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yrM
TAYLOR INSTITUTION.
BEQUEATHED
TO THE UNIVERSITY
BY
ROBERT FINCH, M. A.
OF BALLIOl COLLEGE.
OPERE
DI
'FRANCESCO REDI:
TILVOMO ARETINO,
T» E
J r ACCADEMICO DELLA CKV5CÀ. ,
; £. Seconda EdizioneNapoleranH.
^ i- corretta e migliorata
Tomo VE.
> lit Natoli JStDccixxvm. ifc,
A Spese di .Micnele Stasi
Con Licenza do' Superiori. -»%
5 Privi le slip. .. fl S
AVVERTIMENTO
AL LETTO RE.
ACciocchè nulla manchi alla preferite edi*
zione delle Opere di FRANCESCO
REDI , non è fuor di propofuo faggiugnere una
gentili flìma Offervazione di lui, come vien re~
gifirata nel libro intitolato : Offervazione in-
torno alle torpedini di Stefano Lorenzini,
Rampato in Firenze nel 167%. pag*77*
Avendo X anno 1 666. aperta una Troja fai-
vatica , pregna di quattro porcellini , s ofler-
vò , che nell'off aro» trova vali un liquor biap-
co fimile alla chiara dell' uovo , nel quale gal-
leggiavano molti e molti globetti gialli della
fteffa confidenza dello fterco, e di grandezza
limili alle vecce. Aperto lo ftomaeo de* por- '
ceilini , che notavano in quel liquore dell'
Annion^ trovoflì pieno pieniffimo elfo {torna-
to non fola mente di quei liquor bianco, ma
ancora pieno di quelli altri globetti gialli,
de' quali piene ancora fi erano le budella; ma
quefti delle budella apparivano d' un colore
più accefo , e più abbruciato degli altri ; e
quella ftefl* faccenda io l' ho notata più vol-
te nelle vacche, ne* cervi, e ne' daini • Cofa
degna d' offervazione fi è, che quefti medefi-
mi porcellini, oltre l'effer rivolti e ben di*
fefi, come molti filmi altri animali > dalle tre
OfJil 'Ra&TmJm * tunU
tuniche Curi$n y Annkn r e Allantoide , ogni
porcellino in particolare era ancora veftito
d'una quarta camicia fonili AG ma e bianca, la
quale accodandoli bene a tutte le parti del
corpo pelofo, lo veftiva, e lo calzava tutto,
e veftiva i diti de 9 piedi anteriori e pofte^o-
ri, come tanti guanti, e la coda ftefla avea
^nclvella la Tua guaina: quella camicia per&
con altrettanti tagli o forami la foia va libero
lo fquarcio della bocca, gli occhi, le narici,
il bellico, e quella parte dove termina l'in*
tedino retto , cioè il podice . Ma di ciò , fé
piacerà a Dio, farà da favellarti in luogo ed
in. tempo più opportuno.
. E quejìa mcdefìmt ojfcrva%ionc col nomq
dello Jìejjb REDI, ir astatata in latino trwafi
pure fìampata nelle Mifcellanie Curiofe deli*
Accademia di Germania) Deca L Anno nono^
* cau 408.
IN*-
XXX
INDICE
DELLE MALATTIE
Delle quali parlano qtiefti Con fu Iti > porte per ordine
d'Alfabeto.
Abbondanza di cattivi umori , o Cdcheffià* pag.t.
Accenfioni di ^ Sangue , e di Te/la . # 48
Accia jo: per una Signora , cui era d'uopo il prenderlo. 129.
Acori fona di Tumori'. 27$
Affetto Iflericù ipocondriaco in una Dama graffa , ed umi-
da con affannile palpitazione di cuore* 59
Affezione ipocondriaca* 23 1
Arfdith di lingua san dolori di tetta, e di flomaco, flati,
etoffe* m x 57
Attriti de Reumatifmo* 186
A/ceffi fuppuraù con Febbre letta, e con magrezza X32
Afma nata da vizio di Stomaco • 51. 5& 57
Atrofìa* 78
C 4chejfia* ^ 1
Cangine dì Vi flit, è principio di fuffufione d 1 occhi
dopo un* infiammazione * 93
Canchero* 278
Cancro non ulcerato, di Cui fi dubitava fé doveffe curarfi,
Cancri invecchiati. ivi.
