
più accefo , e più abbruciato degli altri ; e 
quella ftefl* faccenda io l' ho notata più vol- 
te nelle vacche, ne* cervi, e ne' daini • Cofa 
degna d' offervazione fi è, che quefti medefi- 
mi porcellini, oltre l'effer rivolti e ben di* 
fefi, come molti filmi altri animali > dalle tre 

OfJil 'Ra&TmJm * tunU 



tuniche Curi$n y Annkn r e Allantoide , ogni 
porcellino in particolare era ancora veftito 
d'una quarta camicia fonili AG ma e bianca, la 
quale accodandoli bene a tutte le parti del 
corpo pelofo, lo veftiva, e lo calzava tutto, 
e veftiva i diti de 9 piedi anteriori e pofte^o- 
ri, come tanti guanti, e la coda ftefla avea 
^nclvella la Tua guaina: quella camicia per& 
con altrettanti tagli o forami la foia va libero 
lo fquarcio della bocca, gli occhi, le narici, 
il bellico, e quella parte dove termina l'in* 
tedino retto , cioè il podice . Ma di ciò , fé 
piacerà a Dio, farà da favellarti in luogo ed 
in. tempo più opportuno. 
. E quejìa mcdefìmt ojfcrva%ionc col nomq 
dello Jìejjb REDI, ir astatata in latino trwafi 
pure fìampata nelle Mifcellanie Curiofe deli* 
Accademia di Germania) Deca L Anno nono^ 
* cau 408. 



IN*- 



XXX 



INDICE 

DELLE MALATTIE 

Delle quali parlano qtiefti Con fu Iti > porte per ordine 

d'Alfabeto. 



Abbondanza di cattivi umori , o Cdcheffià* pag.t. 
Accenfioni di ^ Sangue , e di Te/la . # 48 

Accia jo: per una Signora , cui era d'uopo il prenderlo. 129. 
Acori fona di Tumori'. 27$ 

Affetto Iflericù ipocondriaco in una Dama graffa , ed umi- 
da con affannile palpitazione di cuore* 59 
Affezione ipocondriaca* 23 1 
Arfdith di lingua san dolori di tetta, e di flomaco, flati, 
etoffe* m x 57 
Attriti de Reumatifmo* 186 
A/ceffi fuppuraù con Febbre letta, e con magrezza X32 
Afma nata da vizio di Stomaco • 51. 5& 57 
Atrofìa* 78 

C 4chejfia* ^ 1 

Cangine dì Vi flit, è principio di fuffufione d 1 occhi 
dopo un* infiammazione * 93 

Canchero* 278 

Cancro non ulcerato, di Cui fi dubitava fé doveffe curarfi, 

Cancri invecchiati. ivi. 

Carbone , e Carbonchio * 27 S 

Colica. 23 

Diarrea* ^ qi 

Difficoltà di Refpiro in un Ter fon aggio* 125 

Diminuzione di mefi* I<% 

Di/til l azione , e d'trnhazione di me fi* ivi. 

Dolore Jfchiadico fpurio. %aq 

Dolori periodici nel ventre inferióri! * oy 

Dolori periodici in una Dama* 4 \<g 
Dolori articolari , e nefritici , fluffioni fai fi , debolezza di 

capo, e di ftomaco, cm diminuitone di udito ec* 8£ 

* a Do- 



9 






Jtr 






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ce. 



tefì* in una Dama, con dolori di ventre, ama* 

xzo 

T^Artfr*. ' ^ ^ 3 2 -33- 2 7? 

Xli Etiope, mal e? Occhi con oflruzioni , pallore nel vi- 
jo r e umidità foverebia di capo. 116 

Eleftrtóafi. 278 

Epitefjìa uterina in una Dama con mancanza di Fiori , e 

Sterilità . xofc 

Ernia acquofa umbilieale . 279 

Ernia vento/a dello Scroto . 280. detta Vmbiltcale. ivi. 

Ernia umorale dello Scroto. 279 

Ernie degP Intejiini , e delF Omento . 27^ 

Erpete* 277 

F Ebbre. ^ ^ 161 
Febbri terzana vaganti in Livorni + 208 
Fiocaggine, Raucedine. 14 
Fiocaggine . *5 
Flati. 17.46. 
Flemmone erifipelatofo. 280 
Fluffwni di tefia con dolore , vigilie notturne, e inappeten- 
za in una Dama. 138 
Formica , Fuoco /acro . • 277 
per un Franze/e, a cui erano neceffctij anzi i diuretici % 
che i fudorifici. 49 
Fuoco Sacro* 277 

C^ Jyini . ^ , 278 

J Gonfiamento di gambe» - 237 

Gonorrea. 39 

Gott/r ro» Nefriti de. 16 

Cotta. ^ 17 

Cotta, e travagli renali. tèi 

1 * 

IDatide. 279 

Idromfalo, fta Etnia imbilicale. ivi. 

ldropifia. 234. ldropifia Jfàte . m 175.183* 
ldropifia del Capo, Idrocejalo. 278» de* Polmoni. 3 1. 77*1- 

panitide. 46,279 

ldropifia de* Polmoni . 30 

ldropifia jifcitUa, timpanitica. . 45 



V 



Inferno, cui era £ nop^: afieMerfi à* % Medicamenti 9 con 
cavar fi J angue dalle* Moroidi , prender II Latte tfJftn* 

ec. i <* S v* * ^ <S<* 

Infermo , M cui fi temeva che laCaffta fojfe di danno, ijfy 

Ipocondria con iftitichezza s e *«t» fatico &mn* f un S €n Ì 
Ipocondriaco . °* 

L Ebbra . , ' *7* 

Lue Venerea, ^ ' «g ^ 

Lue Celtica invecchiata con Gonorrea» 4* *£7 

Lue Venerea con Reumati/mo . 73 

M Agrezza ) e Stitichezza* 3* 

Malacia r \Picar. . ** 

Malinconia. ^ 3? 

Meflrui : per una Dama ^ a cui i meftrui venivano pochi 9 
e f colami. *i$ 

Jdorvtglioni y Vajuoìo. ì 

Efritidi^ . > V *6-*7 



N 



OCchiì Tjtbafebli delle palpebre. 3 Grandine demede^ 
fimi. 7. Diminuzwn di vifta , ed altri mali nel% 
occhio defiro di una Dama. *4^ 

Orecchie: Sordità £ orecchie f 190» Mormori* \ delle fieffo.\^6 
Órtópnea : difficoltà di re/pirare. * 2 S. 

Ofiruzione nelle ve**.* dell' Utero. 53 Delle vene /correnti 
per le vi/cere del ventre inferiore. *44 

» ■ • 

PAlpit azione di cuore. .59 

Pancreas j ^pw/à moleflo nel Pancreas con languidezza 
in tutto il corpo. # 2ix 

Paura : per un Cavaliere indi/pofio per ejferfi/overchi amente 
* impaurito Con/, burle/co . - rjpp 

Pelliccili. ■//-* • , * - ?79 

Per/onaggio , * c*i tfa malagevole V u/o di d$erijec.\\% 
Piaghe nelle Gambe. * . . * , .^98 

Podagra . 9. 13.17.85. JW/ Gotta* ... ^;> 

P0//Ì intermittente . . , v ^ . <>/ . '.143 

Priapi/mo. _ v \; \ 179 



\ 

Punme in m* fami»; i f» *lm pmì del Corpo* Si 



\ * * 



RAm ice :. tumore dello Scroto é $- g 

Raucedine* ' ià 

Reumatiftat te* lue Penti** « . \ - T 

Reamatomfalos : sumere» ±j\ 

Rifipole. . • ■ t y^ 

Rogna. 38 

Sórtocele , tftjnm <&//<> &?*;»« % 7 fc 

Satiriafi. ** 2 -a 

Sfatica . Vedi Dolore Ifebiadkd . 

Siccità^ e calore. l*<5 

Scrofole, e Strume. * 2*8 
Sifilide , W Piwwd *&*/<> comunemente mal Prancefe. 7 

Soffocazioni dì rapirò. 59 

Sordità f orecchi* * t^ 

Sputo di Sangue. J*7»*3.£ 

Sterilità d'una Gentildonna. • 96 

Sterilità. 98.108 
StetiHtà d*una Dama , * i# r/WJ/ yJrta* jtott» a/** ^fr 

guarirla. .\4$ 

Stitichezza di Ventre* 8i 
Stomaco ; jM&tv "nettò fomite . 195 *fo/?p $//* ykjfo ^cxp 

$udato°tni> Pellitellié •-■'•'■ ^79 

*X*i?/fc.' $ra*te&d dì tè fi a b toh 
' jL Timpanitide ♦ 136 
T iremo* nelle Bràkèi a ton difficoltà nM 'pariate , éf debolez- 
za di memoria . . 70 
Tubercoli delle palpebre* £ 
Tumore. ■> 2?6. 2^7 

: £ -in* • 228 



• * 



*ytiTÀrici. ^ 278 

V KfrtifWf tènebwfa in un gran Ferfonaggi*. i?8 



naggte 

24.38 



V ftrtfóiff tènebtefa in un gran Perfonaggi\ 

Vtjgiti*, ni*gtez** % t jtìiichhàa W Venire • _^ ., _ 

Vitiligine bianca. * 2?8 

Vitiligine nera . • l • 279 

filiere in bocca. 38 ni vafi urinar/. 22} 

Vmidità foverchia di Capo . - x66 

• ; ** *• Unto- 



Vtl 

Unione de va fi nel cuore del feto. ^ ^ 17 j 

Vomito , tumor invecchiati nel ventre inferiore con febbre 

Unta. 7% 

Vomito : era (T uopo provocar/i ad un Infermo* 124 

Uovo mW utero come difeenda. 171 

Utero ; fuoi mali* 36. }©8« tumer nella ft*JJe f %%é 



• 



. t 

t 



V- ' 



Da Irtum Medie* ; ttenim Uhm Dominus crea- 
vi* , G? non difeedat a te y qui* opera ejns 
font neeejfaria. ' 

Ecclef* XXXVIII, i u 



PER 





tf^» <^* <%* c%# r^u •%• r^# »x» r^# r^* (Xrwc\i^r^c^ 
JhJ ^*h$r **%*r ^Hr ^è*r ^fer ^feS* *\iè 

•de Hp 

•G.'V'WWW'W «^» *^> *^> -^j *^» *^i ^r^ 

P E R U N A 

CACHESSIA. 

9 Eccellenti^ Sig. Dottort 
Salina , così dottamente , e 
con tanta prudenza ed av- 
vedutezza ha fcritto iiCon- 
fuito trafmelTo intorno al- 
la Cacheflìa , che prefente- K*xf£j* 
mente travaglia il Sig. Cri- fovraòbff- 
floforo Parlier, che non ha danza di 
lafciato a me campo di pò- cattivi ** 
tere foggiugpere qui cofa alcuna -di vantag- mori, che 
[io ; onde mi fofcrivo in tutto e per tutto al- di/pone 
e prudenti determinazioni di eflb Sig. Dottor alt ldt%+ 
Salina, ed approvo pieniffimamente , e con o- pifià. 
gni fincerità dico, che è neceffario che il Sig, 
Parlier in quella ftagione fi medichi formal- 
mente, e di buon propofito; e perciò faccia in 
principio due Purghette piacevoli , preparative, 
ed evacuative; e terminate quelle due Purghet- 
te evacuative, e preparative , faccia paflaggio 
all' ufo dell' Acqua del Tettuccio , col previo fo- Acqua fa- 
lutivo fatto di Zuccherino , ovvero di Giuleb- lata medi- 
co aureo , con decozione di Sena magistrale , ed anale ch& 
al meno meno di quell'Acqua del Tettuccio ei fcaturifce 
ne prenda tre , o quattro paffate , fecondo i Pre- inTofcans 
cetti , e le regole dell' Arte ; e dopo l' ufo dell' nel Tetri- 
Acqua del Tettuccio , faccia paffaggio all' ufo torio di 
dell Acciajo preparato , continuandolo per moi- M$nteCa- 
te, e molte giornate, , e tale Acciajo preparato, tini nella 
non fol amente lo prenda la mattina ^a buon' Valle di 
Op.del Redi Tomoli. A ora, Nievole. 



\ 



i 



Ì CONSULTI 

óra , come medicamento in bocconcini , é cotf 
le dovute cautele, ma ancora lo prenda conti- 
nuamente a definare , ed a cena , come ordì* 
natia fua bevanda, cioè tanto a definare, quan- 
to a cena : beva Tempre Vino refo acciaiato* 
con lo avervi tenuto dentro infufo la limatu- 
ra dello Acciaio, fecondo che ordinariamente 
fi coftuma da 1 Medici, f di più lo beva innac- 
quato con Acqua di Fontana. 

Della Acciajo da prenderti la mattina a buon* 
ora in bocconcini , potrà fervirfì del Croco di 
Marte avertente , ovvero di queir altra Prepa- 
razione , che chiamano fpvima di Marte ape- 
tìente , fecondo il gufto , e fecondo l 1 inclina- 
xione di chi affitte . E crederei , che foffe per 
éflfere utili (fimo a quefti bocconcini acciaiati, iL 
bevervi fopra fubito ogni mattina tre once, o 
tre once e mezzo di bollitura di erba Tè , fat- 
ìf.!.a. ci- ta 9 ue ft a bollitura f. I. a. in Acqua comune di 
fra ufata f° ntana J ovvero in qualche aojua ftillata , e ap- 
da' Medici Periata , non ifeordandofi in oltre in quefto 
nelle ordì- tem P° dell' Acciajo in bocconcini , la frequen- 
naz.cbeh- Z2i ^ f^rvixialì ai meno meno un giorno sì, 
pnikca:k-^ un gH orn ° no ; e non ifeordandofi parimen- 
cbndo'r te °8 ni cin< l ue > ovvero ogni fei, ovvero ogni 
Arte • ^ tte £Ì° rn i * n circa > il prendere per bocca una 
piacevole gentiliffima bevanda folutiva , fatta 
di Zuccherino folutivo ovvero di Giulebbo 
aureo , (temperato con decotto di Sena magi- 
ftrale , o con altra fimile infufione di Sena , è 
Cremore ^ Cremore di Tartaro . E quelle bevande ib- 
/ rta I-° l utlve poffono (omminiftrarn così puramente 
pale a at- fempUci > come ho detto , ovvero poffono fom- 
f J. b™ ma miniftrarfi chiarificate f. I. a. a gufto ed incli- 
ni Vino naz i one di c hi d e e prenderle , o di chi dee or- 
bruciata dinarle. 

€on arte Quefto è quanto finceraniente poffo dire fe- 
dallojpe- con d i miei fentimenti , rimettendomi in tut- 
****** to e per tutto alle prudenti rifoluzioni di chi 
affitte, e particolarmente nelle cofe giornalie- 
re della dieta, tanto nel definare, quanto nel- 
la cena* 

Per 



At FRANCESCO REDC< 



Per alcuni Tubercoli nelle palpebre 

degli Occhi * 

DEbbo fcrivers il mìo parere intorno amma- 
li di una Nobiiimma Giovinetta ma- 
ritata , che fi ritrova nel diciottefimo an- 
so della fua età , Quefta è di faccia rubicon- 
da , e di un temperamento , per quanto in una 
Relazione mi vien riferite} , totalmente , e pie- 
namente fanguigno, dotata di un abito di cor- 
po carnofo , e che da' medici con vocabolo gre- 
co vien chiamato pletorico . Sono già (corti 
fetf anni > che fu forprefa da quel male , che a 
Firenze fi chiama Vajuolo , ed a Roma dicefi m 
Morviglioni , i quali Morviglioni , ancorchè<^ r t>'£''&- 
foffero copiofi, e folti | non cagionarono offe- wl » Lat m 
fa veruna, per minima che fia, agii occhi, e**^;Mor- 
la Signora ne guarì bene f Wlli » c$oi 

Uno, o due anni dopo (falvo il vero)nelPA'f* '*^ 
eftremo lembp della palpebra dell' occhio fini-/"» 
ftro apparvero tre minutiffimi Tubercoietti, non. 
maggiori di \m mezzo grano di miglio riton- 
di , e roffi . Roda altresì apparve la fuperficie 
interna della medefima palpebra > e di più af- 
flitta da un continuo prurito • In oltr^ dalla 
caruncirfa dei medefimo occhio gemevano di 
quando in quando alcune gocciolette di un li- 
quore agro, e pugnente ; ma il bulbo dell'oc- 
chio non ne patì mai offeja veruna , ficcome 
di prefente ne rimane iilefo , Si mife in mano 
de' Medici f Ne ricavò quello giovamento ; che 
temperato il fangue, e addolcito, quei tre Tu- 
bercoietti, la fuperficie interna della palpebra, 
e la faccia ftefla inoltravano apparentemente 
minor roffore. Egli £ ben vero , che fon già. 
venti meli, che (ebbene quei tre Tubercoietti 
non hanno più eminenza veruna , nulladimeno 
fono crefeiuti in larghezza , ed il loro roflbre, 
e quello della fuperficie interna della palpebra 



» 



ì CONSULTI 

è crtfciuto, ed air intorno de' fudde tri Tubefa 
coli fon cafcati i peli , e di più da' medefimi 
Tubèrcoli geme un cerco fluido-, di colore tra 
'1 bianco ? ed il giallo • In oltre nella palpe- 
bra fupenore delr occhio deliro è comparfo un 
Tubercoletto , fimi le agli antedetti , e nella 
palpebra inferiore del medefimo occhio deftro 
ne fon comparii tre altri pur fimili , ne' quali 
tutti a cinque prefentemente non fi fcorge al- 
tro , che una (empii ce efcoriazione , con fotti- 
iiffimi forami , da* quali , come da tanti cana- 
letti, trapela un umore acre mordace , e gial- 
lo , il qual umore fi coagula poi , e fi conden- 
fa nella fuperficie delle palpebre . E quindi po- 
scia è avvenuto , che tutte le eftremità delle 
palpebre, per l'affluito di queir umore , hanno 
contratto prurito , tumidezxa , afprezza , ma pe- 
rò fenza callofità , o durezza . A tutti quefti 
malori particolari degli occhi fi,aggìugne una 
fcarfezza notabile di quelle evacuazioni , che 
ogni mefe foglion fiorire alle Donne, e di qui 
dolori di tefta , calore , e roflfezza nelle fauci . 
Per liberarli quefta Illuftriff. Signora da quefti 
iaftidiofiffimi mali , ha fatti molti , e molti 
medicamenti, fi è purgata, ri purgata ^ fi è ca- 
vato, e ricavato fangue ; ha pigliata l'Acqua 
di Nocera • Reiteratamente di nuovo fi é pur- 
gata ; quindi ha porto in opera medicamenti 
revellenti attemperanti , pofcia molti locali e- 
mollienti , dolcificanti l' acrimonia , refrigeran- 
ti , e moderatamente diseccanti i Ma fempre 
fenza frutto veruno , o pochiflimo , e quafi non 
j conofcibile . Il perchè domanda ora , e chiede 

nuovi ajuti , e nuovi rimedi da poterli mettete 
in ufo quefta proffima Primavera. 

Vaglia il vero, che se foffe ritornato Ipo- v 
crate nel Mondo, non poteva fervirfi di altri 
medicamenti , che di quegli , che fono fiati 
adoperati da 9 Medici , che con tanta accura- 
tezza aflìftono afta cura di quefta nobililif- 
iìma Giovanotta , E se ella non è guarita , 
proviene dalla orticazione del male , e dalla 

natu- 



M Francesco arar; 3 

tatara aggravata , che non fi può da se mede- 
sima aiutare • Non fi perda però di animo • 
JBi fogna ri medicarli di nuovo ; e nel rimedi- 
carfi fi dee avere quelle fteffe intenzioni , alle 

2 uà li i Medici fino a qui hanno avuto riguar- 
> nel medicarla • Ma egli è co fa neceflaria 
neceffari filma , che la Signora aiuti i Medici 
con una totale obbedienza, fenza la quale ob- 
bedienza non otterrà tnai la faiute : £ però 
ìnon fi maravigli , se tra i medicamenti miei vi 
farà dolcemente mescolata, e la fé verità, e la 
piacevolezza . 

CI lafciò fcritto Ipocrate , che se a coloro , 
i quali hanno male agli occhi , fopravvenga 
un fluflb di corpo, è cofa molto a loro giove* 
vole : e Galeno comentando qucfto detto di 
quel buon vecchio, ci diede per avvertimento, 
die se il fluflb di corpo non folte fopraggi un- 
to per moto della natura , dovea proccurarfi da' 
Medici con gli ajuti dell'Arte. I pen fieri d' I- 
pocrate , e di Galeno vengono giornalmente 
rinfrancati dalla efperienza. 

Su quefto fondamento farei di parere , che 
quanto prima la Signora cominciane a medi- 
care, ed il principio dei fuo medicamento fot Soluùtm 
fé un firoppetto chiarificato folutivo , il qual f ret3ttenU ^ 
firoppetto per molte, e molte volte foffe V l ' to l e i m*i 
gliato una mattina sì, e una mattina no , fen- » q u l\ 
za intermiffione veruna* Con quella condizione , * 

però , che tre ore dopo aver bevuto il firop- 
petto chiarificato, e folutivo, ella be vette die- - 
ci , o dodici once di Acqua delia fontana di 
Trevi, e la beveffe,. ò calda, o fredda, come 
più le aggradile;, e quefta Acqua folle pura, 
fch ietta , fenza raddolcirla con cofa veruna . la 
oltre, fei ore dopo il definare vorrei, che la 
Signora beveffe fette , o otto once di Acqua 
cedrata, o di Sorbetto, o dilimoncello, o altra 
Acqua acconcia, e la bevefle alle volte fred- 
da con la neve. 

Il giorno poi nel quale la Signora non dee 
prendere il firoppetto folutivo , vorrei , che la 

A 3 *att- 



6 'cowtv'&tS' 

mattina a buon 9 ora bevefle sei once' di Celti 
di latte, raddolcito con qualche gentile Giu- 
lebbe) appropriato * Di più , oltre i firoppettl 
folutivi , è neceflario di quando in quando il 
fard qualche lavativo in uno di quei giorni , 
Grazio/a ne' quali fi prende il fiero . Se per mala forti*» 
riconven- na in Roma non a veffe credito i Acqua di Tre- 
sco;?* per vi* e foffe creduta co fa troppo vulvare, fi pò» 
qutt, che trèbbe in fua vece prendere altrettanta Acqua 
jiimanpo-iì orlò > o qualcheduna di quelle Acque ftil- 
€o F acqua late dalle erbe , le quali fo fiero {limate più eoo- 
comune, e venienti, o appropriate, tralafciando però tut- 
ie altre co- 1* le Acque minerali, e particolarmente quei- 
Jefempli- le , che fon cariche di miniera di vetriolo , di 
*i 9 allume, ec. 

Dopo aver pigliato alcuni deTuddetti Grop- 
pi folutivi, con T alternativa del fiero, {lime- 
rei buono cayar il fangue , e pofeia ricavarne 
per la fecónda vòlta pattati altrettanti giorni.; 
tralafciando nelle giornate del (angue li firop- 
pò folutivó * 

Con quefto medicamento continuato lunghi f- 
'limamente , {limerei , che fi poteffe ritrar inol- 
tro frutto . Ma maggiore fi ricaverà dalia buo- 
na regola del bere, e del mangiare congiunta 
con una ftentatiffima , é lunga attinenza, re- 
golata dalla prudenza del Medico, che affitte, 
e dair arderne desiderio , che la Signora ha 
di guarire . Quella non è cofa da dimenticar- 
tela, e da farne pòco conto : imperocché Ipo- 
<rate nel bel principio del libro delle Ulcere 
comanda, che fimili Infermi {fieno fempre eoa 
fomma , e ftrettiflima attinenza : Al pen fiera 
d' Ipocrate fi fottoferive Galeno nel terzo , « 
nel quarto del Metodo , ma piti di ogni altro 
Lib. 6. il gentiliffimo Cornelio Celfo ne parla a let- 
sap. 6. tere di fcatola , quando parla delle infiamma- 
zioni degli occhi fpecificatamente , e vuole in- 
fino , che ne 9 primi giorni non fi dia punto 
punto di cibo : Nullum cibum affumere oportet; 
fi fieri potefl , ne aquam quidem ,• fin minus cer- 
te quam minimum *w* Io non dico, che que- 

■a* 



DJ FRANCESCO JIEW. y ; 

Ha Signora fi tenga fenza mangiane , dico be- 
ne, che fenza una gran pariimonia nel mangia- 
re , ella non farà frutto. Io non dico, che ella 
non beva né poco , né punto . Dico bene', che 
credo , che fia neceffarlo neceffariflìmo , che per 
molti , e molti mefi ella tralafci totalmente U 
vino , ed in sua vece beva dell'acqua, e l'ac- 
qua quanto più pura , e femplice farà, tanto 
fia migliore , e ne beva pure , perchè nellj* 
quantità non voglio , che o (Ter vi il configlio 
di Celio , per non rendere il fangue , e gli t al- 
tri fluidi più agri , più mordaci, e più falfugi- 
nofi. I cibi fieno carni Ielle, e le mineftre fat- 
te de' loro brodi , con erbe . Si mangi dell' er- 
be , e de' frutti ; e se fi ha mai da eccedere , 
l' ecceflb fia neir erbe , e ne' frutti , e $on nel- 
le carni, e ne' cibi di gran nutrimento. 

Dopo tutte quelle confiderazioni , non fia 
fuor di propofito , che quei prudentiflìmi Me- 
dici, che affiftono alla cura, facciano rifleffio- 
ne, se la pertinace oftinatiffima oftinazione di 
quello male, che non ha voluto cedere a tan- 
fi, medicamenti con tanta prudenza , e dottri- 
na ordinati, facciano rifleflìone, dico , fé pof- 
fa efler cagionata da quel malore , detto Si fi- / 
lide , di cui fece quel gentili/fimo Poema il Mal ve* 
Jracafloro . Io non so quello , che io mi dica, nereo, det- 
Parlo per toccare tutti i punti, come è il do-fo volgar- 
«re di un buon Servitore . Del refto nella re- mete il- 
lazione mandatami io non ne veggio 1 contraile- ce/e * 
Uno veruno. 

Ma se quefto fovraddetto fofpetto non abbif 
luogo , £a di meftiere con fide rare , se quei Tu- 
•bercoletti venuti prima delle efcoriazioni ne' 
lembi delle palpebre, fieno fiati di quella for- 
te di tumoretti , che Grandine delle Palpebre 
fon chiamati da' Chirurghi , ovvero fieno di 
*quell\ altra forte di tumoretti , che pur nelle 
palpebre fogliono ancor nafcere , i quali cqp 
some generale da' Chirurghi fi appellano efcre- 
fcenze flemmatiche , o più particolarmente f 
4>er gli umori, contenuti , fi dUpqp erteli e eri di , 

A 4 Ate* 



S " confettivi 

Ateromi, x> Steatomi , £d in terzo luogo fi 
di meftiere confiderare , se per aver quefto ma- 
le duratp così lungo tempo , fi fia potuto da- 
re il cafo , che dal continuo affluiti) , e gemi- 
tio di umori acri , fallì , e mordaci , fia fiata 
infettata, e corrofa qualche particella di quel- 
la tenue fottiliffìma cartilagine, la quale li ri- 
trova nelle eftremità delle palpebre ; del che 
qualche leggier indizio ne porta la caduta de 9 
peli in quelle parti offefe . Se una di quelle 
tre cagioni vi fia , io non pò Ab da lontano 
conofcerlo , e ne propongo la confiderazione 
per paffaggio alla vigilante prudenza di chi 
affitte alla cura. Certa cofa è, che se prefen- 
temente i mali di «quella Signora non fieno al- 
tro, che efcori azioni , o efulcerafcioui (empiici 
delle palpebre , debbono medicarli con piace- 
volezza di medicamenti, e perciò coi precetto 
di Cornelio Celfo rinfrancato dall' efperienza, 
tiferei da principio fomenti di pura acqua co- 
mune calduccia, a fine di trar ruora dalle ca- 
vità, e da' forametti di quelle efcori azioni , e 
dalle parti adjacenti quelle materie falmaftre, 
e nitrofe, che ivi fi trovano, e a fine altresì 
d' indurre una modeftiffima refrigerazione, la 
quale addolci fce ancora le particelle degli umo- 
ri caldi, ec. Dopo qualche continuata giorna- 
ta dell'ufo frequente di quella acqua comune, 
fi potrebbe far paffargio alli bagnuoli dell'ac- 
qua dei Tettuccio , frequentemente da me efpe- 
rimentata giovevole per fomentare fimile raz- 
za di efcoriazioni , e quindi fi potrebbe veni- 
re alla polvere di tuzia, mefcolata coli' acqua 
rofa, ec. e ad altri piacevoli ffimi rimedi , tra- 
lafciando Tempre da parte quegli , che troppo 
potenti, fenza fperanza di utile , poffono ca- 
gionar mólto male. 

Se poi la difficultà del guarire provenite da* 
follicoli de' turno retti rimali; quelle efcoriazio- 
ni, o efulcerazioni . indubitatamente fanar non 
fi poffono, fé quelli follicoli non fi (radichino 
dalla mano di un diligente, éfperimentato , ed 

amo* 



M FRANCESCO HEDi; f 

Amorevole Chirurgo , il quale dee avere in far 
l'operazione tutti i riguardi , die fono neceffa- 
rj , de' quali non favello , efTendo notiffìmi t 
chi è del meftiere. 

Se la difficultà della fanazione aveffe fomen- 
to dalla contaminazione delle cartilagini , In- 
fogna rimuoverla ; ed il rimuoverla è molto 
difficili tofo, sì per la parte tanto delicata, co- 
me per la vicinanza dell' occhio 4 ficcome an» 
cora per effer la cartilagine di mole sì piccola* 
che pare, che non ammetta operazióne veru- 
na* Nulladimeno non è imponibile , e fi ufe- 
no -tutto giorno a queft' effetto da M aeltri A 
Chirurgia i fòttiliffimi fili di acciaio 9 di o- 
to infocati , ec» Io voglio però credere , che 
*uon vi abbia ad efler quello bi fognò , e che 
col solo ajuto de' medicamenti univerfali inter- KeAv&idr 
ni, con la fola ftretta parfimonia di vivere, e medica- 
tori piacevoli colliri ertemi fi abbia col bene- mento Io* 
fizio del tempo ad ottenere la de fide rat a (din» cale per gli 
te, del che ne prego la Divina Bontà , dalla Occhi , e 
quale fcaturifce ogni noftro bene. proprijjimo 

perlalip- 
pstudine y onde Oraz* nella Sat. 5, del lib. i. Hic oculii 
ego nigra meis collyria lippu9 Illinere. 



H 



Per un Podagrofo in età avanzata ; 

D.Vittorio 
"O Ietta la lettera , che contiene la naf- Siri > di 

razione delle malattie dei Sig. Abate famiglia 

Siri , il quale trovandoti in età avanzala , ed originaria 
eflendo afflitto da frequenti tòrmentofiflimi af- di Tiren* 
falti di gotta , defiderando di rendergli meno ze>Confi* 
frequenti , e più miti , ha coturnato la fera ^gUere^Ele* 
in vece di cenar , bevere una tazza di Latte mofinario f 
vaccino , talvolta puro , e talvolta temperato ed Iflorio* 
con acqua frefca , ma non ne ha ricevuto uri- grafo del 
le veruno 4 anzi , come egli afferma , danno Rì di 
grandiffuno j imperocché , o fia fiato il Latte , Trancia^ 

o qua!- 



£0 COK^VfcTl 

4> qualfìfia *ltr* cagione * R è ^qm^ntata not* 
biitnente la bile nel fuo corpo , onde provg. 
prefentejnente grandinimi travagli nello Coma* 
co ; Di piìi fi e ripentita la gotti nelli due gi- 
nocchi , enei piede finiftrp , e già già appari- 
scono 1 contrattemi di nuova fluffione, e alla 
jpan deftra , e alle fpall* . In oltre fi è rifve- 
gl'iato un acutiffimo dolore nella regione de* 
jceni»fenza che per anco né il Medico , né l'Am- 
malato fappia di (cernere , se tal dolore pro- 
venga, o da calcolo» o da fluffione di bile J5e- 
jofa» e mordicantiffima ; onde il Medico affi- 
ttente non trova il modo di applicarvi rimedio 
veruno » anzi non ha né meno vpluto peone t- 
lere Piumone de 1 reni» di un poco d'Unguen- 
to refrigerante di Galeno , come il Sig. Àbatf 
defidererebbe • 

Mi vien comandato di far rifleffione a quan- 
to di fopra fi è fcritto ; ed io per obbedire , vi 
farei le feguenti confiderazioni » nelle quali 

}>roccnrerò al mio folito di fpogli armi , guanto 
ia poffibile », delli perfona di Medico. Più ap- 
propriate, e più calzanti farebbono per avven- 
tura tali confiderazioni » se più diftinta noti- 
zia mi fotte pervenuta della conftituzione indi- 
viduale del Sig. Abate : ma» tali quali elle fi 
fieno» fi potrà far di èffe» come di quell'acqua 
piovana, che cade fopra i tetti delle cafe» la 
quale è raccolta , e confervata da coloro» che 
credono averne bi fogno , ed è lafciata correre 
per le ftrade , e perderli al fiume da coloro» che 
non ne fono bilognofi. 

Adunque per prima confiderazioue vorrei , 
che quél dottiffimo Medico , che a flirt e al Sig* 
Abate , allora quando lo medica » non aveffir 
imi per primo e principale fuo feopo il voler 
guarirlo da que' mali , che lo moleiìanp , ma 
pensi il conservarlo lungamente in vita , per 
poter porgere a que 1 mali nello feopo feconda- 
lo tutti quei rinaedj lenitivi » che rendono ii 
yiveie men travetto fo . In fecondo luogo de- 

itererei* ote il Sisaor.Atetfe J fpagliaffe m 

qual- 



♦ W FRANCESCO KESt,' * 9* 

j|Bftkhe parte & quella voglia anfiofa , ch'è co- 
mune a tutù gli uomini , di volere totalmen- 
te -guarire dà tutti mali ; perchè quefta voglia 
molte wlte è una fpezie di malattia , fitniie^* ***** 
m quella, nella quale coloro, che ne fono tor- accade ad 
mentati , appetifcono di mangiar certe cofe lai- alcune 
de , e abominevoli , che mangiate , non fola- danne n? 
mente non faziano mai l' appetì to, ma conduco- primi me/i 
no appoco appoco in evidente pericolo di morte» deflagra- 
•Non fi curi il Si g. Abate di ufare quei rime- vidanza, 
à) mi iteri o fi , che fi cavano da'bofloli dello Spe- * ad alcu- 




-congiunta per lo più con la certezza del dan- Greci 1+ 
no j perchè fempre fconcertanó , e infralirono dicono 
le vifcere, dagli anni, e dalla infermità affati- irirr* , 
■cate, e bi fogno fé di quél folo riftoro , cjie fuol ovvero y 
effere apportato da una continuata regola di i**\*xi* , 
vitto conveniente j e appropriato a' mali , all' i Latini 
età , e alla compieffione » Ma perchè è impóflì- Pica , o 
bile il non ricorrere qualche vòlta per neceffità Malacca » 
a qualche nledicattìento , perciò fi procuri , che 
fia fempre piacevole *. e delicato, ed il maggio* 
le fuo pregio confida nell'effere ufato di rado. 
JE se pure vi è qualcofa degna di effer ufata 
frequentemente , quefta fia il folo ferviziale , 
ma fia ferviziale femplice , e fenza la vana pom- 
pa di quei tanti * e tanti ingredienti mifteriofi, 
che, oper compere i flati, o per far maggiore 
evacuazione, vi fi (ogliono comunemente àggiu- 
gnere. Si ufi ancora la polpa della Caffia, in 
poca quantità , pura » femplice , e fenza correte • 

(ivi. E se durano ancora i travagli dello fio- 
ttaco , loderei il pigliare per una mattina , o 
pei: due qualche piacevole infufione di Caffia , 
di Sena , o di Cremor di Tartaro , raddolcita 
con Manna : con querta neceflaria condizione 
però, che tre orejdopo avere pigliata lafuddet- 
ta infufione , fi beva quattro , o fei libbre di 
acqua di fontana, la quale fi pub bevere o tie- 
pida, o fcalda, o fredda, fecondo che fembrerà, 



» CONSUtTf 

che loflomaco abbia appetenza più all'una tar- 
merà , che air altra . Quefta acqua bevuta , eli 
Jpattro effetti ne produrrà tino certamente ; O 
i vomiterà, o paflerà per andata di corpo , o 
patterà manifeftamente alla volta dell' orina 
Quello fletto giorno , nel quale farà bevuta j 
ovvero per quel giorno fi riterrà ne'canali del 
corpo, e finalmente fi getterà fuora la feguen- 
te notte, ed ilfeguente giorno, per le vie dell* 
orina. Se fi vomiterà 4 6 patterà per andata di 
corpo , certimetate allegerirà i travagli dello 
(tomaco , e porterà fecò gran parte di quelle 
materie biliofe» che {lagnano in etto ttomaco» 
€ negP interini , in quella girila appunto , che 
Tacque vive , e correnti , introdotte ne'fòfli , e 
nelle lapufte , imbrattate di acque putride, e 
(lagnanti, le purificano , e le nnfanicano. Se 
l'acqua bevuta patterà fubito alla volta de'vafi 
dell* orina , porterà notabile giovamento al de* 
Idre del Rene * Se non paflerà fubito , e fi trat- 
terrà qualche poco, potrà addolcire , ed inac- 
quare quei fluidi bianchi, erotti, che con per- 
petua circolatiohe corrono, e ricorrono per li 
canali del corpo del Sig. Abate, i quali fluidi 
fon pieni pieniflìml di minime particelle foco fé» 
fulfuree, e falmaftre» 

Né fi tema neli' età fenile di queft* acqua t 

ma fi tema bensì di quelle cofe , le quali pof- 

fono introdurre calore , e liceità ne'corpi . Sa 

bene, che è difficile il perfuader quefta cofa 9 

ma non ho voluto tralasciar di accennarla , 

perchè il tralafciamento mi coftituirebbe reo 

Così ap- appretto gii uomini di più fano intendimento 

punto fi nel méfUere della Medicina , i quali fanno 

burla del- molto bene, che i nomi di ftotaaco freddo , e 

la fred- <K fegato caldo fon chimere fa voi ole. 

dezzadel- Ho detto Un qui, che ilSig.Abate fi dovreb- 

1$ Roma- b* attenere da quei rimedi genero?!, e grandi, 

40 e della àie fi cavano da 9 botto li dello Speziale . Sog~ 

caldezza giungo ora , che molto più dee attenerli da 

del fegato W Q 'Medicamenti, che con encomi di miracoli, 

in una /uà* con nomi di (egre ti reconditi foglio do effere 

prò- 



; m f*àhce*co trai ; r j 

propoffi giornalmente , e celebrati da' Ciarla* Zittire 
tani, e dal volgo ignorante, e fon creduti o- dil Temè 
•erare per via di qualità occulte , e non capite V. 
dall'umano intendimento. 

Io foglio paragonare quelli tali medicamenti 
«Ile acque piovane , (lagnanti ne' pantani più 
fangofi delle maremme ; e pel contrario i me- 
dicamenti fomminiftrati dalla mano di un Me- 
dico di fc reto , e uomo, da bene gli paragono 
alle acque di fontana viva, forgente dalla ci- 
ina di qualche ameno monacello» Egli è perii 
vero, che confiderò ancora, che febbene l'ac- 
que di fontana viva per loro naturalezza fon 
lane, nulladimeno, fé fieno bevute ftrabocche- 
volmente, vagliono anch'effe a cagionare mol- 
te pericolofe indifpofizioni , e forfè anche la 
morte , in quella guifa appunto , che indifpo- p ar { a JJ 
fizioni , e mprte fogiiono guadagnarli coloro , Med.cm* 
che troppo fon dediti a (lare attorno a' Medi- pnu j e A 
ci , ed a cavar loro dalie mani fovercbi medi- fg nor anti 9 
«menti ; mentre i Medici per loro natura, ^ n fngiidi 
per profeffione fono pur troppo inchinati ad Medici 
empiere altrui lo ftomaco di mille intingoli , dotti idi» 
e di mille peftiferi guazzabugli • Parrà forfè tfaetilfimi* 
eh* io parli con tronpo libertà; ma invero ella/; ase c( ? 
non * è troppa liberta di (avella , ma uno zelo qua \ t j^ 

* ^ *a. *m. ^ 4^** fc>« Usante .J« ■ ■ n fc fc rm A II A ^^^ ^*.M*±mm~m*± mm m 4*&«a m* .J Al 1 A *y» 

flfttta 6» 
tntchiafà 

future /mentre feri ve , e tramanda a loro ie -„; m£ ^ 

8 Ione di quei Re grandi, che iiluftrano Uno- fìgrconve^ 
ro fecolo, nmza. 

Quanto poi fi appartiene alle fluffioni poda- intendi 
grìcne , dirò liberamente il mio fentimento .^ w ) d$lU 
Non é totalmente da sgomentarti , che talora g ra mf O- 
fi lafcino rivedere ( purché lo faceffero con mi- ftya dtl 
nor frequenza , e con più diferezione , ) impe- Mercurio 
rocche fono un effetto della buona natura , e del S'tri y 
della forte compleffione dei Si g. Abate, che ^ QT owerelji^ 
isgravar le vilcere interne , e- più nobili *&- r $ a de fuoèi 
mandano gli escrementi foverchi , e viztofi alle % m pi, 
parti eterne , e men nobili ♦ La coafelaziene 

del 



«4 co* sa et* 

de'goftofi è la certezza della lunga vk&. Perla»* 
to non è bene lafciarfi mai pervadere a farfi im- 
piaftri , od unzioni , o per mitigare il dolore * 
o per ifcacciarhe via Tumore concorfovi, per- 
chè tali impiaftrì , ed unzioni vanno diretta- 
mente ad attaccare la vita , lotto fpezie, di 
un iufmghevole , e fpecipfo pretefto , Mi ma- 
raviglio bene, come il dottiamo Medico, che 
affitte , non abbi* voluto dare al Signor Abata 
la foddisfazione di untarfi la regione de? Re- 
ni con un poco d' Infrigidante di Galeno . I<* 
per me • tengo opinione » che non gli poffa far 
male veruno, e Io adoprerei {rancamente; an- 
zi di piìt , in vece dell' Infrigidante di Galeno, 
mi ferverei della gentiliffima Manteca gialla 
di Rofe, fatto nella Spezieria del Sereniffima 
Granduca, la quai Manteca è molto più effi- 
cace dell' Infrigidante di Galeno , ed è odora- 
tiflìma , e con erta non folamente fi può ugne- 
re la regione de' Reni , ma ancora nella vee* 
menza del dolore fi può fervirfene nelle parti 
podagrofe, ed infiammate. 



Per un» Raucedine, o Fiocaggine. 

^Uppofto perveriflimo quanto dagli Eccel- 
O lenpffimi Signori Signi , e Puccini dotta- 
mente , e prudentemente viene fcritto intorno 
alla Perfona dell' Illuftrift Signor Lorenzo Fe- 
lice Rofpiglìofi , cioè intorno al fuo tempera- 
mento flemmatico , e melancolico , abito di 
corpo , manfuetudine di e otturo; , flati , ec. ed 
intorno a quella Raucedine , o Fiocaggine da 
etto Signor RofpigUofi acquietata, fei me fi fo- 
no , in un viaggio , dopo eflerfi molto ben ba- 
gnato, per cagione di una pioggia fopravve- 
ruta : fuppofto ancora per vero , che alla detta 
Fiocaggine vi era qualche leggiera difpofizio- 
ne avanti ai addetto viaggio : fuppoflo altre- 
sì 



tt rtuàrcEfco Risarà \f 

fi per vèto h fopràggiurita di alcune evapo- 
razioni calde £1 capo, che di quando ili quan- 
do facendoti lenti re apportavano qualche va- 
gante, e leggiera trafitta» ed in particolare iri- 
rernamente nella fronte , don lieve dolor di 
nomaco , che gF jllahguidiva 1' appetito ; farei 
di parére, che il prima, e principale feopo de* 
Medici doveffé effer diretto à rimettere in mi- 
gliore (lato le vifcere naturati , ed in jfligliot 
ordine di particelle componenti , quei fluidi * 
t bianchi , e rofll , che corrono , e ricorrono 
per li canali e grandi $ e piccoli del suo con 
pò . Avuto quello primo fcopo , potrebbefi poi 
aver per fecondo quello della Fiocaggine , U 
qual Fiocaggine , a mio credere , vuol effer* 
oftiriata molto , e mólto , e perciò bifogna a 
fuo tempo lafciarla nella sua orinazione , t 
rimetterla alla provvidenza della natura vera 
medicatrice de 1 mali ; perchè fé noi voleflìmo 
perfeguitar con perpetui , e non interrotti me- 
dicamenti effa Fiocaggine , vi farebbe gran pe- 
ricolo , che in vece di guarir da un male , nói 
incorre/Timo in altri inali di confideràzione 
maggiore . Ho detto , che il primo fcopo fia 
di rimetter le vifcere , ed i fluidi nello flato 
naturale, perché io crederei, che la prima , e 
principale origine de' mali dell' IlIuftrifT, Sig. 
Loredzo Felice fia nello floroaco , e nelle glan- 
dule del mefenterio • Nello flomaco per li fq- 
verchi acidi fpremuti dalle minutiflìme glan- 
dulè di elfo ftofaaco , non fi fa buona dige- 
flione de 1 cibi , onde fcendendo appoco .ap- 
poco, e trapelando negl'Interini ij chilo ace- 
tofo, e forte, e acre pia del dovere, non puc> 
effete raddolcito da 1 fali dèlia bile ( della bi- 
le , dico i che in <|uefto Signore non è di mol- 
ta attività ; ) ami di più mefcolandofi i fali 
della bile col liquor pancreatico , fi fa una 
violenta fermentazione di chilo , dalla quale 
*on cagionati i Flati negl' ipocondri , e male 
fitto $ fe impara fi prepara quei fofiìdio* dei 

qua* 



*# e o *' •-• « % % * 1 

quale giornalmente è bi fogno fo il noftro fao^ 

Spe • Al che fi aggiunga , come accennai di 
opra , che le glandule del mefenterio , effesi* 
do ripiene di materie tartaree , e mordaci , {la- 
gna in effe la linfa, e in vece di purificarli da 
effe glandule il fangue , lo rendono fempre pia 
impuro, e più impuro altresì ne rimane quel 
fugo , che trapela , e corre per tutt' i nervi , e 
fugo nerveo lì chiama ; e quefto pub grande- 
mente cooperare alla durata della Fiocaggine . 
Che fi ha egli dunque da fare per reltituire 
in una perfetta fanità V Illuflriff. Signor Lo- 
renzo Felice ? Io per me , rimettendomi ad 
Ogni migliore , e più prudente giudizio degli 
Eccellentiff. Signori Medici a (lift enti , (limerei, 
che foffe dovere temperare , e raddolcire gli 
acidi del fangue , e del fugo nerveo *, corrobo- 
rar gentiliffimamente , e con occhio guardinga 
la bile , acciocché poffa raddolcire 1' aceto (ita 
del chilo, e liberare le glandule mesenteriche 
dalle materie in effe glandule (lagnanti ; ma il 
tutto con gentile piacevolezza , e con mano 
.. molto parca , e lontana dal foverchio ufo de* 

Manca ## ipedjcaipepti gagliardi , e violenti , ec 
pne% ^ ■ 



Per una Gotta con Nefritica; 
'£*1bT A Gotta > e Ia Nefritide fono due ma!at - 

Q Qtta JLi tie, le quali provengono da una folauni- 
Nefritid ca ** e ^ a ^A"™ 1 * c ag|one . Offervo , che co- 
ti* pia i^? 10 * c ^ e P at ^ cono Podagra , patifcono £nco 
na e la^ Nefritide . Offervo parimente , che se la 
*j£* f 0^ Nefritide produce i Calcoli ne* Jleni, la Got- 
S$letnma tgL P. 10 ^ 6 a ^ tres ^ a lungo andare i tufi ^ ed i 
teria ofcu " ca ' c ^ nacc ^ ne ^? articolazioni delle mani , de* 
riffhna 8 0mit W de' piedi , e delle ginocchia . Qual fi 
" • ila quefta cagipne , ella non è a mio credere 
il Sangue da per se (ieffo , non è il folo fugo 



ner- 



p 
\ 



1* 



W FRANCESCO REM, if 

tierveo, e non fono i foli altri comuni umo- 
ri ; ma ell'è un fluido falfuginofo fiffo , tarta- 
reo , il quale non dalle vene , ma bensì dall' 
arterie è deporto ne' tendini , ne 1 ligamenti , e 
«e 1 perioftei , p membrane , che vertono i capi 
degli orti . Querto fluido' falfuginofo per se fo^» 
lo non è abile a far la Podagra, ma e' ci vuo- 
le un altro fluido di di ver fa natura , il quale 
iflefcolandofi col primo fuddetto fluido , fa sì 
con quefta mefcolanza , che fegua il rigonfia- 
mento de 1 minimi componenti di quelli fluidi 9 
il bollore, il calore, lo ftoncertamento , e ri- 
volgimento de' detti , e quindi nelle parti ad- 
iacenti , e vicine la foluxione del continuo , it 
dolore e punture per l'irritazione , e per l'a- 
gitazione, ed il difordine degli fpiriti abitatori 
delle fibre nervofe , e mufculari . 

Qual poi fia queflo fuo fecondo fluido, io 
tengo che Ha il fugo nerveo , il quale non iftia 
sei fuo tuono , e nel fuo naturale ordine di 
parti, ma abbia acquiftato fovercbio di acidi- 
tà, e per le ramificazioni de' nervi fia deporto 
la dove fi fono fcaricate Fartene. 

Quando dunque quello concorfo , e querto 
fcambievole bollore de 1 due fluidi acidi , e fal- 
li , fi fa negli articoli debilitati , nafce la Got- 
ta . Quando fi fa ne 1 Reni , ne nafce il dolore 
nefritico* £ perchè Quando li (Vegliano fi mi lì 
bollori , dopa it bollore ne fuccede femore il 
coagulamento , e qualche precipitazione di quei 
corpicelli, i quali, ancorché follerò più gravi, 
in fpezìe , del fluido , nulladimeno in erto fi 
mantenevano follevati per quelle ragioni, le 
quali fon note per la dottrina delle cofe gal- 
leggianti ; Laonde da quefta precipitazione an- 
no il loro effere, ed il loro producimene le 
Renelle, come appunto fuccede in quel lavo- 
ro , coi quale da' Chimici fi manipolano i Ma- 
gifterj delle Conchiglie marine, del Mercurio, 
e di altri fimi li minerali . 

Fatta dunque la precipitazione delle Renel- 
la, elje fono da principio fciolte , e Ubère r ma 

QfJUfidiTmjru. fi ' per 



& co*sVlti 

per la dimora, che «Uè fajwp in que'mwunL, 
ibttiliffimi 9 infinitiifimi canaletti <:oiìitu^ti la 
fabbrica de 9 Reni , e pe? urla iqrta viCqidità de' 
liquidi 9 che per elfi canaletti pattano ; peroifr 
le Renelle, di libere, ,e feioite ., che erano # 
appoco appoco fi agglutinarlo iafieme , e ne 
producono i calceli , i quali fono cagione 4i 
muovi dolori , allora quando elfi Calcoli fono 
ipinti giù per i Vafi ureteri alla volta dell* 
Vefcica . A quefti dolori fon congiunti molte 
yolce de' flati , ed io non me ne maraviglio f 
imperocché quando fi fanno i ribollimenti de' 
liquidi fuddetti, fegipre fi follevana molti ef- 
fluvi, i quali non trovando 1' ufeita libera, fi 
convertono , • cangiano in flati ; i quali mol- 
te volte fi moltiplicano nel tempo de' dolori f 
perchè le parti xnembranofe , e le cavità delle 
vifeere fono violentemente diftefe , e dilatate 
dall' agitazione , dall'impeto dqgli fpiritL irà* 
tati , ed erranti ; iapnde per oeceffità ne Je- 
gue, che per riempire gli fpazj , V umidità rac- 
chiufa in quelle cavità , fi rifolva in vapori , 
e da' vapori ne nafea il flato, e Quindi avvie- 
ne poi , che quando gli fpiriti depongono la 
loro agitazione, fi rimettono in calma, e per 
conseguenza le cavità delle vifeere tornauo al 
loro fìato naturale} quindi avviene, dico., che 
i flati fieno fpipti , e. cacciati altrove; il che 
pape , che apporti quel follievo tanto confor- 
tativo, che provano coloro, che anno dolori * 
ogni qual volta , o per bocca , o per dabbaflo 
ributtano qualche poco di flatuofità. Non vai* 

Serò la confeguenza di chi voieflfe inferire: a- 
unque il dato era la cagione del dolore ; per- 
chè il più delle volte il Flato è prodotto dal 
dolore , e dagli fpiriti irritati , e convellenti le 
fibre delle vifeere , e le vifeere fteffe, e dila- 
tanti le loro cavità. 

Quella, a mio credere, è la Teorica di que* 
travagli , i quali dì quando in Quando infetta- 
no T Eminenti IT. Signor Cardinale N. N. Ma 
se. nella deferitone di quella Teoria ho fa- 

vei- 



M FRANCESCO REDI. tf 

Vallato come Medico * da qui avanti voglio 
totalmente fpogliarmk di quello carattere , e ve- 
nirmi di quello , che io porto con tanta* mia 
gloria, di quello, dico, dì eflere un .umiiiffi- 
wo Servidore di Sua Eminenza. 

Parlando dunque come Servidore , e non of- 
4ervando quel comfueto ordine , che ne 9 loro 
Confultì tengono i Medici , dico , che il buon „ ^ 
Medico , prudente , e giudiziofo , quando è chia- MfM™ 
«iato alla cura di chi che fia , non dee avere ^''/T "?* 
per primo fcopo, e j>er prima maflima il vo- ae .{™"*ì 
lerlo guarire da' fooi mali ; ma il primo fco- fj u y .* 
pò , e maffima dee eflere il tonfervarlo lunga- da * uf r '~ 
mente in vita; e la maffima fecondaria deeef- P******* 
fere di guarirlo, perchè quando non fi penfa y i 1 - °T 
ad altro, che a voler guarire un ammalato àaL^V^ € ^ 
qualche male, {ovantemente avviene, che pre- '*J acono - 
cipìti in un maggiore, con evidente pericolo * €ne n , on 
della vita . menodou 

Il voler liberare in tutto , e per tutto Sua t0 > che & a - 
Eminenza con forza , • e con violenza di Me- * antU0 J n$ * 
dicamenti , dalla Podagra , dalla Nefritide , e 
da' flati, io l'ho per imponibile, e quando an- 
co fotte poffibile di guarirlo totalmente , io 
per me non ne darei il configlio ; perchè se 
per forza di Medicamenti fi fermaffero affat- 
to gii intuiti Podagrici , crefcerebbono adi- 
fmifura gli infulti nefritici , perchè le minime 

5 particelle falfuginofe , e fide -del fangue , e le 
uperfluità aceto fé del fugo nerveo , le quali 
foleano efl*er depofte agli articoli debilitati i\ 
farebbono impeto a 9 Reni, con travaglio mol- 
to maggiore del primo , e con pericoli molto 
confiderabili . Pericolo anco confiderabiie vi 
farebbe , se le fuperfluità fuddette del fugo ner- 
veo , le qu^li folevano fcender per li canali , 
o fiano nervi fpinali, a 9 piedi , a far la Poda- 
gra, fcendeflero allo Stomaco per li nervi dèi 
Pari vago , e intercoftale , o fcendelTero al cuo- 
re per li nervi cardiaci , o fi rat te ne Aero (la- 
gnanti nel cervello. Ma non per quefto fi dee 
gettarli a precipizio nell'ufo de 1 diuretici troppo 

B 2 frt- 



* 

t 






2ù C O K S U t T I 

frequente, potendo anco quefto effer datinolo $ 
e cagionar ne' Reni una fentina , ed una chia- 
vica putredinofa di tutti gli efcrementi del cor- 
po . Quindi è , che io fommamente lodo, e 
commendo la occulta prudenza de f dottifiimi Me- 
dici , che affittano , e configliano S. E. mentre 
vedo, che camminano con tanta piacevolezza > 
e con tanta deprezza, e con tanta dottrina nel- 
la prefcrizione de' medicamenti ^ e fon di pare- 
re, che camminandoti con la (indetta piacevo- 
lezza, e deftrezza, abbia S. Eminenza a gode- 
te una verde, florida, e felice vecchiaia. 

Tutto il punto dunque confitte nel mante- 
ner dulcificato il sugo nerveo, nel mantenere 
il iangue dolce , ed un poco pia tenace t e men 
facile» a qnagliarfi , acciocché le di lui partU 
celle fiecofe, falfuginofe, e fulfuree, itieno 
con elfo fangue meglio unite , e col dovuto , 
e naturale ordine collegate ; e quando fi ado- 
prano diuretici, fi piglino sempre di quelli , che 
non fogliono fondere il fangue , ma lo man- 
tengono nel suo tuono, e nella sua naturai fi- 
-jnetria , ed ordine di parti ; e perciò fi sfugga- 
lo fempre, come la pefte , tutte^ le cole aci- 
trie, e tutti i vini, che anno dell'agretto. 
-5 Si contenti Sua Eminenza di far due piccio- 
ne, brevi, piacevoliffime purghette ogni anno, 
•una all' Autunno , F altra alla Primavera . In 
^quefte purghette , fi contenti , che i Medicamen- 
ti moventi il corpo , fieno piacevoli , e fi ral- 
legri quando la loro agitazione è fcarfa. Uti- 
"\ liffimo medicamento lubricativo crederei per 

efperienza il feguente. o altro fimile, del qua*, 
le mentre ne ferivo fa dote , arroffifeo, e ne 
chieggio perdono a quéi dottiffimi Signori, che 
affittano a Sua Eminenza • 

#. Acqua comune fredda oncvlij. Polpa di 
Caffia onc. mez. fi ftempri in vafo di vetro > 

Safcia fi aggiunga. Sena in foglia dr. iij. Cri- 
allo annerale dr. mez. Macis fcr. j. e fi ten- 
> ga infurio a freddo per 24. ore . Si' coli fenza 
{premere • Si fcaldi la colatura , e vi fi diffol- 

va 



\ 



bì FRANCESCO Rtbtf ^ *t 

va ònc. j, e m. ovvero ì>. di Manna fcelta. Si 
ricoli di nuovo , e fé ne pigli vj. onc. o vj. e 
m. quando farà il bifogno , bevendo tre ore , 
e mezzo dopo vj. o vii;, once di brodo , nel 
quale fieno bolliti fiori di Boragine , o di Vio- 
le mammole. 

Per mantenerti il corpo difrolo ufi la Caf- 
fia , non ne pigliando fé non ij. fole dr. la 
mattina avanti pranzo ; e se non faceflfe ope- 
razione , fi replichi la fera , e fi replichi la 
mattina fufleguente , fino che il corpo fi ren- 
da obbediente . Si ferva ancora de* frutti dei 
Sebefìen cotti in brodo, e raddolciti con Giù-» 
lebbo Violato folutivo . Sopratutto i Clifteri , 
ma piacevoliifimi ; e fé fi ha mai a far di lor- 
dine di fo vere hi medicamenti , fi faccia il di- 
fendine ne' Cli (Ieri , i quali non faranno mai 
troppi , e non potranno mai far un minimo 
nocumento, anzi fempre faranno di profitto. 

Ufi frequentemente Sua Eminenza le Perle 
macinate , pigliandone xx. o xxv. grani y un 

Juarto d* ora avanti pafto , efiendo quelle va- 
evoli a temperare, e raddolcire gli acidi vi-, 
triolati de 1 liquidi , e fono un diuretico gioiv 
naliero , innocentiffimo , e cordiale . £ quan- 
do Sua Eminenza piglia de' brodi , fempre vi 
inetta qualche nozioncella di Giulebbo Peria- 
to. Ho detto di fopra Perle macinate, e noti 
Magi fiero , perchè così pofieggono tutta , ed 
intera la loro virtù , e non ifeervata da quei 
meftrai, co' quali fi manipola il Magistero di 
Perle, o di altre Conchiglie. 

L' ufo delle foglienti Pillole lo (limerei mol- 
to profittevole, mentre veniffero approvate di 
chi afille. 

St. Perle macinate dr. ij. Madreperle prepa» 
rate, Cortecce di Locufte marine polverizate f 
e preparate ana dr. j. e m. Macis polverizato 
dr. j. con Trementina Veneziana cotta . Fa pil- 
lole della rgroffezza de' pifelli , da pigliarne 
due per volta , mattina e fera avanti patto r 
fecondo, e quando è il bifogno» 

B j Lo*- 



ir C 43 *c s V t T I 

Vedi la dot. Loderei anco fommamente il pigliar di quarta 
tiflimaDif-io in quando qualche porzionceila di Criftal- 
fertazione lo minerale diflòluto in brodo : imperocché il 
del Caldo, nitro, ancorché non abbia in fé particelle fri- 
*<fe/jFr^-gorHkhe, nolladimeno egli tempera gerttilmen- 
do % ferina te il foverchio calore del fangue , per quelle 
t^tnditiz- ragioni , che ora farebbero lunghe a riferire ; 
zata dal e di piti mantiene elfo fangue nel fuo folito 
Sig. Don. naturale ordine di parti ; e fé avvien pure , 
Gtufeppe che nelle particelle del fangue egli trovi di- 
delPapa */fordine , e fconvolgimento , le riduce allo fta- 
mfìtoRedi.to conveniente, nel che confitte molto la fa- 
In Firenze nità. 

%6go in 4* E perché talvolta accade , che nel sangue s'in-* 
troduca qualche diferafia foverchi amente ace- 
Difcrafia rofa, e coagulativa , come il prudente, ed af- 
vale ftem- fermato giudizio del buon Medico può offer- 
per atura , va re j In quefto cafo io loderei f che Sua Emi- 
dal Greco nenza pigliaffe qualche modefta quantità dì 
ìvwKpitai* q Ue i falt criftallini, e ben purificati , che fica- 
Lat. in- vano d a He ceneri di qualfina vegetabile , co- 
temperies.nje farebbe a dire , di Affenzio , di Capelve- 
nere, di Cetracca, di Cicoria, di Zucca , ec. 
Ho detto di qualfifia vegetabile , perché i fa- 
lì di tutti i vegetabili anno tutti egualmente 
la fteflfa virtù , fenza differenza veruna tra di 
loro , come a me pare di aver offervato per 
r/ .„ le infinite efperiehze fatte a quefto fol fine , 
Vedi l E- e come più diffufamente mi fono fpiegato ia 

fper Ji?T aicunì de ' miei Libri • v 

noaileVip. Q^xiio fono prefenti i dolori Podagrici f 

Yu ° Chiragrici, fi foffra , fi fofpiri con pazien- 
-9.^. delta za ^ fi i a f c j f ar e ii su0 cor f a i ma i e , fi fec- 

prejente c j an0 ^ Clifteri , e fecondo il prudente giù* 
tdmone • jj z j j e l Medico affittente , fi adoprino le Per- 
le fu del et te , e gii altri Medicamenti fuddetti 
con moderazione. 

Quando son prefenti i dolori Nefritici , co- 
me quelli , che attaccano la Rocca non nelle 
difefe efterne, ma nelle parti dentro , bifogna 
foccorrere con prefid; un poco più vivaci; con 
quella avvertenza però, di non ufar mai me- 

dica- 



/ 



licamwti violenti f perchè la sola Potenza de* 
medicamenti può effere pericolofiflima . Mol-J 
ti Clifteri y ma piacevoli . Qualche piacevoli^ 
limo medicamento movente il Corpo- . V ufi* 
dell'Olia di Mandorle dolci per bocca , il qua- 
le attuti Ice , e mollifica il furore degli (piriti 
abitatori delle fibre tìervee . 1/ uso giudizio fo, 
e a tempo opportuno de' diuretici Suddetti « 
Qtraiche unzioncella edema dì Olio dì Man- 
dorle dokl , o di Scorpioni . V application* 
4elia Rete di Caftrato foffritta in Olio di Man- 
dorle dolci i e in Acqua <R fior d'Aranci. Pa- 
che fornente anoÀne,o per dir' meglio , nef- 
fona • Ninno di quei panni roventi , che il vol- 
go suole applicare addolori . Neffuna di quelle 
violente, rozze, e villane fregagioni , che lo 
fteffo volga fa fopra la parte dolente . Non 
Wsrfiftto il bagno d' acqua dolce, irta pura , e 
senza quella naufeo*a battitura di tante , e dì 
teme erbe ; ma il bagno npn fia di tutta là 
perfora , ma fia in foggia di femicupio. 

Net tempo de'dokwi suddetti fi aikrgM eoa 
£Dfòggk> giudiziofa , e con franchezza la ma* 
»*(* al bere ; non fi faccia patir la fete, perchè 
è cola pericolofa. Et offervi nei Mondo gran-» 
de, che fe iena, ed i faffi di qae'Fiuifii , ch# 
anno le loro forgentji nelle Montagne , nott 
poffono fcendere alle \ pianure , se non per via 
delle gran piene , o delle inondazioni . Si ^be- 
*a con larga mano l'acqua di Scorzonera , 1 ac- 
qua d' Orzo fatta con la Liquirizia , 1' acqua 
d'Orzo fatta con femi di Cedro , i brodi lun- 
ghi cedrati ; e sopra tutto il Tè , il quale non 
«Ho è ita gentiliffKfto diuretica , ma corrobora 
altresì ìù ftettriaco naufeato , confortando le glan- 
du!e della tfofta di velluto , e le fibre nervo- 
fc , e carnofe delie dtie prime tuniche di etto 

E ttell'al lardar la Mario ài bete, tt>n fi tema 
di cagionare quella Colica,, che foveate male 
tecartifttó alla Nefritide , perchè diletta tal 
Colica è una paltone de' nervi , * deUe hbf* 

B 4 n«- 



/ , 



nervofe , e quelli umori biliofi , e pttuitofi , 9 
quali per feceffo , e per vomito li Cogliono ri- 
buttare , non fono cagione della Colica , ma 
fono un effetto della pacione de'nervi 9 e del- 
le loro fibre. Mi perfuadono quefta verità quel- 
le Coliche, le quali talvolta terminano inPara- 
lifie. Me lo perfuade ancora lo avere in prati- 
ca oflervato, che fé le Coliche fofTero prodot- 
te dagli umori contenuti negl f inteftini * l'eva- 
cuazione de' detti umori dovrebbe fempre far 
ceflare la Colica ; e pure il più delle volte i 
Medicamenti purganti, e violenti fogliono in- 
afprire qoeftò male. Il che effendo flato con- 
fiderato da' Medici antichi , fi gettarono ai ri- 
piego del dire, che quette tali Coliche prove- 
nivano da 9 flati racchiufi tra tunica > e tunica 
degl' inteftini medefimi . 

Lodo fommamente Tufo del Latte di Soma* 
1 xa , flato propofto , e meffo in ufo , forfè Info- 
gnerà replicarlo altre volte, in altre Primave- 
^ je. Che è quanto poflb dire. 

Rimetto tutti miei penfieri alla pru denta di 

chi affitte, e gli rimetto con fincerità di cuore 

TÌfpettofiffima;e tutta pieim di venerazione ver* 

\ io la dottrina impareggiabile di que'do ttiflimi , 

* valentiffimi Uomini , che anno l'onore di a£ 
iìftere all' Eminentiff. Sig. Cardinale* 

Per Vigilie, Magrezza \ e ftitichezza 

di ventre. 



Viene accennato, che nella paflata Prima- 
vera V Eminentiff. N. N* fece una purga 
di benigni lenitivi , nella quale reiteratamente fi 
cavò fangue j pofcia fece paffaggio all' ufo del 
fiero, con qualche bocconcino di pura CaiTìa, 
e dopo del Siero, all'uso del Latte di Afina, 
continuato lo fpazio di quaranta giorni ; E da 
quella appropriati ffima piacevolezza di Medica- 
menti grande utilità ne ricavò l'Eminenza Sua; 



imperocché le Vi (cere naturali notabilmen- 
te fi ammollirono , fi ricuperò V obbedienza 
del ventre > le di cui fecce * che prima eia-* 
no dure* ed anche fìliginofe , e nere « diven- 
nero mollificate 9 e di color naturale de' fani ; 
ed hi oltre s'ingrafiò nell'abito dèi Corpo, ri- 
facendo buone carni * e buon colore nel vol- 
to, con tranquillità di fonno nella notte * ed 
in quello buono fiato continuò fino quafi al 
Novembre : tei qual tempo volendoli corro- 
borare il calor naturale » come Viene accen- 
nato * per ì&hifare le confuete recidive * co- 
mincio Sua Eminenza ad ufafe i brodi » e le 
carni di Polli viperati ; ma inoltrandoli il No- 
vembre , $' incominciarono a perdere di nuo- 
vo i fonni > di nuovo fi affacciò la magrezza 
del Corpo * le fecce del Ventre ritornarono 
anche dure , e difficili ad evacuarli . Stante 
ouefto , viene dimandato il quid agendum per 
1 avvenire; £ perchè molti, e divertì Medica* 
menti vengono propodi f vien dimandato pari- 
mente , quali debbano metterli in opera , cioè , 
o i sali Chimici aperienti , come farebbe quel- 
lo d' Aflenzio , ec* o il decotto di Cina , oi 
brodi di Carne di Vipera , o la polvere com- 
polla . delle medefirae Vipere , o il brodo di 
Gallo , altra volta prefo in Fiandra , ò le Ac- 
que minerali, ecc. Laonde io parlerò con quel- 
la riverente uoiiliffima fincerità , che è per* 
metta a' Servi piti baffi f e corrifponderò fecon- 
do i dettami della mia cofcienza , e della mia 
debole intelligenza, e fecondo queir obbligo dì 
fervitù antica , che mi corre verfo la gran Ca- 
la di S.Emin. In primo luogo , del Sale di Af- 
fenzio , e di altri limili Sali , non con figli e rei 
mai mai 1' Eminenza Sua a fervirfene ; e la 
ragione fi è , perchè io tengo , che i fluidi , 
che vanno per li canali del suo Corpo, con- 
forme Tanno paffato in una mia Scrittura leg- 
germente accennai « fieno pieni di infinite me- 
nomiflime particelle , non folamente falfugi- 
JBofe , ma acide ancora > acri > e pungenti , le 

«usJI 



té e <* k * t> :t"ì 

qjiaK eolF ufo di «pie* Sali fattizi , fi wmtltti 
a moltiplicale , e MokipUcaswkr, maggiorrheft^ 
te imperverfefcanno * Oltreché', fe fi confiderà,, 
che do fa fieno queftì Salir, e ir vòglia itiveftfc- 
garé con vera efperwnza la loro nattfra , fi 
toccherà facilmente con tèarco , che 4 i? fett&f 
non con fervano né poco «è puneo laf ifatotìi 
«tt quetìe erbe -, e di quei legni', dì? qtfcdl rìK 
T/r«ro ap- dotti in cerieré fi eftraggono * Ed è cofa cer* 
punto ha tiffimay ohe il Sale di Zocca y H Saie dt C*- 
accennato nomerò y il Sale dr Lattuga t il Sale di Gico* 
di /opra afa h* lafteffa fteffiffrraa natura délSsfe d*Sak ; 
farteli, via, di Betonica, di Rofinarino', di Pepe, di 
X' Efpe- Catinella, di- Quercia, di Zucchero, dr Raban^. 
rtenze in- baro, di Sen»* di Scialuppa, o di qualfifl* at- 
torno alle tra Itgpo f a erte , conforme fono fgtk venti 
Vipere, di. anni , che lo accennai irrite mie EÌperteiffc* 
te tte alSigJwìQTrio alle Vipere, e conforme aititi lofcrtfll 
CoiMaga- nel Giornale de' Letterati, ftampata in Roifta, 
lot.impref- dove diffufamente aperfi la aataralefctó dl^tie^ 
fé furono fti così fotti Sai*. 

inFir.ml, Circa il decotto A Cina'; Sfc fi ha <fe fòt* 
\66^.enel uh gentiliffirtio decotto di sola Cina,- e che fi* 
ióS6.^/-un decotto lungo, fatto con pocbiffrrtìa quarta 
tintamente titfc di Citta, e. poco bollita , credo certafnen- 
Fan.1711.ti8 f eh» un tal decotto non ptfffa e fiere datN 
i n Venezia nofo a Sua: Eminenza , arfzi aflfenttò , che piA 
nelH.To- effce db qualche giovamento r còtf l'infat^oi- 
tao <fe//e re* raddolcire, ed attenuare F acrimonia delle 
fueOpere, particelle fcifuginofey e pungenti de'fluidi' abi- 
offendo fiaM a metter fi in impeto dir rimozione • Ma fé il 
te preced?- ha da fare un decotto corti» , e {fretto * co* 
temente molta quartata di Cina bollita ,- C rtbcrtfita ; 
W**** #« io per rtie crederei , che ftiffe pe* effer danno* 
lat.edin-so y potendo empire di oftrufciotìi le vene -, a 
ferite nel? \& arterie y e gii altri cattali Manchi dei me- 
tAnneLdel-Cenwio , é rendere altresì il ftngue irferi flui- 
lai. Deca do del bi fogno , e* rendere vifeofo , e troppo 
delle Mi- tenace ; Non è immaginabile quanta colla fi 
fcellan. «avi anco da utìa iftinima ponicfncella di Ci- 
del? Acca- na , L T el^erientó , a chi ha il tòodo di itìatieg 1 - 
^w # de' giark , lo kifegaa eoa ftolta facilita • Forfè 

quaU 



!>f FR A tf CESCO RÉDf v 17 

gualcheduno , che non fia Medica diprofeflìo- Cur'wfi di 
ne , potrebbe dirmi , che la Cina è ottimo ri- Germ. Per 
medio per confortare , e corroborare la teda . altro PE* 
Io noa nego , che ciò noi* fia ffato detto , e fper.cbefi 
fcricto ; ma replico , che allora la teda ftarà leggono net 
bene , quando i Fluidi del ctfrpo faranno nel Giorn. de 9 
loro flato naturale , ù conveniente 4 Ma fé un Lefter. di 
decotto di Cina viicofiffimo , renderà col lun- Roma, ferì 
go suo uso soverchiamente vifcòfi i Fluidi , non quelle bt* 
solamente la tefta non iftarà bene , ma ne vtz-tomo £Sd- 
fceranno ancona molti, e ritolti altri malori* . // Taftiz/, 
Pure io parlo Tempre co i dovuti rifervi al pa- pubblicate 
rere, ed al configlio diquei Valentuom ini,che la prima 
stolto piò di me fono intelligente, efperimen- volta net 
tati, e valorofi. / Giom+dell* 

Guanto s'appartiene ad un bròdo fatto con An. 1674. 
la Carne della Vipera , afcco queflo non ere- $o.Mag. e 
do , che poffa fare né gran bene , né gran ma- dipoi nel 
le ; e particolarmente se fia un brodo lungo , IL Tom* 
manipolato ih femplice pura acqua di Fonta- deli* edi- 
tti . (guanto alle Polveri dì- Vipera compo- zion di Ve- 
fte con varj ingredienti medicinali , falftìgino- m nezia . 
fi, e calorófi , n6ta mi fehtirei inclinato a per- La Cina 
foadere Tufarle,per gTifleflì motivi addotti di noni quei 
sopra, quando ho parlato de' Sali. Il brodo di Medicanti, 
Gallo, se ha da effere imbrodo femplice, ptl- cefalico ■* 
ro, fchietto, fenza quella tanta farragine d ? in- che vie* 
gradienti , che fogliòno abbellirò le Ricette creduta^ 
di noi altri Medici , dico , che farà certamen- il Redi ) 
te utile , quanto più S. E. e ne prenderà e la/foro ilpru 
mattina di iman* ora nel lètto, e adefinare, e mo a tot* 
a cena, ed introdurrà nel corpo suo , coi lun- le yueflo 
go ufo, di quella umettazione, della quale ha" credito w- 
tanto , e tanto , e tanto bifogno V Eminenza giuftato&. 
Sua. tt ne qui x 

Circa le Acque minerali cariche di miniera flato nel$> 
di qualfifia natura, non fòprei configliare zeppiniànf* 
valertene , perchè quefte tali Acque iafeiand de MedL 
fempre , o poco, o affai , «fella loro miniera ci , e degli 
ne'noftri corpi, la quale albo tèmpo fa le sue Speziali. 
"operazioni , ài mettere le particelle de' fluidi iù Majfm* 
^peto di mozione. Le Acque non minerali igfìihjfwiA 

ufete 



*8 e O K 9 V t T t 

per biafi- ufate a luogo y e tempo coki la dovuta arfiore- 
mare la ri- vole , e giudiziofa discretezza, io le crederei più 
atta del opportune per mantenere sempe viva la ne- 
brodo ài ceffaria umettazione, e per modificare, ed ad- 
Gallo me- dolcire le particelle falfuginofe, alcaline» eaci- 
dìcinale^e de de' fluidi • In fomma il mio povero confi- 
ci pcrfua- glio farebbe , acciocché Sua Eminenza potette 
dcreinfie- vivere* ( come fpero , e credo ) una lunga lun- 
me il bijo- ghiflìma vita, oltre un conveniente modo di 
gno preci/o vivere , continuare l'uso , ma talvolta a tem- 
del mala- pò interrotto da' brodi, e da' fieri * continuare 
to ? [opra Tufo > dico , della Caffia pura , e semplice > e 
cut fi feri- de' Clifteri puri , e femplici , attenendo/? da 
ve. quei Ciilleri , che noi altri Medici chiamiamo 

comporti , i quali f a mio credere , non fono 
giovevoli all'Eminenza Sua ; e quando Sua E~ 
minenza prenda (juaicheduno di queftì fuddet- 
ti femplici CU (le ri ; e che fi dia il caso , che 
non lo renda, ma le redi in corpo , per lua~ 
- go tempo , non se ne sgomenti , non se ne in- 
quieti, ma l'abbia caro cariffimo, perchè allo-r 
.ra il Cliftere fa il suo dovere, ed opera il bi- 
sogno di Sua Emin. con la piacevole interna 
umettazione delle fecce , fenza violenza vero- 
na • £' da ofiervarfi , che molte volte fi è da- 
to il .caio nel tempo depravagli maggiori, che 
S. E. ha pigliato un Cliftere comporto con fi- 
toppo violato folutivo, zuccher. , elattuar. le- 
nitivo ecc. e che non ha fatto operazione ve- 
runa : E la ragione fi è , che in quel tempo 
de' travagli -di $. Emù i fali liffiviah ? e acidi 
del suo corpo sono in mozione , ed in bolli- 
mento , e con la loro mozione , e bollimento 
rendono gì' interini come convuifi \ e perciò il 
Periftahi-loro moto periftaltico in un certo modo fi fer- 
facioicir- &a ; al che fi aggiunga , conforme prudenti^ 
€9àttttivQ. Caramente è (tato confiderato dal dottiflìmo , 
y ed efperientiffimo Sig. Giovanni Crollio , che 

l 1 interna tunica degl inteftini è altamente irn- 
piaftrata , e fpalmata di materia glutinofa , e 
\ vifeofa . La qual materia , fecondo i dettami 

^ del -mo m debole intendimento , non i di sua 

' - *ati*? 



1)1 FRANCESCO MM* 29 

naturalezza tale, ma è divenuta vifcofa,eglu- 
tinofa, per la dimora in luogo caldo, ma pi il 
iti ogni altra cofa per cagione degli acidi coa- 
gulativi , de' quali abbonda il corpo di S. E* 
quello fia detto per rifpofta al fecondo proble- 
ma fcritto dall' Eccellenti^. Crollio , e da elfo 
dotti/fimamente frodato , e fciolto • 

Circa poi alla cagione , per la quale S. E. 
nel tempo de 9 travagli maggiori , ancorché li 
lenta il capo affai pieno , con tutto ciò non 
iftarnuti mai j e quando i fuoi travagli vanno 
moderati > e per confeguenza comincia a dar 
meglio, allora comparivano frequenti gli (tar- 
atiti , rifvegliati da una certa acqua mordacet- 
ta, e pungente, che le cala dal nafo : dico » 
che ciò avviene , come naturalmente dee avve- 
nire. Imperocché la pienezza, che appari fee di 
fentirfi nella teda * non è altro. , che un ac- 
cre (cimento de 1 fluidi , che tra di loro fi agi- 
tano , e ribollono ,. ed in quefto bollore, ed 
agitazione occupano maggiore fpazio di luogo, 
di quello che naturalmente* occuperebbero, se 
non fodero in mozione di effervefeenza ; e di 
qui avviene , che in quel tempo r?0embra il 

X pieno ; ma perchè in quelle mozioni di 
vefeenza , per neceflìtà 4 fa fempre qual- 
che feparazione; quindi avviene , che quando 
il ribollimento cornicia a ceflare , la natura 
vuole fcaricarfi, e fcacciar via le cofe impara- 
te, che le danno noja , e la pungono, e la 
vellicano , e perciò featurifee dal nafo quell' 
acqua mordacela, e pungente, e toccando là, 
dove fi dà lo fcatto agli (tarmiti, ne feguc 
l'effetto di efli ftarnuti . E ciò quanto al primo 
problema . 

Perchè poi nel tempo de' travagli maggiori 
Sua Eminenza fenta o poco , o nulla le fluf- 
fioni podagriche , ma quando comincia a ftar 
. meglio, allora ritorni a fentire i (oliti moti- 
vi dogiiofi delle Fluifioni articolari , e parti- 
colarmente ne' piedi; a ciò ha ri (porto con la 
sua folita prudenza , e dottrina il dotti (Timo 

Croi* 



jo e a * s * L * * 

Crollia^ né akra ragione fi pub addurre , che 
quella da elfo addotta , del ribollimqnto delle 
materie ne' canali delie vifeere principali , e 
nobili, con i'efpulfione pofeia alle parti ted- 
iane, ed ignobili» Che è ec* 



Per un' Idropifia de* Polmoni* 

MT pare di poter ragionevoltpente eoa* 
ghietturare , che il male , il quale tra- 
vaglia coteflo Cavaliere , fia di quegli , che . 
chiamiamo Idropifia de' Polmoni • Egli è però 
vero , che con quefto nome fogliamo figni fi- 
care , non una fola , ma molte affezioni , le 
quali , ancorché arrechino gii fteflì , ovvero fì- 
mili fìntomi , nondimeno anno la loro origi- 
ne da cagioni diverfe: imperocché altre volte 
lì genera ne' polmóni qualche afeeffo di mate- 
rie eterogenee . Affai frequentemente ivi fi fan- 
no vefeiche ripiene di materia fierofa , ed in 
Juefto cafo fi producono anche neli'eftreme fi- 
re de 9 polmoni alcuni vermini lunghi , bian- 
chi , e foteiii in forma di refe • Alcune fiate 
alcuna porzione dei Parenchima degli fteflì Poi. 
jnoni\ fi guafta , vedendoli talora o più Socci- 
da , o più dura , o molto diverfa dalla fua na- 
turale cotti Unione ♦ Molte volte patifeono i 
polmoni, o perché il Diaframma fia male af- 
fetto, o perché netlaMilza, nel Fegato, e nel 
Mefenterio fia qualche notabile vizio . Dalle 
fuddette, ed ancora da più altre cagioni fi fo- 
no offervati generarli quei fintomi , che fi fpe- 
*knenta«o nel male dell' Idropifia de* Polmoni. 
Laonde non farà malagevole con le dette ipo- 
te fi (piegare , perché la refpirazione fi rènda 
difficile, e fpezialmente quando la perfona fta . 
piacendo ; perché talora i polfi fi dimoftrinó 
ineguali con infinita varietà ; e perché poi nel 
£rogreffo del male foglian gonfiarfi molte parti 

dèi 



f 4el corpo, e jw lo più i piedi; perciocché af- 
fai faòlmeftfte avviene f che in limili cafi paci* 
fcgjio i vafi linfatici , e altri di quelli fi «tàn- 
talo, altri fi .dilatino, anii.fi laceiinp, ed in c /; M : 
conferenza ajcvna porzione di 4ia& fia coftoet- 9enu \ t \ m 
ta di riftagnare in luoghi alieni . Tanto dà me £# » J* f 
fia detto per fodiafare a gualcano , che fi com- r'£ e 
piaeeffe neli' incertezza delle conghkrture me- j^F 
Vicinali . E se intanto io foffi interrogato ,per± j? 1 f 
che ima materia preternaturale fifia , e poma- sf/v ** 



■ione ne poni, ce. pocrei nipondere, eoe rat- tr ^j' t£ 
MMi nuovi ty&ori aggiunti alle jnaterié fif- %jj:r* m 
fe , neceflariameate debba accrefeere le moleftie r ,;_• • 

tf fintomi. m ÌìUmL 

Ora io difeorrendo ingenuamente fecondo i . • • 
miei fentimenti , fondati viepiù neli' offervazio- n * 
ni , ed efperienze , che inelle ragioni tìfiche , 
dico, che cotefl© male fia altrettanto pericolo* ^ 

fo , quanto travagliofo ; e che in perfone di 
grande età non fole fia difficile ad effer cura* 
to, ma che talora cedendo in virtù di rimedji 
e di regolato vivere, facilmente pò (ci a ritorni 
piti crudele,, .che pròna, se intanto il Paziente 
non farò oflfervaate nella ragione -del vitto, 1 
cioè delle $p fé tutte, che da'Modwi fi dicono 
appartenere %Ua convenevole dieta . 

Volendo poi tratture «della cura di quefto 
male , *accon.terò quel che in Umili cafi ho 
praticato più volte con felici «venti .. Primie- 
ramente ordinata la dieta con vieto cliccante, 
ed in abbiente temperato , <o piuttoAo caldo , 
che freddo , hp fatto continuamente adoperare 
T Elifir Proprietaria preparato cpn V acqua di 
Cannella ., feo^ftdo U deferiaione f t^elmon- 
zio , ed ancora fatto eoa la femplic* infililo- 
ne dell' Acqua ardente , facendolo pigliavo al- 
meno due volte il giorno , cioè la mattina 
quattr\ore avanti il pranzo , e la fera due, o 
tre ore avanti cena. Nel principio del pranzo 
ho fatto prendete una gocciolina d' Olio di- 






ftHlato d* Affeniio entro un poco di Staccherai 
p qualche volta , in luogo del detto Òlio , ho 
fatto pigliare immediatamente avanti pranzo 
dodici grani di Sale d' Affermo , mefcolato eoa 
due grani di Vetriolo di Marte* Ho fatto be- 
* ire la jJtìma volta , nel patto , quattro , o cin- 
que once di Vino d' Affenzip . La fera dopo 
cena ho data una pilloletta di Triaca , al pelo 
di dodici , o quindici grani ; Ed alcuna volta , 
ver cagione delle vigilie grandi , in luogo del- 
la Triaca , fi è data una piccola pilloletta di 
Cinoglofla , al pefo di quattro , p cinque gra- 
ni al più, una, o due volte la fettimana . Dali* 
ufo de fuddetti rimedj , accompagnati da molta 
continenza nel bere , ed attinenza di cibi umet- 
tanti , e bevande fredde, fi fono molte perfone 
liberate dal fuddetto male • 

Par un Edema. 

Edema ^\Uel tumore , che l£detna comunemente fi 
dal Greco KJ chiama da' Medici , fu dasli Antichi ere- 
§iÌ9\m , duco per lo più , ed in fpecie da Galeno , e da 
vale Tu- tutt'i fuoi feguaci , elfer cagionato dalla Pitui- 
enor fio- ta tenue, come etti dicono, che mefcolata col 
Icio ecc. fangue, ogni qual volta crefee la di lei quan- 
jtom in tità, irritando la potenza efpultrice , cagiona > 
quejlo Cff- che dalla mede (ima ella è tramandata da 9 vafi 
/ulto dt- maggiori a 9 minori , e più deboli , fin tanto 
fcrivtfi che arrivata ne' deboliffimi , ivi flagrando ca- 
giona il tumore edematofo ♦ Nondimeno se io 
^ovetti dire intorno a quetto propofito ciò , che 
la mia debolezza *, e poca efperienza mi può 
fomminiftrare , a molto diveda materia di 
quella attignerei io la vera cagione di quetto 
male, giacché oggimai chi non è più che eie. 
co , chiaramente conofee , non efler così con» 
forme alla verità V antico fittema degli umori 
del Corpo umano, quanto atto, e proporziona^ 
to per ingegnofamente fpiegare tutt' i mali , e 
le (oro caule, a chi poco amatore della verità 

rU 



M F&AHCESCO REDI. 3| 

rifparmia la fatica del taglio anatomico . 

Direi dunque , che quello enfiamento non 
4ia l'origine da altra umore , die da quello « 
il quale dagli Anatomici del nodro fecolo col 
nome di Linfa fi chiamai, il quale circolando , 
e per li proprj vafi, e col fangue, nel quale , 
dopo di efferfi da cito feparato , ritorna , se ri- 
ceve qualche alterazione ballante ad impedir- K 
{;li il fuo moto naturale , può con gran faci- 
ita, anzi dee neceffariamente produrre un tal 
tumore . In quanta poi al modo , col quale il 
jnoto fuo naturale può edere impedito, fi pof- 
fono offervare pia cofe, avvegnaché ciò poffa 
feguire , o per effer alterate le vie , per le qua- 
li egli dee pattare, ovvero per effer mutata 1% 
iua temperie, o codiamone naturale, che va- 
le a dire, per effer refo piti craffo , pia fot tu 
le, più acre, più infipido del fuo dovere, ed 
in fomma diverfo da quello , che è d' uopo che 
egli fia , per potere feguire gii ufizj , per li 
quali la natura V ha desinato ne'^corpi degli 
uomini . Quello può folamente procedere da 
ederno/ accidente , come caduta, percoffa, o 
altro : "Qùefto o da vizio di quelle glandule , 
per mezzo delle quali fi fepara quefto umore f 
o per vizio di tutta la mafia fanguigna , dal- 
la auale fi fa la feparazione, cioè con V intro- 
durli a poco a poco nel fangue alcuni corpi- 
celli, che effendo atti a fepararfi nelle predet- 
te glandule, fono altresì potenti ad alterare la 
naturale compo/ìzione di tutta la Linfa . Stan- 
ti tutte quelle cofe , nel cafo che fi propone 
d' uno edematico delle gambe , io fono di parere, 
che quello male fi fia cagionato nell' infrafeit- \ n quefis 
to modo, Cioè, che mutata la coftituzione di partntejt 
tutta la mafia fanguigna, o per caufa de' cibi , fi aceenn m 
o d* altro ( che di preferite urebbe difficile , an- modefla- 
xi impoffibile ad invedigarfi % dovendoli ciò mtnttfht 
dedurre da diligente efamina del paziente ) fi la Relax, 
^fia altresì turbata la feparazione deli 9 umore fo- del mal* 
prammentovato , con efferfi egli refo più craf- non tré 
io, e confidente, che non fa ili melliti *h' ei c/atta. 
OpJclRtdiTm.VjLI* C £*i 



$4 CONSULTI 

fia; quindi portato col moto fuo naturale fin* 
alle gambe , non fia poftia (lato potente a fé* 
guitare il fuo moto, per la fua troppa, ed ec- 
cedivi craftizie , e per confeguenza * ftagnandb 
abbia enfiate le gambe, e generatovi un tumo- 
re flofcio , rotile , e facilmente cedente ad ogni 
benché piccola eòmpteffione , che è quello, eh» 
Termina edema ho fin ora chiamato. Per quanto s'ap* 
prudente- partìené alla cura di detto male, (limerei io 
mente $1 prima <F ogrtì altra cofa neceffario il fare in 
Con/ulto mo< } 9 c h e ceffaffe là caufa di detto male , ac- 
eon parole ciocché mentre il tumore di già fatto fi cura, 
e configli noa celiando la caufa, egli in vece di feema- 
*JJ ai ] &- re , non andaffe continuamente crefeendo; il 
neraltnon c h c fytó , (irebbe «eceflario il tentare d' eva- 
potendofi cuare ^ e finaltire tutta quella materia fuper- 
per dtfet- fl Ua ^ per render il paziente fano del tutto : tot- 
ip dt in- te i c guali cofe poflono dal prudente Medico 
fptmaz* cercarti di confeguire con quei Medicamenti t 
ventre al c jj e p^ *\{ parranno a propofito . 
particola- 



re 



Per dolori periodici iti tutto il ventre 

inferiore • 



DAlle due dottiOime , ed efatti (Time Rela- 
zioni raccolgo , che l* Illuftriffima Sic. N, 
N. di età in circa di trenta anni , fpintofa , e 
vivace, d'abito gracile, di temperamento cal- 
do inclinante ai fectb , nelle cui vifcetfe a giu- 
dizio del tatto non fi riconofeono pertinaci o- 
firuHoni, da bel principio, che ella cominciò 
ad avere i naturali fiori ifce&ftruati , nel tem- 
po di effì fiori era travagliata da dolori perio- 
dici in tutto il verftre inferiore , e particolar- 
mente intórno alla regione dell' utero . Quelli 
dolori non folamente non vollero mai cedere 
a forza di Medicamento veruno, ma né meitp 
Vollero eedere dopò che ella fu maritata a ma* 
rito gfovme, t fasto, e gagliardo , anxi col 

ere- 



DI FRAyCESC* REBlJ 35 

crefoere dell* età fi son fatti piò fieri» producen- 
do anfietà di refpiro , agitazione , Grettezza , 
e deliquj di cuore» moti furio fi, e concuftìoni 
disordinate delle membra» momentanee e brevi 
alienazioni di mente . I fiori menftruali fono 
ititi fempre » ficcome per ancora lo fono » fcar- 
fi » e ai colore wihicondi » ed accefi , e di fo- 
itanza Cottili • A quello male se ne fono altre- 
sì congiunti alcuni altri, cioè a dire un fapo- 
k (alfa hi bocca ? il quale le rilcalda » e le 
punge le fauci » un umore foverchiamente aci- 
do nello ftomaco» e quel che più importa» da 
un anno in qui , è fopraggiunto un continuo 
copio fo fluore uterino di materie talvolta bian- 
che » talvolta livide» e talvolta gialle» e di 
cattivo odore» le quali riscaldano» mordicano» 
e pungono» e inducono dolore in quelle parti» 
per le quali necefiariamente fanno paffaggio. 
Quindi £, che quando quefta Iliuftriff. Signo- 
ra giace col Marito » in queir atto fente un tal 
dolore verfo la bocca dell' utero» e nella vagi- 
na di elfo utero » che quafi qua fi ella né vieti 
meno » e fon già otto mefi in circa » che per 
tal cagione effo Marito è forzato ad aftenerff 
dal giacere con effe, la quale va continuando ad 
edere Aerile» non eflfendo mai ingravidata nel 
tempo di quattro anni » che fono Tcorfi dai tuo 
fpofalizio in qua . 