Carbone , e Carbonchio * 27 S
Colica. 23
Diarrea* ^ qi
Difficoltà di Refpiro in un Ter fon aggio* 125
Diminuzione di mefi* I<%
Di/til l azione , e d'trnhazione di me fi* ivi.
Dolore Jfchiadico fpurio. %aq
Dolori periodici nel ventre inferióri! * oy
Dolori periodici in una Dama* 4 \<g
Dolori articolari , e nefritici , fluffioni fai fi , debolezza di
capo, e di ftomaco, cm diminuitone di udito ec* 8£
* a Do-
9
Jtr
l-' y r
ufi
??' •
;>ì:a
ce.
tefì* in una Dama, con dolori di ventre, ama*
xzo
T^Artfr*. ' ^ ^ 3 2 -33- 2 7?
Xli Etiope, mal e? Occhi con oflruzioni , pallore nel vi-
jo r e umidità foverebia di capo. 116
Eleftrtóafi. 278
Epitefjìa uterina in una Dama con mancanza di Fiori , e
Sterilità . xofc
Ernia acquofa umbilieale . 279
Ernia vento/a dello Scroto . 280. detta Vmbiltcale. ivi.
Ernia umorale dello Scroto. 279
Ernie degP Intejiini , e delF Omento . 27^
Erpete* 277
F Ebbre. ^ ^ 161
Febbri terzana vaganti in Livorni + 208
Fiocaggine, Raucedine. 14
Fiocaggine . *5
Flati. 17.46.
Flemmone erifipelatofo. 280
Fluffwni di tefia con dolore , vigilie notturne, e inappeten-
za in una Dama. 138
Formica , Fuoco /acro . • 277
per un Franze/e, a cui erano neceffctij anzi i diuretici %
che i fudorifici. 49
Fuoco Sacro* 277
C^ Jyini . ^ , 278
J Gonfiamento di gambe» - 237
Gonorrea. 39
Gott/r ro» Nefriti de. 16
Cotta. ^ 17
Cotta, e travagli renali. tèi
1 *
IDatide. 279
Idromfalo, fta Etnia imbilicale. ivi.
ldropifia. 234. ldropifia Jfàte . m 175.183*
ldropifia del Capo, Idrocejalo. 278» de* Polmoni. 3 1. 77*1-
panitide. 46,279
ldropifia de* Polmoni . 30
ldropifia jifcitUa, timpanitica. . 45
V
Inferno, cui era £ nop^: afieMerfi à* % Medicamenti 9 con
cavar fi J angue dalle* Moroidi , prender II Latte tfJftn*
ec. i <* S v* * ^ <S<*
Infermo , M cui fi temeva che laCaffta fojfe di danno, ijfy
Ipocondria con iftitichezza s e *«t» fatico &mn* f un S €n Ì
Ipocondriaco . °*
L Ebbra . , ' *7*
Lue Venerea, ^ ' «g ^
Lue Celtica invecchiata con Gonorrea» 4* *£7
Lue Venerea con Reumati/mo . 73
M Agrezza ) e Stitichezza* 3*
Malacia r \Picar. . **
Malinconia. ^ 3?
Meflrui : per una Dama ^ a cui i meftrui venivano pochi 9
e f colami. *i$
Jdorvtglioni y Vajuoìo. ì
Efritidi^ . > V *6-*7
N
OCchiì Tjtbafebli delle palpebre. 3 Grandine demede^
fimi. 7. Diminuzwn di vifta , ed altri mali nel%
occhio defiro di una Dama. *4^
Orecchie: Sordità £ orecchie f 190» Mormori* \ delle fieffo.\^6
Órtópnea : difficoltà di re/pirare. * 2 S.
Ofiruzione nelle ve**.* dell' Utero. 53 Delle vene /correnti
per le vi/cere del ventre inferiore. *44
» ■ •
PAlpit azione di cuore. .59
Pancreas j ^pw/à moleflo nel Pancreas con languidezza
in tutto il corpo. # 2ix
Paura : per un Cavaliere indi/pofio per ejferfi/overchi amente
* impaurito Con/, burle/co . - rjpp
Pelliccili. ■//-* • , * - ?79
Per/onaggio , * c*i tfa malagevole V u/o di d$erijec.\\%
Piaghe nelle Gambe. * . . * , .^98
Podagra . 9. 13.17.85. JW/ Gotta* ... ^;>
P0//Ì intermittente . . , v ^ . <>/ . '.143
Priapi/mo. _ v \; \ 179
\
Punme in m* fami»; i f» *lm pmì del Corpo* Si
\ * *
RAm ice :. tumore dello Scroto é $- g
Raucedine* ' ià
Reumatiftat te* lue Penti** « . \ - T
Reamatomfalos : sumere» ±j\
Rifipole. . • ■ t y^
Rogna. 38
Sórtocele , tftjnm <&//<> &?*;»« % 7 fc
Satiriafi. ** 2 -a
Sfatica . Vedi Dolore Ifebiadkd .
Siccità^ e calore. l*<5
Scrofole, e Strume. * 2*8
Sifilide , W Piwwd *&*/<> comunemente mal Prancefe. 7
Soffocazioni dì rapirò. 59
Sordità f orecchi* * t^
Sputo di Sangue. J*7»*3.£
Sterilità d'una Gentildonna. • 96
Sterilità. 98.108
StetiHtà d*una Dama , * i# r/WJ/ yJrta* jtott» a/** ^fr
guarirla. .\4$
Stitichezza di Ventre* 8i
Stomaco ; jM&tv "nettò fomite . 195 *fo/?p $//* ykjfo ^cxp
$udato°tni> Pellitellié •-■'•'■ ^79
*X*i?/fc.' $ra*te&d dì tè fi a b toh
' jL Timpanitide ♦ 136
T iremo* nelle Bràkèi a ton difficoltà nM 'pariate , éf debolez-
za di memoria . . 70
Tubercoli delle palpebre* £
Tumore. ■> 2?6. 2^7
: £ -in* • 228
• *
*ytiTÀrici. ^ 278
V KfrtifWf tènebwfa in un gran Ferfonaggi*. i?8
naggte
24.38
V ftrtfóiff tènebtefa in un gran Perfonaggi\
Vtjgiti*, ni*gtez** % t jtìiichhàa W Venire • _^ ., _
Vitiligine bianca. * 2?8
Vitiligine nera . • l • 279
filiere in bocca. 38 ni vafi urinar/. 22}
Vmidità foverchia di Capo . - x66
• ; ** *• Unto-
Vtl
Unione de va fi nel cuore del feto. ^ ^ 17 j
Vomito , tumor invecchiati nel ventre inferiore con febbre
Unta. 7%
Vomito : era (T uopo provocar/i ad un Infermo* 124
Uovo mW utero come difeenda. 171
Utero ; fuoi mali* 36. }©8« tumer nella ft*JJe f %%é
•
. t
t
V- '
Da Irtum Medie* ; ttenim Uhm Dominus crea-
vi* , G? non difeedat a te y qui* opera ejns
font neeejfaria. '
Ecclef* XXXVIII, i u
PER
tf^» <^* <%* c%# r^u •%• r^# »x» r^# r^* (Xrwc\i^r^c^
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•de Hp
•G.'V'WWW'W «^» *^> *^> -^j *^» *^i ^r^
P E R U N A
CACHESSIA.