Gravi fono quelle malattie , difficiliflime da 
eflere totalmente vinte » e debellate » e tanto 
più appariscono difficili » quanto che la mag- 

flior parte fono antiche » e non anno mai vo- 
lito cedere a 9 Medicamenti da Uomini valen- 
ti (Timi » e prudentiflìmi preferita ♦ Si può nulia- 
dimeno fperare qualche guadagno » e qualche 
avanzamento » non già con la forza di un vio- 
lento aflalto» ma bensì con un lunghiflimo , e 
lento affedio • Ma acciocché con quello attedio 
fi pofla ottenere il deliberato fine , ( a di medie- 
re riconofeere bene quei luoghi » e quelle par- 
ti , le quali fono l v antico nido » e V antico ri- 
covero del male , e riconofeere » ed efaminare 

C % au- 



$6 e o \ n $ v t r i 

ancora di quali armi , e di quali fòrze egli fi ferva. 
Democrito , che a mio credere vide il mag- 
giore de' Filofofi della Grecia, fu di parere, 
che l'utero nelle Donne folle cagione di pifc 
di feicento force di mali . A quella opinione di 
Democrito fi fottoferifle i 1 amico fuo Ipocrsu- 
te, e l f ampliò ancora a tutte quante le •malat- 
tie, onde nel lib. de toc. in, hom. ci lafciò ferita 
to : ai v rtfxu mrów tv* toamutTmvwTttu eroir. 
Io per me , aderendo al fentimento di quelli due 
grandi (fimi Uomini , tengo, che in cjuefta Illu- 
ltrifT. Signora V utero fia il primario fonte , e 
la- primaria forgente di quafi tutti quanti i fuoi 
travagli \ e confiderò , che avendo avuto pel 

f>aflato , ed avendo anco prefentemente fcarfe 
e fue evacuazioni menftruali , ne avviene per 
confeguenza , che nelle vene , e nel!' arterie 
dell'utero abbia (lagnato, o (lagni parte dei 
fangue , e quivi abbia prefo , e pigli per vizio 
del luogo, un tale quale fi fia lievito > o fer- 
mento acido, di natura vitriolata , e di acquar 
forte , otlde ritornando indietro quegli icori fer- 
mentati, e impuri, che fi farebbon dovuti eva- 
cuare col fangue ; ritornando , dico , indietro , 
e fpinti nell'ultime eflremità di quei nervi, che 
fon rami, e propagi ni del Pajo vagante , e qui- 
vi turbando, e (convolgendo il mite, e piace- 
vole moto del fugo nerveò, cagionano in gran 
parte i travagli di quefta IlluftriflT, Signora; al 
che anco molto coopera la nuova mefcolanza 
delle particelle acide con le particelle falfugi- 
nofe, e liffiviali, e biliofe, dalla qual mefco- 
lanza nafee bollore ne' vafi fanguigni , turgen- 
za, e rigonfiahiento , e dicendone • Quindi 
non è maraviglia, se convulfe leglandule, eie 
vifeere dell abdomine, fifeoncem la e risazia- 
ne de 9 fermenti, e fi turbi la bile , ed il fugo 
pancreatico . Quindi per la contrazione della 
propaline nervofa,che fi accozza col fa&icolo 
falopptano, nafeono i dolori negi* ipocondri ; 

Sui n di nel torace per là contrazione de' nervi, e 
e' mufcoli , impediti i polmoni , fi & V anfietà 

dei 



* DI FRANCESCO **TX. 37 

lei rtf pira ; quindi convulfe 1' eftretnità delle 
vene , e forfè anco dell' aurìcole flefìe , e non 
fomminiftrandofi al cuore il fangue con la do* 
vuta mi fura, e col dovuto tuono , nafeono le 
palpitazioni ; quindi , come fi è detto di fopra* 
effendo viziato il moto, e lenticelle compo- 
nenti la malfa del fugo nerveo , nafeono uni* 
verfalmente le difordinate con cu (fio ni di tut- 
te le membra . O perchè i fermenti, dell 1 utero 
acqui ftano una natura vitriolata , o analoga 
ali acqua forte corrodente , quefti polfono et* 
fere fiati la cagione del Buffo uterino, e piac- 
eia al Signore Iddio , che non abbiano intro- 
dotta in eflb utero qualche piccola erofione, 
come mi fa fofpettare il color negro fetente di 
eflb fluore, ed i dolori, che la Signora fente 
quando abita col Marito . Pub effere , che io 
m'inganni, ma la confettura del fofpetto vie. 

Egli è dunque di roeftiere render la mafia 
del fangue più pura , che fia poffibile , e rad- 
dolcirla, e temperarla dalla foverchia acqui (la- 
ta corrofiva acidità : e finalmente fa di medie- 
re corroborare le vifeere , acciocché poffano 
tre il loro ufizio, e di fé parare, e di Scaccia- 
re , e di rattenere quegli umori , che anno bi- 
fogno di effere parati, evacuati, e rattenuti» 

Configlierei dunque , che fi nettaffero lq pri- 
me ftrade con medicamenti piacevoliflimi , ade- ' 
nendofi fempre dagli evacuanti gagliardi , e di 
foverchio irritanti ; che fi prepara fiero , e fi 
addolciffero gli umori con fughi cavati a gior- 
no per giorno dalla cicoria , dalla meliffc , e 
dall agnmonia • Nel tempo , che fi pigliano 
quelli fughi, mi piacerebbe , che fi attaccaffe- 
ro molte mignatte alle cofee^ in quei luogo , 
dove fogliami attaccare i vefeicator; > e fi ca- 
valle con e(Te otto , o dieci once di fangue . 
Quindi , terminato P ufo de 9 fughi , fi evacuaf- 
fe di nuovo, e pofeia fi paffaffe all' ufo dell* 
acqua del Tettuccio fino a tre pattate , per po- 
ter poi ricorrere al fiero di capra depurato 9 
pigliandone fei once per mattina raddolcito con 

C 3 un 






un poco di Giulebbo di luppoli , eoo qudftè 
legge però, che ogni quattro giorni , in vece 
di Tei once di fiero , se ne deife alla Signora 
quattro libbre con un folutivo avanti, accioc- 
ché più facilmente paffaffe, ed il folutivo mol- 
to mi piacerebbe, che fotte il feguente ^ o al- 
tro limile» 

JL Sebefteni fiurru vìi). Caffo tratta, onc # 
met» Sufine amofeine num» to. Giuggiole num. 
IL). Sonco pugil» j. Macis gr< xij. Bolli in 
fiiff. q. d* acqua com* e in fine aggìugni Sena 
di Levante ben netta da 1 furti dram, iij« lafcia 
levar un fol bollore » Leva da fuoco > lafcia 
freddare , e cola . #. di detta colatura eroe. 
iij. e mei. Giulebbo violato ibi. oac. iij. me- 
fei se • ,* 

Dopo il fiero , ftimo neceffario. ricorrere ali' 
acciaio dulcificatore degli acidi , e mi farcirei 
del Magifterio di Marte aperiente , deferìteo 
da Adriano Minficht , e lo mefcolerei co" fu- 
ghi concreti di luppoli, e di cicoria, edique- 
ito medicamento piace voli (fimo me ne fervi* 
rei lungo tempo per poter finalmente far ritor- 
no di nuovo ali ufo lungbiffimo del latte di 
afina. ^ 

Nel tempo di quefti medieffnenti fuddetti la 
Signora continuamente mattina, e fera ne' pri- 
mi bocconi del cibo pigli il magifterio di ma- 
dreperle, ovvero di altre conchiglie marine, e 
di occhi di granchi di fiume • Beva poco vi- 
no, e piccolo, e bene innacquato , fugga come 
Manca t* pefe tutte le maniere di afomati , e tutti 

gualche 8^ ac "K 
co/anelP 
originale f 

mal cm- Per ulcere in bocca, piaghe nelle 
favata* gambe y rogna, magrezza > fti- 

tichezza , e malinconia • 



D 



Alla diligente Relazione, e dal dotti Al- 
mo Cowulto trafmeffomi, raccolgo, che 

ni- 



pf FRANCESCO *EDt • 39 

f^UuftrUruiK! Sig. Conte N. N, di cti d'anni 
trenta, di temperamento, come fi dice, moi- 
to melancolico, e di abito di corpo piuttofto 
magro, che nò, fono moiri, e molti roefi , che 
avendo giaciuto con femmina infetta di nul$ 
venereo , fu forprefo in prima da una fiera , e 
dolentiffinia gonorrea di diverfo , e brutto co- Toropp** 
bne; e pofcia da due buboni nell' anguinaglia, vile prò- 
i quali vennero a fuppurazione , e prudentemeo* fri amenti 
te per set mefi continui furono tenuti apert; tn Lati no; 
dal Chirurgo. Mentre quelli buboni eranp a r Proflu- 
perti , per liberarfi ancora dalla gonorrea, fu viutn fe- 
purgato , e ripurgato dai fuo Medico , nel pria- minis vi* 
ci pio della Primavera, e quindi per cinquanta tiofum. 
giorni gli fu date un forti (timo Decotto di L^ r Gal. lib. 
gno fanto , e Salfaparigiia , con una manièra de iocaff. 
ilrettiflima di vitto, nella quale non mangiava mafiprf- 
tt 000 bifcpttQ ben fecco , e qualche poca di de c$mu- 
c$me arrogo ben infalata con fale di Legnp nemente 
Anto . Nel ventèlimo giorno di quello decqt- per lofco- 
4p> dopo avere inghiottita certa polvere di Mer- /# di fa- 
zittio preparato, fi accorfe il Sig. Conte, <he nie dalle 
nel palato, e nella lingua eraso a lui nette aj- pani gè- 
cune qicerette , le quali a poco a poco comitj- nhalifhe 
piarono a dargli gran travaglio nel mangiare , da molti 
i? nello inghiottire • Continuò il decotto fino Autori fi 
ÌP cinquanta giorni , ma né le ulcere . laidaro- chiama 
no p&i, pè la gonorrea .fi foffermò né poco, ftrangu- 
iìè punto , anzi parve , che folle diveniva 4* ria vim- 
^u$p4q Ì9 quando pia acuta, e più. do loro la, lenta, 
e di colore più giallo , e talvolta griccio : 
Onde per con figlio di più Medici ai principio 
dell'Autunno ripigliò di nuovo per quaranta 
giorni ub fortUTimg decotto di (qla pplpa di 
tsgno fanto, e lo pigliò alle Stufe fo$ne,npj- 
. le quali fidava due volile il f g'\pmo . un ora la 
mattina, e un'ora la fera, e ogni diecf giorni 
pigliala due fcrupoli di pillole aggregative epa 
venti ^rani di JVJercurio F^ipU* ^ ce > *&* 
. «oatuttocifc top at#rì n$ cfclU gpforipa, jiè 
deU' ulcere, anzi fi tfo,vb notabùjmea^e.fmagri- 

>tQ, ed afflilo da gjr»j&- ipa&H*fli*# «,df,fGW- 

C 4 de 



«' 



40 CÒNSlflTT 

de perpetuo timore di vicina taorte, o & noi* 
dover mai guarire : il perchè tutto metto, e 1 
pen fiero fo, e fempre nuovi ipali, enuoveftia- 

Sure indovinandoli , fi ritirò alla folitudin* 
ella Villa, nella quale per tutto Inverno s* 
attenne da ogni forte di medicamento , eccet- 
tuato però il pigliar di quando ili quando qual- 
che prefa di Mercurio dolce , facendo fempre 
lina dieta efficcante . Finalmente a poco a po- 
co la gonorrea nel fine del Verno è ceffata ; 
ma 1' ulcere della lingua , è del palato fono 
nello fteflb grado, anzi peggiore «e sequalche- 
duna ne guari fc e, ne nafce un'altra in un al- 
tro luogo, e di piti il Signor Conte per tutto- 
quanto il corpo suo fi è pieno d' una rogna fec- 
ta minuta, e folta, e nelle congiunture delle 
braccia , e delle gambe molto troftofa , la qua- 
le con importuno pizzicore giorno e notte lo 
confuma, e lo tormenta, ficcome lo tormenta- 
no ancora due piaghe fordide ottinate, aperte 
dalle grattature fopra lo ttinco della gamba fi- 
niftra, le quali gli accrefcono la melancolia, 
ed il timore dfr dover prette morire , mentre 
vede , che dì giorno in giorno va iemprepih 
/inagrendo j e di più ha dato in una ftìtichez- 
za di ventre , cne non fi vuole ammollire , 
né muovere , se non a forza di que' medica- 
menti gagliardiffimi , che dal fuò Medico gior- 
nalmente gli fono fomminiftrati , ancorché mot- 
te volte fenza frutto , e ' fenza operazione vero* 
ra, il che notabilmente accrefcendo le sue me- 
lanconie, e afflizioni , fece rifolvere il Signor 
Conte a chiamar di nuovo una Confulta di 
fel Medici più accreditati , i qtfali tutti d' ac- 
cordo conclufero , i mali fopraddetti non pro- 
venire da altro , -se non dalla orinazione del 
morbo venereo , che avendo porte préfondiffi- 
me radici nel corpo del Sig. Conte, non fi é» 
per ancora potuto vincere, né domare, aocor- 
1 thè da due fornitimi , decotti fotte fiato aflaH- 
"td: quindi foggiunfero , che era necefiario.rì- 
ceifrefdt atavo ad un l tento decotto di Legno 

fra» 



M FRANCESCO IEM. 41 

lauto, di Salfapariglia , di China , $ di Sapo- 
naria , rinforzato con eftratto del ipedefima 
Legno fluito , e con fai? cavato dalle ceneri 
della Salfapariglia ; € che finalmente per de- 
bellar la rogna era. d'uopo venire ad un lun- - 
go , e continuato ufo della polvere viperina ; 
anzi. che ottimo pentimento farebbe flato , il 
far cuocere a volta per volta una vipera inte-* 
ra nel foprammentov^to decorto di Legno, fim- 
to , di Ctfioa , dì' Salfapariglia » e di Sapona- 
ria, ficcome ancora il non ber per lungo tem- 
po altro vino , che un vino bianco geneiofo, 
e potente , nel quale a bella pofta foflfero Ha- 
te fatte affogare alcune Vipere vive • Anfìofo 
il Sig. Conte di recuperare l'antica sua buona 
Camita , mi fa comandare di voler dire il mio 
fentimento , non folo intorno alla natura , e 
alle cagioni del suo male, ma altresì intorno 
a' suddetti medicamenti prò porti nella Confili- 
ta da' suoi Medici > eon aggiugnere di più la 
nota il qualch' altra medicina , che mi potette 
per avventura fovvenir nella mente , e che da 
me fofle -fiata efperimentata giovevole a vin- 
cer l' orinazione ò 1 un morbo venereo , così al- 
tamente radicata* Io obbedirò , e tanto più 
obbedirò volentieri, quanto, che. lamia obbe- 
dienza dee in primo luogo fcrivere gli encomj _ 
di que'dottiffimi Medici , i quali fin a qui han- Ripiega 
no affittito alla cura dei Sig. Conte , concio- ingegno]* 
fiacofachè io porto fermi ffima credenza, che da' per btafy 
medicaménti da loro fatti al Signor Conte damar i Me- 
fiata di maniera vinta a e domata la malizia die amenti 
venerea del Suo corpo , che non ve ne fia ri- ufati> e i 
mafe reliquia veruna per minila qh'olhi ti poi^iuovamete 




ftitichezza , e dalla malinconia , quefti sono Medici 
tutti accidenti prodotti da' medicamenti htùdellficurj. 
infino a qui , i quali medicamenti , fccomiUMenagh 
con le loro qualità occulte , e aleffifannache dkea . U 
hanno potuto vincere , e debellale il veleno convak* 

&1 



•x 



4* v <ev$ir£*r 

fctzeefler del contagio venereo , cosi con le toro quali* 
lunghe per-tk manifefté, come le chiamano alcuni Filo* 
che fi ave- fofi , introducendo nel corpo del Signor Conte 
va da fa- foverchio <ialore , e foverchia fi ce ite , e per 
nate il »i i.confegoenza foverchio sale * hanno fatto rie- 
le fatto da' [cere ,. quàfi inevitabilmente , i fuddetli faSidio- 
Medica- fiflimt malori . Adunque , a debellar quefti , 
menù * e non a vincere il contagio venereo r di già 
Dal Grecò vìnto, e domato, debbono attendere i Medici 
m\tfyp*p- da qui avanti , e ficcome 45n a qui % fon fec* 
fitto v y che viti d'ajuti potenti (Timi , è quafi quafi violen- 
propria- ti, così per l'avvenire debbono ufcre in tuttoj 
mente va- e per tutto una di fere t a , e amorevole piace» 
le rimedio volez2a di rìmedj , mediante la quale mi ren- 
opportu- do certo, che a poco a poco il Sig. Conte fa- 
llo , ap- ri reftituito alla fanità , senta la quale il no* 
frejfo a ftro vivere morte più tofto fi pufc chiamare , 
Medici , che vita ; ma è neceffario ch'egli voglia effe* 
fuona con- re obbediente , e voglia tacciar via quei tanti 
travvele- timóri di futuro male , e d' imminente morte , 
no.o fpe- che gli occupano continuamente, e gli pertotw 
cincp • banè l'animo con pene fomigliantiflime a quel- 
le di colui , che , come favoleggiano i Poe$, 
ne 1 Regni di fotterra fi mira pendere fepra il 
capo ufi Caffo grofttflìmo Ritenuto da fotti li ffi- 
mo filo, al qual saffo ri (guardando, e della eoa 
caduta fomentandoli , fta eternamente Ui ao- 
( " gofee peifofiffime . 

Comincerà dunque SI Sii?. Conte U fuo me- 
dicamento, col feguente (troppo. 

$. Si roppo de Fornii feinp. onc. j. Acqua 
di. Noce» onc. viìj» m, per (Stoppo da pigliar* 
fi ogni mattina cinque ore avanti definare , e 
*Ja pigliarfi ancora repliutamentc tre ore avanti 

cena • 

Quando per dieci giorni continui averi pi- 

f eliaci i fudéetti Siroppi , fi contenterà fervuti 

«ella feguente bevanda sol . 

< IJt. Caffia trat. dram. vi. Sene di Lev. drv. 

Cremor di Tart. dr. ii j. lof. per 0re x* in Ù 

q. cTA. com. alle ceneri calde, 4* fine faeto 

• levare w boUore cola , e alla oolawa aggiu- 

gni 



ar *a akcescd RtDt ; - 45. 

Eni Stoppo Viol. fol. onc. iv. e mw, fogo di 
imeni onc. mex. Chiari fei fecondo V Arte, 
cola per sarta locante per pigliarne onc. vij. 
all'alba. . . . , ■ 

Quando quefta bevanda comincerà a muove* 
rè il corpo ) è neceffariò bere iilx rj. d'Acqua 
di Noterà» 

- Il giamo tegnente lì comincerà a piglia* 
ogni mattina nell'ora dello svegliarti otto once 
di fiero di latte depurata , non raddolcito con 
cofa venuta ^' ed il giorno tre ore avanti cena 
fi beverà ott'òncie drA. dì Nocera pura,fenzi 
raddolcire, e fi beverà frefea. 

Nei tempo Jcbe fi piglia quefto fiero , è ne* 
céffario im giorno sì, e unigiòtad nò inghiot- 
tire la mattina , avanti il 'fiero ,*. due dramme 
di Polpa di Gaflia così pura , e fempiice , e fen^ 
la tórrettìvì» 

Si continuerà Puto del Stero per lo fpazio 
di xij. o xv. giorni y e p^feia fi piglierà di 
ruoto la bevanda fol. chiarificata, e tre ore 
dopo di ella fi bavera quattro , cinque lib- 
bre di fiero depurato , e pofeta il giorno Te- 
gnente fi comincerà a pigliare il latte d' Afi- 
na , e fi continuerà per cinqanta , o feflanta 
fiorai almeno , in quella quantità , che fena- 
rerà più opportuna a' Signori Medici affitten- 
ti , i quali non fi (corderanno $ ordinare di 
quando in ouaado qualche fervìtiale di puro 
brodo, Zucchero, e Butiro, e f\ ordinare al- 
tresì alle volte, in vece del ferviziale, quella ' 
Quantità di Cuffia , che fi pigliava nel tempo 
del Siero j a-venendo , eh' è fiecefltario necef* 
fariffimo, che quando il Signor Conte averà la 
Piattina figliato il Latte , vi dorma fopra al* 
meno un ora , e non potendo dormirvi , ftia a 
letto in ripofo , e in tranquillità d' animo , e * 
fecci^vlfta di dormire , né fi guardi ad Ae* 
zìo ^fctrab. 1. Serm. i* Cap^. il quale vuoi- 
le, che commettano gran peccato in sanità co- 
foro , i quali fi addormentano fabito dopo a* 
ver figliato il Latto ; imperciocché Terpene** 

«a 



' il 



44 e .o 1 « -tr l'ìT'l 

za manifeftamente moftra in contràrio f n<* que- 
llo è luogo da favellare (opra. di. ciò , né da 
addurne diftefaménte le cagioni 9 le quali molto 
bene faranno note a' dotti ffuni , e prudentifU- 
mi Medici affittenti» 

. £ perchè in quello tempo del Latte farà ve- 
nuta la ftagione caldiflima , perciò loderei fom- 
mamenté > come cofa neceffaria , il bagno 4*ac- 
qua dolce ufato ogni giorno. , 

A quelli riraedj fa di meftiere accoppiare 
un modo di ri vere conveniente. Il vitto pen- 
da all'umettante, e refrigerante . Si mangi roat- 
' tina , e sera mineftre affai brodose con erbe • 
Le carni fempre fieno alleile , e non inai ar- 
toftite • Si tralafci in tutto e per tutto per in- 
salarle il sale di Legno fanto , e di Sai fa pari- 
glia, imperocché, pò flb no effer nocivi all' uni- 
verfale della completorie del. Signor Conte, e 
non poflòno giovare come Aleflifarmaci alla 
. virulenza venerea , imperciocché quella fi cre- 
de di già vinta , e debellata ; e quando anco 
non folle vi aia e debellata , quefti cosi fatti 
Vegganfi PsslIì cavati dalle ceneri non confervano vera* 
Efperitze na delle virtù di quei legni , da' quali le cene- 
intorno al- vi furono fette , come chiaramente per espe- 
le Vigere rienza provata, e mille volte riprovata , fcrifli 
neir im- nelle mie OfTervazioni intomo alle Vipere «Si 
preffMVe- mangi delle frutte , ma con moderazione , e 
nez. a car. particolanrieate delle fragole , delle vifciole , 
53.^ oltre del popone, dèi cocomero % e dell'erbe in. in-» 
a quelle fé salata, perchè saranno giovevoli.' Si. beva Vi- 
ne parla ni pkcoli , e ottimamente innacquati : i £ran<? 
$nche in di e generofi fempre saranno nocivi \ anzi per 
due altri gran rimedio loderei 16 attenerti per molti , e 
Conf.quì per molti mefi totalmente dal vino:, ed in sua 
di /opra a Meati il bere acqua para, o acconcia. 
tf.35^^0. . Noir mi è ignoto ciò , che Galeno nel lib. 
Manierati, de' medicamenti fempllci .al c*p* n^ ci6 
grandiofa che Aréteo di Cappadocia nel cap. ^tìiAdel 
di Filojofo Ub. 2. delle cagioni, e de 9 segni de' mali diu- 
ingenuo turni % affermarono della virtS del vino vipe- 
per <onfu- rino per guarire le malattie , die foglioso ve- 
■ f* nire 



v 



*•'«* 



* DI FftAKCESCO ESW. ^ 

aìre nella pelle , né mi è ignota altresì, àie tare quelle 
Paolo JEgineta, Aezio, Celio Aureliano, e fi- oppimoni % 
talmente Porfirio nel lib.4, dell' attinenza da* che fi ap- 
gli animali, concorreffero nell'opinione diGa« poggiano 
feno , ed'Areteo , ma con tutto quefto non ere* alla fola 
do, che il bere vino viperaio, vaglia ad ette- autorità di 
ye <fi utilità alla Rogna del Signor Conte , an- Scrittori 
zi lo crederei molto dannofo , perchè tutte queU famofi* 
le ftorie Gmiiiffime tra di loro f e procedenti Tu- 
na dall v altra , raccontate da 1 foprammentovati 
Autori» io le ho per altrettante favolette ; Ma 
quando pure non tufferò favole, ma anzi i (Io- 
ne verificate dall'efperienza in que' tempi anti- 
chi , elle non li verificano più , onde alcuni 
Autori s'ingegnano di rintracciarne le cagioni, 
e particolarmente il Zacuto Ebreo nel 6. lib. 
delle Storie mediche ; ma di qual valore fiano> 
i fuoi detti , ognuno potrà quivi vederlo . 

Quello è quanto brevemente ho potuto di- 
re in efecuzione de' comandamenti fattimi ; e 
prego il Signore Wdio datore di tutti i beni » 
che fia di quel giovamento al Sig*Conte, che 
io gli defidero, p gli auguro. 

Per una Idropica afeitica , e timpa- 

nitica • v 



L' Illuftriflima Sig.N.N. per quanto raccol- 
go dall' efattimma , e diligentiifima rela- 
zione , è idropica afeitica , e timpanitica . Io 
credo , che di ciò fia cagione il fiero del fan- 
gue, il quale non (blamente fia fovercbio,m* 
che ancora fia mal collegato , e male unito pò» 
effo fangue, onde il sangue con foverchia in- 
continenza per le bocche di quelle arterie, che 
metton capo nelle vifeere, e nelle cavità dell 9 
abdomine , fi scarichi di' effo fiero , e còsi nt 
produca FAfcite ; e perchè quefto fiero ftagnan* 
te fuor de' propri vafi fi fermenta, e dal calore 
delle partì fi rifalda f ed acquila aumento di 

mo. 



mole, perciò da elfo fi folle vano molti tffluvf, 
i quali non potendo aver i'efito liberò , fi can- 
giano in flati , ed in quella maniera all' Àsti- 
ce fi accompagna ancora la Timpanite . Per 
Suarir quefta Signora bifognerebbe proceurare 
i ridurre la mafia dei fuo (angue un poco pia 
tenace, e men facile a quagliarli , acciocché lt 
di Ini particelle ìfierofe ftieno ton elfo meglio 
unite, e collegato j bifognerebbe altresì procu- 
rare , che quel « fiero , che ftagna nella cavità 
dell 1 abdomine , fóffe riaffdrbito t e ribevuto 
dalle vene , acciocché poi per la ftrada dell* 
arterie emulgtnti foflfe fpinto , e fcolafle alla 
volta àg reni * e éa' ttui per urina ufcilfe del 
corpo., 

- Quelle coie son tutte facili da dirli , ma dif- 
ficiiiflime a confeguirfi, e nei noftro cafo for-> 
se , e senza forte impoffibili ad ottenerli , pel 
pò/fello grande, che fi èpigliato il male. On- 
de non parrà , che fi polla fperare altro , che di 
proccurare che quella Signora fi confervi invi* 
sa più lungamente , che fia poflfibile , e con mi- 
nor travaglio , e con minor pena . Fatto que- 
llo pronostico , loderei che frequententemente fi 
ufaifero quei diuretici, i quali non soglion fon- 
der* il sangue , ma lo mantengono nel suo 
tuono , e nella sua. naturai fimetria , e ordine 
di parti, e quegli parimente che corroborano, 
e fortificano il fermento^ fulfureo , e rannofo 
direni. Loderei dunque, che la Signora fi fet- 
vi fife delie seguenti ricette vicendevolmente 1 6r 
dell'una, ora dell'altra. 

$,. Conchiglie dette comunenbente madre- 
perle, poi veriz2ate, e macinate impalpabili onc* 
j. Saie di qualfifia vegetabile ben purificato , e 
crifiailino dr. ij. «uè dividi in ao. parti ugua- 
li 9 per .pigliarne quattro prefe il giorno di sei 
ore in sei ore in due cucchiaiate di acqua ftiU 
lata di lappa bardana» 

.#. Scoree di locufte marine secche in forno, 
e poLverizzate , e be* macinate, e ridotte im- 
palpabili per pigliarne fcropwj. pe* voitimolt* 

voU 



&r pjuiKccseo *em; 47 

tolte il giorno, od anco me (colate eo* le mi- 
•eftre. 

1JL Gufd di uova di flrutzoio beo macinati 
drara.iij. noce mofcada polverizzala dr. m. co* 
trementina Veneziana cotta $ de'ouali fi facciaa 
pillole groffc téme pifclli da pigliarne una ad 
ogni oca del giorno . 

$• Vino bianco gentile non agro lib. ij. vi 
fi tenga infnfo in vaso di vetro ben turato onc. 
m. di fior di zolfo, per giorni dodici *, dipoi fi 
tuli * e fi ftfW pf* pd^iamt spetfo ima tuo 
chiajata • ed anco per bevente il primo bicchie- 
re a deunare , e a cena . 

IJt. Acqua di radiche di radicchio ft illata onc. 
ti]. Tintura rubiconda di Tartaro di Adrian* 
1 Mynficht onci, m, per pigliarne o»c« j« p*r« 
tolta più volte il giorno. 

$• Si infuochino in una padella di ferro de v 
framménti di coralli, e cosi ben caldi fi fpen- 
gano in fuf£ q* di vino bianco » fi lafci rad- 
freddare, e fi coli il vino, e fi ferbi per bere 
a pafto • 

Di quelli , e di altri Umili , per così dire 4 
diurètici mi fervirei , rimettendomi sempre al 
frudentiffimo giudizio di. chi affitte •* 

Quanto a'rnedieamenti % che muovono il cor- 
po 9 Aimo «eccffariò meceffariffimo fervirfi de* 
pia piacevoli)» e de' pia miti , giacché fi è of- 
fervato , che i gagliardi idragogi poco utile ci 
anno apportato • Quando dunque ci fia di bi- 
sogno di evacuare per feoeflo, loderei l' infra* 
fcritta piacevoli (lima bevanda, da pigliarti ogni 
tanti giorni, fecondo il prudeatiffimo giudizi* 
di chi affitte • 

Si diifolva in onc.K. di acqua di fonte di Pu 
fc onc m. di polpa di CaflTia « pofcia vi s' in- 
fonda dentro dr.iij« di Sena in foglia fcrop. ij* 
di Criftallo minerale 1 e gr. x, di Noce mofca- 
da. Si tenga il tutto in vafo di vetro per ore 
*4- a freddo . Dipoi fi coli senza spremere , e 
nella colatura calda fi diifolva onci), di Man- 
Mi fi eoli di nuovo, e se ne pigli o&c*vj« ov- 
vero Qncvjt e m. SI 



48 C O K ff ti t T ( 

Si attenga femore la Signora da tutte lem* 
tiiere di co fé acide , come quelle , che fondo» 
no il sangue , e lo neceffitano a difcierfi da 9 
propri fieri y ec 

Quefto è quanto brevemente ho potuto di- 
re : piaccia al Signor Iddio , che il tutto pofla 
fervire di confolazione a qucftalllttflriflìiria Si- 
gnora* 

P«r facili accenfioni di (àngue a e di 

tetta* 



*tj u 



coi lunghi , e continui rmfrefcativi, ed 
umettanti fi mantengono per ancora in vi- 

!>oro quelle frequenti , e facili accenfioni di 
angue, e di teda; che farebbe egli avvenuto, 
se tali refrigeranti , ed umettanti non fi foffe- 
Mali, cheto ufati ? Che farebbe avvenuto, fé in vece di 
pub casto- quegli fi foffe metto in opra per la terza vol- 
narcilDe-t* un nuovo decotto di Cina , e di Salfapari- 
€9ttodiCi-%\'mì Io per me credo , che in tal caso i fali 
«r*,eifòStf/«vitriolati , acidi , fulfiirei , ed al lumi no fi del 
Japarìglia ,sangue , e degli altri fluidi fi fodero medi in 
btnehi fi impeto di turgfenza, e di bollore, ed avefle- 
adopri da k> cagionati mille iaftidiofiffimi malori , e par- 
wolùfcru ticolarmente della razza di quegli , che proven- 
za paura. g ono dall' acidità de' sughi melancolici, I ma- 
il del Padre non poffono effer vinti con vio- 
lenza di un affatto repentino ; anzi con gli af- 
salti repentini semprepiù s v 4nafprifcono * Ci 
Vuole un lungo , e lungo attedio , anzi uni 
lontaniffima , e quafi infenfibile bloccatura • 
Continui egli dunque tali umettanti , e refri- 
geranti , ma con una mano amorevolmente di- 
screta , e lontana dagli eftremi 9 che tutti fo. 
no viziofr. Del refto il Redi non fi sentì in- 
Vfo delle clinato a condefeendere all'ufo dell' acque mi- 
jteque mi-neriii della f iconcella , e della Villa , perchè 
neralipe- quefte -acque cariche di miniera vi tri ola ta fer- 
rìcdofù* rata, e ter*' anche sulfurea , nel pattare per K 

. eoo» 



BT FRANCESCO REDI- 47 

condotti del noftro corpo, vi depongono fem- 

r qualche parte della loro miniera , la qua- 
a fuo tempo cagiona le fue mozioni , an- 
corché fubito prefa l'acqua appari Ica qualche 
momentaneo giovamento . Quindi è , che il 
Redi fi lenti più inclinato all' acqua di No ce- 
ra, e quefto avvenne, perchè l'acqua di Noce- 
ra è di miniera di bolo , e se nel pattare i no- 
ftri canali vi depbfita qualche poco di fua v mi- 
niera, quefta tal miniera non iolo ndn è abi- 
le a mettere in mozione a fuo tempo, i fluidi, 
anzi ella è abiliflìma a modificare , e ad atcu- CoslDan* 
tire gli acidi .de 1 fughi melancohci del noftro te diffe 
corpo , che è quello appunto , che ha di bifo- Soffriri , 
gnp il Padre. Al che, n aggiungono quei cai- ed il Boc. 
di, quei difagi, quei non dormiri , che fi pa- Baciari, 
tifcono neir andare a prender V acque della Parlari 
Villa, e della Ficoncella alle loro proprie for- fi dice co- 
genti , quando tali acque poffonfi pigliare nel- munemen- 
la propria Cafa con tutte le comodità , e con te. 
ugual frutto, quando fon prefe per que' mali, 
a' quali elle convengono* 

il Bagno dell'acqua del Tevete, dell'acqua 
<f Arno , o di quàl fi voglia altra acqua di fiu- Mcuni 
me, o di fontana il Redi lo (lima neceffarif- Medici 
fimo , ficcome (Urna neceffariffirao altresì un faglino 
onefto ufo nella Menfa di tuttequante quelle p er ant j m 
frutte, e di quell'erbe, che di ftagione in. ita- ca ' u fan+ 
gione ci fono date dalla natura , per la con- za biafì- 
fervazione della noftra fanità , e non per rui- ma re le 
na di effa , come crede il femplice , e fuperfti- frutterà 
ziofo volgo. , lo perchè 

non fan- 

Per un Franzefe , a cui erano neccf- »*• 
farj anzi i diuretici, che i fu- 

dorifici. 

OLtre le dimande, alle quali ri f pò fi la fec 
timana paffata, me ne viene fatta nova- 
unente un' altra , ed è , che il Nobiliffimo N. 
N. eji naturellement fort diuriti que ^ O* qu il 
Opjtl Redi Tom.VU. D fu* 



5& COWStftTt 

fue facilement , CP ainfi , j'#/ »r feroh pas io» 
de Juer quelque fois pour corriger la ferofité du 
fang. 

Io prefuppongo per cofa veriffima , che la 
ferofita del fangue del Nobiliffimo N. N. fia 
una ferofita falfuginofa, acre , e mordente , e 
che il fangue fletto fia tutto pieno di minime 
particelle falate fulfuree, e foco fé, le quali lo 
mettono in moto , e lo (limolano continua- 
mente, è lo irritano : P re fup pongo anche per 
cofa vera , che il fudore , che etce da' noftri 
corpi abbia gualche piacevole fapore di fale, 
e che per confeguenza porti fuor del corpo al- 
cune minime particelle di elfo fale : e quefta 
verità non folamente è nota a 9 Medici, ma 
ancora a 9 Poeti: 

Dutaque fidato mollit fale vi/cera terra 
Ad Boream nudu$ 9 et e. 
Si fla in di (Te un Satirico moderno. Nulladimeno io non 
dubbiose mi fento né poco , né punto inclinato a créde- 
tti fieno re , che il fudore proccurato artificialmente pof- 
medicam. fa effere di giovamento al Nobiliffimo N. N. 
da far fu- anziché crederei , che poteffe effere a lui di no- 
dare+edi tabi le danno, imperocché molta farà F umidi- 
rti non tà, che ufcirà per via di fudore , e. poche fa- 
hanno i ranno le particelle falfuginofe , che mefcolate 
Medici al-con eflb fudore ufciranno dal corpo ; e per 
cuna ftcu- confeguenza il fangue dentro alle vene, e ali* 
ra prova, arterie rimarrà privo di queir umidità dolce , 
Vedi la che innacquava, e temperava il fale, ed il 20 K 
Letu del fo del medefimo fangue ; E quello che più im- 
J)ott.Giufport2i p tutta la maffa (anguigna rimarrà poi più 
del Papa pregna , e più carica di fale , e per fuffeguen- 
delFUmi- «a il fangue ferppre più imperverferà , e fem- 
do, e del prè.più fi metterà in impeto di turgenza, e di 
Secco* corrofione . Quefta Filefofia non è incognita 
Il falco- a coloro, che fabbricano il fai comune , o al- 
munefciol-tà fall artifiziali, mentre veggono gior^almen- 
tonelVac- te, che Tacque falmaftre qqanto più a forza 
qua non di fuoco, o di fole fvaporano, tanto maggior* 
i/vapora mente diventano falmaftre, e continuando lo 
per forza fvaporamento , finalmente quelle caldaje , che 
di fuoco. * pfi- 



i 



/ 



f>I FRANCESCO REDlT $f 

Prima erano piene di acqua , fi trovano ricche 
4i puro , e fchietto (ale . Così non fi può dire 
delle cofe diuretiche, poiché coir urina fi pur- 
ga il fangue dalle ferofità fenza pericolo, e * 
Con la (tetta urina efce dal noftro corpo gran- 
di Alma quantità di fale , e fiflò , e volatile ; 
come ottimamente ho potuto conofcere per le 
iterate , e reiterate Notomie , le quali ho fat- 
te dell'urina indiverfi tempi, e in diverte per~ 
fone. Adunque nel Nobiliffimo N. N. loderei 
pia i diuretici, e mi after rei da' fudòrifici , pur- 
ché i diuretici fieno di quegli, che non poflò- 
no introdurre nel noftro corpo particelle fulfu- 
ree, e focofe; anzi che fi debbono ufare quei 
diuretici , che anno forza di togliere la mobi- 
lità, e l'attività alle medefime particelle foco- 
fe, e fulfuree. Se poi il fudore viene- natural-D/^ lp 0Cm 
mente, bi fogna lafciare operare alla natura .che la Noi 
Io rimetto con ogni umiltà quello mio (enti- tura è me- 
mento ad ogni miglior giudizio. dicatrice 

de mali ^ e 
the il prudente Medie* dee fecondate le operazioni 4$ l t \ m 



Per un* Afma nata eia vizio dello fto- 
maco, che non fa bene il Tuo 

ufizio . 



E Gli fi può bene agevolmente feorgere , che 
'1 male , che così fieramente travaglia il 
Signore N.N. abbia la fua prima origine nel- 
lo ftomaco , la dove per difetto degli acidi , i 
quali pi ìi del dovere mordaci fi fomminiftra- 
no dal fangue, non fi fa qual fi dee la dige- 
ftione de' cibi 4 perlochè trapelando neei' inte- 
rni il chilo più del convenevole aceto io , non 
folamente non pub raddolcirli con l'aita del 
fiele, ma nel mefcolarfi egli con eflb , e col 
liquore Verfungiano , fi viene a fermentare con 

D 2 via- 



5* C O M S V L T v I 

Giorgio violenza tale, che fi Riempie de' flati tutta I» 

Verfungio regione degi' Ipocondri , (fa' quali poi fi preme 

fu ilpri- in- sì fatta maniera il fetto,>che se ne offende 

mo a ri- più, o meno la refpirazione, fecondo la mag- 

trovaxe il gipre, o minore forza della fermentazione . Vi 

£ondotìo concorrono eziandio le glandule del mefente- 

Pancrea- rio, le quali ripiene di materie tartaree fom- 

tico Pan- marciente mordaci , non folo non adempiono 

no 1642. il loro ufizio di purificare il fangue, ma fem- 

e però il premai più lo rendono impuro ; e corrompen- 

liquon , dofi nelle medefime glandule 1 umore , fi vie- 

cht vi ne ad accrefeer molto più, (maffime se ci in- 

feorre , fi terviene qualche efteriore caufa ) la commozio- 

chiama ne, e T abbondanza de' flati . Nei paffare poi , 

Ver/un- che fa il chilo così malpreparato per li polmo- 

giano. ni fi può credere ancora , che dia qualche 00 

cafione air affauno del reipirare . Ma io fofpet- 

lo di più, che abbia qualche vizio nell'iltefla 

softanza de' polmoni , e ne' luoghi vicini , né 

importa più che tanto , che gli affalti fiano di 

Juando in quando, e non continui , perchè lo* 
effó s'ofierva tutto dì, non folo nelP afme, 
che fecche fi chiamano , ma nelle umide an- 
cora 'j nelle quali il difetto è fenza dubbio niu- 
no ne' polmoni. La ragione poi perchè nonim- 
pedifea fempfe la refpirazione , è manifefia ; 
mentre quefta s' impedifee allorquando fi muo- 
ve, o'per fermentazione, o per qualfifia altra 
caufa, la materia, laonde fi può dubitare ra- 
gionevolmente di qualche principio d' Idropifia 
de' polmoni, se pure in efli non vi è qualche 
tumore d'altra materia ancora. 

La cura dunque tutta fi dee indirizzare alla 
radice del. male, cioè allo fiomaco, con proc- 
curare, che egli faccia. bene il suo ufizio; ma 
come che è il difetto nel fangue , liberarlo 
dall' acetofità , e fcioglìen\ ancora le materie 
nelle glandule, e liberar dall'acqua i polmoni, 
se pure ella vi fi trova, con corroborare il fie- 
le , acciò fia valevole ad emendare il vizia del 
chilo: ma prima di venire ad altro, fa di me- 
fiiere nettar di quando in quando le prime vie 

da' 



!>t FRANCESCO REDi; 5J 

da* prodotti , con medicamenti leggeriffimi, o 
per vomito, oper feceffo . Si potrebbe proccu- 
rare il vomito col fale di vetriolo , oppure 
col vetriolo bianco , o con altro ; netto poi 
gentilmente , così lo ftomaco , come le parti 
vicine, la Terra di Sicilia data al pefo d'una 
quarta d T oncia, fi può pigliare eziandio ogni 
giorno , perchè , oltre di lubricare il corpo , 
ed abbeverarli ueli' acetofità , la fpigne fuora. 
eziandio per le ftrade 1 dell' brina . Giudicherei 
poi, che* fi dovette venire all'ufo del fale d'ac- 
ciajo, e del fale 4' affenzio , e della polvere 
d'occhi di granchi , i quali medicamenti po- 
tranno foddisfare a tutte le indicazioni accen- 
nate. Bifogmttancora valerfi fpeffo dell' Elifi- 
re di proprietà ,-• così del' fatto per- infufione , 
come det ! fatto per dìftUIazióne, preparato con- - 
fanne gì' infegnaménti del Signor Gio: 'Èatiftt 
Alerrfonti , e fopra tutto fi potrebbe parlare 
ancora di qualche opiato i» pocMffima quanti- 
tà, quando l'urgenza il richiedeffe : ma fi ri-, 
mette al fapere-, ed alla prudenza del Sig.Me- 
dico,* il quale così bene, ed a propofito badi* 
fcorfo nella fu£ belliffima Lettera, 



Per una loftitfatìfllma oftruzione nelle 
vene dell' utero, d' una 
- ■ ■ • Dama. 



HO letto quanto de* fuoi proprj lunghi , e 
faftidiofi mali, e quanto de' medicamen- 
ti fatti feri ve nella fua Lettera la Signora N. 
N. e ho letto parimente qtianto nella fua dot- 
ta, e puntuale Relazione ne feri ve il Medico, 
che affitte, e da e(Ta Relazione raccolgo , che 
alla cura di quefta Signora affifte un Medico 
non men dotto , che favio , e che perciò ella 

D 3 non 



* 



54 



CONSULTI 



non avrebbe bi fogno di ricorrere a' configli d* 
Mediti ftranieri , e lontani « Ma già che Su a 
Signoria vuole, e comanda, che io le dica il 
mio fentimento intorno a quali medicamenti 
da qui avanti ella dovrebbe mettere in opera 
per fua falute, io la fervi rò con ogni (inceri- 
tà di affetto, e con brevità di parale r Ed il 
mio fentimento è il feguente. 

Quefta Illuftriflìma Signora nella età fua di 
tredici o di quattordici anni in circa cominciò 
a medicarfi , e da quel tempo infino ad ora » 
che ella corre il trentefimofefto anno , tempre 
è fiata occupata in medicamenti , e travaglia- 
ta in malattie , delle quali ( conforme vien 
fcritto nella Relazione) non £ fiata* per ancora 
e/pugnata , e Superata la cagione inferamente j e 

Scelta cagione dal . prudeptiffimo 9 e vigilantif- 
ino Medico affiliente , vien creduta die fia 
una coatumace oftruzione nelle vene dell' Ute- 
ro , fetta da, umori mirti , ed in maggior par- 
te biliofì , e caldi . Or dico io , se nel tempo 
di 22. ovvero di 24* anni la cagione de 9 mali 
di quefta Signora a forza di tanti medicamen- 
ti non fi è efpugnata, e fuperata , come mai 
.da qui avanti a forza di nuovi Medicamenti fi 
potrà ella efpugnare, e fuperare ? Io per me 
crederei, che fano consìglio , e molto giove- 
vole per quefta Signora fofle , da qui avanti 
il dar bando totalmente a tutti tutti i Medi- 
camenti , che fi traggono dalla Bottega dello 
Speziale, e rimettere il negozio della fua fa- 
Ipocrite: * ute all'opera della natura , rinfiancata da una 
uirpoi <wr ^ un 8 a > e . buona regola di vita ; Natura morbo* 
r rum medicatrices . Si confideri la forza delle 
mie parole • Ho detto , ,dar bando a tutti i 
medicamenti , che fi traggono dalla Bottega 
dello Speziale , ma non già ad alcuni altri a ju- 
ti familiari , cafalinghi , e naturali ♦ 5 perciò % 
dopo che per preparativo la Signora fi fofle 
fatta uno o due CU fieri , loderei che pé* qua- 
ranta mattine continue, ogni mattina ella pi- 
gliaffe fei pace , e non più di fiero feolab dal 

Un 



vwtór tu 



DI FRANCESCO HEDli 5J, & 

latte, non raddolcito con Zucchero , né con V 

Giulebbi, non refo acido con fugo di limone, 
né con altri acidumi, ma puro, e femplicetal 
quale fcola dal latte , e fot amen te colato , e ri- >. 

colato due volte per un panno lino a più dop- 
pj. Vorrei, che quello fiero lo pigliafle la mat- 
tina , e che vi dormiffe fopra un' ora , o un' ora 
e mezza, e non potendo dormire , fteffe per 
lo' meno queft'ora, o queft' ora e mezza nel 
letto in ripofo, facendo vifta di dormire . Men- 
tre piglia quello fiero dee totalmente abbando- 
narli V ufo del vino , dico abbandonarli total- 
mente Tufo del vino, ed in fua vece dee be- 
verfi acqua pura , e (empi ice di fonte , o di 
buona cilterna , o di buon pozzo , non raddol- 
cita con cofa veruna , e né meno re fa acida , 
ed acconcia, fecondo Tufo delie noftre Botte- 

Ìhe , e se pure fi voleffe farla in un certo rao- 
3 medicinale, fi potrebbe fé m pi i e emente cuo- 
cere. La cena della fera non dee edere altro, 
che una Porcellana di otto once di brodo di 
carne , non molto fuftanziofo , ma lungo , e 
non infalato : £ dopo quello brodo, una buo- 
na mineftra affai brodo fa , di pane cotto in bro- 
do; fia poi mineftra ftufata, pangrattato, pao-f 
cotto, ec. quello non importa. Dopo itiangia- 
ta la mineftra , beva dell acqua gur^iecondo 
la fé te. Le fere di Vigilia, quefta njmeftra fia 
fatta in acqua, o con erbe , ed in yèc£ delle 
otto once, di brodo , fi beva all'entrar della 
tavola , prima della mineftra , otto once di ac- 

3 uà d' orzo • £ mangiata la mineftra , beva 
eli' acqua pura a sua voglia, fecondo la fete. 
Oh , oh lo ftomaco con queft' acque i Lo fto- 
naaco non rimane mai afflitto , e tormentato 
dalle cofe frefche ; ma bensì dalle co fé fover- 
chiamente calorofe, acri, mordaci , pungenti , 
irritanti . 



D 4 Per 



5* CONSULTI 

Per im'Afma. 



I]?Ssendomi ignote molte , e molte partico* 
ia larità neceflarie a faperfi intornp agli ac- 
cidenti , che accompagnano TAfma del' Padre 
N, N. il quale fi trova' nel Teflagefimonono 
anno, della fua età, mi £ imponibile il preferi- - 
vergli quel rimedj individuali , che da lui fo- 
no defiderati ; Cercherò nulladjmeno di jòd- 
disfarlo, attenendomi alle cofe generali, toc- 
cando poi alla prudenza di lui, ed alla deprez- 
za del Medico affittente , a confiderare se (ie- 
ne* applicabili aPnortro cafo . Quefte cofe ge- 
nerali appartengono , come ho detto , al Me- 
dico , e all' ammalato . 

Coftumano molti aver una certa opinione , 
che tutte l'Afme fieno cagionate in prima, e 
pofeia giornalmente 'fomentate dalle fluffioni 
catarrali della tefta fredde, e umide ; e perciò 
lodano medicamenti, che vagliano a rifcaldare, 
ed a feccare Tùnhidìtà ; ma quefti tali medica- 
nienti son veleno, e pefie , e non fervono ad 
altro , che a far maggiori le colliquazioni., 
ed a proibire, o per lo meno a render pi ir dif- 
ficile lo fputo ; e pure per la fola via dello 
fputo i polmoni fi fgravano di quelle materie 
grafìe,, che/ gli opprimono, e per la via dell' 
orina fi purificano, e fi* fcaricano di quei fluidi 
ftranieri , che inzuppano la loro Fuflanza , e 
riempiono le cellette , e quegli infiniti cana- 
letti, the per effa fuftanza trafeorrono, 

Neil' Alme adunque farà utile lo ufare gli 
Spettoranti , e que' che faranno più Femplici , 
e più naturali, faranno femprfc più utili; uti- 
li altresì faranno tutte quelle cofe , le quali 
da' Medici fon chiamate diuretiche • cioè a di* 
re, che anno facultà di muovere 1 orina ; noa 
intendendo però mai di noverar tra quefte , 
quelle, che poffono foverchiamente rifcaldare, 
e quell'altre, che con vocaboli mifieriofi fu- 
rono 



* I)Ì FRANCESCO REDI; ' 57 

tono da'Chimici inventate. L'orto, ed il cam- 
po fomminiftrano le piti confacevoli al noftro 
Infogno, e fi ufano bollite, e ne'brodi la mat- 
tina nello svegliarli , o mefcolate nel vitto , 
come farebbe a dire i Luppoli , i Finocchini 
bianchi , e teneri , gli Sparagi e dimenici , e 
falvatichi, le radicha;xfi Prezzemolo , di Bor- 
rana , di Gramigna , di Scorzonera , di Cica* 
ria, e di Enula Campana . Non è immagina- 
bile l'utile, che apposta la bollitura delle fud- 
dette radiche di Scorzonera frefche , prefe per 
molti giorni ogni mattina ; e quefla bollitura 
di quando in quando fi può render più effica- 
ce coli' inghiottire avanti di beverii^un boc- 
concino di Terebinto di- Cipro ben' lavato*, al 
qual. Terebintorio 'coftumo aggiugnere una^ o 
due gocce di. Balfamo del Perà, o del Tolùj 
E parche ci avviciniamo alla Primavera , lode- 
rei, che.il Padre N. per tuttoquanto il tempo^ 
che dureranno afiarioreile viole mammole, pi- 
gliafle ogni mattina v. once della feguénte be- 
vanda . * 

In {ufficiente quantità di acqua di Scorzone- 
ra Hi Hata a bagno fi faccia bollire u* gran 
manipolo di fióri di Viole mammole frefche', 
fpicciolate, e ben nette da' loro gambi; Fatto 
che farà un bollore , fi coli , e fi fprema , e 
nella colatura fi faccia bollire di nuovo un al- 
tro buon manipolo de' medefimi^^ori . Si coli 
di nuovo, e la fuddetta quantità ai v. once il 
raddolcita con j. onc. e m. di Giulebbo di 
Tintura di Viole mammole . Quando farà paf- 
fato il tempo delle Viole mammole , fi potran- 
no forti tui re i fióri di Borrana frefchi . Talo- 
ra in vece delle foprammentovate bolliture fi 
potrà fervirfi di qualche latte artificiale , fat- 
to in brodo di carne , con femi di Zucca , o 
di Mellone , e talvolta ancora con grani di 
Cacao di fuccumufco . Quando farà di me- 
stiere di pigliar qualche cosa per muovere il 
corpo j la fola Manna , ed il solo Giulebbo 
aureo , o Giulebbo tf infufione di Viole manu 

mole 



/ • 



\ 



V 



58 CONSULTI 

mole di nove volte fi adoprino {temperati in 
brodo colla giunta di qualche porzioucella di 
Cremor di Tartaro, 

Soprattutto è neceflario offervare buona re-i 
gola di vitto . E* una infelice fanità quella , 
nella quale per legge d' un indiscreto Medico 
T Uomo fi dee attenere da tutti que' cibi , che 
fi defiderano ; pel contrario 
Ed è vera vìrtude 
II faperfi aflenet da quel che piace. 
Se quel che piace , offende ♦ 
Quel che comunemente, e per lo più, fuole 
offendere , fi è la quantità , non la qualità ; 
mentre però quefta qualità non fia direttamente 
contraria al bifogno dell'ammalato . Si mangi 
moderatamente , e cibi facili da digerirli . La 
cena fia piti leggiera del definare. La bevanda 
fia un vino piccolo, e bene innacquato , ma fo- 
pcattutto in quantità dtfcretamente moderata . 
Il divino Platone volle feri vere nel Timeo , 
che i Polmoni fono il ricettacolo di quello , 
che dagli animali fi beve. 
Difficuhà i vini generali faranno firmpre nocivi, per- 
di refpiro ^ mefcolati tra' fluidi 5 che . corrono , e ri- 
perlatur- corTOll o per li canali del noftro corpo , gli 
gema di mettono in moto di turgenza , onde rigonfia- 
fluidi . ro in se ftefli , e ribollono , e per conseguen- 
za occupano maggior luogo y ed occupando ne* 
polmoni maggior luogo , per tìeceffità rendono 
U refpiraiione pia difficile, e più aneiofa. 






Per 



DI FRANCESCO REDI; ty 



Per un affetto iftericoipocondriaco in 

in una Dama graffa, ed umida) 

eoa affanni, e palpitazione 

di cuore. 



E' Così e fatta, fugo fa, e dotta la Relazio* 
i ne pervenutaci intorno a 9 mali , che pre- 
fentemente infettano 1' Eccellenti flima Signora 
Principerà N.N. che noi fiamo in obbligo di 
concorrere in tutto , e per tutto nelle opera- 
2joni di quel dotti (Timo , e giudiciofiflìmo Me- 
dico, che l'ha fcritta ; e vegliamo manifefta* 
mente , che la vera cagione di effì mali , non 
2 altro, che unàfovercbia abbondanza di umo- 
ri di diverfa natura , (lagnanti in quafi tutti 
i vafi (anguigni , e particolarmente in quegli 
del Mefenterio , dell Utero , e del Fegato , e 
di tutte le altr$ vi (ce re naturali. Abbiamo det- 
to umori di diyerla natura , perchè ve ne fcor- 
gamo de' pi tuito fi infipidi in gran copia, e di 
quegli parimente , che eflfendo acidi , con no- 
ne di. melancolia furono chiamati , e ve ne 
forgiamo de' biliofi , amari , e liffivioG . Dal- 
la fproporzionata copia , e miftione di quelli 
amori , differenti di fapore , viene imbrattato 
il fangue , onde talvolta le parti volatili di ef- 
sq, sciolte violentemente dalle fiffe, rareCanno 
di tempo in tempo tutta, la malfa del sangue, 
la fanno rigonfiare , e bollire , e occupare mag- 
giore fpazio di luogo, di quello , che farebbe 
neceffario ; e di qui vengono le fuffocazioni , 
le difficoltà di relpiro , gli affanni angofciofi , 
e le palpitazioni di cuore , infieme con gli al- 
tri accidenti , nella dottiffima Relazione . Che 
perciò (limeremmo opportuno , giacché Sua Ecc. 
ha fatte le preparazioni , e le purghe univer- 
si , 



/ 



ào ' CONSULTI 

fali, e la (ragione è raddolcita, che quanto pri- 
ma SuaEccell. se ne paffafle per mólti giorni 
continui ali «so di un Vino medicato, e folu-- 
tivo, dal quale, fpereremmo , che. non ordina- 
no profitto poteffe ricavarne ; e sé fóffe appro- 
da * c l fc T ifemm °. volentieri dèll'infcafcritta. 
« ^ Sena in fo S Iia ^n netta onc.vj. Cremor 

aiT"^? ? nc# i '* Accia i° lim. onc. m. Legno 
Y ?.. M ! c j s » Noce mofeada, Saffafras , ana 
d »«n.}i;. Macis dr. j. Infondi il tutto in lib. 
vi;, dt Vino bianco gentile non molto dolce, 
in vaio di vetro beniflìmo ferrato col suo ap- 
tenitono .Si tenga per due giorni naturali a- 
d. m, tepido ■ agitando il vaso . di. quando ia 
quando; In fine fi coli , fi fprema, e fi ferbi 
in piccoli fiafehetti di collo lungo per pigliar- 
ne onc. iv. e m. per mattina , più o meno fe- 
condo 1 operazione che farà , o che sarà giudi- 
cato opportuno da chi affitte . E perchè pub 
trarli u cafo , che talvolta una mattina fi ab- 
bia a tralafciare il vino ', in quello caso in ve- 
ce del vino fi porrebbe pigliare un brodo di 
Cappone , ne qual brodo fiano fiate infuse , 
e sbattute delle feorze di Cedrato frefche.ovr 
vero di Limoncello di Napoli .••-'<• 

- Dopo aver continuato per molti , e molti 
giorni 1 uso di quello Vino t filmeremmo, bp-< 
fbrtuniffimo, che S. Ecc. cominciane a piglia- - 
* °8 n .l iraattina, e ogni fera, mezz'ora avan- 
tr ir cibo, otto, o dieci grani . di MagiOerò di 
Madreperle , medicamento profittevole per' at- 
tutire il vaporoso ribollimento degli amori, -e' 
per tenere egualmente unite le loro parti vo. 
latili co'n le Me. Edeffendo medicamento fa- ' 
cne , e gentile , fi dee continuare perlunéo •' 
tempo , e fì può pigliare , o con un poco di • 
acqua di tutto Cedro, o di Melitta-, t> & Scor- 
zonera,^ di .fiori di Melangoli. 

Si può ancora pigliarne una prefa osnr qual 
volta ritorna l'insulto delle furTocazioni uteri- 
ne , e delle afFanrrofe palpitazioni di cuòre . 
■Nel qual tempo, oltre gli odori deir'Olio di 

Ca- 



7 DJ FRANCESCO REM^ 6i 

Caribe, oltre i fuffumigj di mal odore > come 
di Catto reo , di Zolfo, di peone abbruciate, RimeJ/ 
di calli di Cavallo , di bitume Giudaico , ùperlafuf- 
poflono fare alla regione del cuore divertì li* focaziom 
nimenti con Olio contro veleni , con Mante- uterina» 
ca di Rose , di fiori di Arancio , di linimen- 
to cordiale del Baldino , e del Guarnero , e 
diverfi baguuoli . Utiliffimo in limili cafi è 
flato provato il foppeftare, i fiori d' Arancio 
frefehi , irrorargli con un poco d'Elifire* e di 
Acqua pura di fiori di Arancio , e mettergli • 
in un Tacchetto di velo , il quale fi applica 
alla regione del cuore, avendolo prima ribal- 
dato fra due piatti d' argento .' In mancanza 
de' fiori d'Arancio frefehi , fi poflbno foltitui- 
re i fecchi , fiati infufi prima nella loro Ac- 
qua, ed in evento che fi temette dell'odore, 6^ 
potrà prima inzuppare il facedetto di velo in 
Olio contravveleni . Si è detto , che quefto ri- 
medio fi deve adoprar caldo , perchè poflbno 
effere nocive tutte quelle cofe , che attual- 
mente fredde fi applicheranno alla regione del 
Cuore. 

Queft' è quanto ne;lla prefente flagione ab- 
biamo potuto dire , e conofeiamo molto be- 
ne effer foverchio , mentre alla cura di Sua 
Eccell. affitte unPjrofeffore così prudente , e co- 
sì dotto. 

Per alcune punture ora in una gam- 
ba , ora in altre parti del 

Corpo, 

NOn fi metta V Illuftriff. Sig. N. N. i» 
apprenfione per quelle fenfazioni faftidio- 
leue , che egli talvolta prova , ora in una , or in 
un' altra parte del suo corpo ; perchè se egli 
vorrà vivere con quella moderata regola di vi- 
ta, che comunemente fogiion fare gli Uomini 
prudenti j e vorrà altresì non gettarli in brac- 
cia 



1 ' 

\ 



Hi e o ir • tf t T t 

ciò alla vira fedentaria , certamente id cree- 
rei, die non solamente quelle fenfazioni non 
dovettero trafmutarfi in altri mali da effo Si- 
gnore temuti, ma che elleno dovettero ancori 
appoco appoco svanire, e particolarmente con 
r uso delle piacevoli evacuazioni da farfi at 
tempo della rìnfrefeata dell 1 Autunno . Impe- 
rocché , a mio credere , quelle , fenfazioni pro- 
vengono da qualche pienezza de'vafi sanguigni, 
t da abbondanza del sugo nerveo : Ed il {an- 
gue medefimo, ed il medefimo sugo nerveo , 
sono un poco più del dovere affollati di quan- 
tità di minime particelle acidofaline, le quali 
anno biibgno di effere addolcite ; mette in qui e- 
te, e sminuite : fìccome ancora ha bifogno dì 
effere sminuita la matta del fangue, e col con- 
veniente efercizio , e con aggi urtata regola di 
mangiare, e di bere, e con qualche piacevole 
evacuazione • 

Io loderei adunque, che venuto il Mefe di 
Settembre, e rìnfrefeata la Stagione dalle piog- 

5e, che in quel tempo foglion venire, il Sig. 
I. pigliaffe una mattina una piacevole evacua- 
zione in bevanda, e che tre ore dopo averpi- 
fliata detta evacuazione , be vette quattro lib. 
re di Siero depurato, e chiarito fenz'agro, e 
pofeia per ! otto giorni pigliaffe ogni mattina 
un firoppetto fatto con fei once di Acqua di 
Nocera, raddolcita con un poco di Gi debbo 
di tintura di Rose rotte , ovvero di Giulebbo 
«ti tintura di Viole mammole . Loderei altresì 
che in quelli otto giorni fi facette cavar san- 
gue dal braccio • Pattati quelli giorni , potrà ri- 
pigliar di nuovo la suddetta piacevole evacua- 
zione in bevanda , o altra umile , bevendovi 
dietro . dopo le tre ore , le medefime libbre di 
fiero depurato. 

Dopo di quefta purga ffimerei profittevole 
lar patteggio alt* ufo del Siero pur depurato 
come sopra, pigliandone ogni mattina , senza 
raddolcirlo con cofa veruna , fei once, cinque 
ore almeno avanti pranzo ; Con quello però , 

che 



fer hr adesco itEbr; £$ 

che ogni terzo giorno in vece di elfo Siero 
prenda la mattina a buon'ora cinque once del 
feguente firoppo fol ut ivo , e tre ore dopo aver- 
lo pigliato beva una libbra di Siero» 

gL Frutti di febeften num. xij. Caffia cava- 
ta femplicemente dalle Canne , Cremor di Tar- 
taro ana dr. iij. Sena in foglia onc. m. Infon- 
di per ore fei in efficiente quantità di Acqua 
di Nocera . In fine metti a fuoco , e fa levar 
un fol bollore; cola, e fpremi, e serba. $» di 
detta colatura onc. iij. Zucchero fol. onc. ij. 
mi ice per ufare come è detto di fopra. 

Di quelle bevande evacuative ne prenderà 
almeno quattro, o cinque, e con effe farà ter- 
minato il medicamento . Dopo del quale per 
dieci , o per dodici , o per più giorni piglierà 
ogni fera nello andare a letto una cucchiaiata 
della feguente conferva. 

Recipe Conferva di Viole mammole onc. ij. 
Magifterio di Conchiglie marine dr.ij. e mez. 
Occhi di granchi polverizati dr. j. e mez. mi- 
fce , e con un pòco di Giulebbo di Tintura di 
Viole mammole, fa a foggia di Lattuario. 

Se poi alla venuta dell'Autunno il Sig» N. 
N. conofce che fieno fvanite quelle fòpram* 
mentovate faftidiofe fenfazioni , delle quali fi 
querela : In tal cafo , se non vuole imbrogliarli 
con medicamenti ,* gli laici {lare , e fi faccia di 
quando in quando qualche cliftiere » e fugga 
quanto può la vita fedentaria , oifervando una 
di (creta regola di vivere net bere, e nel man- 
giare. A quelle Perfone ftudiofe , alle quali 
per neceffità conviene talvolta far vita feden- 
taria. i eli ft ieri sono digrandiffìmo ajutoj, ac- 
ciocché lunghiffima fia la lor vita. 

) 



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p« 



H 



($4 C; O il S V t T t 



Per un infermo 1 a cui era d' uopa 
attenerti da' Medicamenti > con J 
cavarli fangue dalle moroi- 
• di , prendere il Latte 
a Afina % ec, v 



IL Dottar Francefco Redi, ancorché prefen- 
temente non fi trovi con buona fanità di 
corpo, contuttociò non ha mancato di legge- 
re, e di rileggere premurofamente • e con ogni 
attenzione la dotti (lima , e puntuaiiflìma Scrit- 
tura intorno alle malattie dell' IlluftrifT. Sig. 
N. N. ed intorno a' medicamenti iino ad ora 
fatti da lui , che fi trova dell'età sua nel quar- 
rantefimoprimo anno , il Dottor Redi , drco, 
farebbe -di opinione, che da qui avanti l'Ulu- 
li ri fi". Sig. N. fi afteneffe onninamente da' me- 
dicamenti , e fotte contento di paflarfela con 
la buona , ed accurata regola di vita , confor- 
me aggi usatamente ora egli se la patta in quel- 
le sei cose, che da' Medici son chiamate non 
naturali , non tralafciando però di quando iti 
quando, ed in giornate convenienti 1 uso de' 
brodi di carne ben digradati , e senza fale , e 
pigliati la mattina prima del sorger dal letto, 
e col dormirvi soffra , o per lo meno col pro- 
curare di dormirvi sopra , e con lo ilare nel 
letto un'ora, o due inripofo, dopo d'aver pi- 
gliato il brodo ; il qual brodo fia piti o meno, 
secondo che piti o meno fembrerà opportuno a 
quei prudentiffimi Sig. Dot tori , i quali con tan- 
to amorevole , ed esperimentata diligenza anno 
affittito, ed affittano alla di lui fanità . E se 
poi alla venuta della proffima Primavera fido- 
velie ricorrere pur a qualche medicamento, in 

tal 



"M FRANCESCO kEDI. 6% 

tal cafo il Redi concorrerebbe volentieri vo- 
lentieriffimo alia propofta cavata di fangue , e 
in particolare a quella delle vene emorroidali, 
ftimata neceffaria pia che neceffaria , e fi fo- 
fcriverebbe pienamente al parere de' fuddetti 
prudenti (Timi Signori suoi Medici, i quali, do- 
po una piacevole piacevoliffima preparazione , 
proporebbono l'uso dei Latte d'Afin*, non pò- j me jj cgé ^ 
tendo quefto Latte apportar detrimento [vera-^,. ^ 
no -, anzi lungamente continuato , potrebbe ap- vacuativi 
portare non ordinaria utilità, e confolazione,^ m „.£ 
e particolarmente se nei tempo del Latte, '™ J porra J r f u(h . 
vece di prender per bocca medicamenti evacua-^. it ( co ^ 
tivi, non fi trafcuraffero, ma con frequenza fi f 

faceffero, Cnftien, purché foflero Cnftieri lem- ^ n J gm 
plici , e fenza ingredienti medicamentofi , ™*r cr f ment } 
bensì preparati fernplicemente di folo brodo di ^ ^> 
carne con la confueta 'giunta dello zucchero , ; gpartìfMm 
e della dovuta quantità di butiro , ovvero in ^ ^ 
vece di butiro della dovuta quantità di olio ^ , . 
fcmpiice, o violato, o di olio malvato . Del Qnìg 
refto il Redi approva, e la giudica neceflarif- f ìnt€m 
lima, la continuazione della totale attinenza «-£. _ 
dal vino. Né avendo da foggiugnere, pregali^ fa' 
Signore Dio, che voglia concedere a Sua Sig. pra ; ìc * r ii 
Illuftriff- ogpi bramata conlblazione , come fpe-J^ gfan 
ra, e defidera„ cautela. 



H' 



Per un Ipocondriaco; 

O letta la puntualiffima , e diiigentiffi- 
ma Relazione de 1 mali dell' Illuftriffimo 
N. N. il quale ne U' et * sUa ài trentacinque 
anni ha un temperamento caldo , e (ecco, in 
un abito di corpo melancolico ereditato dal 
Padre . Leggo in quefta Relazione , che il fud- Carature 
detto Signore Illuftriffimo è querulo molto nel degl Ipo- 
favellarné , e con coloro , che sono Medici, e condmeu 
con quelli ancora, che non sono Medici , co- 
me quello, che non folamente teme de' mali, 
che prefentemente gli par d'avere, ma teme ' 
Op.delRtdiT9m.VLl. E an- 



S! 1 



66 jc O K $ ti t * f 

ancora d'altre malattie , le quali dubita , chi 
[li portano fopravvenire . Sì lamenta infiamma 
li debolezza di ftomaco , di flufiioni catarra- 
li , di equazioni , ed evaporazioni dell' ipocon- 
drio al cuore , de' rogiti , e del borbottamento 
flatuofo nel ventre inferiore. Si lamenta inco- 
ra, che di quando in quando la $ua natura £ 
fcarica con urine copiqfe . {-{a avute febbri x 
dolori di ftomacò, dolor di im dente càripfo . 
giallezza di fputo , e difficoltà di pigliare il 
tonno notturno ; e per liberarli da tutti quelli 
inali , e da tutti quegli altri , che per brevità 
lafcio di numerare , na mejfo in opera fenza 
giovamento veruno , tante e tante forte di me- 
Virtù de dicatnenti, che farebbpno flati abili, o digoa- 
jfòjica. nre, o d'ammazzare tutti quanti quei poveri 
menti ih* ^oguenti , che giaciono e nello Spedale di 

~~^L~* Santo Spirito , e in quello di S. Gio: Laterano 
ammazzò , s v* * 7 .% il • % l)T i 

oeuarifce a " res ** Or perche dunque non e guanto 1 IU 
• J r iuftriff. Sig. N. N. ? Egli non è guarito perché 
né egli , né la fua natura , né '( suo male non 
anno dì fogno di medicamento . Or dunque per- 
Motti dap-ckè tanti medicamenti non l'anno fatto mori- 
rmi»* wop re? Se non l'anno fatto fin a qui , lo faranno 
fentono il per Tay venire, se egli continuerà a voler in- 
pregtMdU gozzare tutto giorno tanti guazzabugli , e tan- 
zioycbe re- ti intingoli , che noi altri Medici fogliamo co* 
cu Uro F $ì volentieri ordinare. 
ufo non ^ La sua fonazione ha da nafcere , e dal tem- 
propriodipp, e dalla quiete dell' animo, e da una rego- 
Medica- lata maniera di vivere corrifpondente al suo 
menti 9 per- hi fogno : e se talvolta fia di meftiere ufare 
chi fono di qualche medicamento , queftp dee effere piace- 
lo»/! corniole , gentile, e delicato, epreferitto dalla ma- 
pleflkne , no di un Medico favio , dotto t amorevole , e 
ma quejìa dj fere to. Imperocché i mali di quello IlluftrilL 
pure in Signore non anno la loro fede né nello doma- 
proceffo di co , né nel fegato, né nella milza* ma bensì 
tempo fi nel di lui fangue 9 il quale é tutto pieno di 
guafia^e iòverchie particelle acide, efalfuginofe, iequa- 
ne jucce- Ji non riputandoli ne' luoghi deftinati alla lo- 
de la mot- co reputazione , danno Tempre fra di loro in 
te . per- 



DI FRANCESCO RED** 6f 

perpetuo contratto , ed il fangue medefimo ne 
rimane Tempre imbrattato , acre , mordente , e 
pugnente, e di qui nafcono tutti gli (concerti 
della fan ita di quefto Illuftriff. Sig. Laonde , a 
volere, che egli goda buona falute , fa di nne- 
ftieri addolcire il suo fangue , mollificarlo , e 
innacquarlo, e temperare in fornata le di lui 
particelle acide, falfuginofe, e corrofive . Il 
che farà facile facili (Timo ad ottenerli con U 
buona regola del vivere , col procedo dei tem- 
po , e con la volontà di S. Sig. Illuftriff. U ' 
quale dee confiderare , che tutti gli uomini , 
mentre che danno in vita , debbono fentire ****** Jt 
qualche cofa nel loro corpo, e che se le qofe &** Alodi 
che vi fi fentono f non fono abili ad attacca- 9 u *Mf co- 
re la vita ifteffa, non se ne dee avere w^m-f*^**** 
fo timore , e perpetua inquietudine . È ^xpottmadi 
Semplificare, fente l' Illuftriff. Sig. N. N % dtff*re*ltrui 
borbotti , e de' rugiti nel ventre inferiore , fap- m*l*J*lP 
pia che alcuni di quefti gli fentirà talvolta an-*'"' »> » 
cora nel!' ottantefimo anno dell' età sua , e far- c ^* n&fot* 
fé nel novantefimo. Se nel ventre inferiore rw- P* u *°f* • 
gtfce, e borbotta, lo iafci borbottare, e rugi-^**'** 
re , e non gli dia orecchie , e non ne tenga p f 
conto , perchè è una bagattella , la cjuale av- % n yjf£* 
viene alla maggior parte degli uomini, ma non * /r y . ^! 
tutti gli uomini se ne querelano , e se ne i^********** 
mentano , e quegli , che se ne Lamentano , lo y°S na a ~ 
fanno pi fi o meno , fecondo che più o meno'' ™j? sa 
$ono timorofi , e queruli , ^ medejw* 

Che cosa dunque ha da fare per viver fano 
r Illuftriff. Sig, N. ? In primo luogo dee pattar 
la sua vita in tranquillità , e allegri^ d ani* 
mo, tenendo fempre avanti gli occhi della men- 
te queir ottantefimo , e novantefimo anno , che 
ho mentovato di fopra , e non fi fpaventandf 
mai della vicinanza di quei mali , che egli 
penfa di avere ad incontrare , perchè non gì' 
incontrerà al certo, e non ve ne sono prefen- 
temente né anco minimi indizi , o contrade* 
;ni . In fecondo luogo non ragioni mai di vo- 
er medicarli, e particolarmente con que'mjedi- 

£ 2 ca- 



?, 



63 CONSULTI 

catnenti fatti di granchi di rane , e rinfrancati 
con quel benedetto tartaro vitriolato . Lafci 
un poco ftare gli acci a j , e tutte le co fé accia- 
Tantoap-]ate. E creda a me, che gli dico , che la sua 
punto w-vita sarà Lunga lunghi ffitna , e fi afficuri , che 
ne a per* non lo inganno , ma gli parlo in termini di 
fu ad ere al nomo di onore; e di quefta verità m'obbligo a 
Don. Do- renderne conto avanti al Tribunale di Dio be- 
rne». Da nedetto> O : gon fi ha da far medicamento ve- 
vid in una runo ì Signor si , Signor sì , se ne anno da fa- 
Lettera a re , anzi vorrei , che fubito ricevuta , e letta 
lui ferina que fa mia diceria, fubito riUuftriff.^igj fi co- 
ffe i we/minciaffe a medicare. 

Tomo V. Il suo medicamento fia il pigliare ogni mat- 
ac.igo. tina sei, o sette once di brodo di poi ladra, o 
di cappone ben digradato ,• e senza saie , e sen- 
za farvi bollire erba di sorte alcuna , e senza 
raddolcirlo né cpn zucchero , né con giulebbi, 
né con firoppi , né con conferve , ma lo pigli 
così puro puro, e fia il brodo pi ut torto un po- 
co lunghetto che graffo; perché il troppo grof- 
so potrebbe non effere tanto profittevole . Que- 
lli brodi continui a pigliarli fino alla Paiqua 
di Refurrezione , tralafciandoli fol amente due 
volte la fettimana, cioè il Venerdì, ed il Sa- 
bato . Gli pigli la mattina a buon 9 ora , e su- 
bito prefi proccuri di dormirvi fopra almeno un 9 
ora, e non potendo pigliare il sonno , se ne 
Aia con tutto ciò nel letto a fineftre chiuse . Io 
so, che sarà còsa faciliffima , che quello Iilu- 
ftriff. Si g. fia per dire , che quelli sì fatti brodi 
puri e (empiici gli fdilin qui ranno, e dilaveran- 
no lo ftomaco; parmi di fentire le voci e le 
querele infin di qua* Ma s'accerti SuaSig. II- 
luftriff. che il suo ftomaco é di tal natura, che 
non da 9 brodi , e dall' acque pub ricevere detri- 
mento , ma bensì dall' acque di cannella Pilla- 
te, dall'acquavite, da'vini genero fi e portenti* 
e da ogni torta di cofe aromatiche, e s'accerti 
ancora) che quando egli ha patito qualche do- 
lorano di effo ftomaco , quel dolore non é pro- 
venuto da materie pituitofe, e fredde , ma bensì 

da 



ni FRANCESCO REM .' 6$ 

in fughi biliofi , ed ancora acidi 9 pugni ti vi , e 
mordenti regurgitati verfo il piloro allo Mo- 
naco , e verso la cavità dello ftomaco mede- 
fimo. 

Nel tempo che fi pigliano quefti brodi, d?« 
ve ogni cinque , o sei giorni pigliar la sera 
avanti cena un Eli fi re fatto di puro brodo , 
zucchero bianco, e butirro, e se fi defle il ca- 
so, che alle volte vi fuffe qualche impedimen- 
to , che impedire il poter pigliar que' brodi 
fuodetti la mattina a buon'ora, e dormirvi so- 
pra, fi prendano almeno due, o tre ore avan- 
ti il pranzo* 

Proceduto nella fuddetta maniera fino alla 
Pafqua di Refurrezione , allora mi piacerebbe, 
che per sette, o otto volte pigliafle, un gior- 
no sì, e un giorno nò, l' infrafcritto Groppo, 
il quale piacevolmente gli moverà il corpo. 

IJt. Polpa di Caflia tratta onc. ij. fi {temperi 
m lib. ij. e mez» di acqua comune di fontana 
in vafo di vetro, e ftemperata che è, s'infon- 
da nel médefimo vaso frutti di Setyeften fturo. 
xij. Sena in foglia onc. j. e m. Si tenga alle- 
ceneri calde per ventiquattr' .ore ; in fine s'ac- 
crefca un poco il fuoco in modo che 1' acqua 
diventi ben calda ; fi coli, fi sprema forte, e 
alla colatura fi aggiunga Manna fcelta delta 
più bianca onc. iv. sugo di limone fpremuto 
onc. j. co»' chiare d'uovo q. b. a chiarirlo f. i\ 
A. e cola per carta fugante , e serba la cola- 
tura per pigliarne onc. iv. e m. per volta, un 
giorno s), e un giorno nò, la mattina di buon* 
ora, pigliando tre ore dopo, sei once di brodo 
raddolcito con un'oncia e mez. di Giulebbo di 
fior d' Aranci ; e tal brodo fi pigli , come ho 
detto, dopo le tre ore, ancorché ilfiropponon 
abbia cominciato a fare la sua piacevofiflima 
operazione . Il giorno , nel quale fi piglierà 
quello JiroDpo, sette ore dopo il pranzo, beva 
Sua Signoria sei once di acqua cedrata senz* 
agro , o di limone , o di acqua raddolcita o 
con giulebbo di scorza di Cedrati, o di fior 

E 3 di 



?0 COKStJITl 

di Aranci > o di Gel fo mini , e se la beva fre- 
sca, ancor quando la vòlefle, ghiacciata» 

La mattina, nella quale non dee pigliare il 
fuddetto firoppo , pigli S. Sig* Illuftrifl*. dieci 
once -di brodo senza sale , raddolcito con uri* 
oncia « o con un'oncia e tnefc. di Giulebbo di 
fior d Aranci , o di scorze di Cedrato , e non 
fi fcordi di farfi almeno due lavativi nel lem- 
bo de 1 fuddetti firdppi, ma nel giorno, nel qua- 
le non tócca a pigliarli. 

Nel tempo di quefto medicamento , ficcòttle 
in ogni altro tempo, il vitto dee pendere ali 9 
umettante, mattina e sera, ed il vino fia sem- 
pre perfettamente innacquato , e la cena fia 
tempre più leggiera del pranzo, mentre non vi 
fia confuetudine in contrario* 



Per un tremor nelle braccia , eoo del 

la difficoltà nel parlare , e debo* 

lezza di memoria * 



IL Sig.N.tf. del temperamento , è deli* abi- 
to di corpo ben noto alle SS. VV, Eccel- 
lenti fl". che ha (offerti nel fiore della sua gio- 
ventù molti , e molti difagi , e patiménti , e 
nelle guerre di Germania , ed in quelle d* Ita 1 - 
Ila, è gran tempo, che fi è offervato avere un 
certo tremore nelle braccia, ma però tale, che 
non gli ha Inai dato faftidio alcuno , né por- 
tata iuggezione . Suole anco patire di flnmoni 
podagriche, e cbiragriche, e V anno paflato ver* 
so la jine del Carnovale, fu forpreso nelle spal- 
le, e nel collo dalle suddette fluffioni , che la 
Tormentarono fierair\ente , non perì) mai gii 
sopràggiunse fèbbre :. Quefta State, o per. dir 
meglio, quello Autunno , alcuni giorni dopo 
che fu tornato dal Finale, fu offervato, che 
non articolava così bene la voce , e anzi che 

più 



* Vt FRANCESCO REDI* f\ 

pifl ttAo qualche volta balbutiva • Non molti 
pomi a v ab ti la sua partenza di Siena gli par- 
Te una notte , che notabilmente la favella se 
fX impediffe , ma che quefto impedimento pre- 
tto se gli paffaffe . Mi domandò fopra di ciò 
il tnk> configlio ; ed io dirti apertamente a Sua 
Sig. che quello non era male da trafeurarfi , 
e da metterti dietro le fpalle : Contuttociò per 
un certo sud nativo aborrimento a 9 medicamen- 
ti $ non volle udirmi, e tanto più, che fi avvi- 
cinava la sua partenza per Sie^ia : mi dlffe pe- 
lò, che a Siena avrebbe penfato a'cafi suoi, è 
che io ne poteva feri vere il mio fonti mento al 
Sig. Dottor Grifóni di quella Città . Io obbe- 
dii a' cenni suoi , e feri vendo al Sig. Grifoni 
ditti, che era neceffario ^ebe il Sig. N. N. fi 
purgafle, e fi ripurgafle , e che quindi paffaffe 
ad uà Giulebbo di Cina eoa un brodo pur di 
Cina medicato . Quanto al purgarti , non ne 
volle far altro , ma in vece di quello forti tuì 
l'uso delle pillole del Gelli . U Giulebbo, ed il 
brodo Cfnato lo ha ^prefo*. In oggi tornato a 
Firenze egli dice di ftar. meglio, che fia mai 
fato nel!' univerfale di tutto il corpo: ed in 
vero credo che fia così. Ma nel particolare io 
òflervo , che egli ha tarda ed indebolita la 
memoria ; che profferì ice una parola per un 9 
altra ,- e che talvolta difficilmente pronunzia ; 
del refto dorme bene , ha buon colore , va di 
corpo , urina coptamente , e quando ha l' eva- 
cuazioni dei ventre •copiofe , fta meglio della 
favella : fpnta affai , e dopo avere fputato co- 

fuofamente, fta meglio • Quale fia 1' idea, e 
' effenza di quefto male , e quali le di lui ca- 
gioni , in due parole li può dire . Io per me 
credo, che a poco a poco fi fia introdotta un 9 
intemperie fredda ed umida ne,l cervello , e 
particolarmente in quella parte, nella quale fi 
te la funzione della memoria , che è la parte 
posteriore di elfo cervello; e di più credo, che 
fieno un poco offefi, ed inzuppati i nervi dei 
fetthno pari f i qtiali partendoli Ai Ur prin* 

E 4 ci P io 



--»■ 



72 6 © K S U l T' X 

ci pio vanno a congi ungerli coti que' Bariceli * 
che fervono al moto della lingua :. L'Intempe- 
rie però fredda ed umida del cervello non: è 
nuda intemperie , ma benfcì congiunta con u- 
moripituitofì, freddi , .umidi , e ferodi, gene- 
rati e nello flomaco , e nello fteffo- cervello 
per gli errori commeffi nelle sei cqfe nònnam- 
rali , . e rattenuti . nella , fleffa teda , non folo per 
la debolezza di effa , ma ancora perchè da un 
anno in qua la teda non fi è (gravata . Che 
però chi voleffe ridurre quefto Signore allotta* 
to della priftina fanità , farebbe neceffario pre* 
parare , ed evacuare quefti umori , derivargli , e 
avellergli alle parti , alle quali la natura è 
folita di mandargli , correggere V intemperie 
delle parti generanti , e rendere alia tefta Fan* 
tica, e nativa sua temperata Cecità * topi tut* 
ti facili da dirli, ma però non così facili aot> 
tenerli* Non son già imponìbili , anzi io gli 
credo pò (libili (lìmi , mentre elfo voglia fogget» 
tarfi alle leggi de' medicamenti , a* quali $t 
non volefle foggettarfi , io per me crederei , 
che doveffe andar fempré di male in. peggio, e 
che ficcome ora è foiamente offefa la memor 
ria, così per l'avvenire fi potette dubitare t cbe 
rimaneffero offefe le altre due prinqpaliffimt 
funzioni dell'anima, che rifeggono e od me;*- 
zo, e nella parte del cervello anteriore . Te- 
merei ancora, che non fi verificale il prono- 
stico di Rafi , e di Aezio , i quali vollero , che 
T offefa della memoria foffe un preludio deli 9 
Epileffia , e dell 1 A pò pie (Ha , e ciò ancora fò 
mente d' Ipocrate nelle Coache prenozioni • 
Quello che pia importa, l'efperienza quotidia- 
na ce lo fa fpeflb vedere . 

I medicamenti per ordinario fi foglion pi- 

Sliare e dalla Chirurgia , e dalla Farmacia, e 
alla Dieta . Quanto fi appartiene alla Chirur- 
gia y egli è neceffario , che in tutti i modi , e 
Sjuanto prima S. Sig. fi faccia un cauterio. Di* 
put?no gli Autóri se debba farfi o nella nuca , 
9 nel braccio : io per me nel cafo noftro lo fa- 

rei 



M FRANCISCO RÉDf 2 fi 

rei «e! braccio ,• perchè in quefta parte egli 
vi aderirà , che nella nuca, quando anco con- 
venire , non vi aderirebbe. Lo farei nel brac- 
cio deftro ; perchè il finiftro pare a S.Sig. che 
fa il su© piìt debole • Son lodaci i vellicanti 
alle spalle , ma di quefti per ora non ne par- Di qutfi* 
lo ; le coppette , le fregagioni alle medefi- Con/ulto 
me parti, perora saran medicamento più grato* manca la 

miglior 
parte* 

Per una Lue venerea, con Reuma- 

tifino. 






** 



HO letto il dotti (Timo , e prudenti Aimo 
Confuico intorno a' mali , che anno af- 
flitto , e che prefentemente affliggono il Sig. 
N. KL Intorno a quefti mali il mio fentimen- 
to è il feguente; cioè, che faranno di lunga, 
anzi lunghìffima durata ; e perciò fa di me- 
fiiere, che il Sig. N. s'armi con una lungbif- 
lima pazienza , e fofferenza , avvalorandoti , e 
confortandoti con la certezza di dovere a sua 
.tempo guarire.. Io parlo di quefto male per 
l'efperienza , che n' ho in tanti (oggetti, che ho 
medicati, e per l'esperienza altresì, che a mio 
mal grado ne ho avuto in me mede fimo , che 
tre anni sono fui da quello male affalito , ap- 
punto in quefta corrente ftagione , e non po- 
tei liberarmene , se non dopo quafi tre mefi 
di letto* Pure, come piacque al buono Iddio, 
me ne liberai, ed i ri m ed j per liberarmene fu* 
rono pazienza , fofferenza , ilarità cP animo , 
buona converfazione , attinenza totale dal vi- 
no , ferviziali fempliciffimi alternativamente 
fatti un giorno sì, e un giorno nò, buona, e 
parca regola di vivere umettante , e refrigeran- 
te , e ne 9 primi insulti del male reiterate , e 
reiterate emiffioni di sangue, ancorch' io fofli 
pia magro, e piti secco della (letta magrezza , 
e fofli ridotto con la sola , e nuda pelle sa 

l'offa. 



t . 



l 1 offa i é toffi ancora Ltt eti piti avanzata di 
quella del Sig. N. In quefta maniera appoco 
appoco io mi tìduffi in intiera e perfetta sa- 
nità , anzi migliore di quella * che prima io 
tni godeva * né mai mai più ho sentito né pu- 
re un minimo ribrezzo di quel così fiero ma- 
le . Ma che sorte di malattia é ella quella 9 
che travaglia ora il Sig. N. N. ì Conforman- 
domi all'opinione di queir Eccellènti!!". Signor 
Dottore * eh' afflile alla cura , io tengo per fer- 
ino , che qutfto male nòti fia altro , che un 
Reumatismo cagionato non solamente dallo 
Sconcerto i e mala compofiziooe di quei fieri 
isalfì , é mordaci » che ia compagnia del san- 
gue fcò ritmo per li vafi fahguigni j ma anco- 
ra dallo feoncerto > e dalla turbolenta , e ma- 
la compofitione ne'minimi componenti di que- 
gli altri fluidi, che fervono per li Canali bian- 
chi , ò non fanguighi * II dubbio fi é , se oLcre 
quella tutbolenza di fluidi , fi» ancor nafeofa 
nel corpo del Sig* N. N. qualche virulenza 
Gallica* La verità é , per quanto fi feri ve nel 
dottiffimo Consulto , eh egli ha avuti contrai- 
éegrii più che chiari di quefto malore \ ma egli 
è anco vero, che per debellarlo , e vincerlo ha 
tìneffo ia opera molte volte molti reiteraci ri- 
medi proporzionaci * e di fomma virtù ; Onde 
fi potrebbe facilmente credere* che la virulea* 
ta. Gallica foffe veramente eflinta , ma che for- 
se ( ma Uà detto per modo di dubbio ) tota- 
li medicamenti abili a vincere la Lue Gallica, 
II Mal^i** 10 * come talvòlta fogliono fare , con le 
Franztfe ^ 0TÓ colliquazioni , abbiano dico , introdotto 
prende la a far nascere appoco appoco le cagioni delReu- 
forma di watifino* 

tutù quii- Dall' aitila parte il mal.Franzefe é tm Pro- 
fi imali; teo > c ^ e fi mafehera, e fi vede fotto una ci- 
peri talora ?*&* di quaìfifia male, e alle volte, ancorché 
) molto di f-perteìuiw da varj medicamenti potentiflVmt > 
ficile ad nafeonde , e lafcia ne' Corpi qualche picco* 
tjjerecoM-h radice fermentati vk, la quale infenfibilmetf- 
ft'mto ♦ ce gettai ooove occulte radici ; che tempre van- 
' no 



••■. * 



m faAKctscsb keot; * 75 

HO pigliando poflefle , e augumento . . 

Che s' ha egli dunque da fare nel prefente 
-cafo? Dirò liberamente, e cori ifchiettezza (Ta- 
tuino, e quello che dirò, voglio che ftia fot- 
topofto alla prudentiflìma , e oculati ffim a ap- Dmoflra 
attivazione de' Medici di Livorno affittenti J Autore ts 
in primo luogo il Sig.N. laici totalmente l'u- foiha fus 
so del vino ; e di grazia itoti fi tema dello (lo- rijpettofs 
macd , pefchè in così fatte malattie lo ftomaco prudenza* 
riceve danno dal vino, e utile, e ridoro dall' Com'per- 
acqua, e co m' più l'acqua sarà pura e fempli-de age voi- 
ce, tanto meglio sarà, anzi l'acqua di Noce- mente in 
ra per bete a parto, in virtù della miniera bo-un matti- 
lare $ sarà ottima , e fi potrà allargare la mano, no . F* • 

In fecondo luogo mi piacerebbe, che in tut~ trirttf # 
tt le maniere fi venifle di nuovo a cavar san- 
gue dal braccio , e fubito che fi sarà cavato 
fangue , vorrei , che inraàediatamente bevefle 
una buona libbra d* acqua di Nocera , e Un'ora» 
e mezzo dopo tal bevuta definaffe . Non fi te- 
ma del cavar fangue, perchè il Sig.N. ha più 
fangue di quel, che fi crede, ed il suo sangue 
è imbrattati (Timo di fieri analogi adacqua ter* 
te , ed è abbruciatiflftmo * ffp ,. 