9 Eccellenti^ Sig. Dottort
Salina , così dottamente , e
con tanta prudenza ed av-
vedutezza ha fcritto iiCon-
fuito trafmelTo intorno al-
la Cacheflìa , che prefente- K*xf£j*
mente travaglia il Sig. Cri- fovraòbff-
floforo Parlier, che non ha danza di
lafciato a me campo di pò- cattivi **
tere foggiugpere qui cofa alcuna -di vantag- mori, che
[io ; onde mi fofcrivo in tutto e per tutto al- di/pone
e prudenti determinazioni di eflb Sig. Dottor alt ldt%+
Salina, ed approvo pieniffimamente , e con o- pifià.
gni fincerità dico, che è neceffario che il Sig,
Parlier in quella ftagione fi medichi formal-
mente, e di buon propofito; e perciò faccia in
principio due Purghette piacevoli , preparative,
ed evacuative; e terminate quelle due Purghet-
te evacuative, e preparative , faccia paflaggio
all' ufo dell' Acqua del Tettuccio , col previo fo- Acqua fa-
lutivo fatto di Zuccherino , ovvero di Giuleb- lata medi-
co aureo , con decozione di Sena magistrale , ed anale ch&
al meno meno di quell'Acqua del Tettuccio ei fcaturifce
ne prenda tre , o quattro paffate , fecondo i Pre- inTofcans
cetti , e le regole dell' Arte ; e dopo l' ufo dell' nel Tetri-
Acqua del Tettuccio , faccia paffaggio all' ufo torio di
dell Acciajo preparato , continuandolo per moi- M$nteCa-
te, e molte giornate, , e tale Acciajo preparato, tini nella
non fol amente lo prenda la mattina ^a buon' Valle di
Op.del Redi Tomoli. A ora, Nievole.
\
i
Ì CONSULTI
óra , come medicamento in bocconcini , é cotf
le dovute cautele, ma ancora lo prenda conti-
nuamente a definare , ed a cena , come ordì*
natia fua bevanda, cioè tanto a definare, quan-
to a cena : beva Tempre Vino refo acciaiato*
con lo avervi tenuto dentro infufo la limatu-
ra dello Acciaio, fecondo che ordinariamente
fi coftuma da 1 Medici, f di più lo beva innac-
quato con Acqua di Fontana.
Della Acciajo da prenderti la mattina a buon*
ora in bocconcini , potrà fervirfì del Croco di
Marte avertente , ovvero di queir altra Prepa-
razione , che chiamano fpvima di Marte ape-
tìente , fecondo il gufto , e fecondo l 1 inclina-
xione di chi affitte . E crederei , che foffe per
éflfere utili (fimo a quefti bocconcini acciaiati, iL
bevervi fopra fubito ogni mattina tre once, o
tre once e mezzo di bollitura di erba Tè , fat-
ìf.!.a. ci- ta 9 ue ft a bollitura f. I. a. in Acqua comune di
fra ufata f° ntana J ovvero in qualche aojua ftillata , e ap-
da' Medici Periata , non ifeordandofi in oltre in quefto
nelle ordì- tem P° dell' Acciajo in bocconcini , la frequen-
naz.cbeh- Z2i ^ f^rvixialì ai meno meno un giorno sì,
pnikca:k-^ un gH orn ° no ; e non ifeordandofi parimen-
cbndo'r te °8 ni cin< l ue > ovvero ogni fei, ovvero ogni
Arte • ^ tte £Ì° rn i * n circa > il prendere per bocca una
piacevole gentiliffima bevanda folutiva , fatta
di Zuccherino folutivo ovvero di Giulebbo
aureo , (temperato con decotto di Sena magi-
ftrale , o con altra fimile infufione di Sena , è
Cremore ^ Cremore di Tartaro . E quelle bevande ib-
/ rta I-° l utlve poffono (omminiftrarn così puramente
pale a at- fempUci > come ho detto , ovvero poffono fom-
f J. b™ ma miniftrarfi chiarificate f. I. a. a gufto ed incli-
ni Vino naz i one di c hi d e e prenderle , o di chi dee or-
bruciata dinarle.
€on arte Quefto è quanto finceraniente poffo dire fe-
dallojpe- con d i miei fentimenti , rimettendomi in tut-
****** to e per tutto alle prudenti rifoluzioni di chi
affitte, e particolarmente nelle cofe giornalie-
re della dieta, tanto nel definare, quanto nel-
la cena*
Per
At FRANCESCO REDC<
Per alcuni Tubercoli nelle palpebre
degli Occhi *
DEbbo fcrivers il mìo parere intorno amma-
li di una Nobiiimma Giovinetta ma-
ritata , che fi ritrova nel diciottefimo an-
so della fua età , Quefta è di faccia rubicon-
da , e di un temperamento , per quanto in una
Relazione mi vien riferite} , totalmente , e pie-
namente fanguigno, dotata di un abito di cor-
po carnofo , e che da' medici con vocabolo gre-
co vien chiamato pletorico . Sono già (corti
fetf anni > che fu forprefa da quel male , che a
Firenze fi chiama Vajuolo , ed a Roma dicefi m
Morviglioni , i quali Morviglioni , ancorchè<^ r t>'£''&-
foffero copiofi, e folti | non cagionarono offe- wl » Lat m
fa veruna, per minima che fia, agii occhi, e**^;Mor-
la Signora ne guarì bene f Wlli » c$oi
Uno, o due anni dopo (falvo il vero)nelPA'f* '*^
eftremo lembp della palpebra dell' occhio fini-/"»
ftro apparvero tre minutiffimi Tubercoietti, non.
maggiori di \m mezzo grano di miglio riton-
di , e roffi . Roda altresì apparve la fuperficie
interna della medefima palpebra > e di più af-
flitta da un continuo prurito • In oltr^ dalla
caruncirfa dei medefimo occhio gemevano di
quando in quando alcune gocciolette di un li-
quore agro, e pugnente ; ma il bulbo dell'oc-
chio non ne patì mai offeja veruna , ficcome
di prefente ne rimane iilefo , Si mife in mano
de' Medici f Ne ricavò quello giovamento ; che
temperato il fangue, e addolcito, quei tre Tu-
bercoietti, la fuperficie interna della palpebra,
e la faccia ftefla inoltravano apparentemente
minor roffore. Egli £ ben vero , che fon già.
venti meli, che (ebbene quei tre Tubercoietti
non hanno più eminenza veruna , nulladimeno
fono crefeiuti in larghezza , ed il loro roflbre,
e quello della fuperficie interna della palpebra
»
ì CONSULTI
è crtfciuto, ed air intorno de' fudde tri Tubefa
coli fon cafcati i peli , e di più da' medefimi
Tubèrcoli geme un cerco fluido-, di colore tra
'1 bianco ? ed il giallo • In oltre nella palpe-
bra fupenore delr occhio deliro è comparfo un
Tubercoletto , fimi le agli antedetti , e nella
palpebra inferiore del medefimo occhio deftro
ne fon comparii tre altri pur fimili , ne' quali
tutti a cinque prefentemente non fi fcorge al-
tro , che una (empii ce efcoriazione , con fotti-
iiffimi forami , da* quali , come da tanti cana-
letti, trapela un umore acre mordace , e gial-
lo , il qual umore fi coagula poi , e fi conden-
fa nella fuperficie delle palpebre . E quindi po-
scia è avvenuto , che tutte le eftremità delle
palpebre, per l'affluito di queir umore , hanno
contratto prurito , tumidezxa , afprezza , ma pe-
rò fenza callofità , o durezza . A tutti quefti
malori particolari degli occhi fi,aggìugne una
fcarfezza notabile di quelle evacuazioni , che
ogni mefe foglion fiorire alle Donne, e di qui
dolori di tefta , calore , e roflfezza nelle fauci .