In tetfzo luogo , ftimerei opportuno, che per ^ ?^ 
venti giorni almeno il Sig. N. pigliaffe ogni ™F"A 
mattina a ora di Groppo fei once di Siero di v**™* dei 
latte, raddolcito coi* mezV oncia di Giulebto*'**'**/*- 
diTintutà di Viole mammole. E quefto Siero '**<>>»>* '* 
non vorrei, che fofl* depurato, ma foffe fiero dav *t*r** 

Siro, tjile quale suole fcolare da per se fteflò 
l latte quagliata, che comunemente chiamali 
latte rapprefd. 

Mentre il Sig» N. piglierà ùuèfto Suddetto 
Siero di latte , farà di meftiere alternativamen- Siam* 
te, un dì Sì , e un dì no, farfi un ferviziale è molto te* 
Ma il ferviziale fia fatto di brodo puro di car- n uti al 
ne. di zucchero, dihtfifo, e di sale, sema far Kedi y il 
bollire nel brodo quella tanta, e tanta mefco-qualecìb* 
latta di erbe , di anaci , e di altro , che voi- liberati dm 
gannente fuol farfi bollire , con intenzione di tanti fir*- 
rompere i flati , e di fuggire £uei dolore tti^^s^ 

dì 



\ 



76 t o -rf s u t r i 

iugli rìtro-di budella , che fuai dare il ferviziale, 
vati da Ma perchè è neceflario (laccar qualche co fa 
Medici ridalle parti fupériori, perajutare il moto peri- 
molto van- ftaltico dello (lomaco, e delle budella ;. pertan- 
t aggio de- to (limerei neceffario, che alle volte il Sig*N» 

J'JtSpezia- oiglfotte la mattina avanti al Siero , due sole 
i , e gran Iole dramme di Caffia tratta di frefeo , senza 
danno de- la folita giunta de 1 correttivi . Quella Calila 
gli amma-fi potrebbe anco pigliare immediatamente a- 
Uù. vanti definare, ovvero avanti cena, fecondo il 
gufto . 

Da 9 medicamenti a far grand" evacuativi , 
men' atterrei , come cofa,che pub maggiormen- 
te mettere in turbolenza i fluidi del corpo , e* 
sconcertar l'ordine delle loro particelle compo- 
nenti , ed anco cagionare qualche dannofa col- 
liquazione. 

Pattati che faranno i venti giorni dell' ufo 
di quefto fiero fuddetto, e ri pò fato fi il Sig.N. 
qualche giornata, ficonfidererà fé egli ftiame- 
Katurx glio de 9 suoi travagli , o pure da elfi venga tor- 
niorborummentato al solito di prima, 
medicarti- Se egli darà meglio , dovrà lafciare tutto il 
ces.Ipocr. negozio alla natura, che ajutata da un'ottima, 
e continovata regola di vivere , diventerà la 
Di qucfl* padrona del corpo, e facilmente debellerà i re- 
natura Jo- fidui del male. 

no molt\ Quefto male, ch'offende il Sig. N. è di tal 
malori , i natura , che non fi pub vincere con affaiti fu- 
quali fi riofi, e violenti, anziché con quefti maggior* 
vincono mente imperverfa ; ma bi fogna vincerlo con 
colla pia- un lungo , e lento afledio , o più torto eoa 
cevalezza, bloccarlo lordamente da lontano . 
pia che per Se poi il' Sig.N. ne' venti giorni dell'uso del 
via di me- fero , e nelle giornate del ripofo non avrà 
die amenti fatto acqui (lo veruno , in quefto cafo crefeerà 
folenni • notabilmente il fofpetto della Lue Gallica , e 
Di <7«>y>bi fognerà ricorrere; a un efficace aleffifarmaco 
vede qua- di qupfto male . Ma l 1 aleffifarmaco fia di tal 
tofia {alfa natura , chp non abbia punto punto dell' efic- 
V opinione cante, anzi abbia dell' Umettante ; sempre fia 
disdoro* i la regola del mangiare , e del bere • In fomma 

il 



DI FRANCESCO ftEMi J? 

il medicamento operi eoa la fola virtù alerti- quali cre^ 
fermaci. Perchè se voleflìmo nelSig.N. ragio-dw*o,rA**f 
nare di medicamenti, o di vitto eficcante, po~ Afa/ Fru- 
iremmo facilmente cagionare molti danni per zefe cern- 
ii sua vita. venga un. 
Queft' aleffifarmaco dunque fia la fola Salfa- vitto efic- 
pariglia , bollita ordinariamente in acqua pu- e ante . 
ra , e comune , in pentola , aggettandola in La Salfa** 
modo, e ricettandola , che tocchi un'oncia di pariglia t 
elfo Salfapariglia per Groppo , e di quelli firop- urterà ri- 

{i fé né pigli uno la mattina a buon* ora , e medio pel 
'altro di cinque once il giorno fra il deùr 2Lre ? MalFran- 
e la cena . Si mangi mineftra di brodo di car- ze/e , ma 
ne mattina , e fera ; e se mentte la carne boi - neffuno ì 
}e, fi farà bollire con effa qualche porzione di arrivato a 
Salfa tagliata , son di parere , che il medica-faùere con? 
mento fia per effer più efficace , e più fruttuo- ella operi. 
so • Il companatico del definare , e della cena Varie fono ' 
fia carne Uffa , e gualche* poca, di frittura di le opinioni 
granelli , o di fegati di pollo . La fera però ade' Medici: 
cena sarà bene totalmente attenerti dalla zzx^Alcuni vo- 
ne, ed in sua vece pigliare due ova affogate, glionoyckz 
o nel brodo , o nell'acqua r o qualche altra ga- rafeiughi , 
ianteria. altri , che 

La bevanda del definare , e della cena fnfciolga, ed 
una gentile bollitura di Salfapariglia, non già altri, che 
di quella , che ha fervito per fare la bollitura raddolci- 
te firoppi , ma fia Salfa nuova , e non mai fcajnfìi- 
adoperata. E perchè per fare quefte tali bolli- ma ognuno 
ture di Salfa fogliono comunemente i Medici la di/corre 
preparare effa.con lavarla piti volte in vino* modofuo r 
generofo; io nel noftro caso m' atterrei volen- mi lave- 
tieriffimamente da così fatta preparazione. rità'nonfi 

Non fi dubiti del difeccare, e di quefta fiid- /copre. 
detta Salfa , perchè non folamente non difec- Ilkediin 
cherà, ma rettaurerà V umido radicale, e hvk quejio cafo 
mille altri buoni effetti , che foverchiamente non appro- 
lungo farebbe il volergli noverare a quei Pro- vava il la- 
feffori, che fonoMaeltri nell'Arte; e febbene vare la 
fi temè in Livorno , che la Salfapariglia à&Salfap.con 
principio mefcolata colla Cina , potette e fiere Vino gene- 
li qualche pregiudizio ai Sig. N. e perciò fti- rofoj ti che 

ma- 



\ 



7» CtO'irtuLTl 

forfè tncbemuono beve i Medici torli yia dal Stroppo , 
è fuperfiuo non efTenddfene veduto frutto veruna , dico che 
in altre oc-il frutto per ancora è ne' principi della fua 
cafwrii • maturità ♦ 

Terminata che farà la Salfa, credo % che bi- 
fognerà ricorrere all' uso del i,attp , ed allora 
fecondo lo dato del Sig. N. bisognerà penfare, 
quai forte di Latte fia per effer piii a propoG- 
to. Qyeflq è quanto ho potuto fcrivere inefe- 
cuzione de 1 comandi fattimi; e lo fottopongoal 
dotto | e prudemiflimo parere di chi affitte* 



Per un vomito, ed un tumore inveo 
chiato nel ventre inferiore con 
febbre lenta. 






' Illuftriff. Sig. N. N. feOagenaria fon già 
due anni, che continuamente e afflitta da 
un oftinatiffimo vomito, accompagnato da tut- 
ti quegli altri mali , e accidenti , che fon no* 
▼erati nella puntuali/lima Scrittura del dottia- 
mo Sig, Mario Fiorentini , tra 9 quali confiderà- 
biliffimi sono un tumore invecchiato non do- 
DalGr. lente, ancorché molle , nella de (tra parte del 
tfpopi* , ventre inferiore , una piccola febbre di due pe- 
r/o* ma- fi , e una emanazione , che di giorno in gior- 
grezza no va pigliando piede, con timore d' Atrofìa, 
fomma perVarie maniere di medicamenti in divertì tem- 
inancanzapi fono fiate meffe in opere da Uomini dotti, 
di nutrì- e fperimentati , cioè a dire l'acqua del Tet- 
mento ,* tuccio più volte , r acqua della Villa , divede 
Tpow vale fyezie di pillole, e di bevande purganti , il ra- 
nutrimen- barbaro , Taffenzio, T^cciajo, il latte di Afi- 
to , e da nà , il terebinto di Cipro , la polvere specifica 
quella voc*$el Poterlo , V antimonio , il vino medicato , i 
è il noftro brodi alterati, il Si coppo magiftrale delFerne- 

trpnfio , lio , inficine con altre sorte di Stroppi f la poi- 
vere 



hi Francesco rem; 79 

vere di occhi di granchi , la polvere viperina ,?#a2 graffe 
volte razze di ferviziali , di emulfioni , di lat- gonfio* Ci- 
tate , di ol; , di ballami > d* impiaftri f di fo- metro: tpm 
mente , di docce e naturali * e artifiziali , ed il «inonda 
tutto tempre indarno , e senza cpnfeguire la tronfia » 
bramata fallite , Or quali medicamenti potrò cioì gon- 
io proporre? Si pub egli fperare, che quel tu-fia. 
more invecchiato di dodici anni , il quale , a 
mio credere, è la pietra dello fcandalo , e l'o- 
rigine 9 e Iq. sorgente de 9 mali di quella Signo- 
ra , abbia a voler cedere nell'età di feifant'an? 
ni , se non ha ceduto in quella di Quarantot- 
to, o di cinquanta? Si può egli credere , che 
quello ftomaco affaticato da tanti medicamene 
ti, temperato , e aperto da tanti fughi acidi 
Cauli all'acqua forte t che giornalmente lo ir- 
ritano , e io molestano , abbia da racquiftare 
il naturale suo fiato ? Io per me lo vorrei cre- 
dere, ma non poflò indurmi né meno ad im- 
maginacelo . Che fi ha egli da fare ? Parlerò 
con la mia folita , e lincerà libertà ; e tanto 
più, che debbo parlare col Sig. Mario Fioren- Lodi del 
tini, il quale ha verificato il prono (li co dà me Sig. Mar io 
già fatto della sua Perfòna > neLTefler divenuto Fiorentini 
uno de* più dotti, de' più oculati, e de 9 pi il di- Medico 
fcreti Aledici delia no (Ira Italia. Jwcbefe. 

Tra i rimedi piacevoli', gentili , e delicati 9 
ardirei di proporre il feguente , mentre peróne 
avelli l' approvazione , ed il giudiziofo confen- 
so del Sig.Fiorentini f e fperepei , che la Signor* 
ne folle per ricevere un giovamento grandi (Ti- 
mo . Mi piacerebbe , che fi tornafTe all'uso del 
latte di Afina , per molti meli, ma però nell* 
ufo del latte di Afina fi tralafciaffe ogni zitta Dieta lat- 
toni di cibo • In fontina vorrai , che la Sig. tea f delle 
viveiTe di folo solo latte , pigliandone una por- quale fi 
zione la mattina a buon'ora , un'altra nel! ora parla a 
del definare , un' altra nell 9 ora della meren- lungo net 
da , ed un" altra nelT ora della cena • NotìTomoFJi 
mi riftringo a fcrivere quant' once per porzio- quefia OL 
ne se ne dee prendere , perchè ciò apparterrà perà fa 
alla manierofa difcretezza del Sig. Fiorentini , una ttt- 

che ara e di 



uri ihrtsì che sarà preferite , e vedrà giornalmente il bi~ 
piòdijfu- fogno del crefcere , e dello sminuire , e che 
fornente fi confiderei che lo ftomaco della noftra Illu- 
tagiona in ftriff. Sig. non ha bi fogno dì effere foverchia- 
unaScriu mente caricato. Nel tempo del latte mi pia- 
tura e he ne cerebbe di attenermi da qualfivoglia altra be- 
feceilRedivznidi , particolarmente da quella del vino • 
e* prof effo y Che se pure talvolta il giórno, fra giorno, o 
da ftam- la notte inforgeffe la moleftia della sete , lo- 
parfi ora derei V ufo del brodo , o di qualche acqua ac* 
per la pri- concia , come cedrata, forbetto ec. ma foprat- 
ma v$ha tutto la bollitura dell'erba Tè, che nei noftro 
dopo $Con~ caso farà molto profittevole, non fi scordando 
/mi. di far di quando in quando qualche piacevole 
ferviziale. Che è quanto ho potuto brevemen- 
te dire, e fia per non detto, mentre non ven- 
?;a dal Sig. Fiorentini approvato . Io però ne 
parerei tutte quelle utilità , le quali nel no- 
ftro cafo fi pò (Tono f per a re . Piaccia al Signor 
Iddio di confolare quefta Illuftriff. Sig., come 
io defidero, e le auguro • 

Per febbri > flu (fiorii' podagriche , ardo- 
re di ftomaco, e ftitichezza 
di ventre* 



H 



'O letto la Relazione , da dotti Aimo , ed 

efpérimentatiffimo Medico fatta , intorno 

a' mali di Sua Eccellenza il Sig.Prefidente ecc. 
onde , così pregato , non manco di aggiungere 
le feguenti confiderazioni , quali Sottopongo al 
Si adatta giudizio , ec. 

il Redi al-. F TEcceilentiff. Sig.Prefidente d'anni 60. e 
l*fent?za di un temperamento fanguigno fubbiliofo , di 
degli jfvth fegato caldiffimo , di cervello caldo , e umi- 
chtj quali do; ha patito a' tempi addietro fluflìoni falfu- 
vollero^he ginofe alle fpalle , agli occhi , alle fauci . Po- 
ìa natura co fa ha patito di febbri , e di fluflloni poda- 
de nojiri griche, con qualche foliievo allorquando dal 

suo 



Df FRANCESCO REDI. Si 

sto corpo fono ufciti efcrementi biliofi , e me- tempera* 
hncolici , e che la natura ha tramandato fuo- memi ef- 
ra gran copia d' orine grofle , e ledi mento fé . filleffe 
Patifce ancora talvolta di un ardore di ftoma-w*//* quat- 
to moleftiflìmo, il quale, come vien riferito , tre prime 
non vuol cedere se non alla bevanda del vino elementa- 
più generofo . In oltre fi querela il Sig. Pre* ri quali- 
fidente, che il suo corpo non fa giornalraen- tà , cioè/ 
te T ufizio suo , nel mandar fuora le fecce , e caldo , 
che però è neceffitato ricorrere alla frequenza freddo, u+ 
de 1 Clifteri , onde defidera qualche ajuto non mido , e 
volgare o triviale , per mantenerli il corpo lu- /ecco : ma 
bri co. con tutte 

Per quefte fuddette relazioni , crederei che ciò fi fa % 
tutt' i mali di S. Eccell. foflero cagionati da una. che egli 

Ì;randiflìma quantità di minime particelle fui- come gran 
uree, foco fé, falmaftré, mobiliffime, e facili f- Filo/o fé 
fine a metterti in impeto di turgenza , le qua* era £al- 
li particelle fulfuree, foco fé , falmaftré, mobi- tro pare- 
hflìme compongono in gran parte, non fola- re. 
mente il fangue di Sua Ecc. ma ancora tutti Idea del 
gli altri fluidi , che corrono , e ricorrono con male be~ 
perpetuo circolo per li canali del suo corpo • nijfimo 
Non mi eftendo di vantaggio fbpra di ciò, per- concepi- 
chè so che a' dòttiffimi Medici è ben noto ;e^« 
per quello riguardo apporterò qui appreflb al- 
cune cole generali, toccando poi a Sua Eccel- 
lenza , e alla deprezza de 1 fuddetti Medici il 
considerare se fiano applicabili ainoftro cafo. 

Vorrei che il Medico , allorquando medica 
l'Eccellenti Aimo Signor Prefidente, non averte 
mai per primo, e principale suo fcopo il gua- 
rirlo da' mali, che lo molestano , ma bensì il 
confervarlo in vita, per poter porgere a quei 
mali nello fcopo fecondano tutti quei lenitivi, 
che rendono il vivere men travagliofo . Fra 
quelli rimedj loderei molto il folo Cliftere , 
ma fia Cliftere mollitivo femplice, e lenza la 
vana pompa di quei tanti , e tanti ingredien- 
ti mifteriofi, che o per rompere i flati, o per 
fer maggiore evacuazione vi fi fogliono comu- 
nemente aggiugnere . Sia in fomma il Cliftere 
Op M Redi ÌO0.VII. F , com- 



Sa e o tr * v . t t r 

comporto di puro brodo , con la giunta fola- 
mente dello zucchero , e del butirro • Né s' io- 
quieti mai il Sig. Prefidente quando il Ciifte- 
re farà poca operazione , ami allora fi rallegri, 
perchè allora i suoi inteftini rimarranno prò 
- ^ ^ mollificati , meno (munti, e rilecchi, e per con» 
Rimedio feguenza appoco appoco fi ridurranno in grado 
efficace tF dì poter fenza ajuto fgrararfi dalle fecce Tpon- 
tnvenzio- rancamente. A quefto fine ho efperimentato ma- 
ntdiJRe- rafigliofamente utili (Timo in pratica il farfiper 
di. molti giorni continuamente ogni sera un pie- 

Vedi **- coliflimo Cliftere , compofto di fole onc* vj. di 
cara nel brodo , al quale fiano aggiunte ij. o iij. once di 
TemoV. butirro, e non altro . Quefto piccolo fuddetto 
Cliftere fi fuol ritenere lungamente negl' inte- 
ftini, onde ha tempo di mollificare le parie ti, 
di togliere alle fibre componenti la rigidezza, 
e liceità ; ha tempo ancora d' inzuppare , e di 
ammollire le fecce , e così effe fecce fi rendo- 
no più obbedienti , e pia cedenti al moto pe- 
riftaltico de* mede fimi infettiti. 
Speflevol- La ftitichezza <iel ventre i un male, che non 
te fa JW-niol efier vinto con aflalti furiofi, e violenti, 
tichezza ma bensì con un lontano, piacevole, e conti- 
del ventre nuato affedk) : Quindi è che foglio Tempre io- 
fuol ' ere-* dare per la debellazione di quefta malattia quei 
fiere colf rimedj femplici , che nel vitto quotidiano iipi- 
ufode'So-^ gliano, e che ci son fomminiftrati dall'orto, e 
lutivi , i dal tampo . E foglio attenermi , per quanto è 
qualt por- poffibile, da ^ue* gagliardi, e violenti, chedal- 
tano fuori la Farmacia ci sono Jbmroinifttati , i quali vc- 
del Corto ramente operano, e producono i loro effetti , 
anco le ma lafciano poi gì' inteftini itfeccati, onde fem- 
t* rt *P*à pregia crefee, e fi augumenta la ftitichezza j 
liquide. In oltre se operano una volta, o due , o tre, 
cominciano poi a non operar più , concioffia- 
che la natura fi affuefa agli ftimoli di quel me- 
dicamento, e pia non lo cura • Cootuttociò è 
forza, e mera neceflità talvolta avere in pron- 
to qualche medicamento per fervirfene al bifo- 
gno. Fra quefti tali medicamenti io non trovo 
cofa più opportuna per fervixio di Sua EccelL 

che 



DI FRANCESCO REDI. 8$ 

the il lungo « e continuato uso della polpa di Non *p+ 
Caffia, ma fia pura* IfempUce, lenza ilmefco- prova $ 
lamento di quegli ingredienti , e di que* corret- emettivi 

tivi , che fi Jbgiiono comunemente aggiungere dellaCaf- 
alla Caffia, fu* 

Io coftumo felicemente di darne dr, ij, (ole 
per volta* e non più ,, Immediatamente avanti 
il definare. Se la fera avanti cena ella ha mot 
so il corpo, non occorre altro : Se non V ha 
modo, fa di meftiepe< di ripigliale di quovo 
avanti cena due altre dr f s cpsìLayanti defina- 
re , e avanti cena andar continuando ogni gior- 
no quefto innocenti (fimo medicamento fino che Actuft 
il corpo non fi muova 9 perchè quando, con data in 

Juefta continuazione arriva a < muoverli , fuple gjuftamt ] 
ventre* rimaner lubrico per lu/igo tempo f Po- fe a n A 
irebbe 1* spolpa* della Caflia efler accufata da Qa/fig # 
alcuni conw'-fUtnofa, m* che quefta fia un f ac- s m ^ 
cufa ingiufta, fi tónofeerà facilmente dachiqn* V€ ff € f e 
que voglia fedamente confederare non folo la opinioni 
natura di ,efla Caffia , ma altresì, per quanto de* filo* • 
arriva i' Umano intendimento , voglia confida? fifi } Htar<$ 
rare la cagione efficiente de' venti, la qual cat w air 0+ 
gione in gran parte fu nafeofa da Dio ne' te- riginedei 
fori della sua Comma fapien^a, . Se la Caffi* è w ^ ? ^ 
fl a tuo fa , perchè non faranno flatuofi tanti, e qui fi g+ 
tanti altri Elettuarj medicinali , nelle di cui détta b*L 
cotppofizioni entra la Caffia ì Mi fi rifpouderà n e quel 
per avventura , {che quefti tali Elettuarj fono verjo del 
conetti con quantità d'arcuati, e di altre mi- Jfanì, 
fteriofe, e fpeciofe Droghe Indiane, le $uali Chi fei 
rompono , e diffipano i flati • Io per me mi becca in 
fcutirei inclinato a credere, che quelle Droghe, un modo» 
e quelli Aromati fodero quegli, che cagionaf- $ chi net 
fero i flati, e che la Caffia non per altro fotte l'altro» 
flatuófftf se non perchè noi Medici lo affermi a- Dinuefla 
no , e Io credono parimente gli Ammalati, e difingam* 
credendolo , quando anno pigliato la Caffia , m fino J 
d'ogni minimo motivo di flato , che fentono boi- Medici 
lire per gl'interini, ne danno la colpa aliarne- debitori . 
defima Caffia , fenza fapere ,0 voler pigliar fi al Redi* 
pena di penfir pia oltre • Ma fia ia Caffia fla- 

ir 2 tuo- 



*4 CONSULT' t 

tuofa quanto mai efler flatuofa fi pofla ; cte 
gran male pub mai cagionare un poco di ila. 
> to, da una piccola porzioncella di Caffia ri- 

fvegliato nel largo , e capaciffimo canale degl' 
interini ? Confederiamo quante cofe peggior 
della Caffia, e più flatuofe fi mangiano gior- 
nalmente per Foddisfazione del palato , e non fi 
ha timore alcuno . Confederiamo se fia mag- 
giore T utilità , che fi cava dalla Caffia nel te- 
nere il ventre lubrico fenza alterazione vero- 
na, o il danno di qualche poco di flato daef- 
fa Caffia prodotto, che pure da efla non è pro- 
dotto . Per mutai* forma di medicamento, il 
che talvolta è neceffario , quella ifteffa polpa 
Si vede 9 di Caffo è da me fatta accomodare in forma 
€hé il Re- di una Conferva , o confezione con Giulebbo 
ili prati- di fior d* Aranci , ed è cofa grati flima al gotto, 
tav a moU e medicamento proprio da darne , e se ne piglia 
to quel? due cucchiaiate per vòlta. Allo (teffo fine di 
t*) egn*. ^ mantenere il corpo lubrico , loderei che nel 
fin mto ài tempo della Primavera per molti , e molti eior- 
C tifo che ni fi pigliale ogni mattina nello f vegliarti dal 
tn ' medi- fonno la feguente innocentiffima decozione , 
ci indo fi grata al gufto. e non ingrata alla villa, jper- 
/ tee con- che effondo diligentemente manipolata, rafiem- 
é iefcende- bra nel colore, e nella limpidezza ad un Cla- 
n . *l &*~ rett0 ; © quefta così fatta decozione ammolli- 
ufo delP fee il ventre , ma quel che più importa , re- 
jimmala- tunde , e collega le particelle fulfuree , faltna- 
toi e non ftre , e mobiliffitne del fangue , e degli alta 
obbligar- fluidi del noftro corpo , e le addolcile, e le 
lo a #»- tempera, ed è la feguente. 
gozzare In onc. x. in circa d'acqua comune fi faccia 
delle cofe levare un bollore a un gran manipolo di fiori 
flomache- di viole mammole frefche , e ben netti da'lo- 
volj , e ro gambi . Si levi iubito dal fuoco , fi coli , * 
/piacenti; fi fprema forte , e nella colatura fi faccia leva- 
febbene in re di nuovo un bollore a un altro manipolo di 
alcuni ca fi fiori di viole , fi coli di nuovo , e fi forema 
Ineceffa- forte, e once vj. di detta colatura fi raddolcii 
ito fate fcano con onc. j. e mezzo , o ij. di Giulebbo 
diverfa- di tintura di viole mammole » e fi aggiunga 
mente. una 



DI FRANCESCO REM. , 85 

ma mezz' oncia di fugo di limone {premuto . 
Si coli di nuovo, e fi ufi come fi è detto. In 
vece di acqua comune , 2 può fare la fuddetta 
decozione in (ufficiente quantità di brodo di 
carne non fatato. Molte volte è giovévole, e 
particolarmente quando il firoppo violato Co- 
luti vo è fatto di frefco, il pigliarne la matti- 
na nello (vegliarli iij. once, temperato in bro- 
do di pollaftra, o di altra carne , con un po- 
co di fugo di limone • Non rammento le pru- 
gne di Marfilia, le Alfine amofcine, le paffute 
di Coranto, il zibibo, 1* uso delF erbe nelle mi- 
neftre , e il .moderato uso de 9 frutti la State , 

Ìierchè son cofe troppo note , ma da non tra- 
afeiarfi « Non è già da tralafciare lo avverti- 
re, che molte volte il troppo defiderìo anfiofo 
di mantenerli il corpo lubrico , fa empierli lo 
flomaco foverchiamente , e con foverchia fre- 

Juenza di cofe r le quali per altro son pregiu- 
iciali alla fanità, e perciò in quefto bi fogna 
sfuggir fempre il foverchio , e governarfi eoa 
accortezza, e col coafiglio predente dei Medi- 
co, che familiarmente affitte. 
Quanto poi s'appartiene alle fiutoni poda- Tanto ap- 

Ì piche, diro liberamente il mio parere. Si ^- p unt0 d$c9 
egri Sua Eccellenza, quando elle compari feo-^ r p ra 
no tali fluflìoni a 9 piedi, e alle mani, poiché r# t f 
fono un effetto della sua buona natura, e del- * 
la sua buona compleffione , che per ifgravare 
le vifeere interne , e piti nobili , tramandano 
fili eferementi foverchi, e vifeofi alle parti e- 
iterne, e men nobili. La confolazione de^po- 
dagrofi, è la certezza della lunga vita «Pertan- 
to Sua Eccellenza non fi lafci mai perfuadere 
da' ciarlatani , e dalle donnicciole, a farli im- I nudici- 
piaftri, e unzioni a' piedi podagrofi, o per mi- menti lo- 
tigare il dolore, o per ifeacciarne via l'umore cali fon 
concorfovi , perchè tali impiaftri , e unzioni danno/i 
vanno direttamente ad attaccare la vita, fotto alle Got~ 
fpecie di un lufinghevole , e fpeciofo pretefto, te* 

Quanto a quello, che nella Relazione fi di- 
ce, che Sua Eccellenza patifea fovente un ar- 

F 3 dorè 



Ì6 cosMvtrt 

dorè di flomaco moleftiffimo , il quale tum 
Vuol cedere , se non alla bevanda del vino {Adi 
genero fo , io tengo , e credo per fermo , che 
l'ardore dello flomaco in S. Eccellenza non pro- 
venga da altro , che dalla "bile , la quale ver- 
fata nell f in tettino duodeno regurgiti allo fto* 
xnaco ; e quefta bile regurgitata allo flomaco 
Don (blamente lo travaglia per se medefom , 
ma ancóra mefcolata in elfo flomaco con alcu- 
ni fughi acidi dalle piccole glandulette (premu- 
ti, ne nafce per neceflità un bollore calorofo, 
che cagiona quefta mbleftia cf ardore provata da 
Sua Eccellenza* Io non biafimo , a luogo e tem- 
po , r uso di un forfo di vino genero lo , ma 
metto in confìderatione , se fofle opportuno 
alle volte lo innacquare e la bile , e il fogo 
acido dello flomaco con qualche liquore roea 
calorofo del vino, e meno purgante * Ma fia 
come effer fi voglia* io non loderò mai , che 
Sua Eccellenza ufi continuamente vini genero- 
fi i alti i e potenti , e fenza mescolanza di una 
Ufo dal buona quantità d'acqua* Lo fteffo affermo dell 1 
Vino in* acquavite , e del rotoli , e loderb , e commen- 
trodotto da dero fempre i vini piccoli , gentili , e facili i 
Noè . Il pattare, e bene innacquati . Quando gli uomini 
Vtnonuo- bevevano acqua, dicono le facre carte, che vi- 
tt molto vevano lo fpazio di 900. anni , e più ; ma do- 
V fanciul- pò che da Noè fu introdotto i* uso dei vino» 
Infecondo confiderò che mólto fu accorciato il noftro vi- 
il parere vere . 

di Gale* Mi accorgo , che mi son allargato più del 
no^affet- dovere , laonde concludo* che crederei per li 
mHdoy che confervazione della fan ita di Sua Eccellenza » 
iis , qui che fofle per efler molto utile , se ogni anno 
crefcunt, nella Primavera, e nell'Autunno pigliaffe per 
Vinum x. o xij. mattine la feguente bevanda un dì sì, 
adverfa- e un dì nò alternativamente, 
turquam Qt. Sena dr. xij. Crem. di Tartaro onc j. Se- 
maxime, bellini num.xvj. infondi in fuff. quantità d'ac- 
Agl'i aduU^xx* comune per xij. ore alle ceneri calde, in fi- 
*ì fiproi- ne fa levar un bollore, cola, fpremi, eaggiu- 
b'tfct per gni alla colatura* firoppo violato folutivo on e. x, 
altre mire. fugo 



DI FRAKCESCO ItEOT» 87 

fugo di Limone onci;, acqua di fior d'Aranci 
oncj. con chiare d' uovo , quella chiarirci Ci'a/ 
cola per carta fugante , e ferba per pigliarne 
onc. iv. o v. per manina , un dì sì, e un di 
ab, crefcendo, e calando. 

Il giorno, nel quale fi piglierà la bevanda 
fola, fi pigli ancora la fera avanti cena l'in- 
frafcritta • $• Acqua di viole onc. vj. giulebbe 
di tintura di viole onc* j. e m. mifce per ufar 
come è detto . In quei giorni di mezzo, nt 9 
quali non piglia/Te la bevanda folutiva, è «e- 
ceffono pigliar once vj. di buon brodo di carne, 
raddolcito con giulebbo di tintura di viole, o 
di mele appiè. 

U Medico affiliente con fi de ri , se Aia bene 
cavar un poco d\ fangue , o dal braccio , o dal- 
le vene emorroidali con le fangui fughe. Io fa- 
rei inclinato a cavarlo alla Primavera , e, tra- 
lafciarlo air Autunno. 

Terminato il fuddetto medicamene , fi con- 
tinuerà per molti giorni a ufar brodo di cap- 
pone puro, & femplixe. Se Sua Eccellenza farà 
amico de' brodi, ne ritrarrà gran giovamento. 

Quello £ ciò, che per ubbidire a cbi devo, 
ibttopongo al giudizio d'ogni più favio, edot- 
to Affiliente , pregando il Medico de 9 Medici 
per una (alute tanto preziofa, ce 



Per dolori articolari, e nefritici j fluf- 
fioni falfe, debolezza di capo, e 
di ftomaco, con diminuzio- 
ne di udito , ec. 



QUefto IlluftriflT. Sonore , che prefentemen- 
te fi trova nel cinquantefimo anno della 
' sua età , per quanto pollò raccogliere dal- 
la dottiffima , e puntuaiiflinaa Scrittura , tra- 

F 4 fmet 



s 



88 CONSULTI 

fmeflami dal* dotti (Timo Sig. Mario Fiorentini, è 
flato infino a qui fottopofto per intervalli a 
molte, e diverte malattie ,- come farebbe a di- 
re , dolori artritici , dolori nefritici per cagio- 
ne di calcoli , fuppreffìoni di- urine , reumati- 
fmi , raucedini , tofli moiette , febbri con fluf- 
fioni falfe, e con fudori, principi di vertigine» 
debolezza, e gravezza di capo , con faftidj di 
ftomaco, zufolamenti , e mormori nell' orec- 
chio finiftro, con diminuzione notabile di udi- 
to, con univerfale magrezza di tutto il corpo, 
con offervarfi, che altresì la milza , dà alcuni 
mefi in qua , è un poco più gonfietta, e più 
duretta di quello , che comporta la naturale co- 
ftituzione di una milza ; e di piti dal giorno 
venti qua tt refimo di Settembre in qua , dopo 
aver bevuto le Acque della Villa con giova- 
spento , gli è tornata la febbre , la quale non 
è intermittente , ancorché venga a qualche de- 
clinazione, e se ne vegga la remimone mani- 
feftitfima, due, o tre ore avanti il mezzo gior- 
no, con un leggier raffrefeamento delle mani, 
e de 1 piedi . A quefta febbre dall' oculati (Timo 
Sig. Fiorentini è (lato foccorfo fin a qui con 
opportuni rimedj , chirurgici , e farmaceutici , 
e fi continua ancora a foccorrere . Defidera con 
molta ragione quefto IlluilrifTimo Sig. liberarli 
da quelli fuddetti mali , e particolarmente da 
que(te frequenti ' febbri , che con tanta frequen- 
za lo affaltano, e dalla magrezza, edallaqual- 
fifia gonfiezza della milza , e con tanto più di 
anfietà egli ciò brama, quanto che infiniti in- 
finittffimi medicamenti ha medi in opera , da 
Si nove- dieci mefi in qua , fenza frutto veruno . Ed in 
tano già- vero, che i medicamenti fono fiati affaiffiroi , 
zio/amen- imperocché tra effì fi noverano piacevoli folu- 
te i me- rivi di caffia, di firoppo aureo , di manna, in- 
di e amenti fufioni di fena , di rabarbaro , firoppi di cinque 
praticati^ radici, cicoria, comporto di Niccolò, il tarta- 
per isber- ro vitriolato , il sai $ acciajo , il croco di Mar- 
tame Fa- te aperiente, il vino acnajato con diverfema- 
bufo. nicre di brodi medicati, e alterati, con radici, 
Di Niccoli , e con 



DI FRANCESCO REDt^ ,8$ 

è con erbe : fi noverano parimente i medica- che ditti- 
menti diaforetici, i medicamenti addolcitivi Ta- menti jt 
cirimonia, e la mordacità degli umori , i me- chiama di 
dicamentì corroboranti il capo e le vifcere,in- Niàole « 
fieme coir antimonio diaforetico, col carabe ,Crò detto 
coi coralli , col corno di cervo , con la pietra d* quel 
Qezoar . In oltre fi è ufata la polvere viperi- Niccoli ^ 
na, i morfelletti fatti di carne di vipere , un Fa leu cci 
lattuario magiftrale, manipolato con semi fred- Med.antu 
di, con erbe capitali , e con radiche di Chi- co Forniti- 
na, e di piti il magifteto di occhi di granchi, n$,feppel- 
la terra figillata , ed il sai viperino ; infieme lito ntlCU 
con molte, e molte altre forte di conferve , di miterio del 
giulebbi, e di emulfioni ; e quindi il latte di Duomo, c8 
Capra, fenza tralafciare i cauterj, le coppette, I/crkìone f 
e le fregagioni. dilla por- 

Or dunque, che fi ha da fare per fervizio 9 ta ver/o la 
e confolazione di quefto Iiluftriff.Signore ? Di- Canonica* 
rò eoo ogni libertà il mio fentimento , che è 
quello fteffo, al quale parmi,che abbia la mi- 
ra il Sig. Fiorentini. Io tengo per certo , che 
tutti i fopraddetti travagli non fieno cagiona- 
ti da altro , che da'fluidi , che feorrono pel 
corpo di quefto Illuftriflimo Signore , i quali 
fluidi sono di di ver fé nature , e tutti pieni di 
particelle ignee, e tutti facili, e faci li (Timi , • 
più che facilitimi a metterfi in impeto di ef- 
fervefeenza , e di bollore , e particolarmente 
quando fi mefcolano. infieme , al che gli aiu- 
ta ancora il moto , e forfè anco qualche inta- 
satura de'solidi , per li quali elfi nuidi paflano 
nel loro circolare indefeffo, e perpetuo movi- 
mento. Fa dunque di meftiere, per quanto fia 
pofTibile, impedire, o modificare ne'fluidi que- 
lla facilità tanto grande , di metterfi in impe- 
to di effervefeenza . Non difpererei , che ciò fi 
potette , e col tempo , e con la pazienza , e con 
una cieca obbedienza ottenere , e con un mo- 
do di vivere opportuniflìmo , e lunghi Alma- 
mente nfato , ed oflervato . Ma che forse non Siegue con 
è (lato obbediente quefto Iiluftrifl. Sig. mentre molta le- 
ha pigliato tutti i foprammentovati medica- pidezza a 

naen- 



9° COlfStfLTI 

sfatare mentì ? Sì , è dato obbedientiflìmo , ma da qtfc 
Ir abufo ad avanti bi fogna che ufi un' altra . forte di obbe- 
"ìroppe me- àìenz* . Infìno a qui egli è fiato obbedientiC- 
iiearft. fimo in pigliare medicamenti ufeiti dalle fca~ 
Ipocrate tale degli Speziali ,ed inventati dall'arte urna* 
ajjerìfce , na • Da ora innanzi ftimo neceflfarìo neceffa- 
^*A*i\fa~rilfimo , che égli tralafci tutti quefti medica- 
t ut a è me- menti , e ricorra a quegli, che (eitfplicifTimi ci 
Cicatrice sono (omarini Arati dalla natura , vera medica 
de mali . di tutti i mali , e che ne sa molto più di quel- 
Ai w<nu lo, che ne poflpn mai fapere tutte le arti» e 
vwwvt tutte le diligenze de' pi il efperimentati nìanipo- 
nrpoi . latori delle Spezierie , e delle chimiche Fonde- 
Giova ta- rie . Di più se quefto Illuftriff. Signore vuoi 
ima ilfop- godere' lunghezza di vita , fórno neceflfarìo , 
portare pa-che egli fì renda obbediente a credere , che nott 
zjentemen-& pombiie ottenere per via di arte umana, che 
te alcuni egli di quando in quando non abbia a provare 
malori^?- qualche piccola indifpofizionceila , o di ami- 
za curarli tide, o di nefritide e*, ma quefte faranno in— 
perchè con difpofizioncelle , che trattate con piacevolezza, 
ejji fi pube fecondo i dettami della natura, non lomet- 
vi^re/«»-teranno in pericolo della vita < il che feguireb- 
go tempore be se egli da qui avanti volefle eternamente 
Jpejje volte con le violenze delFarte medicinale pretender© 
avviene , di sradicare onninamente tutti quanti i suoi 
che per vo- mali, perchè la violenza di tanti medicamenti 
ler guarir- gii indebolirà fempre più le vifceie, e Tempre 
ne>fimuo-$iìi gli metterà in effervefeenza i fluidi» 
re . Io fo , che parlo troppo libero , e che per con- 

fi***/?* feguenza non farò grato , ma io non ho altra 
libertà di maniera più ficura per ben fervire , e per fervif 
parlare è da dovero quefto IlluftrifL Signore , al quale 
affai lode- chieggio perdono della mia libertà , e lo fup- 
vele ni plico a* voler aver V udito al mio buono, e 
Jtftf/W,r0-riverente defiderio. 

me quella Supporto dunque quefto, che avanti ho ac- 
che giova cennato , il mio penderò farebbe il (eguente , 
molto alla rimettendomi però in tutto , e per tutto • Quao- 
Jfalute de- do arriveranno quefte mìe lettere, o la febbre 
gliuominhR farà totalmente ritirata , ovvero per ancora 
ve ne farà qualche refidoo f Sia quel che eflfer 
fi voglia. Metto in confiderazione alla ocula- 
ti iC 



M FRANCESCO RTOt; |t| 

tlffima prudenza del Sig. Fiorentini , se fbflfe 
per effer cofa opportuna il dare ogni mattina 
a quefto Sig* cinque, o fei once in circa di lie- 
to di Latte depurato , non raddolcito con cofa 
veruna 4 ma puro > e semplice * e depurato , 
senza (ervirfi^ nel depurarlo di altra cofa che Maniera 
delle (empiici chiatte d'uovo ♦ Continuerà per/** ^£"~ 
molti giorni a pigliar il fuddetto fiero * ed ia **»&»*** 
quefto tempo , per mantenere il còrpo difpo- ro. 
fio , e lubrico , non fi varrà di altro che del 
fempliciflìmo elidere fatto un giorno si , ed 
(in giorno nb , ovverò un giorno si , e due 
gtojmi nò . Ufato per molti giorni quefto fie- 
ro depurato , crederei che foffe bene far paflag- 
#o al fiero non depurato , cioè a dire al fie- 
ro , che fcola da per se medefìmo dal Latte 
quagliato . Ed anco quefta forra di fiero non 
vorrei , che fofle mefcolata con cofa veruna , 
che avefle del medicinale , ma fi pi gli affé puro, 
e femplice la mattina a ora di Groppo , dormen- 
dovi fopra una o due ore , non tralafciando 
Tufo de'Ciifteri fopraddetti. Continuato quefta 
seconda forte? di fiero per qualche fettimana * 
vorrei che fi faceffe pofeia paflaggio ad un lun- 

?;o lungo ufo dei Latte d Afina > pigliandolo II Latte ih 
a mattina di .buon'ora, conforme ho detto del^»* A°l 
fiero , é dormendovi fopra « Oh , mi farà det- *B*r molto 
to *, quefto Illuftriffimo Signore volle comin- g**t}k* * 
ciare ne' tempi trafeorfi a prendere il Latte di f ***!*. * 
Capra, e bifognò lafciario ftaie, perchè lo fio- digertrji. 
1 maco non lo voleva . Io credo , che quefta vol- 
ta lo ftomaco non vi repugnerà , effendofi fet- 
to il paffaggio dal fottiliffìmo fiero depurato , 
al- Latte gentiiiffimo di Afina ; E tanto più 
credo , che lo ftomaco non vi repugnerà , se 

Suefto Illuftriffimo Signore vorrà edere obbe* 
iente a credere , che non gii alberelli dello 
Speziale , ma le femplici cole della natura lo 
anno a guarire ; e vorrà altresì credere , che 
egli non ha né poco , né punto lo ftomaco 
freddo , anzi che lo ha ottimo , e vorrà por 
credere ancora , che il Latte di Afina non fa 
mai mai mate a nefluuo di coloro , i quali 

sona 



J 



9* CONSULTI 

fono offervanti nel mangiare , e nel bere ag- 
gi urta ti (Timo, e fecondo che dalla prudenza del 
Medico è (lato prefcritto , e fi mantengono il 
corpo lubrico per via di fempliciftuni Cliiterì 
fatti alternativamente un giorno sì, e yn gior- 
no nò. 
Si oflervi dunque da.quefto IlluftrifTimo Si- 

Snore con ogni puntualità maggiore la regola 
ella vita, e particolarmente intorno al man-» 
giare , ed al bere , Io non ne verrò alle par- 
ticolarità, perchè a lui affifte il dottiflimoSig» 
.Fiorentini. Due fole cofé rammenterò , cioè a 
dire l'attinenza dal vino, e nel tempo del fie- 
ro , e del latte , il non prender la fera altro 
per cena , che un par d' uova , ed una fempli- 
ce mineftra, di qualfifia forta, che più aggra- 
di air infermo . Che è quanto ho faputo , e 
potuto dire con tutto V affetto del cuore , ri* 
mettendolo però ad ogni miglior giudizio , 6 
particolarmente a quello del Sig. Fiorentini « 

Per mia Diarrea. 

GLi Eccellenti (Timi Signori , e prudenti (Ti- 
mi Medici , che affiftono quotidianamen- 
te alla cura delFEminentiflimo , e Reverendi f- 
fimo Signor Cardinale N. N, ferivo no nella 
loro ben diftinta , ed accuratiifima relazione me- 
dicinale , che i lunghi mali di Sua Eminenza 
nello (lato prefente confiftono in una lunga 
Diarrea , la quale infaftidifee cinque , ovvero 
sei volte il giorno ; ma però fenza dolore al- 
cuno, e fenza veruna infiammazione , con con- 
tinua inappetenza , ed agitazioni di ftomaco 9 
e maffime circa Tore del pranzo, con la cor- 
ri fpondenza alcune volte del cuore ideilo per 
la quantità, come etti dicono , e per la gros- 
sezza de 1 flati cagionati , e prodotti dagli acidi 
foverchi , che continuamente fi fogliono tro- 
vare net di lui corpo . Stante quefto , e fuppo- 
fto per veriia , mi fo lecito , e me ne prendo 

1 ar-» 



\ 

' pt FRANCESCO REDT. 95 

l'ardite, di proporre premuro famen te Tufo dell' 
acqua del Tettuccio, col prenderne, se pare?- Acqua del 
se opportuno a* Signori , eh affiftono , coi- pren- Tettuccio 
derne , dico , quattro , o cinque paffate con le giova alla 
solite convenienze, e dovute preparazioni , e Diarrea 9 
dovute regole , potendo queft* acqua del Tet- 
tuccio giovare notabilmente alla Diarrea , ed 
alla generazione de 9 flati; e potrebbe infallibil- 
mente corroborare » e fortificare lo ftomaco , 
e ripulire gl'interini, non trascurando di fare 
del continuo de'Cliftieri manipolati Tempre eoa 
U medefima acqua dei Tettuccio. 

Terminato il medicamento dell' acqua det 
Tettuccio-, mi fentirci inclinato a proporre per 
molte mattine il prendere ogni mattina prima jr gntro : 
di levarli dì letto, un* ora almeno avanti , il l-T a1 ^ 
Caffè fatto in acqua diNocera, o in brodo di £'? ?^ 

Iàccion terraiuolo; brodo, dico, cioè fenza fa- y . ^ 
e, digraffato, e fenza eflere raddolcito né con ™ ^> £ 
zucchero , né con altri firoppi medicinali , né PS* •££ 
con altri giulebbi , che per dilicatezza comu-** t l c m- 
semente vengono a effere adoperati ne 1 brodi. v ** 
Che è quanto poffo con ogni (inceri tà dire , e t* m 
prego umilmente il Signore Iddio , che fia per 
effere di gualche giovamento a Sua Eminenza. 



Per una Caligine di vifta , e princi- 
pio di fuffufiooe, dopo un 9 in- 
fiammazione boccili. 

Supporto vero , quanto nel!' accurata , e di- 
ligente Relazione fta fcritto , non é mara- 
viglia alcuna, che il Signor N.N. dopo effere 
(lato lungamente affalito da una dolorofa * e 
pertinace infiammazione di quella tunica , che 
neir occhio fi chiama adnata , o congiuntiva , 
fi lamenti ora di qualche caligine* della villa, 
e di qualche principio di fuffuiione , mentre che 

per 



y 
$4 c.ayrtitnr^f 

per Io piti fi fa da quell'umore* die aqoeodàf 
Medici è nominato « Non è maraviglia tpari* 
mente , che quella caligine , e fuffufipne per an- 
cora non cedano a 9 medicamenti , imperocché 
T infiammazione della tunica adnata non è via* 
U , e non è doma , anzi contiguamente fi fa 
vedere, ancorché accompagnata da accidenti più 
_ .. miti, e più piacevoli, 

Quac rena, j^ ^ 4^^ neceflario f prima di ogni co* 
«juuntur a ^ tor v j a j e re iiq U ^ ^ quella infiammazio- 
ìn morbis, n ^ ^ p^è altrimenti quelle medicine , che fi 
recidi vas applicheranno all'occhio per portar gtovamen-i 
lacere con ^ a ^ caligine, 4 " ~ ~* " vl 

Bft l' umnre anneri „ w ^ „„„ 

pregiudìzi 

ne 2 e per confeguenza Tempre nuova fktflSone 

fi farà all'occhio; e se fi farà nuova fluffioae* 

Tumore aqueo reitera tempre pia turbata, e la 

ir villa Tempre più caliginofe * e V occhio tuttd 

>* *w* continuamente ifi&ccbico , diventerà iempre 

torneino- ^ l an g M y Qi ^^ pih foggetto ad efferefoffcfo 

*Jnk l* dagli oggetti gagliardi, e ben luminali: E non 

j ##*? fe^bbe anco gran cofa, che la continua , e rei* 

**»* vl J ta 'tenu fluffione all'occhio, oltre all' inroctód*. 

mento dell' umore aqueo , lo f*cefle mgroffare» 

* Quello fo-* crefeere, onde crefeiuto più del dovere, po- 

ran j $ a j;_trebbe poi sforzare , {tendere , e dilatare quel 

Iata^fireJ QV2me ^ c ** e ne " a tunica uvea fi chiama pu~ 

JMneewuPM** la 4"^ dilatata, ammettendo pih lume 

turaìmftc ™ quello che fa di bi fogno , ne feguirebbe for- 

4 propor- &> Ae * a vita darebbe molto meglio Tufizio 

xwnt del suo n ^ Canapo 4el «alar del giorno y che nelle 

OTiigiOT* , ore , nelle quali il Sole con piìt gagliardi* som- 

tm f war /n.miniftra la luce all'aria. / 

me , the ^ er vincere . dunque i' infiammazione dell'oc. 

Jrirw» € ^io , opportuni (Time sono fiate le iterate , e 

reiterate flebotomie: e se continuale la di lei 

orinazione , mi fentirei volentieri inclinato a 

proporre nuovo fangue delle vene emorroidali 

con le mignatte. 

Il divino Ipocrate ci lafciò fcritto negli Afo- 
riiini, che 9 a'J-ippi foptaggiup^e il tlufib dt 

cor- 



M FRANCESCO *EM* 95 

corpo , fuot efler loro £ grandiflima utilità ; 
peiiochè Galeno ebbe a dire , che se quefto fluf- 
so non veniva ipontaneaotente per moto della 
natura, dovea ilMeilico procurarlo con l'arte; 

3uindr avviene, che farei di parere, che nello 
ato prefente quefto Sig» commeiaffe di nuo- 
vo , e quanto prima , ad evacuare il suo cor- 
po , non folo con fejrviziali > ma ancora con 
altri medicamenti divertì , e in varie forme 
prefi per bocca epicratteamente , cioè adire una 
mattina sì, e l'altra nò, e continuale per molti 
giorni , mefcolando fempre con gli evacuanti Actwgi- 
quelle cofe » che da'Medici fono credute appro- mento dot 
viate per, gli occhi, ed in particolare la Ca- Ridi per 
lenduia, i'Eufragia, il Finocchio, nobilitato di no*hnpe*> 
tal facoltà, per quello che di lui dicono %li gnarfi nel- 
Scrittori della naturale fiori a, Jetperazie- 

Evacuato bene, e rievacuato il corpo tutto, ni dubbio* 
dovrebbe neceflariamente cedere , e V infiamma- fi delFer- 
zione , e la cagione ; ma se non cedettero allo- be , ali* 
ra, configlierei in tutte le maniere di venire quali fpef- 
all* uso de" vefeicacori alle {palle, e se dopo fi volte gì* 
quefti pur anco la caligine , e V offufcaxione Scrittori 
continuaffe , crederei , che foflfe peceffario ve» troppo ere- 
nire ali' ufo di un decotto di Cina , e di V\-duli foglio- 
pere, con la giunta di qualche poca di Salfa- no attri- 
parìglia t « di Saflafras , prepacata kcouóobuire molte 
l'Arte con altre erbe , radiche , e femi anpro- virtà , eh* 
priati , con un' efattiflìma dieta , conGfteute realmente 
noa folo nella pare ita del mangiare, e delbe- non bino. 
re, ma nell'attinenza dal vino, ne' tempi con- 
venienti , e nel non commettere errori nelle 
altre cofe da' Medici chiamate non naturali, fa- 
cendo gran capitale de' configli a quefto propo- 
sto, dati da Seneca Ep«93» Non efi quid prò* 
tinus> imbecillam acietn ©V. 

In quefta maniera , e per quefta ftrada mi 
fono trovato infinite volte a guarire infiniti 
di fimi lì mali; ma se quefto piti oftinato degli 
altri non volefle cedere ( il che non credo , ) 
allora bi fognerebbe far della neceffità virtà , 
ei accoowdarfi al Cauterio nella naca , anzi 

piutr 



1 



$6 CONSULTI 

piuttofto ad un laccio , o fetone , che fi chia- 
smi, come quello, che pia prontamente, e con 
maggior vigore potrà fare la fua operazione , 
e sarà neceffario parimente fabbricare un vino 
medicato eoa Eufragia, Finocchio , ec. 

Io non ho fin ad ora parlato de'medicamen* 
ti locali, perchè, fé -=a neceftità non urgeffe, 
me ne atterrei più che foffe poffibile , e se par 
bifognaflfe fervirfene, indugerei Tempre a quel 
tempo , nei quale mi parefle a baftanza ben 
purgato , e ripurgato il corpo, e libero da ogni 
timóre di nuova infiammazione , ed anche al- 
lora mi fervirei fempre . de'più piacevoli; onde 
per tor via le ultime reliquie della caligine, e 
GtMvùyp- fuffufione , fi potrebbe adoprare il zucchero 
#w la f.Suf-Candi impalpabilmente polverizzato , e foffia- 
fafio. to a digiuno nell'occhio; ficcome ancora l'of- 
Candi lo so di Séppia 5 le fornente fatte con radice di 
fttffoy i£* Centauro, maggiore , di foglie di Chelidonia , 
Candito . di Lino , di Peucedano, di Ruta, e di fimiii, 
son giovevoli. Giovevoli fono altresì tutte le 
maniere di fieli , o foli , o mefcolati in for- 
ma di Collirj umidi • Io foglio fervimù della 
feguente polvere. 

$. Zucchero Candi onc.j. Trochifci viperi- 
ni fcr* j. Fiele di Gallo fecco gr.vj. fi polve- 
rizzi il tutto impalpabilmente , e fi foffi neU* 
occhio . 

Ne 9 Libri degli Arabi, molti Sieffi fi trova*, 
co opportuniffimi , ficcome in que* de 1 Greci 
molti Collirj , e umidi, e fecchi , i quali vo- 
gliono fempre edere adoprati con molta cau- 
tela. 



Per una Gentildonna Aerile '. 

* 

VeàtWNo. ~ 

tomi a di A Cciocchè fi pollano rinvenir bene quelle 
Filippo -fJL cagioni , le quali eono fiate valevoli , fi* 
Vtrbeyen no al preftnte giorno , di rendere iterile i' Il- 
io- 



tuftriffima Signora N. N. nell' età sua di 23.nelL2.uvi 
anni , e fpofata ad un marito giovane , e la- egli tratta » 
ito, fa dì meftiere fupporre, o f tabi lire in $n- diffufamZ» 
ma, in che maniera fi conduca, e fi faccia la** di ^ tal 
generazione umana negli uteri delle Donne, materia . 

A Quello fine allontanandomi io totalmen- Opinion* 
Ce dalle opinioni degli antichi, ed allontana- piò veri/i* 
domi in parte dalle opinioni di alcuni Scrit- miU ili** 
tori moderni, son di parere , che ficcarne tue- /irata pan 
te le piante , tutti 'gli animali irragionevoli % fa dalSig* 
terreftri , aerei , e aquatici son prodotti dall' Antonia 
uovo, così ancora dafrtwwf d/sno prodotti gli Vallìfnio- 
uomini ; E tengo per fermo ,\ che la femmina ri % nella 
in quefV uovo fomminiftri tuttet quanta la ma- fu a mara- 
tona nò ce (Tari a alla generazione, e che il ma- viglio/a U 
fehio non ci contribuita altra €pl suo feme ^fiorìa In- 
che alcune aure , o (piriti purHfimi , i quali torno alta 
aano portanza di fecondare , o per così dire , generazso- 
di gallare \* uova delle donne , io quella ma- ne del? 
riera appunto, che i galli nel coito reudwQ Uomo , e on 
feconde, e gallate le uova delie galline, un trattato 

Quelle uova delle donne non fi formano net fine 
fteil utero , ma fi formano , e fi con fervano della St*~ 
nelle proprie , e determinate ovaje , le quali rilità>e de 9 
ovaje non fono altro, che quelle ftefl$ parti ,fuoi rime* 
le qoali dagli antichi notomifti fu creduto y di* 
cfce foffero i tefticoli femminili, llGioma- 

Congiugnendofi dunque infieme il mafehio , le de] Leu 
e la femmina nel coito, pafla il fero* del ma- temi d J I- 
fchio ad imbrattarne le pareti uterine àell* fattane fa 
femmina , e da quefto imbrattamento fi folle- menzione' 
va un' aura feminale , o uno fpirito feconda- nel Tu- 
tore , il quale penetrando per li canali delle alP Ani- 
tube falloppiane , trapaffa air ovaia, e quivi fé- col. <j. 
conia, e galla un uovo, e talvolta più (funai Spinto fe- 
L'uovo fecondato, e gallato fi (lacca dall' ovaja, condator* 
ed entrando pofeia per quel forame , che è nell' delF Uomo 
eftremità più larga (felle tubò falloppiane , (pit{- come vene- 
to dal moto penftaltico di effe tube, sa nccz-triafarela. 
la giù pel loro canale , ed entra nella cavità concezione. 
dell'utero, e quivi non fubito fi attacca, ma Che l'uovo 
feiolto , e libera da ogni attaccamento .per lì- fecondato 
OpM Redi Tom.VlU G emifeeda noU 



9* e d m; * v L t- t 

frinite ftl-cum pochi giorni , alla foggia de 9 femi conv 

Uppiane* mefiì alla terra, s'imbeve, e s' inzuppa di quel 

0cn v ì liquore , che la natura a tal effetto in quel tera-. 

alcun dub.-po tramanda al fondo deli 9 utero . Da ,talp io». 

bÌ9 y per- zuppamente) crefeendo l'uovo, fi comincia neli' 

chi ine/- interna sua cavità a'forjnare il 1 fanciullo ,quin- 

fi talora di a poco a poco sul guicio , o sul panno efter- 

F hanno no di eflb uovo nafee , e crefee una certa fu- 

trovato i danza folida , che dagli Anatomici è chiamata 

Hot orni (ìi la Placenta > dalla qual placenta . diramandoli 

moderni, infinite ramificaziQpi di vali , quelle ramifica* 

Che co/a zioni s' inferifeon^ netta fuftanta ideile pareti 

fià laPla- dell' utero , come /fanno appunto le radici dell' 

tenta Ute- erbe , e degli alberi nella terra , e così l'uovo 

fina* rimane attaccato J ali' utero, e quivi fi trova, 

fino a tanto, cjie venga il tempo della sua ma* 

turità, cioè a «Rre dell' effere partorito» 

Supporto tutto cicv per vero , conviene adet 
fe confidente , quali pollano effere gì' impedi- 
menti di quello maraviglio fo lavoro della na- 
tura , desinato alla confervazione del genere 
umano . In primo luogo fi può dare il cafo , 
che per mala fanità del mafehio , il di lui Te- 
me fia privo di quegli (piriti vivi , brillanti, 
Varie ea- e fecondi neceffarj a gallare le uova • Può an- 
èìwì del- cora effere , che il di lui feme fia dotato de' 
la Steri* fuddetti fpiriti, ma che effi refi ino. ammortiti # 
litì y e tut- inutili , ed invalidi per la corruttela de' fermen- 
ta ienijfi- ti rattenuti nell'utero, e nelle tube falloppiane 
àtoimma- n cl paffaegio, che per quelle tube fanno per ar- 
ginate. rivare alle ovaie, o tefticoii fenirainiii m Può 
anch' effere , come alcune . volte , ancorché rade, 
fi è offervato dagli Anatomici, che le tube fal- 
loppiane non abbiano apertura , o forame in 
quella parte, con la quale fi avvicinano a'tefti- 
coli , e per confeguenza l' uova fiaccate dall' 
ovaja non poffano entrarvi y né calare all' ute- 
ro, ed in quefto caio avviene una perpetua , 
ed irrimediabile fterilità « Ma se pur. anco fia 
aperto il fuddetto forame , può nulladimeno 
avvenire la fierilità per cagione di eflb forame 
tenuto .dritto , raggrinzito, premuto , e ferra- 
li 



M FRANCESCO HEM^ gf 

to dalla foverchia pienezza de* rami delle arte- 
rie, e delie vene preparanti, e delle ipogaftri- 
che, i quali femi fcorrono fopra le tube fal- 
loppiane , ed intorno alle loro fimbrie , ed al- 
le loro aperture, o forami; le quali aperture, 
o forami poffono altresì forzatamente effer te- 
nute ftrette, ferrate, e comprefle dalla pingue- 
dine delle vifcere, o delle parti adiacenti. 

Può parimente avvenire, che 1' uovo fecon- 
dato , e gallato entri per 1* apertura delle tube 
nel loro canale, per £affarfene all'utero , ma 
quivi trovi tante muctffkà racchiufe ,„vifcofe . 
e corrotte , che non folo ne refli impedito il 
di lui paffaggio, ma che ancora lo fteffouovo, 
quali per un contagio , ne rimanga guado, e 
corrotto. In oltre può avvenire , che l'uovo 
«tri fenza impedimento nelle tube , e facil- 
mente cali neìr utero, ma quivi per la fover- 
chia umidità, e lubricità dell'utero non pofla ^ 
tòttenerfi , anzi se ne efea quafi fubito fuori di 
effo , o se pure qualche poco di tempo vi fi 
rattenga , non pofla pigliarvi aumento , né poffa 
appiccarvi, anzi vi fi corrompa, e vi fi gua- 
iti ^ per cagione de' cattivi fermenti ftagnanti 
neir utero, ed in alcuni de' suoi vali fanguigni, 
e linfatici; i quali cattivi fermenti none/Tendo 
flati fufficientemente efpurgati per le vie de' 
meftrui, quanto più (lagnano, e dimorano rac*. 
chiufi , tanto più fi rendono inabili a ibmmi- 
niftrare all' uovo una dolce , e lodevole mate- 
ria, tiecelfaria al di lui accrefeimento , anzi fi 
itndono abiliffimi alia di lui corruttela. 

Molte altre cagioni della fterilità fi poti*- 
bpno noverare , ma le tralafcio , non creden- 
dole opportune ora al mio propofito , ed al 
càfp prefente ; per poter confiderai quali del- 
le lòprammentovate fieno quelle , che abbiano 
fùan tenuta Aerile quefta\Uluftriffima Signora. 
« Io per me vado Credendo, o conjetturando , 
che il fuo Coftforte non abbia colpa alcuna in 
quella fterilità , ma che il tutto avvenga per 
colpa dell'utero della Signora, il quale imbrat- 
tato difenneati cattivi, e viziofi> pojlono que- 

G 2 ili 



f" 



I 



I0O CONSUETI 

fli non (blamente ammortire l'aure feminali, 
e feconde del feme virile , ma poffono ancora 
fcmminiftrare all' uovo, calato nell' utero un cat- 
tivo liquore inabile al di lui crefcimento , ed 
al di lui attaccamento , pnde rimanga guado, 
e corrotto, e per la lubricità dello fteffo utero, 
Be' primi giorni fpintp fupri di eflb , fenza che 
la Signora se ne po(fa accorgere per la di luì 
piccolezza; e può anco efiere, che la pienezza 
de' vafi fanguigni uterini, e la pinguedine del- 
le parti adjacenti cooperi ancora, qualche cola 
f>er impedire , che V uovo npn entri nelle tube 
alloppiane • * * 

I motivi delle jnie eojijettiire (pno ricavati 
dalla puntuali (Tima , ed efattìffima relazione del 
dotti (Timo Signor Fiorentini , nella quale io leg- 
;o , che le meftruaii purgazioni di quefta Illu- 
di (lima Signora fpefle volte npn vengono or- 
dinate , e ne 1 giorni convenienti , e quando com- 
pari Tconq, appari fcp no di color roffo dilavato, 
e di fuftanza yifeida, e talvolta fono Hate ac- 
cpmpagnate da dplori nel ventre inferiore , e 
particolarmente verfo la regione dell'utero., e 
di più una'vQlta, per quattro meli interi non 
comparvero , ed eira fonp già più di cinque me- 
li, che fono affatto (lagnate. 

La cagione di quello ftagn amento ,io U attri* 

huifeo in parte non foìamente a difetto di quella 

fermentazione ijni verfale , che fi fa pgni mefe iti 

. tutta la malfa fanguìgna de 9 corpi delle donne 

giovani, mediante la quale fermentazione alte* 

rati i minimi componenti del fangue fiirqolano, 

e neceflìtano la natura ad evacuare una parte di 

e(To fangue per quei canali , che metton capo nell* 

qterp , e nella vagina jleU'uterQ : Ma T attribuifeo 

anepra alle oiiruzioni de* vafì dell' uterp , le quali 

Anche il oiiruzioni fono cagionate da quella gruma , che 

fangue , il fangue nel suo fluflp, e refluffp circolare hfi 

/correndo potuto appoco appoco lafciar attaccata alle pa- 

pe % suoi e a- ritti interne de 1 vafi peli' utero , in alcuni àé 

nati può quali vafi per qqefta cagione fi poflono effere 

lafciarvi formati alcuni polipi , che pnaggiQrmènte fer- 

dellagru- ranq , ed oftruifconp : Onde ^ìpu £ maraviglia, 

ma Je la ihe 



©1 MAWCESCÓ REM; 101 

ttie per la introdotta non nativa anguftia it* flejfa acf. 
vafi , fia fiata alle volte quella Signora nel chiara fa 
tempo delle meftruali evacuazioni aflalita da in progref- 
dolori nel ventre inferiore , e nplla regione fo le fue 
dell'utero ; E non è maraviglia parimente, se depoftzio- 
U fangue, non avendo l'efito libero per le ftra- ni , drit- 
te convenienti dell'utero, faccia forza ne' vafi vando ta- 
della teda, e gli difenda, e gli punga, e ca- lora a 
l'ioni il dolore di efla tefta „ jÈ se quefti tutti chiuderti 
luddetti accidenti del Fluffo delle purghe , e luoghi , 
della loro ritenzione, e della loro varietà, non per dove* 
fono ordinatamente continui, ma regolati dal- pajfa. 
Fincoftanza, ciò avviene, perchè 1' univerfale 
fermentazione meftruale della ma fifa fatiguigna 
non ha ogni mefe .per diverte cagioni il me- 
defimo , ed uguale momento d'impeto, e d'agi- 
tazione, e le angurie, ed oftruziomdeVafinott 
fono Tempre ogni mese ugualmente le medefime, 
e ne' medefimi luoghi, a cagione del fluffo, e 
refluito circolare, che talvolta può togliere, o 
fminuire, e talvolta può augumentare , e ren- 
dere più oftinatà la fuflìdenza, e l'oftruzione. 
Se tutte quefte cofe son vere , a volere che 
quefta Illuftriffima Signora cominci ad efferè 
feconda, fa di meftiere procurare nònfolamen- 
te di render piti forte il momento , e V energia 
della fermentazione meftruale , . ma altresì "ài 
tor vi» le oftruzioni di quei vafi fanguigni , 
che metton capo nell' utero , e nella vagina 
deli* utero ; perchè , $e fi otterrà quefto , fi e- 
fpurgheranno ogni mefe gli umori fermentati 
viziofi, l'utero rimarrà sano e senza lubricità, 
e cq$ì l'uovo calato dall'ovaia nell' utero , po- 
trà nella cavità uterina ricevere un alimento 
lodevole , e buono , potrà attaccarli alle pare- 
ti di efla cavità uterina , e così attaccato po- 
trà feliaemente effer covato, crefeiuto , e Ca- 
gionato fino al debito tempo de' nove mefi . 

L'ottenere tutti quefti feopi non l'ho per 
ìmpoffibite , anzi l'ho per potàbili (fimo , giàc-» 
che quefta Illuftriffima Signora è giovane j per 
altro fana , e ben conformata • 

G 3 Per 



«02 COLMITI 

Per. venir dunque air uso de* medicamenti . 
filmerei neceffario , che nel primo principio dei 
mefe di Settembre , se la ftagione non troppo 
calda lo comportane , la Signora cominciaffe a' 
medicarli. E. perchè è conveniente trattarla eoa 
Ogni delicatezza poflibile, mi piacerebbe mol- 
to , che , tralasciate le foli te purghe , e ripur- 
ghe di firoppi , fi cominciale coli' uso del feguen* 
te vino medicato , pigliandone intorno alle 
quattr 1 once, o o uà ttr' once e mezzo per mattina, 
ogni mattina nell'ora dello (vegliarli, crescen- 
do , e minuendo la dofe , fecondo che parrà 
opportuno al Signor Fiorentini, che a (Me. 

ft. Sena di Levante ben netta da' furti onci;. 
Semi di Cartamo acciaccato , Cremor di Tar- 
taro criftall. ana onc. j. Radiche di Cicoria, e 
di Appio fecche ana dr. iij. Mirra polverizzata dr, 
ij.Macisdr.j. foglie di Artemifia fecche pugil.j. 
Infondi in onc. xxxv). dì vino bianco gentile, e 
tieni in di gè fi ione in luogo caldo per tre giorni, 
e tre notti invafo beni (Timo turato, agitando di 
quando in quando ; In fine apri il vafo , e ag- 

Sjiugni Giulebbo aureo onc. vii;. Riferra il va- 
o, e lafcia ilare in digeftione per ventiquattro 
ore : cola per iftamigna , e la colatura fubito 
fi ricoli di nuovo per Scarta fugante, e fi serbi 
per l'uso detto di fopra : facendo la compofi- 
ìione, quante volte tara di bifogno. 

Quello vino mi piacerebbe , che la Signora 
lo continuale per dodici giorni almeno . 

Quando ne avrà pigliato sei o sette giorni, 
vorrei, che fi cavalle il sangue dalle vene de* 
piedi in quantità conveniente , ed in quello» 
giorno fi afteneffe dal vino . E non odante > 
che quello vino muova il corpo , nulladimeno 
è neceffario farli ogni quattro giorni un fervi* 
ziale, per cavar fuora degl'interini quelle ma- 
terie più grotte, che faranno (late fiaccate dal 
medicamento • Nel. tempo pure , che piglia 
quefio vino, vorrei che ogni giorno , due ore 
avanti cena , la Signora bevelTe tre once d'infufio- 
dt M di Tè, accomodata nella feguente maniera* 

Si 



m 



Si faccia bollire dell' acqua comune , e quan- 
do bolle forte, se ne metta otto once in vafo 
ò d'argento, o di terra bene invetriato, e Cu- 
bito vi fi infondano due dramme di erba Tè ; 
Si fèrri òttimamente il vafo , e fi rinvolti in 
un panno lano, per lo fpazio di un'ora» dipoi 
fi coli l'infufione, e fi raddolcì fca coft un po- 
co di zuccheri» a fegno di grata dolcezza , e fi 
ferbi per l'uso. 

Terminati i giorni del vino medicato * ftU 
merei opportuno di nuovo ricorrere all'Acqua 
del Tettucio almeno per quattro o per cinque 
pafiate, con quefta condizione , che nei tempo 
dell'Acqua la Signora pigliale ogni giorno , 
sei ore dopo il definire , sei once d'infufione * 

del Tè preparate nella fuddetta maniera. 

Ri purgati bene gli e (creme n ti del corpo co* 
preaccennati medicamenti , mi piacerebbe mol- 
to, che la Signora ufafle per lunghezza di tem- 
po il fégutnte magrftero di Marte. 

J£. Sugo di pere chiarificato lib. xij. sugo di Quello 
Àrtemifia chiarificato lib. iij. vi fi faccia bolli- con/ulto 
re dentro oncy xvii j. di Fratti di Sebeftén fino pare fatto 
alia loro cottura . Allora fi coli , fi fprema for- dal Redi 
te, e la efpreffìone fi metta in orinale di vétro, '* tempo 
aggiuntovi lib. ij. di limatura di acciajo. Siser- di fua 
ri l'orinale coi suo cappèllo cieco, e fi tenga gievemk 
per sei giórni alle ceneri calde , agitando di per U 

Juando in quando /con meftola di legno , in quantità 
ne fi coli per manica d'Ippocrate, e la cola-de J rimedi, 
tura fi metta in vaso di terra alle ceneri cai- che ardi- 
te a sfumare, fino a tantq, che venga a $g- najqua- 
gia di una sana . £ fi serbi per pigliarne ogni li quanto 
mattina due dramme dì dolute in once tre di pia in- 
brodo di pollafiro , o di piccione non molto vecchi ava 
cotto , o in acqua di Àrtemifia . tanto pia 

Pigliato, che la Signora avrà la mattina il cauti fimo 
fuddetto brodo, vorrei, che proccuraffe didor- era nelf 
mire (opra uri' ora , o almeno fteffe nel letto ; orAinar- 
pofeia fi levafle, ed andafle a fare efercizio al gli* 
meno meno per un'ora, e che quefio efercizio 
Io mteraffe il giorno paffeggmuto per cafa , o 

G 4 trat# 



/" 



104 £ O tt $ U X T * 

trattenendofi a giocare al trucco , o;ai volap-» 
te, o andando fuori di cafa a pigliar aria». la 
fomma •proccuri la Signora non folamente , nei 
tempo di quefto medicamento , ma ancora il 
ogni altro tempo , di fuggire , come pefte , la 
vita /edentaria, e ozio fa. 

Nei tempo di quefto medicamento beva Tem- 
pre a tutto parto il vino acciaiato ^ ma però in- 
nacquato , fecondo il folito cQftwme della Si* 
gnora, e tal vino acciaiato lo continui un ag- 
no intero. £ se tal vino fotte un Claretto di 
Francia, non fumofo, non dolce ^ io ftimerei 
{borniamente giovevole . Nel fudcjetto tempo , 
ogni otto , o dieci giorni > pigli un piacevole 
medicamento leniente ,- o per lo meno di quan- 
do io quando fi faccia qualche ferviziale. 

Della regola della vita non ne parlo , ri- 
mettendomene in tutto , e per tutto al Signor 
Fiorentini, al di cui prudenti (Timo giudizio, e 
vivaciffimo ingegno fottopongo quanto da me 
è flato detto • Piaccia al Signóre Iddio , che il 
tutto (la a sua gloria , ed a confojazione dell 1 
IHuftriflìma Cala Gigli . 



Per un Ipocondriaco con iftitichezza, 
e fcarica di urina pungente, e 

dolorofa . 

L' Moria de' mali faftidiofiflutiij e penofifli- 
mi dell' Eminentiflitno Signor Cardinale 
N. N. infieme con le cagioni vere, e reali di 
eiTi malori , è fiata dotùfTimamente , e giudi- 
ziofiffimamente deferitta dalla fomma prudenza 
del Signor Ti buri io Longo, Medico della Ca- 
mera di Sua Eminenza. Alle opinioni di elfo 
Sig. Tiburxio io in tutto, e per tutto mi fot- 
toferivo, e con le di lui direzioni dico, che da 
quei favj uomini , i quali affiftono alla, cura > 
non fi dee proccurare altro , che mantenere pia- 
cevo- 



DI FRANCESCO KEDf? 16$ 

cevóliftìmamente lubrico il ventre inferiore , e 
con ogni gentilezza temperare, modificare ? ad- 
dolcire, innacquare le particelle fai ine , nitro* 
se , vitriolate , fulfuree , acri , mordaci , che fi 
trovano in tutte quante le forte di fluidi, che 
corrono, e ricorrono per li canali e grandi, e 
minutiflimi del corpo di queii* Eminentiff. SU 
gnore T imperocché con l' innacquamento > e ad- 
dolcimento di quelli tali fluidi, fi faranno le 
urine più piacevoli, menofalate, e per confe- 
guenza meno Caftidiofe , meno pungenti , me- 
no irritanti, ec. Lodo adunque, che venutala 
piacevolezza della Primavera , fi cominci il me» 
dicamento, e nel medicamento , per quanto ap- 
partiene alla Chirurgia, fecondo le intenzioni 
del Signor Longo , fi aprano le vene emorroi- 
dali con le fanguifughe , e fi cavi una conve» 
niente quantità di sangue, e fubito fubito che 
farà cavata , immediatamente fi dia a bere a 
Sua Eminenza otto, o dieci once di Acqua di 
viole ftiliata a bagno, pura pura , e femplice 
fenza raddolcirla con cofa veruna , acciocché 
quella fubentri a tempo opportuno ne' canali 
de' fluidi , e innacqui , e temperi , e addolcila 
elfi fluidi . 

Quanto alla Farmacia , concórro pienamente 
lol Signor Longo , che in tutto , e per tutto 
fi traiafcino , e fi sfuggano tutti tutti tutti quan<- 
ti i diuretici, perchè quefti fono una pefte,ed 
un veleno per Sua Eminenza, e con tanta vo- 
lontà lodo , e* commendo , che fi sfuggano i 
diuretici , che infino ardirei di non commenda- 
re Fuso della Terebentina mefcolattà cOnlefpe- 
zie diDiagrante freddo, e con trocifci del Gor- 
donió, e non vorrei fidarmene né poco , né 
punto ; ed in fomma celebro queflo pen fiero 
dell'attenerli da ógni razza di diuretici, i qua- 
li sono la pietra dello fcandalo in così fatte 
malattie . Per mantenere il ventre lubrico , mi- 
gliore di ogni altra cofa lodo il Stroppo vio- 
lato folutivo prò porto prudentiffimamente dal 
Sig, Tiburzio , ttytti gli altri medicamenti gli 

Eo 



tù6> C » :* # ti X T f 

Molti me- ho per fofpetti sospetti ffimi , «perchè nonfeft» 
d'tc amenti pre, uè giornalmente fi può pigliare ilSiroppo 
per lun~ violalo , solutivo , ed egli ancora quando inveo- 
ghezza di chi a diventa pigro , e qnafi inabile all'operare» 
tempo per- perciò oltre il Siroppo violato folutivo suddet- 
to rfe/Zato,, io mi (Servirei de semplici semplici Armi X3h- 
virtà loro, fieri frequentiffimamente adoperati , non com* 
fi per Pai- polli di afetro , che di acqua pura fempHce , e 
unzioni, comune , raddolcita con zucchero bianco , eoa 
$heinqut-\i giunta di un poco di Olio comune , o di 
gli facce- mandorle dolci , o di butiro « E se noi alai 
donoy e sì Medici voi e (Timo fare un poco di ciurmerla» 
forfè per- in vece di Acqua comune , potremmo ufaft 
thìsvapo- Acqua di viole , o Acqua di orzo* o brodo di 
radi e jji lacinie senza sale. Mi piacerebbe però aver iem- 
parte pia pre quella avvertenza , che quando Sua Emi* 
fpititojay e nenza avrà avuto bifogno di fervi r fi delSirop- 
fottiUy ow pò violato solutivo, che due ore, o tre dopo 
conftjlela averlo pigliato, beva una buona giara , ovve- 
virtà ;ondero due di Acqua pura, o di Acqua di orzo,o 
fa £ uopo di Acqua di viole , o di brodo lungo , o puro, 
cheeliSpe-o raddolcito con un 9 oncia di Giulebbo di tin- 
TÀaii ne tura di viole . Ed una tal cola limile dica» 
rinnuovino quando Sua Eminenza avrà pigliato il Clifte* 
finente la re , imperocché quando avrà o finito di render* 
compofi. lo, o quafi finito di renderlo, vorrei, che Sua 
zienc. Eminenza , Cubito bevefle una giara o di acca** 
odi brodo lungo, come ho detto di sopra. Tut- 
ti i medicamenti folutivi , che cavan fuor del 
corpo i fieri, faran fempre nocivi, perchè, ret- 
inato il fluido , le parti fatine , che rimangono 
negli altri fluidi non evacuati , fi rendono ptò 
acute , più falmaftre , e pia liflìviali. Per flit* 
dicamenti alteranti, non mi servirei di altra* 
che del brodo fenza sale , nel quale non farti 
bollire altro, che fiori di viole mainmole, fi- 
no che se ne trovaffero, e poi di mano iti ma* 
no , o della, lattuga , o di fiori di horragto** 
o del fonco > o della buglofla , o delle mtlt 
appiè a suo tempo, o delle pere, ti altre fimi- 
Nelh lì frutte f conforme è flato penfiero del Sig. 
tmnpcftzi^longo t e m servirei fcmpt* di una sola cofa 
• ptr 



DI FRANCESCO REM. IO7 

rr non far di quelle mefcolanze , cpn le qua- tir J/ m#- 
alle volte noi altri Medici me facciamo re- dicamihti, 
sultare uà tertium quid , che non (fi a noftro le piò voi- 
t>ropofito, né a proposto del male , oltre chete avviene, 
la bevanda fi rende più naufeofa . È per rad- cheunim 
dolcire quello così fatto brodo -, mi fervirei gredionta 
sempre dei prò porto Giulebbo d[ tintura di -vio- guafla' 
le , a in sua mancanza , del Giulebbo di mele V altro f 
appiè, fattq senza fuoco • porquefla 

V ufo del Latte a fini no , che per quarantatre regie** 
giorni contihui vien propofto dal Signor Lon- il noftro 
go , è da me tanto volentieri applaudito 9 che Ridi Jole** 
vorrei, che ilSig.Longo lo avelie prò pò fio ai- va lodar* 
meno per quattro mefi continui . Anzi loderei, affai lo 
che dopo aver pigliato quaranta giorni di Lat- cofe firn- 
te ogni mattina, loderei , dico , che la fera Sua pìiei , e 
Eminenza lafciaffe la cena , ed ih' vece della naturai). 
cena pigli a (Te una buona bevuta di Latte di 
Afina, e quefta foflfe la sua cena, e dietro al 
latte bevefle una giaretta di tre once di qual- 
che acqua pura , o acconcia , come cedrata, ec 
e subito lì mette/Te a dormire : £ fé lai notte 
fi svegli affé, eaveffe sete, bevefle un'altra gia- 
retta di acqua, e non pati (Te mai mai mai Ci- 
te, e non averte paura né poca, né punto dell? 
umido, che prenderà. 

Il Latte, né quello della mattina, né quel- 
lo della fera, non vorrei, che fi melcolaffe con 
cofa veruna . La natora gode della /implicita 
delle cofe . Al più al più vi li pub mescolare 
m poto poco di zucchero , o un poco di Giu- 
lebbo di tintura di viole. Non vi aggiugnerei 
sale di perle, ma delle perle macinate, o delle 

Kilvcri di alti teftaccì, alle volte, ma di ra- 
, me ne fervirei con metterne la mattina 9 
deiinare un mezzo fcropolo ne'primì bocconi di 
tnineftra , fecondo il fentimento pfudeBtiffimo 
del Signor Tiburzio • La regola del vivere fi 
continui efattiffima in quella conformità , che a 
continuarli mi viene accennato • Intorno a che 4 

con ho da rammentar altro , se non che ve- \ 

aeado il tempo delle e$g fcefche, e de' frutti 

frefehi, 



\ 



tot CON* V I T I 

frefchi , io ne lodo fommamerite il frequenta 

uso , ed ha fede* molta in loro , e l'erbe > ed i 

Tanto ha frutti , con temo prùdente tifati , non fono 

detto di mai dannevoH , ani! quefti furotìò ì primi na- 

/opra a e. tornenti , che furono dall' Autore della hatura 

49. desinati àgli Uomini, ec. Mi rimetto ad ogni 

miglior giudizio p e particolarmente a quello 

dell' Eccellen ti flìrtno Sig* Tibùrtio Longo , il 

di cui fapere è da me sommamente riverito , 

Manca r/r ftimatò. 

fin. Il vino è nemico, t& 

Per una Dama afflitta da Epileffia 

uterina, mancanza di fiori, 

« fterilita* 

* 

dicendo di T^tf opinióne cóftahtiffinìa ciituttM pììidottf; 
/opra a e. A e di tutf 1 i più accreditati Scrittori della 
3& con Medicina * che luterò nelie Donne foffe lapri- 
rifetire ma, e principale cagione di tutte quante le lo- 
P autorità rò malattie * Nòti farà dunque maraviglia , se 
Slpociau io prefentemente mi creda t che i travagli dell 
V, Ilhirtriflìma Sia. N.tf. provengano tutti , e fi&; 

rio prodotti dàlr Utero . Impéròcthè , se dal! 
Utero di qiiéfta Illuftriff. Sig. sgorgaffero o§ni 
mefe con iufticiénte abbondanza quél fangui , 
che dóvrébbòntì icatUrirné", ella sarebbe fanar 
Ma perché nelle Verte, e nelle arterie dell'Ute- 
ro ftannp ringorgati, e rattenuti quei fuddettt 
sangui , quihdi è che per pròpria naturalezza 
cjella parte acquiftanò corruttela ,.e malign» 
dualità, e. per cohfeguénza offendono l'Utero, 
il quale Ùtero pel gran confensò , che ha con 
tu^é le altre parti dèi tarpo delle Donne , 
offènde ancóra le altre vifcere , e particolarmente 
offende la tefta. è di qui tìafce quel principio 
di Epileflìà Uterina , accompagnata da atroci/fimi 
dolori del ventre inferiore • « - 



k t 



, w framcesco eem ; T09 

1*er voler dunque prpccurare, che quella II- 
iujtriffima Sig, recuperi la fanltà , * fi liberi 
ila fiiddetti fieri ffi mi travagli , e pofla poi 
cobfolare la fua Illuflriff. Cafa coi divenire 
feconda di numero fa Prole , fa di meftiers attem- 
perare l'acrimonia , il calore , ed il fervore do 9 
suoi {angui *, fa di meftiejre altresì fcemarne la 
quantità , e sbarazzare, e render libere le ftrada 
ianguigne dfir Ùtero , acciocché effi fangui 
al dovqta tempo poffeoo. naturalmente fcatu- 
f irne +' 

Quarte cofe ancorché fieno (tate facili da 
jlirfi, non faranno facili ad ottenerli; ma peri 
egli è vero , che non faranno imponìbili , se 
riiluftriff.Sig.N. fi vorrà (aggettare per lungo 
tempo alle buone, regole de 1 medicamenti , e 
di un regalati/fimo modo di vitto lungamente 
continuato : £ quefto regoiatiffimo modo di 
vitto è neceffario necefTariffimo , e se non fi oflTer- 
yerà, io temo, che npn {blamente la Signora 
non farà figliuoli, ma che di più in progrefld 
di tempo farà pericolofo, che venga raoleftata 
da altre malattie molto peggiori di quelle * 
dalle quali prefentemente viene travagliata ; il 
che voglio sparare , che non abbia a permettere 
il Signore Iddio datore di tutt' i beni , e produt- 
tore di tutte quante le umane confoUzioni. 

Io qui appretto feri vero quei medicamenti , 
e Chirurgici, e Farmaceutici, e Dietetici , che 
metterei in uso , rilafciandone l'approvazione, 
e la correzione a quei dottiffimi , e prudenti^ 
fimi Medici , che affideranno colla loro prefenit 
alla Cura* 

Ogni qual volta dunque , che la Signor» 
vqrrà cominciare il fuo è medicamento, che pur 
dovrebbe cominciarlo quanto. prima, fi farà la 
sera avanti un ferviziale fatto di acqua d'orzo, 
cuccherò roffo, olio comune, e sale,, Mi sono 
Specificato intorno a quefta bagattella , perchè 
io tengo fermiflìma opinione , che quei, Jgrvi- 
fciali comporti con quegli olj caldi , e cottegli 

tltri tanti medicamenù creduti utili 4 W 



% / 



tra e O" U t f I 

calo , è feruti dagli Autori della medicina 9 
fieno at noflro caso di grandi Aimo danno , e 
mettano l'utero, ed i fluidi di tutto quanto il 
corpo in impeto doloro fo di tufgenza. 

La mattina feguente piglierà la ignora l'in- 
fraferitta medicina. 

JJt. Polipodio quercino tagliato minutamente, 
e Sena di Levante ana dram. vj. Cremore di 
Tartaro onc. m. Caffia tratta di frefeo onc. j. 
Infondi il tutto in f. q. di Acqua di Pifa per 
ore dodici alle ceneri calde , in fine fi faccia 
levare un boilore , fi coli , ed alla colatura fi 

aggiunga 

Zucchero folutivo ) • * M ;• 

Siroppo Viol. folutivo ) ana onc * lj * 
Sugo di Limone fpremuto onc* j. con chiare 
d'uovo q« b, chiarirci fecondò l'arte , cola per 
carta fugante , e nella catinella , nella quale fi 
riceve la colatura, fi tenga un pugillo di Af- 
ÌTenzio Pontico frefeo. ?t. di detta colatura onc 
vij. per pigliare all'alba. 

Tre ore dopo, che la Signora avrà pigliata 
la medicina , fi contenterà di bevere due libbre 
di Acqua di Pi fa , e se la beverà così frefea , 
tale quale appunto la fa la ftagione. 

Il giorno 9 fei ore dopo definare, beverà otto 
once della fuddetta Acqua di Pifa , e la beverà 
così pura, ovvero volendola far cedrare , potrà 
f arfi • 

Continuerà poi per otto mattine a pigliare 
T infraferitto Siroppo , cinque ore avanti defittare, 
v lo reitererà sei ore dòpo definare. 

YjL. Prezzemolo frefeo m.ij. Foglie di Radic- 
chio irLif. mifee, e fi pedinò perfettariiente in 
mortaio di marmo con ptftello di legno, e nel 
fitae fi aggiunga zucchero fino onc. ;. ' 

^ Si (temperi il tutto con oncxviij. di Acqua 
di Pila, e pofeia fi coli per panno lano bian- 
co, ovvero per manica di ppo e rate, e fi ricofi 




DI FRANCESCO iEtf/ II* 

£' rno sei ore dopo <tefinsrt , conforma fi è 
to di sopra* 

Quando farà al terzo , a al quarto di quelli 
doppi , fi fata cavare x, once di fsmgue dalla 
vena più apparante , o del braccio deftio , o 
del Anidro ; e subito che la Signora fi farà Ca- 
nio il fangue , e fi farà rifafciatQ il braccio , 
Scontenterà di bevere otto once di Brodo lungo 
di poilaftra ben digradato , e senza sale , e senza 
raddolcirlo con cosa veruna , e dono bevuta 
quefto brodo, in capo ad un'ora dehnerà» 

Mentre piglia quefti firoppi , fi contenterà la- 
Signora di farli infallibilmente una fera sì , e 
una fera nò , uno di quei feroplici ferviziali f 
che ho accennati di sopra. 

Finiti di pigliare i fuddetti firoppi , fi con- 
tenterà di evacuare gli umori preparati , est 
ammolliti , colia, feguettte bevanda . 

Si cavi il fugo dal radicchio , ed in fufficieu* 
te quantità di effo sugo fi infonda 

Sena .di Levante , e ) _ M t„ • 

Caffia tratta J ani dr. vj. 

Rabarbaro polverizzato ) . • • 
Cremor di Tartaro ) ana dr - )# 
Stia infufo per orexìj. alle ceneri calde , ed in 
fine fi fàccia levare un piacevole , e piccolo 
bollore , fi coli , ed alla colatura fi aggiunga 
Siroppo VioL folutivo , e Giulebbo Aureo ana 
oneuj. Sugo di Limone fpremuto oncj. Acqua 
di fior d'Aranci onc, mez. naif, e con chiare 
d'uovo q.b. chiarifica fecondo l'arte , e cola per 
carta fugante. 

$» Di detta colatura onc. vij. per pigliare 
all'alba. 

Tre ore dopo che la Signora avrà pigliata la 
fbpraddetta bevanda , fi contenterà di bere a 
bicchier per bicchiere due libbre di Siero di latte 
depurato; e il giorno, fei ore dopo definaré* 
beverà sei o fette once di Acqua cedrata fre- 
fca, ovvero di qualfifia altra Acqua acconcia, 
secondo , che Xia per effere pia a grado alla 
Signora. 

U 



Ut é -. o k $ tf t t t 

La mattina feguente comincerà a pigliate 
in cambio di Siroppo fei once dì fiero (colato 
dal latte fenza depurarlo , o raddolcirlo con 
(ola veruna; che fé pure la Signora lo defide- 
ralTe par raddolcito , fi potrà contentare di rad- 
dolcirlo con nna mezz' oncia di Giulebbo di 
Tintura di Viole, ovvero di Mele appiè ,o con 
altro Giulebbo fonile , e particolarmente con 
quello di Fior d'Aranci fatto col fiore intero. 
Quello fiero lo prenderà per otto giorni con- 
tìnui , e la mattina del terzo, o del quarto , 
fatto fi fare la fera avanti un ferviziale , fi farà 
«avare dieci once, ed anco ,più , di fengue, o 
(jalle vene de' piedi con la lancetta , o dalle 
vene emorroidali colle mignatte. 

Terminato di pigliare gli otto giorni il fiero 
tvaquerà gli umori colla fopraddetta feconda 
medicina, e dopo le tre ore vi beverà al fo- 
li tq le due libbre di fiero di Latte depura- 
to ; ed il giorno al folìto beverà la follia Ac- 
qua cedrata , Quindi farà patteggio , dopo 
che fi sarà ripofata due giorni , ad ufare l' in- 
fraferitto firoppo folurivo acciaiato , e rinfre- 
scamo , e 1q pìglierà un giorno si , ed un 
giorno nò, 

$t. Sebelleni num. xxxx. Paffute di Coranto 
©nc.mez» fa bollire in fuffic. quantità di Acqua 
di Fifa, e fa decotto , cola , e ferba . Ed in 
{ufficiente quantità di effo decotto infondi Croco 
di Marce aperiente onc. ;. Sena di Levante 
onc. i). e -me*, Cremar di Tartaro du vj. ftia 
ìnfufo per ventiquattrore alle ceneri calde, e. 
in fipe fi faccia legare un bollore , fi coli , e 
fi (prema ^ ed alla colatura fi aggiunga Sirop* 
pò Violato folntivo ìib. j. Sugo di limone 
onc. j fc Acciajo potabile della Fonderia di Sua 
A. S. onc, j. mifee, e con cbiara d'uovo q,b. 
chiarifica fecondo l' arte , * cola per carta fu- 
gante , e ferba in caraffini coll'olio (opra , per 
pigliarne onr.iv» e mezzo per volta, una mat- 
tina sì, q) una mattina nò , come, fi è detto 

di fopra» 

Tw 



DI FRANCESCO REM." iij 

Tre ore dopo , che la Signora avrà pigliato 
il fopraddetto firoppo, beverà quattr'once di Bro- 
do di pollaftra digradato , e fenza fata , e sei 
ore dopo definare beverà quattro o cinque on- 
ce di Acqua cedrata : Ed in qttefto giorno la 
Signora non dee ufcir fuora a fare esercizio , 
conforme suol eflere ordinato a coloro , che 
pigliano 1'Acciajo. 