Per liberarli quefta Illuftriff. Signora da quefti
iaftidiofiffimi mali , ha fatti molti , e molti
medicamenti, fi è purgata, ri purgata ^ fi è ca-
vato, e ricavato fangue ; ha pigliata l'Acqua
di Nocera • Reiteratamente di nuovo fi é pur-
gata ; quindi ha porto in opera medicamenti
revellenti attemperanti , pofcia molti locali e-
mollienti , dolcificanti l' acrimonia , refrigeran-
ti , e moderatamente diseccanti i Ma fempre
fenza frutto veruno , o pochiflimo , e quafi non
j conofcibile . Il perchè domanda ora , e chiede
nuovi ajuti , e nuovi rimedi da poterli mettete
in ufo quefta proffima Primavera.
Vaglia il vero, che se foffe ritornato Ipo- v
crate nel Mondo, non poteva fervirfi di altri
medicamenti , che di quegli , che fono fiati
adoperati da 9 Medici , che con tanta accura-
tezza aflìftono afta cura di quefta nobililif-
iìma Giovanotta , E se ella non è guarita ,
proviene dalla orticazione del male , e dalla
natu-
M Francesco arar; 3
tatara aggravata , che non fi può da se mede-
sima aiutare • Non fi perda però di animo •
JBi fogna ri medicarli di nuovo ; e nel rimedi-
carfi fi dee avere quelle fteffe intenzioni , alle
2 uà li i Medici fino a qui hanno avuto riguar-
> nel medicarla • Ma egli è co fa neceflaria
neceffari filma , che la Signora aiuti i Medici
con una totale obbedienza, fenza la quale ob-
bedienza non otterrà tnai la faiute : £ però
ìnon fi maravigli , se tra i medicamenti miei vi
farà dolcemente mescolata, e la fé verità, e la
piacevolezza .
CI lafciò fcritto Ipocrate , che se a coloro ,
i quali hanno male agli occhi , fopravvenga
un fluflb di corpo, è cofa molto a loro giove*
vole : e Galeno comentando qucfto detto di
quel buon vecchio, ci diede per avvertimento,
die se il fluflb di corpo non folte fopraggi un-
to per moto della natura , dovea proccurarfi da'
Medici con gli ajuti dell'Arte. I pen fieri d' I-
pocrate , e di Galeno vengono giornalmente
rinfrancati dalla efperienza.
Su quefto fondamento farei di parere , che
quanto prima la Signora cominciane a medi-
care, ed il principio dei fuo medicamento fot Soluùtm
fé un firoppetto chiarificato folutivo , il qual f ret3ttenU ^
firoppetto per molte, e molte volte foffe V l ' to l e i m*i
gliato una mattina sì, e una mattina no , fen- » q u l\
za intermiffione veruna* Con quella condizione , *
però , che tre ore dopo aver bevuto il firop-
petto chiarificato, e folutivo, ella be vette die- -
ci , o dodici once di Acqua delia fontana di
Trevi, e la beveffe,. ò calda, o fredda, come
più le aggradile;, e quefta Acqua folle pura,
fch ietta , fenza raddolcirla con cofa veruna . la
oltre, fei ore dopo il definare vorrei, che la
Signora beveffe fette , o otto once di Acqua
cedrata, o di Sorbetto, o dilimoncello, o altra
Acqua acconcia, e la bevefle alle volte fred-
da con la neve.
Il giorno poi nel quale la Signora non dee
prendere il firoppetto folutivo , vorrei , che la
A 3 *att-
6 'cowtv'&tS'
mattina a buon 9 ora bevefle sei once' di Celti
di latte, raddolcito con qualche gentile Giu-
lebbe) appropriato * Di più , oltre i firoppettl
folutivi , è neceflario di quando in quando il
fard qualche lavativo in uno di quei giorni ,
Grazio/a ne' quali fi prende il fiero . Se per mala forti*»
riconven- na in Roma non a veffe credito i Acqua di Tre-
sco;?* per vi* e foffe creduta co fa troppo vulvare, fi pò»
qutt, che trèbbe in fua vece prendere altrettanta Acqua
jiimanpo-iì orlò > o qualcheduna di quelle Acque ftil-
€o F acqua late dalle erbe , le quali fo fiero {limate più eoo-
comune, e venienti, o appropriate, tralafciando però tut-
ie altre co- 1* le Acque minerali, e particolarmente quei-
Jefempli- le , che fon cariche di miniera di vetriolo , di
*i 9 allume, ec.