Il giorno, nel quale la Signora non piglierà 
il fopraddetto firoppo folutivo , vorrei , che el- 
la pigiiaffe la mattina a buon'ora quattro , o 
cinque once di Brodo di pollaftra lungo* , ben ' 
digradato , e senza (ale , al qual Brodo nel tem- 
po del beveria fi aggiugneffe una dramma di 
Accia; o potabile della Fonderia (tei Sereni /lìmo 
Gran Duca. 

Quanto la mattina la Signora avrà piglia- 
to quefto Brodo fuddetto , proccurerà di dor- 
mirvi fopra un'ora odue, o per lo meno,pQr 
un'ora, o due Aia nel letto , facendo vifta di 
dormire, in ripofo . Quindi fi levi dal letto , 
e per un'ora parteggi piacevolmente, o perca- 
mera , se non è buon tempo , o per qualche 
Giardino all'ombra, se l'aria è tranquilla , e 
serena. 

Mi era faldato di dire , che anoo dopo aver 
prefo il Siroppo folutivo laSig. potrà dormirvi 
sópra un'ora, o due. 

Di quelli Siroppi folutivi se ne devono pi- 
gliare almeno dodici , dopo la prefa de' quali 
sarà terminato il medicamento , col continua- 
fé poi a pigliare , per molte mattine , e per 
notte , un Brodo femplice , e lungo di polla- 
ftra , nel quale ancora fi potrebbe far bollire 
qualche piccola porzioncella di radiche di Ci- 
coree frefehe. Ed e (Tendo poi la ftagione ca]- 
diflìma, li potrà venire ali ufo del Bagno di 
Acqua dolce . Ed intanto fi potrà olfervare , 
che utile fi fia cavato da quelli medicamenti , 
per poter confederare , se verfo la fine dei mese Delle vir- 
aAgofto fia bene , die la Signora se ne vada tu y e pro- 
zi Bagno della Villa nelle Montagne di Lucc*>prsetàatir 
OpJtl RediTomMI. H per , 



If4 CONSULTI 

AcquJel per bevere quell'acque, e bagnarti iireflb Ba- 
Bagno del-gno della Villa, e dopo di erto, bagnarti an- 
la Villa cora in quello di S. Giovanni , che poco loa- 
d'tfcoflo da tano da quello della Villa fi ritrova. 
Lucca i6. Tutti quefti medicamenti fopraddetti > ardi» 
miglia e rei di promettere , che faranno di grandi (fimo 
dell'altro profitto, fe faranno accompagnati da una gran- 
ivi prefjo de , ed efatta avvertenza nel mangiare e nel 
di S.Gio: bere, ed in tutte quell v altre fei colè, ohe da' 
veggtffiil Medici sono appellate non naturali. Ma faran- 
Tratt. che no vani , inutili , e di niun profitto , se non 
ne fa* faranno accompagnati dalla fuddetta e&ttifli- 
Giorgio ma r^ola dei vivere , Io parlo con libertà , 
Franciotti perchè non voglio mai , che t>er mancanza dì 
Medico un libero parlare, la Signora lì poflfa dolere di 
Lucchefey me , e della fcarfezza de miei avvertimenti , ta- 
ri il lib. li quali fi fieno : ed io pure ancora mi fotto- 
v.£Andr. pongo alla cenfura di ogni migliore , e piii 
Bacc. de prudente avvedimento. 
Thermis. * n P rimo luogo è neceffario necef&riffimodi 
affoluta neceffità , che là Signora subito , che 
comincerà a medicarfi , tralafci in tutto e per 
tutto 1* uso del vino , ed in fua/ vece , beva o 
Acqua di Fifa pura, e fempiice, o altr'Àequa 
di buona fontana , o di pozzo di buona fo&» 
gente, ovverò ella beva o Acqua Cedrata , o 
Acqua limonata , o Sorbetto , o Acqua di Fra- 
gole , o Acqua di Lamponi , o Acqua con Giu- 
lebbe di Fior d'Aranci ; ed in fomma beva qual- 
fifiabevanda , che non fia Vino , e non fia Birra. 
Quanto al cibo , parlando generalmente , la 
cena nel tempo di tutto il medicamento fia tem- 
pre pia fcarla, e più parca del defmare; E ve- 
ramente farebbe di grand' utile, se nel fuddet- 
to tempo del medicamento la cena foffe una 
sola mineftra affai brodofa , ed un par d* uova 
cotte da bere , ed un poc& d 7 infalata cotta , 
ovvero in sua vece alarne poche Fragole, ovve- 
ro Ciliege, e quelle Ciliege fi pofion pigliare 
e cotte, e crude. 

Per definare fi pigli una buona mineftra affai 
brodofa, e pub e fiere o una pappa brodettata, 

oboi- 



o bollita , o Gufata , ovvero un pangrattato , o 
un pancotto , o una mineftra di tagliolini di 
quegli, che son fatti di sola mollica di pane, 
e di uova • Nella mineftra ancora fi può far 
cuocere degli Sparagi, delle Radiche di Prezze- 
molo, della Lattuga, della Indivia, della Bo- 
raqa, o altre erbe limiti • "Oltre la mineftra fi 
mangi Tempre della carne alletta , e la carne 
(ìa o Caftrato, o Capretto, o Vitella, o Cap- 
pone, o Pollaftra , o Piccione , ed in fomma 
ogni forta di carne , che piti vada a gufto al- 
la Signora ♦ Oltre la carne leda fi può man- 
giare ancora qualche frittura o di Granelli , o 
di Cervelli , o di Animelle, o di Fegati di Ca- 
pretto, o di Cappone, odi Pollaftra. Seiefud- 
diette cofe non piaceflero fritte , fi pofleno ac- 
comodare in pafticcio, o in fri ca (Tea , o in 
guazzetto , o in torta , ficcome ancora della car- 
ne leffa se ne può accomodare o in piccatigli, 
ammorfellati 9 o polpette , o altre diverfe (or- 
te di torte , fecondo il gufto . Le carni arroft* 
£ mangino più di rado che fi può ; non sarà 
però peccato mortale , se qualche volta se ne 
tiferà. Delle frutte se ne lAangi ogni mattina 
con una difereta moderazióne. Le frutte , che fi 
potranno adoprare, fono le Fragole, le Cilie- 
ge , e cotte e crude , gli Sparagi , i Fichi , i Po- 
poni , i Cocomeri , e quando cominceranno a 
venire le Zucche , farà ottima co fa farne fre- 
quentemente la mineftra , ed accomodarne in 
fdiverfe maniere di torte , ed il limile fi potrà 
are de'Citrioli . Delle infalate cotte, se ne po- 
trà mangiare 7 mattina e fera , e qualche volta 
ancora un poca <T infalata cruda, e particolar- 
mente duella, de 7 Mazzocchi , e di Lattuga. 

Che e quanto colla brevità poflibile mi è par- 
so bene di dire per fervizio di quella Illuftrif- 
fima Signora , alla quale con ogni più devota 
cordialità auguro le bramate confolazioni . 



# % Per 



Jl6 CONSULTI 



Per una Egilope, con oftruzìoni , pal- 
lore nel vifo, e umidità fover- 
chia di capo* 

ERa qualche tempo, che i'Iiluftriflimo Sig. 
Co: N. N. Paggio di Valigia ec. aveva 
perduto del folito suo naturai colore di volto, 
- cangiato in pallido; onde a'mefi partati erafi, 
per configlio del Medico , fatto un poco di me- 
dicamento, dal quale ancorché] ricevefle qual- 
che utile, contuttocib non gli pareva di effer 
tornato nel primiero fuo grado di sanità . Due 
fé t ti mane sono in circa volle farfi riconoscere 
dal Dottor Redi, il quale a prima giunta of- 
jervò, tj?a l'altre cofe, che il Sig. Conte avea 
un tumoretto rilevato tra 1' otto del nafo , e 
l'angolo maggiore dell'occhio deliro, del che il 
Signor Conte non faceva dima . Il Redi però 
facendo a Sua Sig. IlluftrifT. varie interrogazio- 
ni sopra di ciò, riconobbe, che erano quattro, 
o cinque meli paffati , che da quell'angolo deli* 
occhio ufcivano lagrime involontarie , é che 
dal forame del naso , corrifpondente al detto 
angolo , colava talvolta qualche materia mar- 
ciofa vergata di sangue, e' di non buono odo- 
re , della qual cofa il Signor Conte non sola 
non ne avea parlato con alcuno, ma né meno 
erasene accorto , o eiTendosene accorto , non ne 
avea fatto (lima alcuna . Riconobbe Cubito il 
Chiamatogli, che quello male era quello, che da'Gre- 
da Lat. ci, e da 9 Latini fu detto Egilope^ con. qualche 
JEgilops, timore, che foffe proceduto piti avanti, Quin- 
quafx oc- di è che configliò Sua Signoria Illuftriffirna a 
chio di ca- volere in tutte le maniere applicare con dili- 
pra «per- genza alla cura non solo di quefto male parti- 
tuxibì a colare, ma ancora ad aver riguardo allo flato 

uni- 



DI FRANCESCO REDI. 117 

tmiverfale del suo corpo, già che fi conofcev* un tal ma- 
chiaramente al catto , che le vifcete naturali lore le ca- 
ttano piene di ostruzioni , e che la teda so- previ fono 
prabbondava di umido foverchio , dei quale fingolar- 
giomalmente apparivano i fegni per la copia mente fog- 
notabile dello fputo . Si attenne' S. Sig. Iliu- gttte • 
ftriffima al configlio datole , e cominciato il 
medicamento con efattifiìma diligenza, fi è ot- 
tenuto fino a qui, che l'Egilope a poco a po- 
co , ed infenfibilmente è svanita fenza venire 
a fuppurazióne ; che l'occhio non lagrima più, 
né è infiammato , né dal forame dei nafo efce 
più quella materia marciofa di non buono odo- 
re ; il soverchio sputare è quafì ceflato affatto* 
e sul volto fi comincia a veder rifiorire il so* 
lito , e naturale colore . Ma perchè quello ma- 
le dell'occhio suole fpefle volte tornare alia re- 
cidiva, perciò continuerà il Sig. Conte il me- 
dicamento ; avendo il Redi in animo , che fé 
ne partì .ad un piacevole Decotto di Cina, e di 
Salsapariglia , per corroborare , per quanto è 
potàbile , la tefta , e rafciugarla dal foverchio 
refiduo dell'umido efcrementizio. 

Per uno fputo di fangue. 

A Vendo io avuto 1* onore molte volte di 
fcrivere il mio sentimento intorno anna- 
li del Padre N.N. ed avendo veduto ne' tempi 
addietro alcuni dotti (Timi Cònfulti ottimamen- 
te fpieganti e l'idea, e le cagioni de' suddetti 
mali, ed i luoghi, dove anno la loro residen- 
za , mi fento inclinato a credere , che l'uso dell' 
Acciajo poffa prefentemente effer fofpejtto ; im- 
perocché l' Acciajo è tutto pieno di particelle 
falsuginose , e fulfuree , le quali inunuandofi 
lei sangue del Padre , che pur è un sangue bril- 
lante , e tutto pieno delie medefime, poffono 
introdurre in effo maggiore sfregamento , mag- 
gior fuoco, e per conseguenza poffono renderlo 
pia bollente > e più pronto a naetterfi in impe- 
li 3 to di 



Il8 CONSULTI 

to di turgenza, ed a procacciare 1' ufcita dal- 
le vene di quelle vifcere , che nel torace del 
Padre sono le più debilitate; il che più facil- 
mente suol avvenire nel tempo di Primavera : 
€ auefta co fa é di così gran con feguenza, e di 
così gran momento, che ogni minimo minimif- 
fìmò sofpetto pub fervire di gran motivo per 
attenerti nel noftro caso dall'uso dell'Acciaio. 
A ciò s'aggiunga una confiderazione , se tal uso 
jtceiajo dell\Acciajo polla introdurre maggiore fciogli- 
ftepatato mento ne' fluidi, e per con feguenza le fluffio- 
tolle mele ni alla volta del petto , pollano divenire più 
appte, il frequenti, e più acute * Io però confetto fran- 
piu inno- camente, che l'Acciajo preparato con le Mele 
etnie di appiè , è il più innocente di tutti gli Accia; , e 
tutti gli <h P'ù ( se pure in Roma da chi è prefente fi 
Acciai* conofeerà vano ogni mio sospetto, e dopo fat- 
te attenti (Time confiderazionì , fi giudicherà ne- 
ceflario l'Acci ajo ) dico, che non fi può ado- 
prare altro , che quello fopraddetto , purché fia 
preparato con (implicita, e senza pompa di ai- 
Cri ingredienti. 



Per un Perfonaggio, a cui era mala- 
gevole f ufo de* Clifteri , fofpet- . 
ta la Caffia, ecc. 



E Gli è un detto comune, e ben verificato, 
che ogni buono ingegno, e che abbia paf- 
sato con prudenza trentanni della sua età, non 
ha quefto bifogno di Medico , perchè il natu- 
rale iftlnto , illuminato dall' ingegno , e dati» 
prudenza , fomminiftra le migliori cpnfidera- 
zioni , che fi poffano mai avere intorno alle 
proprie malattie. Non mi maraviglio dunque , 
se il Mobiliflìmo Signore N.N. abbia fatte da 
per se medefimo alcune prudenti rifleffioni so- 
pra 



ff 



: DT FRANCESCO AEDI* tip 

pra quel Con fui co medico, il quale in fin l'an- 
no p a (Taro fu da me facto intorno a' fuoi mali. 

La prima con fiderà zjone fi è , che i Clitteri 
fono a lui tuo p pò temibili,. e che per la trop- 
delicata fenfibilità delle parti , è imponibi- 
li fervirfene frequentemente . A quello ri- 
f pondo, che neffan Uomo è obbligato all' ira- 
•poflìbile; e perciò farà di-bifogno il fervirlene 
Solamente in quel tempo , nei quale la necef- 
iità fuol : forzare a metter in uso quelle opera- 
zioni , dalle quali in altro tempo ameremmo 
di attenerci . Si attenga dunque il Nobili dìiuo 
Signore, quanto può, da' Gli ile ri , e tanto pia 
fé me potrà attenere, quanto che prò fetta, che 
i rìmeoj della cucina da me ..preferita , fono 
(ufficienti a tener a lui il ventre lubrico. 

Nella feconda confiderazione viene acculata 
la Caflìa di effere flatuofa . Io confetto, che 
tutti tutti i Medici danno alla povera, ed in- ^; trùvA 
noe ente Caffi a quella accufa , ma ella è certa- » # ^ ,• 
«sente un' accufa molto ingiufta. /VT00- 

Nella terza confiderazione fi dice 9 che perle t V Jifom 
ragioni addotte in efla confiderazione, ènecef- *£\ J 
fario, che il Nobìliflìmo N^N* mangi talvolta w* g^ 
qualche vivanda cotta arrofto. Rifpondo, ohe ** ** 
è un' infelice fanità quella , nella quale per 
legge di un indi fere to Medico , 1' uomo fi dee 
attenere da tutti quanti quei cibi , e da tutte 

Juan te quelle bevande ? che talvolta chiefte 
alla natura , vengono in appetito # La ,quar*- [ n fomi- 
tità , e non la qualità del vitto è quella , che gitante 
fuole offendere , purché quetta qualità non fia guifa a 
in fornaio «rado , e direaamente contraria al Cm 58. 
bi fogno deli ammalato . Si mangi dunque alle 
volte qualche arrofto , mentre non se ne co- 
no fca il nocumento , e non fi conofeerà , se 
sarà con mano parca : £ se dall' arrofto , o da 
qualfifia altra vivanda, bevanda fi conofeerà 
il nocumento mamfetto , in nuefto xafo fi em- 
fideri il detto -di un Poeta Tofcano, allora che 
fcriffe: 

H 4 ^ 



120 CONSULTI 

Ed ì vera vìrtude 

11 faperfi ajlener da quel, che piace f 
Se quel > che piate , offende . 
Quanto al refto, lodo il modo di vivere ac- 
cennato nelle confìderazioni , tanto nel far e- 
fercizio, quanto nel mangiare, e nella manie- 
ra del bere : offenderei imamente nella quan- 
tità del bere , se una (co pi ri a , e mezzo per 
ciafcun parto , fia una dofe un poco troppo gran- 
de; se però è vero, come io m'immagino, che 
una fcopina capifca ventiquattro once di liquo- 
re . Fo quefta confìderazione , perchè ho vedu- 
to , che il Nobili (fimo N. N. da per se fteffo 
ha offervato , que lors ari il fé ferve trop de 
viandes humides , & qu il boit trop £ eau , cela 
fan que V orifici de F ejlomac ne fé ferme pas 
hien , ec. Io loderò Tempre , che il Nobili Aimo 
N. allarghi la mano nel vitto umido , per tem- 
perare T acrimònia degli umori del suo corpo; 
ma se ha mai da fare qualche difordine , non 
lo faccia mai nella quantità del vino . Pure 

Modera- P u ^ e ff ere > c ' ie 9 ue ft a &* una *™ a troppo fot- 
zione del *^ e fttà&ezzz, come quegli, che fono avvez- 
Redi neir zo a non P° ter ' )ere ** non nove onc ^ di vi- 
ufo del no P e . r c ^ cun P a ^° • ^ P u ^ e ^ ere j c bc il No- 
tino biliffimo N. N. fia di tale datura di corpo , 
che abbia bifogno di maggior quantità . Il che 

Strà effere con fiderà to da auei prudenti/Timi 
edici , che anno cura di aflutere alla sua per- 
lina. 



Per una Dama Inglefe afflitta da do- 
lori di teda, e di ventre, da 
maninconia, ec. 



Q 



Uefta Nobiliffima, ed Illuftriffima Dama 
Inglefe, dalle tante, e così diverte, e con- 
tinuate malattie , delle quali mi è (lata 

man- 



J)l FRANCESCO REDI i 12 1 

mandata una puntualiffima Iftoria, ha per lun- 
go e lungo tempo ufata grandi ffiroa quantici 
di medicamenti di veri] , fomrainittrati da dot- 
tiffuni, e prudenti (Ti mi Medici Inglefi, i quali 
fono a mio credere i primi , ed i più efperimen- 
tati Valentuomini dell' Europa r £ pure con tan- 
ti, e tanti medicamenti , non solo non è gua- 
rita de' suoi mali ; ma fi trova con la complef- 
flone, e con la natura molto debilitata , e scon- 
certata • Or dunque , a quali rimedi fi ha da 
ricorrere prefentemente ? Io per me crederei , 
che fofle un ottimo , e fai u ti fero rimedio, lo 
attenerti da qui avanti da ogni Torta di medi- 
camenti, ed in particolare da quegli , che con 
la loro violenza non folo poffono maggiormen- 
te (concertare la natura, e render levifcerepiù 
fnervate, e più fiacche nel far quelle loro quo- 
tidiane operazioni neceffarie alla confefvazio- . 
ne della vita : ma pò (Tono ancora alterare i 
fluidi, che corrono , e ricorrono per li canali 
delle medefime vifcere , e poffono (comporre f 
e fovvertirc le minime particelle componenti i 
medefimi fluidi. 

In carnbio di medicamenti , io crederei , che 
una lunga, ed oftinata regola di vita, offerva- 
fc più & ogfli altra cofa nel bere, e nel man- 
giare eoa ai fere ta , e amorevole parsimonia, 
poterle apportare a quefta Nobiliffima Dama 
un grandi (lìmo giovamento , per appoco appo- 
co risanarla ; e per confermarla lunghi Almamen- 
te in vita . Nmn fi noxiis humotibus ( ci iafeiò 
fcritto un gran Valentuomo àt\ noftro fecolo ) 
Nam fi noxiis humoribus ex nimio cibo, & patii 
congeftis careat corpus , tentati quidem a morbo y , 
fid non fùbigi poteft . Né fi dee temere di que- 
fta lunga parfiroonia del cibo , giacché quella 
Nobiliffima Dama , non ottante còsi grandi sue 
malattie, e così lunghe, e peno fé , congiunte 
con frequenti vomiti, e diarree, e non ottante 
ancora tanti , e tanti medicamenti ufati ., ella 
non di meno va fempre di giorno in giorno 
potabilmente ingraziando * 

Oltre 



f 22 C 4> K S ti . ( X * 

Oltre f amorevole, e di (creta parfimonit nel 
bere, e nel mangiare cibi convenienti , «gli e 
àeceffario > che quelli pignora fi sforzi di <ac* 
dar via, per quanto può * quella: «attirale fai 
timidità 9 «che. la rende così farcia della, mor- 
te, e de'aaaii, e per confejuenfca attere Tore 
meUncolka . Ella è giovane ♦ e ntl fiore dell' 
età; e quantunque di preterite abbia il corpo 
{concertato, nalladimeno fi vede mani foitomen- 
le , che ha compleffione forte , franca , e roba- 
{la , mentre .ha potuto refiftere a caitte malattia, 
ed a tanti medicamenti , ed a tante paffioni d'a* 
. - n nimo * Offervi il precetto della Sacra Scrittila: 
&WP a J t 'T*i/iitiam Unge repelle a tt y mukos enimeccuiit 
Cap. ™*-TrijÌMa> & m * *fl utilità* m #/<* . E mUre- 
WTJ. 2 4* <J a ^ che è in grado di poter rifanarc, e dipo- 
In cow tot vivere lungamente, le vuole: E fi accerti, 

^l E A*- ^ fc^to ^ c0 c00 vera fi^ewità di cuore. 
V ^ ea$ Ma febbene ho fcritto, che il mio configli* 
wccfrag- ft^^ ji tralasciare tutti i medicamenti , wf 
giàdocQl- ^ ^ r queft0) che ^ intenda, che fi trakfcino 
* a fP? ran - alcuni medicamenti familiari, che poffoao gen* 
%adtlun- t ii mente apportar profitto, fenza fcafnoerto del- 
£ u vita k vifcepe ^ € de > fluidi ^ Qpfaft è , che per quan- 

*»ty"0*-to s'appartiene a lla Chirungia, avendo quella 

t? acQ % D*®^ f*r Jo f^io <K fci «ni portato awrte 
Tomo IV. un ^^jieri^ ^ braccio , ed effendofi quefto ri- 
éelle Jue f trffttt j yj00l | oliarne ogni artificio ufat© per te- 
Opere a e. nerlo aperto, perciò loderei, che ella senefa- 
305. e un ce fe ^ nc j| e CCf f ce ^ $ gli tenefle aperti , al- 
4ltto m Mm due ann i . g» incredibile qual grande «ri- 

tu 66. p €r guanto fi appartiene alla Farmacia , lo- 

derei 9 ohe per alcuni meli quella lUuftrifl&m* 
Signora pigliafle ogni mattina , cinque ore ia 
circa avanti pranzo , cinque o fei once di 'be- 
vanda di Tè , manipolata fecondo 1* arte, e rad* 
ckrlcita con pofchiffimo zucchero, ~e proccutaflci 
f obito dopo averla bevuta , di domarvi &p* 
un buon Tonno; E se tal volta *ion potette pi- 
gliare ii.fonoo* se ne Aia nondimeno mei te- 
st) per un'ora* oper due* tacendo villa didor- 

* mitf> 



M FRANCESCO RIDI» * IZJ 

mire , in ripofb ed in tranquillità di Animo. Le- 
vatafi pofcia dal letto , ottima co(V^ ed utilit 
Cma farebbe , se per un 9 ora continua patteggiai 
fé per Camera * o ' per qualche Galleria ariofa, 
ovverò ufcUTe a far e fé rei zìo ali* aria aperta in 
giornate ferene» non ve oro fé, n£ piovofe. 

Se una volta la fettimafca voi e (Te tralafciar 
per una mattina la bevanda del Tè. , potrebbe 
farlo a suo piacimento col condurti digiuna fi- 
no air ora del pranzo • E se anco talvolta {ver 
fette 9 o otto giorni volefle tralafciare il mede- 
(imo Tè, potrebbe farlo, valendo fi in stjavecè. 
di cinque , o sei once di brodo di carne non 
filato, e (blamente raddolcito con mezz'oncia 
di Giulebbo di Tintura di Viole mammole. E 
sé anco non voltffe valerli dei brodo di carne, 
potrebbe in suo cambio ufare V Acqua di Viò- 
le mammole ftillata in vetro . 

In quello tempo, e particolarmente ne 9 primi 
due mefi, è neceflario, che la Signora: un gior- 
no sì, ed un giorno nò, fi faccia un Criftere. 
E nel giorno , nei quale ella fuoi efiere attac- 
cata da fuoi dolori di teda , lì potrà quello 
fteffo giorno far due Criftieri , pigliando il fe- 
condo immediatamente dopo che avrà refe il 
primo: È certamente, che io quefta maniera fi 
mitigherà fubito , o totalmente fvanirà il do- 
lore, potendo fi anco arrivare al terzo Criftere 
nello fteffo giorno. E lo fteflW affermo ancora 
in quei giorni, ne' quali fi rifvegliano i dolori 
nel ventre a cagione del moto de 1 fiori meftrua- 
li. Né fi creda ^ che quefti tanti Criteri fieno 
una violenza di medicamento ; imperocché i 
Crifteri evacuano gli umori del corpo » con. 
fomma piacidità* e fenza debilitar te *tfc*re* 
* fenza 9 come diceva un Autore antico >[**{* 
invecchiare , conforme fanno i medicamenti pi- 
gliati per bocca* 

Quefti Crifteri debbono effere amplici/funi, 
e fenza quei tanti . e diverfi ingredienti , che 
^ noi Medici fogliano effervi ttiefli . Debbo- 
no effer Crifteri fetti di femjUce bapte di car- 
ne, 






I24 CONSUtTt 

ne, OTvero eli femplice Acqua «F Orzo , o di 
femplice Acqua di fontana , con la fola giun- 
ta del Sale) del Zucchero, e del Butiro. 

Governandoli in quefta maniera , o in fimi! 
guifa, crederei certamente, che appoco appoco, 
e col benefiziò del tempo , la Signora potette 
recuperare la fanità , e godere lunghezza di 
trita • Ma non bifogna , che per ogni minima 
cofa , che ella fi Tenta , ella fi fgomenti , e 
tema j Ma fi faccia cuore con le buone Spe- 
ranze , che io le db, e ppoccuri la quiete dell' 
animo. 



Per un infermo, a cui era d'uopo il 
provocarli ii vomico * 



OUando nella mia Scrittura propoli il coti- 
figlio di ufare una volta il mefe , o pò- 
f co meno V infufione dell' Erba del Paraguay, 
lo prò pò fi con quel fuppofto da me raccolto 
dalla Relazione mandatami , che N. N. per 
lunghiffimo tempo foflfe fiato afiuefatto al vo- 
J* mito foontaneo , e al vomito proccurato con 

^' arte • Supporto quefto^ mi fi fa adeflb intorno 

a ciò qualche neceffario quelito, cioè: 

Primo . Che quantità di erba del Paraguay 
fi dee mettere in infufione nelle due libbre 
d'Acqua comune. 

Secondo . Quanto tempo dovrà l'erba ftare 
in infufione nell'Acqua. 

Terzo ^ Se l' Acqua da principio dell' infufio- 
ne dovrà effer calda, tiepida, o fredda. 

Quarto . Se bevuta la detta Acqua , dee ft- 
Wto fubko provocarti il vomito , o pur dar 
tempo , che effa medefima Acqua ne dia cenno 
cen la naufea . 

Rifpondo al primo, che una mezza oncia di 
Paraguay è (ufficiente per far l' infufione per 
due libbre di Acqua comune» 
i A* 



hi FRAKCfisco uro* * 125 

AI fecondo , e al terzo quelito, dico, che fi 
mette in un Ciccolattiere a argento , o in al- 
tro vafo appropriato , (ufficiente quantità d'Ac- 
qua , e fi pone al fuoco a bollire ; e quando 
bolle forte, fi pone nell'Acqua il Paraguay, e 
fubito fi leva il vafo dal fuoco . Si cuopre col 
tuo coperchio*, ed il vafo s'involta in unafal- 
vìetta bianca, e fi lafcia ftar co$i lo fpaxio di 
un quarto , o di un te^zo d' ora . Pofcia fi co- 
la, e fi beve l'infufione a tal grado di calore,, 
che non fia né troppo calda , ni troppo tiepi- 
da, cioè non fia a quel fogno, nel quale fi fuol 
bere il Cioccolate, o il Caffè, ma a quello, 
nel quale fi beverebbe da un onefio Uomo la 
mattina a buon'ora un brodo, col poterlo be- 
re tutto a un fiato . Nota , che quando s' in- 
fonde il Paraguay nell' Acqua bollente , noti 
importa gran cofa , se per fortuna queir Acqua 
folle quattro , o cinqqj? once più delle due lib- 
bre. Sarebbe vizio di fcrupolo, il badare a que- 
lla minuzia . Ecco circa al fecondo , eal ter- 
20 quelito* 

Al quarto quefito . Dopo lo (pazio di due, 
di tre Credi , da che fi è bevuta V infufione, 
fi dee provocare il vomito con la mano meffa 
giti per la gola , quandi da se fteffa la. naturi 
Aoa lo muova # 



Per un Perfonaggio afflitto da gran 
difficoltà di refpiro* 



IL primo, eprincipal male, da che viene af- 
flitto l' Iiluftriflniio j ed Eccellenti Aimo Sig. 
Conte di Novellara , fi è quello , che da'Gred 
*u chiamato ofiòmom , che tanto è a dire in 
tooftra favella , quanto una difficoltà di refpi- 
ttre, a tal fegno, che gli offeflì non noflbno 
.refpirare se non col capo elevato ; ed u paro- 

iSfmo 



fifmo tH ouefta diffidi retrazione più fptffo 
affale quefto Signore , non già quando fi efpò- 
ne al Sole caldo y o al veàto freddo , ed air aria 
nuvolofa , pio vofa , fredda , ma bensì afloluta- 
mente lo aflalifce allora quando fi efpone in 

Sualche danza ben calda, e piena di numerofi- 
i di gente . . Oltre di ciò , quefto Illuftriflìmo 
Signore patifce di prefente di una gonorrea, 
che non 11 dà faftidi© alcuno ; foio che alle 
volte ha offervato , che nel mezzo dell' urinare 
se li è fermata V urina, ed a volere , che ufcif- 
se, è ftato neceffario fpremere , é quafi mun- 
gere il membro . Quanto alla difficultà inter- 
polata di refpirare , quefto è un fintoma in ge- 
nere delle azioni lefe, e quefta azione lefa,i 
la refpirazione. Il morbo, da che è originato 
quello fintoma, a mio giudizio , non è altro, 
che uà morbo in via , cioè a dire , un 9 anguftia 
de 9 bronchi de 9 polmoni , la quale anguftia nel 
•Bóftro caso non credo che lia fatta da umori 
vifcoG, freddi, graffi, e tenaci , ma bensì da 
umori fierofi , e fattili , ed in particolare da 
qualche porzione di vapori. Da qual parte ora 
vadano quefti umori fierofi alla volta de 9 pol- 
moni ; io per me farei di opinione , che non 
tJonìdifnyX fodero tramandati dalla teda, ma bensì dall' 
fiale a in- ambito di tutto il corpo , e f*t la vena arte- 
tendett rio fa dagli Ippocondrj ; ficcome ancora dagli 

J^utjlo foU Ippocondrj , e particolarmente dal fegato , cre- 
ivamentodo che fi elevino vapori , i quali travagliando 
di vapori il diafragma , jed i polmoni mede fimi , cagio- 
da Ile vi- nano la difficultà di refpirare : , e che quefti 
/cere, poi- umori non vengano dalla teda , me lo perfua- 
chì molte de il non aver mai quefto Illuftriflìmo Signo- 
ra/e frar^/- re toffe di forte alcuna , non effer mai infe- 
rmo, come ftato dai v parte fifirio , quando fi è efoofto air 
infegnano aria fredda , e ne ha riportato notabile infred- 
i Fpo/ofi ; datura > uè quando fi è eipofto al fole. Di pia 
e ciò /educhi fentito notabile follevameato fempre quan- 
tanto * do per via di vomito ha (caricato lo ftomaco, 
corpi fluì- e gli Ippocondrj # Si è prefertfato dal parofi- 
di, quando (mo fua&do, avvedendofene ianami, con. una 
a/olidi. , me- 



DI FRANCESCO an>r. 127 

medicina di Manna ha fearicato il medefimo Rob.BoiU 
ftomaco , ed i medefimi Ippocondrj . E perchè Nob. In- 
fo Manna cava fuori eli umori fiero il , e per-glefe ne 
che brevi fono i paro filai , perciò mi fono in- parla dif* 
dotte» a credere , che quefh umori non fieno fufèmenta 
grotti, tenaci, e vifeofi, ma bensì fiero Fi, gè- nell'Opera 
nerati da prima origine nello ftomaco, labe-/«f. 
ferrata la facultà con co t tri ce del medefhnò fto- 
maco , per gli errori ertemi commetti nelle se i Si trovano 
cofe non naturali ; e perchè ancora effendb ufati da^ 
quefto Signore di fegato caldiflìmo, tonfami Redi gli 
quefto allo ftomaco P umido radicale , che è il antichi 
pabulo, ed il fondamento delcalor naturale del termini di 
me de fimo ftomaco; e che quefto fegato fia cai- umido ra- 
di {fimo ^ chiaramente refperienza ce lo dimo- dicale ec, 
ftra , avendo fempre quefto IlLuftriffimo , coperchi w- 
Ecceilentiffitno Signore ricevuto nocumento da' leva per 
medicamenti caldi ♦ Quanto a quel fermamen- avventuri 
to di urina , quefto credo , che poffa effere ve- adattarfi 
nuto da qualche porzione fperrnatica, e muco- a lllntelli - 
fa , ♦che' abbia intafato il canale delia verga, egenza di 
forfè anco da qualche carunculetta inzuppata. Medici 

Se vi poffa effere rimafto Lue, io per me furi torri* 
crederei di nò , perchè quefto Iliuftriflimo, ed /pandemi , 
Eccellenti!!. Signore ha tante e tante volte, e a' quali 
così fpeffo prefo V ateffifarmaco , che dovrebbe /or/é non 
efierfi domata. etane bere 

Che però per voler curare quefto Signore fa- note le dou 
rebbe neceffario evacuare gli umori fluenti zU trine ma- 
la yolta del polmone, proibire la loro genera- dente. 
xione, coi correggere le vifeere generanti, ro- 
borare il medefimo polmone , acciò così facil- 
mente non riceva quefti umori, e vapori, e ri- 
cevendone qualche porzione, poffa facilmente 
Scacciarli , o per ifputo , ovvero per urina . 

Per una Lue Celtica invecchiata, 

eoo Gonorrea « 



Irt 



tengo per co fa certa, che nel corpo di qqe* 
fta Signora N f N. vi fieno ancg ra occulti re- 

fidui 



128 C O tf S V 1 * f 

iìdui dell' antica sua Lue Celtica , fomtniniftit- 
tale dal suo Conforte , e che a quelli occiilti 
orefidui di Lue Celtica, vi fia ancora prefente- 
mente accompagnata una importuniffima , e fa- 
fìidiofa affezione degi' Ijjpocondrj . Ma non fi 
metta la Signora in vani timori , perchè se el- 
* la vorrà ben regolarli nel modo di vivere, e 

con allegria di cuore , e vorrà governarli con 
piacevolezza di medicamenti non violenti , ma 
censì gentili , ed appropriati , ella certamente 
sfuggirà tutti quei pericoli, che la tengono in 
apprenfione, e potrà godere lunghezza di vita r 
Con quello però , che ella tenga per fermo , 
che fecondo lo dato delle co(q paffate , e pre- 
fenri , egli è imponìbile , che anco per V avvi- 
ni re ella di quando in quando non abbia a Ten- 
ti re qualche comportabile travagliuccio di di* 
verfe forte; all'infinger de 9 quali, se ella Tem- 
pre voleffe ricorrere a nuovi medicamenti, fa- 
' rebbe di meftiere , che ella non facefle mai al- 
tro , che medicarli , e col tanto, e continuo 
medicarli, Tempre più (comporrebbe Usuatone 
pieflione, e abbrevierebbe la sua vita, e par- 
Si ferve ticolarmente se ella pretendere a forza di me- 
forfè della dicamenti di voler guarire dell'antica sua IV 
voce Gre- roppouc , dalla quale è imponibile , che ella redi 
€* per totalmente libera , o per io meno io , confef- 
maggiore fando la mia ignoranza, non faprei trovar mo- 
cneflà . di da Canaria • Oltre che non so , se in oggi 
Così di fo- fotte bene per la lunghezza del suo vivere, che 
fra acar. ella ne reftaffe totalmente guarita , e che la 
7 .parlan- natura non avelie pifr audio sfogo , al quale 
tto d'un ^ /-per tanti e tanti anni li è affuefatta . Egli è 
tro ma!ore,ben vero , che è neceffario modificare, se fia 
parimente pò (libile , effa Tovoppout, e addolcire quelle fan- 
jn una D^guigne , fero fé, livide, e mordaci e increzioni, 
ma lo cbia-che da fette mefi in qua anno cominciato a 
mò Sifili- ftili&r dall* utero . 

dt. A quello fine configlieli , che la Signora 

cominciale a purgarli con piacevoli , e tre o 
quattro volte reiterate evacuazioni in bevanda, 
fatte con femplici bolliture di Tamarindi , di 

Ac- 



bt FRANCESCO REDI , I2p 

'Acapa di Sena , e di Cremor di Tartaro, e 
raddolcite fecondo l' arte con Giulebbe* aureo , 
o con (unii Giulebbo; E la mattina delie fud- 
dette evacuazioni, ìt\ vece di quel folito bro- 
do , che fuol prender/! , mi piacerebbe , che la 
Signora beverie quattro , o cinque libb. di Ac- 
qua di Nocera , o di Acqua d 1 Qncf> o di al- 
tra fimi le bevanda . I giorni di mezzo tra un' 
evacuazione e l' altra , loderei ^ e crederei op- 
portuni/lìmo , r uso del Siero icolato dal latte 
non depurato , non raddolcito con cofa veru- 
na y ma che foffe tale , quale fcola naturalmen* 
te dal latte , e femplicemente folle colato per 
un panno lino a doppio . Loderei altresì , in 
queGo tempo del Siero , tra una evacuazione 
e l' filtra, V aprir una vena, e dare una legge- ' 
cifTima tentazione al fangue. 

Terminati i giorni dei Siero , e delle fud* 
dette piacevoli/Time evacuazioni , loderei un 
gentile decotto di pura , e femplice Salfapari- 
;lia con la fola fola giunta di qualche poca 
i China, a fine di rendere un poco più lenta 
la linfa, e gli altri fluidi del corpo di quella 
Signora ; Con quefto però , che per tutto il 
tempo della Salfaparìglia la Signora tenga nel 
vitto una maniera di vivere umettante , e re- 
frigerante j e non efficcante , attenendoli dal 
vino; e bevendo in sua vece la feconda bol- 
litura della Salfapariglia , la quale moko più. 
profittevole sarebbe , se rinvigorita fofle eoa 
qualche piccola porzione di nuova Salfapart? 
glia, non più adoprata, ec, 

QuefloOt- 
Sulto ft$ 
Jcrittoptf 

Per una Signora 5 cui era d f uopo il t""** ** 
prendere l' Accia jo. mTJa^ 

ionio Ma* 
* cani Mi- 

HO con fide rato il cafo deferittomi da V.S. lane/e , 
Eccellentiffima, ed ho vedute le ricette di Medico 
Of.dolRediTom.VU. X quei»* Btm % 



% 



X30 C0KSULT.I 

'jtipendia- quel Signore Arcieccellentiffimo , ed ho fatto 
tovi dal riflcflione al parere di V. Signoria • Dirò li- 
Pubblico beramente, e con ifchiettezza. 
dall' ann. Nel medicare quella Signorina mi fervirei, 
1664. al conforme V. Signoria accenna , mi fervirei , 
1683. in dico, di tutti tutti medicamenti piacevoli, tan- 
cui morì, to evacuativi , quanto preparativi, e quanto an- 
cora a quegli , che debbono ridurre , e mante- 
nere il fangue ed il fugo nerveo nel loro na- 
turale ordine di parti , e nella naturale fime- 
tria . Quanto al fangue , per ora non ne cave- 
rei in veruna maniera né poco né punto. 

Evacuerei dunque con femplici infufioni di 
Caffia, e di Sena fatte a freddo in Acqua, rad- 
dolcita T infufione con qualche poca di Manna, 
o di Zuccherino , o di altra cofa fìmile. E fem- 
pre tre ore dopo aver prefa la evacuazione, 
darei una buona bevuta almeno di una libbra 
di Siero depurato • Preparerei con brodi , bol- 
Ouetlefo- Htovi radiche di radicchio , di prezzemolo , di 
fio ma niere gramigna » di borrana, di Scorzonera, edatut- 
di parlare ** V*&fà brodi aggiugnerei fempjre otto , o die- 
ornato e** S rani & Criftallo minerale , come quello, 
non veri c ' ie F^ ^ °§ n * a * tra co ^ a P u ^ ridurre il fan- 
fintimenti S ue a ^ suo tuono naturale , ed al naturale or* 
deirAuto-^ XM de 9 suoi minimi componenti, e di pi ù con - 
re il qua- f™*ndo le fummofìtà, e le fnligini della maC- 
le'lapeva ^ a fanguigna, rende più chiarate piii lucida la 
beniffimo ^ arnma vitale dì e(To fangue» 
che te futi- Nei tempo di quefta purga darei coftantfffi- 
*ini del mamcnte un ferviziale un dì sì , e un dì net, 
fangue * e( * ^ ferviziale vorrei, che foffe femplicefem- 
1* fiamma piiciflìmo , comune fetìza cofe irritative , e met- 
«vitale fon tentl ln adizione gli fpirm abitatori de liqui- 
do/*, di, e abitatori delle fibre nervofe. 

Terminerei la purga con una delle foli te ^ 
medicine di fopra mentovate, e col foli to fi e. 
Il Recti ro depurato. 
foleva ^ Quindi farei paffaggio ad un Acciajo piace. 
vìncere i vole piacevoli (Timo , da continuarli lungo tem- 
malì per pò, per poter vincere quefto male piti con ade- 
via d'offe- dio luogo, e con bloccatura, che con un vip- 
4i*>enon lepto affalto . Se 



t>! FRANCESCA 11EDÌ. X$J 

Se lo da dire liberamente il mio parete, mi di affatto + 
atterrei da' sali di Acciajo , e da' tartari vitrio- e coir ufi 
iati, perché dubiterei della loro ficcità,ma più di pochi, 
dubiterei di e (fi) perché così nudi prefi per bpc- ed inno- 
ca , e mefcolati con gii acidi del corpo di que- centi ri- 
fa Signorina, potrebbopo fare grandi bollqri, medjrenr 
e feon certi f Pure , Sig. Dottore mio carp , noi 'deva la 
parliamo confidentemente tra noi due soli con falute 
vera confidenza ; E mi rimetto a lei in tutfq agfinfer* 
e per tutto, e (blamente accenno. mi. 

In quelli limili cafi io ho e fperimentato lun- 
gamente con grandiffima felicità 1' uso del Ma- 
Siftero di Marte aperiente liquido di Adriano 
a Mijificht. Ne do due dramme per mattina, 
diflblutQ in tre once di brodo, lungo» di polla- 
ftra. Vi fo dormir fopra un' ora, q un' ora e 
mezzo . Poi fo levar dal letto , e far efercizio 
per un'ora e mezzq piacevolmente. 

Ls. fera, tre ore avanti cena, fo pigliare un* 
altra dramma del fuddetto Magìfterq, diflbluta 
pure in tre once di brodo . 

Ed in qqefìo tempo fi berà a patto vino ac- 
ciaiato ordinario, e innacquato. Il ferviziale, 
lo fo fare un dì sì , q un dì nò ; ed alle vol- 
te , per rjfparmiare il ferviziale , fq pigliare 
una, ovvero, due delle mie pillole, fecondo le 
compleflìoni • E fi afficuri , che con qtjeftq me- 
dicamento appoco 3Ppocq fi dolcificano gli aci- 
di , e ; lai fi ibverchi del corpo , ed il fangue 
torna al suo fiato . Il tutto fia per non detto; 
• se detto, detto folamente per corrifpondere 
all'amorevole sua confidenza ♦ 




re 

fare 

dotile nel 2. e nel 4, della generazione degli narfdura 
Animali feri (Te , che i moti della Luna erano tuttavia 
la cagione de' moti del fangue mestruo nelle n$llagen+ 
donne. Ma io qfleryo per pratica, che le don- te volga- 
ti* anno le lorq purghe in tutti quanti i eior- te ancor- 
ni del mese , chi prima , e chi poi , fecondo i chi ì mi- 
lorq temperamenti • E se la Luna foffe la ca- gliori FU 

I a . gione h/ofi corno 



«< 



Ij2 CO N ' y ti t T < 

falfa la gione di quel fluflò , ne feguirebbe un incon* 
rigettino* veniente , che tutte le donne in un irte db gior- 
no avrebbono collantemente le loro purghe* 
Le giovani a nuova Luna, e le vecchie a vec- 
chia Luna, per obbedire a quel verfo, luna vt- 
tus veteres ec Ma fuonan Tore, bifogna ufeir 
fuora. Addio. 

Legga V. Signoria Eccellenti ffima V annetta 
Canzone) e se potette così fotto mano favorir 
1' Autore , che pretende la prima Scuola dì 
co ce ih Citt^, mi farebbe cola gratiffima. Ad- 
dio, 



Per ito Infermo di tre .Afcefft fuppu< 
rati y cop febbre leqta > e eoa 

^agrezza . 



PEr non allungarmi inutilmente , fuppongo 
tutto quello, che vien riferito dalla dili- 
tenriflìrpa, e dottittìma Relazione trafmeffarai. 
uppongo altresì quanto ho raccolto in voce 
dal Sig. Gonfaloniere } cioè , che il nobiliffìnrio 
Infermo, di temperamento natio caldo» e fec- 
ce , che prefenfemente corre il ^uarantefimo an- 
po della sua età, fu da prima iorprefo da uno 
afeeifo, che fi aprì fppntaneatnente , ed anco- 
ra è aperto nella regione lombare Anidra > a 
dirittura della terza vertebra lombare , tra il 
nono , e il decimoterzo mufcolo di quelli , che 
annq l' uficio di muovere il dorfo . Quindi nel 
trafeorfo me fé ;di Settembre fu parimente for- 
prefo da un altro tumore nel fianco della me- 
defima parte fi ni (Ira, fopra la terza colloia men- 
dofa inferiore ; e quello fu aperto molto pru- 
dentemente dalla mano di efperimentato Chi- 
rurgo: ficcome dalla medefima mano fu aperto 
un te no afeeflo in vicinanza dell' ombellico . 
Tutti Quelli tre afeetti, ancorché ognun di etti 
abbia il proprio > e profondo seno, con tutto 

ciò 



\f 



DI FRANCESCO REDI. I£3 

ciò G comunicano tutti fcambievolmente l'uno 
coir altro con fegreti, e profondi canali, e la- 
berinti . Mi vien fatto l' ontore di domandarmi» 
che cofa pofla operarli in benefizio di quefto 
Signore , il quale , oltre i tre fuddetti afcefli , 
viene prefentemente attediato da una piccola 
febbre , con magrezza, e debolezza confiderà* 
bile, e con incalefcenza dopo del cibo • Dirò 
laceramente il mio fentimento , rimettendomi 
in tutto e per tutto ad ogni migliore, e più ac- 
corto giudizio del mio. Non parmi , che fi pof- 
fano prendere altre indicazioni , né fi pofla cam- 
minare per altre ftrade , che per quelle , per le 
2 itali anno fino ad ora camminato i prudenti f- 
roi Signori Medici di Milano . In primo, e 
Itrincìpal luogo fi dèe proccurare di mantenere 
untamente in vita quefto gran Cavaliere . In 
fecondo luogo fi dee ingegnarti di apportargli 
tutte quelle utilità, che son permefle dalla na- 
tura, e dallo (lato del male, non potendoli fpe- 
rare la totale fanazione. 

Intendo eflere d' altronde flati propofti i de- 
cotti fudorifici , e le ftufe fudatorie . Io per me 
non faprei fottofcrivermi a quefto penderò , per- 
chè dubiterei fortemente , che una tale fi ràda 
conducete ad una vicina morte, e per cagione 
del tempo caldo e fecco , e per cagione della 
febbre , e della gran magrezza , e della debolez- 
za, e quei che importa, fenza fperanza veruna 
di profitto, perchè il male di quefto Signore 
non è prefentemente un male umorale , ma egU 
è bensì un male di finimenti profondamente 
guadi , e coup fi , e nel loro guaftamento» , e 
nella loro corro fio ne incalliti , e quefti tali in- 
callimenti non pofibno naturalmente mai do- 
marli né da' decotti fudorifici , né da quanti fu- 
gatori fi trovano in tutto l'univerfo mondo. 

Intendo ancora eflere flato propoflo il proc- 
urare di ferrare, coirajutp dell' arte Chirurgi- 
ca, uno almeno de' tre efterni orifizi degli a- 
fcefli . Di quella operazione io ne iafcerei il 
penfiero alla natura; perchè se vorremo proc- 

I 3 cura- 



■»* 



134 CONSORTI 

curare di chiudere una di quelle bocche, o non 
ci riufcirà , o se pure ci riufcirà , ci accorgere- 
mo poi, che appoco appoco la natura tenterà 
un nuovo afceflb , ed una nuova apertura in 
luogo forfè più interno * e più fcomodo, e più. 
pericolofo • 

E' fiata pròpofta V apertura con ìfdrucirecol 
ferro da un orifizio ali altro ♦ Non panni , che 
ci pofla effer permeffo dalla debolezza delle for- 
ze , dalla notabile magrezza , dalla piccola feb- 
bre continua , e dalla profondità de* seni ; al che 
fi aggiunga , che è credibile, che, óltre i tre 
seni principali, ve ne fieno ancora degli altri 
minori più ripòfti , e trafverfali * Al più ai 
più, a fine di tener ben aperti gii eftemi ori- 
fizi, acciocché la materia contenuta pofTafgor- 
gare > fi può tentate di cominciare a dilatar 
col ferro gentilmente il più facile , ed il più 
comodo di effi orifizi, e qùefta piccola dilata- 
zione pub dar regola , e norma, e pub infe- 
gnare la flrada a progredire nell' opere , o allo 
aftenerfène. 

Quanto fi appartiene alle iniezioni da farfi 
ne 1 seni per mezzo della fciringa., lodo, che 
giornalmente fi reiterino con li puri aftergen- 
ti, e modificanti, e corroboranti , i quali quan- 
to più faranno piacevoli ^ gentili , e femplici f 
tanto meno faranno faftidiofi , e tanto più fa- 
ranno utili; e però il quotidiano uso <fcU' Ac- 
qua d'orzo con la giunta di poche gocciole di 
Vino , e di un poco di firoppo rotato fecco, 
fera molto opportuno , ficcome^ppportuno fera 
se neir Acqua d* orzo , talvolta farà fiata la- 
fciata una piccola porzioncella di trementina • 
La do fé del vino • 'e ilei firoppo fi potrà cre- 
fcere, e fminuire lecòndò', che V uso infegnerà. 

Mi foscrivo in tétto e per tutto all'oppinio- 
ìie de* Signori Medici , che affiftono , mentre an- 
no lafciati tutti quanti i medicamenti , che fi 
pigliano per bocca a fine di muovere il ventre* 
e che in vece di eflì fi vagliano di femplici 
fempliciffimi Ciifiéri fatti 'di falò , e femplice 

brodo 



* w riUjrcE$co rem, 15$ 

ferodo A carne colla giunta del Zucchero, e 
del butiro fenz' altro ingrediente. 

Credo, che ornai l'Infermo farà alla fine del 
decotto ordinatogli di Salfa pariglia , di China, , 
di Sandali , e di Vifco quercino . Laonde ardi- Il rima- 
fico ecc, nente rad- 

ei. 



Per uno fputo di Sangue « 

ACcib ihe V. Sig. filuftriffima pofla retar 
' fervi t a , e confolata dal male , che la tra- 
vaglia, e jfofla liberarfene , come elfo defidera 
per confolazione ancora del suo Signor Padre, 
io la configlio -a fare ilfeguente medicamento, 
molto utile per tutti coloro % i quali fputano 
fangue . Ma perchè fi tratta di fputo di fan- 
gue , in primo luogo io la configlio ad attener- 
Ji fempre, e a sfuggire fempre con ogni accor- 
tezza tutti quei medicamenti, i quali operano 
con violenza , e mettono in ifeoncerto, e in 
tumulto quei fluidi, che corrono, e ricorrono 
per li canali del noftro corpo. 

Mi piacerebbe, che V. Signoria cominciatile 
il suo medicamento con la feguente piacevo- 
li flìm a bevanda . 

IJt. Caffia tratta di frefeo onc' j. Si ftempe- 
ri in fufficiente qaant. d'Acqua d' otzo , e s' ae- 
'giunga Sena di Levante onc. mez. Gremor al 
Tartaro dram. j. 

Si tertga alle ceneri calde per ore tu. in 
Une fi /accia levare un bollore , fi coli , e fi 
fpretna, e alla colatura s'aggiunga 

Siroppo Violato folutivo onc. iv. Acqua di 
fiori di Mortella onc. mez. con chiare d uovo 
quanto baili , chiari fei fecondo l'arte, q cola 
per carta fugante. 

#. Di detta colatura onc. nj. e mez, per 
pigliare ali' alba* 

Quando querta medicina atrerà cominciato a 

I 4 annuo- 



1$6 C O H S V L T ! 

muovere il corpo una, o due volte, £ contea» 
terà V. Signoria di bevere una libbra e mez- 
za d'Acqua d'orzo. 

Il giorno, nel quale averà pigliato quella 
medicina » fi compiacerà , tre ore avanti cena 
di bere 1 infraferitta bevanda. 

#. Acqua di Nocera onc. iv. GluFebbo <fe 
Pomis onc. j. 

Il giorno fu (Te e ut ivo alla medicina fi con- 
tenterà di cominciare a pigliare i , feguenti Su > 
roppi , e ne piglierà almeno per dieci giorni . 

#. Fiori di borrana frefehi man. ij. fi faccia 
decozione in t'ufficiente quantità di Acqua-, di 
Nocera , fi coli . 

IJt. Di detta onc. iv. e noez. Ciulebbo di 
Tintura di viole onc. j. 

Il giorno del quarto , o del quinto di queftt 
Groppi, fi farà cavare x. once di fangue dalle 
vene moroidali per le mignatte , e finito dt 
pigliare tutti i Groppi , fi fervirà della feguen- 
te medicina. 

IJt. Tamarindi onc. j. e mez. Sena di Le- 
vante onc. mez. Cremor di Tartaro dr. ij. Fa 
levare un bollore in fufficiente quantità di ac- 
qua di Nocera , leva da fuoco , lafcia freddare, 
cola, e alla colatura s' aggiunga Siroppo vio- 
lato folutìvo ónc.iìj. Manna eletta bianca onc 
j. con chiare d' uovo quanto bafli , chìarifcì 
fecondo Y arte, e cola per carta fugante. 

ìjt. Di detta colatura onc» \rj„ e mez. per pi- 
gliare all'alba, e quando élla avrà cominciato 
a muovere, beverà V. Signoria due libbre di 
fiero di. latte depurato:, e il giorni tre ore 
avanti cena , beverà quella fletta bevanda , cht 
bevve il giorno della prima medicina, e pofeia 
il giorno feguente beverà iMnfrafcritto groppo 
. continovandolo per dieci giorni . 

#. Siero di latte depurato feftz*agro di li- 
monò onc. iv. Giulebbò di Tiàtura di Rofe 
onc. j. 

Mentre piglierà quello firoppo , fi farà di 
quando in quando qualche Servitale 9 fatto di 

puro 



paro brodo > Zucchero » Butìro , e Sale * In ol- 
tre mentre piglia quelli iiroppi , piglierà anco* 
rà mattina e fera, un quarto d ora avatiti de- 
gnare e avanti cena , un mezzo fcropolo di 
Magi fiero dì madreperle , o d' altre conchiglie 
marine 9 o in un cucchilo di brodo , o pure 
in un cucchi aro di pappa. 

Yerrnihati quelli firoppi il (fera* piglierà di 
nuovo una delle fopraddette medicine , e darà 
fine ai medicamento , per poterfene pattare al 
latte d'affna, venticinque giórni , e dopo ali 9 
uso del latte di capra per altri venticinque 
giorni . 

!Non iftarb a prefcrivere a V. Signoria Ilio- 
ftriffima le regole, che li devono tenere neli* 
ufo di que(ìo Latte 9 perchè molto bene sonò 
note à quelli Eccellentiflìmi Signori Dottori, 
che snifferanno alla Aia cura . Una sola cosa 
le dirò, ed è, che quando Xf. Sig* avrà prefo 
la mattina il Latte, élla ci dorma fópra lina a 
due óre, e non potendo dormirvi , almeno ftia 
in letto Uba, o due óre a fineftra chinfa , e fac- 
cia vifta di dormire , e dia coti quiete * e tran- 
quillità d'ahitnò* 

Tutti quelli medicamenti (aratinò più gìov^ 
voli , fcè saranno accompagnati dà.W òttimi 
regola di vivere > Feóza la quale sono i tnedi- 
cameati ftnzà vétuh ' eìoVàmehtò . 
1 Tra fai tre. c6fe più effigiali , io Rimò n** 
ceffariffincfo , che V.SÌgnória f àften£a dai viqd 

EQt tnoiti % t dimoiti ibetì , é ih véce di vino f 
e va Atqti'a'4i' Noterà pura, ò Acqua d^rio* 
o Acqua cédiit^ , ò foretto * 

S*afteimà da; tutte le sòrte d'éftrcitf violen* 
ti , hoii faccia; toai con di fé le lue Vivande eoa 
aromati, o Soverchio sale. 

Mangi rfiineftra mattina è séra, nella quale' 
vi da Tempre bollito dell' èrba , come Lattuga, 
Indivia , Borfàna , e per qttaftdò 'sarà il suo tem- 
po, della Zucca, 

Per k> òifc mangi carni alleilo , e di rado le 
carni arroto ♦ Ch è quanto ÌA efecuzione de* 

suol 



i)8' c 4 ir i o i f i 

suoi comandi poffo dirle ," rimettendomi in tut- 
te) , e per tutto al prudemiflìmo giudizio , e 
sommo Capere di quei Signori Medici , e de Taf- 
Aiteranno; e te fo devotiffima reverenza. 



Per alcooe fluflìpni di tetta , eoo do- 
lore, vigilie notturne, e inap- 
petenza in uba Dama. 



w Francesco rèdi; 139 

della foprammentovata fluflìone della teda ? tal- 
volta del dolore della medefima , delle' vigilie 
notturne , della inappetenza ? di una somma 
fiacchezza uni ver fa le di tutto il corpo, e di uà 
atroci (fimo dolore de' denti, de'quali , confor- 
me è ftato offervató , ve ne sono molti de'ca- 
rio fi, e quefto dolore decenti vi è sofpetto che 
polla durare , ed allungarli , perchè , conforme 
ib ho offervató * aderto tal dolore de* denti ca- 
riofi fempre suol durare , finché non fi è con- 
sumato queir ammetta , o midollo * la quale 
dentro all'internò del dente cariofo , suol rice- 
vere i faftidi portatigli dall'aria, che nella ca- 
vità del dente suole continuamente entrare* 

Che fi ha dunque prefentemente ad opera- 
re , per fervizió di quefta buotìa Signora ? II 
mio con figlio farebbe, che prefentemente , tra- 
lafciato ogni altro medicamento , fi venirle air 
uso del medicamento della Erba Tè, é fi conti- 
nuale fino alla ventata del mèfe di Aprile, per 
potere allora ritornare di nuòvo all'uso del Lat- 
te, ma che quefto Latte non foffe Latte Vacci- 
no, mar bensì Latte di Capra, e pigliato nella 
maniera fegueirte. Imperocché certamente l'uso 
dell' Erba Tè , porterà gran giovamento alla 
tefta, ma più di ogni altra cola allo ftomaco^ 
ed air utero, ed a purificare il Sangue. 

Senza duhque altri prevj medicamenti , fa*, 
rei cominciar ogni volta la Signora a prendere 
quello dell'Erba Tè, e gnene darei ogni mat- 
tina a buon 9 ora quattro onte di bollitura radi 
folcita con una sola sola dramma di Zucche- 
ro , e proccurerei poi, che la Signora vi dor- 
mirle sopra un'ora, un'ora e mezzo, e noti 
potendo dormirvi sopra , per lo meno se ne 
flette nel letto , per quel tempo facendo vifta 
di dormire , non traiafciahdo nel tempo del. 
toedicamento dell'Erba Tè, di farfi il Sevizia- 
le un giorno sì , ed un giorno nò , o almeno 
un giorno sì, e due giorni nò. 

'Farei fuffeguentemente , che la Signora co- 
mincìaffe a prendere il Latte di Capra, e la 

pretta 



149 CONSULTI 

.1 

prendeffe infallibilmente . ogni mattina , fuor- 
ché un giorno per fettimana di vacanza , sen- 
za prenderla ; e le mattine, che lo prenderà * 
il Latte non iia piti, che tre once per mattina, 
e al piti al piti tre once , e mezzo , raddolcita 
con una sola dramma di Zucchero fino , e non 
più . Qpeftó Latte lo pìglierà la mattina ai 
buon'ora in letto , e sùbito pigliato , fi faccia 
serrar, la Camera, vi dorma sopra un v óra , o 
Un ^ ora e mezzo, e non potendo prender sonno, 
per lo meno la Signora Aia in letto in ripofo, 
a carriera ferrata per quel tempo , e faccia vifta 
di dormire ; E non abbia timore veruno ve- 
runo di dbfmìr sopra il latte , e non tema * 
die il latte induca le vigilie , come pare che 
abbia temuto per lo pattato» 

Par Uà Certo dolore ifchiadico 
, fpurio. 

Copia àt yonfuìtò 'venxto di Cenata dal SignQ* 

Detti Giufippt Lanzoni Jfottofcritto di 

propria ma no dal Sig.Redi. 

IL Signore && in fetà d v anm 26. in circa» 
di temperamento Sanguigno , di abito car- 
nofo, e laudabilmente organizzato, che finora 
ba «empre goduto ottima fatate*, da Tedici , q 
diciaffette giorni in ()uà fu sorprefo da dolo- 
re pungi ti vo alla fommità della cofeia finiftr» 
verfo il capo del femore « efteso fino alginoc~ 
- cbio della parte mede firn a , che lo necemtb a 
camminare zoppicando . tìa negletto per molti 
giorni il male, e la sera soflerva tumefatto il 
ginocchio finiftrò , ma fenza ròffore , e calo- 
re , ficcome accora appariva qualche piccola 
tumefazione nella parte fuprema della cofeia , 
con rollo re, è calore , fintomi , che ri pò fan do 
in letto , e tralasciando il moto prqgreflivo, 
««svanivano » Non ceffa perà mai il dolore , e 

par- 




DI FRANCISCO tXÙt J I4I 

particolarmente nella mentovata parte deliaco- 
fcia, che ai tatto se gli rende acerbi fììmo , a In- 
serendo il Signor Paziente % che gli riefce piti 
senfibile, quando nel letto tiene calda la par- 
te dolente. Fatta una efatta operazione sopra 
la nominata parte , collocando supino il Signof 
Paziente , e mettendo in ottimo fito e Punà, 

fi nota 
notabile / 

e l'aù 

tra cofcia sopra l'arti coazioni de* femori, sem- 
bra che retti qualche maggior groffezza nella 
iiniftra. Il Signor Paziente efaminato con ogni 
efattezza, afferma di non aver mai pi il patito 
fonili dolori 9 né mai sperimentata nella parte 
affetta fiacchezza, lentezza al iqoto, né (lupo* 
re, e che non sa d'aver data alcuna qccafione 
edema al male , che lo travaglia , o per cadu- 
ta, per moto violento, o per qualunque al- 
tra manifefta cagione . Tutto ciò cottimi fee il 
Signor Paziente, e molto piìi i di lui Signori 
Parenti in un gran timore, che poffa accadere 
la lunazione del femore promofla da caufa in- 
trinfeca, e pih accalora il loro timore, un ca- 
so in tutto limile , accaduto ad una forella dei 
xhedefimo , che è poi reftaea affatto ftqrpiata , 
e zoppicante t 

La parte, offefa denomina a baftanza quefto 
per uà dolore ifchiadico fpurio , la di cui ca- 
gione potrà effere il liquido mucilaginofo cri- 
vellato per la glandola desinata a tal uso nell' 
acetabulo di queir articolo , ed ingombrata da 
qualche acido fortiera , che lo rende vi?iof<|- 
rnente pupgitivo , e più del dovere attaccatic- 
cio : pungendo però quefto le fibre , che teffqnq 
le corde legamento fé del femore , e forfè anco- 
ra quelle de* circonvicini tendini de 1 mufeq- 
li , negi' interftizj delle quali p$r lo suo lentore 
retta intralciato, eccita le loro contagioni spa- 
smodiche , cagioni immediate dei dolore noti 
solo, ma ancora dell'accorciamento della gam- 
ba > e cofcia , mentre quel liquido tequefìrato 

fra 



*4* cfoHstrtrl 

Quando fra le menzionate fibre ligamentofe 9 e tendi- 
dal prò- no fé, quelle rimove dal proprio (ito, e fa can- 
ario (ito fi giare figura a T legamenti del femore , che tef- 
rimove. sono, per lo che npnpuote quindi la gamba, e 
Fetu cofcia ridurli al naturale Rendimento • Per un 
tal difordine reftando però hi anguftia ancor» 
i .canali , che conducono per quelle parti li flui- 
di , ne fegue il gonfiamento nelle medefime , 
sensìbile dopo il moto progredivo, per lo quale 
detti vafi reftano in maggiore drittezza. 
Tutti quefti rifleffi giuftificana affai il timo- 
. re de 9 Signori Parenti del noftro Signor Pa- 
ziente , mentre quando seguono Juflwoni per 
cagioni interne, accadono appunto per le me- 
defime. Ed è ben facile, che il liquido muci- 
lagipofo, reto sempre pi fi vizio fo per l'ingom- 
bramento del nominato acido foreltiero, e che 
viziata finalmente la ftrmtura organica della 
gianduia mucilaginofa , più copio fo fi crivelli , 
evenga quindi ad incagliar fi nell'acetabolo , del 
femore, dal quale quello finalmente per un ta. 
le ingroffamento rioioffo , jie fegue una ine- 
mendabile lunazione , 

Per tutto ciò nella cura ftirao che faccia d'uo- 
po i % av^re una efatta attenzione sì alla mo- 
tivata pausa , come alla parte pffefa . Per la 
prima fembrano indicati rimedj al calici , atti ad 
invertire le punte degli acidi fo re fi ieri , al qua- 
le fcopo fa di meftiere soddisfare coi prefidj 
intrinfeci • Per la feconda poi bi fogna corro- 
borare la parte pffefa , fciogliere V ingombro 
della mucilagine incagliata in quelle parti li- 
gamentofe, e tendinole, e reftituire finalmen- 
te al proprio tuono quelle fibre, che teffonoi 
legamenti articolari , e tendini mufcQlari • A 
quedo fecondo fcopo fi potrà poi soddisfare con 
nmedj locali prima refoi venti, e corroboranti, 
e quindi corroboranti , ed astringenti • 

Per ciòj che fpetta alla cura interna , dopo 
l'univerfali provvifioni , (limerei opportuno un 
decottivo ad quartas , fatto coi legni Saffafras, 
Lentifco di Scio p Vifco quercino , e Sandalo 

Citri- 



\ 



W FRANCESCA REM. 14} 

Citrino, con l'Erbe d'Iva artetica, di Betto- 
nica , e Capelvenere è Nella dieta obbligando 
il Sig.Paziente , ed al ripofo, e ad ima buona 
nonna di vivere ; pel bevere ordinario gli pre- 
scriverei l'Acqua alterata col Vifco quercino , 
coll'agjgiunta di poco vino. Qupfto è ciò, che 
lio fcritco per la notizia più tofto iftorica, che 
patologica degli incomodi del Signor Paziente, 
attendendo con offequio i configli, e fentimen- 
ti pia maturi difaggia sua Minerva per la prò* 
ipera ialute di quello Signgre, 

Per un intermittenza 
di polfo, 

L' Illuftriffimo Signor Generale Marco Alefc 
fandro da Borro ? di età confidente , di 
temperamento ^ cpme viene fc ritto, caldo e umU 
do, di mente vivacifiìma , e prpnci(fimo ad ogni 
azione , benigni (lìmo di genio , ma facile ad 
entrare in collera, a segno tale, che alle vol- 
te ne porta un evidente veftigio nel volto , qua- 
li che fia un principio di uno fpargimento di 
fiele, verfo la metà del mefe di Maggio prof- 
fimo pattato, nel tocparfi il polio , fi avvide* 
che dopo alcune battute ben regolate , eflb pol- 
so fi fermava per una sola battuta , fenza però 
offervare ordine regolato alia sua fermata, im- 
perocché talvolta fi ferma dopo la quarta bat- 
tuta, talvolta dopo la quinta, o la fettima,o 
la decima, o la ventèlima, ec. Ed aquefte fer- 
mate non vi è accotnpagnatnento veruno di 
palpitazione di cuore, né di offefy dì reipiro, 
né di difficultà di giacere in tutte le politure, 
né di tumore edematofo nelle gambe , e nel Quando 
ventre inferiore ♦ Defidera Sua Sig.Iiluftriflima ali 1 inter- 
di liberarli da quella così fatta intermittenza , mhtenzJ 
e perciò comanda, che ne fieno rintracciate ledei poi fo fi 
cagioni , acciocché più facilmente fi polfa ve- untfcono 
aire in chiaro > di quali mezzi fi debba fervire quefti ac- 

per 



Sue 
el 



I44 C O K $ U' t T f 

cìàtntt , per liberarsene. Ma perchè dall'Eccellenti (Tinu* 
allora b\- Sig. Domenico Baldi è (lato Copra di ciò fcritta 
fogna te- un diffufo , e dottiffimo Consulto , nel quale ha 
werne, noverate prudentenmente tutte quelle co fé, che 
polfono cagionare V intermittenza del poi fo , 

J>erciò io mi conterrò dentro i cancelli di quei- 
a brevità maggiore , che mi farà poffibile , e 
farò solamente menzione di quella cagione 9 
che nel noftro caso , io credo 9 che fi risvegli 
* far intermettere il polfo, rimettendo però, e 
fottoponendp il mio fé n ti mento ad ogni miglior 
giudizio . 

Suppongo in primo luogo , che nei fegato 
dell' Illu(triflimc) Signor Generale , come gian- 
duia feparatoria della bile , npn fi fepari bene 
effa bile dal fangue, e perconfeguenza il fan- 
lue rimanga imbrattato , e pieno di bile pia 
lei dovere. La facilità all'entrare in collera,! 
prìncipi , o cenni frequenti di un facile fpargi- 
mento di fiele, fanno chiara teftimonianza del- 
la verità di q uè fio fuppofto ♦ Qual Ila poi la 
cagione , che nel fegato non fi faccia perfetta- 
mente la feparazione della bile dal sangue , tra 
molte altre cofe io ne darei la colpa ad una 
certa gruma vifeofa , la quale appoco appoco 
insenfibilmente fi appicca all' interne pareti di 
quegP infiniti intralciatiifimi canaletti fanguigui, 
che feorrono , anzi per dir meglio , compongo* 
no il fegato: £ tal gruma fi appicca alle pare* 
ti , in quella guifa , che i condotti delle fonta- 
ne s' tncroftano internamente , e s' intafano col 
tempo , o di fango , o di mei metta 9 o di flua- 
ffi/r re pietrofo , fecondo la diverfità delle acque , 
MJijjmn- e jj e ^ ^ ue j C0lì( j 0tl i fanno paflaggio . Patta 

«f^fV-però quefta differenza tra i canali del noftro 
n f *~ corpo , ed i condotti delle fontane , perchè que- 
m*l$ddm.Q ì ftanno immob iii y e f emì y e privi affatto 
jtrocorpOj ^ lnternQ moto, e quegli anno movimento per- 
e Quegli p Ctuo on j e pifc difficilmente avviene in elfi 
4elFacque.\ Q inta f amento r . 

Suppongo in secondo luogo, che nella maf- 
ia del fangue degli animali vi fieno tra le 

altre 



1>I FRANCESCO REDI . 145 

éltre componesti , molte particelle di sapore 
acido , ed analogo alla natura del vitriuolo , e 
del zolfo, E fuppongo altresì , che-il Soverchio 
di cotali particelle , abbia t le sue particolari 
glaódule imparatone. 
In terzo luogo fuppongo , che ficcome tutte 

;|uante le maniere di aeque, e di liquori, che 
corrono , e gemono nel mondo grande , anno 
una certa propria vifcidità, così ancora la ab- 
biano* tutti i fluidi , che con continuo corto , e 
ricorfo girano , e rigirano per ILcana^i del cor- 
po degli animali , e tale vifcidità dee conte-, 
nerfi dentro a* cancelli di un grado convenien- 
te, perche se crefce digrado, può produrre dU 
verfl cattiviffimi effetti. 

In quarto luogo fuppongo per vero, e dalla 
«perienza oro vate , e riprovato, che le particel- 
le dì un fluido fahnaftre, e liflìviali, e analo* 
fjhe a quelle della bile, mefcolate con altre 
particelle acide, fanno bollore, emozione nel 
.sangue, e negli altri fluidi del noftro corpo. 
In quinto luogo suppongo , che quando nel 
«angue vi è naturai proporzione tra leparticei- E* ver t fi- 
le acide, e le particelle falmaftre, e liflìviali, mile^che 
o biliofe, allora fi fanno i naturali bollirne»-/* vìfcofitk 
ti, e le maturali mozioni , utili a confervare la del f angue 
sanità, e prolungare la vita; ma ae tra le par- poffapn- 
ticelle acide, e le particelle liflìviali vi uà (prò- durre aue- 
porzione confiderabile , allora fi fanno i bolli- fle folle 
menti, e le mozioni morbifere, e tra le altre fpumofe % 
coffe nocive, ne fegue la produzione del flato, perchè in 
il qual flato fta rinchiuso , ed in piccole, e tal cafo le 
tninutiflìme bolle di spuma , ed anco talvolta particelle 
in più grofli sonagli di flato , fecondo che corri- dell'ava, 

E irta lavifeofità delfangue, e lafox^a del boi- che ftc* 
re, e della mozione. vanno * 

Suppongo inserto luogo, che quefte minutif- circolare 
fime bolle di spuma, equefti sonagli più grò f- con ***£+ 
fi di flato , fieno portati circolarmente per leghrediffL 
vene, e per l'arterie, ed in oueflo circolo al- coita fi di' 
cune di quelle bolle , o sonagli fi rompano per v'tdono 
via , e svanivano , ed ^ltri arrivino interi a quandi 
Op,detfiediTonhfol. t paf- 



t+6 e o ir s ulti 

^<?r ixw #- paffare pel cuore, e quivi se, fieno owuti $& 
tura infte- imo con facilità, aia se flebo grò Hi,, e .talvol- 
ti* fi uni- ta molti imiti infieme, porcino al aio re ioim- 
fconojfe- pedimento delta fermaci di, una battuta , coni?; 
/empio ne talvolta suol avvenire per cagione dell' aria , 
ferva quel che entra, e che efceyoe'vafi di cello ftretto, 
gioco y che allora quando fi vuol daefli votare quelliquo* 
$ fanciulli vàj del quale erano pieni. *. ' 

fMno>men- Con quetti fuppofti fopraddettl a*do,che.la 
rrfro/wfMntertnittertxa dell' Hitìfttrffitpo Sigaòr Qeqer$- 
tere nell % le, non fi* cagionata da altro-, che da un flfl-. 
acqua pur alo groffo >, che portato dal co rio del faogu? , 
una picco- di quando in auamlò pafla , e ripaffa pel cuo- 
la quanti- re. E quefto nato nafee perchè il fegato non 
tà difapo- separa bene la bile dai (àngue 9 ed il sangue è/ 
ne 9 larcn-m poéo# piìt vitto fo di' qtiello , che dovi ebbe 
donosìvi-effere, e non ha proporzione t ofimetria tra le 
feofa , che particelle componenti £t\àe y e salfe. . <. 

pervia di II che fé è vero, a voler rendere aH'IUufott* 
un fottìi fimo Signor Generale la perfetta, finità , fa di* 
cannellino meftiere proccurar che il fegato, coma gUn*to- 
fofR&doinìiL feparltoria , separi perfettamente la bile dal 
effa, fanno sangue , e la tramandi in quantità {ufficiente 
delle vefci^lh volta degl' inteftini. ; e perciò è neceflfario. 
che molto ancora ftafare bene , e fpurare i canali , che 
grandine scorrono per eflb fegato, e liberarli, dalla gru- 
feendono ma interna, the gli rendè oftrutti , ed in fom- 
poinelFa-mn fa di bi fogno rendere il sangue pi il dolce, 
ria fenzae meno vifeoso, 

nrrìperfu Quanto s'appartiene al prosodico , quede co- 
Cattivo sì fatte intermittenze di polso, nell'età, nella 
pronoftico quale ff trova Sua -Signoria» Iiluftrilfima , eoa 
far foglio* iz buona cura, con la piacevolezza de'medica- 
no li Scriu menti , e eòi tempo, e con la pazienza foglio* 
tori dì Me- no svanire , e pafWvia lenza lafciar veitigio 
duina fo- veruno di malattia : £ ini fa v viene di aveF a-. 
pra T inter-vuto qui di fimi li iq tenni toenze in alcuni Per- 
thittènza fonaggi ben cogniti , i quali ne fono guariti; 
de Ipdlfo; e Ci vuol però la buona cura, ed il buonjriguar- 
tra èli*l- do , e particolarmente nella regola del vivere, 
tri Galeno perchè quello finalmente è un male , che vadì« 
dice di mn rettamente- ad attaccate il cuore , fonte della 

a vixa, 



j 



Dt FRANCESCO JtEDl. 147 

vita, 4 nelle foffermate del cuore, fi prò col aver mai 
tempo appoco appoco y ed infenfibilmente ra- veduto aU 
chinare , e deporre ne' suoi ventricoli* o nelle cunGiova- 
auricule , ò ne'vfrfl ftnguigni qualche cofa $fter-»*,rA#»# 
«a, la quale vaglia poi a fare le intermi tttn^fia guati- 
le pia ordinate, pia fpefle* ed accoppiate cowto, 
altri m'oleftiffirtii , pericofofi accidenti. La efp*~ 

^ I Medici da tre fonti cavano i loro rimedi , riha perk 
cioè dalla Chirurgia , dalla Spegna y e dal ja molte volt e 
Regola del vitto, dimoftrail 

Quanto fi appartiene alla Chirurgia , «piando contrario $ 
fotte approvato dairÉccell^tiffirtio Signor Do-imperoccbè 
riienicO Baldi Medko di Sua Signoria Illuftriffi-y* trovano 
iha , io crederei ne ceffario , per facilitare la cor^dcgli uo- 
regione, e purificazione , e raddolciment# del mini che 
«angue , il cavarne prima qualche quantità dai- hanno il 
la vena dei braccio con la lancetta , e poscia* poi/o in- 
alile vene emorroidali con le mignatte ; Né t emitten- 
ti tema del fangue, perchè qaefto fi rigenererà te perna- 
preftamCnte , e fi rigenererà piti dolce , e men tura , * 
▼ifeofo, oltre che i effere speffo Sqa Signoria non ficee- 
Illuftrlffifna (oggetto a patire infiammazione al- A Im. al- 
le fauci 9 £ motivo (ufficiente fenza gli altri frcunm*le. 
«avare una buona quantità di sangue # Quello fete* 

• Per quanto fi appartiene a'meditamenti , chef feda /re- 
fi prendono dallo Speziate , metto in confida quentemt- 
razione, se ora che Sua Signoria Illurtriffima/<? ^ Fjjk 
li è ben purgato , folle neceflario , che pigliai ciulli^ a 9 
se due tre , e forse anco quattro paffete d? Vecchi, od 
Acqua deb Tettuccio , còl suo fiero Solutivo f alle per/o» 
Quanto ouefta Acqua fta profittevole 'netto (HP ne ai fiu- 
tate i.vaiì fanguigni del fegato , le radici cai dio. 
*HJaif della, borfetxa M fiele , il cariala ci (Ìn 
co, ed il poro biliario, }o moftra chiaramente % 

la quotidiana esperienza a tutti quei moderni , 
che con grandiflìnna utilità se ne fervono • Se 
ne servirono ancora gli antichi Medici , o al- 
meno fi fervirono di cofa fonile , mentre fi 
legge appreflo Cornelio Celfo, che Afelepiade? 
squam falfam , & quidam per biduum purga- 
tionis caufa bibere cogebat Regio morbo affeftos. 

Dopo r uso di queir Acqua , mi piacerebbe il 



fjjft 



CONSULTI 



far paflaggio per molte mattine all'uso del fie- 
ro del Latte deparato , renduro di ouando i» 
quando folutivo coti la infufrone della Sena ,. 
e col raddolcimento del Giulebbo aureo , ov- 
vero col pigliare avanti alla bevuta del fiero 
qualche bocconcello di Caffia impattata con fi- 
nitima polvere di Rabarbaro , senza la giun- 
ta di que' soliti Correttivi , co 1 quali la Caffia» 
-ed il Rabarbaro fi sogliono dotare . Non fie- 
410 grandi le bevute del fiero , ma piccole , e 

K*ù tofio continuata per più lungo tempo . 
[olto pia cqnferifce al bene della terni una, 
pioggetta lenta lenta, eguale, « lunga , che un 
ampetuofo rovefciodi acqua , che precipiti dalle 
nuvoje con veemenza, e con tempefia, 

Non propongo una lunga ferie di quei par- 
ticolari ripiedi y eh* cordiali da' Medici sono 
chiamati , perchè il loro uso nel noftro caso 
J' ho molto per Cospetto. 

Quanto alia regola del vitto, io non ne fa* 
vello, perchè Sua Sig.IUuftrifc è curata da uà 
Medico non men dotco , che prudente , il qua- 
le a quell'ora l'avrà prefcritta con ogni pun- 
tualità. Pue sole cofe rammenterò, e i'una fi 
è il bf vere vini piccoli e bene innacquati , e 
fuggire i grandi, generati, e fenz'a^qua. 

I*a seconda fi è il mantenere il corpo lubri- 
co r In tempo di «auità il farfi alle volte un 
Clifiere ci libera da una foprafiante malattia. 
. . Quetfq è quanto la mia debolezza ha fapu- 
tp dire . Piaccia al Signor Iddio datore di tut- 
ti i beni, che fia co? gipvamento dell v Illu- 
itó&Sig,Sen?rale, a fui auguro pgni felicità^ 



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Per 



" DI FRANCESCO REDI. I49 

Per un tal Cavaliere indifpofto per 
eflerfi foverchiamente impau- 
rilo. 

Con/ulto burle/co. 

OPinione fu non folo de'FHofofi della vec- 
chia Accademia , ma ancora di quelli 
della mezzana , e della nuova , la fanità dell' 
uomo non ricevere (corte maggiori, e pia no- 
cevoli , che da un improvvifo , e non afpetta- 
to moto di animo cagionato dalla foverchia 
paura. Quindi è che non mi porta maraviglia 
il fentire, che l' Iliuftriff. Sig.Marchefe N.N. 
foco fatio oggi fi trovi , avendo per un orribile 
terremoto patita una non meno orribile paura. 
Ed invero che poteva molto bene il terremoto- 
dar delle fcoffe alla fanità di Sua Sig.llluftrilf, 
mentre ha potuto infm colà nell'America di roc* 
care Cartella, e Cittadi, e fubbi (Tare montagne 
altiffime • Pure il cafo fi è qui , e bifogna por-» 
tar rimedio a quello Cavaliere , e quello che 
far fi dee , pretto fi faccia , perchè quefto non, 
è un male * che cammina con te regole degli al- 
tri y perchè conforme al parere, di Efiodo , t 
tìtaM quando da Giove furono creati , furono 
creati muti, e fcnza voce > ma il mal del ter- 
remoto nabiflando, e profondando l'univerfoj, 
fi fa fentire fimo in Orintì , o come dir salea 
quel buon Vecchio del Marrotti, fino in Chia- 
renna • Vengafi dunque quanto prima all' uso 
de'medicamemi , i quali non so già se ci porte- 
ranno quegli utili, che sono de fiderà ti , perchè 
al mal della paura, come fi dice per proverbio. 
non vi è giaco, che vaglia. Contuttociò, per- 
chè il noftro paziente è giovane , & bene ** k*+ 



150 CONSULTI 

Scherzò ca-bet ad ea 9 qua offetuntur Medico , fi pub spera- 
va dalPre, che abbia da recuperare la priftina fa ruta. 
Aforifmo E perchè i faoftri- antichi (Uvifero la rnedlci- 
dilpocratejML in tre parti, cioè a dire Farmacia, Chirur- 
Bene se già, e Dieta: Quanto alla Farmacia; se iipau- 
habere ad rofo Tiberio , allora quando fentiva tonare, in* 
ea , quae ghirlandato di alloro , per la paura fi ficcava in 
offeruntur,una cantina , e con le materaffe faceva ferrar le 
bonutn. buche delle voice, ancor io nel caso noftronoa 
' molto diverfo da quello di Tiberio, configlie* 
rei, che S. Signoria Illuftriffima quanto prima 
in una cantina feendeflfe , e quivi fpiltata una 
botte del più genero io , e pib. brillante Fller- 
np , ne tracannaffe dieci , o dodici gran tazze, 
non minori di quelle , con le quali il Greco 
Neftorre iflibaliamava ogni giorno gli anni 
della iiia vita , e con quefto genero lo rimedio 
rifcaldato il cuore , e il paracuore, fpero che 
abbia da cedere quefta così perverfa malattia 9 
, effendo vero veriflìmo quello che ci lasciò (cri t- 
to il ttoftro Galeno nel primo de prafagitione 
$x pulftbusy che una solenne paura raffredda i 
noftri corpi . Se quefto rimedio non faceffe ( co- 
me pur far lo dee ) il solito effetto , non tra-» 
feuri di mettere in opra un potenti (Timo aiuto 
' ìnfegnatoci dal medelimo noftno Galeno , neh 
Bndecimo Libro delle potenze de' medicamenti 
semplici, e fi è, che il Paziente vada a Cac- 
cia alle Lepri, e tornato a casa mangi fi il cer- 
vello di quelle , non ifeordandofi però di do- 
sare al medico tutto quanto il redante del cor- 
po di quelle timide beftiole . Ma perchè non 
palla liberare gli uomini da' mali . ma necef- 
iario anco fi è prefervarli , io configlieli , che 
un'altra volta, all'usanza de'compagni di Ulif. 
se tutti tremanti , all'arrivo del terremoto fi fa* 
ceffe bep bene impegolare gli orecchi, e se pe- 
gola per mala disgrazia non fi trovale , proc- 
curi da se medefimo di applicare agli orecchi 
suoi quél generalo rimedio, che applicar vi fo- 
glioso gli aipidi , allora quando non voglio- 
no^ udire le mormorazioni , e tremende b^fiem- 

mie 



. m KRAVCESCOT REM. t$% 

mie del Marfo incantatore , e di Jacopo Sozzi 
Viperaio di Sua Altezza Sereniflima, e se pure 
per qualche difetto naturale , il rimedio non 
gli arrivate a gii orecchi >. non mancheranno 
luoghi piiì proporzionati, ne'quali quefto Illu- 
ft ri filmo Signore potrà farfi applicare da altre 
persone quefta a'giorhi d'oggi pratica ti (lima me- 
dicina . Ma avvertifca , e ponga ben mente , 
che non tutti i Medici soap il cafo a poterse- 
la applicare, né fi fidK in Pifa dell'Eccellentif- Lettore di 
fimo Checcacci decano degni (Timo de* Medici , Chirurgia 
né in Firenze del Ticciati ; non abbia fede né veccbitfi* 
anco in me medefimo, mo. 

Che Wgro , /ecco , inaridito , e flrutto , 
Potrei fervir per lantemon da gondola . 
È' ci vogliono di quei Medici, che pettoruti, 
rigoglio!!, e rifcaldati da forbitiffima fapienza 
poflbno ogni giorno correre dieci , e dodici car- 
riere per io (tedio delle naturali, e non natu- 
rali fpeculazioni . 

Ma per far paffaggio dalla Farmacia alla Chi- 
rurgia , io ho Tempre a' miei giorni fentito di- 
re , che un Diavolo caccia l'altro , e tutti due Proverbio 
lavano il vifo : Voglio inferire , che una fer- ftot piate 
qua di vefcicatorj fenza altro medicinale ^v~* grazio/** 
vedimento, faranno il Nepente d'Elena diRo- mente. 
faccio , e la mano di Dio per cavar di capo la 
paura a quefto noftro Infermo : E mi ricordo 
tana volta , che Lucio Quinzio Curione , che 
se ne flava in letto ammalato , e faceva uni 
certa vocina languida , e tremolante , che pa- 
reva che veniffe dal profondiflimo centro, dove 
Dante rìpofe i Bruti , ed i Cafsj \ tofto che mi 
fentl dire quefta poffente parola Vefcicatorj , 
fculettò fuora del letto , con capriole così snel- 
le, e fpiccate, che tali al certo non lavereb- 
be fapute fare Tito , né quanti Ballerini sono 
al Mondo ; cominciò a cicalare , che pareva 
•na putta , con un certo profondiffimp vocio- 
ne , die in Commedia con grandiffimo applau- 
so avrebbe ppeuto far la parte di Plutone • 

K 4 Per 



§52 CONSULTI 

V 

't ' ' i 

Per un Cancro non ulcerato , di cui 

fi dubitava fé dovefle curarti, 

tagliarli y o dargli fuoco* 



Manca il principio y ma fi vede, che il Redi 
di/approva il taglio , mentre il frammento , che 
ne Abbiamo , comincia; Eternamente carato, o 
tagliato , non fi arriva mai alla cicatrizzazio- 
ne , ficcnè non abbiamo fatto altro , che di un 
Cancro non ulcerato , farlo ulcerate . Che fé 
pure dopo il taglio , dopo il fuoco > fi riduce 
li tumóre alla cicatrizzazione , ed alla perfet- 
ta guarigione , con tutto cib predo ritorna , e 
?ue(h> non pub piti cicatrizzarti : Amputatus 
lancer 9 di (Te Celio 9 redit vel ineodem loco^vel 
in tiene y hepate y utero Gfc.& mortem affert. Ce- 
che, Signori Eccellentiflìmi , io dirb con Ovi- 
dio de Ponto ^ 

Vulneri* id genus efi , quod cum fanabiU 
non fity 
Non attre&ari tutius effe puto. N 
E mi rido dentro di me medefìmò, quando in 
cafi fomtglianti, fento così facilmente promet- 
tere la salute ; e mi rìdo ancora , quando in 
gualche Autore leggo i vanti di aver guariti 
infiniti dì quèfti mali , é foglio dire , che tali 
felici avvenimenti 
lodtArio* - furono al tèmpo, che p afferò i Mori 
ft** jy Affrica il mare > e tn Trancia nocqutt 

tanto • 
Gli feopi di curar quefli mali sono tutti fa- 
cili da dirfi , ma non così facili da ottener/! , 
e se bene Ippocr. nel 2. de morb.muìier. e , nel % 
Principi is*p#d. 54. dice aver curato de'Cancrì} cib fi det 
obfta,ferove intendere degli incipienti, e non di quelli, 
medicina che dopo lo fpazio di due anni , poffono co- 
paratur : minciarfi a dire invecchiati « Quelli umori graf- 
fi, vi- 



DI FRANCESCO RÉJW* 1JJ * 

fi, vifcofi, atrabiliarj non così facilmente ce- Orai m& 
dono a 1 voleri del Medico. I ìAedicamenti pia-la per lon- 
cevoli non arrivano , i gagliardi rendono que-gas inva- 
Ai umori più efferati : se vogliamo repellere , luere mo- 
to rri amo pericolo d'indurire; se vogliamo am-ras» ^ 
molline, coniamo pericolo di putrefare, sevo- Gridi**] 

J;liamo digerire , -e attenuare*, corriamo nerico* 
o , -che efalate le parti più lottili , il male 
non li renda maggiore ; se ora air una , ora 
air altra intenzione (cambi evolmente volgiamo 
l'occhio, non. fi ottiene né quefk, né quella 
intensione ; se , fecondo i' infegnamento d* 1- 
pocrate , in quei mali , a cui non poflfono ì 
medicamenti far cola alcuna , abbiamo penfierat 
di ricorrere al ferro , ed al fuoco , a quanti pe- 
ricoli forfè inevitabili andiamo incontro , la 
efagerò il dotti (Timo Celiò • Di più se del ti*?* 
more qualche particella-? benché minipia» ri- 
manga • • • * 

Per irta Dama, che veniva curata^ 
eoo eflìccanti in una diftil- 
lazione* e diminuzio- 
ne di mefi • 

Frammento*. 

Sofpettiflimi fono gli efTiccantì , e lòdo piti 
torto il Latte , e quello Latte mi piacerebbe 
che fi continuale per qualche fettimana , e ne 
fpererei utile grandi Aimo j- non trafeurando nel 
tempo del Latte V uso de C li (Ieri , ma fenili- 
ci» e non nrifterioftmente comporti , percioc- 
ché fanno allora più mal, che bene. 