Dopo aver pigliato alcuni deTuddetti Grop-
pi folutivi, con T alternativa del fiero, {lime-
rei buono cayar il fangue , e pofeia ricavarne
per la fecónda vòlta pattati altrettanti giorni.;
tralafciando nelle giornate del (angue li firop-
pò folutivó *
Con quefto medicamento continuato lunghi f-
'limamente , {limerei , che fi poteffe ritrar inol-
tro frutto . Ma maggiore fi ricaverà dalia buo-
na regola del bere, e del mangiare congiunta
con una ftentatiffima , é lunga attinenza, re-
golata dalla prudenza del Medico, che affitte,
e dair arderne desiderio , che la Signora ha
di guarire . Quella non è cofa da dimenticar-
tela, e da farne pòco conto : imperocché Ipo-
<rate nel bel principio del libro delle Ulcere
comanda, che fimili Infermi {fieno fempre eoa
fomma , e ftrettiflima attinenza : Al pen fiera
d' Ipocrate fi fottoferive Galeno nel terzo , «
nel quarto del Metodo , ma piti di ogni altro
Lib. 6. il gentiliffimo Cornelio Celfo ne parla a let-
sap. 6. tere di fcatola , quando parla delle infiamma-
zioni degli occhi fpecificatamente , e vuole in-
fino , che ne 9 primi giorni non fi dia punto
punto di cibo : Nullum cibum affumere oportet;
fi fieri potefl , ne aquam quidem ,• fin minus cer-
te quam minimum *w* Io non dico, che que-
■a*
DJ FRANCESCO JIEW. y ;
Ha Signora fi tenga fenza mangiane , dico be-
ne, che fenza una gran pariimonia nel mangia-
re , ella non farà frutto. Io non dico, che ella
non beva né poco , né punto . Dico bene', che
credo , che fia neceffarlo neceffariflìmo , che per
molti , e molti mefi ella tralafci totalmente U
vino , ed in sua vece beva dell'acqua, e l'ac-
qua quanto più pura , e femplice farà, tanto
fia migliore , e ne beva pure , perchè nellj*
quantità non voglio , che o (Ter vi il configlio
di Celio , per non rendere il fangue , e gli t al-
tri fluidi più agri , più mordaci, e più falfugi-
nofi. I cibi fieno carni Ielle, e le mineftre fat-
te de' loro brodi , con erbe . Si mangi dell' er-
be , e de' frutti ; e se fi ha mai da eccedere ,
l' ecceflb fia neir erbe , e ne' frutti , e $on nel-
le carni, e ne' cibi di gran nutrimento.
Dopo tutte quelle confiderazioni , non fia
fuor di propofito , che quei prudentiflìmi Me-
dici, che affiftono alla cura, facciano rifleffio-
ne, se la pertinace oftinatiffima oftinazione di
quello male, che non ha voluto cedere a tan-
fi, medicamenti con tanta prudenza , e dottri-
na ordinati, facciano rifleflìone, dico , fé pof-
fa efler cagionata da quel malore , detto Si fi- /
lide , di cui fece quel gentili/fimo Poema il Mal ve*
Jracafloro . Io non so quello , che io mi dica, nereo, det-
Parlo per toccare tutti i punti, come è il do-fo volgar-
«re di un buon Servitore . Del refto nella re- mete il-
lazione mandatami io non ne veggio 1 contraile- ce/e *
Uno veruno.