Sa talvolta faceffe -di medi ere dare air Ilio» 
Arifl*. Sig. Marche fa qualche piacevole bevanda 
folutiva , o come la chiamano , qualche piacevole 
medicina lenifnte i in quello caio imi piacerebbe, 



>54 CONSULTI 

che la Signora, tre pre dopo la medicina, be- 
▼effe tre o quattro li b. di Acqua di bórrana fri- 
lata a bagno in vafi di vetro . Non fi tema 
dell' timido nella Signora Marchefa , perchè a 
dire il vero , egli è neceflfario temere del (ecco, 
non dell'umido. Anzi il suo modo di mangia* 
re, e del bere di* effer tutto pia Aretto all' 
umettante, che ali'efficcante, anzi 1' efficcante 
fi dee fuggire come pefte ; e come pefte fi deb- 
bono fuggire i vini generofi, e senz'acqua. 

Quefto è quanto carpenti calamo poflfo dire a 
V. Si g.Ec celi enti ff. ed il tutto rimetto alle sue 
prudenti (fitti e determinazioni . Io poi mi con- 
fetto obbligati ffimo alle gentiliilime «uè ma- 
niere , le «quali mi giungono anco in tempo* 
nel quale io non fapeva né meno di effe rie co- 
gnito: e quefte mie obbligazioni fi accrcfcertn- 
no Tempre, quando V. Signoria Ecoellewtiflf; fi 
compiacerà onorarmi di qualche suo comando. 
Soggiungo , che il dare alla Si;. Marchefa, nel 
tempo che ella piglierl il Latte , la mattina, 
e la fera nn bicchiere di vino acciaiato, credo 
che fia per edere di profitto, purché quello tal 
vino fi innacqui. Di nuovo raflegno a V. Si- 
gnoria Eccellenti (lima le mie vera obbligazio- 
ni , e le fo timiliffima riverenza * 



Per un infermo, a cui fi temeva, 
che la Caffi* folte di danno. 

Frammento • 

A quefta interrogazione rifpOndo,ehelaCafft 

fia pon può mai portar incomodo veruno ali* 

fktmaco , * tanto più pigliata in così poca dp- 

Fe , e pigliata pura , e femplice fenza mefcolan- 

7a veruna, e col pranzo, e con la eenaaddof- 

fo . E se noi altri Medici die hi a aio tutto gioc* 

'no, 



: M FRANCESCO *EMÌ 155 ' 

no , che la Caflìa è fiatuofa , che la Cafiia fdir Per e hi U 
iinquifee lo ftomaco ; e se quefto fteffo fcrivono CaJJia n$ 
altresì ne'krpo libri 1 noftri i più rwere$$ÌAze-fia fatuo- 
(tri , e che perciò fa di megere correggere la fa lopro- 
Caffia con co fé" calde , e diffipatrici delle fa- va di fi- 
tuofità , junta illud > che ogni medicamento dee pra a e, 
efler comporto di bafe, di adjuvante, e di cor- n8. 
rigen te , alias ecc. quefto avviene perchè noi 
altri Medici per lo più alla cieca, alla buona, 
e fenza penfare ad altro , feguitiam? ia; traccia 
di chi ci va innanzi , o di chi .crediamo > che 
fia noftra feorta , in quella guifa appunto - 

Come le pecorelle efion dal chiufi • Dan.Pur^ 

Ad una> a due > a tre> e l 9 altee fiatino Cant. 3. 

Timidette atterrando egli occhi , e il mu/o % 
JJ ciò , che fa la prima, e l'altre fanne 

Addoffandefi a lei> snella / arrejla^ 

Semplici , e quete f e lo *mpercbè mn fanne. 
Oltre di che noi attri Medici abbiamo una 
certa maladizione addo fio , die quando nelle 
noftre ricette non ifcriviamo quelle belle pa- 
role mi/ce , & fiat potus , ci pare di metterci Così derU 
di reputazione , e che il volgo pofla credere , de il Redi 
che la noftra gentiliffima ciurmeria non arrivi la ciuemo- 
a Caperne tanta > di prescrivere un medicaménto ria ti co- 
compolio di varj , e pellegrini ingredienti , abi- loro , che 
li fra tatti a foddisfare pienamente a tutte quel- per acqui- 
li di ver fé infermità , che in diverfe parti del /far fama 
noftro corpo son credute tenere la loro refi- nella Me- 
denza . Un sol difetto ha la Caffia , ma è co* dkina fu- 
mune ancora a tutti gli altri medicamenti , ed no lunghe 
i che quando il Sig. N. N. avrà lungamente ricette ., 
«fata la Caffia , la buona Caffia comincerà a piene di 
non fare 1' ufizio suo , manifelfcamente , perchè mille im- 
U vifeere fi afluefanpo a 9 fuoi gentiliffimi, t brogli y cht 
piacevoli flìmi ftimoli . Ma a quefto fi rimedia U pia voi- 
col tralafciar V uso di quella per qualche (fzzio te fono del 
di tempo, e pofeia ripigliarla, come prima : ed tutto va- 
*a ciò può eflere Jbuon gì udice , e .buono go- ni , dan- 
vernatore il Sig. N. N. medefimo, e quel dot- nofi P 
tiffimo, e oculatiffimo Medico, il quale affitte, 
« invigila • 

Per 



15* e * ** S V l T 1 

• -* . 

Per ficcìtìi, e calere interna, 
ed efierno. 

jrf&mfhèHtbì 

V 

FAìfe itfieìfione a quello, che tiene ferino, 
di Roma* the r Émìnentìflìmo Sig. Cardi- 
nale prefentementt fi trovi con lingua afeiutta, 
ton lete , e con calore internò , ed ederno per 
tutta la vita, U che fi riconoice ancora eoi proc- 
urar che egli fa di (coprirli da' pattai* che tie- 
ne addoflb nel letto ; fi mette in confideraiio~ 
ne se in un Tonetto Mélancòlico , magro , e 
adulto, come è I Eminenti ffimo Sig. Cardinale, 
(òffe bene da qui innanzi diradare quei medi- 
camenti evacuanti , che con molta prudenza, e 
con tanto buon fuèceflfo fono fiati medi in ope- 
ra fino al prefente giorno . Si mette parimente 
in con fide ratio ne se foffe opportuno allargar uà 
poco la mano nei bere acqua , o per dir me- 

Slio, neir introdurre maggior quantità di umU 
o nel suo corpo w Viene fcritto di Roma, che 
ita Medico di quegli , che a Sua Eminenza affi* 
(tono, le diede a bere con molta prudenza una 
buona bevuta di acqua d'orzo ; fi crede qui , 
che egli defife àel fegno, che egli fòcefie tal 
rifoluzione con molta ragione : La Cecità ne 1 ' 
corpi melanconici , e adufti è lima dei calore* 
ed il calore è padre delle colliqualioni , e di 
qui avviene , che fovente avendoli intenzione 
di afeiugare , per guarir Qualche male , non fi 
ottiene mai V intento deuderato : per tal ragio- 
ne dunque fi potrebbe confiderai , se foffe per 
effere di utilità all'Eminenza Spa il darle ogni 
mattina un buon bicchiere di fiero di Latte de- 
purato. 



i . - 



Per 



* 

JPer aridità di lingua , ton dolori di 
«efta-, « di ftoraaca, flati , 

Frammento m 

Lodo , che prenda a vicenda la Cioccolata % 
* un brodo, ma che quefto brodo non fia rad- 
dolcito con Zucchero , né con Giulebbi di (or* 
tà veruna , ma fia brodo jniro , e feroplice, per- 
chè così fatto , verrà facilmente, e col lungc* 
^jfóo ad introdurre net corpo t , che è gracile^ e 
ne* fluidi (correnti , e circolanti per effo corpo, 
una tóiigna * e nutritiva umettazione , ed unr 
neceffario raddolcìmento di quelle particelle 
bilìofe , amare, e calde , che mefcolate con el- 
fi fluidi son poi cagione , che il P, N. N. G 
fenta pur ancora fpeffe volte amara la boéca 9 
e Angolarmente la mattina dopò H fon no, col- 
la lingua arida , e fecca , con parérgli di averi 
alle volte xome una fiammella acceia nel mez- 
zo di effa , Qpefle fteffe particelle biliofe son. 
inelle fteffe, che ftnpp , che talvolta fi fenta 
tfaler le parti , come égli dice , intòfto alto 
ftomaco, e inauietate da faftidiofageine di fla- 
ti. E ^ueft$ fteffe particelle pur biho fracco- 
late cpn effì fluidi ftorrénti nel corpo , e ri- 
rnfiapti t e prefeenti negli intrigati canali, che 
aggirano per la tetta ^ $ producehdo in elfi 
canali tenfione % e punture f fon quelle , chi 
ora in un luogo , ora in uh altro con grande in- 
coftariza, e variazione producono i dolori ' del- 
& tefta* e colle medefime punture ne* canali 
della refpirazione , producono quella toffe , dje 
talora è affatto feccà ^ e talora coi gettito di 
fin poco di flemma calorpfa , che la mattina 
1>er lp più fi h fentire ; tra 1 giorno no,' 
di notte quafi mai , ancorché alle volte in Qual- 
che congiuntura di foverdu$t applicazione li fac- 



s 



9$Ì C :0' » • tf ^ T l 

eia fentire anco tra giorno ; ma quefta toffe 
(50111$ viene fcricco) nei piogfeffo di molti,© 
molti anni non ha mai apportato male vero-' 
no. Io <lod»in fomroa l'uso de 1 . brodi a vicen- 
da colia Cioccolata» e (perirei gran giovamen- 
to , e gran quiete di umori con V afluefarfi a 
a quello così fatto usa de 9 brodi • 

Continuato quello uso per tutto quanto Mn- 
verno, potrebbe eflfer per fortuna cagione, che 
fi poceffe a 'Primavera tralasciar i*qso del fiero 
fcolato dal Latte ; ma di clb se ne potrà favela 
lare allora in maggior probabilità , e con li 
dovute confiderazioni , 

Oltre T uso de' brodi , loderei un altro me- 
dicamento, e lo limerei molto profittevole, ed 
è , se il P, N. N. fi facefle aprire un cauterio 
Bella parte interna di una cofeia • M 9 immagi- 
Alborot- no, che a prima vifta quello rimedio metterà 
to, tumul- in alborotto ; ma se io non lo credeffi oppor- 
rti, agita- tuniffioip, non lo averei prò pò ito ; e prima di 
zione in- proporlo , io 1' ho molto bene eliminato nel 
alberami mio penfiero, e tengo per fermo>chesefimet^ 
to y voce t$rà in opera, ne ritrarrà col tempo molto prò» 
Spagnai, fitto , e profitto di confideraziorìe non ordinaria, 
bqrote. Il fecondo rimedio, che, ii'P. N. N. ferite 
di aver metto in opera , fi e il Tabacco in pol- 
vere y al' quatto fu configllatp molti anni addii* 
tuo, % fine di divertire lafluffione catarrale da 
denti > e dal petto , ma che egli fra giprno fi 
ferve di queflo Tabacco in polvere forfè più 
idi quel che convenga . ,Non par»ii di poter rao 
togliere dalla Scrittura iftoyica de* mali , che 
, quefta polvere del Tabacco abfta apportato giot 
vame^to confideràbile ; di più non comprendo , 
in. quai maniera lo pofla apportare , e per qua- 
li ftrade , o canali , anzi che piuttofto , se fi 
voleffe ben cfaminarei'afiire ; potrebbe dubf rar- 

Ufo del fi > *be 1' uso <Tel Tabacco potette oortar qual- 
Tabacco che pregiudizio ; e pprcib io configlierei alme- 
no effer no a rnoderarfr nel r. uso col non ne prendere 
nocivo. <fc foverchio^ e più di quel che convenga. 

Per 



^I/FRANCESCO ftEDfe» Ity 



Per dolori periodici , eh* tormeotauo 

una Dama. 



Frammentò « 



4 • » * • 

ESsendo i dolori dell' Illuftriflìrna Signora 
Marchete dolori periodici , che ogni due 
meli fogliano venire , o nel tempo delle pur- 
ghe ; fa di mettere In prima flabilire, o fup- 
porrc qual fia quella cagiona , che ogni mefé 
muova le purghe alle. donne, del che 1 Medici 
non son molto bea d 9 accordo tra di loro, ed 
in due opinioni fi dividono • v - : 

Quegli della prima opinione , feguitando la» 
dottrina di Ariftotile nel fecpmfo, e nel quat- 
to deUa Generazione degli Animali , credono « 
che la cagione della rrroflfa de' meftrui nonven* > 

ga da, altro , che dal moto della Luna. . - • 

Quegli della feconda opinione ' atoibnifcono- "A 

la cagione alla (bla pienezza dei firn g ne , crew 
dando che il fangve raccolta, e radunato in uit> . *-< 

mefe .nelle vene dell' utero ;dlfte»da tanto lei 
vene , finché le medefime vene arri tate fi fcate 
richino del foverchk) (angue nella capacità dell 1 : 
utero , e come vogliono alcuni altri , non fi*» 
lameote nella capaciti dell'utero , ma ancora Ragione 
«ella vagina di effo utaro, x affai chia- 

Quefte 'due opinioni , se bene , e prudente-** per ài*. 
mente fi conuderano , ■ fono più fpecuiative , thtmo/ìrare 9 
pratiche, imperocché quanto aila prima , v&chetaLu- 
dendo io per pratica , che in tutti i giorni del na non a* 
mefe indifferentemente foglion venire le pur-pir* nel 
ghe alle donne, non mi lento inclinato a ere- moro de 
dere , che * la Luna fia cagione de 1 moto de* meftrui . 
meftrui . Lo/piega- 

Quanto alla feconda opinione, che tiene ,r; gli eU 
la fola copia del fangue {lagnante ne' vafi dell' fettt della 

txtcsoNaturaper 



*6o 



C O * S U I T I 



r 

via di m- utero effer la cagione de 9 meftrui , né anco a 
fuffi è un' quefta mi atterrei , perchè non ha probabilità 
ignoranza alcuna 9 «he il {angue , il quale per le leggi 
palefetfer- della circolazione fi nuove continuamente per 
eh} non fi tutte le parti del corpo, pofla ftagnare un me- 
tter;*, *£* fé intero nervati dell'utero, e quando anco vi 
il Cielo potette (Ugnare, quei vafi non fono capaci di 
abbia fa- tanta copia, quanta le donne in una folapur- 
za nejfuna gazione ne fogliono gettare. 
nelle cofi In oltre vediamo (petto , aver copiofamente 
terrejlri . le purghe quelle donne , che fi macerano cqii 
5# wrf* digiuni , e con attinenze , e quelle, ancora , che 
fjfflrolo- anno avute grandi emorragie , o fono ufeite da 
già con- lunghe malattie . Di pia repugna ancora all' 
vinte di anotomia medefima, eflendo che aperti gliute- 
Gemìn. ri di quelle donne , che fon morte ne' giorni , 
Montana- che doveano aver le purghe , non vi è Scritto* 
ri. re anatomico, che abbia mai potuto offervàre 

quefta turgenza de' vafi nell'utero. 

Io per me dunque mi fentirei inclinato a 
credere , che la cagione movente le purghe dei» 
Cagione , le donne non fia altro , che una Jermontazio- 
cht muove ne , e quefta fermentazione son di patere , che 
le purghe fi faccia qòn fedamente nelle vene dell'utero, 
delle Don- ma ancora in ròta la matta fanguigna ; perchè 
tre. oflervo, che le donne nel tempo delle purghe 

non fedamente anno travagli- neli' utero;, ma 
ancora sol capo r nello ftomaco , nel cuore , 
«Spolmoni, nelle gambe, ed in tutte 1' altre 
parti del corpo. £ di più offeryo, che il fan- 
go* in quel tempo fuai talvolta ufeire dal na- 
to , da' polmoni , dagli orecchi , dagli occhi , e 
da altre parti ; il che non avverrebbe , se la 
- fermentazione meftruale -non fi faceffe in jutta 
la matta fi&guìgna f • • • 



X 



■ " ■ Il 



/ 



Di FRANCISCO REM* *<* 

Per una Fetore* 

Franamento f 

La feconda cofa da confiderarfi è , che i pro* 
àentìffìmi Signori pedici curanti non fi fon- 
tono inclinati a valerfi in quefta febbre delia 
bevanda dell' acqua , fofpettando , che i* acqua 
non porta travagliare lo ftomaco , e che dall' 
acqua fia (lata cagionata non (blamente la feb- 
bre , ma ancora cèrti dolpri di còrpo , che (of- 
fre il Signor Cavaliere ^ e tantq pia che in Ur- 
bino Tacque fono più crude , e ^attive ,.che 
negli altri luoghi. 

In quello feconda pianto non fi pub dire al- 
tro , se non che prefcrivendpfi a* febbricitanti 
H ber r acqua, s'intende Tempre acqua iodevcw 
le, e buona, e non avendoli buona ne* pozzi, 
f nelle fontane, fi ufi Tac^ua piovana di Gi- 
fterna , che è perfetti filma. E non potendoti V aequa 
aver quefta, fi ufi P acqua cotta , perchè ogni nel cuoca* 
acqua col cuocerli migliora molto le sue con- fi fi perfe- 
zioni : E non volendoli acqua cotta, fi ùCizion** 
acqua di òrbe fUHate , se non 4 ifr rieufata dall' 
infermo: o Q ufi acqua di orzo, ovvero UTi-x^.ptifa- 
fana de 9 Franzefi , che poco importa V una , Q na wrua*- 
r altra cofa. Circa lo allargar la mano allabe- ^.orzata. 
yanda della . medefima acqua , qi*fto fi inten- 
de fempre ìc<wi amorevole , e prudente difcrè- 
tezza, col crefcere, e con lo icemare , feconda 
i fervori della febbre, e fecondo i tempi della 
medefima febbre , e fecondo, l' intera Cecità del 
corpo, e fecondo le offervazioni delle urine, e 
dello fiato della lingua, e della fete,ec il che 
da chi è prefente fi pub rifolvere feconda il 
$tò, e fecondo il meno. Ipocrate non ordina- 
va il vino, nelle febbri, e quando ne ordinò, lo 
preferiffe in tal maniera , che foflfe una fola par- 
te di vinq con venticinque parti di acqua, e , 
(io a fine che quel taatin ta&tin di vino a>u- 

QpJclRtdiTm.Vlk h tate 



lól C44I8ULTI 

taffe quell'acqua a penetrar più facilmente ne* 
(oliti luoghi , e bifognofi di effat. Del redo 
l'acqua come acqua è difficiliffimo y che poffa 
cagionare dolori di corpo , e di (tomaco . Più 
facile, anzi facilismo fi è, che fieno cagipnati 
dal ribollimento, e dalle punture di quella bi- 
le , che ne' corpi de' febbricitanti fuole irnperver- 
ftre, ribollire ec. e però ig quello affare fem- 
pre mi rimetto alla prudenza oculata di chi 
a (fi (te , che può operare molto meglio di uà 
Medico lontano. 

Quanto al terzo punto del non poterfi più 
pigliare Criftieri, (enza grandiffimo travaglio, 
non so che dirmi : £ bifogna accomodarci a 
quel che fi può , ed ali' imppffibiie non daino 
obbligati • i ' 

£ se gli Eccelleotifiìmi Signori A (Ti (lenti 
anno determinato di non valertene, se non il 
gran bi fogno , fa di inerti ere rimetterfi ali* 
prudente determinazione di elfi* che G varran- 
no di qualche altro innocente aiuto, quale i 
la pura, e femplice fempliciffima polpa di Cali 
fi*, o altra fuxùle cola, ec. 

L 

Per 4olori di Gotta, e tea vagli 

renali. 

Ffémmmùo. 

* * * 

# ■ 

Con un fi- T -A Vipera , è un apinale r che col «offe 
mt gl't ante * j avvelena, ed il pivi delle volt?, cagiona «f- 
principio ielti *l fc" * c terribili ? che; mettono la viqi 
incomfncirdesli uomini io gr&ndiflfiqfio pericolo di morte» 
un altro Contuttociò \% Vipe«a 4. dotata di una tal n*- 
Con/ulto fralezza pacificai e impettite» che se noq vem- 
per lett. §> a Stuzzicata i e irritata , non fi. avventa m* 
pollo nel Spontaneamente £ mordere, e per confeguenza 
Tom. VI. non ca&w>n* miàe alcuno, anzi le sue carni di- 
di quelle ventano un aleififatmaco , ed un rimedio gip* 
Opere • vevole , come dkopo i Medici , a molte , e tnol- 
te malattie, i mali , che d* pigiente offendono 

il 



' DI FRANCESCO RIM. l6\ 

JI Signor Abate Siri , sono della natura delia Chi fojjt 
Vipera , imperocché , a mio credere , se non queftoSig. 
saranno fo verdemente Gualcati;, e o(iinata> -Abate Stri 
-pente irritati , noq gli cagioneranno mai pe- fi legge di 
.riccio veruno di morte , anzi saranno a luì /opra a r. 
come un preferyativo per ferlo vivere luqgà- 9. ove è un 
meiit? . Sembrerà forfè un Paradpflb quella -ut altro Con- 
dola zìi* proporzione * n& . ella jfc nna y&ità /ulto, ^r 
infallibile ; imperocché quei dolori di Gotti * UGotta di 
àquei travagli renali , $ quei sofpem di de* ver queflo me- 
fretto morire , mene» fieno' franati , J b^n re- de fimo In- 
filati da(ta ragione fapejtoie , pofrebbono ^ fermo t che 
ler cagione , che egli fi aftenaffe da tutte quel- } note per 
le cole., lequah poffonoeffere pregi i\diciaii al- /f^w/e, 
U sua fani(&, e aKtteffein opera tu*t? quelle 
altre ? che cooperano al lungQ vivere; § cos£ 
per confifgueqza juvga farebbe la sua vita, e di 
quello io ne hptuit^ quella c^rteiza, che fipuj> 
umanamente confeguire deileccjse future. Bifo- 
fina adunque investigare quali sono quelle cofc 
le quali poflbno irritare * e tende? $§di$ÌQfi \ t 
mali dei §tg,Abate, e quali altresì sono quelle 
altre, che potano portar giovamento -alla di lui 
faniti. Io ne fecimencione nelle coaQder^io- 
ni» clie sopr* di citi la iettimau* feoria mi fu 
concio dato di fcrivene , ed a quelle mi rimet- 
to . Soggi ugnerò, nulladimeno qui di nuovo 
Iualche altra cofa , che ricaverò dalla lettera 
?1 raedefimo Signor Abate , \\ èual$ fi eoo*, 
piacer^ dr credermi , se io gli dico % che con, 
molta prudenza , e desna di un par suo ha ria- 
perto l ufeio alle vifi(e 9 . perchè (a malinconU 
delia folitudine , non solamente non fuffragp. 
air eftiepazione 9 ed alla guarigione de' mali,, 
ma coopera molto , che effi m$li f\ rechino 
profondamente qe' noftri corpi , in quella gui- 
sa appunto , che l'erbe di futili > e malefiche al- 
lignano con facilità , e fi mantengono per le 
ftrade solitarie , e non praticate : Che perciò 
un gran maeftro dell'antica medicina, ci volle 
lafciare fcritto , che tutte le malattie de' cor-« 
fi son cagionate dalle malinconiche afflittive 

L z per- 



I&t COXSVITt 

perturbazioni dell* animo folitarìo , te quali 
tempre più pigliano piede, e tempre .più gua- 
dagnano campo « e Tempre nuòve malattie pre- 
ducono, le quali malattie ateo alle voice nel- 
la folitudtne apparifeono maggiori del vero 9 
Jierchè Cogliono per lo più rimirar fi dall' inteU 
etto appaffiònato , con quella fotta d'occhiali, 
die non impiccoliti», ma aggrandire, gli og- 
getti . 

Dice il Signor Abate nella sua lettera, che 
da 9 foli Serviziali ha ricavato giovamento • le 
lo credo , e io tengo per certo , e potrà Sua 
Signoria offertale, che nelle prime mie confi- 
derazioni fendi , che quefto era il solo rime- 
dio da frequentare con Scurezza , e con cer- 
tezza di utile. 

Quanto poi fi appartiene a' medicamenti , che 
provocano l'orina, etoa creduti rompere IcaL- 
culi delle reni , e farli ufeir fuori , e che da' 
Medici con bel vocabolo Greco fi chiamano 
anti nefritici ; fieno pure di rado adoperati dal 
Signor Abate , perchè quelli tali per lo pia so- 

J'hono ' rifvegtiare il cane , che" dorine, e per 
o più anfora coftumano introdurre nel fangue 
{ particelle foviébbondanti di fuoco , e di file* 
e quali partano notabilmente detrimento ali 
tmiverfale fan ita, e rinfrancano, e fortificano 
fé cagioni delle fluffioni podagriche? Non bia- 
fimo però i diuretici , o anticritici di tempe- 
rata natura ; e tra quelli ho efperimenttto uti- 
itflìroo , e oltremaravigliofamente utiliifimkri'uib 
della bevanda dell' erba Tè, la quale non fo- 
llmente repurga li reni, ma parimente fortifi- 
ca lo ftomaco, e toglie via la foce,... 



F* 



DI FRANCESCO REDI, 1*J 

PEr non la/dare nulla indietro di 
ciò , che ft trova inedito del cele* 
ère Francefco Redi appartenente a Me* 
diana, e che giudicato viene degnijfir 
mo della pubblica luce ; è paruto bene 
di porre in q uè fio luogo y dopo i Con- 
fitti (ronchi^ ed imperfetti , un Ifloria 
Medica, con due altri Frammenti con» 
cernenti fimil materia , prima di pajfa* 
re ad alcuni Opuf cu ti interi detto Jtejf* 
Autore • 

Morìa della fterilitk di una Dama , 

e de'rimedj feoza frutto ufati 

per guarirla. 

L'IUuftriffima Signora K. N. di età di z& 
in 27. anni , di abito di corpo moderata- 
mente gracile , di temperamento melancolico, 
di fpirito elevato, vivace, e brillante, ancor- 
ché fieno già più di cinque anni, che fi è ma- 
ritata, e ad un Marito giovane, e fano, non 
i mai ingravidata , benché abbia fatti molti , t 
molti medicamenti a quello effetto : Onde ora 
defidera di fentire il parere di uomini Eccel- 
lenti (Timi neir Arte medicinale , acciocché 14 
configlino, se debba ricorrere a nuovi medica- 
menti , ed a quali , o pure se debba attenertene 
totalmente • E perchè portano con più fonda* 
mento configliarla , ha (limato nece(Tario> che 
Pervengano a loro le infraferitte notizie. 

In primo luogo fi dee fapere, che queftall* 
luftriffima Signora nell' età tua di anni quattor- 
dici, e mezzo, cominciò ad avere quelle efpur- 
gttieni languigae , che rtgplanpeute ogni mese 

h 3 fo% 



fogliono aver le donne • Cominciarono quc-i/ 
ite purghe coti buon colore , ma Bóff fri ifo% 
ta* quantità 4 Per lo più portici pavane tre, o 
quattro giórni , ancorché talvolta , febben 31; 
rado , anticipaflfero qualche poco : Marantici*' 
pafieitr, b pofpóhéffero *, la Sigtifruà ietopre in 
quel tèmpo ave» qualche piccolo dolóretro nel- 
la regione del vendè inferiore j e còsi conti- 
riuò lo fpazio di Quattro anni '. Vertb il di- 
ctottefimo anno * dell* età soa cominciatone le 
purghe a Tcatfeggiar • più del folito v ; onde co** 
minciò la Signora à perdere del natura! suo so-* 
lito buóri colore , impallidì, fmagrì, fi" fece 
jàh melancolica , ch$ per avanti non em- fta-» 
ta, e qualche poco ancóra più di prima fu in- 
fettata da* dolori nei ventre inferióre het tem- 
po delle meftruaii evacuazioni : Ma non fentì 
mài debbicela, o fiacchézza, riè mai fi lamen^ 
tò dt dolore di teda* Nell'anno véntuhefimo', 
nel quale poi fi maritò , cominciò ad avere 
maggiore fcarfezza di meftrui con una più lun- 
ga pofpofiziohe, ed offervb, che diveniva più 
magra del folitó, provando inappetenza gratin 
dilhmà ad ógni forla di cibo . Iti sómma da 
che ella è maritata in qtià non ha avuto mai 
delle site purghe più che tré, ó quattro panni 
dt color ragionevole nello fpazio di fette , ó 
dt òtto giorni , » mentre avanti il maltaggio 
fóleva avere per lo più fette o otto panni . 
Bd ora , nel tempo eh' io ferivo , la: fuddetta 
fearfezza delle purghe non folamente è augu- 
mentata, ma il loro colore, che priiaa era ra- 
gionevolmente buono ^ è divenuto piti cattivo, 
(colorito, e quafi acqu&fo, e talvolta di colo- 
re tra* il nero, ed il verde» 

Fatta la fuddetfò prima confiderazione intor- 
nò allo fiato delle evacuazioni mefttuali , in Fe- 
condo luogo fi dèe offrivate , che qtiefia Illu- 
fori dima Signora - ihfift tte4P età pia teneri có v 
miàcicv a patire di'tjti'fltiflfo bianco, che da ef- 
fa per ta : feociulteizà non fu offervato, né fat- 
tone cafri -fiào air tu. più adulta*. Dopo che fu. 
-^ C -* ma- 



DI **A»CESCO REDt, l6f. 

maritata, crebbe un poco q 'ietto tal flaflb bian- 
co , il quale è continuo sì , ma in poca co* 
pia : £4 avendo io voluto óflervare quanto ne 
poteva venire in un giorno intero , vidi , the 
appena avea macchiato un panno pei^ la lar- 
ghezza, e per la lunghezza di due dita. E* bea 
vett> che in quel tempo dell' offervazione la Si- 
gnóra flava meglio ; imperocché quando eli», 
ne (la peggio, la macchia apparirà il doppio" 
più dell* accennata, né più crefce ancorché fot ' 
fero fatti moti, o efercizj violenti • Del refto 
la materia del fluffo non é fempre ad un mo- 
do nella fuftanza ; co n ciò Ilìaco fachè talvolta è 
acquofe, alle volte è vifcofa come una chiara 
d'uova, e alle volte è più dirotta, e auafi li- 
mile al Latte. Il colore per lo pib è bianco ^ 
ma alle volte, e particolarmente quando lama*» 
terìa è vifcofa, pende un poco poco algiallet-» 
to . Non ha mai avuto grave odore , né màk 
ha cagionato alla Signora né prurìto, né do- 
lore, né efcoriaziòne alcuna in quelle parti , 
dalle quali fcaturifce ; né mai ella fi é lamen- 
tata in tempo veruno , di dolore nella regione 
de' lombi, o de\reni. 

In terzo luogo fi dee confiderare, che quefta 
Signora nella regione della milza fi lamenta 
non di racfa. di un fenso dolorìfico non molto 
grande, il qua 1 fenfo dolorifico é vagante, ma* 
più fi (tende verfo il pube. Non lo fenteperfc 
mai, se non quando colla mano tocca , e pre* 
me la regione di e(Ta milza , e 1' altre parti 
circonvicine. Del refto in tutto il ventre infe* 
riore > nel quale a giudizio del tatto non fono 
né -durezze , né tenfioni , ha la Signora un con- 
tinuo mormorio di fiati , rògiti , e borbotta* 
menti, da effa a(Tomigliati a un dibattimento 
di acqua in qualche gran vafo * ' 

In quarto luogo fi offerti, che qnefta Signor • 
ra, la quale non avea mai patito di dolor di 
tetta, un anno dopo , che fu maritata, comin- » 
ciò ad efiere afflitta da una emicrania , che per 
lo pia T infettava ogni otto giorni periodica^ 

L 4 men- 



/ 



V 



iti I8T01U MED* 

mente ora nella parte deftra , ora nella fmU 
ftra, e talvolta nella parte pofteriore . Quan- 
do ha T emicrania , non vomita mai , ma vi 
avrebbe (limolo ; e se talvolta ha vomitato 
( il che avviene di radiflìmo ) le materie fona 
fiate vifcofe, di fapore acido, con qualche me* 
icolanza d' amaro , e di colore pendente tra po- 
co al giallo • Egli è ben vero , che da quel 
tempo in qua) che la Signora ha ufata l' im- 
tnerfione ne' Bagni di Peccioli, l'emicrania ha 
diradato qualche poco i fuoi periodi ; e nei 
tempo , che V emicrania fi fa fentire , fuole la 
Signora avene copiofa evacuazione di urine fco- 
lorite, acquofe, e lottili » Oltre V emicrania ù 
<è lamentata , e fi lamenta ancora <T una pic- 
cola fluflìdne catarrale ad un dente guado , e 
cariofo , la qual fluflìone , a giudizio del fapo- 
re, fi accoderebbe più ai falato , che all'infU 
pino • 

Quanto al retto* la Signóra non ha mai Te- 
te, né mal ha farne} ed ancorché flette 24. ore 
intere fenza mangiare (come fovente ha efpe- 
rimentato ) nulladimeno non le vien mai ap- 
petito , ma bensì languidezza . Dorme beniflì- 
me dieci ore per nòtte, fenza fvegliarfì, e dor- 
mirebbe più • Le dolgono un poco le gambe , 
nei falir le fcale, e lente qualche poca di gra- 
vezza , o affanno ; ma ciò non ottante eli' è 
Jrontiffima ai moto, fciolta, e franca. Quan- 
> fta lungo tempo in piede , ed anco fenza 
quetta occafione , le pare dì fentir pefo nelle 
gambe dal ginocchio in giù , e vi otterva fo- 
ventemente qualche tumidezza > nella quale non 
retta 1' impreflìone del dito , se con etto dito 
venga premuto il luogo della tumidezza. Le 
pare d' ayer Tempre lo ttomaco acquofo. Di quan- 
do in quando ha certe frooffe di corpo ttem- 
perate, il color delle quali pende molto nel 
giallo; fuor di quefte, fuole per ordinario qua fi 
ogni giorno avere il benefizio del corpo in 
quella conformità, che lo anno i fani . I cibi 
refrigeranti èparfo tempre, che le portinQ gio- 
va- 



M FRANCESCO REDÌ; 969 

vamentò * è diletta ; ma poi dice di fentirnt 
«laiche Documento allo ftomaco. Da' cibi cal- 
di don ne riceve detrimento , ma riconofce in 
fae, che le mandano vapori al capò. 

Quanto ad altre malattie non ha avuto in 
vka Tua cose di confiderafcione . Solamente nel 
diciatmovefirtio anno, fu forprefa da una difen- 
teria, per la quale non fece altri medicamenti, 
che di pigliare alcune co fé aftringen ti * Nel dati- 
no ventèlimo» in tempo di primavera i fu affa- 
lità da alcune febbri, che (blamente durarono 
chiane } o sei giorni , ma quando fi partirono, 
lardarono U Signóra più smagrita del folito > 
e con quefta* occafione fu allora » che ella co* 
■linciò ad accorgerli de' flati , e rugiti negl'Ipo- 
condri, còme di (òpra fi è detto. 

Molti sonò i medicamenti, eh? dalla Signor 
ra sono flati fatti sotto la direzione di di ferii 
Medici , a fine di poter far de 1 figliuoli , di li- 
berarfi dal fluor bianco , di sfuggir la magrez- 
za ec* In primo luogo, qualche; tempo dopo 
che fu maritata » fece due piacevoli purghe , e 
bevve vino acciaiato a pattò , e te purghe fu- 
rono dirette ad aprire V òftruzioni , è ad am- 
mollire > ed umettare, ed impinguare > Da mie- 
to medicamento ritornò un poco di miglio? 
colore , ma non durb per lupgo tempo , perchè 
ritornò pretto ad impallidire, ancorché non i- 
taagrifle di vantaggio. . 

Un anno dopo gùefto fuddètto medicamen- 
te , nel mefe di Maggio, fi purgò di nuovo , 
come dicono i Medici , con purga femplice , 
* comporta, e pofeia prefe 1 acqua del Tei* 
taccio • 

Al Settembre fi purgò, e fi ripurgò di mio* 
vo 9 e bevve per molti giorni l'acqua della Fi- 
concella. 

L'anno feguente nel mefe di Maggio, preft 
per molti giorni ogni mattina un bicchiere di 
Vino folutivo , e dopo se ne pafsò al Latte 
di Capra ferrato , e raddolcito con firoppo ro- 
Wo lecco per tarata giorni} Dopo di che per 

altri 



altri trenta giorni, usò h polvere viperina, cr 
certe pillole ailftagenti . Prefe ancora certo bo- , 
lo bianco per Io fpalio di dieci , o di dodici 
giorni : Il tatto senza utile , e senza danno 
apparente ; 

uopo molti, e molti mefi y ricorfe a un d*' 
cotto di China, di Sandali , e di Salfapariglia 
con Ciéòracei , fatto in brodo di Poi ladra ; 
dal qual medicamento fentì gualche utile alla- 
tefia> tna non già al fluor bianco. 

Prefe pofcia di nuovo per la seconda volta 
il vino folutivo per molti giorni , e dopo di 
eflb Usb lungo tempo la polvere de' coralli , 
ed altre polveri aftringenti . ■ * '*> 

L'anno prdflimo pattato fi puigb, e fi riporr 
gb di nuovo con Caffia , e brodi medicati ; * 
usò un ìmpiartro d'Astemi fi a applicato al ven- 
tre inferióre* 

Qpefto Maggio proflìmo paffatd, Im ripreftr 
di nuovo 11 vino folutivo per la terza volta, e 
dbpo di eflfo è andata a' Bagni di Peccioli per 
immergerti (come ha fatto )jf>er 20. giorni con- 
tinui, ftando nel bagno quattri re la mattina, 
e quattro la fera . Tal* immerfione* pare , che 
abbia portato Un ibi giovamento , ed è , che 
1' emicrania ha diradato i periodi , e talvolta 
non fono così fieri, e dolorofi. 

Oltre it fuddetto Bagno di Peccioli , ha an- 
cora ufato il Bagno di acqua dolce, ma nona 
lungo tempo. 

Per re capitolare in breve quello, che di fo^ 
pra è flato fcritto : quefta Illuftriff. Signora in 
oggi , ancorché fieno già qua fi fei anni , che» 
abita con marito giovane, e fano, non è mai' 
ingravidata . Ha fcarfezza dimeftrui, e di non 
buon colore. Ha un antico continuo , b* 11 ^ 
piccioliflimo, fluor muliebre. E' fottopofla a* 
tifo* emicrania, lai quale V infetta* pia di rado , 
che prima non faceva. Ha qualche poca dita-* 
nudezza nelle gambe, gravezza ed affanno nei 
salir le leale , ma con tutto ciì> è svelta nel 
moro 3 e pronriffima . Ha rogiti , e borbom-- 
menti 



Dì FftAtféESCOT ttSDT.* - I/Jf 

menti negli ipocondri, e particolarmente nella 
milza • Sente ili bocca unsi piccola fluffione , 
che inclinerebbe al salato . Non ha fete mai • 
Ha inappe tènia continua * Dorme beniflkno +. 
Ha fatti tatti i fopraccenftatì medicamenti . 
De fiderà fa pera se debba farne de' nuovi , e 
quali debba fare * o pure debba attenertene af- 
fatto. - • - 

Come dìfcenda t uova 

neir utero 4 /' l *M* 

/opra que- 
Jlamateri* 
Frammentò d'i t>Ì/cor/o. rifiorì* 

delfaGcne- 

CHe ógni animale nafca da un uovo fàb- taztone 
bricato fièli' utero, è opinióne già invec- dell'Uomo, 
chiara.» Più rflodtertia è quella dì coloro , che e degli A- 
tengono, che dUell*uOvo non fìiocda nell'ute- ritmali del 
ro , ma che bello e fatto vi Cafcnr dentro dal- Sig.Anto- 
leovaje, equéfte ovajé tètigórtO chet fieno que' nio Valli» 
dae corpi, che fino ad óra fono (lati chiama-/*wJ . Se- 
ti tefticolt delle femmine, ì quali tefticoli dal^r* quefla 
Falloppio , e da altri Anatomici furono offer- altresì fi 
vati effere un aggregaftieiito dì piccole vefci- parla dal 
chette ittìpiarttat^in una fuftanta merobranofa , noftro Au- 
corredate di vene , e d' arterie , e piene di un tare netto» 
liquore limpido, il quale effendo cotto induri- mo V.deU 
fce come la chiara dell'uova degli uccelli 9 eìlefueOpe~ 
ha lo fletto fapòre ancora * Quefte vefcichette re ed itT 
son T uova, le quali , quando anno acquiftata qqcfto. 
la loro naturale grandezza, e maturità, e che 
pofcia son fecondate dall'aura prolifica del Te- 
me roafchile , cominciano fubito a perdere la 
loro trafparenza , e ad effere cinte , e circon- 
date da una certa fuftanta gtandulòfa , la qua- 
le appoco appoco crefcendo comprime l' uovo, 
che per effer maturo , facilmente fi fiacca , e 
lo neceffita afcappàr fuora per un forame, che 
s' apre nel mezzo di efla Amanza gtandulofa , 
il che ne'ConigK fuol avvenire tre giorni do- 
• pò il 



IT* 6 I t €* IC E IH 

pè il coito, ma molto pia tardi nelle Varahe, 
nelle Pecore , nell' Afine , t in altri animali 
grandi. Il forame di quefta gtanduìou $uftan~ 
2a , che da efla fi innalza come . una papillet* 
ta, non fi vede ; né fi trova mai aperte » ft 
non immediatamente avanti 1' efpulhone deli* 
uovo » e dopo ancora 1* espulsone per molti 
giorni . Infino a qui ogni cofa va beniflìmo > 
ma ora ne viene ,il bufillis , e Io imbroglio 
maggiore , cioè il moftrare come l'uovo matu- 
ro fpiccato .dall' otfaja non cafehi nella cavità 
dello abdomine * e come , e per qiiai via egli 
«e ne vada nell' ùtero. Dall ùtero di qualfiua 
: # ly femmina nafeono due corpi in Foggia di trom* 
Gabvrttllote $ fa ^fo ^be Fallopiane dal nome del 
tut y*r P" mo °ff e nratore fono fiate chiamate , ed ora 
© ud > con nome di ovidutto ù dicono da* moderni . 
rlr j : ^ P^ Strile ? ftrwtótà di quefte tube , o ovU 
M or * . di datti nafee dali utetó; la prò gròfla eftrertìità» 

iti?™ * a ^ ua ' e ^* un ^ oramc a P ert0 ne l metzo , ào*, 
™J. À -p~ P° alcuni ravvolgimenti | va. a terminare in^i- 
djod$Pa- cifaanza dell'ovaia delle femmine, e ti congiu- 
aw*f Wgne pòi con efla ovaia * mediante una certa 
tnorì nel e f pan fiori e, o dilatazione membranofa , laqua- 
13^2. i e ne'quadrupedi , partendoli dall'eftremità deli* 
ovidutto ^ abbraccia l'ovaia in quella ifteflaguiV 
sa i che l* infundibulo negli uccelli fi attacca 
alla regione lombare, e au*ovaja di efliuccel- 
li. Nelle donne non v è quefta efpanfione mem- 
branofa , ma in sua vece 1 eftremità più grolla 
♦ dell'ovidutto all' ovaja fi congiugne con certe 

fìmbrie intagliate a guifa di foglie, onde Tuo* 
vo maturo e fecondo , mentre è cacciato fuor 
dell' ovaja tra le pièghe di qùefte fimbrie, va 
ad entrare nell' ovidutto per quei forame , che 
è aperto nel mezzo dell' estremità di effo ovi- 
dutto , e cosi per effo sdrucciolando va a po- 
sarti nella cavità dell'utero. Quefta è l'opinio- 
ne de' moderni , tra' quali qualche cofa ne ac- 
cennò il Wan Horn, ed ora ultimamente f*t 
extenfum ne Jia ferino Regnerò de Graaf in un 
labro ftampato in Leiden nel 2672. 



DI FRANCESCO MXùU t?J 

lo poi non to se f*i orò lafciata intende- 



• • * • 



De}}' prioae de' vafi del cuore 

pel feto. 

\ » 

IO non io, sr avrò tanta giudizio da saper* 
mi fpiegare in tnodq , che V.tlév. mi rotti 
intendere circa quello, eh? ella defidera di sa- 
pere intorno ali ^unione de 9 vafi del cuore in 
quel tempo , che l'animale fi trova nell* uter$ 
delta madre . Mi sforzerò di fervida con piijt 
chiarezza che fy potàbile, e perciò mi conver* 
rà tralafciar molte jninuxie , e ftarmene su le 
cofe più generali, 

Supponga V.Rev< per vero ^ che il cuore de- 
gli Animali bipedi , e quadrupedi ha due cavi- 
tà , o ventricoli : Nel deftro ventricolo {tanno 
impiantati due gran vafi tronchi , uno de' qua* 
ti fi chiama vena cava , e l'altro vena arterio- 
sa. Nel finitilo ventricolo pur sono due gran 
vafi , cioè r arteria magna , 1' arteria v enoia . 
Supporto quello, fappia V.Rev. che il fangue 
per la vena cava fé ne va per entrare nel de- 
Aro ventricolo del cuore, ma non vi entra tut- 
to, perchè il tronco della vena cava è unito, e 
attaccato col tronco della arteria venofa , la 
qual arteria venofa, come fi è fuppofto di fo- 

Sa, imbqcca nel finiftro ventricolo del cuore, 
ra nel più baffo luogo dove son uniti quefti 
due tronchi della vena cava , e dell'arteria ve- 
nofa, yi è il forame ovale, onde il sangue ve- 
nendo per la vena cava entra p$l forame ovale 
nell' arteria venpfa , e da efla arteria venofe 
paffa nel finiftro ventricolo del cuore , e dai fi- 
niftro ventricolo del cuore entra nell' arteria 
magna , e dall'arteria spagna torre per tutto ti 
corpo. 

Il 



- Il sangue poi, -che entra nel deftre vestì- 
colo -del cuore , se ne va a nutrire ipotroqniftr 
la vena arteriofa. Ma perchè quello sangue sa- 
rebbe troppo per loro, che ancora hanno i va- 
li, comprefli . , .e rHjnarr?bbooo fùjbcati , ìpertib 
la natura ha inventato nn' .altra fìrada , per la 
quale feorra parte di quello sangue , che dal 
deliro ventrìcolo , per la vena arteriofa , an- 
drebbe a'polmoni ; £ la {bada è , che nel fe- 
to ha fatto nafeere un breve canaletto arterio- 
so , U quale nafee dal ; tronco delU. v«na prtf- 
riofa, e ya a impiantarli nella arteria magni. 
Queflo. canaletto, pochi giorni dopo la nati- 
la del feto. , perde fa sua cavità » e diventa un 
JigamentQ, e finalmente svani tee, e £ perde , 
Svanifce ancora ,■ e fi ferra il forame ovale , 
Imperocché . nella parte pia declive del fony 
ine ovale, U natura vi fece nafeere una cer- 
ta membrana , la' quale fi fìende nella cavita 
della a mcja, e vi Ufcia paffare il san- 

gue, < la entra dalla vena cavajma se 

jl fang arteria venofà vplefle ritornar 

re indi la cava, quella membrana l'iny 

pedifee d'una, valvula . Or quella mer» 

braca , il feto è nato, e che non. palli 

via lai forame ovale..., 



»I FRANCESCO REDI. S?J 



Per tua Uropifia afeitide 



IO concorro pienamente , e di buona voglia 
con la dona e prudente opinione dello Ec 
xellentiffimp Sig. Dottor Geminiano Antonio 
Doglia Marchetti , che quefta Nobil Signora, 
de' mali «Iella quale mi è (lata fattoi veder la Re- 
lazione, fia ixr oggi idropica afcitjca 00 per ca* 
gione di un trafugamento , o gemitio di fari nella 
cavità dell' addomi^ eforfe ancora per qualche 
piccola rpttura diqualchedunodf quei canali lin- 
eatici, che (corrono per le vi feere contenute nel 
cnedefimo addomine , Oltre queftfc prìncipaliffima, 
« co n fi derabiliflìroa malattia, vi i accora- di pia, 
come 1q fteffo Sig.Bottore afifenpa, che la lin- 
fa, ed i fieri , ed il (angue , ed il fugo nerveo, 
ei altri fluidi fono pregni 4* fali atutiflìmi 
pungeotiffimi ; onde due g ere volte l' anso eU' 
la è fottoppofta a febbri acutecondelirj , ecoa- 
vulfioni 9 o mori cqnyulfivi faftidiofiffupi ; Co- 
se tutte fpmmatnente difficili da vinc^rfi e fa» 
perarfi, non oilante che la Signora fia per al- 
lora giovane ; Ma ancorché giovane priva di 
jjuei benefixj , che< ogni ni e fé $klie donne so* 
gliono peceifteiamente avvenire . Che fi ha egli 
dunque da lire per fervizio di Sua Signoria ? e 
per portarle qualche bramato folli evo ? e per 
allungamento pia che. fia potàbile della sua vi- 
ta ? e per contrazione dr (boi Sig. Parenti , che 
tanto , e tanto la defideran© \ Non fi pofiono 
prendere altre ftrade, che quelle fle(fe,che so- 
no fiate fagg4 amente accennate dal Sig. Deglia: 
Cioè evacuare c^n piacevolezza i fieri , e la 
linfa per feceflb; e proccurare altresì , che la 
natura fi avvezzi a fcaricarfi per la {scura , e 

. uti- 

<a) In qtwft* fpexie £ Idroptfia *{ rtgions il 
neflro Astimi altresì * r. 45. e 182. ' * 



Jf6 COKtVtTt 

utiliffìma ftrada della mina (»7. 

Quei leggieri, e piacevoli Colutivi di quan- 
do in quando replicali , che altre volte ha po- 
lli in opera , faranno utilizimi , e particolar- 
mente se faranno in bevanda, e raddolciti eoa 
la osanna , ovvero col giulebbo aureo , e se dp- 
po due ore di avergli prefi , la Signora beverfc 
una libbra di decozione di I,egno Palo , che 

£r altro nome è detto Legno Nefritico , fatta 
tta decozione in Acqua di Parietaria fti Ha- 
ta , o di Capelvenere , ovverà in qualfifia altra 
Acqua diuretica : ed ottima farebbe , p*r un* 
Acqua comune quella di Pila {*) . 

I detti leggieri e piacevoli Colutivi potreb- 
bono vigorarU con lo aggi ugnavi a ciafcuno 
di elfi venticinque q trenta gocciole di Acciaio 
potabile della Fonderia dej SerenififimQ Gran- 
duca di Tqfcana. 

In vece de' foprammentovati folutivi fi pò- 
irebbe mettere in opera un vino folutivo cali- 
beato, che pur vien piopofto dal medefimo Sig. 
Dottor Doglia , e potrebbe renderfi Còlutivi 
con la Sena , col Rabarbaro , col Mecioacam, e 
con la Manna ; e ft potrebbe prendere la mat- 
tina a buon' ora un giorno sì ed un giorno nò; 
ovvero un giorno si, e due giorni nfc. Beven- 
do due ore dopo, ootne ho detto di Copra, una 
libbra di infuriane di Legno Palo ; la quale è 
grata al gufto, di bel colo*, e per conseguen- 
za da non difpiacere alla Signora : e tanto piti 
che non {blamente fi pub raddolcire con un 
poco di zucchero , ma ancora renderfi acida coi 
Ingo di limane , e di anuria % e pub ancona 

acco- 

(*) I Solutivi gagliauli potevate in ut e* fifa 
erefeete il mate y rompendo t va fi linfatici > che nel 
baffo ventre fi contengono , per via de loro jiimeli . 
^(b) Diofcoride attrtbuifce ni Capelvenere la virtù 
eli promovete le orine trattennte y e al eli. lui parere 
fi accada quelle de$li altri pk eccellenti Saktori 
Botanici . 



DI FRANCESCO REDI 2 



177 



accomodare conforme fi acconciano le ?cqae 
cedrate, ed altre fimi li acque, o forbotti, che 
fi bevono la ftate per galanteria. 

^ Non ottante che la Signora pigli il fuddetto 
vino folutivo acciaiato", 1 fuddetti Siroppi pia* 
ce voli Colutivi , vigorati con la tintura di ac- 
ciaio ; ftimo peceffario , che un giorno di mez* 
20, tra un folutivo , e l'altro, ella prenda un 
ferviziale piacevole fatto di folo brodo , zuc* 
chero , e fale fenza la giunta di altri ingre*, 
dienti medicinali. 

Le mattine tra un folutivo, e l'altro {lime- 
rei opportuni (Timo, che la Signora prendeffeot- I Popoli 
to once di ; bollitura di queli erba, la quale è dell'Indie 
chiamata erba Tè, e da altri è chiamata Cià . Orientali 
Quefta è diuretica , e amica , e corroborativa ufano fre~ 
dello ftomaco , e potentemente difoppiiativa de' quentemt- 
canali , che feorrono per i corpi umani , e par- te. la ber 
ticòlarmente delle vifeere del .ventre inferiore : vanda del 
e di più è grata al gufto, onde laSignor* do- Ti . Di 
vrebbe prènderla volentieri, e di buon animo . ouejla m 

Avanti la bevuta fuddetta , ottima co fa ed ha parlato 
opportuni (Tuna farebbe se la Signora immedia- il Redi 
tamente inghiottifle due pilloline di dodici gra- nelle note 
ni Tuna, di trementina Veneziana, cotta pri- alfuo i>#- 
ma' nel!' acqua , acciocché ella pofla ridurfi intirambo^ 
pillole. L'utilità di quefto medicamento è mol- 
to ben nota in quefti cafi a tutti i Profeffori^ prendere 
di Medicina, effendo diuretico, e perchè anco- per bocca 
ra , come ci lafciò fcritto uno de' primi Maeftri;/*7Yww*»- 
emqia vi/cera eleganti fftme repurgat . E se que- una le uru 
fte due pilloline di trementina fi fortificartelo ne acquu 
con tre, o quattro gocciole di Balfamo Perm-jlano uri 
tto } o Tolutano , farebbono maggiormente la odore di 
loro operazione di muovere V urina , di corroba-wV* mam~ 
rare lo ftomaco, e di repurgare tutte le v\fc$-mole affai 
re oftrutte, e mal condotte del ventre inferiore. gratoycome 

Se ih alcun male vi é «eceffaria la regola»; firijje 
della vita, e lo aftenerfi da' difordini , in que- al Redi il 
fto di quefta Nobil Signora è co fa, pi ti che ne- Sig. Dott. 
wflariffima a voler viver© lungamente; e cer- Giufeppe 

Op.delRediTom.VJL M te- del Papa, 



I78 COjTSULTf 

nella mutamente feaza la continuata efiuta» e lunga r*- 
ravtgliofa sola di vita ella andrà fempre peggiorando , e 
fu a lette- da' medicamenti non (blamente non caverà 
ra y dell' frutto veruno , ma ne caverà fempre detri- 
um'tdoy e mento. 

d:l fectO) Che è quanto ho potuto brevemente dire : 
ftampata E prego Iddio benedetto datore di ogni noftro 
in Firenze bene, che voglia concedere alla Signora , ed a 
/' Anno tutt' i (boi Signori congiunti ogni, più defide» 
1 6$ 1 . a e. rata confo lazione » 

Per una Vertigine tenebrofa in un 
gran Perfonfcggio. 



HO letta , ed efaminata i 1 efattiffiraa , e di- 
ligentiffima Relazione de' mali del Sig* 
N. N. e di quei tanti , e tanti medicamenti, 
che dal principio della fua vita fino in 70. an- 
ni per mano di diverfi Medici ha meffi in ope- 
ra. Mi viene comandato' di favellare intorno ad 
effi, ed io ardirò di favellarne con quella in- 
genuità, che fuole effere propria , e del buon 
Criftiano , e dell'Uomo da bene, e dell' uomo 
d'onore, ed il mio favellare concluderà quefio: 
Che se il Sig.N.N. vorrà vivere lungamente, 
egli potrà farlo, e potrà godere di quella feli- 
cità-, mi tra quella felicità dei lungo vivere fa 
di meftiere, che celi fi contenti, ed accomodi 
l'animo fuo.a credere, che vi ha da eflere tra»» 
mifchiato qualche piccolo, e tollerabile languo- 
re, il quale è compagno infeparabile di tutti 
coloro, che lungamente vivono. 

Io leggo nella Relazione , che quefto Signore 
(e son parole di effà Relazione) io leggo, di- 
co , che fino dalle fafee moftrò poca buona fi- 
nità , e che da allora infino al prefente tempo 
è fiato frequentiffiaiamente fottopofto a' dolori 

di 



m nuwcEScd rem; 179 

«B teda, vertigini ec. Leggo altresì, che da di- 
vertì medicamenti fatti e nella puerizia , enélL* 
adolefcenza egli non ne ricevè allora altro, che 
detrimento notabile ? che lo pò fé poi in gran 
pericolo della vita r dai qua! pericolo ufcito j, 
prefe l'Acci^jo , u$ò i Bagni d'acqua dolce , ed 
il tutto lenza verini profitto • Prefe di poi il 
fiero 4 replicò V acciaio , ed i b^gnì di acqua . 
dolce , e femprp fenz^ ricevere giovamento ; 
ficcóme da cura veruna egli afferma di non lo 
aver piai ricevuto , eccetto che gii parve di ri- 
cevere gran follievo dalla deprezza d* un Me- 
dico d'Ancona, il quale gli diede in un iltef- 
$0 tempo 1'Acciajo col Rabarbaro, col fiero, e 
coi bagni. Gli parve parimente di njftaiv con- 
fo lato dall'ufo frequente de' elider! , da 1 quali 
ricevè tanto follevamento , che dove s'era refo 
qua fi impotente a qualunque applicazione , ha 
potuto col benefìzio di .eflì ciiileri efercitare 
cariche laboriofe, e di alto maneggio. E,* fla- 
to solito purgarli ogni anno una o due volte, 
^ benché il giorno della purgazione fi fentiffe 
Sgravare, nulladimenot la notte feguente quafi 
sempre li fopravvenivà.un graviffimo dolore di 
tetta , che li durava tutto il giorno ed altri ap- 
pretto. Nell'età di 55. anni prefe la polvere di 
Vipera nel mefe d'Ottobre, ma piùi tofto con 
nocumento^ che con giovamento. Alla Prima* 
vera pigliò l'acqua della Fi con celi a , la quale 
Anita di prendere , ne ricavò un male graviffi- 
mo di vertigine con accompagnamento di altri 
accidenti . Avendo usato per V addietro medi- 
tine evacuative gentili , delicate , e piacevoli, 
fece palfaggia per canfiglio defedici ad ufar- 
ne delle più gagliarde \ quelle pia gagliarde ca- 
gionarono nel fuo corpo maggiore feetneertodi 
quelle prime. Si media pofeia per 5, mefi con- 
tinui in Napoli da tpi Medico , che credeva f 
che il male veniflfe da freddezza di ftomaco , 
ma con peffimo< fucceflb , e con ridurlo in pef- 
Cmo flato , dal quale appenna «elio fpazio di 
3, anni cominciò qualche poco a riaverli > an- 

M 2 cor- 



\ 

\ 



l8o CONSULTI 

corchi da altri Medici , che aveano contraria 
opinione da quella di quel primo , folTe (iato 
divedamene trattato. Volle in quefto mentre 
il Sig. N. N. reiterare i Bagni d'acqua dolce, 
ma con poco buon fucceflb, come altresì con 
poco buon fucceflb usò i Bagni di Napoli , e 
alcuni Aillicidj refrigeranti lopra gì' ipocondri , 
e pofeia in procedo di tempo le vento fé taglia- 
te , e scarificate , ed un Vefficatorio al collo , 
ma con danno più torto , che con giovamen- 
to. Si è cavato fangue dalle vene emorroidali; 
ha ufate evacuazioni epicratiche -, fi è fervito 
per cinque o sei giorni del Tartaro vi trio laro, 
ma per li gravi filmi accidenti sopravvenuti fu 
di n e ce fi] tà il tralafciarlo . Non va rammenta- 
re i clifteri di latte , i fughi di cicorea e di 
borragine , ma folamente voglio dire , che io 
non mi maraviglio, che quello Signore non fia 
Sì vede, guarito da' fuoi mali con tanti e tanti me- 
ebe il Redi dicamenti ; ma bensì mi maraviglio, che egli 
aveva una fia vivo, e che tanti e tanti medicamenti non 
gran pau- lo abbiano ammazzato, e fé non lo hanno fat- 
r*dè me- to , ne può rendere grazie alla bontà Divina, 
dhamentiyh quale forfè lo riferba a grandifiime cofe, e 
come quel- pub faperne grado alla sua buona naturalezza 
Hjcbepof- forte, robufta, e ferrigna, la quale in uniftef- 
fono am- fo tempo ha potuto , e faputo reggere , e fcher- 
mazzare, mirfi dagl'in fui ti del male, e dalle offese delle 
se dalla medicine. Ma se tante medicine per 70. anni 
prudenza continui adoperate non hanno mai apportato 
dfunMedi-ti sua Signoria la defiderata fallite , che s' ta 
co difereto egli da tare da qui avanti di tante medicine 
non sono a-intomo , e di tante medicine di diverfa natu- 
doperati.Iriì Io per me sarei di parere, che fi tralafciaf- 
Grecichia-kvo tutte le sorte di medicamenti f eccetto al- 
manojcol cuni pochi familiari, piacevoli , e gentili da in- 
nome di trodurfi nel corpo pia tofto sotto forma divit- 
fotptittxor to, che sotto forma di medicamento • Le roa- 
tanto il latrie di quefto Signore, a mio credere , han- 
yzlenoy che no natura fimile alla natura della Vipera. La 
il medica- Vipera è un animale perfido, cattivo, che col 
mento, morto avvelena, e coir avvelenare uccide, ma 

se 



. DI FRANCESCO ftEDf. iSl 

^e la Vipera è lafciata vivere in pace, se nonVeggafi e ih 
è buzzicata, se non è irritala, non fi avventa che fcriffe 
mai per suo naturale iflfinto né a mordere , né // Redi al 
ad uccidere per fona veruna. Ma quali son OTbSig.Co.Lo- 
le malattie, .che prefentemente sono le più ri- re»zo Mu- 
ffenti te* neli' offendere quefto Signore? E quzligalotti net* 
sono le cagioni , che producono effe malattie ? le ojjerva- 
Non è jdlfficile il ritrovarle*, né meno è diffi- zioni in- 
cile. il .dirlo, almeno per quelle con] et ture, eh e torno alle 
sono moftrate a me ifcumio debole modo d'in- Vipere. 
tendere, il quale di buon cuore, e con ogni fin- 
ceri tà u sottomette al giudizio di ogni miglio- 
re , e di ogni- più alto intendimento ., e me ne 
jbrighsrò cop pocbiiTime parole , perchè m* ac- 
corgo molto bene* che grande, ed efperimen- 
tato è il vàlpre di q\iel valent' uomo , che ha 
diftefa la Relazione , e che per ciò badi un fol 
cenno indicativo del mio credere. Io credo dun- 
que, che in oggi il male del Sig.N.N. non fadpprejjo a 9 
altro , che quella malattia , che da' Medici è Greci la 
chiamata Vertigine ténebròfa , congiunta con Vertigine 
dolore" di quelle particelle quali fi ruota que- /» detta 
fta Vertigine , cioè a dire nella tefta j il che firos^D? 
produce ancora come,' suole produrre in tutti quejla ne 
guanti gli altri uòmini gualche me lan colica ap- ragionò I- 
prenfione. Quefti mali i hanno la lòr fede nel- pocrate ; e 
la.tefla,, ma, la lóro cagione Tia. la sua sede in tra i mi- 
luogo mólto dalla tetta lontano ; imperocché ìoderniTom- 
credo , che tal sede fià e nello ftomaco', e nel mafoWiU 
piloro», ed in tutto quanto il lungbiflìmo e rav-/#x quando 
yolto canale degli alimentile. Credo in forti- tratta de 
ma, che la' cagione del male del Sig.N.N. non mali , che 
Vì2l altro, che un mifcuglio di certi fiuidi fo- apparten- 
yerchiamente acidi , e Joverchiamente salfugi-fowoWC*- 
hofi , i quali mefcolati infieme bollono , e ùpOjLorfzfi 
fermentano e crefeono di mole, e Fanno crefee- Bellini, il 
re di ipoie tutto ciò che toccano , e ancora Silvio ed 

{ 'ùngono , e irritano tutte' le cavità, nelle quz- altri. Ma 
i fi ritrovano , onde le fibre , ed i sottiiiffimi Parace/fo 
Sii nervofi dello ftomaco , del piloro , e dell'in- la riduce 
teftino duodeno reftano afflitti , e per confe- ad Epilef- 
guenza gli fpiri ti ancora , che per efli nervic- fia. 

M '* ' ciurli 

J 



( 

i82 C O V S V t ? I 

ciuotheorrono e ricorrono , pigliano un thótb 
difordinato, e nfoiro Contrario al naturale , il 
quale moto difordinato , mediante 1 nervi mag* 
giori attaccati a* minimi , fi comunica al cer- 
vello; e così in effa' cervello viene prodotta là 
vertìgine ; ed in tutta quanta la tetta limola- 
re di efla . Quei fluidi foverchiàmente" addi , é 
foyerchiamente felsuginofi riconoscono * rifaet- 
tivamente per loro forgenté iètóniitiffitnè gran- 
dule dello flomaco \ ncònpfcorto il Pancreas f 
ed altre glandule diffetninat]^, è sparfé nei ven- 
tre inferióre; ricoftofcònb àncora ed il fegato, 
e la borfettà dèi fiele , mediante quei : due ca- 
nali biliari y che mettono foce .njeir ìhteftino 
duodeno. Ma perchè In oggi, quéi fluidi Jì con- 
servano soverchiamente acidi , e Toverthiàthèu- 
te.sal&uginofi ì Perchè cònfervano così oftina- 
tamente il loro vixio > e perchè non fi è mal 
potuto addolcirlo e renderlo più manfueto? Io 
non faprei addurne altra . ragione , che duella 
Quo se* di qualcheduno dì quegli efetnpli, che giornal- 
mei ed mente ti fi parano avanti a gli occhi' * e pè* 
imbuca noftro efetnplò ferva tiha J bótte di legno ? che 
recens fer-per mplti .e mólti, anni abbia confettato race- 
vabitòdo-to, e che di eflfò aceto totalmente fi fieno ii*^ 
remTefta zuppate le Sue (foghe > o se lo fieno (per' co& 
dìu. dire) convertito in naturai tutto quel vino, più 

Orazio, generofo, e più potente* che fi menerà ìncotal 
bòtte, tutto diventerà aceto. 

Per .proccurare àdùhque , che il Sig.N.N. go- 
da la prófperità dì una lunga vita , e lontana 
pei 1 quàhto fia poflìbile e da' dolori di teda f 
e dagli apcidenti vertìginofi > fa di nféftierfc in 
una sola parola temperare con mano di forerà 
l'acido , ed il falso de 1 fluidi , e V imparfezione 
delle loro forgèntì . 

I medicamenti, che a queftofine fi hanno da 
mettere in opera , debbono eflere tutti piacc- 
hmanxtal voli (fimi, e più tòftó Sótto figura di alimento, 
Redi fi u- che sotto figura di ..medicamento . Lodo il frfc- 
fàvano i quelite oso de^Clilleri , con quefio però, che 
CHflcri t^li CIKTeri fieno fetnplkiflimi di puro brodo , 

xuc- 



\ 
\ 



* W PltAKCESCO *EDf. l8j 

«occherò , e butiro , e eie non vi fi facciano />/<?>" <# 
bollire quelle tante , e tante cole , che ordina- mille Jìra- 
riamente vi fi bollono , affine , pome il volgo ne co/e , 
fi crede , di rompere , e di diffipare i flati . In in danno 
oltre loderei , che la dote de Clifteri foffe degli am- 
maggiore di quella, che ordinariamente fi co-malatijna i 
itami in Roma . In oltre (limerei molto prò- con utih 
Mutevole, che ne' tempi del maggior btfegn*»<&p/i a tyf- 
e ilei maggior travaglio, quando il Sig.N.N, z*aH y ch* 
fi è fatto un Cliftere , e che lo ha finito di ne voleva 
rendere, è di evacuarlo , immediatamente se ne no molto. 
faceffe un altro , ed a quello fecondo io fpe- 
rerei , come ho provato per una lunga efpe- 
rienza , che fede per nafeerne un grande , e 
prefentaneo giovamento. E sebbene ho detto, 
che li Clifteri fi debbono fare di paro bro- 
do , soggiungo che in vece di brodo , fi pub 
servir fi dell' acqua pura di fofltana , dell' ac- 
qua di Nocera , ottima s per quel bolo , che 
ella ha in se , e che molto vale ad attutire 
l'acutezza degli acidi . Si può fervidi altresì 
dell'acqua d'orzo, della bollitura di cucuzza , 
'fc di altre co fé fimìli . Quegli diacattoliconi , Nomi da 
t^nsi dìafinicóni , quelle benedette laffative^quei/^re^iri- 
iattuarj di Hi era , che come facri dal vólgo tare i Ca*> 
sogliono effer fitti ne' Clifteri , fi debbono nu 
fuggire come un veleno , e .come una pefte , 
ficcarne ancora tutti quegli altri 01 j di Ruta* , ^ 

di Camomilla , e d' Aneto . Non mi maravi- 
glio, che i Clifteri di latte fieno ri u lei ti dan- 
nofi: imperocché entrato il latte negl' intefti- 
dì, qualche parte di eflfo latte per lafperfione tomi sori 
idi qualche acido fi coagula , e diventa cacio- trovato pia 
sa , e ritenuta tra le rughe di effi inteftini , volte a ve* 
mequifta maggior acrimonia e maggior acidità ,dere quefla 
t per conseguenza può cagionare dei danno, coagula- 
E perchè il Sig. N. N. dal principio della rione del 
|na vita infitto all' età prefeirte ha avuto faci- latte ea- x 
Irifraio il vomito , perciò loderei, che una voU g'umata 
ta il Mefe , ovvero ogni venti giorni proccw- daW acido 
rafie di vomitare , ma però non ardilfe a que- delle bu- 
ffo eftbtto di adoperare mai veruno di quei della. 

M 4 vio- 



ì$4 C O K 3 U 1 t* r 

violenti medicamenti , che da' Chimici , e da 
altra fìmil razza di gente sono preferirti • 
Quando vorrà vomitare , ceni la sera al suo 
solito, e mangi la fua solita Quantità , e pia 
torto allarghi la mano , e nel cibo , e nella 
DeWufo bevanda , quindi un quarto d' ora dopo beva 
del? Erba due libbre di infufione dell'erba del Paraguay, 
del Para- ed immediatamente bevuta proccuri o con la 
guay vedi mano , o con altro limile artificio di. provo* 
ac.ii^. carfi. il vomito, e dopo finito di vomitare , e 
ripofatofi per un momento , béva una libbra 
di brodo di Cappone ben digraffato , e fenza sa- 
le, e fenza raddolcirlo con cosa alcuna, e pofeia 
se ne vada subito a dormire . Non è immagi* 
xiabile il profitto , che caverà da quello così 
fatto vomito : imperocché e loftomaco, e par- 
ticolarmente la teda fi (caricheranno con fa- 
cilità dalle còffe nocive , e lo ftomaco {tetto 
dalla bevanda del Paraguay rimarrà conforta* 
to' , e le di lui tuniche , e minutame glan» 
dule rimarranno* contemperate appoco appoco 
dalla contratta abituale di (temperanza . La 
mattina fufieguente , quando fi sveglierà dal 
sonno , beva un 1 altra libbra di brodo fimile a 
quello, che fi è detto di sopra, e se il brodo 
di cappone non le piaceffe * o aveffe qualche 
scrupolo , che fofle troppo caldo, pigli brodo 
di qualfivoglia sorta , che più gli vada a gè- 
Opinione nìo '-> e d infino può usare il brodo di carne di 
ridicolo/a Caftrato , giacché il volgo crede , che cotal 
del volgo . brodo di Caftrato , in quanto egli é d'un animale 
caftrato , fia più frefeo d' ogni altro biodo. 
Sovvenghiamoci però, jjhe anche il Cappone è 
un animale caftrato. 

Per manfcnere il corpo difpofto, oltre l'uso 
de'Clifteri , fi vaglia ancora il Sig. N. N. del- 
la pura , é femplice fempliciffima polpa di Caf- 
Quefìi cor- ha , senza aggiugnervi veruno di quei correr- 
tettivi del-i\v\ , che da noi altri Medici per una vana 
la Caffi a paura di flati vi sogliono effere mefcolati , i 
fon dal Re-qu&W correttivi, in vece di correggere il me- 
di òiafima-dkwnento , lo fanno diventare {corretto , in* 

folen- 



■ V 



DI FRANCESCO REDI. 185 

{olente * e fcapeftrato > e produttore de' flati ♦ ti anche 
Di tal polpa di Caffia non se ©e pigli se non negli altri 
due sole dramme per volta, e fi reiteri mzttUfuoi Co*- 
&a, e fera immediatamente avanti al cibo , tfultifome 
fi continui fino a tanto, che ella abbia avvia- pernuiofa 
to a muovere, e fi rinfranchi la fua virtù lu- e noav* 
fricativa col mangiare nel fine del pafto qual- alla falli- 
che mela , o qualche pera cotta , o qualche te • 
altra cofa limile • 

Talvolta nel principio della cena fi ufi il 
magifterio di Coralli , di Perle , di Madre- 
perle , e di altre Conchiglie- marine , ovvero 
in. vece di elfi magi (ter j fi adoperi la polvere 
. delle fuddette co fé ottimamente macinate in 
porfido , e ridotta impalpabile , il eh? forfè 
sarà meglio , e più efficace del magifterio , 
come cofa più femplice, e non isnervata. 

Il vitto ordinario fia quello fteflb , che in-» 
fino a qui il Sig. N. N» ha .ufato . Una cofa 
sola volentieri proporrei , che non fi facefle % 
fcrupolo di fervi r fi di quando in quando di 

Iualche gentil mineflta, e affai brodo fa di pa- 
e non lievite , come farebbono le lafagne , 
la femolella, il farro pattato, efimili. lo fo, 
che il popolò griderà , e farà delle braccia cro- 
ce neir intendere quello mio pen fiero ; ma se \ 
qualcheduno vorrà toccare il fondo di quefta 
cofa, vedrà, cfce non è affatto vana, e pregi u- 
dkiale , ma che piuttofto può edere di profitto - 
confiderabile. 

Commenderei grandemente V uso della be- 
vanda dei Tè la mattina a buon' ora , ed in 
altr' ore del giorno , ed infino la fera dopo 
cena, e non fi creda , conforme in Olanda ' 
crede il volgo , che la bevanda del Tè proi- 
bita il sonno , e cagioni le vigilie , perchè 
noti vi' è cofa più erronea di queftà credenza, 
e che più repugni agli efperimenti , che da me 
a quefto propofito molte volte sono fiati ite- 
rati, e reiterati per rinvenire la verità di qué- ' 
fio fatto . Quefta bevanda dunque del Tè po- 
trà confortare le fibre , e le glandule della 



1 



\ ì 



i8tf C O N $ t t t t 

Aomacd , addolcire 1* acido , ed a -falso de f 
fluidi , ed ancora potrà giovare alle gambe del 
Signor N. N. che qualche poco sono enfia!», 
e tumide. E particolarmente se la bevanda del 
Tè non farà latta ' dell' ordinaria , e comunale 
trba Tè * ma di quella , che è chiamata Tè 
nero, e fe la bevanda pia gentile, più delicata, 
e noti afpra , e pia virtnofa . A quelli gambe 
enfiate, e tumide non fi applichi •eflernamente 
cosa veruna per volerfene liberare , perchè , 
come dice il triviale proverbio , fi cadere datta 
padella nella brace . Si rimetta dunbue in quefta 
tofa il penfiero alla natura * 

Se il Sté. H> N. non ha contrarietà, ò an- 
tipatia alla déUcateiza degli odori , e la stia 
? ( *£ può reggerli , ffimerei opportuno , che 
fpeffo teneffe in bocca qualche poco di Caccia, 
t> di altra cofa equivalente (a). 

Quefto è quanto in efecuxione de' riverittf- 
ilmi comandamenti , che mi sono flati fatti , 
hp faputo , è potuto dire intorno alla maniera» 
con la quale per tutto quefto Inverno il Si*. 
N.N. fi dovrebbe governare. Quello, che affa 
Primavera debba ferfi , bifognbrà confiderarlo 
allora. É qui prego il Signor Iddio da tote di 
tutt* i beni , che al, Sig.N.N, voglia coacédère 
ogni bramata confolazione • 

« 

Peri un Artritide , o 
Reumatifmo. 

* 

Slz rineramtù il Signor Iddio , che alla cu- 
ra deìTEminentiff. Sig. Cardinale Colonna 
abbia affittito un Medico, $uale è il Sig. <3i- 
•Tohmo Giannini, dotto , favio , prudente , e 
giudiziofo , e che intende , e maneggia fa 

fftecR- 

(a) Se alcuno bramaffe di fàpere V tttìttlifi del 
y accia, lej>£* le Memorie del? JÌcttdmi* Reele 
ììi Francia , 



" III FRANCESCO RTD!. Ì$J 

medicina , come ella dee eflere iatefa , e ma- 
neggiati etàgli uomini di onore . Io concor- 
do in tutto è per tutto nella di Lui opinione, 
che il male di Sua Eminenza fia (lata un' Ar- 
trìtici; . Convengo onninamente , e di buona 
voglia nelle 1 cagioni da lui addotte , le quali 
non è d'uopo qui replicare : convengo altresì 
nelle indicazioni prefe infitto ad eira , di non 
'aver adoperato medicamenti dì fona veruna , 
eccetto che i Cllfteri , e la regola di buona 
dieta , e lodo fommarnente lo aver tralasciate 
a coloro, che le vogliono inghiottire i Quelle II Redi , 
1jelle,'e lunghe, e copiofe, ed imbrogliate ri- perquan- 
cette ', che talvòlta ordinate da alcuni medici tofivede, 
per boria, e nbd per utile, dell* infermo, anzi fu gran 
pef utile degli Speziali » fijglionò effere mifu- Waii» 
rate ton la canna ben lunga, e sono ecftìnau,- delle rì- 
feose-, che portferebbono faltidifl-ad uno (toma- tette >cht 
co di marmo ,, o di' ferro, e hanno a fare, è lir turb* 
adoperare tante tó'fé differenti tra cH ' loro , è dfvolf>aii 
in cosi dìverfi fnogbi del noftro corpo , che Medici 
Infognerebbe , che elle àvéiferó cento mani, e fitot tqm. 
cento piedi, e piti giudizio , e più cervello di pombene 
ietrantamila.' Cnfliani ■. Convengo ancora col fpeff* P* 
Signor Gianfiiflt nel pronoftico da lui fatto t aumcri* f 
cioè , che iti Cjuclìo male così faftirliofo non 
abbia* Sua 'Eminènza 'a correre pericolo alcuno 
Bella vita,' tjuefb abbia a riforge- 

fe pì& lano perche le vìfeere interne 

rimarranno fipùrgate , ed ì fluidi 

e bianchi , córrono, e ricorrono 

Kr li canai irpo recupereranno per 

{carico j recupereranno, dico, il 

prillino e n te m 1 particelle compo- 

nenti, anzi _ avanti' piti difficilmente 

farà per feeuire un tale fcòncerro, o difordine 
di/effe fuddette particelle componenti . Io san 
viffuto in mia gioventù con tanta fanltà , quan- ' 
ta baflavà per appunto per poter vivere , e non 
più , e mi quadravano motto bene addoltoqueì 
verfi del Berni , 

.... Fugge da"ett0Jvli t 



iss tossvtr-t 

Solevi Acciocchì non lo venda» per un bota , 

il Redi Tanto e giallo , fittile , t /munto t e voto, 

fcberzare Tre anni fono fui forprefo da lina fieriffima 
frequente- Artrirìde , o per dir meglio, da un terrìbili C- 
mente in- fimo Reumaùfmo, che mi fece addotto , come 
torno alla foglion dire i Francefi , il Diavolo a quattro * 
fua ma- Me ne liberai francamente , ed ora godo uà* 
grezza . intera , e perfetta finità > e polio fare di mol- 
te di quelle cofe , che prima io non poteva 
fare ; e se non farei il cafo a rapprefentafe 
in Commedia la perfona dì Bacco, o del Car- 
novale , io non son però il naturale ritratto 
dell'Inedia, e della Quarefìma , come io era, 
prima che fotti forprefo da quel male . Ma 
quali furono i medicamenti , che induffero là 
natura a redimirmi, la lànita ì furono quegli 
fletti , che il dottiftirbo Sig. Giannini ha fat- 
ti fino a qui all' Etninentiff. Signor Cardinale 
Gli e^er- Colonna . Mi miti a un modo di vivere ben 
ti Medici regolato, e tutto umettante ; mi. feci frequen- 
hannoque-ti Clifteri con fola acqua pura eli fontana, 
jlovantag-t zucchero, fenz* altro. Mi cavai fangue quan- 
giodìnon to e quanto oltre (limai il bifogno , e fre- 
tngozzare quentai 1' uso ,de| brodi frequenti Almamente , 
quei tanti ed in tutto e per tutto tafciai il vino per mot- 
beveroni^ ti meli . Volevano i Medici mici Amici dar' 
che ufano mi di buone medicine purgative , volevano fi- 
molti per nalmente' darmi un buon decotto efliccanté 
andare a per fermare, come etti dicevano, la tetta, mi 
Patrajfo, io non pe volli far altro , . e foló mi fervii 
innanzi al alle volte di qualche pòca di Caflìa ; ed effise 
tempo eie- ne fcapdoletzarono cosi malamente', che mi 
Rinato fu bìfogn<$ confelfarmi dello fcandolo dato , 
dallana- ma fi mio Confetfore con 'difereta amorevolez r 
'tura. ia fi' compiacque d* affai vermene fenz'a altri 

je l' Erriitientift Sig.. Cardina- 
le def Sig. Giannini : s'aflen- 
1' vitto fra umettante : mangi 
con moderazione . Se non fi 
lue; mentre al Sign. Gianni? 
ni paja a proposito, se ne cavi, e non be' ab- 
. ' " * - bia 



* * m FRANCESCO RKDt^ , 189 

bia paura . Pigli la mattina nello fvegliarfi 
dal fonno jft buon brodo , o puro, o raddol- 
cito con opebbo 4] Tintura di Viole, o di 
Rofe ; cne se ,pure vi fy voleffe far bollire 

Juaiche co fa , vi fi faccia bollire de 9 pezzetti 
, i Mele appiè . Si frequentino i Clifteri, ma 
fieno- in maggior do le di quello che fi usa in 
Roma, e come più l'empiici faranno , più uti- 
le apporteranno . Talvolta in vece di Clifteri 
fi adoperi la polpa di Calfia al pelo di fole 
due o tre dramme, fenza la giunta di queijpe- 
nedetti correttivi, che per rompere i flati vol- 
garmente vi fi fogliono aggi ug nere , e pure 
non fervono ad altro ', che a cagionare i fla- 
ti : £ se la neceffità richiede/le evacuazione 
un poco più rifentita , fi faccia un firoppo di 
bollitura di Caffia , e di poca Sena raddolcito 
con firoppo Violato folutivo , e chiarito , e fi 
adoperi di quando in quando : e se l' acidità 
de" fluidi folle oftinata a fare il beli' umore , 
come Fuole avvenire , e per confeguenza folle 
iù lungo il male, fi frequenti mattina, e fera 
' uso del magiftero delle Madreperle , o di 
altre Conchiglie marine , o pure fi frequenti 
la rafchiatura delle fuddette Conchiglie, o Ma- 
dreperle ridotta in polvere impalpabile , che 
farà più utile ancor che non rabbia quel bello, 
e mifteriofo nome di m agi (ì e rio. Si fuggano da 
Sua Eminenza le pafTioni dell' animo , le grandi 
applicazioni ; 

Curas tbll^ graves , trofei crede profanante f ra leca~ 
dicevano quei valentuomini della fcuola Saler- g' lon $ de 
nitana. ma n v ' f 

Io m immagino , che da molti del popolo f m0 anche 
non farà approvato il tralafciare totalmente il/ e pajfioni 
vino , come ho configUato di fopra , e che fa- fafp ani* 
ranno addotte motte , e molte ragioni in con- mo # 
trario , come farebbe a dire , la debolezza del- 
lo ftomaco , le oftruzioni ec. Io son di pare- 
re, che il vino fia più difficile a pattare, e più 
difficile a digerirli dell' acqua ; che il vino of- 
fenda più lo ftbmaco , e 1 a teda, e 1 genera 

aer- 



f 



JfQ c'OHSUtTf 

nervo fo di quello che fi faccia l' acqua ; e che 
il vino in iomma faccia maggio^ oftruzioni , 
t lafci più tartaro ne' canali delwftoftro corpo 
di quello, che fi faccia l'acqua,^) Maquefto 
non è luogo da fame una Leziope : Baderà 
dire, che delle quattro parti del Mondo , in 
una fola , che è V Europa , fi heve vino . £ 
nelle parti dell* Europa pochi fono quei paefi, 
che o Settentrionali , 9 Occidentali hevoa vino, 
come fi fa in alcune parti dell'Italia , e pure 
in tutto il Mondo fi vive lungamente , e for- 
fè ton piò robuftem , che pon fi fa nelJL* Ita- 
lia . Mi rimetto ad ogni giudizio migliore del 
mio, e ad ogni più efperi mentala Peribna , e 
particolarmente a quella del Sig, Giannini, al 
guaie offerg cordialmente la mia fetvìttu 

Per mia Sordità <T orecchie f 

/^\Uei mali, che di nuovo fopraggiungono 9 
\J^ nuovi ajuti richieggono, e fa di medie-; 
^^re, che in tal cafo il buon Medico imi- 
ti quegli accorti , e prudenti marinari , i quali 
fpiegano , o calano le vele fecondo i venti 9 
che fonano; £ cangiano altresì effe vele fecon- 
do la forza, e la traverfia de' venti medefimi . 
Nuova malattia è fovraggiunta improvvifa- 
xnente, ed in momenti di tempo a quello II- 
luftrifT, Sig, Adunque nuovi ajuti , e nuovi me- 
dicamenti fqn neceflari per vede, re , per quanto 
comportano le forze umane , di portargli U 
coniazione della bramata falute, o perlome- 
no lo alleggerimento del male , Quello male 
prefentemente non è altro, che una Sordità in 
tutte due le orecchie, con quefta differenza pe- 
rò, che dall' orecchia de/tra egli non ode né po- 
co né punto , e dall' orecchia finiftra appena 

ap«- 

(a) Che nel vino ci fia del tartaro ì manife/ìo y 
perchè lo^ depone centinuamente nette botti , deve 
jìa tinchiufo. 



appena fente il Tuono di chi ad alta voce gti 
pria, ed accoda la bocca più che fia poffibU 
le all'orecchia; e $ ciò quefto IlluftriflLSigna- 
r« fortemente se ne imspalinconichifce j e coki 

IRolta ragione , perchè in vece di guarire de* , 
ami fuoi vecchi mali , che per lunghi (fimo tem- 
po lo hannq perfeguiratp , e de' quali altre vol- 
ts ho lcrittq , confiderà ed efperimenta> che 
gliene fopraggiungono de' nuovi , e molto piii 
Jafódiofi de' primi. Per proccur%r dunque di day- 

Ì[H qualche follievo, è d'uopo invelligare qua- 
i fieno ftate le cagioni diqueftafprdità.Ioper 
ine riflettendo , che etìa fi è (vegliata in ipomento 
di tempo, e che in momento di tempo ella è arriva- 
ta a quei legno maggiore, attuale una fprditàpufc 
arrivare, e che di più ella non è arrivata in ut** 
orecchia fola, ma in tMtt'adueaduntratto* cr^ 
derei, ch$ il tutto principalmente derivai non pef 
viiio degU aptri, né del timpano, né del^co- 
dee, ma b$nsì per viafio , ed intafamento d$* 
due nervi auditori, che da' moderni fonchiamv 
ti del fettimo pari , dalle loro diramazioni % e fe- 
calmente impiantatile terminati neli' una , e nel- 
T altra coclea, là dove rifiede il fenforio pro- 
prio dell' udito . Quel vizio ed intafamentp de*' 
due nervi auditori vien fatto dal fugo nerveo 
alterato, e vinato per la mala economia noti 
folamente del cerebro , e dei cerebello , afflitti 
dalle lunghe malattie , ma ancora per la mala 
economia degl* ipocondri / e per le perpetue, per 
così chiamarle» evaporazioni, che da!medenml 
ipocondri al cerebro , ed al cerebello contimja- 
mente per T addietro fi fono folleyate, sfiloù 
levano per ancora . Quiqdi é the par n^ceffario 
cercare con ogni poflibile , ed immaginabil di- 
ligenza di ridurre il cerébro> ed il cerebello >Q 
gl'ipocondri a migliore economia, e temperie, 
evacuare quegli umori , che fpverchi nella tefta 
ton racchiufi, e dat calore ingroflati, e refi viri 
fcofi e tenaci, e parimente temperarli, e tem- 
perare altresì il fugo nerveo , e ridurlo alla coo,- 
veniente naturai dolcezza e mobilità > il che 

proc* 



I?2 COKSUtTt 

proccurandofi di fare con ogni sforzo pò Albi le, 
lì verrà ancora fecondariamente a camminare 
per quella (tracia , per la quale camminando po- 
trà^quefto llluftrifT." Sig. vivere lungamente. 
Non è già così facile 1 ottenere tutti tatti que- 
fti fcopi ; ed il più difficile fi è quello della 
fordità, ma non è imponìbile l' ottenerlo ; e vi 
fono ne' Libri de' noftri Autori alcune ftorie idi 
uomini, che improvvifamente- divenuti fordi , 
improvvifamente hanno ricuperato in gran par- 
te il fenso dell'udito, ed oltre i racconti de Li- 
bri de 1 fuddetti noftri Autori , l' efperienze , e la 
pratica talvolta ce lo dimoftra . Confi gli erei 
dunque , che fino che durano quefti caldi del 
Solleone, fi attendere con piacevoliflìmi brodi, 
e firoppi, e giulebbi umettativi a preparare il 
corpo all'uso de' medicamenti da metterli in ope- 
ra al Settembre , ed oltre V uso de' piacevoli fud- 
detti umettativi fi frequentacelo ancora i pia- 
cevoli Clifteri lenitivi e molliti vi .Tra* brodi 
umettativi loderei il prendere ogni mattina sei 
o sette, o otto once di brodo fciocco , nel Qua- 
le fodero fiate bollite delle fufine frefche ben 
mature e mondate; il qual brodo pò trebbefi rad- 
dolcire con giulebbo di fugo di mele dolci , o 
con giulebbo di tintura di viole , o con giu- 
lebbo cf infufione di fiori di borrana , o di fio- 
ri di fai via , o con giulebbo di vainiglie , o con 
altra fimile cofa proporzionata alle vifcere del 
ventre inferiore , ed alla teda , cervello, ce- 
rebello, e genere nervofo. 

Preparato ilCorpoinquefta maniera per tutto 
Agofto, e venuto finalmente il Settembre, loderei, 
che fi pigliafie l' infrafcritta piacevole medicina. 

R. Frutti diSebeften num.xvj. 

Sena, di Levante dr. vj. 

Cremor di Tartaro dr. iij. 
Infondi in fufficiente quantità di acqua, di me- 
liloto per ore ai, alle ceneri calde, in fine fa 
levar un bollore . Leva da fuoco, lafcia fred- 
dare , cola e fpremi , e alla colatura aggiugni. 

Manna (celta della più bianca onc. ij. e m. 

Si- 



* 

L 



Siroppo aureo onc. ij. 
Sago di limone onc. mei, 
con chiare d' uovo quanta bafe, fhiarifci f. I,*. m 
cola per carta • 
R. Di detta colatura ©ne. vij. 
Quando quefta bevanda comincerà a muo- 
vere il corpo , è neceffario , che Sua Signoria 
Illuftriff. beva due libbre, a due libbre eme»- 
za di acqua di luppoli ftillata a ftufa » e la be- 
va feqza ribaldarla , ma tal quale la farà ia 
córrente Cagione. 

Continui pofeia per quattro giorni a prende- 
re qualche gentile, e grato Siroppetto confor- 
tativo della tefta, e ajumpllitivo delle vifeere, 
e la mattina del quarto fi cavi un' aggi urtata 
quantità di fangue dalle vene emorroidali con 
le mignatte, per poter quattro o sei giorni do-» 4 
pò attaccar di nuovo le medefime mignatte die* 
tro agli orecchi, e Mitermeflb il dovuto fpazio 
di tempo , fi piglierà di nuovo un'altra medici- 
na chiarita x bevendo al folko le due libbre ec^ 
di acqua di luppoli, e se tal* acqua le forte rio- 
feita naufeofa , perirebbe forti cui r fi quella di 
fiori di viole mammole, o di meli Afa. 

Purgato in quella maniera il corpo ; se ve- 
ni fife approvato dalla giudiziosa ed avveduta, 
dottrina, e prudenza del dotti (fimo Sig. Maria 
Fiorentini, mi piacerebbe per molti, e per mol- 
ti motivi ricorrere ad un lungo uso di deco- 
zione di falfapariglia vigorata con le vai ni glie, 
fenza mefcolanza di altri ingredienti : E per- 
chè mi vien comandato efpreflamente , che' io 
ne porti la compofizione , prego che non mi fia 
aferi tra a inciviltà > se qui appresola deferivo. . 

Ijt. Salsapariglia fcelta della più grafia , e- 
poJputa e tagliati f. 1. a. onc. j. e* mez. 

Croco di Marte della ricettainfrafcrìttadniv 
Infondi in lib. ij. e me», di acqua comune per 
ore 24. BolH a fuoco lento alla confumazione 
della metà dell 1 umido, ed aggiugnt 

Vainiglie tagliate in pezytti nuov ij* 

Radiche di bugiofià dft i* 
tydpl Redi TwJ/lL N Boi- 



Bolla finché redi Hb. j. di .umida ,■ cola t fcrw 
ba per num.ij. Groppi da pigliarne uno la mat- 
tina net letto , cinque ore avanti pranzo, e 
r altro il giorno fere ore in circa dopo pranzo* 

Con le fecce , e con (ufficiente quantità di 
acqua comune fi feccia nuova e leggiera deca- 
tiene j le quale fervirà per la bevanda a defi- 
liate , e a cena , e potrà raddolcirli con che 
che fia , fecondo il gotto di queir Illuftritf, Si» 
gtfoie , che dee prenderla . 

Ricetta del Croco di Marte, della quale fi è 
fatto menzione di (òpra. 

fc. Acciaio limato, e bene bene netto dalla* 
polvere, e da ogni altra fordidezza one. ìj« 

Si metta in un pentolino di terra invetria* 
jto, e fi irrori gentilmente con aceto di vino 
forti (fimo, in nodo che l 9 acciaio redi tutto ba- * 
gnato sì, ma che non foprannuoti l'aceto air 
acciaio , e te vi fepraanotatfe , fi (coli ben be- 
ne etto aceto ficchè V acciaio redi afeiurto . Si 
la&i così (tare in luogo ombralo per quattro 
giorni « ò fino a tanto ebe V atciajo fia beniifi- 
010 rateiutto • Si fpezzi pofeia il vafo di terra 
invetriata, e l' acciajq fi peltt nel morujo di 
bronzo, e fi paffi pf r iftaccia* e così partito 
per i (taccio fi macini di nuovo in mortajo di 
porfido lenza aggiognervi umido di forta ve* 
runa, che fi avrai un Q$co di Marte di color 
giallognolo v e di molta virtù e operazione , 
ia uferfi come fi è detto di (opra. 

• Nel tempo , che fi piglia quello fovradcìetta 
medicamento della SaLfaparigfia , fa di medie- 
re frequentare l 1 uso de' serviziali : fa di meftic- 
re altresì ogni tanti giorni prendere qualche 
Ieggier medicamento evacuante per bocca . Me- 
dedalamente è necelTario , che quefto IlluftriflL 
Signore dia ia una danza temperata , bea ve- 
fitto di panpi , acciocché non s' impedisca la 
neceffaria trafpirazione per ti pori di tutto quan- 
to il corpo , onde gli aliti , e gK effiuvj della 
malfa fanguigna affano facilmente volar via 
infieme con le fuRuret uligini in forma di 



itf rtUHCEScò MM ,' - 19 J 

4fcpori « F necefTario aftcQrtt pgni tre o quat- 
tro giorni attacc&rfi sei coppie? *U? fpalle, e 
dopo che qqtite fi faranno ft^a^e , attaccarle 
immediatamente di nuovo alle cqfce nella parte; 
domenica . E prima che fi ^tacchino {e cop*. 
petce f è neceffaito far le fregagioni alle (palle, 
e alle cqfce con le ^ni qnte con qiiq di man*, 
flprle amare # 

La fera quando Sua Signorìa vqpie andare 
a lettq, pigli ferupre qq* mez^ pU$9fo succhia* 
jtata (Jet fegutnte Uttqyiq . 

$. Conferva di fiorì di fai via, 

Conferva di fiorì di viole mammole. 

Conferva di rqf? ana onc» tneu 

Confezione mitridatica fcrop, j* 

Spirito di vitriqlq §;qcc? YÌ* 

Ambra grigia gr t j f ,» 
McfcoU ? fa Uttqariq f. K a. 

§qbitp pigliate il fqvnddstto lattnario, vi 
beva fppra «Jqe'o tre once di acqua di viole 
mammole > qvverq di ^cquà di borracine , q di 
feugioìfa, q altra Umile ftillata. 

(Quello, ch^ dopo fi debita mettere in ope f 
ra , credo che fia neceflfario il determinarlo in 
quel tempo, confidando ailqra $q flato, pel 
«uale Sua Signqria Uluftriffiiqa fi jrqverà , 5 
l utile , che avrà c*v*tq à* quefti n|edicatn?nti^ 
Io però rimetto il tutto alla prudenza, e dot- 
trina del §ig. Mariq Fiorentini t il qu*]* potr^ 
adattar? qqefti medicamenti alia natqra % conv 
piefiftone, e abito di corpo di ouefto IlluflriflV 
Sig. a cui pre$o da, Dìq ^ns&ttq P^ai fcft- 
fnau cqafq^xiqn? t 

¥& una gravezza ^elfo 
(tomaio, 

SI compiace Y. & IUqfo|ffiti» di dqmandM- 
mi se fia bene, die eli» ripigli il latte di 
Afina , dall' qso d?i quale V anno paffatQ di M»g- 

N a gv> ' 



gio ricavò gran giovamento e profitto';, ma 
queft* anno d f Aprile avendo ricominciato ad 
u fa rio , ed avendolo continuato per cinque gior- 
ni, fi è (entità molto gravato , e molto pe- 
fante lo ftomaco, con amarezza di bocca, con 
anfietà, e calore nel petto, con teda anco piti 
debole di quello , che è suo (olito 4 con avere 
parimente avute pia frequenti quelle cornino* 
zioni improwife, che alle volte la turbano. 

Slg. Marcitela mia riverita Signora, ri (pon- 
do a quello quefito col dirle , che quando an- 
che il Latte di Afina pigliato per foli cinque 
giorni fede (lato un veleno a tempo , non ave- 
rebbe potuto produrre nel suo corpo i foprad- 
detti travagli w Oh , mi foggi ugnerà V, S. II- 
luftriff. quefti travagli fono venuti dopo il lat- 
te. Ed io ri (pondo, che è* vero , che fieno ve- 
nuti dopo il latte , ma con tutta ciò non so- 
no (lati cagionati dal latte di cinque giorni , 
il quale non ha tanta autorità , ne tanta pof- 
fanza. Io parlo con V, Sig. Illuftriflf. con vero 
affetto , e con riverente oflequio di suo buon 
Servitore , e di uomo da bene . Dio buono ! 
quanto latte ha ella prefo per mattina ì Mi 
nfponderà, che ne ha prefo quattr' once: Mi 
nfponderà, che ne ha prete cinque: Ed io vo- 
glio concederle ancora , che ne abbia prefe sei 
e forfè anche fette • E può mai elfere , che sei 
o fette once di latte genti li (Timo di Afina t 
pigliate in uno ftomaco digiuno , facciano co- 
sì graji pelò, e lo facciano maggiore di quel* 
le tant'once di mineftra, che fi mangia a de- 
gnare, di quel Pane, di quella Carne, di quei 
Vino , e di queir Acqua , che pure a definare 
fi avvalla nello ftomaco ? Qui ci calzerebbe 
quel quelito , <$he fqol farli a' fanciul letti , a 1 
quali fi domanda talvolta. per ifcherzo quello 
che fia di maggior . pefo , o una libbra di co- 
tone , o una libbra di piombo . Quello , che 
V. "S. Ilbftriff. chiama gravezza , « pefo 'nello 
-ftomaco, non è fiato cagiqnato dal latte , ma 
bensì dal {olito fconccrto.de' fluidi dei suo 

Cor- 



Corpo allora quando fi tnefeolano gli acidi con 
i salfi. Né iì metta V. S. Iiiuftriff. a dubita 
re, se quei travagli fuddetti poffano effere de- 
rivati dall'avere cominciato il latte fenza aver 
prima ingozzato una Spezieria intera di medi- 
camenti purganti , abili , come credono i Me- 
dici, a ripurgare il corpo de 9 poveri Criftiani; 
perchè, Signora "mia riveritiflima , io sono di 
parere, che il suo temperamento , il suo abU 
to di corpo, i suoi sconcerti preferiti e paflati 
non abbiano di bi fogno né poco, né punto di 
medicamenti purganti , i quali snervano , e fcon- 
certano notabilmente, le yifcere , e per dirlo 
con una parola appropri a ti ffima , le fanno in- 
vecchiare , e di più> mettono in un continuo 
dìfordine le riunirne particelle * che compongo- 
no i fluidi bianchi, e rotti, i quali conperpe-, . a 
tuo ie circolar moto corrono , e ricorrono perii Gliefcre^ 
canali del corpo amano. Laonde dico a V.Sig. menù che 
IUuflriff. che con molta, ed avveduti dima, pru-.y* conten- 
denza il dottiflimo Sig. Piacenti le ha ordina- gono nelle 
to il latte lenza tante precedenti purghe sbudella per 
ri purghe , e con molta prudenza altresì le ha lo pia non 
prefcritto , che di quando in quando ella pigli fanno ni 
due dramme di femplice puri ffima Caffia la Te- ben ni ma- 
ri avanti quella mineftra , che V. S. Iliuftriff. le:onde ni 
suol prendere per certa . Faccia dunque V. S. occorre prc- 
Iiluftriff. a modo* dei Sig.Piacenti ; Continui a derfitant* 
pigliare il latte di Afina; lo continui per ^o.malinconim 
ovvero 60. giorni. Ma fi ricordi, che quando per trarrli 
fa mattina ha pigliato il latte , ella vi dee fuori del 
dormire fopra una ora o due almeno , e non corpo. 4 
venendole fatto il dormirvi , nulladimeno sé queflo ci 
ne ftia nel letto per due ore a fineftre chiufe, penfa la 
intipofo, ed in tranquillità , facendo villa di Natura , 
dormire . E perchè che non ha 

Per le /cuoi* oggidì vannq in perfona bifogno 

Dame di Salamanca 9 e di Sorbona. dell* arte y [e 

Quindi è, che potrebbe efiere, che molte dot- non quarta 
tòreffe zelanti voleflero infinuare a V. S. Illu- do rimane 
ftriff. che per redola di Galeno , e d' Ipocrite impedipa . 
non fi dee dormire fopra il latte, e che Mae- 

N 3 - tot 



198 < O M t T I 

ftm Dino * il quale fa Medicò della R*gfo$ 
Ifotta i e della Regina. G me vera ^ non volle 
mai * che giteli* due buòne Signore dormiflero 
fopra il latte • Mòn^ e feda V. S. IIluftrifT. t 
quefte bajé, Ini continui à pigliare il (bo hit- 
te, e se vuole, che le Caccia prò » e giovamento, 
yì dorma fòpra collie ho dettò * perche T e- 
iperienzà ce lo infegna > * vi fonò natural- 
mente tanti e tanti motivi * che se io volerti 
qui fcrivergli tutti a V» S. Illuftrift le farli 
tuia predica più lunga di quella * thè io fteflò 
fco fentita quella mattina , eh' è ti Venerdì Satt* 
lo dà un frate di Araceli » Egli è ben vero , che 
itìftiò neceflariò , che mentre Vi S. Iliuftrifl, 
piglia il latte* fi Accia un Cliftiere ógni tre à 
quattro giorni » la sera avanti celia i ovvero la 
mattina avanti definare * fecóndo che pia le 
iia per tornar contado» Ed UCliftiert fìa seni* 
pliciflìmo, di puro brodo » coi! là gittata £ tre 
once di zucchero bianco» con qualche pocoxli 
butirò i e di olio * E perchè mi fòwiene di 
avere offèrvato quando io era in Roma * che 
coftl ufano i Cliftieri pitcoliffimi \ che metto- 
no in moto* e pofeia poco rifolvoho * perciò 
«imenèi neceffario i che V. S> IlluftriflT. Te gli 
iacefle un poco maggiori» e che almeno aknè~ 
aò arrivartelo alle due libbre * ed anche a qual- 
che còfa di più, e notì abbia mai V» S» I 11 ti- 
fi ri flf. paura de*Cliftieri) che fono medicamento 
innòcentiflimò , ma bensì abbia paura di quei 
neri » e torbidi beveróni * che noi altri Mediti 
pazzi) ed indile reti facciamo ingollare alla gen- 
te. Lodò) mentre fi piglia il latte > the V.S. 
Illuftriff. continui la fera a non figliare altro, 
die la foli ta sua buona mineftra brodofa.Egti 
•è ben vero > che se talvolta in cambio di detta, 
mineftra ella vorrà pigliare per sua cena otto 
o nove once di latte di Afina senza bervi sopra 
còfa alcuna, ella potrà farlo* 

Non mi lento inclinato a lodare il ometter la 
mattina nel latte qualche porzione di manna, 
conforme V.rSig.IUuftriflìma viene configliata* 



DI FRANCESCO UE». %ff 

$ fimo un uomo , che ho molto del Templi- Una #rf 
«e, e del materiale • edoflervo, die la natura ixrìtà /* 
gode della femplicita delle cofe , e trovo per tono/àuto 
cfperienza , che ^uefta ftefla feroplicità delle dall' antico 
cofe nella medicina è molto più profittevole di Medico 
quei tanti mifeugii , guazzabugli , intingoli , Scribonh 
t triache , ohe noi altri Medici tutto giorno Largo-jpoh* 
ordiniamo ; ma bifognesebbe , che quando le chi lafcib 
Abbiamo ordinate , noi fuflimo Cubito conden./tWtte noi 
nati ad ingollarle noi medefimi , e mi tendo/** ^° d* 
certo , che ne ordineremmo molte meno , e compo ri- 
faremmo neir ordinare molto più caritatevoli, tione me- 
e ditemi, dicameto- 

* £1 pia al pia fi contenti di mettere V. St§.rum $**ftt 
Illuftriff. nel fuo latte un poco poco di Zue- prcctft ps- 
chero, e poco bene; e «e anco lo puole trala- role . Sim* 
feiare, duo tralafciarlo • Io non ho mai letto, plicia pri- 
che me Madonna Eva , né Madonna (Rachele , mo poni- 
ne Madonna Lia , quando aie' tempi antichi mus ; hsee 
iaoevano colezionc col latte , vi metteflero il enim eflfi- 
Zucchero , il quale dalla gola de' moderni noncacia funt» 
ora ancora flato inventato • quatn più*» 

, Non mi lento parimente inclinato a lodare ribus im- 
pigliare il latte una mezz'ora avanti pranzo. dicamStis 
è quanto parali 4' effeie obbligato pef compo (ita 
wtere a 9 queliti , che mi fono itati fatti , medica- 
congiugnendo , che venendo le fragole, ancor* menta* 
che V. S. Illuftriff. fia nel medicamento 'del 
latte , ne mangi ogni mattina adefinare qual- 
che porzione, lavate -con un vino bianco pic- 
colo, e gentile , ed inzuccherate. E se qualche 
pfrfona (acefleii dottore dicendo, che Latte e 
fragole non s'accordano bene inficine : V. Sic. 
Illuiìriff. le rtfponda; che xjwefta «è la moda* 
Francia ^giacché in qwei Paele lavano le fagole 
col latte , ed è moJa molto migliore di quella, 
che V. S. Illuftriff. mi ktìSc qoeft' Xaue mo 
intorno il Caffi , ce. 



N a Per 



too c o ir % t o« fr t' f 

Per 3olor di ftomaco , gravezza ' , 

di tèda ec. 



COn una Dama di gran otialitì , e di alto 
fpirito come è V. S. Illuftriffima , men* 
tre io devo favellare intorno agli (concerti del- 
la sua compleflfione, e delia suafanità, io non 
voglio favellare da Medico, ma bensì da buon 
servitone ; e se ciò talvolta farà fchemndo , 
$' aflìcuri V. S. IlluftrifT. che tra quefti fcberzi 
innocenti vi sarà tramifchiato un vero, il qua- 
le noa avrà altro fcopo , che di reftituirle la 
tranquillità del fuo bell'animo , e la fanità del 
corpo» 

In primo luogo nonafpetti dame, cheìovo* 
glia farle, come fogliono i Medici, un lungo 
difcorfo net produrre in campo quelle aftrufe 
cagioni produttrici delle sue indifpoftzìoni * 
perchè ficcome non ie intenderei forfè io , che 
pur le ferivo , così parimente mi do a credere, 
che per avventura non le saprei fare intendere 
a V.SJlluflrUT. e particolarmente se io volerti 
fervirmi de'tgrmini reconditi , e mi (Ieri o fi , *tfc 
tifa l'arte medicinale, e ancora de" suoi Greci* 
e Arabici , e Barbari ^ • 

Nomi da fate fpmtatt i Cani. 
In fecondo luogo icrive V, S* Illuftrift. nel* 
la sua lettera, che è di ftomaco naturalmente 
languido, e perciò fpeffo è travagliata da elfo 
itomaco non con dolore effettivo e grande , 
ma bensì con una certa faftidjofa , ed inquie- 
ta patitone , e particolarmente allora quando 
ella fi carica un poco più del foiito col cibo, 
e fcnte nell'ora «Ila digeftione molta gravez-, 
%2l ed affanno, e pofeia un certo vellicamento, 
come.se le ribollile nello ftomaco , ovvero in 
quel canale , che è (otto lo ftomaco , qualche 
co fa di cattiva , e pugnente qualità , che le 
cagiona un 9 inquietudine , ed un affanno non 

or- 



\ 



hi Francisco utnr; 



aor 



ordinario * Dirà il volgo, e forfè anche il Senato 
delle Donne , che rptti quelli accidenti pro- 
vengono dalla fredezza del suo fìomaco ; ma 
io credo , che provengano dal foverchio calo* 
re di effo (totnaco , e dalla troppo ardita , e 
vigo ro fa fermentazione , che in elfo fìomaco m 
fi fa , onde ficcome quando la parta del pane ùMohi efleU 
fermenta, ella crefce dimble, ed occupa mag- ti fon prò- 
gior luogo , così ancora avviene nel fuo fio- dotti dal 
maco , ed avviene ancora in tutto quel canale, càlvre>m* 
die è sotto lo fornico -, quando., vi fi fa un fpecial- 
certo bollore feparativo cagionato dalla me- mente 
ftolanza fcambievole di certi fughi aci di e sai- quello di 
fi ^ i quali fughi acidi , e salii fono affai ca» rarefare , 
lorofi, ancorché il volgo creda, che tutto ciò come V e- 
che è acido, fia di natura freddiffimo. A que- fpcrienz* 
fio accidente è facile il rimediare y e coli' tifa- ne dimo- 
te cibi e bevande, che attemperino l'acidità % flra;nonfi 
.e fai fedi ne, e col non empirti di cibo più del nega però 9 
iblito, perché in que fio caso per neceffitàmec- che anche 
tanica fi fa fp reme re nello ftomaco dalle glan- il freddo 
dule di effo ftomaco maggior quantità di fughi talora fac- 
fermentativi , e acidi , e per v conseguenza ì\ciaqueflo % 
veliicamento, e il gonfiamento ne fuccede» f apendo 

In terzo luogo fcrive V. S. illuftriff. av*re bene ? che 
familiari (fima la gravezza di teda indifferente- il ghiacci* 
mente in diverfe ore del giorno, e che febbe- i uriacqu* 
ne non prova vigilie continue nelle notti * ma rarefatta. 
solamente quando il giorno è travagliata da 9 
suddetti faftidj di fio maco , e allora le pare di 
avere la teda fecca, e rifcaldata, e perciò non 
dorme, e che dura per qualche mezz* ora eoa 
tremori interni , ne'quali infino i denti le sbat- 
tono, e che il tutto poi sfoga in urine copio- 
se , chiare come acque della fontana , con efa- 
lazioni calde al cuore , con frequente irrita- 
mento d'andare di corpo , e di orinare ; e se 
avviene , che talvoka fe» le raffreddino 1* eftre- 
inità , riconofee maggior fermentazione nelle 
vifeere, e prova al tre voi te vampe calorofe aL> 
" la teda , ed al cuore . Quefti accidenti anco- 
na come i primi prgvjengp^o dalle fermenti» 

rioni, 



L ._ 



-c£*9virt 

tieni , * peitufbmioni * * fcparaEiom troppo 
«rdite di qtidlé particella componenti i fluidi 
bianchi e vùKi * che eòa perpetuò circolo cofc- 
«000 e ricorrono pei 4 li annali,, « *er tgl' iotébr 
gati e minutiflkii andirivieni Mie sue irifce» 
te, e particolarmente dell'uteri , ed ancora di 

ftte le membra . Onde anco per fermar quefti 
d*uopo contenerG come li £ dettò fopra , A 
«he ottenendo fi come £ ptò ottenere , cefferao» 
no facilmente quei timóri e quelle meftizie 
«he V. &Ilioftriff* affermi » che le tettò fatte 
connaturali, ed in particolare se ella voità ». 
^operare la virtù ragionevole, che cosi chiara 
« difeernitivà Iddio benedetto le fta date* 

In quarto luogo fi lamenta V. S. Illuftri& 

die la mattiita nel levarti ha una bocaa fenir 

gna e cattiva* e che fa certi (jputi denfi t e n*» 

gri di catarro così attaccato , e viJcofo , che 

H tdt<rfè mnta mólto e molto a ficcartelo dalla bacca» 

introita Ì é dalle fauci * ed 4 (potarlo fuori • Anco que-> 

fluidi dfl ^° accidente confronta mólto xoiie cagioni 

volito tot- fovfaddetre , e <moftra che nel *uo corpo vi è 

pò; perche foprabbòndatóa di c^ore, il quale -fa , Avonta* 

fosvapo-ètofà evifcofi qUei fluidi, 1 quali *h fornata* 

T*L JjCjK *<ta* fbttili *«é feorcenti > in Quella guifa appuntò* 

la parte *&* * Cuochi cól far bollir lungamente un broda» 

tequofa ** QZttìQ ° ^ fefoej lo coavertono in ma vi* 

*Ae */; ' fco& geiathìa * 

rende pia In S uinto !**• ** * la****** V. & III*, 
facili al ^ r ^ «eli'dvipomtem nel suo corpo * ficcome 
moto . Di ** ne lamenta qualche poco ancora predente.. 
aueìlofen~' mtti% ** ma noa tanto» In anolti e molti anni* 
ti mento fu'&e ho fatto il Medico , non ho mai potuto 
ilchiariff)-** 1 ^™*** * he ***& fieno f^^e evaporazioni v 
mo Signor* came **** tengano prodotte , e come inte*. 
< Port.Gr«-^ DÉfWnt ^ *"* fi P^fl^no produrle , ancorché da 
Ceppe del *niM anta mi la Ammalati , e da tntlkmtimiia Me- 
Papa nelld&à te f*flta «atto giorno dar la colpa didimi» 
/ita lettera** malattk* « tjaffte t*«edette*i*pomi/>ni.;E 
deWUmi- V*& fopra v H«efte non mi 4k V ornato .a favel- 
lo e <fc/ ^ are ? «** follmente -dirò a V* S. IUuftriffima, 
Secco. *e *e t suoi «udirono «eflfctcidifvaporaiione, 
\ e non 



W F* A*CHC0 REOT • lOJ 

* non di altra, cagione , ella sarà próntamente I Medici 
belli e guarita v volgari tro- 

In (elio luogo dice V. S* Iltoftriflima che è vano per lo 
èoùi da (tàcite guanto le fieno nocivi i medi- piàjueflo 
carceriti porgenti ed alteranti * a segno che al ripiego 
Maggio pattato ima fetnplice feiiipiiciiStàa pur- del? tva- 
ga la diftfuffe talménte , che avea perduto il por azioni f 
tonno » e se le erano infierite crudelmente tut- quàdo nm 
te le fue confuetd indi (porzióni* Qui forriden- fanno in* 
do mi pérftetta V. S* iiluftriffc che io le do- mdère h 
mandi ^uel che élla faccia intorno a se , e de' vetecagfo* 
Medici s e de' medicamenti w Qytttìo punto mìhldimalh 
conferma* nel rfcrio penfiero » che è * che ella e tbn altri 
debba tèmpre» per quanto élla sa, e £oò>afte-/frm7/ n** 
netfi dal medicarti i e cercare la Unità non mi vanì 
negli alberelli degli Speziali , ira in una di- riaprendo 
(creta * e ben troiata maniera di viver* ; é lap&priè 
teda V.S.IUuftrili. che dall' ufo del Latte pia fa* gm* 
tolta ne trovò profitto > ancorché tari intero ràntafu* 
giovamento » tuliano it 

In fettimo luògo defiderà V» S, Hìuftriffuné £*»*re *- 
entrando nell'Inverno * fbgione a lei fempré fcw*0 op» 
contraria, di fapére qualche c&nógliò per tt%-leggiadtia* 
gerfi, ointomó alla regola dei Vivere, o intor- 
no a' medicamenti da farfi * Ma perchè V. & 
Iìluftrift foggiugne* die il mediarli, k riefee j&ìufit 
molto sofpetao, P* r qtieUo^cbè tante e 'tante bene quA 
volte le ne ha montate t' efoérieaza f ancor io dettò Vi f* 
concorro » che per qtfantO elU pbb» per tutto gtliano as- 
l' Inverno fi attenga da ogni fata di roedicina,grefcitque 
e credo certo , che da quella aftinéftea dal ine- medendo, 
dicarfi ella troverà una gtaadiflimà quiete , e lib.xn* 
d'animo, e di corpo*. Quanto poi alla regola 
della vita i quella è tìeceflaria ad >offtrvarfi , 
ma però con gentile , ed amorevole diferefeezza, 
ed io nel fine Jk ^ueAa lettera le dirò qualche 
cofa intorno a cib> 

In ottavo luogo mi domàndT V. S. ìlkrtrf& 
se il bere a patto un poco di vino acclamato 
fatto sulle vinacce pofla giovarle > o nuocerle. Lr 
rifpondo , che io. per me credo , che non pofla 
cflede di noarocco veruno* ma vorrai , che 

«11» 



e* ~_i__ 



*o+ eotrifri.Tf 

ella ne pìgKafle (blamente il primo bicchieit 
a definare , ed il primo bicchiere la sera a cei 
n&, e che di piti lo bevefle -bene innacquato 
con acqua pura, e femplice di fontana, e po- 
trà giovarle ad attutire gentilmente quegli acidi 
un pòco troppo rifinititi* che dalle minutiflìme 
glandole del suo ftomaco foglioso fcaturire ; 
potrà giovarle ancora a snervare, e dirompere 

T ae la V*^*^* P ** & B nnna » c ^ e P°^ a cflere attac- 
i / c /trcata alle parieti de* canali (anguigni , e parti* 

2^: colarmene a quegli dell'utero . 
I! /; j*iì~ '* n( >no luogo mi vien comandato il diiié 
Jrumac^ lWo dal CaflfS ^ perefferie di profitto col 
*j£f pigliarne una buona Ciccherà immediatamente 
"!{' 'dopo il definare, ovvero dopo la cena* Le ri- 
mhra\a f P on * > » che ìl CafR P* r P nmo Profitto leint. 
Jumt crei ^fa* * ***> ** bocca » e » ■ <,cnti » ** <** 
focke pio sarà utta ^^ a V€r g°8 n *» In fecondo luogo io 
«/ «m £i/ llon *° ^ere • <** utilc P ^ ' are a V * %• 
m>nte air "m^ff. ^ ***** °V^ mattina , ovvero ogni fc- 
aàruzioni ra una ^ na Ciccherà di carbone polverizzato 
Lii*ir,r~ c temperato nell'acqua , che tale appunto è la 
ff^ r X*" bevanda dei Caffè, la quale è degno riftoro di 
W^quei Turchi incatenati nelle Gaie* di Civita 

fecibZv™^™* « « J- ivo ™>- ; 
ìdififlba Beveref prima fi veleno, 

j>*ìuLL Cie un Occhiar, eh* [offe piem 
foraneo. , DelPamM è ^ Ca jfc» *™ 

Coli tragii Arabi ^ , 
E tra Giannizzeri 
Liquor sì ofticoy 
Sì varo a torbida 
Gli /chiavi ingolline* » ■ 

Gii nei Tartara, 
Già neW Èrebo 

L'empie Belidi P inventooto, 
E Ti fifone, e F altre Furie, . 
A ^rofefpina il minijhr atona f 
E fé in tAfia U Musulmano 
• ' Se lo cianca 'a precipizio , 
Moftra aver poco giudizio . 

Avrà bene giudizio V. S. XlluftriflL e raoftre: 

ràla 



fa la fua folita prudenza , se fi atterrà dal be r 
re così fatta porcheria dei Caffè, in vece del- 
la quale io le loderei il bere mattina , e fera 
in fine del definare, e della cena una giara di 
acqua cedrata , ovvero di altra acqua acconcia 
con ifcorza o di Lima dolce , o di Limoncello 
di Napoli , ma però ferm che fia (lata fatta 
acida col fogo di efl© Limoncello j e se tal- 
volta in vece di effe acque acconce vorrà fer- 
virfi dell' acqua pura di fontana , potrà farlo ; 
e per V amor di Dio non abbia timore dell 
acqua pura per cagione delie oftruziodi ; per- 
chè } il credere che V acqua faccia ne* canali del 
Corpo umano le oppilazioni è una baia ere* 
duta da tutti coloro , che fi contentano di dar 
fede a* libri fenza farvi fopra né pure una mì- 
nima rifleflìone • Io per me credo, e me lo 
fa conofeere Pefpqrienaa provata e riprovata, 
fhe il vino è più abile a lafciare la gruma ed , 

il tartaro per li condotti de 1 noftri corpi, di*-t **M- 
ouel che fi fia V acqqa , e particolarmente se ^ m . P un * 
1 acqpa fia di fonte , che venga da buona ey ,|pi . te 
iana forgente, E tenga per certo V. Sig. Il- tontis sj- 
luftrifli che il suo ftomaco, il suo cuore, e la QPff** 
sua tefta riceveranno Tempre più danno dai Vi- **™ • . 
no, che dalP acqua. £ uina / 

Tn decimo luogo defidera fapere V. Sig. Il- ch "** f* 
ltiftriff. se fia bene, che ella pratichi frequen- V ^T '•**£* 
temente la mattina a buon' ora il bevere de' M, /9^w- 
brodi , ne' quali fia bollita la Cicorea. Io lo-'*> cfoe *' 
do quefto coftume per utiliffiroo , e come quel- *** a **^ 
lo , che col tempo le apporterà giovamenti **** ty»*t' 
ineftimabili pei suo fano , e lungo vivere ; e ***"&* c&- 
beva pur de* brodi fenza diferezione . e fenza w ?$?** 
xnifura , quando anco" ella voleffe oeverne z te fP e Wi. 
competenza di quella gran quantità d* acque ? w** a$ 
che verfeno le gran fontana di Termini, e di ctrve "°* 
Trevi* E se le venifte ano; a il far bollire ne 9 
brodi la Cicorea , in sua vece vi pub far bol- 
lire della Endivia , ovvero della Borrana , ov- 
vero del Grifpignolo : Ed allora quando ndGrifpign*- 
Mefe'di Marzo cominceranno a vederi! i fio- lo ^ àmbi- 
ti ta , dalle 



2ftó e O K * V t T I 

tve/bezza ri détte viol* mammole , V. Sig, Hloftriff. ti* 
delle fo- faqcia bollire ne'fuoi brodi in buona quantità, 
£/'*, e continui per tutto -quanto il tempo , the det+ 
ti fiori di viole mammole fi troveranno frefchu 
j* r &*h ™* Avvertila però, che quefti brocji fieno lunghi» 
r*/j " e ^ P ^ fetenza, perchè quegli , che fono piì* 
tafeftan- | ft gelatine , che brodi , non fono il cafo 
%apofjono fup. £ ^ cql tempo le veniflero in faftidip i 
Wora tn- brodi , pub in loro (cambio bere la nWttiM % 
grofjfirefa buon'ora una piena ^Porcellana di acqua cedra- 
va/*- ta, q di feorca di Limonc;eìli , p, di Lime, e 
mente ti $c .| a bevi* cd \fa bollente in ^lU guifa ap- 
fangu** perito, che fi fuoi bere il Cipccol atte ^ ovvero 
il Tè r Ed ufando quella acqua cedrata in que- 
lla foddetta guifa, \\ accorgerà, che non (qU- 
jnente è un medicamento da Dame grandi, e 
gentili, ma ancora conofeerà, che in prqgreflo 
di tempo apporta upa indicibile utilità. Quan-. 
do uferà quefti brodi, o ^cque fuddette la mat- 
tina a buon'ora, se (e faccia portare 3Ì letto, 
$ dopo che le avrà bevute , pfoccuri di dor*> 
• mirvi fopra almeno un'ora, e forfè più re non 
le venendo fatto il dormirvi , per lo meno ftia 
per quello fpazio di tempo nel letto tacita f 
quieta, e faccia fembianza di dormire, 

In undecimq luogo vuol fapere V, Sig. IL- 

luftriff, da me, se fia bene in quei Addetti bro- 

F fempttàì metterai alcune volte delle gocciole di fpi- 

galantt I4 t\iq di Corno di Cervio , del quale pra è la 

maniera moda in Roma, A quefta interrogazione io le 

—Ila *w#-rifpondo, che quefto benedetto fpiritQ di Corno 

U il Redi di Cervio , non 1' ho né poco né punto che fi* 

fi ride de per efferle profittevole , anzi l' ho per dannofo. 

medieamf'% per dyr qualche barzelletta, io * molte Qa- 

$i. me, che fi lamentano di dolori , <ft fcltte 

malattie, ho fpeffe volte udito dire , che elle 

hanno 4 Cani in Corpo ; Or penti V. §ig t II- 

luftrill. che tumore, che fracaffo, e che feon* 

Quejla volgimento farà $ se entrato nel fuo Corpo lo 

Dama pò- fpiritq di Cervo, quei cani vorranno comincia* 

tev*i*c<*-Te a perfeguitarlo nella diurni , # nelU nofc- 

rete nella turna Caccia ♦ 

mcdeftm* I» 



DT FltANtEStO *E1>Y. tef 

In forama in decimo fecondo luogo io dico di/grazia* 
a V. Si§. Illurtriff. che ella se ne ltia allegra- che bitct- 
mente, perchè coir allegrìa e taanquiilità a-venne al 
nini* eli* recupererà la foniti perfettamente < povero At- 
Si faccia di quando in quando gualche Qiftè«'eròr; </ 
re, m4 r^l CI i fiere fia Complice, o di puro brb- quale f* 
do , o di pura acqu* di fon rana con aggiugner- divorato^ 
vi tre, o qqattr'once di Zucchero bianco, un da* suoi 
poco di Indirò y ed un pocp di file . Nel man. Cani^uM- 
giare, pigli la mineftra mattina e fera , e Ondo petga- 
affai brodafa e umida \ alle volte fa * fan- figo 4$ 
plice pane bollito , o fluito , ovvero grattato ; vedere 
alle volte fia mkwftra d* erbe , come d* Endi- ignuda 
via, di Borrana , di Lattuga, o di Cuculia .Diana rh 
Le carni fieno per lo p$& cotte aflefla, efen-Ti»*/* rrx. 
ai aroroati* o ipezierle di forta verona. Non sformate 
fi (accia fcrupoio di mangiar? frequentemente fa Cw*« 
dell' infoiate cotte , fecorae ancora di tutte* 
quanto quelle forte di fritte che vengono foro- 
mini rt race diali* Inverno , e fi poffooo nfar* e 
cotte e crude . In lbnq&sa fi dia ad intendere 
V. Sig. Itluftriflf. e lo tenga per cofa certiflBma, Tra gii 
the il foverchio calore del suo ftomaco , e de* *g&* *'* 
fiioi ipocondri e del suo cuore sono te princi- laNatura f 
pali cagioni d$Ue sue indifpofiiiom • Quello ^urtQdipi^ 
che all'Aprile , ed al Maggio fi pota inette- gagliardi 
tt in éfecuzione per suo ferviiio f vi h&ttm*fi * \wta- 
pò allora a livellarne fecondo lo flato , net mente il 
Vale allora V. Sig. IUuftriC fi troverà. Chfkntm* 
i quanto in decumane de' neveritiffiim coma»- ào q***d* 
damenti ? che uri fono flati fatti , poffo fince* non fia 
taraente dirle • Rimetto però timo quello che*«wp***fi 
da nw? è flato fcqtto, ad ogni altro pnMlentit >*&**£** 
firto giudìzio , e paitioolarmentf a «elici degli nato par 
Eeceilentifll e Dotaifòni Medici , che giornaU ***** di ^ 
mente, e di prefenxa affiftooo ai governo della noi darmi 
tua fanità: e profondamente inchinandone, ba-ir^'/fc- 
•io a V* Sig. lUuftiifl; le mani, m % 



ter 



*0l «OKJVÌTÌ 



Per alcune Febbri Terzane vaganti 

in Livorno* 



D 



Alle lettere informative, edifeorfive man- 
date da tutt' a cinque lor Signori Medici 
Fiorentini, e da un'altra lettera del Si g. Dot- 
tor Diego Zeri Ilo raccolgo che ne 1 mali , che 
prefentemente vagano in Livorno , fono tot- 
Ti piìr che d' accordo in quanto fi appartiene 
all'idea, e (lenza, cagioni, ed accidenti di effi 
mali ; e raccolgo altresì , che poca differenza 
vi fia nelle maniere del medicarli , e fé pur 
qualche poca di differenza vi fia , ella non è 
a tal fegno, che non poffa conciliare . Impe- 
rocché tutti fon d'accordo, che i mali vagan- 
ti fieno Terzane , delle quali altre fon conti- 
nue , ed altre fono intermittenti , e che le in- 
termittenti per lo più fono le terzane fempli- 
ci , ancorché quefte femplici intermittenti , al 
quarto, al fedo , fogliano di femplici farfi dop- 
pie, e variare, fecondo la qualità de'suggetti. 
n parimente d* accordo , che in quefte tali 
febbri comunemente non fi feorga malignità ; 
e che a' loro accidenti congiunti sono per lo 
più punture e agitazioni nello ftomaco > incli- 
nazione al vomito , amarezza di bocca, lingua 
Quefte ea- arficcia e di color nero . In alcuni di tempe- 
Ur nera di ramento pia caldo degli altri fopraggiugne il 
lingua del 'rio , qualche convulfiont , ed impoffibilità 
fuorefferledi dormire; ma in altri pel contrario suoi ve- 
fik volte derfi grande , e lunga fonnolenza ; ed in tutti 
indivo di ugualmente fete ineftinguibile , e che circa al- 
tnorte.Vo-, le petecchie $£ ne fona offervate pochiffime,e 
dafi cioc- quefte non nere , ma di color roflò , e fenza 
thè ne^ dolori di tefta ; e fé pure qualcheduno prova 
fcriffe il dolori di tefta, effi non fon continui , ma fo- 
Qajulano. gliono svanire ; che V urine per lo più fono 

colo- 



& 



DI fRÀttettC* KDY. 20 J 

ccforftiflime , ma però quali in tutti di buona 
toftanza , ed alcuni hanno diarree biliofe , ed 
altri non lo hanno : e finalmente , che in al- 
cuni fi fon vedute delle cancrene giudicate co- 
munemente tali per cagione del decubito» 

Per quella di ver (Ita di mali , e di accidenti 
non è potàbile lo affegnar un metodo univer- 
fale per curar tutti ad un modo . Ma ci vole 
il giudizio di operare fecondo la divertita de* 
iuggettt , e fecondo la divertita degli acci4enr 
ti concomitanti , e quindi io raccolgo la pru- 
denza di tutti loro , mentre veda , che opera- 
no con tanta difcretezza ; ad alcuni ammalati 
tiniverfalmente dando copiofiffimamente larghe 
bevute di acqua * ad altri dandole con mano 
più parca , ad altri accompagnando le larghe 
bevute col previo foiutivo, ovvero dandole in 
foggia di vomitatorj . In alcuni più rovinati 
camminando con mano parca nel cavar fan- 
gue ; in altri , e particolarmente ne' deliranti 
allargando la mano con le piene flebotomie ; 
ed in altri e particolarmente ne' deliranti , e 
Sonnolenti, valendoli de* yefcicatorj % delle cop- 
pette 9 e di altri limili revujfivi chirurgici , ed 
19 tutti univerfalmente della frequenza de'ser- 
viziali . Ed a quello modo di medicare fentq, 
che fi foferivono concordemente il Signor Dot- 
tor Lun^, ed il Signor Dottor Galletti Livor- 
nefi , e mi ci foferivo ancor io > se però uà 
Medico lontano pub dar configli in malattie , 
le quali di momento in momento mutano fac- 
cia , e nelle quali fa di megere imitare i buo- 
ni ed efperimentati nocchieri , che effendo in 
alto mare , feconda i venti che tirano , o fa- 
condo le nuove burrafche , che fi rifveglia* 
no y cangiano le vele , e mutano il corfo t dei- Ipoaau 
la loro nave . Non pò fio già fo feri ver mi air afferma » 
opinione di quei Signori Medici , che deteflanò c he nelle 
le larghe bevute di acqua', perchè fé è vero , Febbri 
come verilfimo io credo , che ne 1 cadaveri a- conviene U 
petti fi è trovato in tutti grandilfrna quan- v Uto, ìtmi- 
tità disile , e nello ftomacQ ed in tutto Wdo.cqutfio 

OpM RediTm.VÌI. O ca- 



ito. caurtr&Tf 

parere fu canale degli alimenti , fa di Mfogacr'&t&tHtP 
approvato ed innacquare quefta bile , che non folamentiP 
daG aleno; Ragna net canale degli alimenti , ma è più che 
tpttr* **/ credibili Aimo , che fìa mefcolata coi ftngqe in 
ficolo già tutti quanti i vafi fanguigni , ed è la foia, ed 
/cor/o mori- unica cagione di tutti quelli accidenti febbri- 
yanofpeffolì. A' mietitori, a' battitori, ed a tutti co-: 
i febbrici- loro che navigano ne' lunghi viaggi deli' Indio 
tanti di fé- fi rende praticabile di bever 1* aceto a tutto 
te;poimu- parto, seque (lo aceto venga largamente tempe- 
rò fufanza rato coll'acqua, che peraltro non potrebbe be- 
lata/ £«/- verfi lungamente fenza noubil detrimento del- 
fa, chetile vifcere ; sfe fi voleffe ber pretto . I cuachè 
celebreSig.cpi'Mi&o per inavvertenza hanno troppo in f ala- 
Co,: Ior#*- ta la mineftra, allontano il biodo coli'acqua, 
za Mrga-o con altro brodo fcio«co , e così quella mi- * 
lotti fcber- neftra fi rende praticabile a mangiare ,^e non 
zando ne* introduce nello ftomaco , e nelle vifcere una 
fuoi leg- sete ineftinguibile. E noi altri Medici non dia- 
giadri ver/imo noi agi infermi talvolta lo Spìrito di zol- 
fai* * dir*, fo , lo Spirito di vitriuolo, e io Spiritò di ni- 
Nuvole,'itro (>eflb? E pure ttjtt'a tre quefti fpiriti fon 
voftriMe- corrofivi ; e dati pari , e fchietti metterebbono 
dici, Nu-in ifcònquaflò le vifcere , e cagioaerebbooo la 
vote, dite morte, ma mefcolati con gran copia di acqua, 
il ver, Hàdi ventano medicine , e poffono talvolta pro- 
ritrovato durre Qualche' giovamento , Io non poffo dun- 
il bindolo que allontanarmi dal loro feotimento nel da- 
Di medi- re a luogo , e tempo le bevute di acqua r taU 
car col ber.yolta pure e femplici , talVplta coi previo fa- 
Finalmcn- \ut\vo y e particolarmente in one* febbricitatiti v 
te il captici quali infingarda fi fcorge V operazione de' 
eh degli servitali , e fi fcorge altresì la pigrizia della 
uomini re- natura nello (caricarti da quelle materie , che 
gola tutte la moleltano con quei travagli , e punture di 
le co fé. Io ftomaco, e con quegli (limoli al vomitovEse 
jieffbmiri-co1\l hanno fcarfità di acqua diNocera, poffo- 
corJo d'ai- no valerli dell'acqua dj Pila, o dell'acqua deU 
c#nimedi-h Ci terna di fortezza vecchia , la quale nosù 
camentiyiè punto punto inferiore all'acqua di Fifa* 
quali dopo Circa gli Aleffifarmaci di lattovar> Jacinti- 
aver fatto ni j di lattovarj Akhermes, di Diamargherì toa 

freddo, 



- m Francesco rem;' ITI; 

freddo, e iì altre fimili' tose,' descrittali! vr&-pcr qualche 
rinàti , de^giulebbi gemmati , e de* giulebbi per- tempo la 
*Iàti, io per me fplcrivor,che tqtjuefti $*(ijpre-fua bella ^ 
fai ti noi* abbiano luogo veYuno - y e -particplar- fatue/a 
mente iqr quei febbricitati tf , ne' quali fi teme comparfir f 
éh± venga il delirio, o che <H già fia compar- rwtfero in 
fe , per cagione dell'ambre, e oe'mufchi ; ol- abbando- 
trechè ogni giovanetto sa mólto bene , che»*, e così 
quelle pietre preziose del latto varo Jacintino negletti - 
non fon abili ad effere attuate dallo ftomaco , che pia n$< 
quando né anco la fteffa acqua forte non lefiranmen* 
attua, e lo fteflp fuoc^ di fornàc?, e lo tteflo ***<>. 
zolfo ardente né meno le attua f Ma quando NelFAm- 
anco foffero attuate dallo ftomaco , che pub óra i e nel 
mai far di bene un bocconcino mirabile diMufchiovi 
lattuario in qno tìomato pieno di un Trediciu- Và>/o delle 
me di bile corrotta, e inafprita ? Che poffon particelle 
fare quattro gocciole di giulebbo periato , o attiviffi- 
c& giulebbe gemmato? Dico quello perchè mal fye;laonde 
vorrei, àx% fondandoli e perdendoti intomo a con gran 
quefte bagattelle , fi trafcurafltèro le co fé efTen- gindizié 
siali , dello atttrtire la bile, del metter freno vengono e- 
alla fua sfrenatezza, dell'evacuarla, o nel pr\n- fcluje nelle 
cipio, p nel mezzo del male , fecondo che ù febbri, che 
vede il bj fogno con femplici bevande folufivf /ow> /^d'- 
accodate dàlie larghiffime bevute di acqua % pagnate 
come se fi aveffe a fere il bucato allo ftomacOj dal delirio; 
ed alle budella, offendo ne^ 

' Lodo fomrnamente il bere l aeqiià pura osem^cejfario in 
plice a patto } e non vino ; e 1' aequa fi può» tal cafo ^ 
rendere acida , o con fugo $i limone , & con:/' ufo di 
fugo spremuto dall' -agretto frefco , p cfol ivctguei rime* 
bollire de' granelli di agretto nell\ acqua y ln:dj>cbe at-> 
fomma le bevande tendano più all' addetto ^tutifcono 
che al dolce ; perchè gli zuccheri , ed il (o^ilmotodL 
verchio 'ufo de* giulebbi pò {fono effer giufa-ifordinato 
mente fofpetti in un'abbondanza così gtettieidegli fpi- 
di bile, e poflbho ancora Introdurre pello<:fto*. riti, e del 
maco una maggiore vifcicfità , ed irriptaftrfcr /angue. 
maggiormente le bocchette dèlie glandtiift ~ r * Il Bellini 
Ad una ce fa pàrticdlarmehte vorrei , -che Omelia Buc- 
hétte l'occhio, cioè a quelle cancrene j Ubatili: chereide : 
•« O 2 ad 



212 c a » * V t T i 

Ma il ad alcuni infermi fono fopraggiunte e fi ere* 
Zuccher , dono comunemente cagionate dai decubito ; 
che cos'è ? imperocché panni Arano come pe *i decubito 
Dolce,ma di otto o dieci giorni (blamente poffa fcrfi U 
lutto bile: cancrena . Pure anco quello ptiò darfi. 
Un umor Scrivo tutto quefto a V. S. Ece?llenti(T. i« 
tutto rab- conferma del lor prudente modo di operare » 
hia,etut- e V.Sig. comunicherà quefta a tutt'a quattro i 
to furia 9 Signori (boi compagni t i nuali potrà certifica- 
Che pigliare delio aggradimento del &rem(TuBO Granduca 
fuoco ad Noftro Signqre per la loro vigilante attenzione 
Ogn* om- al buoni fervizip di cptefti poveri infermi • Io 
farà <F in- non i ferivo a ciafeuno di elfi in particolare 9 
giuria* perchè non ne ho il tempo per U fpedizione 
della (taffettà . Ed ^ V. Sig. bacio le mani , 
• prego da Dio ogni vera feliciti 

Per un feafo moietta nel Pancreas con 

languidezza in tqtto 

U corpo, ec, 

IO ho molta compatitone per li mali 9 che 
dai decimofetrimo anno fino al trentèlimo* 
quarto 9 quali cpntifUtymeqte ora in un modo f 
ora in un altro , hanno afflitto quella nobi- 
li (Trai a Vergine 9 la qu^le dopo aver tentati 
un numero infinito innnitiifimq di tutti quan- 
ti quei rimedj , cl)e dell'arte iqedipinale da tut- 
ft te fette de' Medici fogliqno edere prpfcrit- 
ti , ora prf feqtemente da niun rimedio rica- 
va follievo alcuno % anzi f cpn^e fi racconta 
nella efatti (firaa gelazione del dotti {fimo > e 
prudentiffimo Signor Mario Fiorentini » quefta 
©obiliffìnaa Vfrgine fi lamenta continuamente 
. di un senfo roqlefto fotto lo (fornace* , laddo- 
ve fuole ftar fifuata quella gianduia , che da* 
Notomifti è chiamata Pancreas ; onde le pare 
euafi fempr* di averli a. svenire , e panico* 
faraente guandp ella releffc (^are inginoc- 
chiata, 



ctiiata , ancorché poi de fatto queffi tifi sve- 
nimenti non avvengano • In oltre fi quercia 
talvolta di una fomma protrazione di ione > 
• di una indicibile languidezza A tutto quarr- 
to il, fuo corpo. Ha per lo più inappetenza al 
cibo. Si duole di un cerco che, che ellachia* 
ma oppreflìone di cuore. Si querela della gra- 
vezza , ed ottttfione di tefta , che non le per- ' 
mette lo applicare a' soliti econfueti lavori delle 
Donne , e né meno alle fpirituali meditazio- 
ni e contemplazioni , o alla lettura de 9 libri. Di 
più è incappata in una malinconia, e faftidio- 
iaggine d'animo tale , che facilmente prorom- 
pe in fofpiri , e in pianti , ancorché per altro 
ella fia di animo compoftiffìmo, e d'ottima in- 
dole : ma quel che più la moietta fi è una pai- 
fazione , la quale , conforme ella va fempre 
dicendo, la tormenta dalle piante de' piedi fi- 
no alla più alta cima del capo , ancorché in 
verità cotai puifazione non appari fc a al giudi- 
zio del tatto 9 se non nella calla del ventre in* 
feriore all' intorno del Pancreas , e de'-canali ce- 
liaci -, imperocché il di lei polfo y quando ella 
non febbricita, è piuttofto piccolo, e ri pò fato, 
che grande e impetuofo # EU' è un pochetto 
smagrita , ma non molto • Il colore del volto 
é un poco più pallido del suo solito • I fiori 
meftruali le compari feono con ifearfezza > e 
lènza il confueto, e dovuto ordine. Sopra ogni 
altra cofa teme e trema di aver a morire della 
morte, della quale morì illluftrifluno fuo Pa- 
dre , il di cui cadavere aperto dopo la morte, 
ancorché in eflfo fi trovafle una grandiffima 
copia di pinguedine , nulladimeno non fi uo- 1 grafi por 
vò , per quanto vien riferito , punto di fangue Io pia fo» 
né nelle vene, né nelle arterie, e né meno ne' gtionoavor 
ventricoli del cuore ,enè anco nelle vifeer?, poco Sm» 
ancorché con grandi (lima diligenza da una ma- g*o * 
no perita ed efperimentata vi foffe cercato • 
Ed il fimile avvenne in un morto Fratello 
del Padre , Né quella nobiliffirna Vergine fi 
tentala . punto dal vedere , che alcuni propri 

O ì Fra* 



Fratelli:,, e 'Sorelle TotT vivi , d godono booti* 
Sanità, e perfetta. 

Pare a me * che fi* noti filmo quefio male , 
e parmì altresì , che fia molto bene (lato co- 
no feiuto dati 1 «fperittientattflìmo Sig« Fiorenti- 
Eperòbel-rà , e ohe perfettamente ne fieno ftate da lai 
lijftmo il ravvi fate le cagioni pia Occulte + e lo raccolgo 
patogene molto bene da 1 medicamenti metti in opera « 
della \t- Laonde io non mi voglio trattenere & faveU 
diana co/Mare sopra di cib , dicendo (blamente * quello 
Oceano t éffer quel male , di cui ha fcrittò un lungo e 
perchè in dotto libro quel Medico famofo Romano chia- 
amendue matto Paolo Zacchia . La verità fi è che a gua- 
ri trovi a morire quefto male , non folamente vi bifogna* 
eguale il no i medicamenti , ma e' vi vuole ancora l'ac* 
cimeto^do- corta indudria , e difiavoltura del Medico , 
vzndotan-yzt (àper navigare in un Oceano , che talvol- 
to il Noe- ta ha lunghe le tempefte , e talvolta le varia 
ehiero che secondo i venti che tirano t Ed il voler con- 
il Medico tro quelli venti andar di petto , e a viva for* 
trattareunvà , e à linea retta, è proprio un voler fom- 
Atte /Wr-mergerfi • Bi fogna alcuna fiata (far fu* bordi 
tiffima . Motteggiando , e talvolta fa di meftiere cofleg- 
Chinon lo giar con la pazienza terra terra , ed anco tal- 
crede fi de-*o{t& andar fecondando i' impeto del vento e 
gnidi tee- «fella corrente , andando a feconda. Si fon fat- 
gere il fa- ti. in (ino a qui diverti medicamenti , fecondò 
mofo pa- la divertita de" tempi 9 e delle congiunture mol- 
rere del to proporzionati . Oltre molte piacevoli itera- 
gran Lio* te * e reiterate evacuazioni * ha pigliato quefla 
nardo di nobili (lima Vergine V Offifaccara acci a ti , il 
Capoa.MaQvoppo di Cicoria con Rabarbaro di Niccolò 
lpocrate ^ Niccoli, il firoppo maghitele di Giovanni Per* 
cel diffè tiéxo , ha ufato il Rabarbaro, il Vitriuolo di 
prima d'o- Marte , il vino con infufione di accia jo , l'e- 
gni altro ilratto marziale di Adriano da Mi n fi eh t , la 
tn quél ce- tintura di Marte efltetta con fugo di mele ap- 
lebre Jtfo~?te i la polvere Gachetica dell' Artmanno, lo 
tifino: Ars (pacifico (lomacale di Pietro Poterio , i' anti- 
longa, vi- mbnio diaforetico ! fi è fervita parimente pifc 
ta brevis, volte, e con lunghezza, del lafte, dell' acqua 
occafio del Tett«ccio , dell' acqua della Villa • Si è 

fer- 



W FRANCESCO REDI. tl^ 

.fervila di brodi alterati con diverfe maniere praceps 
.«l'erbe, e di aitri ingredienti; fi è fervita an- expeii- 
cora di diverie forte di emulfioni „ Che fi ha mentum 
dunque di nuovo a tentare? fcyfe l'usodell'ac- periculo- 
ciajo? Ma quefto pigliato e ripigliata più voi- fuatyudi- 
te con giovamento , in oggi , come aflferifce il cium dif- 
dottiilimo Sig. Mario, non porta più confala- ficile:Nec 
zionc veruna, né verun profitto all'Inferma . foiumfei- 
Dirk alla buona come io mi conterrei , e ere- pfum pre- 
do , che il Sig. Mario con la viva perfpicaci- ilare o- 
tà del. suo nobile e giudiziofo ingegnò feorge-portetop*- 
jrà .molto bene a qual fine fia diretto quello , portuna 
che io son per dire , fenza che io mi dichiari facientem 
xli vantaggio . Io vorrei , che quella Signora sed & z~ 
faceflfe un medicamento nuovo , e da effe non grum &c* 
più fatto. Vorrei, che quello medicamento di*- Gli JUffi 
raiTe lungo tempo , e fofle efeguito in una duo- medica- 
va maniera , e da efTa non più ufata ; e fpe- menti pi- 
«rei in quefta maniera, ch'ella foffe perrecu- gitati , e 
aerare quella fan ita , che «è conceduta al fuo ripigliati^ 
Atto , al suo temperamento , al suo abito di foglioso 
corpo, alla sua età , ed a' medicamenti fatti : alla fine 
E Àia certa, che non (blamente recupererà la perdetela 
fanità , ma farà ancora lungo il co rio della virtà /•- 
sua vita. Ma bi fogna, che ella fia obbediente re* 
io tutto e per tutto al Medico , ed a chi la 
governa , e fia obbediente di una obbedienza 
totalmente cieca , e non curiofa ; e non fac- 
cia come certe perlbne fcrupolofe , le quali pur 
A'orrebbono , che i Con fedo ri fi adatraflero a 9 
loro geni , e la teologia morale fi adegguaf- 
se a' loro pentimenti , né fi voglion mai quie- 
tare e dar pace, ancorché il Confeffore atteftt 
loro, che quella tal' opera , che hanno fatta, 
non è peccaroinofa ; e pure infittene, e repli- 
cano , e non par loro mai di rimaner foddi- 
sfatte a pieno , e con la calma nella cofeien- 
za. In oltre bifogna , che quefta Signora ere- ; 
da fermamente, che un male, il quale ha du- 
rato dal diciaflettefimo anno fino al trente- 
simo quarto , non può ora rimaner debellato 
uè in trenta , nò in quaranta * ni in cento 
• O 4 gior- 



Il* C O V $ tf *♦ T I 

giorni . Quello male bi fogna vincerlo appoco 
appoco con la pazienza , con la flemma , nqn 
con affalti violenti , ma con un lungo lungo 
attedio . Di più fa di mettere , che ouefta Si- 
gnora ajuti ella fteffa quei Medici , che le prò* 
mettono di volerla guarire certamente ; gli ajn- 
ti, dico, con l'allegrìa dell'animo, con lo sva- 
garli , col divertirli ; e quando le viene quei 
penfieri, e quelle malinconie di aver a morir 

fretto , o di avere a morire della toorte del 
adre, o del Zio, dica (libito al suo cuore op* 
pretto , che i Medici gli hanno detto , che non 
Farà vero* 

Verghiamo dunque al medicamento * Ora 
che la ftagione è buona , e che comincia a pio- 
vere, ed a farfi l'aria cut poco più frefea, mi 
piacerebbe , che quefta Illuftriffìma Signora co» 
mlnciaffe a prepararli al medicamento nella fe- 
guente maniera . Per quindici o Tedici giorni 
continui vorrei che ogni mattina cinque o sei 
ore in circa avanti pranzo, beveffe fette, o ot- 
to once di puro brodo di pollaftra , o di guai* 
fivoglia altra carne gentile , digraffato, lenza 
fale, e fenza raddolcirlo con cofa veruna , av- 
vertendo che detto brodo non fia grotto, fu* 
ftanziofot e vifeofo, perchè tali brodi potreb- 
bono portare a Sua Signorìa un gran detri- 
mento alla oppreflìone dei cuore , ed agli in* 
tafaftienti de 3 canali celiaci « Pigliato la matti- b 
na quefto brodo , proccurerà di dormirvi fopra 
un'ora o due, e pofeia per una mezz'ora proc- 
curerà di fare un piacevole efercizio di còrpo. 
Cinque o sei ore dopò pigliato il brodo , de- 
sinerà > ed il suo defìnare non fia altro , che 
Una buona minettra affai brodo fa , e non pio 
cola , e pofeia beverà un par d' uova , mangerà 
una , o due mele , o pere cotte , e quetto fia 
il suo degnare, nel quale beva un poco divi* 
so gentile ottimamente innacquato • La f?r» 
un* ora avanti cena , beva tre once di biodo 
(ciocco , é un" ora dopo , ceni una minettra fi* 
tnile a quella della mattina % t le lolite due 

mele, 



DI FRANCESCO REDT. 21 f 

meli >j o pere cotte \ che se anco alle volte Id 
voieffe crude , se le potrebbono concedere » 
ficcome se le pofifon concedere in loro vece,o 
delle pefche , o delle prugne * o altre limili 
frutte , fecondo che darà la ftagiòne * 

In quello tempo * un giorno sì * ed Un gior- 
no nb fi farà un Criftiere , o per lo menò me- 
no due giorni nò , ed un giorno sì : E tale 
Criftiere fia fempliciffimo di puro brodo , zuc- 
chero , butiro, e fale* 

Terminati i quindici, o tedici giorni di quel- 
ita preparazione, vorrei, che laSignoracòmin~ 
ciaffè a pigliare ogni mattina $ cinque o sei ore 
ivanti pranzo , due dramme di pura , e fempli* 
ce polpa di caflìa, fenza la mefcolanza di ve* 
rum correttivo, e vi foprabbeveffe immediata- 
mente fette , o otto once di brodo * nel qua! 
brodo fia bollito un piccolo pugillo di fiori 
di viole gialle , le fcorle di una mela appi*, 
e di piti neir atto del bevere il dettò brodo, - 
vi iia aggiunto ad effo brodo, una fòla fola 
gocciola di Elifir proprietaria di Paracelfo, a 
al più, al pia due, gocciole * Né s] inquieti la 
Signora se la caflìa non moverà il corpo * pèr- 
che ella non fi dà « quefto fine , ma se le dì 
a un fine più recondito . Per quindici giorni 
continui piglierà quefta caffia ; e per ijuefti 
quindici giorni farà la mede firn a regola di vi- 
ta, tanto nel mangiare quanto nel bere, con- 
forme fece i quindici giorni antecedènti ; fel- 
lamente la mattina, e non la fera , se le pub 
concedere tre o quattro cucchiarate di picca- 
tiglio di carne , oltre la mineftra , 1' uova , e 
le frutte « In quefto tempo pigli al folito te 
foli te tre once di brodo un'ora avanti cent, 
* di quando in quando fi faccia, avendone bi- 
sogno , o non avendone bifogno , un piacevole 
ferviziale . 

Patterà pofeia all'ufo di queltt famofa erba, 
che ci vien portata dalla China, dalla Cocin- 
cina, e dal Giappone, intendo dall'Erba Thè, 
*&« per altro nome è chiamata CU • Qptfta 

It 



/ 



218 cowsurTi 

Il Redi ha le conforterà il capo * e lo ftomaco ; e di più 
fempre lo- potrà con iicredibile piacevolezza attergete le 
datoPEr- grume nate intorno alle parieà de' canali del 
baThìyCo-mefcx&etìo , particolarmente di quegli, che 
me dagli fono diramati pei 4 la regione deli' utero • 
altri fuot Quefto -medi carneo todelFErbaThebi fogna eon- 
Con/ultìyé tinuario per quaranta > o per cinquanta giqr- 
dalle nòte ni pigliandone una dramma per lattina intuii 
alDitirà-pct tre o per quattro ore , in cinque , o sei 
òo pojfiamóoncè di acqua di meiifTa bollente, e pò (eia fu* 
vedere* bitó legata dal fuoco,, e ben coperto il vafo, 
e quando é fredda , colata , e raddolcita con 
due dramme di zucchero fino* Si frequentino a 
proporzione i Criftieri fecondo il prudenti ffimo 
giudizio di quei dottiflùnò Medico , che affitte. 
Se in capò a venti giorni fi vuol cangiare l'ac- 
qua di Meliflfa in Brodo di polla tea 5 o di al- 
tra carne * fi pub hit con ficurezza ♦ Queflo è 
quanto poffo dire nel cafo accennatomi , rimet- 
tendomi in tutto e per tutto al dotti (Timo , pnt- 
dentUTìmo ,* ed e fpe rimenta ti (fimo giudizio del 
Mario Sìg. Mario Fiorentini» il quale con la fua fo- 
Tionntini i»ta ed avveduta deftretza, faprà levare ed ag- 
Lucchefe . giugnere fecondo le opportunità , che alla gior- 
nata poffare infingere. 



Vct uni Dama ^ 1 cui i meftrui ve- 
nivano pochi) e {coloriti. 

HO letto il 'dottiffimo , e prudentiflìmo 
configliò medicinale intorno alle indifpo- 
fizioni deli Illuftriffima Signora Marcbefa di 
Villafranca , ed in rifpofta non poffo dire al- 
tro , se non che io concorro in tutto e per 
<utto ne' fentimenri , e nella opinione di quell* 
Eccellentiffimo Medico , che lo ha diftefo e 
icrittp, e concorro nell'idea del male, e nelle 
ili Uri cagioni , e nel p nono (li et . È vanità 

fa- 



; DI FRANCESCO 'lLVbìi-% %t? 

ftrebbe il voler dire di pia di quello* * eh* è 
flato accennato ; imperocché quefta Signora » 
ancorché maritata di tre anni * non é mai in- 
gravidata , dì piti nel principio dell'Autunno 
proffimq pattato, ha cominciato a difettare ne% 
fboi meftrui , ancor che prima non ne avefle 
avuto mai un minimo difetto ; ed il difetto , 
che prefentemente ha * confitte non folamentc 
•nella (joantità notabilmente fininuità , ma an- 
cora nella qualità tettata ; imperocché i me- 
strui per lo più fonò pochi * (coloriti * e limili 
ad una lavatura di carne * con uno accompagna- 
mento notabiliffima di certa materia bianca * e 
vifcofa, della quale ne va poi tempre continua- 
mente gettando dall'utero con travàglio* con 
dolori, e coti gravezza de* lombi * e delle vene 
vicine all' utero ♦ In oiti* * nel tempo attuale 
de' meftrui fi lamenta i' Iiluftriflima Signora di 
dolor di ftomaco i di difficultà di refpiro, di 
dolore di tefta , di rigori di freddo , di mefti- 
zia a lei infolita f e di opprefCone travaglid- 
fiflima di cuòre. Le cagióni di quefti tanti ac- 
cidenti son facili a rinvenirfi > e fonò quelle 
fleffe , che dall' Eccellentiffimò suo Sig* Con- 
sultore fono ftate accennate* li Prònoftiqd cir- 
ca alla recuperaziòne della fanità è quello ftef- 
fo, che dal medefimo Eccellentiflìmo SigXòrl- 
fultore è ftato defcritto , cioè $ che vi lattina 
delle difficoltà noti; piccole a poter fópiifc, e 
vincere tutti gli Sopraddetti mali * ed il pia 
difficile ,. il pia oftinato * ed il pia capàrbio , 
farà quelrfluore muliebre di quella materia bian- 
ca e vifcofa , che continuamente va jeitìendo 
jair utero *. Nulladimenò bifogna farli animo* 
bi fogna ricorrere ^medicamenti , i quali fper 
ro , che fieno per" debellare , £ vincere la mag- 
gior parte de' travagli dà quella IliuftrtfEma 
Signora , e fieno altresì per aflìcurarla da al- 
tre malattie , che le farebbóno minacciate, se 
ella, non ricorreffe all' uso de' medicamenti abi- 
li a ripurgace . uni verfalmeate il £uo corpo , e<J 

a re- 



220 C X> » 4 V % T I 

a rt^urgare particolarmente quei canali , che 
Serpeggiando per l'utero vi portano f e vi ri- 
portano i fluidi , e bianchi , e roffi * lafciando 
pòi finalmente corroborati l f utero mede fimo, 
ed i téfticoli uterini , acciocché poffano nel 
tempo del cento efetudere con più facilità le 
_.. uova {Fecondate, e gallate dalla feménxa virile. 

ìfnf OiTervando di férvirfi Tempre di medicamenti 
fupf P iaccvo ^i gitili , e più che fia potàbile non 
£*• ai * n S rtt ^ a * 8 U ^ y procurando ancora f che ciò 
vr°j' i kS Ua co ^ à *&aggior brevità , che dal bi fogno 
Medito ì fj a conceduta , e perciò loderei , che quefta -li- 
tri operare, l u ftriffima Signora * quando vorrà cominciare a 

fi t0 jt ^*~ mc ^ car fi » fattoli la fera avanti ita ferviiiale 

to,&ju- comune, la mattina fufleguente cominci a piglia- 

tUndc • rt 1» infrafcritto firòppo folutivo * e ne pigli 

fino in fette , ovvero in otto /un giorno sì, 

tm giorno nò> 

9. Pólpa di Caflia tratta di frefeo 'onc. ). 
mei. fi (temperi in f* q. di acqua comune e 
fi faccia levare un bollore , ed in fine fi ag- 
giunga 

Sèna di Levante onc. j. e mezt 
* • Cremar dì tartaro criftaih dr. v;\ 

Si lafci levare un bollore , fi levi da fuoco , 
fi feirr il valb s fi l^fci freddare * e quando è 
freddo, fi coli ^ e fi fprema. 

?t. di detta colatura lib. jt e m«. 

Siroppo Violato folutivo onc. x* 

Sugò di Limone onci j. e mez* 
Mefcola y e con chiare d* uovo q. b* chiarifei 
fecondo 1 arte f còla per carta fugante a due 
doppi , e ferba per pigliarne onc. iiij. e me*. 
la mattiria all\alba un giórno sì > ed un giorno 
nò, come fi è detto di (opra. 
. Nel giorno , n^l quale non fi piglierà il fod» 
dettò firop^o folutivo, fi contenterà l'Illuftrik 
fitìia Signora di bevete la mattina nello fve» 
gliarfi dal fonno V infraferitta bevanda . 

9l Cremo r di Tartaro cri (tal. ben poi ven- 
uto #n& j. fi faccia bollire in lib. ij. di acqui 

€0- 



m fiahcésco Rn>r. tu 

tortone; fi doli, fi iafci fere la ma Mùtatsa* 

e fi ferbi per l'uso. 

$. della fuddetta bollitura pnc. v. 

Giulebbe di cintura di Viole mammole on&jt 
• mez. 

Sugo di Limone fprerauto onc. mez. 
Mefcoìa, e cola per carta fugante, per piglia- 
te t come fi è detto di (òpra, una mattina sì, 
td una mattina nì) t 

Lodo , conforme è fiato prudentiffimatnent» 
accennato dall' Eccellentimmo Sig. Confuta- 
ir f che fia neceiTario cavare prima il fangue 
da Ola delle vene più apparenti delle braccia, 
e poi a tempo conveniente cavarne parimente 
una buona quantità da una delle vene de 1 pie- 
di, e forfè anco dalle vene emorroidali cqile 
(àoguifughe . 

Terminati , che faranno i fopradd^tu firqp- 
fì foiutivi, e non folutivi, e rjpofatafi la Si- 
gnora due o tre giorni , loderei fommajnente 
il far paleggio all' ufo deli' Acqua del Tet- 
tuccio , pigliandone sei q sette libbre per mat- 
tina , un giotrno sì, ad un giorno nò, col sue* 
Srevio folutivo , che potrebbe eifene f infr^-r 
:ritto .- 

Ut. Sena di Levante dr. yi. 

Crempr di Tartaro dr. iij. 
Infondi in f. q. cf acqua comune per ore x« 
alle ceneri calche • In fine fa levare un bollore^ 
cola, $d aUa colatura aggiugni v 

Siroppo violato folutivo ) ^ m ^ mm :: 

Manna fcelta della più bianca } ***• 0?c < M* 

Sugo di Limone fpremuto ) ' M-B ^ M 

Acqua di fior d' Aranci ) an < Q ^ mw * 
Con chiare d' uovo q. b, chiari fei conforme in- 
fegna P!ar$e , e cola per carta fugante. 

1}t. di detta colatura onc. vj. e mez. 
Il giorno , che la- Signora piglierà V acqua del 
Tettuccio , mi piacerebbe , che cinque , o sei 
ere dopo definare beveffe ;r infraferiua bevan- 
da, e se la beveffe frefea conforme port^ feco 
la ftagione. 

fr* Gin- 



*2* C O K $ t ■ T* I 

#. Giulebbe di Pomi femplici , onci, e 
me*. 

Acqua di Capelvenere stillata a b. m. 
once vj. Mefcota , e cola per carta' fugan-» 

E perchè V acqua del Tettuccio fi piglia un 
dì sì, e un dì nò, per la mattina, nella quale 
non piglia la fuddetta acqua , piglierà fette O 
otto once di Brodo di pollaftra ben digradato, 
€ fenza fale , e p fenza ancora raddolcirlo con 
co fa veruna. 

Peli' acqua del Tettuccio credo , che tre <of 

?uattro paffete potranno fervite al bifogno di 
uà Signoria Jllurtriflìma per, poter poi fare 
immediatamente paflaggio ali* uso di un firop- 
petto acciaiato da continuarli per 12. giorni 
ogni mattina ? e quando da queir Eccellentifl". 
Sig. Pojtore, che affitterà alla Cura, foffe ap- 
provato , mi fervirei volentierifluno della fe- 
guente ricetta t * 

#. Acciajo preparato dr. vj, 
Cremore di Tartaro onc. mez. 
Sì metta in uno orinalino di vetro , e vi fi 
aggiunga Infufipne di Viole marnatole di 9. 
volte onc, viij # 

Si ferri beni (fimo V orinale col suo cappel- 
lo cieco , e fi tenga per ore 24. a bagno 
maria , agitando di quando in quando il va- 
ro 1 ; in fine fi coti, e fi ferbi per 2. firoppi da 
pigliarne uno per mattina cinque ore avanti ' 
definare, 

Kel tempo , che fi pigliano quefti firop- 
pi , $in^o neceffario neceffariffimo , che V II- 
luftnffima Signora Marchefa fi faccia una se- 
ra sì, ei una sera nò, avanti cena uri piace- ? 
vole ferviziale, e potrebbe* fervirfi dell' infra- ; 
fcritto : 
Ijfc. Brodo di carne onc. xx. 
Zucchero bianco onc. iij. 
" Mefcoia per fetviziale . 
'Terminati 4 firoppr acciaiati concorro piena- 

xnen- 



piente > the «e. r 111 qftriff. Signora Marchefa eoo* 
ttnuerà co 1 Còliti travagli y fi* bene , e forfe 
pecffffario poffare all' ufo* deli' acqqc minerali, 
cioè a djr^ a «fi ^ttcile della Fixoncella wf 
Contórni di S^C^fci^ao , p di quelle della ViU 
ht nelle montagne di Lucca , colla regala* lo- 
lita ukrfi nel pigliar? quelle y e alfe -finùK 
acque. ■ , ■ r 

Del modo del vivere cirqi le sei cose non 

naturali , non ne parlo , perchè dal dotarti ma 
Con fui to trafmefform tri accorgo molto bene, 
che T llluftriflT. Signora Aif archefa è l alle man» 
di un Medico non meno dotto , che prudente»* 
Una cof<t ioU dirò, che ruttiqoaac* i medica- 
menti fono gettati al vento , ie non (iena ac* 
compaginaci dajuna ottima dieta , che è quanto 
brevemente ppflo dire in elecuztone de* ri veri- 
ti ili mi comandaiqeati ? $h$ mi $Qno flati fatti r 



» » w 



Per alcune vigere 
ne'vafi orinar).' 






r> tengo quafi pef eerto, che HSigflOrCan- 
celBer P afe h no ni abbia' l'ulcere nette parti, 
che fervono all'orina, e dovendo dichiararmi 
più particolarmente, crederei uelja véfeìca in- 
foi trbilraente ^ e* pefr qualche leggi er fospett^ 
ne' reni , I fegni ^ i quali m'inducono a- cre- 
der, che nella vefeica fia la ulcera, Cono l'ari, 
dorè dell'orina, il non poteva ritenete \ , aon# 
altresì quei fedimetfti nlofi albicei , <? firpili 
aria marcia, iaualu-feditnenti fi feorgono con- 
tinuamente netroritia: Se o\w V ulceri dell» 
velclca , vi fia ancóra la pietra , in ordine & 
quello io mi'Umecto alla rieogitiratene fatta r 
ne da un perito Chirurgo , < il ;q*»ie affermi 
non aver ticotiofciuto pierra r A T forte vertìni 
nella vefcica cfel Sig. Fa b brani .'Parrà ftrano- 
forfè, che io penfi a credere, chdJia l' ukem 
< nella, 



1*4 e o k t v t t. f 

aella vefcìca Tenia che vi Ha la pietra 9 non 
avendo mai originato (angue, e non avendo fat- 
te renelle ( per quanto vien riferito ) tuttavia i 
fegni fuddetti me lo fanno credere , ed un'ori- 
Ba acre, mordace» e piena di fali liflìviali , ed 
analogi a quegli dell' acqua forte , pub senza 
dubbio ulcerare , e se V ulcera fi fa nella fu- 
ftama nervo fa in lontananza del collo della 
ve f cica , non {blamente non fi vedrà fangue , 
ma la marcia che fi farà da queir ulcera , farà 
fna marcia ( dirò così ) fui generis , che per 
non eifer fatta da materia fanguigna , non pub 
avere quella bianchezza , e quella egualità , 
che convengono ad ima tal marcia ; ma effen- 
do fatta da un fugo nerveo , e di natura dif- 
ferente dal sangue , riefce una marcia filofa fi» 
vaile nel colore, e nella confittela alla chia- 
ma dell'uovo. Quefta è 1* idea , che io mi fon 
figurata del male del Sig. Cancellier Fabbro- 
ni : e la cura , che. io farei è la feguente , ri- 
mettendomi però in tutto e per tutto alla ocu- 
lata prudenza , e (apere deli Ecceiientiff. Sig. 
Cheli. ' ... 

In primo luogo gli darei la feguente piace- 
voli dima medicina. 
- Ut. Polpa di Caflìa dr. vj* 

Foglie di Sena * Crcmor di Tartaro , an$ 

fa iiu 

Cannella fcrop. mei. 

S' infonda il tutto in fufficiente quantità di 
acqua comune, e fi tenga per ore 12. alle ce- 
neri calde y fi dia un folo piccolo bollore , fi 
eoli gentilmente fenza fpremere. 

ft. Di detta colatura onciv. e la detta co- 
latura fi addolci fca con onc* ij. di Manna fcel- 
ta della piìi Manca , mefcola per pigliare all' 
alba. 

Per Groppo da pigliarti per otto, ovvero per 
dieci manine ; gli darei quattro once di sugo 
di cicoria ben depurato e chiarita, e lo addol- 
cirei con un* oncia di giulebbo di tintura di 
«iole mammpte . 

U 



del quarta uroppo, gu farei ca- 
di fangue dal braccio deftro della 
rente, non parendomi » che l'età 
bbróni di anni *6. ed ii tempe- 



M «ÀNCESCÒ REDf." 22 J 

* La mattina del qdarta firoppo, gTi farei ca- 
vare un poco 
vena piti apparente 

del Signor Fabbróni di anni 55. ed il tempe- 
ramento fanguigno figuratomi lo ppflano proi- 
bire . 

Terminato di pigliare i Groppi ., gii darei U 
feguente medicina. 

$. Polpa di caffia onc. j. 
Si A e rn perì in onc. viiij.^di Acqua di viole 
mammole, pòi vi fi aggiunga Sena di Levante 
•hr.iij. fi tenga infufo il tutto così a freddo per 
ore 24. poi fi coli gentilmente, e nella colatura 
fi ftemperi al fuoco Manna fcelta oneij. e mez* 
fi coli di nuovo» 

$. Di detta colatura onc.vj. e mez, per pi- 
gliare all' alba . Né fi dubiti dell' infufione a 
freddo ; e del non veder correttivi ; perchè l'o* 
pernione riufeirà gentiliffima , e lo (lomaco 
non ne .rimarrà abbattuto, perchè non è forfè 
così debole, come pare , e fpero che i medi* 
camenti attemperanti ridurranno in proporzio- 
ne il fermento del m^defirto , (frigneranno in 
buona lega il chilo , il fugo pancreatico , ed 
ii biiiofo , dì maniera che il fangue ricevendo 
nelle fucclavie un fugo uniforme, fiandra 3H~ 
cor elfo riducendo , e rimetterà i suoi minimi 
componenti in miglior tuono , e nel!' ordine 
loro conveniente ♦ 

Tre, o quattro ore dopo che il Signor Fah- 
bronì avrà pigliato tanto la prima , quanto la 
feconda medicina , fi contenterà di bere otto 
once di Acqua di fiori * di viole mammole in 
cambio di quel folito brodo , che fi suqI dare 
la mattina delle medicine . 

Per li firoppi della feconda purga plgliera 
ogni mattina quattr'once di Siero di capra de- 
purato , raddolcito con 1U52Z' oncia di firoppo 
di Tintura di viole mammole ; e continuerà 
quefti firoppi, al meno meno , per dodeci mat- 
tine , o per quindeci , pigliando ogni tre o 
quattro mattine avanti la bevuta del foro yna 

OfM Redi T. VII. P mei*' 



%l6 CONSULTI 

mezz'onda di polpa ex Caffia , bevendoci fuWto 
fopra il fiero fuddetto. 

- Dopo i dodici o quindici giorni del fiero 
foddetto, pigli era di nuovo una delle due fo- 
pra feri t te medicine, non tralafciando di piglia- 
re le otto once di Acqua di viole, in vece del 
solito brodo : e ouando anco le otto once di 
dett* Acqua di viole arrivaffero alle dodici , ov- 
vero alle quindici once, più lo loderei. 

- Dopo quefto medicamento , patterei all' ufa 
del latte di Afina, cominciando dalle tre on- 
ce , crefeendo a mezz 1 oncia per mattina fino 
alle fei once fenza crefeer piti . Durerei qua- 
ranta giorni almeno . Se queftò non porterà 
intero giovamento , spero che almeno lo por- 
terà molto notabile , e particolarmente se nel 
tempo del latte , la fera a cena non fi beverifc • 
mai vino. 

Mi difpenfo di favellare di quelle colè, che 
appartengono alla dieta , per efikre il Signor 
Fabbroni affittito , e curato da un Medico di* 
ligente , ftudiofo , dotto , e molto follecito del- 
la fua salute , che potrà , e faprà opportuna* 
mente foccorrere al tutto , di modo che ne fé- 
gua queir utile tutto , che permette la \ ualità 
del male. 



Per un tumore 

nell'Utero . 



Slamo al principio di Luglio in una Cagio- 
ne delle pia calde , che da molti e molti 
anni in qua fieno mai ltate , e fra poco s'en- 
trerà nel Solleone . Or quali medicamenti pre- 
fentemente fi pò (Tono proporre, per fervizìodi 
una nobili {lima Dama , la quale nelP età di 
ventitré anni , dal fuo proprio Medico vien co- 
ftituita Ipocondriaca, e che di pia viene affer- 
mato effe afflitta da un tumore duro , della 

grof- 



* tA prakcesco redi. 227 

gfoflezzà di un pugno nella regione deftra dell' 
utero , con : paflioni faftidiofiifime itteriche , 
con un fluore muliebre bianco , giallo , verde, 
con ardori d'urina, con calore ne* reni eccepi- 
vo, con fece cale, che pare che abbia un car- 
bone accefo nella gola. Io per me dopo tan- 
ti medicamenti fatti nello (lato , e nella fta- 
gìone corrente , non faprei altro che dirmi , 
se non configliare la continuazione dell' uso 
del latte Afininp prò pò (io dalla fomma pru- 
denza , e dottrina dell Eccellenti/!. Sig. Dotto- 
re Antonio Girard , il quale affitte alla cura 
di quefta nobiliflima Dama , E se al mede.fi- 
mo Sig. Dottore Antonio Gigard pareffe oppor- 
tuno, mi farei ardito a proporre l'ufo di qual- 
che acqua minerale rinfrefcativa , come fareb- 
be l'acqua della Villa, l'acqua della Ficoncei- 
la, l'acqua di £Jocera , altra fimile acqua , 
che più foffe comoda, e vicina al luogo , nei 
guale abita quefta nobiliflìma* Signora . E di 
quelle fimiii acque, mi piacerebbe il darne fei, 
o fette , o otto libbrf per mattina , per dieci, 
o dodici giorni continui , ne'quaii giorhi , al- 
cune poche volte nel primo bicchiere dell' ac- 
qua i aggtugnereir qualche fufficiente porzione 
di Giulebbo aureo , acciocché di queft' acqua 
sé ne portaffe allora qualche porzione a lava- 
re gì' inteftini , ed a portar fuor di quegli- le 
loro fuperfluità ; Non tralasciando però di va- 
lerli anco de'Criftieri alternativamente uq giór- 
no sì, ed un giorno nò y Ed i C^tìftieri fieno 
miti , piacevoli , e fatti di femplice brodo , o 
acqua coi folitq zucchero, e butiro, fenzave- 
run altro ingrediente caldo , o fti molati vo # 

Con molta prudenza il Sig. Gigard fi vale 
di quando in quando in quefta Signora per 
gentile, e proporzionatiffimo evacuativo della: 
polpa di Caffia . Io lo approvo fommamente, 
e configlio a non tralasciarlo , perchè nel no- 
ftro Caso è il migliore di tutti . Né fi tema 
della fiacchezza dello (fornace* , perchè tutti 
quei medicamenti confortativi, <* calefacienti 
* P a lo 



/ 



ai8 e k. t v t r. t 

lo ftoroaco , che fi vorranno dare a quefta Si- 
gnora , le faranno Tempre notabilmente nocivi 
a motte, e molte altre parti. 

Pattati che faranno quefh così gran caldi f 
bi fognerà allora confiderare lo (lato del male,, 
ed allora con più aggiuftatezza fi potrà deter- 
minare il quid aggìtdum per ricavarne quel frutto 
pò (libile, e che può «(Ter permetto da cantile 
tanti mali, e eoa faftidiqfi, e ofìinati. 



Per uà tumor duro nella guancia 
de(lra di mia Dama, 



• 



LEggo nella Relazione mandatami, che una' 
nobil Fanciulla nell' età fua di anni 26. 
ha nella guancia deftra un tumor duro , il qua- 
le prefenterpente è di circonferenza di una pez- 
za da otto , ancorché un anno fa , allora quan- 
do cominciò , non fotte maggiore di un pic- 
colo cece . Vi ha per guarire applicato fopra 
molti cerotti , impiaftri , e unguenti , e fempre 
in vano , e senza profitto alcuno ; Onde io du- 
bito 9 q lo metto in confiderazione a quei Si- 
gnori Proiettori , che atftftono alla di lei ca- 
ra , se quello così fatto tumore della guancia 
poffa effere uno di quei tumori , che danno 
ri n chi ufi dentro ad un follicolo. Se queftomio 
dubbio con le prudenti infpezioni , e confide- 
razioni de- fqddetti Signori Profeffori affiften- 
ti fi venrffe a verificare , non farebbe maravi- 
glia, che fino ad ora non fótte guarito , per- 
chè quelli tumori col follicolo, per lo piti non 
Cogliono ammettere la curazione d' impiaftri, e 
<P unzione ; ma richiedono la manuale opera- 
zione , a fine di farne l'effrazione prima , che 
giungano al fuppuramento . E tale operazio- 
ne è più facile , e più ficura col ferro attua- 
le 



M FRANCESCO AEDfJ XXf 

Ji , che co' fuochi morti , perchè adoperandoci 
i fuochi morti, fi ha non ottante con raddop- 

£' amen te di lavoro a ricorrer poi ancora al 
rro . Io non so quello che ip mi dica , per- 
chè son lontano, e poflb pigliar degli sbagli, 
li mio configlio dunque fi è, che prefentemen- 
te i Sig. Profeffori affittenti , e Medici , e ChU 
rarghi facciano confiderazione , se quetto mio 
pen fiero fi accodi alla verità : Ed in quetto 
mentre fi potrebbon lafciare onninamente ftase 
gl'impiattri, e gli unguenti, e valerli (blamen- 
te di quando in quando della fomenta di fem- 
piice acqua comune calda . La collezione , o 
mtafamento di materia nella parte conveffa del 
fegato ., e per confeguenza la durezza del mede- 
fimo fegato, che nel principio delmefe di Giù- 

f;no cominciò ad affliger con dolori atroci V IU 
^friffima Sig. N. io credo fermamente , e ho 
*r*$ comi nei aTfe a produrli in etto principio di 
< ^gno , ma che molto prima avelie principia* 
o , ed appoco appoco infenfibilmente fotte an- 
data, facendofi , ma che nel principio di Giugno 
arrivata a quel grado averte avuta forza di ri- 
svegliare il dolore , e di produrre la febbre , e 
<b$, di più il dolore fi comunica/fa anco allo 
ftomaco per cagione della foverchia bile fpre- 
muta nel duodeno , e dal duodeno rigurgitata 
celio ftomaco medefimo , E se la febbre per 
ancora non lì è ritirata, anzi perfifte continua, 
benché non molto grande ; panni , che Galea* 
ce ne aflegnafle la. cagione, allora quando ge- 
neralmente parlando delia prorogazione delle 
febbri , tra le altre cagioni addufle quella dei- 
ptofter aliouam parttm affeRam curata diffici* 
hr». Ha nno ad ora il dotti (Timo Sig. Maria 
fiorentini perfeguitato il male con rimedj adat- 
tati , e proporzionatiffimi , e pure il male non 
ha per ancora voluto cedere totalmente, an- 
corché in molte cofe abbia ceduto . Che fi ha 
egli dunque da fare ? Stimo neceffario cammi- 
«tre per quelle flette ftrade , affine di ammol- 
la 3 lire 

J 



>.\ 



uo coN£\r.l*ri 

Il Medico lire internamente, ed eft&iiamente la durezza 
4 ragione del fegato , o di quegli umori * cbe vi fi fono 
v'ten detto itìtafati, proccurare di fcemarne jl circolcritto 
Artifex tumore , con piacevoli, continuate , ed oftinate 
horarius , evacuazJoncelle epicrariche , e dar con l 1 occhio 
effe* dò ne- ben aperto, e vigilante di giorno in giorno f 
ceffarhj e di ora in ora a moti , ed allo (lato del tu- 
che ei badi more r e di quella piccola febbre continua, fon- 
con giudi- data a mio credere fullo fletto tumore, ilqua- 
zio alla le vi è fofpetto, che polla terminare in afcef- 
variethde s io . Nello flato preferite io non mi ardirei di 
tanti ) e con figliare altro, che Tufo del fiero depurato, 
sì mata- e di un qualche firoppetto piacevolmente foiu- 
vigliofi tivo, e deostruente, da pigliarli alternati vamen* 
accidenti^ te con elfo fiero, cioè a dire , che due giorni 
chefeguo- alla fila fi pigli il fiero » ed un giorno iì pigli 
no conti- il firoppo folutivo, e così fi vada continuando 
nuamcntt per molti , e molti giorni, olfervandó feippnu 
ne mali, come dirti di fopra y i moti giornalmente à* 
e quindi male, per poter governar, le vele, ed il timc- 
fi ricava, ne, fecondo le commozioni maggiori, minó- 
ctì ei non ri , che accaderanno in quella burrafea 4 Quan* 
deve per to al firOppo folutivo, se folte approvato dalla 
intere ffe prudenza del dottiffimo , ed accurati (Timo Sig* 
proprio in- Mario , * mi varrei di qualche itifufioncejla di 
traprende' Caflìa r di Sena , di Cremor di tartaro , e di 
re molte Acciajo preparato , fatta in infufione di viole 
cure alla mammole di nove volte , raddolcita coti firop- 
gt ornata , pò violato folutivo , o con Giulebbo aureo , e 
accio refìi pmfeia chiarita, e di quella chiaritura mi pia- 
adempito cerebbe, che la Signóra ne pigliate quattron- 
r obbligo et y o quatta o»ce e mezzo , o cinque , un 
indifpen- giorno, sì, e due giorni nò, non tralasciando* 
/abile, che mai di beyere tre ore dopo , otto , o dieci on- 
gli corre oe o di fiero ftillato , o di brodo di pollaftra 
eF effere lunghìffimo , o di acqua pura di Pifa , del* 
attento, la Villa , di acqua cedrata , o di qualfifi* 
fo 1 lecito,* altra acqui ftillata, che pareffe piti appropo- 
diligente . fico al Sig. Fiorentini . E febbene quello fi- 
V Arte rofpo moverà il còrpo , metto in confiderà- 
nobili/fi- lione, se fia neceflario in uno de' due giorni» 
ma della * ■ ne* 



Vt FRANCESCO REM. *JI 

ae* qualM' Illuftriff. Signóra prenderà il fiero , Medicina^ 
metto in confiderazione dico , se fia necefla- che fu da 
rio, che ella fi faccia un piacevoliffimo C\ì- prima in* 
fiere • Quanto alle cofe efterne da applicarfifroiott* 
alla parte del fegato tumefatta, non panni pre- nel Monde 
tenuemente, che fi poffa ufar altro, che V un- per falute 
zione con la manteca gialla delle Rofe reite- degli no- 
tate mattina, e fera , -Qual' altra cofa poi pei: mini, non 
1* avvenine debba applicarvi fi , il tempo ce lo merita di 
dimo Arerà . Che è quanto per ora poffo dire \fervire al 
e prego il Signor Iddio che il tutto (uccedzvil guada- 
fecondo i voti della tlluftriff. $ig. Inferma, egno y e per 
del, dottiffimo Sig. Mario , al quale faccio u- quejlo^ , 
xnilifiìma riverenza • crea io f 

cheuntem* 
pq nel!* Egitto folo a Re e a pochi Sig. £ alto grado , la 
per mi filone di curare gì 3 Infermi fojje conceduta • 



Per un* Affezione Ipocondriaca • 

HO letta la puntualiffima Iftoria de* mali 
di quefto jWuftriflfimo e Nobiliff. Cava- 
liere il quale ancorché , come in efia Moria 
fi feri ve , con rajuto de' medicamenti fatti) 
Aia meglio , nulladimeno egli non crede di 
avere a poter mai guarire , anzi teme mali 
molto peggiori , e perciò Tempre se ne Ita me- 
tto , e melancolico : Io fono di opinione to- 
talmente contraria alla sua, e tengo più che per 
fermo , che se egli vorrà eifer fano , potrà fa- 
cilmente effe rio , purché egli aiuti i Medici eoa 
la quiete della mente , con l'allegria, e con 
l'obbedienza . I motivi del mio credere fona 
l'età ancor frefea di quetio nobili/Timo Cava- 
liere; la dottrina efperimetttata de' Sig. Medi-, 
ci, che gli affiftono, i quali /fino a qui lo han- 
no trattato veramente con fomma , e diligen- 
ti film a prudenza nel!' ammitii (trazione di me- 
dicamenti appropriati (fimi $ e quel che gran-* 
derae&t$ importa, i fufii smll ft?(S,c$ I&-Ì9BL 

P 4 <*- 



*3* t o k s u t t r 

cagioni , che non fon tali , che non paffaite 
cflere vinte , e domate da' Medici , purché, 
come io diceva di fopra, egli voglia cooperar- 
vi con V allegria , e con la buona , e certa ffce* 
ranza di dover guarire ♦ La melancolia deli* 
animo penfierofo ed afflitto accrefcetà Tempre 
le cagioni de* (boi mali , affligendo Tempre 
maggiormente le fibre nervofe , che rtafcono 
dalle piccole glandulette del cortice del cer- 
vello, dalle quali fibre hanno origine le con- 
iugazioni de' nervi, che fi diramano poi a tut- 
te le vifcere, é particolarmente agi' ipocondri* 
onde ne nafce lo (concerto delle vifcere me- 
defime , lo (concerto delle fermentazióni , e 
delle feparazioni ne' fluidi , e lo fconcerto al- 
tresì dei fugo nerveo, e quindi tutti gli àcci* 
denti regiftrati nella relazione. 

Che fi deve dunque operare per fervizio di 
ouefto Signore ? Si cfee camminare per quella 
iteffa ftrada della piacevolezza , per la quale fi. 
no a qui hanno camminato i Sig. fuoi Medici 
affittenti , e particolarmente fino che durano 
quefti caldi così grandi in quetta ftagione cosi 
afciutta. 

Venuto l'Autunno, e Con effe le piogge, e 
la rinfrefcata della ftagione , riletto in confide- 
razione a'prudentiffimiSig. fuoi Medici affitten- 
ti , se foffe per efler giovevole venire ad un 
lungo , e continuato uso di fiero , per addolci- 
re cdtf-eflb quelle particelle acidofaline, delle 
^uali fono un poco troppo abondauti i fluidi 
rodi, e bianchi, che feorrono per li canali del 
corpo di' quefto Illuftriff. Signore . Io per me 
crederei, che quefto medicamento foffe per ef- 
fere più cheproportionato,epiù cheutiliffimo. 
Potrebbe dunque darfi da principio a SuaSi- 

Sporia Iltoftriff. una bevanda folutiva al pefo 
i sei o di fette owé , fatta con bollitura di 
CaflSa , e di Sena^ e di cremor di Tartaro, rad- 
dolcita cT con Giulebbo aureo , o con zucche- 
rino folutivo : E quando quefta bevanda avrà 
cominciato a muovere il ventre conlasuaope- 



/ 



ra- 



/ 



1» FkAlTCEfCO REfit; t$J 

f&fotiè , fi potrà dare a bere a Sua Slg.Illu- 
ftriff. quattro o cinque libbre di fiero depurato, 
e ben chiarito , accioechè poffa paflare , e beri 
lavare il condotto tutto degli alimenti , e dif- 
fonde rfehe ancora per tutti gli altri minimi 
canaletti) che alle parieti interne di elfo con-, 
dotto metton foce . 

Potrà pòi feguitare a fyretidert per notte 6 
dièci giorni , ogni rfiattìna, dieci o dodeci on- 
ce del medefirno* fiero ben depurato , e ben thla* 
rito , è non raddolcito con cofa veruna , faceti* 
dofi il Criniere un" giorno sì, é due^òmi nò: 
Ed ottimo farebbe, che quefti Griftìeri fbffeW 
fatti o di fémplice bròdo , ò di fiero fìtllàto, 
con la giunta del Xolò zucchero , e del bùtiro, 
Ovverò olio di mandorle dolci ,' ed liti poco di 
fale. 

Ih quefti òtto o nove' giortii * metto ih còtn- 
fideraziohe , se fofle per eflere utile il cavare 
il fangue dalle vene emorroidali. 

Paffati quefti nove o dieci giorni, ri tornerei 
di nuovo alla medefima bevanda evacuativa di 
fopra detta, o ad altra fimile con La folita be- 
vuta dietro delle (olite libbre di fiero depura- 
to . £ così andrei' continuando per due mefi a 
pigliando quello evacuante ógni dieci giórni m 
circa col fiero he 9 giorni di mezzo , tra una 
evacuante e l'altro, e non ttaiafciandò i Cri- 
ftieri , o qualche piccola preferella di pura caf* 
fia talvolta in loro vece. 

Terminato il fiero, farei paffagglo, se foffe 
approvato dagli EccelIentifTimi Affluenti * all' 
ufo della bevanda dell' Erba Tè , pigliandone 
ogni mattina fei o fette once ,< cinque ore va 
circa avanti pranzo . Quella conforta la tefta* 
fortifica lo ftomaco, ed è uno de 9 più gentili 
aperienti , che abbia la medicina : Ed il lungo 
ufo di cffa lo crederei utiliffìmo per queftoSU 
jnore. 

Non proponga un cauterio nella co fci a, per- 
chè forfè ci avrà avverfione s ma se non ci avefle 
avversione, lo Aiuterei molto » e molto profit- 
tevole % So* 



Sopra tutte J e co fé loderei il vino innacqua- 
ti flirto airultimò legno * ficcome anco se- tal- 
volta per qualche giorno in vece di vino,be~ 
vefle acqua pura , e femplìce 5 -e tempi ice acqua 
d'orzo, ovvero altra fimile acqua pura» E non 
tema quefto Cavaliere dello (k>$>acp , e dei suo 
raffreddamento , poiché nel fuo ftomaco non 
vi è freddezza veruna veruna * £ quegli , che 
egli chiama languoK di ftomaco > non proven- 
gono da altro , che da svolazzi , e ribollimen- 
ti di bile amari ffima dal duodeno allo ftomaco. 

Continui quella maniera di vitto refrigerante, 
ed umettante , che da 1 Signori fuoi Medici gli 
è fiata, pfefcritta : E non tema talvolta eoa 
amorevole diferetezza di mangiar qualche frutto, 
fecondo le ftagioni, che corrono* Che è quanto 
brevemente poflb dire, rammentando di nuovo 
quello , che da principio di ili , cioè l'allegria, e 
la quiete decani mo » con la certezza del guarire. 



3Per una Idropìfia. 



IN A Ila puntuale, è diligente Relazione tra- 
J fm^ftami intorno alla malattia della Sig* 
Angiola Bacci ^ raccolgo che quella Nobil Si- 

rora è Idropica y imperocché , per valermi dei- 
parole (tefle della fuddetta Relazione , ella 
ha enfiato notabilmente il ventre inferiore , e 
lo ha (Virato a fòggia di un gran tamburo » 
con relaflaziqn dell' ombelico > ed è poi fina* 
gfita in tutte V altre parti del fuo corpo . I 
dotti (Timi Sig. Medici , che affittano > credono, 
che quefta Idropifia fìa ventofa , ed io pari- 
mente fono della loro opinione , poi creder 
però di più , che. tra il vento, sì ifia, ancora 
dell' acqua , e forfè non poca ; e che vi fìa di 
oueft' acqua , comincia a dama fogno nell 9 om- 
belico dal Chirurgo ricofìofeiutavi conforme la 
Reiaiioge . Fef guarir di quefto fortiiiQfiilìnKs 



e penofiffimo male ha fatti quefta Signori mol- 
ti medicamenti ,, ina Tempre fenzàr profitto al- 
cuno , e quello avviene , non per cagione di 
elfi medicamenti > che sono molto /e .molto 
proporzionati al male , ma bensì j>er ragione 
elei male médefimo opinato , capàrbio r e qhe 
fi è ritirato in una fortezza, nella quale i me- 
dicamenti non hanno l'ingre/To libero , e fran- 
co . Quali intenzioni , adunque dee avere il 
buon Medico per confolatione di quefta buo- 
na Signora? La prirna intenzióne fi è di con- 
fermarla in vita- mix lungamente , che ila pof- 
fìbile , la fecónda' portarle tutti quegli ajuti , 
che concede l'art^ della Medicina, acciocché 1 
suoi dolori , e travagli abbiano paufa, e là of- 
fendano più di rado , e con minor efficàcia f 
che fia potàbile. Ma in una Ragione cosi cal- 
da come è quefta 9 nella quale prefent;emente 
f\ troviamo , poco parmi , che'pofla operarli* 
e tanto più ancóra , che fra pòco fi entrerà 
nel Solleóne • Il mio cónfiglio prefentemente 
farebbe, che la Sig.Arigiola per quelli dneifiefi 
di Luglio, e di Àgofto se lapaffaffe col preti* 
dere la mattina fei o fette once di bròdo lun- 
go, nel quale abbiano bollito un poche di ra- 
diche di radicchio, e di fparagi* e col fàrfiurt 
ferviti ale comune . un giorno sì ed. un giorno 
nò infallibilmente, confórme ancóra le fu pre- 
fcrittó da' Signori suoi Medici* 

Quando farà . venuto pò feia il Settembre , 
metto in confiderazione a' Signori Medici , che 
affìftóno alla di lei cura , se foffe per effere uti- 
le a quella Signora l'uso del feguente vino me* 
dicato, pigliandone un giorno sì, ed un gior- 



re un bsodo % feajplice di ómi.iv.avantl al qua- 
le inghiottita una dramma di Terebinto fatto 
in bocconi * 
$. Trementina Veneziana Uh, mez. 

Acqua 



11$ "C 4 » t tt L 'T I 

Ac4flà* comune lib, v. 
Bolli il tutto infieme in calderòtto bene fia- 

!;nato, finché redi lib. ij. e mez. di acqua, fi 
afH freddare , * pòi fi coli • Alle fuddette lì** 
ij. ie mez. di «ic^ua, li aggiùnga lib. vj. divi- 
Ida bianco. 
* Sciarappa pòlvÉrftiata bnfc. J. t tnez. 

Sena in foglia onci), é mez* * 

Cremor di Tartaro oné. j. 
Sia infufo il tutto in vafo di vétro ben fèr« 
xato alle ceneri calde per ore 24. agitando di 
quando in quando il vafo . Do^o hi fuddetta 
infufióné di 24. ore fi aggiuhga nel medefimo 
Vafo onc. x; di Manna fcelta della piti, bianca, 
e fi tenga per tre altri giorni alle ceneri calde 
dimenando , e agitando di quando in quando 
il vaiò , ponendo mente , che nelle ultime ore 
della ibfufióne fi. aggiunga intomo al vafo un 
poco di brage accefa, acciocché la infufione fi 
{caldi bébé : Si coli fihalmente , e fi fprema, 
e fi Terbi per Tufo detto di fopra. 

Il giorno di mezzo fra l'tina prefa, e l'altra 
di queftó fuddetto vino tnedicatb fo luti vo, met- 
to in confiderazione, fefofle per effere utile il 
prende^ la mattina a buon'ora una dramma di 
Terebinto di Cipro , ridotta in bocconi , fo- 
jprabbévfehdovi tkn brodo lungo di quattro once 
in circa. 

Metto anco in conficleraiiotìe, se fofle per et 
ser più profittevole, in vece del fuddetto bro- 
do, bevere una chicchera di Tè raddolcita cori 
un poco di luccherò, patendo il Tè corrobo- 
rare lo (tornato , rompere i fiati , e tenere aper- 
te le ftrade della urina , il che è tanto necef- 
fario in quel male, da cui viene afflitta laSig. 
Angiola . Quefto è quanto poffo brevemente di- 
re, riméttendolo fetnpre al prudenti fl(ìmo giu- 
dizio de' Sig. Medici affilienti , te pregando il 
Signor Iddio datore di ogni noftro bene , che 
voglia confidare quella Signora» 



JPcr 



■ m n adesco upi; 73 f 

Per un gonfiamente $ gamba , 

NOn lio inai rapprefentata \z perfori* <ft 
Mèdico, quapdo ho fcritto qualche so- 
fà intorno al gonfiamento delle gambe dell' II- 
luftrrflT. Sig. Abate Siri ? ma bensì ho avqta in- 
tenzione dì rapprefentar la perfona di un suo 
vero fervitore, e uomo dabbene, e non attaol 
cato a veruna setta , né a veruna opinione f 
ma folamente al buon fervizip di Sua Sig. Il, 
luftriff. Il fimile farò prefentemente . 

Vedo , che il Sig, Abate fi è meflo a legge- 
re i libri de' Medici , per acquifterfi qualche 
cognizione di quelle cofe, che poffónp eflergli 
di profitto , coir attenertene , o col metterle 
in opera^. Vedo altresì, che quelli Libri di Me- 
dicina egli li legge con giudizio, e con pru- 
denza , e che egli in così fatta maniera gli 
legga me ne fono infinitamente rallegrato , per- 
chè per ordinario a quegl' Infermi , che Smet- 
tono a fc^rtabellare i Libri de' Mèdici , fuole 
foventemente avvenire quel che avviene a cer- 
ti arditi baldanzpfi fanciulli, e più faccenti de- 
gli altri , i quali imparando V arte del nuota- 
re , N e parendo loro di aver imparato pi& chea 
baftanza, fi arrificano pe'tqnfam più profondi, 
ma quivi poi a loro malgrado n accorgono ^ 
che non hanno imparato altro , che arditezza 
per fapere affocare . Ali rallegro dunque di 
nuovo , che il Sig, Abate ufi tarfta prudenza 
©elle sue letture de 1 Libri di Medicina , e queft* 

Prudenza la raccolgo da quel che egli nella 
Lelazione fcrive con tanta aggiuftatezza . 
Scrive il Sig. Abate di aver ricavato da quei 
Libri, che i medicamenti catartici , o purgan- 
ti gagliardi fono nocivi . Egli è vero , spn no- 
civi nociviffimi , perchè febbene fynnq una 
grande evacuazione , ad ip tratto de 1 fieri , 

il 



*%$* G O N S tf't Y X 

lafciando poi le vifcere così infralite , e per co- 
sì dire, cotanto sfibrate , *he la generazione 
de' fieri mede fimi crefce firabocchevolmente eoa 
grandi (Timo danno degl'infermi. Si attenga dun- 
que U Sig. Abate da tutt ? i medicamenti pur- 
ganti violenti , e eradicativi , > 

Non son diqueAa razza i piacevoli medica- 
menti, che lenienti dalle (cuòi? fi chiamano, 
come farebbe il firoppo aureo, il firoppo vio- 
lato folutivo, il zuccherino, ed altri fimi li , e 
la manna, ancora, imperocché quelli folamente 
{turano le prime ftrade, onde la natura da per 
se ftefla co' suoi moti periftaltici pub gentil- 
mente, senza infralir le vifcere, e senza difli- 
pazione di fpiriti , cacciar /fuo.ra qualche por- 
concelli di fieri : E così eflfa natura fi folleva 
dal pefo , e pub appoco appoco concuocer me- 
glio il reftante , p per lo meno , non rigene- 
rarlo con isfrenata velocità * Non ripugni il 
Signor Abate al prender di quando in quando 
con la dovuta moderazione qualche piacevole 
bevandnecia evacuante , se dalla prudenza de' 
fuoi Sig. Medici affittenti gli venga propofta. 
Non repugni , E crederei , che a quefto fine , 
oltre i foprammentovati firoppi , potette farfi 
familiari quelle Pillole , che in Firenze fi chia- 
mano le Pillole del Redi, 

Quefte son fatte <F innocenti/limi fughi , e 
polpe di vari fio" > e frutti > evacuano cpn pia- 
cevolezza , e fenza faftidio veruno , e di pih 
lafciano lo ftomaco , e le vifcere corrobora- 
te, e rinfrancano il (angue. E fi pigliano im- 
mediatamente avanti il pranzo, o avanti la ce- 
na,, o a mezzo il pranzo, o a mezzo la cena. 
E $e ne pigliano tre per volta, o due fecondo 
che operano, 

Ùubita il Sig. Abate, che V acqua o i fieri 
calati alle gambe non Magnino quivi , e non 
vi fi imputridivano, e facciano poi. altri cat- 
tivi effetti . Ma perchè mettere ora in campo 
quello dubbio ì Primieramente la linfa , ed i 
.fieri, che calano alle gambe, non ifianno quivi 

fem- 



* DI FRANCESCO RIDI . "i j>j 

femprt fermi , ma foventemente ancor effi cir- 
colano ; t di ciò ne fia contratfegno mani fedo, 
che chi ha le gambe enfiate di quefta razza 
df enfiamento , se (la qualche giorno , o qual- 
che notte nel lettq in ripofo, le gambe difen- 
&mO) e se poi fi ritorna al mòto , rienfiano, 
perchè le valvuie o (q (legni de* vafi linfatici 
fono indebolite, e non reggono il pelo della 
linfa, e la lafciano cadere al baffo , donde fem- 
jpure può riconciliare dandoli con le gambe in 
ripofo .Di più io non so perchè fia neceifa*. 
rio , che la linfa , o il fiero calato alle gambe 
vi fi debba corrompere , e putrefarvifi. Iq co- 
nofco uomini, che hanno portate più di treqt* 
anni le gamb£ enfiate. Quefti taji avvenimen- 
ti temuti dal Sig. Abate non poflon mai mai 
avvenire alle perfone giudizisfe , e che hanno 
buona cura della loro falute , e che vivqno con 
parfimonia di mangiare, e dì bere con regola- 
lo modo di vivere, Di più "replicò di nuovo f 
perchè mettere in campo quello dubbio i men- 
tre il Sig. Abate dice nella sua lettera, che 
prefentemente la polpa della gamba defira 9 che 
> la parte pi% contumace > $ l /caricata qua fi 
internamente del fiso m$lto grande, umore. 

Dice, che corrono già dije anqi , che in dor- 
mendo gli efce dalla bocca qualche acqua, che 
tigne , e macchia la camicia , e le lenzuola , e 
che da alcuni mefi in qua è più copiofa. QuetV 
acqua cala in bocca da quei vali falivali, che 
la natura con molta provvidenza ha fatto , che 
mettano foce nella bocca , e particolarmente 
fotto la lingua, e fervono ad ufi neceffafiflU 
mi, de 9 quali non voglio far qui il racconto . 
Dirò folamente , che a una infinità grande di 
uomini , e giovani , e vecchi suol Succedere 
quefta faccenda, e che non ècofa da farne gran 
caso • 

Mi rallegro fommamente , ed è un 1 ottima 
ottimiflìm? cosa , che le urine giornalmente 
fieno copiofe , e di ottimo colore . Mentre que- 
lle ilaranno in quello lor buon proponimento, 

dtffi- 



v^ 



,*4ò t; -o h s ut fi t f 

diffidi ìffimam ente pub gonfiare il ventre * 
, Circa le cofe da bollirli nel broda per man*» 
tenere il fuddetto corfo deli* urine Tempre aper- 
to , tiene il primo luogo la coptrarerva , là 
.quale corrobora ancora lo (tornato , e l' altre 
vifcere, e fortifica il fangue, e lo mantiene ia 
quél tuono , nel quale ci è di bi fogno , che fi 
•mantenga. Si poffono anco bollire le cime <ta- 

{;li fparagi , o frefche , o fecche ; fi poflbn boL- 
ire le radiche di erti fparagi , di prezzemolo * 
dì borrana, di cicoria , foglie di prezzeipolp, 
■di crescione, di fedani ec f 



e 



Per un mormorio 
<T orecchie* 



'Ofa molto difficile farà ad ottener fi , che 
_i i'Illuftriff.Sig. Marchese fi liberi da quella 
piccola fordaggine, che riconofee in semedefi- 
mo , da sette anni in qua , dopo di aver fatta una 
calcata, nella qual cafeata rimafe offefa la te- 
da, con un mormorio nelle orecchie, a segno 
tale, che continuamente gli fembra effere, o 
in vicinanza di qualche fiume , o di campane 
fonanti , o di tamburi battuti • Cofa molto dif- 
ficile farà , dico , che egli porta liberarli da 
quefto male, imperocché nello fpazio di fette 
Quando il knrii ha molto affondate le sue radici , e di 
male fon- più ha avuto origine da caufa violenta efter- 
fifìe ne na concurtiva , ed abile ad aver fatto un ma- 
fluidi pia le organico , cioè fatto per lefione d* inftru- 
Jacilmente menti , e non di fluidi, che corrono , e ricor- 
fi cut* ; rono con perpetuo moto per li canali del no- 
ma yuan- ftro corpo . Nulladimeno perchè le vifeere in* 
dodaejfo feriori poffono accrefeer molto il male con la 
veflano at- loro pienezza , e poffono accrefcefe altresì la 
taccate le pienezza 1 e la fonnolenza della tefta , perciò 
patti foli- parmi neceffario venire air uso di qualche me- 
à * »o»wdicamento , il fluale potrà fare ,. che il male 



M FRANCESCO KEM# 241 

éeir IlluftrifT. Sig. Marcbefe non vada deterio- 
rando i 

Io loderei dunque , che il Sig. Marchete 
quanto prima pigliaffe una piacevole medici* 
Da, e che dopo ai effa per dieci giorni conti- 
nui, ogni mattina pigliaffe un Groppo compo- 
rto di Groppo de pomis femplice , e acqua di 
meliffa ftillata fecondo le ordinarie dofi note 
a' Medici • Nel tempo , che piglierà quelli fi- 
toppi , fi contenterà Sua Sig. Illuftriff. di farfi 
un giorno sì , ed un giorno nò , un femplice 
Criniere comune, ed in uno di quefti giorni, 
nel quale non gli tocchi a farfi il Servizìaie, 
fi farà cavare una libbra di fangue dalle vene 
emorroidali con le fanguifughe. 

Terminati i firoppi, fi contenterà il Sig. Mar- 
chefe di evacuar di nuovo gli umori del fua 
corpo, con la infrafe ritta medicina» 

#. Sena di Lavante dr. vj, 

Cremor di tartaro onc. mez. 
Infondi per ore xii. in fufficiente quantità di 
acqua comune alle ceneri calde. In fine fa le- 
vare un piacevole bollore . Cola, e alia cola» 
tura aogiugni 

Giulebbo aureo onc, iv. e mez. 

Sugo di limone fpremuto onc. mez. 
con chiare d'uovo q. b. chiarifica f.l.a. e còla 
per carta. 

Qt. Di detta colatura onc. vi;, per pigliare 
fei ore avanti pranza. 

Fatto quello fi ripofi il Sig. Marcbefe per 
due giorni r e pofeia coniinci a pigliare lo in~ 
fraferitto medicamento , un giorno sì , e uà 
giorno nò. 

$. Sena di Levante 'onc. ii>. 

Rabarbaro polverizzato onc. i;. 

Cremor di tartaro polverizzato onc. j. 
Si metta il tutto in orinale di vetro» , e fi ir- 
rori con lib. j. e mez. di vino bianco generò»» 
fo ; E fubito fi aggiunga acqua di Melifla iUU 
lata a ftufa, o a vetro lih. iv. é mez. 

Acqua di fior d'Aranci ftillata a vetro lib» L 

QpMRtdi Tom.VII. Q. Si 



141 CdNStftTf 

Si ferri roriaa le col sito cappello cieco , elio 
non ifvaporì , e fi tenga per ore 24. alle ce-» 
neri ditte. Pattate te ore 24* fi apfca l'orinale, 
e s'aggiunga 
Manna ice Ira della pia bianca onc* vi}. 
Si riferri P<órinale , e fi rimetta alle ceneri 
calde per 43, ore , agitando foventemeate il va- 
io, e pallate le 48. ore fi accneica intorno all' 
orinale «in poco di fuoco in mòdo che levi tua 
bollore , fi coli per panno graffo , e fi fprera* 
bene ; E la colatura fi ri co li di nuovo percar* 
ta , e fi ferbi in ampolle di vetro col collo , 
con un poco di olio foj*ra , per pigliarne- otte, 
iv. e mez. ima mattina sì, e una mattina nb, 
trefeendo o fminuendo la quantità fecondo IV» 
perazione maggiore o minore, che faràdiche 
potrà giudicarli molto bene da quel pruJen* 
ti (Timo Medico, che affitterà alla cura di Su&Stg* 
Illbftriff. 

La mattina , nella qoale non fi piglrerà. il 
fovraddetto medicamento , il Sig. Marchete pi- 
glerà otto once di brodo di cappone ben dir 
graffato , e fenza fale , raddolcito con un'oncia, 
o di giulebbo di feorza di cedro > Q di giuleb* 
bo di fiori di aranci. 

Continuerà quello medicamento per una ven- 
tina di giorni ? e terminati che faranno* , farà 
^ ancora terminato ogni forte di medicamento 

col farfi un femplice Criftiere. E avventile* il 
Credo che Sig. Marchefe di non farfi mai nel tempo del* 
gliSpezia-l* f ua P UI ?J a di V^i Criftieri , che da -noi al- 
ti avranno™ 1 Medici fogliono effere ordinati con tanta 
per male ^^P a * e con tanta { ciurmeria , col méttervi 
quella ©f. dentro quelle tant;e , e tante cQfe , quel tanti 
dinaTJoné Ol J j e quei tanti lattovarj , e Giulebbi ^ e 
Mieli, Si faccia ferviziau con femplice acqua 
di pozzo * con la giuntura di due v , o di , tre 
once di Zucchero , con un poco di olio comu- 
ne , e un poco di fale . E se per dar foddtsfa.*» 
eione al popolo non voleffe torre acqua di pò*. 
zo, la tolga di fontana r o tolga acqua di or- 
ao , o tolga brado di carne, che poco importa* 

>ioa 



k 



01 FRANCESCO REDI • 24} 

Non folo nel tempo del medicamento , ma 
altresì dopo il medicamento il Sig. Marcheie 
«fi una aggi urtata maniera di vivere tanto nei 
mangiare, quanto nei bere. Soprattutto le co- 
te proccurì di bavere vini gentili] e bene in- 
nacquati. I vini grandi generpfi fqmofi gli fa* 
ranno Tempre di gr^ndiffirpo danno, e parti- 
colarmente bevuti in quantità (moderata , e 
fenza acqua , Lo rtomaco del Sig* Marchefe 
non è freddo, come egli forse fi crede, e co- ' 
me fi accenna nella relazione tr^fmeffami , La 
cena fia feropre più parca del pranzo , mentre 
~erò non vi fia \ x afluefazione in cQntrariQ . 
tafta che de' due parti , uno fia più moderato Dice il 
leir altro . £ se vuol viver fano , e lungamen* Proverbia 
te , alle volte ogni tanto tempq lafci un parto, che ne uc- 
La Sanità degli uomini (la più neli' aggiuftato ade pik 
ufo della cucina « e della tavola , che nelle la gola 
fcatole, e negli alberelli degli Speciali, , ancor- chelafp/u 
che in eflft alberelli fieno fcritte a lettere fan- da. 
to lunghe quei bei nomi jnifteriofi ed iocpgni- Noli avi. 
ti . Le frutte , fecondo cfce ci son date dalle dus effe 
(Iasioni , pon fono mal fan* , anzi faranno di in omni 
utilità' al Sig. Mwhefe , purché fieno ijfat^ epulatio- 
coa manq di fere ta, e fenza ltrabbocche vote uso. ne , & 
Querto è quanto poffp dire .in efecuzione de' non te ef- 
comandamepti % che mi fono fiati fatti : Sog- fundas fu. 
giugneodq, che se il Sig. Inarchete vorrà ap- peromno 
plicare i rimedi locali nella cavità degli orec- efeam. • 
chi , conforme dicono i libri di noi altri Me- In multi* 
dici , e conforme infestano le dottorefle don- efeis erit 
oiciuole, di certo 1 egli fi farà male , e ne ri-fofirmitas. 
trarrà di que\ fonni, i quali poi non fi potrai^ Propter 
9Q rifarcire, t crapulai* 

multi o- 
bierunt: qui autem aMtin$as& eft, adjicief vitam. Ecclefi*? 
ftes Caj. 38. 



ft % Per 



244 eOKStftTt 



Per una oftruzione delle véne fcor« 
renti per le vi (cere del ventre 

inferiori • 



FÀtta rifleffiQne a quanto viene fcritta nel- 
la Relazione trafmeffami , confederato pa- 
rimente il temperamento, l'abito di corpo, la 
coftituzione , e V età dell' Illuftriff. Sig. Marche- 
se, parmi che le cagioni de 1 fuoi travagli non 
vengano da altro , che da qualche pìccola o- 
ftruzioncella delle véne , che fcorrono per le 
vi (cere del ventre inferiore , e da qualche ca- 
loruccio introdotto nelle vifcere mede/une, é 
ne' fluidi bianchi , e roffi , che pure per le me* 
defòne vifcere fcorrono , onde qualche evapo- 
razione monta alla tefta . (Quindi è che {lime- 
rei oppQrtuniflìmo , che il Sig. Marchefe al prin- 
cipio di Settembre cominciaffe V infrafcritto me- 
dicamento . 

In primo luogo , allora quando egli vorrà 
dar principio ad eflb medicamento , la fera 
avanti fi farà fare un ferviziale comune fem- 

{jlice femplìciffimo , fatto di brodo , zucchero , 
ale, ed nn poco di olio, o di butiro, e se la 
pafferà leggermente con la cena, non piglian- 
do altro, che una buona mineftra, ed una co p- 
513 di uova da bere , e non berrà altro , che 
uè once di vino innacquato con tre once di 
acqua , e la mattina fegtiente comincerà a pi- 
gliare lo infrafcritto firoppo, e lo beverà fen- 
ia ribaldarlo , in quella frefchezza , che con- 
cede l'aria della ftagione corrente. Lo, pigiie- 
rà cinque ore almeno avanti definare, e lo pj- 
giierà nel letto , e dopo prefo , proccurerà di 
dormirai fopra un Y ora , o un' ora e mezzo ; e 
non potendo dormirvi, e non gli venendo fat- 
to, (tia alarne per Quel tempo nel letto, e 

fac- 



W FRANCESCO REDI* H5 

faccia vifta di dormire, in buon ripofo di ani- 
mo, e di corpo, con ogni maggior quiete. 

5t. Acqua di viole mammole ili Hata onc.vj. 

Siroppo di tintura di viole mammole onc. j. 
e mez. 

Sugo di limone fpremuto onc. j. 
Mefcola, e cola per carta, e ferba per lo fi-» 
roppo da pigliarli ogni mattina nell' ora , e nel- 
la conformità accennata. 

Quando, il Sig. Marchefe avrà pigliati quat- 
tro di quefti . firoppi , fi farà cavare fette , ov- 
vero otto once ai fangue da una delle vene 
dei braccio deftro , p finiftro , fecondo che più 
o nell'uno, o nell'altro faranno le vene facili 
. al Cerufico da poterli tagliare. 

Mentre piglia quefti firoppi fi contenterà di 
farli fare il ferviziale infallibilmente una fera 
sì, e due sere nò/ 

^t^sliati otro , o nove de' fuddetti firoppi f 
$ «Oeceffario vacuare gli umori, che di già 

*y 3 flati difpofti con la feguente medicina . Io tengo 

éljt. Caflia tratta di frefco dr. v. per indu- 

i (temperi in fufficiente quantità di acqua co* Vitato cbe^ 
miine, e pofcia vi fi aggiunga: // Redi 

Sena di Levante ben netta da'fufti dr* vj. dettale 
Gremor di Tartaro criftallino dr. iij. quejlo 

Macis acciaccato dr. j. Con/ulto 

Stia infufo per ore xij. alle ceneri calde, ed in innanzi 
fine fi faccia levare un piccolo bollore ; fi le- al tempo 
vi dal fuoco, filafci freddare, e quando èfred- dsl fuo 
dato fi coli , e fi fprema , ed alla colatura fi difìngan- 
aggiungar m r quan- 

Manna fcelta della più bianca onc. ij. do anch' 

Siroppo violato folutivo onc. j. e mez. affo fiac* 

Sugo di limone Spremuto onc. j. ' cordava ^ 

Con chiare di uoyo quanto bada , chiarifci co 9 Medi- 
fecondo le regole dell' arte , e cola per carta ci pia 
fugante . ignoranti 

Ijfc. Di detta colatura onc. vii. per pigliare a far Un- 
ii mattina nello fvegliarfi dal fonno , almeno ghe ricet- 
cinque ore in circa avanti definare. te , le 

Tre ore dopo aver pigliata la fuddetta me- quali , 

Q 3 dici- colt invec- 



t^é CONSULTI 

thìare,an- dicina , o ella abbia cominciato a muovere it 
dò Tempre corpo 5 6 non abbia cominciato, è neceffario, 
riformai*, che il Sig* Marchefe beva Una libbra, e inez- 
ia ; ma u di acqua di Melitta ftillata, e la beva di 
ciò non to- quella frefchetza naturale , che concede V aria 
glienUn- della ftagione. 

te al fuo Terminata in quefta itìaniéra h purga , pef 
gran nornèy^uittro mattine continue piglierà ogni matti* 
anzi lo di- ria èei once di brodo fciocco , e ben digrafTa- 
mojìra unto s raddolcito con un* oncia di firoppo di fio- 
Uomo dì ri di borrana , e lo piglierà' cinque ore avanti 
gran dU pranzo, próccUrando dopo di eflb brodo didor- 
fcernimì- mire un buono, e ripòfato fonno * 
fa, perchè Terminati quelli quattro giorni comincerà il 
feppe rat)- aiùtnó feguente l 1 infrafcritto medicamento, che 
veder/i a {ara un "Gròppe tto folutivo accia; àto , da pi- 
dìfferentA gliarfi un giorno sì, ed un giorno nò» 
d$ certi fo- #* Radiche di Polipodio quercino acciry^* 
Unni Dot- dr. y. e mei. .Jfy** 

toroni che Acciajo preparato con zólfo , c!^e per «^u *- 
ognigior- nome è chiamato Croco di Marte aperieflv *- 

no impa- dr. i)* 

tano a Creftior di tartan crH&lKho dr. ij. e me*. 

f nemica* Sena di Levante dn iv* 

te. Infondi in orinale di vetro in {ufficiente quan- 

tità di acqua di capelvenere flillata • Si ferri 
bene l'orinale col suo cappello cieca. Si ten- 
ga alle ceneri calde per ore 24» in fine fi ag- 
giunga un poco di fuòco intorno , che levi 
un piccolo bollore. Sì levi dal fuoco > e fi la- 
ici freddare, e quando è freddato, fi apra l'o- 
rinale , fi coli , e fi fprema , e alla colatura fi 
aggiunga, 

Siroppo aureo onc. iij. 
Con chiare d'uovo quanto bafta chiarifei f.I.a. 
e cola per carta per pigliarne onc. v. un dì sì, 
e un dì nò , e fcmpre che fi. dee prendere fi 
rifaccia di nuovo. 

Tre ore dopo "aver pigliato il (uddettó fi. 
ròppo acciaiato fi contenterà il Signor Marche- 
te di bevere otto once di brodo di carnè 
fciocco ben digradato > puro * femplice , e 

lènza 



fata raddolcirlo con cpfa venia*. % 

• Il giqtflo, che il Sig. Michele piglieràqu*- 
(|o fuddetto ficojipq , foi prf dopo defilar*» è 
ne ce (Tari o che pigli r infrafcritta bevanda * 

.#. Giulehho di porfeié femplice Gnc.j.cmcz. 
Acqua di borrana qbc,ìv. 
Mefcola per prendere com? fi è dettò * 

L^ mattina, r^Ua \x&U non li tocca a pen- 
dere il frappo acciaiata , {limo opportuno il 
presure a buon'ora la infrafcritta Jbev^ndf. 
#. Acqua di Meliffa ftillata onc. y* 

, Giulebbo di fco'rza di Cedro onc.j. e mez. 
Mefcola per pigliare conforme fi è detto dì 
fppra . 

t Mentre fa quello Medicamento farebhe bene 
il farli alle volte qualche feryiziale , io quel 
giorno nel quale non tocca a bere il firoppò 
ìolutivo. Ma quelli, se ilSig. Marchefeviavef- 
fe grande averfione, non fono totalmente ne- 
ceflarj,: Egli è però vero che ajuterebbono mol- 
to l'efficacia del medicamela, e farebbono 4Ì 
grande utilità * 

. Di quei firoppi acciaiati Colutivi éiieceffariQ 
pigliarne dieci» Sicché in. venti giorni farà ter* 
minato il medicamento dello Acciaio ; dopa 
<)el quale fa di meftiere continuare per alcuni 
giornjt , cpme farebbe $ dire dieci o dodici 9 
prendere ogni mattina nello fv egli affi dal toa r 
op una buona ciotola di brodo fciocco , ne| 
W?l? fono ftafe bollite dell? cime di borrana 
firefca. 

. Qtaantp fi appartiene alla regola della vita. 
£ cibi fieno fempre più frequenteoiente cotti ? 
iefTp , che arroftp . La mineftra fi mangi rqatti- 
ga e . (era * e ita copiala di umido di brodo , 
Jtfelle miaeftre fi poifono far bollire dell'erbe, 
fpme endivia, lattuga, acetofa, borrana, zuo 
$a, ed altre limili cote* Non è errare qualche 
volta, ancorché di rado, far laminerà di far- 
ro, di arzo di Germania» a di rifo, ma fidili- 
jneftra *>on gcojfa, ma lunga e brcwlofa. tafrit- 
mra di cofc gentili , e facili alla tfigeftjone i 

Q, 4 •ttk 



24? C <* * 8 V t T f 

ottima • L' ufo delle frotte , fecondo che sot* 
fomminiftrate dalla Ragione, è ottimo, purché 
fia regolato da una ragionevole , e moderata 
parfimonia . 
La bevanda fia di vino ottimamente innac- 

Suato. Il vino fia piuttofto amabile , che aus- 
erò , crudo , e agro . 

Quello è quanto poflb per ora dire , e fpero, 
che fia per giovare notabili fTimàmente e pre- 
go il Sig. Iddio a concederlo, come defidero, 
ed auguro. 



Per una dimiauzion di vifta, ed altri 
mali neir occhio deliro di una 

Dama . 



NElla Relazione del mate della ìlluftriff. 
Sig. Marchefa di Potenzana , io leggo, 
che Sua Signorìa Iiluftriff. ha cominciato a pa- 
tire nell'occhio deftro infin dal paffato Settem- 
bre in ouà; il male, che vi patifee, fi é,che 
in queil occhio la vifta è' fminuita notabilmen- 
te , e che avanti al medefimo occhio vede tal- 
volta certe cofe , come nere , e vaganti , e di 
più che Tocchio fleflb pareva come un poco ri- 
entrato in déntro, ed a chi vi badava bene pa- 
reva ancora un poco fminuito , ancorché la pu- 
pilla fotte chiara, bella, e fenza verun difetto 
apparente, ma folo la Sig. Marchefa vi penti- 
va qualche pefo , e fentiva altresì come una 
certa freddezza , la Quale occupava tutta quan- 
ta la deftra parte del capo, e parevate, che lo 
ftomaco folle come ripieno , e gonfio , fenza 
mai avere appetito di forta alcuna , e pativa 
ilitichezza di corpo con molti bollimenti nella 
medefima parte , i quali bollimenti pare talvol- 
ta a Sua Signoria Illuftriff. che vaghino anco- 
ra per la regione del petto . £4 in quefti fo- 

prana- 



fct flUNCBSCÓ MI*; 14f 

fràmmentovatf travagli nelmefc paffato cfrFeb* 
rajà le è ufcito del fangue dalla narire deftra 
del nafo , e una volta arrivò fino alle tre on- 
ce* Del retto rinvengo, che quella Illuftriflk 
Signora fi trova nel! età di quarantacinque an- 
ni , e va continuando per ancora a Tuo temp* 
quelle evacuazioni fanguigne, le quali ogni me- 
se foglipno fopraggiugnere alle donne. Dal dot-* 
ti (lìmo Medico, che affitte alla cura di quella 
nobili ilìma Signora , con molta , e giudiziosa 
prudenza per allegerimento di queftt mali , fu 
lodato a Sua Signoria Illuftri& che fi faceffe 
frequentemente de* lavativi , e pigliaffe de* rin* 
fretcativi ne' brodi alterati -, e di più che pren- 
derti ancora una prefa di Pillole evacuative ; 
Il che la Signora puntualmente efeguì , edi 
tutto quello le parve di averne ricavato qual- 
che giovamento, tanto per la freddezza della 
tetta, quanto del mal dell'occhio., quanto an- 
cora della pienezza dello ftpmaco . Ma prefen* 
temente non* fi cono fce più quel miglioramene 
to , ma le pare di ttarfi alle med^fime di prt* 
ma; quindi è che dimanda, ajuto intorno a 
quelle cofe, le quali pocrebbono metterli in 
opera per sua falute. ■» 

Certa cola è, che non fi pub camminare pé* 
altre ftrade , che per quelle (teiTe, le quali in 
quefta cura fonò fiate intraprefe dal dottiiTinxl 
Medico, che affitte alla Pedona della Sig. Mar* 
chefa , effendofi egli incamminato con la gui- 
da de' precetti y e delle regole della Vècchia, e 
della nuova Medicina, Imperocché fr vede chia- 
ramente , che la tetta della SIg.Marchefa è. ri- 
piena di fluidi , i quali co i loro bollimenti 
cagionano quella apparente freddezza , e com- 
primendo il nervo ottico dell'occhio deftra, e 
alterando qualche poco gli umori dei medesi- 
mo occhio cagionano quelle immagini nere , 
che la Signora vede avanti agii occhi , e ri- 
gonfiando i mufcoli del medefimo occhiò , ne 
fegue , che effi mutoli fi fcortano , e fcotv 
ciandofi per ncceffità tirano qualche poco ijca 

dea- 



sjo coirstrtTf 

dentro 4* òcchio medeCmo ; E perchè quella pie* 
nézza di tetta '* è forni» ini ftrata ad effa teft* 
dall'untvcrfale di tutto il corpo» quindi è, che 
è facile da crederti » che anco torto il corpa 
fia pieno de 9 medefimi fluidi bollenti » e facili 
a metterG l'uno l'altro in impeto di gonfiezza» 
E' dottrina di tutti i Medici > eoe non fi 
pub aver cura dell' occhio > fé noh fi ha pri- 
ma cura al capo , e non fi pub aver cura al 
capo > fé non fi ha prima cura air uaiverfaie 
del corpo tutto . Ella è dottrina ancora d'Ipo- 
crite > che i mali degli occhi allora trovami 
allegerimento, auando fopraggiungono evacua- 
zioni mode dalla natura ; onde Galeno ebbe 
a dire , che fé la natura non proftioveva tota- 
li evacuazioni > era debito del Medico il proQ* 
curarle con 1' arte » Onde io con molta rag* 
gione ho lodato di (òpra le evacuazioni e di 
Cttfterf , e di pillole meffe in opera dall'Ex 
cellentifL Medico , che affitte alla cura - Ma 
quali medicamenti dovrebbonfi ufare in awe* 
ni re per debellare un male > che vuol renderli 
molto contumace » ofUnato > e rebclle f e non 
cedente > Mentre foflfe approvato % e giudicato 
opportuno da chi afflile , (limerei neceflario , 
che allora, quando la Ragione farà fermata ., 
ed un poco ringentilita , la Signora Marchef» 
per otto giorni continui pigliane ogni matti- 
na cinque ore avanti pranza T in fra feri tu be- 
vanda ì 

#. Giulebbò il tintura di viole mammole 
onc. j. emez» 

Acqua di viole tmc. vj. 

Sugo di limone fpremuto onc. j. 
-Mefcola e cola per carta. 

La terza mattina fi (ara cavare omo an^ 
ve once A (àngue dal traccio daUa banda dell* 
occhio offeio» . ' ' . . ' 

* Terminati gli otto giorni comincerà a preiy- 
4ere V infraferitto folutivo gentile * e lo preg- 
herà per quindici volte una mattina sì v ed una 
«aactina fcò* 

». Se- 



.• f > 



bf FRANCESCO HEDT. |$t 

fc. Setfa di Levante dr. iij. e me** 

Sai prunella dr. j. e mez. 
4 Semi di finocchio acciaccati fcrop.i/. Infondi 
in fufficiente quantità di acqua di eufragia alle 
ceneri calde per ore dodici, la levar un bollore 
al fuoco, pòfcià lafcia freddare, cola, ed alla 
colatura aggiugnh 

Manna (celta onc. j. 
* Siroppo violato folutivo dne. j. e- miti 

Sugo di limone onc. mez. •-• 
Chiarifci fi ha* cola per carta* 

$t. di detta colatura onc. iv. e met. 
per pigliare , come ho detto di (opra , una mat- 
tina sì » ed una mattina nò , bevendo tre ore 
dopo., tei once di brodo di piccion grotto ben 
digradato, e fenzasale, efenza raddolcirlo con 
cofa veruna^ 

Il giorno | nel quale non te tocca a prendere 
il folucivo i pigli la mattina cinque ore avanti 
pranzò, la feguénte bevanda: 

#. Fòglie di meliffa frefchè toànìp.W. 
Si peftino in mortajò di marmo ben bene còli 
perielio di legno , e nei pelarle fi aggiunga 
Zucchero fine onc. j. £ quando il tutto è ben 

?>efto, fi (temperi con onc* £» di acqua di eu- 
ragia ftillàta a bagno , o a ftùfa » e fi unifea 
bene , e pofeia fi coli per manica di Ipocrate; 
e la colatura fi ferbi , per pigliarla mezza la 
mattina , còme ho detto , cinque óre avanti 
pranzo, e l'altra metà per pigliarla la fera due 
ore avanti cetìà * 

Terminato queftò medicamento , metto in 
confìderazione a quello Eccelleiftifllmo e pru- 
denti Aimo Sic. Dottore , che affitte alla cura 
di fua Sig. Illuftrìff. se foffe bene , come io 
crederei , venire ali* ufo di un piacevoli ffiroc^ 
decotto di China con la giunta di una mini- 
ma porzioncella di radiche di Saflafras , col 
bere a patto la gentile bollitura feconda ri a del- 
le fecce della prima decozione . Io per me cre- 
derei che foffe cofa per portare quella utilità, 
h quale è permeila in un cafo tanto fattidio- 
1 - so f e 



e 



351 CON»Ul<Tf 

so , e contumace , e foffe altresì per la meno 
r confortare , e per corroborare la tetta , e 
e vifcfere del ventre inferiore . Che è quanto 
brevemente pjorffo dire . E prego il Signor Id- 
dio , che il tutto porti quel giovamento , che 
viene defidcrato> Rimetto pero il tutto al pra- 
dentiffimo di feerni mento di quel dotti ffimo Pro- 
feflore , che giornalmente con la fua perfona 

Ìffifte , e vigila per la (alute di quefta nobU 
fluna Dan$, 



I.ET- 



LETTERE 

PER LO P I V 
CONSULTIVE 

FRANCESCO REDI» 



\ ' 



/ 




N «35 

Ai sia DO TX 

MARC ANTONIO 

r 

M A C A NI. 



O ititelo dalla cortefia di V. Sig. Chi fvff* 
Eccellenti^, la ftoria desinali della quejm)à~ 
Signora Clenjcni* Orfani Vai *>wMacam 
confidenti in una Sciatica Adì!' I-fi vede in 
fchio ùtìiftro „ Io non hq dubbio ?**/& TV- 
alcuno % che il tutto non proven- me * *J*> 
ga, come ella accenna nella fu* dotta Lettera, u?. 
dalle molte superfluità efcremwizie radunate in 
quefto corpo nel tempo della gravidanza, al che 
può molto aver ancora cooperato la debolezza 
deirtfchio me de fono ricevente l'affinila. Di die 
naturalezza poi fieno quelle fupecfluità efere^ 
meatizie , io per me crederei % c^e fodero fot- 
tili , mobili » ignee , e che se pure abbiano ac- 
quattata qualche lentezza 9 dò fia avvenuto a 
quelle follmente , che di già fon calate alla 
parte dell' Lfchio dolente , ma che quelle , che 
giornalmente danno per calare 9 confervina tut- 

Savia la loro mobilità , ed ancora la toro fui- 
urea , -ed ignea naturalezza , -e di quella natu- 
ralezza ignea è effetto altresì , che i medica* 
menti evacuanti, tanto piacevoli , quanto rifen- 
titi non muovono il corpo t e non fanno ape* 
razione alcuna. Pure conPajuto de'niedicamea* 
ti datile da V. Sig. Eccellenti^ ora è miglio-* 
rata aiTai ; laonde infilando nella medefima 
intenzione -, (limo neceffario continuare \ ed am- 
mollire, umettare, e rìnfrefeare con acque pt** 
re , brodi , e puri fieri di Latte lènza alterar* £' credibi- 
li; e continuare Tufo de'servizialipuri, e fem- U , che ah 
filici , ma frequenti : Quanto fi appartiene al- poteffe av- 
e vinacce j ed a' medicamenti fimili da appli- venire psf 

carli 



< itf CONSULTI 

la forza carfi alla parte, io gli avrei per fofpetti , e tei* 
del calore merei, che col loro calore non rifcaldaflero 14 
il quale di-parte, eperconfeguenza vi potette correre raag- 
fatandoviegior ttufnone. Oltreché poco quefH-poflono ar- 
pik i vafiy ri vare air interna cavità , o acecabulo . Pure me 
avria ere- pe rimetto al prudentiflìmo giudizio, ed efpe- 
feiuto in ritnentatiflìjuQ di V.Sig. Eccelleutiff. che come 
#//i rj/yiw/ prefente può- giudicarlo molto meglio di me 9 
fi degli che son lontano. L'ufo del vino in quelli cafi 
timori vi- è molto perniciofo , e pub grandemente offen- 
**ìati\q*in-ÒGTQ gli articoli , e particolatmente fé fia be- 
di è che vuto fenz' acqua, e fia generati). E raffegnan- 
talvolta dole il mio riverentiflìma pffeqaio le faccio de- 
f applica- votittima riverenza. 

ìione di medicamenti e alidi alle farti tumefatte nen /noi 
gievarek 

AL MEDESIMO. 

SEnto lo flato del Sig. Cav. Migliorati dal- % 
la puntuali flìma Lettera di V.Sig.Eccelien- 
tiif. e con ella i rimedj medi in operar ne'tem- 

IA addietro , mediante i quali ha il Sig. Cava- 
iere ricavato qualche confiderabile giovamen- 
to . Non bi fogna dunque perderli di animo , 
ma bensì incontrare il male coti nuovi rimedj 
adeguati e alla femiparalifi , e alla nefritica , 
con quelle flette intenzioni , che da V.Sig. Ec- 
cellentiif. fino ad ora fono flate confiderete . 
Per ben fervire quefto Signore metto in con* 
federazione a V. Sig. EccelientifF. fé fotte bene 
al principio di Aprile ricorrere air ufo di un 
vino medicato folutivo , del quale ne pigliatte 
. una proporzionata dofe ogni mattina , o per Io 
meno due giorni sì , ed un giorno nò , fecon- 
do che reggette fra mano , e fecóndo che farà 
giudicato opportuno dalla oculata prudenza di 
V.Sig. EccellentifT. che con l'attuale premura- 
la attìftebza invigila alla falute del Sig. Cava- 
liere, Dei vino mi fervi rei dell' infraferitto , o 
di altro Amile* 
$• Fiori di Viole mammole raamp. vj. 

Si 



Ì>I FRANCESCO R«M. 157 

Si infondano in lib. xj. di vino bianco per ore 
24. fi coli, e nella colatura fi infonda 

Sena di Levante onc. iij. 

Sai spariglia acciaccata onc. ij. 

Mecroacan polverizzato. ) j 

Cremor di tartaro poiveriz. ) #,# 

MaCÌS ) ,„, r ;; 

Cannella) ^ *'«• 
Stia infufo per quattro giorni nel caldano del 
forno agitando più volte il giorno. Si coli, fi 
fprema, e per ogni libbra di colatura fi aggiun- 
ga onc j. e mez. di Siroppo violato folutivodi 
quello fatto di que(T anno. Si unifca bene, e 
li ricoli di nuovo per iftamigna doppia , e fi 
ferbi in fiafchettini piccoli coir olio fopra per 
pigliarne quattro, o cinque once per mattina , 
fecondo che parrà alla prudenza di V. Sig. Ec- 
cellentiflf. e fecondo l'operazione, che farà, o 
fecondo che il Sig.Cavaìiere fia per reggere. 

Si offerverà intanto , che utile fi ricava da 
quello medicamente , il quale ci darà lume , e 
ci farà fcoprire paefe , circa il quid agendum* 
Intanto io farò di ritorno a Firenze , di dove 
renderò grazie a V.Sig.Eccellentiflf. per le fue 
amotevou efpreflioni verfo di me per la mia 
recuperata sanità; e le fo devotiflima reverenza, 

A L ME DESI M O. 

PEr quanto poffo raccogliere dalla fua pun- 
tuali fllma relazione, io credo, che la Si- 
gnora Spofa Vai fia gravida . Stante gli acci- Ancorché 
denti fovraggiunti (timo neceffario in tutte le Ipocrate 
maniere , che quanto prima fia.poflibile , e far- dica negli 
se anco quella fera fi apra la vena del braccio, Aforifmi, 
e fi cavi una moderata quantità di fangue per che alle 
reveilere quei fangui. che troppo acidi, e fa- donne gra- 
ligni pigliano la ftrada verfo l'Utero , e quivi vide non fi 
poflbno ftimoiar V Utero a fare degli sforzi per dee cavar 
liberarli da quella moleftia , ed in quelli sfar- /angue f 
zi , può nalcere la cagione dello ftaccamento perchè a- 
di quell'uovo, che in elfo Utero fi cova. Io bortifcono % 
OpM Redi Tom.VlI. R non 



158 l £ T T E * E 

mafjime non avrei difficoltà veruna dunque in una gio- 
quando ti vane ben nudrita a fare quella evacuazione di 
feto ègra- fangue nel braccio, non tralasciando di ricor- 
re , nondi- dare , che è neceffario nece (Tari (Timo , che per 
meno torna molti , e molti giorni la Signora dia in ripofo 
bene far in ietto, che fi unga tutta la region lombare 
talvolta con manteca fatta di fugo di rofe, fecondo la 
guefta ope-ricetu della Spezieria di S.A.S. che mattina , 
razione , e fera mezz'ora avanti il cibo pigli una prefa 
atte fa la di Magi fiero di Madreperle, o di Perle, o di 
robnftezza altre conchiglie marine, affine di tor via Paci- 
del Corpo , do , ed il fale, non (blamente agli umóri, che 
come av- concorrono allo Stomaco , ma altresì a i mi- 
verùCelfo nimi componenti del fangue . Che è quanta 
JeReMed.debbo dire a V.Sig.Eccélleutiff. al quale raffe- 
Hb.z.cap. gno le mie antiohe obligazioni , e le fo riverenza* 

Firenze 15. Agoft» 167 J. 

AL SIC. N. N. 

IL trovarmi con poca buona fanità , e con 
qualche febbriciattola , che mi affligge, mi 
rende imponìbile il fervire V. Sig* UluftrifT. in 

3uelia fteffa puntuale ipaniera , che avrei dell» 
erato per Soddisfare ai mio dovere . Accetti 
V. Sig. IlluftrifT. da me il mio buon animo , 
mentre le dico , che il male del fuo Ami- 
co è un male perlcQlofiffimo ^ e più che perì- 
colofiffitnp , ed a mio credere gli ha fconcer- 
tate tutte le vifcere del ventre inferiore, e del 
ventre medip , e forfè ancora in elfo verttre 
medio vi (lagna qualche acquo fità, (colatavi o 
per trafudamento ? e per gemitip , o forfè an- 
co per rottura di qualche vafe linfatico , al 
che poco può operare il Medico t il quale in 

Juefto cafo dee camminare con quelle «effe in- 
icazioni, che con fomma prudenza, e dottri- 
na vengono accennate dairEcceilcntiff. Sig. Dot- 
tor Diamanti ? die affitte al suo male ; cioè a 
dire, dee proccwure & evacuarne più die pia- 



*&ì ir Ateista i^dtj ijy 

4tvoUnq$c gli up^ori, Soverchi , deqftruere i 
canati od^lle vi fcere.) ^ 4tipiolare la natica cof 
diuretici aicaricarfi per 4e vie utiliffime >.e 
pjro porzioni tUFirne della urina , le quali molto 
pan fon wfe ai fuddetto Èscellentitf. Signore, 
j£d. i$ rtffegijanda. a V, Sig. Illuttriff. il mio, 
&for§pà > ($mjg> t c^qtyQ, le prego da Dio .bene- 
detto^ datevi & npftro beoe ogni vera, 4 
più tarmati* toiifolaiione . 

. Ektenza*. t . Settembre i6%j* 

« - ' 

* - , > ' 

AL SIG, DOTT. FEDERIGO 
• NOMI . ANGHIAKI . 

IL fipe iella Lettera di V ? Sig. Eccellenti!!, 
mi ha moffo a tenerezza di cuoje , è mi cre- 
da , Sig. Federigo , che i miei antichi , e pri- 
mi amici gli aiqo, e gli amo di vero cuore • 
Se qui fentirò cofa alcuna di Giovani , mì/^p 
) Utero per operare, sfce V. S. refti confojata^ 
Così po.tefli io, venir una volta $ ftar un.mp- 
se in fanta pace nella Camera di V. S. Starb 
m afcojta certamente , glie lo prometta. Qlie 
lo progetta . Ma oK Dio come fono per le 
fatte tutte le genti ! 

Godo del Poema. £ quefte due fole parole 
fervano per tutte l'altre , che dovrei dire • Il 
Sig. N.N. non i il cafo per darle lp notizie, 
che ella defidera,giaccjiè fono pachi mefi,cha 
ferve il' Sig. MarcHefe N. N. Il cafo il cafidl. 
mo farebbe il Sig.Conte Magalotti : l'arcica- 
Cffuno • Pub V.Sig. provarti ad attaccarlo eoa 
lina Lettera , e fupplicarlo delle fu* grazie f 
Può V. S. fuppl icario prima delle notizie de- 
gli agii ci Guerrieri di elfo Sig. Conte ; e poi 
ancQ fa? Guerrieri , e Consiglieri in generale. 
Egli il Sig^Conte è cortttfiiftmo . Avrei detto 
che V. Sig. aveffe mandata la Lettera arae, 
acciocché ioi $l\$ la faceffi averci • JV$a emetto 



itfò t S Y T t ft : « 

non fi può fare , perchè ieri ufcì l'oretta* , che 
Martedì fera tutta la Corte dee effere alFAm- 
brogiana per trovarti Mercoledì seta a Pifa \ 
per iftar fuor di Firenze fin fatto Pafqua. 

In Livorno dirò al Sig. fuo Fratèllo quantp 
ella m'impone, e glie io dirò con difinvoltiK» 
ra , e con affetto di buono amico . Addio . Mi 
voglia bene . Soggiungo , che credo , che ella 
avrà fatto menzione del Conte Veterani- mie 
grande amico. Quelli è da Urbino ed è gran 
Condottiere di Cavalli, e- bravi ffroQ^-ecU ha 
titolo di Sergente Generale di Battaglia. Ad- 
dio di nuovo é 

Firenze 17 . Gennajo 1Ó87. ab ine. 



AL SIG. DOTT. LODOVICO 
CIVININI. 

* 

PEr effere io tornato di Campagna colla 
Corte, di poca ouonafanrtà, e mezzo am- 
malato, perciò mi- piglio con V. S. Eccellen- 
ti (T. la ficurezza di rifpondere alla sua Lettera 
per mano altrui , aflicurandomi , che ella fia 
per compatirmi nella prefente urgenza, fé an- 
cora con brevità le dirò, che avendo io confi- 
derà to i tanti , e tanti medicamenti fatti per 
eftirpare i mali del Sig^ebaftiano Galeotti fuo 
Cognato , e che quelli non hanno mài total- 
mente debellato il male , perciò (limerei per 
avventura di molta utilità fé raddolcita la ita- 
gione , e fatta una purga , e dopo di effa pi- 
gliato di nuovo per moiri e molti giorni il 
J Medici Siero pon depurato , ma bensì (emplicemente 
delfecolo fcolato dai Latte j il Sig.Sebafliano fé ne paf- 
pajfato «-faffe all'ufo d'un decotto di Salfaparìglia fao 
fando la to di semplice, e fola Salfaparìglia, senza la 
Salfapart- giunte di altri ingredienti medicinali ; E que- 
glia ordì- fto tal decotto lo continuale almeno per qua*. 
navano un ranta giorni pigliandone due Stroppi il gior- 
no , 



Di FRANCESCO REDI. tèi 

no, e bevendo a definare, ed a cena il decot- vitto dif- 
to fecondano della mede (ima Sai fapariglia, rin- ficcante 
vigorito con qualche porzioncella di nuova Sài- per a/uta- 
sapariglia. re la vitti 

Stimerei pure neceflario , che nel tempo di di ouefle 
quello «decotto il Sig. Sebaftiano in veruna ve- medica- 
runa maniera non ufafle regola di vita % effic- mento da 
cante , ma bensì una regola di vita umettati- effimal ca- 
va, e rinfrefcativa, mangiando mattina « e krd.no/ciuta. 
mi ned re affai brodo fé , ed il più delle volte 
con erbe,, e talvolta ancora con qualche parta 
non lievita per attutire la foverchia fermen- 
tazione de 9 fluidi , e la mattina a definare man- 
giale tempre carni lede, e qualche frutta , e la 
sera mangiale folamente la mineftra 9 ed una 
coppia d'uova da bere, ed una frutta, ovvero 
due bocconi d' infalata cotta. Che è quanto pof- 
so dire a V. Sig. Eccellentiff. e le raflegno il 
mio riverenti/lìmo offequio, . 

. Firenze 8. Aprile i6%j. 



AL MEDESIMO. 



M Eotre cotefti Eccellentiflimi Signori, che 
a(Tiftono alia cura di V. SigJIluftriff. é 
dell 1 Illuftriff. Sig. Sebaftiano fuo Fratello giu- 
dicano neceflario , che effe piglino codi in Pi- 
ftoja l'Acqua della Villa, io l'ho per più co- 
moda cofa, che lo andare a pigliarla al fonte 
naturale con un difagio , ed incomodo non or- 
dinario in quefto tempo così caldo , e partico- 
larmente pe'l Sig. Sebaftiano , che è smagrito, 
e fiacco di forze ; e per quella cagione io gli 
avea ordinato il Siero , a fine di umettare lo- 
danti floamente , di rinutrire qualche poco, e di 
adergere i canali delle vi (cere contenute nel 
ventre inferiore. Se dunque cotefti Eccellentiff, 
Signori dimano opportuno , che pigli il Sig. 
Sebaftiano l'Acqua della Villa, io mi acquieto 

* 3 alle 



alle loro prudetitiffitnéj'édel^eriméhtate deter- 
fliinaiióni • 

Circa là Quantità decorni da pigliarli yoèff 
Acqua, io rion pallerei gli ottb, o nove giorni 
ò dieci al più. 

% Circa la qualùità di éfla Aeatia da pigliarli 
-per ogni mattina , io non patterei le féi lib- 
bre , o al più le fette . Un . poca menò ,< o uà 
poca più, fecondo che dall' efito della prima 
piattina potranno oflervare cdtefti Eccellenti ff^ 
Signori , i quali giornalménte gli àfliftòrio ; ed 
a*quali ancora son note le altre piccole, ethi- 
nute diligenze da offenterfi. 

Quanto poi fi appartiene a V.S.Iiluftrifl: cìié 
è più robufta, e meno accafciata, e più franca 
del Sig. fuo Fratello; Ella può liberamente pi- 
gliare dett' Acqua della Villa iriPiflojacdri fatte 
Quante le comodità della Cafa paterna . Ma* 
ancor efla non piffi le otto, ò nove mattine* 
ó dieci di efTa acqua ; e fóprat tutto fi ricordi 
l,a fera di andare parco parchiffimo cc*n là ce- 
na, cioè con una fola fòla mineftfaj é ld ftef- 
fó dico dell' Illuftriff. Sig. Sebaftiano fuo Fra- 
tello, e mio Signore; Rammento àncora l'ufo 
del farfi il Criftiere una fera sì ed una fera 
ria. Che è quanto in efecuziòrìé de* suoi rive- 
fltiflntu comandi poffb dire a V. Sig. Iliuftjri& 
Illa quale faccio umili/lima tìverenta. 

Firenze 15. Giugno 16$ j. 



;'; . ALME D ESIM O. 

NOn fi maravigli V. Sig. Eccellenti^ sé 
non lia vedute tnie Lettere fino ad ora. 
lo iòno flato fuor di Firenze con la Corte 5 
ma quel che importa , e concerne al mio non 
iferivcre , fi è , the non fono flato bene * ed 
Ìjo avuta , ficcome lio ancora , una faftidiofa 
jnalfa&ia > che congiunta con 4a vecchiaia , t 

co i 






W Fft ADESCO *EDT. itfj 

co i legami della Corte , mi ha tenuto piti 
che impalcato . Ho vedute quelle Scrittu- 
re , che V. Signorìa Eccel lenti dima mi h* 
mandate, e mi creda , che quella di quel che 
fi fo feri ve Cavaliere , mi ha fatto ridere > ma 
ridere daddovero ; e mi accorgo Tempre , che 
come più io vado invecchiando , io divento 
femprermi più ignorante, e tempre fon più al 
bujo nelle cole appartenenti alla buona Medi- 
cina . M' immagino , che avrà rifo ancora V. 
Sig. Eccellènti!!, e che ancor effa averà rifo di 
cuore. 

La Scrittura di V. Signoria Eccellentiffima 
mi pare una Scrittura favia , prudente , e ben 
fondata , ben condotta da' buoni fondamenti , 
• non mi pare, che la cura di quella Signora 
fi poreffe incamminare per altra ftrada, che per 
la propofta da V. Signoria Eccellentiffima. V. 
Sig. fa, che io le parlo con ifchiettezza di cuo- 
re. Il cafo è difficile da fopirfi. 

Il laccio alla nuca propofto da quel Pro- II 'Redine* 
feflòre , è propofto con molta, e con molta gli ultimi 
ragione . Alcuni lodano ancora lo aprire due tempi det- 
enute?) nelle cofee . Mi continui V. S\gno la fua vita 
ria il fuo affetto, e le fo devoti ffima reve- fi rideva 
renza . ... ™ Caute» 

tj , /limandogli totalmente inutili alla falute degli uomini} 
onde leggendo $ Confulti di quefto valent* uomo , fa d'uopo 
avvertire in qual tempo furono da effo compojli ; conciofiacbi 
da vecchio conobbe la vaniti di molte cofe y che in gioventù 
foleva flimare affai • 

Firenze dalla Villa Imperiale 25. Giugno 1687» 



AL MEDESIMO. 

OTtimo ottimi ffittfQ rimedio farà per la 
Febbre dell' IUuftri ffima Signora Alef- 
fandra Marchetti > oltre il tenere il corpo e va- 
li 4 cua- 



1*4 ' t S T T E R r 

cuato dalle fuperfluità , che alla giornata fi 
generano , valerli del Siero di Capra depura- 
to , conforme così prudentemente è flato pro- 
pollo dalla dottrina » e dell' avvedutezza di 
V. Signoria Eccellentiflìma • Io l'approvo pie- 
namente , e nel prefente flato di quella Illu- 
ftriflìma Signora , nella ftagione , nella quale 
ci troviamo , non faprei proporre un rimedio 
pia proporaionato di quefto . Lo metta dun- 
que V. Signoria Eccellenti dima in ufo , ma 
nello fleflò tempo rammenti fedamente , e 
con ogni premura poffibile all' Illullriffima 
Signora Aleflandra > che fé ella non oflerve- 
Non y ì rà piti che efatti Almamente la regola del vi- 
medicina vere , che di giorno in giorno te vien pro- 
zia certa pofta da V. Signoria Eccellentiflìma , quefta 
di quella Signora durerà coi fuo male lungamente , e 
che dipen- tutto quanto V Inverno , ed ancora arriverà 
de dalla alla Primavera ; e perciò fia premuro fa V. Si- 
buona re- gnoria Eccellentiflìma in efagerarle quefta ve- 
gola del rità , nella (quale confitte la principale parte 
vivere, pe- della di lei Sanazione . Che è quanto poffo 
ro dice il dirle con fincerità di cuore . Mi compatifca 
Proverbio: se non le ferivo di proprio pugno , perchè an- 
La buona cor io fon convalefcente , e le fo devotiflìma 
cura reverenza . 

scaccia la mala ventura , t fé gli uomini quando flann* 
bene proccurajfero di riguardar fi y avria,no poco bifogtm d*l 
Medico • 

Firenze 30. Settembre i6gu 



AL SIC DOTT. FEDERIGO 
NOMI . ANGHIARI. 



HO ricevuto i primi Canti del fuo Poé# 
ma Eroicomico del Catorcio d'Anghia- 
n . Gli vedrò, e fpero di godervi V amenità 
del nobile ingegno di V. Signoria e farà un 

mio 



/ 



DI FRANCESCO REDÌ; 26% 

mio grandiffimo trattenimento, se fatto Pafqua 
la Corte andrà in Campagna . Per ancora noa 
se ne sa niente! Letti che gli avrò , Scriverò a 
V. Signorìa Ecceilentiifìma . Al Giovane Ce* 
rufico di S. Maria Nuova confegnerò un efem- 

Slare delle mie Offervazioni >• che ultimamente 
o fatte (lampare , e gli confegnerò parimente 
un efemplare delle Epiftole ftampate dal Van« 
dem Broeck, che if Sig. Adriani ha ftampate p 
e dedicate a me. Servirà il tutto per trattener- 
la nella sua foiitùdine. 

Credo, che (temperò il mio Ditirambo del 
Bacco in Tofcana, e farà con le Note • Gli 
amici vogiion da me quella (bddisfazione , ed 
io obbedifeo ai loro guftq • A fuo tempo ne 
manderò a V. Signoria un efemplare ftampa- 
te E caramente abbracciandola le auguro in 
quelle Sante Fede ogni bene , e glie lo augu- 
ro di vero cuore • Io fono di V* Signoria ec« 



AL BIG. N. N. 



E' Gran con fol azione di un Medico tonta* 
no y il quale debba rifpondere ad un dot- 
to Confulto medicinale , mentre nel fine di 
eflb Confulto legge quelle parole , che dal 
prudenti/Timo Sig. Giovanni Trollio fono (la- 
te fcritte, e fono le feguenti: Pare che fi pof- 
fa dircy che il male abbia terminato? augumen- 
to totale del cor/o univerfale^ e che fia nello fla- 
to con qualche principio di declinazione dimo- 
Jirata evidentemente nella 'mutazione degli fiu- 
to * migliorati tanto nel colore 9 quanto ne! feto- 
re ; dimofirnta parimente dalla minore tofje , # 
dal modo pia facile di mandar fuor et e [fi fiuti 9 
che pur fono ancora pia fluidi , e pia obbedien- 
ti y che non erano in prima • Dimoflrat* anco- 
ra la /addetta declinazione del male dalle urine 



i(S' t *T f T 3 R E 

pik tòpìofe, e Ài <*lor migliore* daiP effere fi** 
V aùpetf-J r erm prtféHUtmefnte con qualche appetenza al 
-za del dio cibo $ • per db Meglio ferrite Patitici naufea , 
i le pia ^ dal dormire pia foaveménte chi non fi faceva 
volte indi- nel ptirkipio' % e neW atgnmento del male ; e ju 
tuo che il nalmtntt dal non avere tanta agitazione negP ipo- 
male fi condii* 

partetfud- Or dùnque fuppofto quefto per veto , io fa- 
do nonfiàtì\mtnìe concorro nella ormone delSig.Trol- 
autlloche iio > che l* Illuftriff. Sig. Commendatore Al- 
f Medici tóvici pofla francamente guarire dal ntaie, che 
addttrtan- lo ha infettato già per lo fpazio di quaranta 
danofame giórni * e particolarmente, se fi profegutrà una 
canina* buona regola di vivere con una (trettiffiroa par-» 
fimonia nel mangiare,, e con le iterate, e rei- 
terate piacevoli evacuazioni di frequeirtiffimi 
difteri, e con brodi, o firoppi femplici , pia- 
cevoli , ed efpettoranti , umettanti , e non ri- 
fcaldanti , e pigliati in buona copia . 

Quai poi fia (lato quefto male , fappofto per 
vero tutto il racconto del dotti Aimo Trollio, 
io per me con co ito nella di lui opinione; et 
fefe ftata una febbre biliofa continua in fog- 
gia di due - terzane accompagnata da una fa- 
ftidiofiffioia torte , la quale tofle era cagiona- 
ta da materie -fiero fé depofte giornalmente ap- 
poco appoco , e qua fi infen (ibi Unente per via 
de' canali fknguìgni nel polmone , le quali quivi 
Il caldo fat * ermte > e &*à ca ' or della parte mgroffate, ac- 
produce ^ u M arono vifcidità*, lentezza, e colore y e tal- 
wW/»w«. vo ' ta odor© non buono . Al che fi aggiunga, 
ti Quella^* ficcOrne per la confervazione del fluido 
lentezza ' nteirt10 de* corpi viventi, cioè del fangue , tra 
perchè fa ** a ' Cre c0 ^ e * aeceffario , che da effo fangue^ 
fvaporare ^ tre 8^ a ' tr * eferementi , che in differenti 
da efti P attl ^ cor P° ^ Sparano, per evitar la cor- 
r aauea futte l a * c ^° f an § ue se ne feparaffe un altro 
porzione ^ crement0 » ^ quale non fi radunale in luo- 
che ferve 1° ^ cun0 » rt,a c ^ c continuamente fi rneftolaf- 
lordivei- * e co * ^ u, ^° *ft ern ò > ù°* * dire co 'l* af *a , e per* 
^j ' ciò la natura a queft' effetto dettino la cute ; 
ma perché queir eferemento, che continuamente 

deve 



X 



ìft FRANCESCO Ut DI. iSj 

* » 

elève fèpararfi dal fluido interno, cioè dal fan- 
go© fletto , è più di Quello , che il può fepa- 
rare per mezzo delia cute, perc'18 la médefima 
natura fece i polmoni , dove, continuamente 
fi dovettero fepararé le particelle efctèmentofe 
del fluido internò, cioè del (àngue*, e quefté 
particelle mefcolatè col fluido efternò , cioè , 
coir aria, che continuamente efce ed entra né* Qjtefr w» 
polmoni , fofferó .portate fuòra del còrpo ; miao va- 
Quindi è cjie quelle particelle né' polmóni del p<ne^ che 
Signor Commendatóre Altóviti non feparaté fecoportm 
dal fangue ^ né portate fuor del corpo dal fluì- conttnua- 
do éfternó con la nec'effaria proporzione, per mente t 
lo impedimento \ che ho accennato di (opra, aria nella 
delle materie fi ero fé de pò te appoco appòco rcfpirazió- 
ne* medefimi polmoni , e quivi ingroflate , ed ne, fi vede 
invi (adite ; quindi e , che cib ha mólto eoo- finché du~ 
perato alla lunghezza dei male , ed alla divér- tà il fred- 
fità delle differenze degli fputi , ora pi h fluU do, ma te- 
di , ora piti groffi ; ora di un colóre , óra di fio thè 
un altro ; ór fetenti , or non fetenti . Intor- viene la 
no a quefto fetore fi potrebbe con fiderà re se Jlagion 
veramente gli fputi , che vengono dal poi- calda fpa* 
mone fieno fetenti fubitò che fono flati fpu- rifte n 
tati , o pure acqui (Vino il fetore dopo qual- 
che tempo , che fonò flati nelle fputacchie- 
rie , conforme foventemente fuol avvenire * 
Io non credo già * che ne' polmoni vi fia 
offefa (aumentale di parti guafte , perchè co- 
me feri ve il ^ottifCmo Signor Trollio , pub 
il Signor Commendatóre giacere in tutte tut- 
te quante le politure , e fenza difficultà ve-- 
runa, per minima che ella fi fia, e fenza ve- 
rini dolore , e fenta veruno affanno , e fen- 
za refpiro anelofo ec. Per ricapitolare adun- 
que il detto di foprà , io crederei , che eòa 
Dna flretta , e ben regolata , ed orti nata par- 
fimonia nel mangiare , con le reiterate pi at- 
ee voli ffim e evacuazioni de 9 frequenti (fimi di- 
fteri , e con V ufo de* brodi , o firoppi uitiefc* 
ta^ri* efpettocanti > e talvolta gentilmente e?a» 



ZÓ% LETTERE 

cuaati , poteffe il Signor Cavaliere ricuperare 
col tempo la (anità, come cordialmente il de* 
fiderò. 



AL SIG. PIER ANDREA FORZONI 

ROMA. 



IL Bali mio Fratello > che per fortuna "£ 
trova qui in Firenze , mi dice , che in 
Arezzo non vi fono perfone , che abbiano que- 
llo Cafato de'Ghelfi. 

La famiglia de' Guelfi è nel Borgo San Se* 
poicro, e son Gentiluomini. 

In Arezzo vi fono certi Mercanti di Fon- 
daco, che fono venuti dalla Pergola a dar in 
Arezzo, e fono del Cafato de 9 Golfi, e fi chia- 
mano Federigo, e Luigi. 

Quello è quanto poflb dire a V. Signoria 
in fretta in fretta quella fera, reftando ' qual 
farò eternamente. 



AL SIG. N. N. 



SOno fiato negligente nello fcrivere , per- 
chè in vero non poteva affaticarmi * ti 
aveva un ordine medico di sfuggire al pof- 
fibile ogni applicazione • Delle mie negligen- 
ze adunque pane mibi Domine . Mi rallegro 
gon V. Signoria del suo nuovo Libro , è go- 
do delle Aie glorie, e mi, dilpiace degt^ al- 
trui 



mfr a net SCO «EST. - % 269 

trui cicalecci , che veramente fanno ftoraaco 1 veri gi- 
ti galantuomini .* I suoi Sonetti fon belli , lantuomi- 
ed io non poffo le non lodargli • E rendo ni W* fi 
grazie infinite dell' onore y che V. Signori! accordano 
mi ha fatto col farmegli godere , fiocome an- alle ciar- 
cora le rendo grazie arcinfimtiffime de* Libri, ledei po- 
* palio quelto offizio con la.cordialità più de- polacche 
vota, e pia riverente del mio cuore» e prego che per 
Iddio benedetto , che voglia profperar V. Si- antica u- 
enoria in fan ita, e lunghezza di vita felice per fanzade- 
benefizio di tutto il Mondo litrerariQ • Prego. ride U 
anco V. Signorìa con ogni oflequio a voler altrui xim- 
favorirmi della continuazione del suo affetto, tuofe fa* 
e dell' onore de' suoi comandamenti , e le fo fiche ; 
umiliflìma riverenza. Beatus 

vir , qui 
non abiit in confilio impiorum,& in via peccatorum non 
ftetit , & in cathedra peftilentiz non iedit • 



AL SIC N. N. 



NOn effendo qui il Sereni (T. Signor Car- 
dinal de 9 Medici , a cui il Sereni (Tubo 
Granduca Padrone rimette le cofe dello Studio 
in gran parte , non faprei fare un pronoftico 
certo dell' efito della Lettura pretefa dal Signor 
N. N. e tutto quello, che io diceflì a V. SU . 

Sorta Eccellenti*!", in quello propofito, fareb- 
fondato in aria. 

Io vorrei bene , che V. Signoria Eccellen- E* dan<* 
tiffima e il Signor N. N. rimaneffero confo- tarfiaue- 
lati, perchè so, che quefto Signor ha tutte le fio bel gè- 
parti pia ragguardevoli, che fi debbon confide- nio y chea- 
rare in un giovane di grandi (Ti ma afpettazione; ww* il 
e fi afficuri V. Signoria che per quanto potran- Redi di 
no valere le mie attenzioni , io non manche- beneficare 
rò mai di celebrarlo* il merito 

IL delle per- 



\ 



irPTY&f'fiRàWESW) RIDI, 

-firitjcpfa II libro: dj W Signoria Eccelientiffima del 

^wtórar^Ba renghi contea ii Galileo T. ho ritrovato in 

\nel gujfiounz delle, aiie /caffè., ed ha detto al Signor 

MmÌ9 y suo Fratello , che:a lui lo confegnerò , ac- 

fhegwjce ciocché lo* ttaftwfrta a V. Signoria Eccellentif- 

-fipe*te\.{ma. '. Intanto iiaiifoppiica dell' onore d$' fifci 

, falcando tomaqdamcntìi continuati ^ $ le fo divotiflvna 

iAfiQnìje^vetenzz^'o^j erri !. K :,;.,,. 
-fcdtevand* . v -..V^ v/.f, . * , :;_ ., 

-Ì* pravi, * -»':'^l;*v ;:.<." ■ ' ■ , ■ • - * 

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OPUSCOLI 



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FRANCESCO REDI 

APPARTENENTI ALLA MEDICINA ED ALLA 
STORIA NATURALE . 




F ORMA 

6" I ST 1 T V (?. E 

LA DIETA LÀTTEA » 

J 
' / 

jgUL Medicamene dì vivere per 
lungo tempo di folo latte 
o di Donna, o di Afina, o l 

di Capya , : Q dì Pecora , 6 
di Vacta,> è flato meflo in 
opera da diverfi Medici vi 
diverfe , e differenti malat; 
rie a e particolarmente negli 
fputi di (angue , eh? fgórga^ 
so dal petto ; nell* urine ftnguinolenti \ nelle 
fluffioni pertinaci % e falate ; negli Etici ; ne^ 
Tifici ; ne' Qottofi ; negli Ipocondriaci ; in co- In fimi 
loro, che hanno tumori cancerofi efulceratijedafofo con* 
}n tutti coloro, ne' quali fi feorge fovrabbon-^i gliò altri 
dama di calore non buono , ed $macia*ion$ il nofiro 
di tutto il corpo. Autore 4 

La maniera di ufer tal medicamento fi è che pigliare il 
dal Medico affittente fi elegga quella forta di Latte , e 
Latte, che egli giudica «X confacente al bìrcio fu co* 
fogno del malato , ed alla natura t e compiei felice eve- 
fione di lui . ' to y come fi 

Di tal Latte dunque munto • e cavato à^\U legge in 
poppe delL* animale % accanto al letto delPam-w»* Leu 
malato , o nella camera più vicina * se nq pr- ter a ^ nel 
glia la mattina a buon' ora un bicchiere di Tom. V. 
quella tenuta* che giudica (ufficiente il Meàì- delle fue 
co, the affitte \ che fuol battere intorno alle Opere • 
fei once x ovvero alle otto , ovvero alle dieci 
al più, P?efo il latte, fa di me (rie re dormir- 
vi fopra % o'per lo meno iter nel letto in ri- 
fiofo per una , o per due ore $ pò f ci a/ fi può 
evar dal letto, e fare i foliti efercizjj modtfa- 
tiflìmi, e piace voliffimu 

Op.dclRediTom.VII. S Suir 



«?* DILLA META LATTEA 

Siill'ipra dej donare -fi pigli* -V 1 alira.faevu- 
u di Xvte t«i $©co maggiore diyqueila _, che 
che fi è bevuta a colazione , 

Sull'ora della annoda se «e pi sii* un'altra 
bevuta , fimile a quella della colezione . 

SuU' ora della cena se ne piglia un' altra li- 
mile- a quella dei deimare. 

SÌ può, ogni volta che lì piglia il Latte, 
raddolcirlo con un poco di Zucchero , ovvero, 
con j|ualche Ginjefebo 
d'Aranci, o dì altro ; 

Alle volte ( ma più 
vece di Latte a defina 
se un pangrattato , o i 
do di pgllaflra; Ma si 
lì pigli manco che fi j 
, Alle volte,, se k, fé 
federe al Latte della, e 

da, gualche poco di acqua pura» o di brodo di. 
nojlallra lènza fale. 

Se ben pare , die un nutrimento di folo Lat- 
te, ed in quantità così moderata, non dovette 
.generare gran quantità dì efcrementi in cola- 
to , che lo pigliano; nullldimeno 1' efperienza 
inoltra, che è necelurio far dì quando in quan- 
do qualche Servìziale , e li pub comporre di 
due parti di brodo , di una parte di Latte 
col (olito Zucchero» Sale , torlo d' Uovo , e 
Emiro. 

Uno de' maggiori difordini, che lì poffa fa* 
te in cucilo medicamento, i, che , o par lo li- 
molo della fame, o per le reiterate, continue, 
«d importune esitazioni dVdornemcì , i quali 
dubitano , che il malato lì polla morire di fa- 
ine, uno, dico, de' maggiori difordini è il far 
grandi, e Itrabboccbavoli bevute di Latte, le 
guili caricano in maniera lo ftoinaco , che non 
pub digerirle . e per conseguenza lì caricano 
ancora gl'Ipocondri di crudezze, e d'impurità; 
onde molti vapori afeendono al capo , e non 
fi Pub continuar* il medicamento ; nel qual 
BjeJicarcenro è un grande ajuW l'effer gover- 
nato 



DI FRANCESCO REM. *7£ 

&*S 4* T|k Medica-gadiriffc , frutta* * ^ 

fcrwa, e%on fa^f*. .V .; • ^ 

Gran difprdine è ancora lafciare il Latte 
poro , t munto di frtfco* ed in fu* vece fer- 
viri! ielle forte di Latte , dette giuncaci r e di 
altri yan . $ diverti manicaretti fatti di latti- 
imi. 

L'Animale, dal quale .fi piglia tf Latte , fa 
di n^ftiere farlo nutrire di f eoa , di orzo , e 
di qntli'?rb?, òhe. dal Medico ferannp ftimfte 
cén venienti al frale , eh? fi pretende curare . 
Se gli dà ancora d^ Ceroni fatti $ farina* 
e di acqua $ ma particolarmente non fi trafcu- 
ri mandarlo foycate in tappimi % «fcerfi * 
suo piacer?, 



, \ 



S ^ 



TRA*- 






TRATTATO 

DE' TUMORI. 

Chi rutili a , la dottrina de' 
yt\ sii femora mollo utile, 
: par (fi ogni altra, neceffa. 
Onde io, che in quèfta ilo- 
refeffiooe ho impiegata la 
jr parte della, mia gioventù, 
n riioluco pec un certo mio 
■e» btifioiewoW-plvociiìa.' fc*j«er«. alcune cole, 
che intorno ad efli Tumori mi anno -fatto of- 
fervare , e comprendere i salì venutimi ' alle 
mani, la lettura de' buoni Autori , e la con. 
Il Tumore verf'azione dì uomini dotti , e prudenti. 
da' Greci II nome dì Tumore e un nome generico, e 
fu chiama-vile un rìcrefeirnento. di corpo- per tutte tre le 
tooywfiotfue dimenfionì, cioè per lunghezza, larghezza, 
prtiminen- e profondità . Ma venendo al particolare Chi- 
za dì cor- rurgico , per nome di Tumore quello folamen- 
po.Sivt- te fi dee intendere , che Tumore morbofo co- 
dafuqut- inanemente s'appella, ed ha bifogno dell' ope- 
fio propafì- ra del Chirurgo. E non è altro, per apportar- 
la Gatenone la detenzione, che un'eminenza fuor di na- 
ml futili- tura, di qualche parte del corpo, la quale emi- 
gro de Tu- nenia offende le operazioni della ftefla parte. 
mori. Quella definizione del Tumore la trovo ri. 

Molte fa- cevuta fenza controverfia, veruna dagli antichi, 
no preffo e da' moderni Scrittori , ma non così uniformi 
gli ami' fono gli antichi' , 'ed i moderni fra loro' nello 
chi le de- fpiegare li redante della dottrina , cioè nello 
finizioni adeguare le fpecie , le, dìfferenie de' Tumori , 
dtl Turno. \e cagioni tanto, materiali , che efficienti, ed 
iv, comi i loro fegni : onde perciò ho (limato bene per 
fi può ve- pia chiarezza riferir prima i fentimenti degli 
dere in antichi, facendo pofeia paffaggio a quegli dò' 
Gal. I.i j. moderni ; E dagli uni, e dagli altri mi sfor- ' 
del Meta- zero di raccogliere il più bel fiore, tralafcian- 
do di me- do tutto quello , che con. La ragione, e co' 
dica/e . "■ '-,■'■' uno- 



»t fUAVCESCÒ REM. 27JP 

nuovi Scoprimenti non mi parrà , che fi ac- 
cordi» •■"••.;•., I 

Gli antichi da due fingenti: ricavano le di- 
vertita ' de' Tumori , cioè dagli umori * e dalle 
parti iblide. Dalle parti foiicte, che efconodel . 
loro (ito, ed in altro luogo cadono ,. e fi fer- 
mano , fi fanno quei Tumori chiamati » Ernie Ernia , e 
dfcgl' Interini , e dell'Omento, in quanto che 9 Jue diffe- 
o gT Interini , o. T Omento, cadono nello Seco* r*»«e . 
tav ovvero verfo 1* Ombelico. 

Séf pertanto fono gli umori, da' quali gli an- ^ Ipoct» 
tichi vollero, che fi produceffero j. Tumori , P*l Libr m 
cioè il Sangue, la. Bile, la Pituita, la,Mefan-,^(' U- 
celia, il Siero, ed in fefto luogo un certo u* mori ^ e il 
jnore chiamato da effi Umore fìatuofo. .-E fic- Contento ^ 
coirne da ci afe uno di quefK sei umori, di perse, diffufodi 
i- propri , e particolari Tumori s' ingenerano , Galeno. 
cosi dal vario loro mefcolamento altri di ver fi 
ne nafeono. 
;Col nome di Sangue non intèndono tutta la 
mafia del fangue , cioè tutto quel fluido , che 
continuamente feorre per le arterife , fc per, le 
vene , ma bensì una fola parte di quello fluido, Jpocr* **l 
la quale (ia di temperamento caldo, ed umido, LibJella. 
e che corrifponda all' elemento dell' Aria. lLlì*t.uma- 
quando quefta fola parie predomina, e (opra- na .vuole 
vanza tutti gli altri umori componenti la maC- theìprm- 
fa del fangue, dicono, che fi fanno le infiam- cipali u- 
maxioni , e fpecialraente quei Tumori chiamati mori del 
Flemmoni., cioè . Tutfcori fatti da -foto, e pura noflro cor. 
fangue fenta mefcolamento degli altri xxmow pò fieno 
componenti la mafia del (angue ; giacché per quefìi 4. 
malia del fangue intendono un comporto di Bi- e cgn effo 
ie, di Pituita , di Melancolia , e di Sangue \ lui fiac- 
ri a ciascheduno di quefti quattro umori affé- cordi Ga- 
gnano il proprio temperamento ; ed ora V uno, Uno , e 
ed ora l'altro avere il predominio in tutta la quafitut- 
maffa fanguigna fi credono . ** '* tur ~ 

Quando vi ha predominio la Bile , éicaùùèadfM** 
poter nafeere leRifipole, ed ogni fpeciediEr* dici anti- 
vede , er particolarmente quella , • che vien detta chh 
Formica * che da Cornelio Celfo Fuoco h&tQGorn.Cclf* 
fu appellata. lib.^.cop. 

S 3 U a8. 



*?'• TRATT. DE 9 TVMOUt* 

• La Pituita ancor cffa produce i fuoi Tunm«< 
ri, intendendo per Pituita quella parte della 
Mafia del fangne di tetnpertunento freddo, e 
Edema , umido corri (pendente air elemento dell 9 Acqua. 
anfiagume Uno de* principali Tumóri nafcemi da quefta 
v. /opra a pituita fi è l'Edertia* QuéÀa fteffa Pituita può 
cor. 32. variamente alterarli o cor divenir (alfa, o aci- 
^a 9 o di altro fapore » o col farfi or più, ed 
or meno confidente 5 e dora , dal che varj Tu- 
móri , fecondo gli antichi » ne nafcono * Se fia 
falfa, ne nafcono per lo pih nella tedi alca* 
ni Tumotetti , che amiò nel loro mezzo una 
piccola ulcera » e fon chiamati Acori • Se la Pi- 
tuita diventi vifcida, ma non molto, e che fi 
fermi in varie parti del corpo » produce la Vi- 
tiligine bianca . £ finalmente , se venga ad ef- 
fere d'una molto maggiore confidenza, produ- 
ce quel Tumore, che è chiamato Durezza f e 
per altro nome Scirro* 
Tumore Un tale Scirro pia facilmente vien prodotto 
chiamato dall' umóre melanconico , cioè dà quella parte 
Scirro co- della mafia dei fangae di temperamento fired- 
mefipro- da, e fecca corrifpondente air elemento ddJla 
duca fé- Terra + Oltre lo Scirro , vengon prodotte le 
conio fli Scrofole , o Strume > e Gavine ; le Varici ; un 
antichi « Tumore dello fcroto chiamato Rami ce ; ed un 
altro pur dello fcroto chiamato Sarcocele , cioè 
a due Ernia camofa« Alterandoli quello fteffo 
umore mei an coli co , col riscaldarti, e col ri- 
. " <•• ; "feccacfi di -Soverchio ne nafte la Vitiligine ne- 
JZlef*n%ta*$ZrQ l'Elefanziafi comunemente detta Lebbra* 
/*, owemChe sefempre viepiù fi rifcalda, e fi ri fecca, 
Lebbra, «ingenera il Canchero, ed allora l'umor me- 
lapcoiico è chiamato Atrabile, e da quefta A- 
trabile neir ultimo grado rifcaldata ne nafce il 
Carbone , o Carbonceib • 

Ih quinto umore è il Siero del fangue , che 
dicono fervire ad effo (àngue per facilitargli il 
psfia?gio , per le anguftiffime vie delle vene 
Me farai che , e per quelle del fegato; il che 
< efeguko, dicòno efiere attratto il fiero dalle 
vene emnigenu a 7 reni , e da' reni cader pofcii 

per 



per li canali ureteri aR*v«fcietf. Se onefto Sie- 
ro per qualche vizio dalle vene etnufgenti neri 
viene attratto , ma fi rimane nel (angue , d* ■ 
rffo fannie fparfo, per cori Are, e tramanda*' ^ 
to a vane parti del corpo , produce vari Tu- 
mori . Imperocché raccolto il Siero netta cavi-» 
tà del ventre iifferio**, fi fe 1* Idrofila Afci M^Lar. Hy* 
raccolto nello fcroto nafce V Ernia umorale del- drop* u- 
lo fcrpto, esumata da' Greci Idrocele; raccoU trìcularis 
to nell'uinbUko, nafc* V Emi* uwWlicaie ac- TJ>x#x* 
quota, per altro nonne détta Idrtfmfalo ; racco!- cioè Er- 
to nel capo*, pmduee T Idropica del capo, no- ttìa se- 
minata Jdmcefeib . In óltre se il mentovato quo/a. 
fìtto fi ipartje per 1* cut** , nafeono quei pie- TJ>/*0*- 
coliffimi Tumoretti chiamati Sudamini , e per \ou Um- 
nitro nome dal volgo- chiamati Pelliccili, i qua- bilico con 
li per la falfedttìe del fiero cagionatiti un ac»- acqua. 
to ; e faftidiofifftmo prurito • Si confonde però Ttpoxop*» 
il Siero con la Pi tuka fonile, ed acquosa, men- Kos. 
tre da quello, e da quefta poffbn effer prodot- 
ti i medefirai Tumori acquofi, ficcome per i- 
(cottamente) di ferro infocato, o di acqua boi- T^nfi* 
lente , fon prodotte alcune vefchichette nella bolle ac- 
uite ripiene a acqua, nominate Idatidi. qua jote . 

Rimane in fedo luogo da dire dell' Umore 11 tumore 
flatuofo , il quale produce anch' eflb i suoi Tu- flatuofo fu? 
mori, Per umore flatuofo intendono gli anti- nominato^ 
chi una materia aerea, quale appunto è 1' A-, da'^Greci* 
ria quando tira il vento auftrale ; e adducono i[i<pv(rttp* 
per fua cagione materiale la Pituita groffa , e ecorrifpti- 
vifeofa; e per cagione efficiente affegnano un de aliavo- 
calore mediocre . Infinuandofì quella flatuofità ce latina. 
nel concavo del ventre inferiore, produce TI- Inflatio. 
dropifìa timpanitide ; se s Y introduce nello fero- Di qui 
to, fa nafeere F Ernia ventofa del medefimo figurata- 
fcroto; se paffa neirumbiiico, e lo fa gonfia- mente fifi- 
re , cagiona V Ernia ventofa umbilicale chi a- marnar*, 
mata Reumatomfalos ; se nel membro genita- capriccio. 
le, ne deriva la Satiriafi, o Priapifmo. Cosìcbia- 

Tutti i Tumori menzionati fino a. qui fon mata per- 
prodotti per cagione delle parti folide, e per dà ti 
cagione degli wpori , ma degli umori non me- ventre di 

... S 4 feo- coloro che 






*&>. T**TT. »«' TUMORI 

amo qua- ftohitìjra di loro , .« bensì «fi cfafchedttn» 
53» t0 % fid ^ to 1 d i tf «e Schietto, e puro : Per la 
IÌZ$L V*& *•£ fave,larfi ora di ««* Tumori, 
fina V Sfcere *' n,edefuni ua,0,i EO flbDO 

fil*Ì? t Mefcilandofi dunque il fangue, e la Bile n* 
TùtpaZi. fttrà a F1 « mnBOa e Erifipelatofo... . 

JìuefioTtattato % qualunque ne fìa fiata la et* 
girne , «»m/ì imperfetto] contuttociò fi l ft abilito 
di flamparlo y per le molte notizie, che in ejfojì 
*™ a ™ * Maggior vantaggio recherebbe al pub- 
blico fé fotte compito : , perchè premetta /* Morìa 
delle vecchie opinimi, avrebbe in ultimo V Autore 
J piegato la fentenza de* moderni , come dalle pa- 
role fu$ pare, che pojfiamo dedurre . V antico Si- 
ftema de Media , che fiabili/ce P origine delle 
malattie nel vivo degli Umori già defiritti t fu 
mal fondate, ni fi può a ragion fofieneré . Ma 
non è qui luogo di confutalo « 



,» 



i 



NO- 



/ 



NOTIZIE 

I N T O R K Ù 
ALLA NATURA DELLE PALME 

SCRITTE OA 

FRANCESCO 

REDI 

AL SERENISSIMO SIC. PRINCIPE tìt 
TOSCANA COSIMO Uh 

Ùell Affrìcanó chiamato Chogta 
Abulgaith ben Farag Afifaid , che 
Voftra Sig. de' giorni pattati mi 
fece conofcere 9 io lo trovo Un 
uomo di buona condizione , e 
ben coturnato « é per Maomet- 
tano che ei fi fia , parmi pili 
the ragionevolmente dotto , e di non ordina* 
ria intelligenza; laonde fi può credere effer ve- 
ro, che egli abbia lungamente ftudiato, come 
ei dice i pdlè numerbfe 4 e grandi Scuole di 
Fe(Ìk > e che di là venifle chiamato pòi con par- 
titi onorevoli in Batteria , dove per lo fpaziO 
di quindici anni fu folenne Maeftro dell'Alco- 
rano , e dell'Arabiche Lettere nella Corte dr 
Hagi Muftafò Las Re diTunefi. Ha non poca 
ragione l'eruditi (lìmo Sig.Erbelot di farne {lima* 
e di non avere a vile di comunicar talvolta fé* 
co gli ameni (fimi fuoi ftudj $ intomo all' antt* 
che, ed alle più moderne Lingue Orientali. £ 
vaglia il vero , che Abulgaith ne pofiìede mol- 
te , e le favella * e le feri ve con franchezza 9 
ficchi tutti $ uè i pochi, che in Fittale ne haa* 

no 




*$Z NAT. DELLE PALME 

no qualcht cognizioni , rfmafi ne fono ammi- 
rati • Egli , mercé dc T ri vcrkHTimi coman<)emen- 
ti dì V.Sig, frequenta fpefTo la miaCafa, e ad 
alcuni miei amki aaorevolmente fpìega i prin- 
cipi non solo, ma le {inezie ancora della lin- 
gua Arabica, ed oggi , dopo un lungo eferci- 
zio di. Quella , non poteva refiftere con lacri- 
me di tenerezza-, e con tutti. que*modi più o& 
fequiotf» che portano i toltami della sua gen- 
te * <T efagerar meco U pietofa gpnerofità del 
Sereni (Timo Gran- Duca, che gli ha restituita 
la lrbeitade , e ^qumdr nott fi fatava di ridir» 
mi quegli affabili % ed umaniffimi trattamenti, 
co' quali da V. Sig. viene accolto • Io per me 
tengo per fermo, che quelli abbiano ad efiere 
2 mi fttfBoli effkadflimi per lafciar la falfa 
Maomettana Sette, e per ricovrarfi nel grem- 
bo del Criffianeflmo , e di già mi fembra di 
feorger qualche barlume di quefto 'suo pende* 
w> , e di già veggio V interna guerra del sua 
cuòre . 
Dantjn- E gttal ì quet^ thè difuud eih che volle, 
fer.%. R per nuovi penfier fsngi* propofì* r 

Sì the eUi cominciar tutto fi folle » ' 
In tal gui fa appunto credo osa , che legna neli* 
abitata mente di corta + dia io fpero , che il 
genio migliore fia per riportarne ir vi noria ; 
« tanto più lo fpero, quanta ctfei già comin- 
cia svelatamele ad accorgerli delle manifefte 
contradizioni , e delle ridieolofe favole , che 
sono nell'Alcorano „ ed : anco alle vòlt» se ne 
kieia frappar di bocca qualche no* ben termi-» 
Mto accento , ed imenottameate fra 1 denti ne 
feveHa ; anzi da certi giorni in qua egli è fat- 
to curtofiflimo d ? incendere ì Mifterj della no-* 
ftra Fede» e cerca di ftpere i riti , e le ceri- 
monie della Chiefft , ed a qual fine ficn fatte* 
oade mi convenne la fettimao* pa£a*a dargli 
minuta ragguaglio della fatta , e della diftribo- 
óone delle Palme , ohe in aknni de- noftki Tem- 
pli fu da lui con particolare attenzione ofler- 
vata. Dopo che io i\ ebbi «i wglior modo, 

che 



Bf FRANCISCO REDt; *8j 

> che io fapeva, fodtfisfatto, eflendomi con tale 
occafione venuto defiderio di apprendere alcu- 
ne curìofità intorno allattatura dell'albero del- 
la Palma, intraprefi ad interrogarlo » per vede- 
re se dalia viva Tua Voce mi fotte per avven- 
tura venuto fatto d'intendere ciò * che io non 
aveva baftailtcmente potuto col meno degli 
Scrittori della naturale Irto ria ; e rimati dalle 
sue rifpofte còsi appagato , che poco > o nulla 
reftandomi di dubbio , mi son lafciato , forfè 
con foverchio ardimento , perftudere di portar- * 
ne a V.Sig. quelle fteffe notìzie > le quali , se 
le giungeranno per avventura nuove , averò io 
soddisfatto al mio dovere , e pel contrario mi 
rendo certo , che la Comma benignità di V» 
Sig. da me tante volte efperimentata , gradirà 
il mio oflequiofo intento. 

La Palma è un albero frequenti {fimo i è Ai 11 Padre 
grand'ufo neir AGà, e nelF Affrica } ma nell' Gh:Anto- 
Europa, e particolarmente nella noftra Italia , ^mCtu**. 
raro fi vede , e se pur fi vede » o non vi fa i zi daMon- 
frutti ; ovvero non gli conduce a maturazione; ttcuccole 
e di ciò oltre la quotidiana efperienza , ne Ì2Caputàno f 
teftimonio Plinio nel decimoterzo della Storia**//* Iftoria 
naturale v e prima di Plinio ce lo avvertì Vzr-de tre Re- 
torte nei fecondo libra degli Affari della Villa» gniCongo^ 
Ama la pianura* e non isdegna affatto la coi- Matamèa, 
lina , purché vi fieno forbenti d' acqua ; impe- e Angola, 
rocche non vi è cofa alcuna , di che pih tema parla to» 
la Palma, quanto che del feccore* che la dan- piofamtte 
ni fica, e la ftrugge ; onde quantunque ella vo* delle Pai- 
glia effer ben concimata* e nudrita di letame* me. Anche 
nulladimeno le è nocivo negli annuali afciutti,xe/G'V0 del 
e ne' luoghi, ne' quali non vi è argomento da Mondo di 
poterla' pia che abbondantemente innaffiare ; tGio:Ftan+ 
se innaffiata fia, ed abbia l'acqua a tempo, ed ce/co Gè- 
il terreno se le confacela* ella germina* e frot- mf ///^ai- 
ti fica sì poderofamente * che talvolta una fola binato in 
Palma ha prodotta tanta abbondanza di frutti, Venezia 
da poterne caricar giuftamente due Cammelli ♦1719.7*010, 
Ma ficco me , fecondo che fcrivowo coloro, Ì5./M02. # 

, quali le virtù delle piante , ovvero la k>r natu .Jeg. e nelf 

ra 



**4\ NAT* DEttE PALME 

Opufc Jet- ra inveftiearono * l'erbe tutte* egli liberi aa~ 
/* />*//»* no il marchio, e la femmina, cori in neffuna 
Rampato pianta è piti itoanifefìo che nella Palma ; ira-» 
in Firenze perocché v^nno raccontando , che la femmina 
nel 1^93. lenza mafchì© non genera, e non mena i frut- 
ti fono ti, e che all'intórno delmàfchio molte femmU 
twltt belle ite difendono i lpr rami, e pare* che lo allet- 
/ notizie ^f-tino, è lo lufinghino , ed «gli ruvido , ed a-* 
tìnenii a fpro col fiato , ,<;ol vedere , con la polvere le in-* 
fuefte gravMa \ é se il rhafchio o fi fccca , o venga 
Piante, tagliato, le fefomine l che gli verdeggiano in-- 
Plinio era torno » fytte, .per còki dir* védove , diventano* 
di qutjto Aerili . Axhille Tazio nel primo libro degli. 
parere^ co- amori di Leucippe, e diClitofonte deferi ve te-. 
me fi vede néramente quefti amóri della Paliria , e eoa non 
nel decimo-minor galanteria ne fanno menzione Teofilat- 
terzo Libro to Simocata nelle piftole, Michele Glica negli 
della Sto- annali , Ammiano Marcellino , e Claudiano , 
ria àatu- che nelle nozze di Onorio diffe: ' 
tal* gii Vivimt in Vtnttem frondfis ^omnifqut vicijftnt 
fneritcvatOh Ftli* arkìr irò?**, nutant ad mutua Palma 
VttJ>%. e Tocdtra 1 

£0. Invilupparono però tutti coftòro la verità con 

mille poetiche fole , concioffiecofachè egli è 
menzogna* per quanto Abulgaith mi dice, che 
r fia nèceffariò , che 11 maichio fi pianti vicino 

. alla femmina, e che dalla femmina fia veduto, 
e ne fia da lei fentito l'odore , imperocché vi 
fono de giardiqi * e de'palmeti , ne quali non vi 
ha mafehi , e pure le femmine vi fono feconde» 
e là dove fono i mafehi, se dal fuolo fien reciti 
non per tanto quelle defiftòno ogni anno dal 
fruttificare. Egli è con tutto ciò vero, che i ma- 
fehi contri bui feono un non so che per fecondar 
te femmine, ed io ne feri vero qui a V.Sig.quan- 
to ne ho potuto comprendere , cioè , che la Palma 
dall'età sua di tre , o ili quattro , o di cinque 
« anni infino al centellino produce al primo ap- 

~ ; parir della novella Primavera dalle congiunture 

di molti de' più baffi rami un. certo verde in* 
voglio chiamato daDiofcoride pomi *****{ , che 
r < crefee alU grandezza d' un . mezzo, braccio in 

4 " circa 



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k 
\ 



' DI JPRANCISCè UEftf « Ì&S 

circa, il quale poi nel mefe d'Aprile, quando Dio/corid. 
è il tempo del fiorire, da semedefimo fcrepo- lib.ucap. 
la, e fi apre, e vedati pieno di moltiffimi bian- 127. pli- 
chi ramufceìlì , su pe'quali in abbondanza fpun- preffodet 
tano fiori fimili a quelli del gel forni no bianchi Mattigli. 
lattati , con un poco di giallo nel metto ^ e 
•quefto invoglio , e quefti fiori tanto son pro- 
dotti dal mafchio , che dalla femmina , ma ì 
fiori del mafchio , che anno un fpave odore , 
€ ne cade una certa polvere bianca fomrgliante 
alla farina di calcagno , dolce al guftq , e de- 
licata, e se ne vanno tutti in rigoglio, e mai 
»on producono i dattili , ancorché à diverfb Non apprè* 

Sawre foffe Teoftafto . Poi contrarb i fiori va la fen- 
di* femmina, che non anno cosi btono odo- ten%a ài 
re , e non ifpalv erano quella farina , fanno i Teoftafto 
dattili in gran còpia; ma bi fogna ufi rei alcuna il quale 
diligenza; imperocché quando incontociano* a dice, che 
sbocciar dall'invoglio, o dal malto, th$ dir \o delle Pai- 
vogliamo , fi taglia - intorno intoVnc tutto Vìn- me , sì i 
voglio f è nudi fi lafciano i rana de 1 fiori ^mafehi^hi 
tra' quali s' interfono due , o tre ranufcelll , puvle femmine 
di fiori colti dal mafchio , quindi urti uniti fi producono 
legano infieme in un mano , e osi legati Sfrutti. Nel* 
tengono fino a canto , che quegl inferiti rz-ltjtejfqer- 
-mui celli del mafchio fieno fecchi ed allora fi rare èan- 
tolgon via i legami , e xosì venjou fecondate tota il 
le femmine eoo quell'opera , fenz* la quale non Mattioh 
condorrebbono i dattili alla perfezione, ed al- nel primo 
la buona maturezza . Se poi quel» fia una fu- lio.de/uoi 
perdizione, o pure un conftieto modo di -hreDifiorfifi- 
•lorle ed inutile, io per me non fiprei , che ere- pra Dìo- 
dermerte; sa bene, che il coftume é antichiffi- feoride* 
ino, e suquefto fondamento andò favoieggian-J7 vegga il 
do Achille /Tazio f quando ditfe, de fé il ma- Proem.del 
fchio deilaPalma fia piantato gipan tratti *lou-7 ournefen 
i»no dalla sua femmina , tutto appaflttr infra- alf Infti- 
li te, e qoafi vien meno, e ben tolta drcrreb. tuzion* 
be arìdo, tronco, se il sagace agricola , co- della Bè- 
' nofciqto il di lui male non htràppaP una ver- tanica a 
mena dalla desiderata femmina -, e *>n 1* inno- c.6f> dw 
liafle nel suor* £ eflb mafchio , ciqtoèlla più in- eglictfèfi 

ter- 



2i6 N4T. DItLt II1UE 

f*d* ni* terna midolla , da alcuni chiamata il cuore detta 
m tra- Palma . Io oon pollo peri* tacere , che da alcuni 
vatocofa, altri mi è fiato affermato , che non èneceflarió 
che batti per rQ^r feconda la femmina V inferire que v 
fer credere due, o tie ramufceili de* fiori del m^fchio ,tra f 
$io eh fi fiori di ?fla femmina , ma che bafta (piamente 
trova feri t.spolveniiìT? fopra un poca di quella bianca fa- 
ro #»*ora> rina , che cade da 1 fiori del malchio ; e se cifc 
statmate-teSe il vero, potremmo dar fede a Plinio * che 
ria n feri vendo delle Palme ebbe a dire : Aà$oqut ejk 
Frofp.Al- Veneri^ metleQus , ut coitus etiam pccQghatus fie 
pino volle ab barrine ex mariti flore , ac lanugine , hteriik 
ah* -qua fi Vero tantum pufoere tnfperfo fem'mis . Ma fi a e» 
arte [offe me e (Ter fi voglia, quando fi fa quella opera di 
necejtarit fecondar le femmine , i dattili dentrp a' fiorì fo* 
perjecon-, nq della grandezza duna perla, ed allora gran» 
dare le? a Menante jyn danneggiati dalle pioggie t che ia 
me,<mdefuogti\ allrq tempo sono, utili ffcmt, piovente bi* 
corretto a fognevpli , e neceffarie per lo ingtpflamento , e 
dire* che matuaaziere di cfli datali, i quali, caduto che 
uè' deferti è il fiore , apparii co no di color verde, ma ere- 
del P Arai, feiuti alla grandezza dWuUva , cominciano ad 
ii*«/i fra- ingialli re, rd a poca a poco pervenuti neil'au- 
fpartano ^ tunnp a4 uia Cagionata maturezza^ diventano 
da rami rotti) e quanto, son così wtfli, e maturi sull'ai» 
de' mafehi bero , ne goxiqla talvolta (e lo riferi fee ancor 



ebafembra mele da ^uefi frutti : imperocché quando fon 
veramente vendemmiati 3 se ne fa una gran mafia in una 
incredibile ftanza; che aabia il pavimenta di marmo con 
e fuor di un canaletto i» mezzo , che conduce A mele, 
ragiona, il auale continuamente da se medefimo acola 
Quel che àm\ m*fla , e 1q conduce , dico , in un tro- 
«neW/#«p.gotetio , q bottino , di dove raccolto serve a 
Uggiàndo molti *i quegli ufi , pe'quali è adoperato il me- 
anm ferie -\c dellt pacchi*. Ma non apio il mele fi cava 
to diti* da' dattil , anzi in molti paefi aie viene apre- 
Falme + muta una certa bevanda, che può servir pervi- 
cotrifpondexio ; e ficcarne dei vino se ne fa dei pia gene- 
alle #di- iofo* e dclpiàdcbolc > coli A yioUa bevanda 

peni 



di FRàKccsco trori iSf 

$e se trova della più dolce, -e della più infipi. colo/e dh 
da, e talvolta delia più brufca, fecondo la di* ligenx* % 
verfità de' dattili , da quali è (tata (premuta # . *& /«**•> 
P*r£ è un paefe lontano da Marocco lette gior- i Siciliani 
nate verfo Mezzogiorno, deve ne fanno alcu- m y loro 
ni, che femprc fon vérdi, tanto ^ acerbi quanto P##/* par 
maturi, fon più grotti degli altri, e molto mi- la fa wtdi+ 
giiori , feccati al Sole divengono affai duri , e tà de* Pi- 
fì molati co' denti fembrano zucchero candito , fiacchi . 

3uindi è che fi chiamano Bufucti , cioè padri Queste firn 
elio zincherò. Alcuni altri fi colgono aTau* riferite dal 
far, luogo del Reame di Tunifi , e fon àetùP.DonSiL 
Hura, <U color bianco , di fottiliffimo nocào- vio Bocca*. 

10, di&pore squifitiffimo , e non cedono aque-we nel /uè 
gli, che Ftaimi fi appellano , i quali son molto Mufeo di 
(limati, e per la loro eccellenza fi mandano ìFificaar. 
donare in Coftantinopoli • Nello (tetto paefe 28z : V a* 
di Tunifi se ne vede d'una fpezie , che fon detti fpericza fs 
NenachtiiTjntib , affai buoni, ma anno il noe* vedere in 
ciolo più grotto di quel che se lo abbiano gli pia luoghi 
Ftaimty e gli Hura. Alle Cerbe vi son datti- d % Italia x 

11 , che fi chiamano Lemjì , ed ancorché fieno che i détti 
acerbi fono affai dolci , e non anno queir afro* Pidocchi 
e ruvido sapore, che fi fente in tutti gli altri producono 
dattili non maturi. Ed invero che ilfapor de- il frutto f 
gli acerH! effer dee raolt'aspro , ed atf ringente, come Pél* 
o come fuol dire la pler^ f ftrozzatojo:eSendofre Pianta 
che Plinio racconta, che certi foldati del Qmnti fenza Tim- 
Aleffandro mangiando de 1 dattili acerbi, rima* marinata 
sero ftrozzati nel paefe di Gedrofia • irovznùvirtu gene- 
uncoracert* altri dattili neri detti Nachalet al tati va .Al 
ammari ; quefti per effere molto primaticci , an» Sig. Ak\ 
no grandiffimo spaccio * Grandi ffimo lo avpano^woailf^ 
anticamente quegli , che nafeono nel contorno riaS alvini 
di Tebe' di Egitto , i quali febbene so* acidi, dal Sig. 
magri , fattili , e per io continuo caldo riarfi , BatìGirfr 
ed aventi. più torto corteccia, che buccia, nuL» iami in 
ladirneno erano di grand' uso nella Medicina , villa fu* 
se vogliamo dar fede a Diofcotride, a Galeno, a Arcetri 
a Teodoro Prifciano , aGariopomo, e fra'Poe- furono me* 
ti aPapinio Stazio, che Scherzando con Plozio flrati i 
Gripo suo amico, gli novera tra quei donativi, Piftacchi 

che 



|83 nat; mlie palme 

ieM^fre- che fcambievolmeftÈe far fl foleano ne* giorni 
fchiy ma Saturnali, Chatts, Theòaic£ve> Cartcjtoe, 
vari, per . Offervp qui per trafeorfa , che da Stazio fl 
rum effere chiamano i dattili Thebaie*\ tfaiafclando di 
fiati ìfecm- fervirfi del proprio ter norae^ il che fu coftu- 
dati per me frequenciflìmo appretto gli Antichi Autori 
motte del Latini, e Greci , tra* quali U Principe de 9 Me» 
Pijiacchio dipi Ippocrate , dottando f*r menzione del C«- 
comptgWymino , us^t la fola voce Etiopico* conforme fu 
dheva e- confiderato da Qalenó nel Gloffario delle aiw 

Ìli . * tiche voci, che fi jrovahQ in Ippocrate, cjicen- 
tat. h 1. do euàtoTmtw , ÙTrttx^now no xvfAtrw . E Teo- 
sofo* udt. crito nell'Idillio decimoqu^rto conia fola voce 
Thebaij fivfi\ir^ y irttende di mentovar quei vipo , che 
tXfd Sin- raccoglieva^ nelle collinette di, Blblo, Cartello 
tende pai- nella Celefiria alle falde del mante Libano ; ed 
tm\st % cioi era un ving molto odorifero , per quanto rac- 
dattetii conta Archeftrato appreso Ateneo nelle Cene, 
Quefta così fatta maniera di dire, mi fo a cre- 
dere., che gli Scrittori Pimparaflfero d* colo- 
ro , che vendono le frutte r o altre fimili co- 
se, i quali sdii foliti perifpacciar più facilmen- 
te la loro mercanzia di darle credito, e di av- 
valorarla col nome di quel Paefe, ih cui suol 
* # nafeere migliore: E mi fovviene di ^yer leuo 

Oforn de in Cicerone, che un certo Baruilo , il quale net 
éhfo. porto di Brindi fi ave* pQrtatq a vendere fichi 
* ' diCauno, andava gridando *d aka vpce: Q*«- 

P et V neas ? ^ auneas • C un * Marcus Craffus exercitum 
Jrtqo k *** Brunflufii imponertt x quidam inportucarhasCaun 
Ti 1 n ° *àye&a$ vendens Cauntas clamitabat . Lo ftef- 
f*^p'*f 50 raccolgo ancora da Plinio nel decimoquinto 
£ ..^Vlibro della Storia naturate: Ex hoc genere funt % 
*ÌIq *t dìximus , Coftana , C* Carica , quoque con- 

V aun ? > f condenti navim adyerfus Parthos omen fecere Mar- 
f e & r *~ coCraflb venales prxdicantis voceCauneas* Mol- 
wZZ^* aItri «fempli potrei traferivere, se non fqflfe 
AirmS r*' P» a * tem ?° ^ troncare quefta foverchiamente 
m ne£?~ n °Ì Qfa *8*ff»W x e di tornare a ridire dqlle 
* news# Palme , che non folo ci partorifeono i dattili 
per dbp,e per medicina^ ma ci fomminiftranQ 
per cibo pure, 6 medicina quella bianca x tene- 



nte 



ra., e dolce anima, e midolla, che fitrqvanel 
tponco dal principia de 1 rami fino alla cima , di 
cui facendo menzione Galeno, Plutarco, Ate- 
neo, e Filoftrato , dittero, che fi chiamava *>- 
octyotKof t*< wmxùSj cioè cervello della P^lma^ 
il qual cervellp se le fia cavato , inaridi (ce U 
Balma,, e fi muore , e ciò mi viene coftatì te- 
mente affermato da A bui gai th . Affa non è da 
tacere, che Teofrafto, e Plinio raccontano ef- 
iieryi una certa fpecie dLPalma molto differen- 
te dall' altre , nominata x'pvpfrw* > \ a quale Charmef- 
vive ancorché se le cavi il cervello , e re lei sa riphes di 
fra le due terre , di nuovo rigermo^lia . Que- Plinio , 
fta, fecondo il teftimqnio di Teofrailo , di Pli- vale Pai- 
nip , del Mattioli», di Caflor Dorante , $ Rem- marmile, 
berto Dodoneo, e di Qio: Bavino , nafee fre- ba (fa , che 
quen temente in Candia , in Ifpagna , nel Mon- fi tutta 
te Argentare, ed in Sicilia, dove , ficcome ì per terra, 
Napoli, il di lei cervello cpnfervando in gran e Cefa- 
parte l'antico ed originale ^uq nome Q reco, è gitone, 
chiamata Cef agliai*. Ma la midolla, o cervel- x%paMov % 
lo dell'altre Palme dattilifere -, daeli Arabi è vale i^ 
«fetta Giummar ; ed allorquando Cnogia Abnl- Lat.czpi- 
gaith mi diede contezza c|i tal nome, iq rin- tulura^ 
venni , ( qual rimedio foflfe quello , che Giorgio 
Hlnqacino autore Araba fcrjve , che da un taj * * 

Medico fu fomminiftratp ad un Principe dells^ ' 
(chiatta degli Abaffidj: Haronem ( dice Elma- 
cino , feconda la interpretazione dell'* Erpepro) 
Haronem Rafchidum l a bor a ffè aliquandQ profluvio 
fanguinis, meàicurq autem fuafijje efum Gium- 
zoari palmarum ; ed appreffo: QumGinmmantm 
Palm* editj comyaluijje^ SUngannò grandemen- 
te l' erudi tifiamo Tonynafo Romelia , mentre fpie- 
gando quefto paffo dell' Eimacino , e cercando 1 
qua! parte della Palma -ferie 11 Giummar, diffe 
effere il fiore di eflfa Palma non per ancora ItReine- 
ufeito dall' invoglio .. Ma sé s' inganna <\\ Rei- fio fiimò 
nefio , s! inganna àncora non meno di ini- uh fbrfe^ che 
antico Spofitore di alcune voci Arabiche, il qua- Giummar 
le G cfpdeo x che il Giummar foffe la Nefpola. foffe dal 
Quefto ifteflp Giummar è quello •.che da Gè- I^.gem- 
OpM kedi Tom.FIL - "' T* * ,ittr- mula . 






290 NAT. DELLE PALME 

rardo Cbcrmonefe nella traduzione Urini <H 
Avicenna lib. 2. cap. 359. fu chiamato J tonar, 
x e da Andrea Al pago nelle note fu detto Gie r 

mar . Il Giummar dùnque , per mio fentimetu 
to, è la fìefla cofa, che il cervello della Pal- 
ma r chiamata da 9 Greci , come accennai , #>*•- 
ffextc rnt f>m%9<y di cui fa sellando Plutarco nel 
dialogo di confervar la fanità, diffe, ctie man- 
giato indiceva il dolor della tefta : Ma per- 
, che la Palma , e la Fenice colla medefima , e 

fola voce *uh\ fi dicono da' Greci * perciò il 
dotti (fimo Tommafo Reinefio nelle Varie Le- 
zioni oflerva un groffo errore commeffo dall' 
interprete di quel Dialogo di Plutarco , im- 
perocché facendo latine- quelle parole tyxt<px- 
xo* r»( póivixMi in vece d' intenderle dei cervel- 
lo della Palma , le intefe per quello della Fe- 
nice . Da un fitnile equivoco rima fé delufo il 
. gran Tertulliano nella fpofizione del Salmo 92. 
ìixoutf it Qom% otvàttfH , II Giufio fiorirà come la 
Palma f credendofi , che David aveflfe parlato non 
della Palma, ina dell' uccello chiamato FenU 
ce 9 e quel che è peggio , volle accreditar la 
(avola col testimonio della Scrittura ; quindi 
Volevano coir accreditata "favola volle persuaderci a cre- 
gti antichi <Jere il profondiffitnp miftero della refurrezio- 
Sattapi , ne della Carne . La verità di noftra Santiffi- 
ebe la Fé- pia Fede non ha bi fogno di fuetti frivoli , e 
nicevivef- bugiardi fondamenti , e molto mi maraviglio , 
intorno a che il gran Tertulliano fi attenere a sì fatte 
tinqueeent'bijQ • Anco il Greco Giorgio Pifida efortava a 
anni , co- ,q*e4ere la refurreziòne de' corpi alla fine del 
me affer- .Mondo coll'efemplo della fteffa Fenice ; ed il 
ma Dante Signor de Digbì ne cava argomento da certi 
nel Can. granchi favolofamerite rinati dal proprio lor 
t4* d$W ùle con manifattura Chimica preparato) econ- 
JnfJiceti- dotto ; Ma di ciò (la detto a baftanza , non 
do: Così meritando il conto di perder tèmpo nella con- 
ferii graduazione di fomiglìanti frivoliffime bagattelle. 
fovjficon*E tanto più che la .Palma tbi richiama a feri- 
tóia , che vere d' un certo liquore ," che geme dal suo tron- 
la Fenice co^ e con proprio, è f articolar nome nelle par- 
tnuare , e ù 



/ 



ft FAA1TCESC0 REM** %ft 

ti 1 (8 Tripoli è estimato AMb\ % e *i gii al~ poi riiuu 
tri' Arabi comunemente Vieri detto /fotó anacbal, lce,quan« 
cioè* l*ttc delfc* Palma , per eflfere foraigliantif do al eia* 
fimo al latte , e nel colore , e nel fapore . . mietente* 
Pev averlo fi sfronda tutta una Palma , e con limo anno 
un coltello s'intacca in più luoghi il tronco, 
cui s'adattano intorno alcuni vafi recipienti il- 
liquore, che ne (lilla ottimo per cavar la fé te, 
e per rinfrefeare , e perciò molto nella medici- 
na adoperato , e particolarmente contro l'ardo- 
re dell orìn^ ! Quel latte ufeito dall'albero a 
E3co a poco inacetiate , e racconta Gio-, Eufe- Dettante 
io Nierembergio 9 che di eflb in vece d'aceto della PaU 
fi fervono i popoli del Congo , nel di cui ci- ma vedi Im 
lidi (Timo paefe molte maniere di Palme fi tro- Relazione 
vano , tra lp quali ne fonò alcune, che fanno di qutft* 
dattili , dal di cui nocciolo se ne cava un Olio Pianta 
limile al Burro , utiliffimo ne' cibi, e per ve- fiammata 
dere nelle lucerne . Un' altra fpezie di Palma in Firenze 
noverata tra le salvatiche , germoglia pur nel nel 1693* 
Congo, con frondi abili ffime a tetfere Stuoje,* r f 96/ 
e Sporte , ed altri fomigiianti lavori > e mace- 
rate come il noftro Lino , e filate , se ne fab- 
bricano con ingegnqfa maeftria varie fazioni 
di panni, alcuni de' quali fono full' andare de* 
noftri Velluti piani, e fioriti, e de' noftri Dom- 
ina fchi : ed io mi ricordo di averne veduti di 
più forte 9 e di più colori donati ai Sereniff. 
Gran Duca da certi Padri Cappuccini , eh' era- 
nò ritornati dal Congo , ed affermavano 9 che 
di quegli fi vedono talvolta le genti di quel 
Regno .- Di minor manifattura , ma più degni 
di (lima , crèdo che fallerò quegli abiti , che 
di Palme rozzamente fi temevano gli antichi 
Solitarj. nelle Sacre Spelonche di Nitrii, di Si- 
ria , e di Tebaide ad imitazione del primo 
Paolo Eremita, 

Q;4eft^ son ìq notizie , che ho ritratte da Chi vuol 

Chogia Abùlgaith oltre molt l Mtre, che non vedere un 

ifcrivo , fèrchè effiariflime trqv^qfi gppreffo gli copio/ora- 

Autori della naturale iftoria, 9 j^rticolarmen-^/Ww**- 

.-• . T * te to /opale 



J 9 * KAT. MBtt PklìXt 

Palm, te apptefo Gio: Barino, the delle Palme fri- 
Ittts il fellamente ha trattato : Laonde non reftando a 
(ciondoli me cofr alcuna da foggiwgwt > kccio * VrS. 
£r» <Wf profondiflimo inchina* 

Aftrologia 
fcritutid 
Sig.Giulh DÌV.& 

Pmtadir* 

celtbreL*t~ 

tote di Bo* «* 

Untanti- -• . „*> • 

Wnhmfi- Vi Cafa pomo Maggio ttfl. 



■ \ • * 



VmìtiJ/hm SifwdjBn 
FraacefcO Redi* 



FRAN. 



•1 



FR ANCISCI REDII , 

CONSULTATIONES 



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(L • 






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. * . 









295 



PRO 




INTERMISSIONE 

P U L S U S, 

jìNHELITUS D1FFICULTJTE ; ATQffS 
IN HYPOCHONDRUS MURMURE. 

Ervenerat ad regionem hanc 
noftram incerfus quidam ,fed 
durus admodum rumor, atq\ie 
infauftus de minus profpora 
valetudine potentiffimi Regis. ♦ 
KN.Neque enim ufquam io- Forta fr fS 
corumautgentium ignota ef- ]oh J n%s 
. fé pomi t maxim« hujustama jfjjp^ 
calamitatis , qux univerfom nof ^ m 
Chriftian um Orbem non tang'tf m<>do, sedlnri- £* gSm 
me affi ci t,ac gravi tet. Porroquis umquam lum- 
ina cum animi acerbitate non audiet , perpect$a f 
nulli fq^e.interrupta malis felicitate minime fruì 
He*oem illumi per quem, toties nobis omnibus 
vera t^anquillìias , ac firma fecuritas parta ,. ferw \ 

vataque eft ì Imo quia pretiofiffimarum rer^a 
non folum amiflao, s^ipfem^tamiffionis timor,* 
Ucet levMTunus , nos mirifice oocamovet, & con- 
turbar , ideo iuviaiflìmi hujus Regis affilio tan- 
ti ponderi*, ac momenti eft 4pud omnes , ut ni- 
lul gravius valeat conttngere : infirmo namque i- 
,pfo , infirmatur potenti {Smura Brachwn , terror,. 
«xcidhiriique Barbarono Cbriftianaeque Fi,dei 
. tutela , ac defenfio • Quarfe ipfe.quarrì fupplici ter 
poffurq , Deum ter Maximum, rogo , ac deprecor, 
.ut quaro Pnffimus Rex ex bello adverfus mfideles 
gefto *ontraxit aegri tudinfrnn ab eo prorfus remo- 
vere dignetur. Interim vero, ak preci bus, voti f- 
. que meU iliud adjijngam opefis , quod virium mea- 
xum patttur fumica ténuitas , pé^um a me confi- 
lium expono. Qiiamobrem ex iis omnibus, qye 
jraihi per farienùtfimum Mediami reiata font , 



I 

l 



*46 FRANCTSCT REMI 

perfpicuum eft piane, tria effe precipua fymptd* 
snata invifliflimum Regem vexantia , videlicet i 
intórni flionem pulfus j non quidem ajftdpàm.) fed 
per inaqualia tempora recurrentem y anhelitus dijfi- 
cuttatem^ Ctim hypocondriis murnwr y flatufcjue 
plurimo* y quibus dentque copula tur èxtguus pedum 
iumoTy atqut infìaùo. Fateor equidem horum o~ 
xhhìum affeftuum intèrna* caufi^s tamplene* & ct*- 
tnulate pereumdem Virum fapientiffirfium dete- 
fta.s effe, &expof:tas, ut nihil ampli us deficere 
liuic operi ,' aiit fupéreffe mihrtrrdwtttr . Neque 
tìrim dubìtari potéft,qitinvitiaha& univerfà ex 

" co pràèfertìm orta fiat , & confervàfitur , quod ci- 
borum digeftio intra ventriculum tnihus congrue 
tìbèatur ob cui pam illius liquoris , qui in giandu- 
iofòejufdém ventricidi tunica a (anguine fecerni- 
tur, & qui ipfiuffnet digéftionis ciborum prima- 
rius eft arti fex. Hai e vero caufar & illa fortaflfe 
feion vulgaris adjungi merito poteft ; nempe ela- 
bórationem chyli intra duodenutfi , eeteraque te* 
jnuia inteftinà noti fecundum naturam fieri , 8c 
placide, & fuaviter, ut «quum eft, fed magna 
curo perturbatone ac tumuitu, obvitiufn*fellis, 
& liquidi iliiitej quod a pancreate induodenum 

•ìritefHnurti deriva tur. Nam quarti duo hatc liqui- 
da illa fint, quar hoc loci digeftis cibi* admifceil- 
ttir, & leni (Juadam fermentatone chylum abiif- 
«lem cibis feparant: Vmtf forte eft, ut ob maxi- 
mam eorumdem Quòrum liquido rum aciditaterii, 
lìimiamque falfitudinet», infignìs intra inteftinà 

• ttìnc temporis excitetur ferver, fumma rarefa&io 
? rerum omnium, unde chyli produSio lardatur, 

-depraveturque ^ & usdepariter tanta Ula fiatatisi 
copia émergat,qul hy pocondria implen t , ac tea- 
dunt. Quinimo hoc pofito, pofito inguaiti , chf- 
' lum his decaufis, non fecundum naturato elabo- 
rati , facile quidem explica tu eft, curex eodem chy- 
ìo non optimum tonfuftrat fanguis , feci nimistìui- 

* dus, nimis fubtilia^ & fihris deftitutus, feiliete 
~'cur idem fangtìisseno ,ac lympha ultra nature le- 
~4gfetn àbundet . Saltarci natnque & aciditatis vis , ubi 

himis- iti torpore exfuperat, fanguitjein, & liqui- 
da omnia fundit* terit, rurapitque fibras, atque 

ita 



C OÌ Si, It E D I € £• 197 

ita maxltoàth tymphac còpiam produciti Ètprofe* 
&o ex tanta hac lymphae abundantia In corpore 
orirì certe arbitror pedum tumorem ; atque uti- De morbi 
? nam intra abdòminis cavitatem nihii lymphaelja- caufaqud 
teat, utinam etiara mhìl lateat lytrtphà intra ca- remerà ere- 
vitatem thòracis ; ita ut ex hoc ipfo procedant an- à'tt , dabi- 
helitus difficUltateè , & iutermiflìofulàus.Hocfirtfr^ pru- 
verum foret , magis effént pertirxiefcenda duo hàec dentetfin- 
fytnptomata j neque t&men idconftanteraffirmo,£#f * 
sed fuspicionem hanc fapiefltìffunis Medi co rum 
menti bus exhibeo, citidperpendantsedulo, &pet 
certiòres obfervationes elucident. Nam fì nulla 
adhuc aeri quantitas intra abdomen, nulla intra 
peéiu$,& pulrtioneS feperitur, melioris quidem 
notse, mitiòremque ertiftitno argritudinetrì hanc* 
totifque viri bus curàndum , ne, quod haftenus 
non cotitigit , contingat in pofterum . Caeterum 
poffe etiam flatus imo in ventre colle&os ita urge- 
re, ac premere trans versum septum, ut per hanc 
preffionem refpirandi difficultas fuboriatur, cer- 
tiffimum ed; nec filentio praetcreundum , eam i- 
psatn pulsus intermittentiam , quae in in vi£ìifimO 
Patiente obfertf atur , pólle pari ter a flatu , & ebui- 
litione $uam tirakéreoriginem , quia vidéliéet sub» 
tiliffimus ejuS sanguis sunime salsus , surtìme acris* 
ac fervidus, ut superiuS diéhim eft,inteftinaqua- 
dam fuarum parcium pugna, & colludanone oh* Ptimus *- 
volvatur, ita ut rarefeat aflftdue , & ipfa in rare- mnium 
fadione aliquae intra arterias aere piena» bullae Redius 
efformentur , quarum nonnulla interdura fiat, àt- hancpuU 
que cqafiftat in ore rfiagnac arteria eo tempore* fus inter* 
quo sanguis a (iniftro cordi* ventricuio exiensin mittenti* 
eamdetn arrenata debet fubingredi , atque ita hot caufam 
loci rèmoreturpaullisperfanguisper bultemipfofa fpeculatus 
ejus motum impedieii tetti , ex quo pulsus arte- ejì, quam 
1 riarum ihhibeat; Ut opus effe facile conjicitur. tnoiiise- 
Atque de honlm fyfnptdmatum cattfis hàec judU tiara Con~ 
caffè fufficiat : ad curationem accèdo • fuhationU 

Conflati piane duòs effe pr acci può s fcòpòs,ad busfufius 
quos solum dirigi eurationis confiliudi debet . Et exùlicat, 
pirimus quidem dì + ut compescattff ^iquidòrum ni- fot. ptétcU 
mia falsedo, acidita, & ferver, ittviftiffoni Pa~ puc 146* 



■ 



tgt FRANCACI REDIt 

ti enti s precipui hoftes, quippe qui digefffotrem 
ciborum, perfe&ionemque chyli viriant,perver- 
. tunt, & qui fundunt fanguinem , Se exagitanr * Al- 
ter sco pus in co fitas eft , tn au&a imoiodice,& 
^xfuperans copia seri , aut lymphar per congrua 
tziedicamenta excernatur. Ad priraum ergaquod 
«poftat, scio mini iermonem fffe etmi fapientis* 
fimis Medlcis , qqorum nemo pb»e eft , qui igno- 
ree, hoc in opere confequendo primum potiflì- 
mumque (ibi locum vendicare optirnam cibi > ac 
pò e us aduiiniftrationem . Nulla piane argrittido 
^(t,incujus curatione plurimum non valeat ci- 
borutn usus congruus;at. haecfosa,*Je qua nunc 
agitar affe&io, modo quodam speciali idexptoftu»- 
lat, &efflagkat, auura tota feie ejufciem affe- 
zioni* natura in depravata aliti ìentorom dvg^- 
(Hone, & in alteratione chyli confittati De hoc 
tino igi tur opus eft, ntfapientesjMecttciinróéliflì- 
tnum Kegér» mooeant, de hoc uno enixe orent , ac 
deprecentur Majpftateta fuam, ait per exa&an) e- 
dendi regulatn profpicere velit -propri* fatati, se 
valetudini , a qua totkis Chriltia nx ReiptibHcx 
iàlqs f ac firmitas magna ex parte pendet : fit idi 
fumraae cune qaidbibat, & cornee lat, quantum, 
& quando; in hoc enitn tota res^gi tur. Perfpi- 
cuoio eli ea ipfi competere alimenta.» quae immo- 
li cara liquidorum acredioem moderno di, & fa- 
li um a&iyitatem infringendi facukatem pbrf- 
Cent, fcilket quae corpori largì ri pca r unt inno*, 
cuam quamdam humidi tatetn , frigi ditai i conjun- 
61 ara : & hujus generis fuor tenui a vina . . aut fatis 
diluta, carnium jura , elixae caraes, forlxUiaova, 
cichoracex berbae , hord?um y & ex eo para ta efeu- 

- lenta ; parata? emulfiones,quibus plurima a Ha ad- 
iti poifant , fatis omnibus cognita . Omnia tn vero 
potiffime cavendum eli 9 ne excedens ci borum 

- quantità*, infirmarti ventricidi facultatem fupe- 
» r«t i Se quafi obruat ; quare parciter , ac temp eran- 

ter comedendum , bis tantum in die , & fere » qui* 
Mm parcius , quam mane : hac fervara regula, me- 
morata dies cun&a evafura effe confido • Ha* au- 
xcm de prima curationis fcp^o fint fatis j mfa iom 

«enim 



e o n s. medica; 1^9 

Mim filentio pmt&ftos utpote qu* pendent ab 
iis ^ quae jam circa morbi caufam conili tuta funt, 

& aèt^tiifc^di^rlto^odtoSli* «prime fieri 
poflunt ; fi quis enim , exempli caufa , deco&io- 
pem laudarti parata» ex radicibus cichoreaceis 
quotidie fuihendam primo mane , laudarem & 
ipfe^ pluraauft hujufmodi • 

AH llcundum vero feopum quod attinet, 1 fcili- 
cet ad exjfaifionem lùperflu£ fymphae, putarem 
poffe nos i^ operi s refle exfeaui , aut faltem tu* 
to admodum 1 experiri per moderata?, acque più- 
ries repetitas folutiones alviopealicujuslenien- 
tìs pharmaci, alternrs diebus exhibici Majeftati 
fitte 'per mtìltas, ac multas vices; & mihi qui- 
dem arrider folvens fyrupus infraferiptus ; 
: ' 'IJfc. &■; dram. yj. Tartar. Crem. dr. ij*s* Herb. 
flThe dr. \j. infu. f. col. add. Man. eleft. ime. ii>. 
t. Sfece. Limon* ohe. $. M. ciarif. & coi., $• didfe 
coke, une v. s. vel une» vj. fumé ad auro rais 
«lternis djebus» . : 

*■ Diebus intermedia proficuum erit utifequen- 
ti pota quinque horis ante prandium; $.Herh» 
The, seù Cà dr. iij. « 

Diebus imermediis proficuum erit fumere.quin* 
que cirriter feotós ante prandium bolosexdrach- 
fftis duabus refin* Terebinthinae Cypriaci^.qun 
albera omnia eleganter gepurgar , fuperbiteiv 
Òo ftatim sexy vei ofilo uncias deco& ionia e* 
ft erba The, vrfCià,.qu« deco&io & ipfaquty- 
^w ad promovepdanr urinane roui tum vale t, flor 
niàchoque non inimica ♦ Vocari edam inoifiini 
poteft infeifio ex -Ugno ilio diuretico', qwd lir 
gtiqm nephriticunv vel Palo a Medicorum fiiii^ 
appettatila). Urilis quoque ?nt aqua^mqtta&p 
cofta fueritTeretónthitrsc lacQrma^fic etìamJrer 
citens clysmatum usus. I-Iaee «font qu* fapieatif. 
fimis Medici! proponenda miki fupptóf afc (unti» 
èìxm ,' atqoe adenti ffimumy quo affido»,, deft. 
dferium , ut inviftiflimus Rex perfeSe popvale^ 
fcat; Quaecunque tamen ea fiat, qùx piptulì* 
cunfta eorumdem Mediconw » conulia > . jftaj^ 
juaque sfotti»* 4«$i4o v 






"ifó; 



t>* MARCO DE ALBIZIS •> 

T * 

k 

SERENISS. PRINCtPrS ETR. 

Supremo animi morumljue Formateli 9 
Supremoqu* Alila Prxfc&o 

Tunàfcut Aedi 5. F> D* 

ÌÙbe*, tthiftriff. & ExcclIt-ntifT, Domine* 
bnevi me feri pt ioni tradere, qui fattone da- 
us nobiliffima Femin* uxori tusr Antimoni! 
ufum improbayeria) * quetà tamen peritiffimus 
quidam Medicus mirine* comqiendat ad aerei 
Jllos v^hementefqUe verttris dolqres fedandos \ 
quibus eam ftatis temporibus. di vexari comperi* 
mus. Cum itaque diflo me audientem effe opor- 
teat , né officio defim , pauca prius (cica digna 
prapofuiffe non eetft abfurdum * iis ad brevità* 
tem omiflìs, qua» aut leviufcùla, aut omnibus 
aperta min&fque neceflaria exiftimavimus» 

Hinc itaque ut exorditar , iliud babe ; Ilio» 
ftriffimam feminam quincuna ;am & tricefimum 
gtatis suaè amuim agere calidiffimo tempera» 
mento y & in melancholiam pro^>enfo ; taciti 
xolpre pxtìe quali s cholerici effe folet $ nlgrO 
•cap ttio ; procero oorpore : in qua tamen celere? 
wqttfe r hilares animi motus defiderari non vi- 
dtanttrrv Ea infuper feudi multo* peperìt filios, 
quandoque & abortum feci u Fi Kos disos,.quo$ 
ultmios dedita ea, qucjd a partu prxferebant, 
totofe fuHviridi y iaerbcos dixifles . 0£hvu$ 
jate agi tur annue ^ a quo nec se gravidam feo- 
^ irt , nec bona ufi ed valetudine , adeo ut ma*» 

Viem potius r palloremquéV contea* exit *. Adde& 
itlvkd ; quod trtbus ab bine annis , tfehementifc 
itati** qui in ventre inferiori excicabantur,do^ 
Itfribus < fuhittdc labftoaveric • Qui quidera dota- 
res vel menilruas ante pmgaiioacijciriii felici . 



C © * f . MEDICA JOX 

rei Ipfo pungationum tempore, vel purgatone* 
ipfas 9 cum fuum fedaverint curfum , fubfequun* 
tur. Ea quoque purgatio (lata eft,&roenftrua$ 
& fi tempu* iliud quaudoque antevertat , te* 
buìqi utique eft &parcior, colore interdum fu* 
ico 9 languidiori inrerdum 9 sed igneo pierum* 
cue , & rubore fuffuib . Dolores camen , men* 
ftruas illas, qua* diximus 9 purgazione* non uri* 
e uè comi tan tur . Sed preteriti* temporibus oh» 
fervavi mus ad tres menfes, atque interduro sex» 
dolorès ipfos produci : Exinde autem firmam 
q uamdam & ftabilem fibi fumsere periodimi 9 al- 
ternis quibufque menfibus depraeliantes . Quod 

Suidem Illulkiflima Domina, non paucis ante 
iebus se previdero teflatur carnium colore he- 
befeente 9 & fqbflavum pallorem coiitrahent?» 
Inde molefìiflìma intrinfecus , & inquies agi* 
tatio , capitis dolor , vigilia pertinax , fiticulo- 
fie & amariffim* fauces , toto deniqqe corpo- 
re nulla quies. Ingruunt tandem favillimi do* 
lores 9 ponderali , tumentes, uteri regionem oc- 
cupante ; qui ad medium ufque «ventri* infe^ 
rioris protenduntur ; ipterdum quoque in ipfa 
foperiori part* yeluti iq arce confidente* 9 Ito- 
machum véluti cjnguto continenter farvi (fime- 
que obftringunt. Pgrtes quoque th oraci s appe- 
tentes illudefficiunt , ut Illuftriflimat Domtnae 
fit difpcilis. anhelitus 9 ad tuifìm ftimplus 9 an- 
ger 9 interclufus fpirirus 9 cordis tremor, fre- 
queqc, velo*, inacquali* pulfus; enormis adeo, 
\p eam febre laborare dixeris , nifi repente in 
leges, $ naturam redi re t fuam . Qua» febrU 
fuspicio ex ilio augeri poflet, quod nec tremar 
deeft frigorifieus , pnaecipue vero extremis atqué 
inferioribus corporis parti bus infeitus ; quas qui*» 
dem dtutino frigore ctòfideri cognovimus 9 licer 
partes fuperiores ferox cai or invade ret capiti 
maxime aoxius • Qui quiJem calar cum dolo- 
re collo communicatur , totumque - nervofum 
gerì us intenda 9 fitim procreans immodicam 9 
amaritiem ori$ in4ucens amari flìmara , & tan- 
dem ad vomiti» Unpeltens • Sed & impulita 

ifte 



/ 



• 



ffte proritmi suo caret eflfe&u : nm rat vfr ^ 
aut (ponte, nulla vomirio . Et quamvis ad vo« 
initum ex-itandttm , liquidis vomì tori ìs ftoma- 
-chum epplere vifunv fit ; nulla vis violenti fil- 
ma , industria nulla efficere potuit , ut ex iit 
vel extguam ftillam redderet. Atqui femei & 
iteram vorritio fucceffìr ; qua rum altera, fe- 
conda fcilicet, lene folutivum, & feri caprini 
depurati libras ofto praefumpferat . Excremen- 
ta vero, qua; vel ipfo dolo rum. tempore , vel 
«uro dolor ipfe decreverit, aut fponte , aut per 
infufa clyfteria, aut lenientibus IlluftrifT, Do- 
ttrina reddit medicaminibus , biliofa interdirai, 
interdum (Incera, aut pi timo fa materie immix- 
ta extiterunt; qui bus vel ferrugineus color, vel 
piane viridis, ut videre datum iis, qui bus nu- 
per doloribus laboravit. Quos inter tanta diar- 
rhoea correpta eft, porracea maxime vi ri di, cui 
tcris adeo inerat corrodendi vis , ut non tan- 
tum in imo interini reSti cum calore ftimu- 
lum doloremque excitaret, nàd Si excoriatiònem 
quoque, lieet le veni, & exiguam, tujusrei bi* 
li fanguis immixtus non obfcurum praebebatin- 
dicium. Quapropter mirandum non eft, fiMt- 
dicus ille non imperitus, qui Antimónium danf- 
dum non negat, tunc dyfenteriàm futuram fpe- 
raret . Urinse practerea divertì colorò, arden- 
te* ut primum - y tales injterdum , quales bene 
fcabeacìfun effe folent ; fnterdum aibidae , ' Se 
qua» aqueum repfaefentent i atque 4iae ipfa? , ouas 
aibidas dico , tantum copiofiffim* , adeo ut bto 
vi (Timo tempori* fpatio libra* quina uè, sex ini 
terdum exapqnent . Quod auidem vel cum do- 
lora graffantur, vel cum-doiQr ipfe quieverit, 
•ccidiffe comperi mus &c. < \ 
* Ea mihi fuerat opinio, Illoftriffiftie, & E*- 
ceilentiffime Domine , ut de* tti& pluribus co- 
ram accepifti, hos omires cruciatus dolorefque 
ertum ducere a perturba tiane* quadam atqu* 
impetu convulfivo , eoque viol&itiflTunò f pi ri- 
tuum , particularumque mi ni ma rum niobi li/fi* 
«arumque fanguinem tuccumqat ùtrtrtum com- 

pò- 



CON8. MEDICI, 3©$ 

pofìentium . Quam quidem perturbationem at- 
que impetum ex ipfa fcrmentatione excitari po- 
to, q use fermentati o junioribus in femihismen- &oe ade§ 
ùm% eft, non in uteri tantum fanguineisvafis, verum efl 
(ce etiam in tota inaffa fanguihea . Cur autema* quando- 
vitiofa fif, coratn locutus fui. que ob/er- 

Nunc itaque perpendentium , aniis,qua?prot- vatum ftt 
pofuimus,antimonialia vomitoria ore in doma- aMedicis, 
chum immiffa conveniant. menflruas 

Quod quidem ut planum faciam , illud pri- purgam- 
mo praenofle oportet, quibus modis ipfa Ami- nes ex na- 
monii energia in ftomacho operetur . ribusaliif- 

Atque illud experimento comprobatum, An- queparti- 
titnonium ea inter vomiroria adnumerari, qux bus prodi- 
maxime violenta , & quaz validius irritent #re. 
Qua? quidem validitas , & irritatio non illi , Antimo* 
ut ita dicam, per fé ineft : Antimonio enim nium inter 
puro , & crudo , fuoque naturali in ftatu exifi- vomitoli* 
flenti , nulla prorfus purgandi , vomìtumque pro-violenta re* 
vocandis vis . Eam ergo validitatem praepara- cenfetur* 
ttonibus chimicis indipifcitur, quibus , iulphu- Energia^ 
rea? falfarque particulae , quae in ipfo Antimo- Antimoni* 
nio continentur , omni prorfus a&ivitate ca- non a na- 
rentes; mox folutae atque in libertatem datae, tura , /ed 
virtutem olim praepeditam exercent . QuaprOr ab arte ; 
pter a vero devfi fune, qui chimicis prepara- adeoque 
tionibus Antimonii vim hebetiorem infirmio- non modo 
remque reddi exìftimant. Illud tamen non ne- incerta fed 
gaverim, prarparationes effe quafdam, diverfas etiam p U- 
quidem; omnes tamen, quales quales ese fm^runqueno- 
ab impetu quodam violento alienas nunquam *ì<r. 
dixerim . Imo cbmmuni in praxi obfervare eli, 
unam eandemque Antimonii praparationem , -Eadem 
unum 5c idem diverfis in corporibu* eflfe&um Antimonii 
non fortiri ; five in caufa fit temporum vme~pr*p*ratio 
tas , five naturai» aut adventitia difpofitio y v*rio$p*o- 
quar Anti trioni i ùfum probantibus novae femper dfirh effe- 
admirationis praebuit materiem. Bus^quod 

Cum quis itaque Antimonialibus imbuatur & aliis 
»edicaminibus,'ea quidem ftomachi fuccis im- Msdica- 
mixta vim imparti untur fuam ; cumque exin- mentis in- 
de ftomachi villo fam cruftam pénctraverint„,ì*r<&;wtf#- 
* tutti- 



I, 



3©4 FRAKCISCI REDI! 

cidere ram-tunicam quoque nerveam invadunt , linde & 
perimus. eos,qui nervo fas fibra* infident fpiritus, ut qui 
Vomitiqrus natura elaftica, moni agitari , & impetu quo- 
pttAntu dam turgefcere oportet ; unde & tunica? mu> 
monium fcularis carnofx fibra irritantur f & principio' 
axcittt* levem aliquam patiuntur contra&ionem : inox 
de/criptio paullatim vehementius* irritati fpiritus , atque 
tx Anato- in furorcm a£i , fibras illas campfas , iilàs fci- 
#?* 9 or Afe- iicet , quarum motus fuapte natura furfum ten- 
ebanica e.- dzt , valide impellunt; impellunt* inquam,ut 
leganti jf$- quis de ftomacho per cefophagum virulentam 
me deli- }llam Antimónii portionem ejiciat % qux ner- 
ntata* veas fibras infecerat. Quaprqpcer alquanti (per 
vomì t us eeffare videtur: (ed quia cruita villo- 
fa medicarr\e;nturp imbiberat^ novam quamdam, 
& virulentam infe&ionem nervo fis fibris fup- 
peditat ; inde , fit ut nqva fuccedat vomitano. 
Quat quidern operatio , ut plurimum , eo u- 
fque perdurat , donec quis veì ore , vel per al- 
vi eje&ionem totam illam medicamenti portio- 
nem reddiderit. Ut plurimum, dico ; ili ud enim 
Aiiuùo non rajo accidìt % ut licer omnem Antimónii 
fphituum portionem ftomachus ejecerit, omnifque perfu- 
ejt&oAn-fa evanuerit , nullaque in tùnicis fuperfit in- 
timoni* f*-fz&io \ nihiiominus concitati fpiritus, &ftimu- 
pt rema- U* voluti quibufdam adafti , difficile ad qule- 
net 3 nonJi-tpm redeunt suam . Nam veduti mare vi ven- 
to»* ratio- torum diutius exsfftuans , venti licer deinde r<?- 
neimpetus federint , priftinae ftatiyn malaciae non retti tui- 
carjcepti y tur } ita & vomitionis impetus perfevcrani ; 
fed etiam imo validiores interdum violentiorefque red- 
quia te- duntur ; cum eo impetu carnofx fibrz contra- 
nuijftmx hantur,1k ut ita dixerim, decurtentar, in ver- 
ip/Tus par- ìentes intrinlecus antrurp Pylpri , 3f Pylorutu 
**cW* *jr- ipfum « Unde & bili,s {incera magna quidam 
vos fom vis , atque Pancreatici fucci notaoiiis portio 
ingrofj* ftomachum ingreiitur • Inde rurfum ad vamw 
nonpofftinttum ftimuli; & Arteria cctliacx rami > { qui. 
nifi pojl feilieet. fub villo fa cruda in nerveam tunicam, 
longum immittuntur ) vi quadam compreifi heteroge- 
tempus neis humoribus ftomachum penundunt , cum- 
evane/cen^e yomit^tipnis jioya irritameuta non ctcfillant 

vel 



VeJ Ipftu* 1 qu$<"fogu? fang^iqcpa ejcprimunt, - 
* HU pafitis ; commuae^ilk^ eft , & «trituiu 
pnkos ( *£yd n^ocericoiijue Medicos, inde èva-: 
«^tioaes v £Jigendas f ubi fefe natura fasilem 

Erabeat. v «^fquc evacuaticele* evj*andas ^ quì-T 
ns ipfajn# satura adverf«w . Qpam igjtur: 
\omitiom repugnet IJUftrifllma Domina , iet 
ex. iis f qua* fqperius, proppUnoiys t facile 'effe 
uttelUgere f , v^ qt*od T frij(tra (wper fxmilyiifc 
qijni ad v^flHtW e^tjinjl«m^ t inultoties «uU 
tp4efq$e (cwpotfti fumus~^t~eft> > #x*rk *W 
q^fe , ; ea»> o effe jAntimopù , v*jn £ ^ w naturati 
duri tie«^ y & ebitina^aip , t w4o^w evincac . QMojf 
Guiderà j&ec neg^verun;, >ne? roto, e^ animo au^- 
fift conten4v e *, S?4 }*** jAwHmniwtì vomU- 
tip. &<mtWo,, pow^^iflpwn , quidam vwjen- 
tp, & §iàtpum,a8itati9pe / m2[xinaa^ & v*Iim 
ti fttrenui^a^.^i^^ acridej ? Imar& 
illud . ev$niff * potpjt *^e#i|in#tóali . iamtò. 
n^dicamipQa n^ura .^iftupniinift ^?rnnù»s^ 
nofcin^ivu^é* Aptin^uu^i - ipfum dtóusnb* 
ftomasju» perdute : ^unde, &, ipfius infe&io vii* 
Jofamci^àam ^Itiys iufjfctt nervofapTcbe^t«- f 

ciat; tertiam fortalie atqy?.iW*raiw,flomfludw 
tunìcam ufque pertingens . Quod fi cafu id ac~ 
cidat , ut momentum , & , ut loqui folent , fì- 
brarura tunic* jtjtrvftiiRt ea^à y tunicam carw 
nofatn Tuo in momento, fuaque in energia ex* 
fuperet ; quid inde ? Illud nimirum , quod in 
tunica nervofa fibra: f fpirituum vi expanf*^ 
t>orre£he, tumentefque ftomachum ipfum pro- 
latent,& veluti convulfum reddant; iterati* fi- 
brarum carnofae tunica? contradionibus non ce* 
dentes. Ex quo fequitur, ut nulla fit vpmitio, 
cumque vomitioni non pateat aditus , magi* 
magi lq uè antimoniali contage ftomachus ipfe 
conficitur ♦ Neque elamica fpirituum deeft agi* 
tatio ; atque eo in pralio , feu verius immani 
diffidio , ad ipfum ftomachum nova fubinde 
currunt exerementa , qui bus cum acris natura 
fit, mordicans feiiicet , & femina caloris excì- 
*%fyMRed$Tom.m. V cans, 



3p6\ franSisìi Rki>ti còni, utbìtx. 

tans , addita agitatlònc , parrinmqtté contrita t 
ipfi flomacho excoriattoneta atquè inflaàtina» 
tionem faciltitfte incutere potertmt . Quoti qui- 
etili quam Vlt£ ^erfcoiofun titmé non vitfét > 
Ea : inltfpef wtcretftehta , curi ìis per cèfophsu 
guai denegdtur «ìtitf, ad vegaS, qui! in fto- 
itiachum ora itmmtttmt % retrocedere volcnr , 
ztqvfi ita tefiorem '&fiigaini* fymtottriam in- 
tértarbatt tKWSWftt.'Poteft vel ex od immite 
*e perìtulutìi > ut "W Vomitimi edtfctite untiti. 
le*, & etiara vcwfn?tbs -ipfe irritet i^rihfe,^t* 
it theratm «cpulmonesim^etùm fadàrtt prò* 
ferantes, apertetrtet-véìiaft aliqnafti-five aitè^ 
rìam infritipenCéi * Qtkod' ipfamét natura prb- 
penfiotie tntnìtoe difficile '♦ v*axis enirft q[iioti~ 
dia. noi addòcei , tmilitte* iHas , qui bus mefc- 
Àrnx purgatkme* fcx^ti*;, eas facile finguinìs 
ffwt© iùquifc*aH^ htdtìé 1 Wu* ite MldlWfflma 
Dòtmfta vatt* timen&u* étt ; tilfti quia ìlli 
iMBtttaits 'tfalée diffidi**; tiint quii menftto* 
pÉgadMes- minte uberei; Addan*Jrti& hot ; 
ijood fttmuti illiu* ercitafttìs tf Muffite * mio Tic 
fcaòenda j at^Ue 1 ec triafgis quòd ftiàfclus ipfe 
Mh rnrft^titnPtfetortrtn' teto£0#t> •IBWfi^tìPtt^ 

mia» pwttcvautì Attili; * -"-•' - J fr * • f 

. ,t< •'.. -^ •• u> y .rr/,j'.; ,-;c supU; :»t,. • 
- .* > ' ■ - - * Jfyfc** ********* *.';ni/?_ n: -i. .• 

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A 



307 
INDICE 

Delle core piìi Notabili. 
A 

JJ/rt di carpò pletorico t che taf» /la . pag. 3.. 

Accia jo preparato , e fut varie fpezìe , 1. .Tao ufo 

da *m_ alò. " ' fputo dì /angue, 117, Pre- 

parato catte i pia innocente di tutù gli 

, altri, ti 3. iutire i canali dalla gruma , 

Acori fotta di 

Acqua , ne/ ci fon* , 161» 

Acqua pura / io 4?/ vino, 189. JVo>i ? ttf- 

iv, che faccia nel corpo umano le ■oppilavoni , 190.10;. 
Molto giovevole in alquante infermità. 210. Rade pra- 
ticabili alcune bevande nocive % fé jtmefcola toM effe . ivi. 

Acqua di fiume , di fontana ^ riputata aeceJJ 'aria dal Re- 
di in una' Cura, 40, 

Acqua della V\lla , fuo ufo piricolofo per gli effetti , che 
produce, 48. reputata buona a bagnar/i tn un* altra Cu- 
ra-, 113, minerale , 227. forge nelle montagne dì tut- 
ta. 22?, 

Acqua della F'tconcella t pericolo/a ad ufarft. 48, minera- 
le. 227. ì ne' contorni dì S. Cafciano. 123. 

Acqua del Bagno di S, Giovanni prcjfì Lucca 7 "tuona * 
bagnarfi. l'i- ., ^ 

Acqua del Tettuccio , che cofa fii t e donde fi abbia , 1. 
fperimentata buona per fomentare alcune efcarìazjoni , 7. 
approvata per altri mali. ;8. per la diarrea, 92. per 
ijlafare i vafi fanguìgnì del fegato . 147, 

Acqua di Noterà : fua qualità , e fuoì effetti. 49. avendo 
ìn fé del bolo\ i molto utili ad attutire P acutezza de- 
gli acidi. 185. 

JÌcqua dì Pecchi in un Emicrania, 16$. 

Acqua di Trevi. , 5. , 

Acque della Gifi * v^chìa in Livori* 

non è' punto tn\ J*fA. HO. 

Acqua cedrata , dall' Autore , 5. ' 

Acque minerali d te Cure, 5." 17. 49» 

V 2 Aezio 



|*S INDICE. 

Aeri* Amideno: fua opinione intento alF+ddtmentatfi do- 
po aver prefo il Latte f riprovata. 43. ahra opinione in- 
tono al Vino viperaio. 44- ... ... " 

Alcorano: contiene delle Favole ridtcolefe , * df//* »«w/#- 
/fé contraddizioni. 168. # . # . 

Allegria , necejfarta per la guaritone dalF affezione ipo- 
condri ac/b. 2*1. . . 

Anatomia : molto conferisce alla cognizione dot vera nelle 
occulte caponi ie mali .33. 

Animettaj midollo del dente cartofo> è quella, che rice- 
ve i fafìiàj delP aria nel dolori di e fio .138. 

Anthefrithi di/approvati; 164. . 

Appetito firavagante di mangiar cofe faide , in chi ordina- 
ri amente fi dia. 11. * ?«*/ pericolo ne conduca, ivi. 

^rcfor* di fiomaco x donde provenir poffa. 85. "- ; 

.A* /** Ài Cappadocia : fua opinione circa ti Vino Vtperu 

no. 44 r 
JtfW* penetrante nel dente cario/o , cagiona il dolore. 138. 

Aromati: cagione per avventura de' fiati. 83. 

,/fr/fri* magna : fue funzioni . 173, e feg; # 

Arteria venofa : a quale ufizio defttnata . ivi ♦ 

^*//fe/ da, provocare il vomito , 184. 

Artritide % Reumattfmo fa talora nfofgere F infermo pia 

fano di prima . 187. . 

^/wff ; *£w<& cagionate f e fomentate f fecondo alcuni . 50. 

loro cura, ivi e feg, 9 

Afìinenza : fi ricerca in €Fi ) infermo di mal a òcchi . 6. 
Atrabile : ehe co fa fia. 278. 
Atrofia , che cofa fia . 78. ^ , «. ' . 

Aureliano, Celio; fuo pome intorno 01 Vino viperaio, afe. 



B 



B 



Agno delT Acqua di fiume , di fontana , /limato dot 
^ Redi a proposto per una guarigione . 49. delP Acqua 
della Villa , e di quella dì S\. Giovanni preffo Lucca , 
pò fio in -con federazione in altra occorrenza. 113. dell'Ac- 
qua di Feccioli giovevole. 1Ò8. 
J3aldi f Dottor Domenico , lodato. 147. # * 

Beveroni , rfo talora fi ordinano da 9 Medici f nocivi. 19S. 199. 
Serre fervida a contenere aceto\ fa divenire aceto ogni p'é 

potente vino* *U vi s'infonda. 182. 

" e * Srodo 



indici; j«jl 

Brodo di Cafleato, opinimi t'tdioole/a dol volgo tritono ad 
ejfo. 184. 



\ 



C Accia* i8rf. 
Cachelfi* % Informiti: in che eonfifta. f» 
Caffi , ordinato in una Diarrea , e corno . 93, bìafimatt. 

gioeofamente dal Redi. io±. 205. 
Canchero : come fi ingeneri , fecondo la dottrina 'degli art* 

tichi Medici . 278. 
Cancri invecchiati , quanto difficili a curar fi. ^ 152. 
Capelvenere , /«a uir/à, £'ft/2* il parere di Diofcoride. ij6. 
Carbone , * Carbonchio y donde abbia la fna cagione , */ 

£*iw tftg/j Antichi. 278. 
Caffia : a torto biafimata di flatuofità. 8}. iiy. 154. /* 

Sentenza del Redi non va me/colata co * correttivi. 184. 189* 
Cauterio : difputa fra gli Autori , de/ /#*£ a , */<rc>* detó* 

/tfr/x. 95. del nofiro voluto nella nuca. ivi. in altro cafo 

nello co/ce. 122» 
Celfoy Cornelio: fuo precetto per le infiammazioni d* occki.6. 
Ciày erba, appellata per altro nome Ti. 177. 218. Da»- 
, <fe ri venga, ivi, $** wrià, 177. 218* 2}}.^2j<5. 
Chogia Abulgaith ben Farag Affaid f Mnefito di Lettera 

Aràbiche del Re di Tunifi, Uomo afiài dotto. 281* 
CHJìeri : f empiici y loro proprietà, in. compofti , biafima- 

ti dalP Autore . 11. 27^75. 81. io 9* ,2 3\ 1 30. /em- 
piici /fimi vogliono ejjerc per con figlio del Redi. 182.242» 

244. Inqual dofe. 183. Piccoli/fimi, mettono m moto 9 

e poco rifolvono . 198. 
Coagulatone del latto , cagionata dalP acida delle budeU 

la. iSj. 
Colica : che co/a fia , r wta? f opinione de 9 Medici antichi. 17+ 
CoUirj , che co/a fieno . 9. mole /e ne leggom ne Libri di 

Greci . 96. voglionfi adoprare con molta cautela . ivi. 
Campo fio di Niccolo , donde abbia quefio nomo. 88» "? 
Cpntrajcrya , /uè virtù* 240. 
Correttivi della Caffia biafimati . \%K. 189. 
Corpo: Ordinazione peri/mantenerlo difpofio. ix.il troppo 

-fiudio detenerlo lifbrwop, nuoce talvolta .a gran/egno .85. 
Ùremor di Tartaro, *he oófa fia .2. 
Cri fi a Ilo minerale; buono y giovevole in un, certo bi/wvo». 
» ijp# * V 3 Crct- 



Croltio, Dottor Giovanni y Medie*} lodato . 28, • seg. 
Cuore: unirne de'fuoi va fi nel tempo , cA* f animale ì 
nel P utero della madre. 173. 



D Attili: toro varie Spezie. 28&eseg, medicinali . 288* 
Mi/* , */* /r fr** <af* e#i • 2vSò. */o<## <4# /oro Jo/ci 
/ow, ancorché acerbi* 287* ^ . 

Decotto di Cina y e di Sal/apariglia > quali mali può ca- 
gionare. 48. 

Definizione: del Collirio. 9. dell' Atrofia. 78. della Ca- 
cheflia . i. <fc//* Difera fia . 22. Je/Z* Edema. 32. 33» 
27$. della Gonorrea. 39. de/ Tumore* 276. e seg. 

Democrito , /citar* . 3^ . 

Definizione della Malaria y o Pica . lì. delP Egilope 3 
li 6. del Tumore. 276. 

Defiderio troppo grande di tenere il corpo lubrico , pregiu- 
dica alla fanità , * arnie. 85. 

Diacattolicon , disprezzato dal Redi ne*Cliflieri. 183. 

Diafiniam proibito dal Redi niCliftieri . 183» 

sDttftt lattea 9 79. maniera d* ijlituirla » 273. 

Difficoltà di refphrO) in qual modo provata da un infermo. 
\x6. e ses. 

Difcrafia: eie cofa fia. 22. 

Doglia Marchetti , Dott.Gemirtiano Antonio, lodato. 175. 

Dolore: nefritico y % donde nafea • 17. y**# rimedj . 22. */# 
. </*#;# cario fi % donde proceda. \y). 

Dormire dopo aver prefo il latte , 00* nocivo y cantra l'opi- 
nione d*Aezio. 43. 

Droghe , torni* per inganno diffipatmi di flati, quando* 
forfè gli producono. 83» 



» 

EDema: ehi cofa fia.^ 32. J3..I7& ^"^ originato ^gim^ 
fia Galeno , *rf */m ** ww Medici . ivi, <fc diverfia 
cagione focena* il Redi . }i. 
Egitope: fua dafiritione. ito. * stg. 
Egineta Paolo: fua 'fan tenta intorno at vino viperato. 45. 
Etefanziafi: fua origine in fin tema degli antichi . 278. 
Epilejfia kter'ma $ come fi fasci* . ttft, e *eg. 



«• 



INDI C E* Jli 

JJr&r del Paraguay: fua utilità* 124, acwciffim* a fio* 
votare il vomito * 184. 

Erbe; ufo onejio di effe in cibar fi % f aluti fero anzi eie no. 
40* 107, e segu, ^ 

Ernia acquo fa um bili e ale y come fi faccia % m fenten%a de- 
gli antichi filosofanti* 279. 

Ernia ventofa dello fcroto $ giufla gli antichi , da che prò* 
dotta > 279* ventoft umbtlicale: donde nafta ^ 280^ 

Ernia umorale dello fcroto , da che fi fafcia È per fintimene 
to degli antichi, -279, 

Ernie degP inte flint j e del? omento y quali* 176. ^ 

Erpete^ ; fua origine al parer degli amichi Medici* 277. 

Mjficcanti % hi a firn ali* 153* 



FAnciulliy imparando 4 nuotato , fi rendon finente troppo 
arditi y e vanno in cerca baldanfofamente della mot- 

te* 257. 
Termamento *? urina % da che , trafP altre , pojfa depende* 

te, 127. 
Finocchio; buono per gli occhi 5 fecondo alcuni * £j. 
FiocLaginei donde occafionata * 15» perche durabile* l6* - 
Fiorentini, Dottor Mario , Medico tucchefe ì fon difiinta 

laude encomiato* 79, lodato * io* 88/91, 100* I9jf f 

195. 2io. 215* 218, 229, 7*30. 
Flati: donde fi producano nella Nefritidt* 18* donde nella 

Timpanite* 45, e se| t cagionati da cft eòe vien creda* 

to dijfiparli . 8$, cagionati , **$# pfo yorrf ^J correttivi^ 

che d* ordinario fogliono i medici aggiungere alla CaJL 

lìa< 185. 189, 
Flemmone erifipelatofo di dove nafta , per detto degli a*+ 
, fichi* 280/ 
F luffa di corpo: giovevole f come vuole tpocrate* a coloro 9 

che hanno mal cf occhi * 5. 94, dee procurar fi , fecondo 

Galeno* $** 
Formica , Fuoco facro , giufia il parerò de primi Scritto* 

ri ) da chp t nafta * 277* 
Fra gote jton dij approvate 4 dal Redi nel tempo f che fi /#- 

glia ti latte* 199* 
Fregagioni , di/approvate nf malori nefritici* 23* 
Frutte : dateti fall* natura per la confervaziona della m~ 
* * V 4 .. fira 



311 I H 7 D r f C E* 

•flrà finiti. 49. 107. e segu. ^ 

JWo //uro , fé fi attende. P antica opinione , ili dn;* 4 Mi* 
* origirie.'ijj. ' < ' 



» f 



Galeno: fio avvertiménto httorno al mal et occhi l 5* 
95 , fuo fentimento circa la virtù del Vino viperaio. 

• 44. e seg* m ' ^ ; 
Cavine: da che abbiano loro origine > fecondo V antica opi- 
nione* 278. 

Generazioni umana* in qua) miniera fi conduca. £7. 
Giannini^ Don. Girolamo f Medico, lodato, itj. x$8. 
Gigard y Antonio medico , lodato .57. 
Gotta; fue cagioni . 17. produce tufi, e calcinacci nelle 

articolazioni» 16. e feg. . . .; ♦ . <. 

Gottofi) vivono lungamente • 14. wo» deono giammai con 

impiafiri , ai unzioni f cacciare l'umore concorfo alle par* 

ti ejierne. ivi. 
A Granfa Ranieri: fuo Trattato. 182. 
Gruma lafciata per i condotti de' nojlri corpi pia dal vino, 

cl?e datt acqua. 190. 205. 
Guarigione , non fi ottiene molte volte , perctò troppo fi 

* proccura. 90. 



ITJatidij 0' Bolle acqua Jote j cóme vengano prodotte y fe- 
cotufo il fi/tema ' degli Antichi . 279. " 
Idrocele: da che ficca fiorata ;pef detto de* primi Medici. 27S. 
IdromfaU) fia Ernia umbilicafe acquofa y in fentenza an- 
^'t'tea in quìtl modo fi faccia . I79. 
ldtopifta Afcitidey come fi produca m 4J. 17 J. 278, 
Idropifia del capo , altramente' idrocefalo i da' che prodotta, 

fecondo che Volevano gli antichi. 278, 
Idropifia de* polmoni , in quanti modi nafea . 30. di diffi- 
dale guarigione ne vecchi . 31;- 

Idrotifia timpanhide , da che .ptffvenga . 45. 46. 270.^ 
Infermi j ordinariamente fcarìaùeìhndo i libri dì Medicina? 

fi fanno pia mal che bene . 257. 
In fri g i dante di Galeno , approvato . * ! 4, 
Jmertrrìtièma di y offe $ da che cagionata. I45. 



; 



V 



s 



ipocondriaci: toro timori ^elero ordinarie querele, in. 163» 
Ipocrato : amico di Democrito ♦ 3^. yfo fenf intento intorno 
alla cura degt Infermi di male X occhi • & 94. non or- 
dinava tt Vino neHc febbri. 162. 



LAtte : pef quante malattie nfato » 273. di Capra 9 
non nuoto per dormirvi /opra . 140. non induce le vi- 
gilie , come talora yien temuto 9 ivi . triodo di prenderlo • 
140. 273. £ A fina, ì gentile molto , e m#//0 . 91. »o» 
'/*- i»*/* * chi offerva un vitto proprio , «/ aggiu fiatò. 
5>2. Entrato per i Crifleri negf intefiini y talora per l'a- 
cido fi coagula . 183. 

Lebbra : qual cagione abbia per fentimento de primi Me* 
dici. 278, 

Longo, Dott. Tiburàe, Medico: lodato. 104. 108. 

Lue venerea , con onefla fra fé defcritta. 7. ^ 

Luna: non opera niente nel moto demejttui> contrai* dot» 
trina d y Ariflotile . 159. e f$g. 

MAcani, Dottor Marc* Antonio , Milane/e condotto pef 
uno de* Medici , cheflipendia il Pubblico di Prato. 1 29. 

Magalotti^ Conte Lorenzo , lodato. 159. 

ikfa/ Franzefa , oneftamente circo/critto . 7. £»<f/ Proteo ; 
fi mafchera fono la coperta dì qualfifia male. 74. 

Malaria, che co/a fi a. li. 

Mali degli occhi fi deono curare. Con aver prima cura al 
capo. 250. fi alleviano dalle evacuazioni . ivi. Del ca- 
po, fi curino colP ave/ 1 4 prima cura all' univerfale di 
tutto il corpo, ivi. 

Maninconia : aumenta i mali. 122. 163. 

Maninconici : laro carattere. Vedi Ipocondriaci , 

Medicamenti: dif approvati dal Redi . 11. 13. 48.54.89. 
e kg. 118. 121. invecchiati nelle Spezierie, impigrifeo* 
no , e divengono inutili . xo6. antmefritici , btafimati . 
164. locali per la caligine , e fufjufione di vifla , njpn 
reputati gran fatto giovevoli ; procrafiinati perciò , e /col- 
tine # pia piacevoli. 96. compofli, btafimati. \o6. 157. 
nocivi talora > e ptr quali cagioni , 106* 

MeJ 



$14 f N^O I C E. 

Medici ; loro ordinazioni fatte per tori* , td i* £raz.ia d&, 

gli Speziati. t&T.^ 
Medici^ Inglefi , lodati di grand" e&eriema • 1 2 r . 
Memoria offe/a, preludio di Epiljtffta , e di Apopleffia * 67 
Mejlrui : da qua) cagiona vengano • 2 59. è seg. rattenuti^ 

acqui fiano corruttela , ed occafionano dherfi mali . io3. 

e feg. Vedi 218. 
Morviglioni , /p y?tf/Jo ti* Va/ualo : dande. cosi detti $♦ 

N 

N Atura , tw»ir mediatrice de mali * 76. go* ama f i me* 
die amenti /empiici + anzi che le me/colante . 107, 199, 
Nefriti de : /uè cagioni. 17 m produce Calcoli* 16* Ordina* 

ziona per curarla. 22. 
Nomi) Dott. Federigo , lodato. 159. 164* 



OPiniorfr di Aezio iniquo al /anno wT informi^ dopo 
aver bevuto il latte . %j. *# fWd Egincta intorno 
al vino viperato * 4.5* c?Ip poetate intorno al mal d 'occhi v 
de 94, */i Platone , r/Vw i Polmoni degli animali , 58. 
^«f /# antichi Autori intorno alla produzione de Tumori # 
276. D?//tf volgar gente intorno al brodo di Ca/hato. 
184. Della Scuola Salernitana per le malattie delP ani* 
jno. 189. Del Redi circa iCli/leri* 183* 242. 243. in- 
torno alla Caffi* . 185. 189. intorno a jouegP infermi, 
che fi danno impaccio di /correre da loro i libri Medici* 237* 
Ofiowrv*) infermità* m cha confida. 125» efeg* 




ri /enza frutti* zfo la femmina /en%a il mafehio di* 
cono y che non generi frutti* ivi, per altroTeofra /io vuole, 
cha i Dattili Jien prodotti tanto dalP uno , che daW altra. 
285, traendo/i dall' arbore la /uà midolla % che l medi* 
*fa*l* ^ cfli fi inaridi/ce ♦ 288. e seg* . 
Palpitazioni di cuore % &OM& vangano. 59. 

Pan* 



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I H !> t C E, it^ 

tarmi tenenti di/approvati per li àditi nefritici. «. 
Paraguay, erba vomitoti*. 124. t $rg» Suoi btntpzj Jiet 

vomite. 184, ^ 
Paflioni dell* animo impedì/cono^ affai il guarire delle ma* 

Tatrìe corporali. 189. 
Pelliccili , fona di tumori, da qual cagione vengano, giù? 

fta il parere degli antichi. 279. 
Pillole del Redi, loro virtù. 238. 
Pituita , cerrifpondente alP elemento delf Acqua . 27S. qua- 
li Tumori produce, ivi. 
Placenta uterina, che co/a fia. 98. 

Podagra donde proceda . 1 3. 17. 86. Ordinazione per òffa. 22.. 
P od agro/i, ordinariamente hanno lunga vita. 14. 85. 
Polmoni , feconde Platone , ricettacolo di quello , che dagli 

animali fi beve * 58. 
Porfirio: /uà opinione /opra il vino vi pera to . 45. 
Priapifmo, come fi faccia, fecondo il fijlema degli antichi 

Scrittori di Medicina. 279. 
Prudenza fomma fi richiede in quegV infermi , che fcarta- 

bollano i Uhi di Medicina. 237. 
Purghe alle Danne , da che cagione fi muovano . 1 59. e seg. 



Q 



Vantiti nel vitto, nociva pia che la qualità^tf. 119. 
Quiete delf animo , neceffaria negl* Ipocondriaci $ gua- 
rire* 124, 234. 



Romice : Tumore dello Scroto donde originato , in fin* 
tema degli antichi . 278. 
Raucedine, donde occa fonata . 15. per quali cagioni dura 

molto. 16. 
Regola di j(it a } reputata migliore di qualunque rimedio 
tn alcuni mali. 121. 137. fenza di offa i medicamenti 
non giovano, ivi. /upera i medicamenti. 243. 
Reinefio, Tommafo: fuo inganno • 289* 
Reuma tifino, fuoi effetti nella guarigione. 188. 
Reumatomfalos , fotta di Tumore, in qual maniera na/ca , 
' al parere degli Scrittori del f antica età. 2yg. 
Ricette lunghe ordinato da' Mettici per boria , in grazia 

degli 



pò * K DI C E.' 

degli Spevatti detifi ed abbattiti del Redi è itj. 
Rimedi per la fitffocaytom Hterina. 6u w • 
Rtfipwe doridi nafiano giufia gli antichi. 277. 



SAli de vegetabili , hanno tutti la flejfa virtà. 22.35,36. 
Sangue /correndo pi /uói canali , fa aneti 'effo , come gli 
altti liquori y la /uà gruma. 100. 

Smiità degli uomini^ fta pia nelF agghtflato ufo della cu- 
cina , e he nelle fcatole , e negli alberelli delle Spezie- 
rie. 243. 

fattocele. Tumore dello fcroto: donde ocea fumato , Je fi hs 
da attendere il detto de primieri Medici. 278. 

Satiri a fi , Priapi/mo , come fi faccia , fecondo gli anti- 
chi P zyp. 

Sbaglio di Tertulliano. 194. 

Scirro : da quali umori fta prodotto fecondo F antico fifte- 
ma . 278. ' ■ ' 

Scrofole yoflrumey al patere degli antichi da che venganoXvu 

Scuola Salernitana $ conftgliaya negF infermi a voler gua- 
rire ? il fuggire le pafjìoni dell' animo. 189. # * ' 

Serviziali compofìi , riprovati. 28. 75. 81. Semplici deono 
effere, 183. 242, 244. Iw ?**/ do/e fi debbano prendere. 
183. Quegli tanto piccoli muovono , f»0» ri/olvono . 198» 

' 5ìcWrà ni corpi mei ancolici > e adujli y con/urna il calore. i$6i 

Sieffi : molti /e ne trovano ne* Libri degli Arabi . 9Ó. 

Siero di latte , rowf /f <fcp#r/ .91. . . 

Siri , ^. 'Vittorio , originario di Firenze . 9. y* e Dignità^ 
e /uè lodi. io. yW Opera. 13, 

5*^1 divenuti tali imprwvi/amente * * improwi/amente han* 
no poi recuperato il /en/o dell'udito. 192. 

Sordità d' orecchie , hi guai maniera pub accadere . 191» 

Starnuto , row* y* /*cri<f . 29. 

Sterilità : /uè varie cagioni . 98. e feg. * 

Sthicbexxa di ventre , malore da medicar fi piacevolmente f 
non già* con violenza. 82. 

Stomaco : non rimano mai tormentato dalle co fé j re/che .$$+ 

Storie di perfine y che ad un tratto hanno perduto l'udito , 

' e ti ad un tratto F hanno riavuto. 192. 

Sudamini, PelHceUi, donde ricmo/cafio la lor cagione , 
/enrimamo degli antkhi Scuuoei della Medicina. 279* 

* Su- 



I H D 1 C -Mi pi 



Sudorifici 9 e laro effetti . 50. 5 1 . 

$ uff oc azioni di refpiro^ donde nafcono . 59» 



\ i 



T Macco feto uf^per divertire I* fluf/ipm catarrale di 
demi) e dal \ petto: non approvato. 158» * # * • 

Tartaro , depojìo viem ne condotti del corpo umano pia af- 
fai dal vtnoj che dall' acqua . 100.205. . x 

Tè 9 erba; fue qualità'. 23. ordinata dal Radi. 2.23-80. 
139. Da altri chiamata Già. 177.418. Donde venga . 
ivi. Sue virtù. 177. 185. Ti W», 217. 235. fa labe* 
vanda più gentile, e di maggior virtù. 186. 

Tertulliano ; fuo graffo sbaglio. 194. 

Tefiicoli femminili^ che cofa furto, ijx. che cofa f off ero già 
creduti. 97. 

Troja falvatica , offervazioni fatte dal Redi in una Trojé 
da lui aperta. 1. 

Tube Faloppiane : loro figura. 171. ivi. da chi ritrovate. 
ivi . fiate offervvte alcuna volta mancanti di apertura 
nella parte, con cui fi avvicinano a i tefticoli. 98/eiCgc 

Tufi: prodotti nelle articolazioni dalla Cotta * 1 6. ij. 

Tumore: f*a definizioni , %j6. di quante forte* ivi. 



V Arici: da qual cofa procedano > per fentimento de Ma* 
dici antichi. 278. „ 

Vena cava: fue funzioni. 173. e feg. 

Vena^ arteriofa : fue funzioni . ivi . 

Venti: loto vera cagione efficiente nafcofa iFilcfofi. 6$* 

Ventre difpofto. Vedi Corpo. 

Vertigine y onde occasionata . 181. 

Vino contribuì/ce affai alla brevità del vivere . 87. bevuto 
parcamente dai Redi . 120. ordinato da Ipocrate tuli 
acqua nelle febbri. 161. odorifero , fi raccoglieva gii ira 
certe collinette della Celefiria . 288. Pia difficile a pafi 
farete a digerir fi dell'acqua. 100. offende lo ftomaco , 
la tefla, e ti genere nervofo più dell' acqua . ivi.. Fée 
maggiori ofiruzioni , e la/eia pia tartaro ni canati del 
corpo f che l'acqua . ivi . 205* Delle quattro parti dal 
Menda 1 in una $ e non intera fi bevo vino . 199. 



Vipera : non nuoce quando non fia ftuzzicat* • ed irritate • 

}6z. le fue taìn* fono alejjifarmaco a moke malattie . 

ivi. Sue qualità. 181. 
Vita y pia breve fi vive in Italia , e he in tutto il re/lo del 

Monda. 190. 
^f'fffw bianèa f ht fentenza antica donde proceda f 278. 
Vtùliawo nera , da che fia prodotta) al fame de 9 Medici 

dalP antica età. 279, 
Umettanti lodati. 15^. 

Vmm mei amoli co corri/pondente t al? elemento della Terra. 27I 
Umori delnoflro corpo \ da cui fi producono $ tumori * quan- 

- t% : *77* 

Vomito % come fia da provocar/i colla infujione dtWtrba del 

Paraguay. 124. t feg. 184. 
romitorio non violento . 1 84. 
Utero 1 al parere di Uomini dotti f cagione nelle Donne di 

molti (fimi mali. 36.108, 

Z 

Zerillo $ Doti. Diego , Medico , mentovato. 208. 
Zucchero non ufato , ni cono/àuto ne' primi f ecoli del Mon- 
do. 19$. Inventato dalla goìofuà de' moderni* ivi. 



* , 



• * 



RE- 



R E R U M 

NÓtABILIUM 

INDICULUS, QU/E IN MEDICIS REDII 
< CONWtTATIONIBUS INVENUWTUR. 

ACiditatis vis , ubi nimis in torpore exfuperat , '/irai. 
guinem* <& 'liquida fundit . 297, 
Anhelitus diffifqìtas unde procedere poffit . 297. 298. 
JÌnùmonturrt eà inter vomì tori a adnumsratur , qua maxime 
.•violenta 1^303* ejìtfdem- ufus improbatus • 3Ò5. a$ veto 
vomitum non per fé provocar* 303, 

BUIla aere piena quomodo efformentur , quibufvt impe- 
diménti* mmirn fanguihis rentorentur. 298* Vide fp^ 
periorem Indicem t in verbo Intermittenza di polio. 

Ibotum ufu$ t eongruUs quanti faciéndus . ay?. 



e 

D 



larrbaa ìnterdum vis. 302» 



EVueuationes ex) e end x ubi natura fefe facilem prsbtt ; 
ea evitanda , quibus natura^fa adverfatur* 30 5# 
Expulfto fupervacanea lympha quomodo fiat . 298. 299. 

Ervor>& acidita* tiquidorum quomodo compefcatur.iQ^. 
Flatus ipocondria implentes 9 ac tendentes. 2y6. 



F 

Liquida > qua digeflis cibis admifeentur • 296. 
l Liquor digefiionis ciborum printarius arti fax quisfit*if6 
Lympha copia ab falium vi producitur . 297, 



M 



r JHeres 7 qutbus menjìrua purgationes exigua , fatila 
fangutnis fputo inquietante . 306. 



Jfow 



3** 

NErvofis fibr'ts quaìtm infadlomm fuppditet Antim* 
nium. 304, 

PEdum tumtff exlymphx incorporo abundanti+firitur.ifj. 
Pulfus fatermjfionìs plurime caufx. 297. 298. ox us 
alia ab Redio rcperta. 298. 

OUot quantifepte modis corpus tx Antimonii fumrion* 
inficiatur. 304, & fe^. 

REgis infirmitas quanti momenti* 29 }♦ 
Refina Terebinthìn* C/pri« virtù* . 299. 

S>f/m»i tw, «W nimh Sin torpore exfuperat f fang*mem $ 
& liquida omnia fan4k • 297. 
Salfedimm liquidorum quo patto compefcere liccat . 2g& 

^T^Hc f #rf promovondam urinam plurimum V*h* • *99* 

VOmmmh flimulus ox mtlmonialìbm medic*mhibus\ 
licet Jiomacbus Antimonium ejccerh , pctfeverat.y^ 

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