Ma se quefto fovraddetto fofpetto non abbif
luogo , £a di meftiere con fide rare , se quei Tu-
•bercoletti venuti prima delle efcoriazioni ne'
lembi delle palpebre, fieno fiati di quella for-
te di tumoretti , che Grandine delle Palpebre
fon chiamati da' Chirurghi , ovvero fieno di
*quell\ altra forte di tumoretti , che pur nelle
palpebre fogliono ancor nafcere , i quali cqp
some generale da' Chirurghi fi appellano efcre-
fcenze flemmatiche , o più particolarmente f
4>er gli umori, contenuti , fi dUpqp erteli e eri di ,
A 4 Ate*
S " confettivi
Ateromi, x> Steatomi , £d in terzo luogo fi
di meftiere confiderare , se per aver quefto ma-
le duratp così lungo tempo , fi fia potuto da-
re il cafo , che dal continuo affluiti) , e gemi-
tio di umori acri , fallì , e mordaci , fia fiata
infettata, e corrofa qualche particella di quel-
la tenue fottiliffìma cartilagine, la quale li ri-
trova nelle eftremità delle palpebre ; del che
qualche leggier indizio ne porta la caduta de 9
peli in quelle parti offefe . Se una di quelle
tre cagioni vi fia , io non pò Ab da lontano
conofcerlo , e ne propongo la confiderazione
per paffaggio alla vigilante prudenza di chi
affitte alla cura. Certa cofa è, che se prefen-
temente i mali di «quella Signora non fieno al-
tro, che efcori azioni , o efulcerafcioui (empiici
delle palpebre , debbono medicarli con piace-
volezza di medicamenti, e perciò coi precetto
di Cornelio Celfo rinfrancato dall' efperienza,
tiferei da principio fomenti di pura acqua co-
mune calduccia, a fine di trar ruora dalle ca-
vità, e da' forametti di quelle efcori azioni , e
dalle parti adjacenti quelle materie falmaftre,
e nitrofe, che ivi fi trovano, e a fine altresì
d' indurre una modeftiffima refrigerazione, la
quale addolci fce ancora le particelle degli umo-
ri caldi, ec. Dopo qualche continuata giorna-
ta dell'ufo frequente di quella acqua comune,
fi potrebbe far paffargio alli bagnuoli dell'ac-
qua dei Tettuccio , frequentemente da me efpe-
rimentata giovevole per fomentare fimile raz-
za di efcoriazioni , e quindi fi potrebbe veni-
re alla polvere di tuzia, mefcolata coli' acqua
rofa, ec. e ad altri piacevoli ffimi rimedi , tra-
lafciando Tempre da parte quegli , che troppo
potenti, fenza fperanza di utile , poffono ca-
gionar mólto male.
Se poi la difficultà del guarire provenite da*
follicoli de' turno retti rimali; quelle efcoriazio-
ni, o efulcerazioni . indubitatamente fanar non
fi poffono, fé quelli follicoli non fi (radichino
dalla mano di un diligente, éfperimentato , ed
amo*
M FRANCESCO HEDi; f
Amorevole Chirurgo , il quale dee avere in far
l'operazione tutti i riguardi , die fono neceffa-
rj , de' quali non favello , efTendo notiffìmi t
chi è del meftiere.
Se la difficultà della fanazione aveffe fomen-
to dalla contaminazione delle cartilagini , In-
fogna rimuoverla ; ed il rimuoverla è molto
difficili tofo, sì per la parte tanto delicata, co-
me per la vicinanza dell' occhio 4 ficcome an»
cora per effer la cartilagine di mole sì piccola*
che pare, che non ammetta operazióne veru-
na* Nulladimeno non è imponibile , e fi ufe-
no -tutto giorno a queft' effetto da M aeltri A
Chirurgia i fòttiliffimi fili di acciaio 9 di o-
to infocati , ec» Io voglio però credere , che
*uon vi abbia ad efler quello bi fognò , e che
col solo ajuto de' medicamenti univerfali inter- KeAv&idr
ni, con la fola ftretta parfimonia di vivere, e medica-
tori piacevoli colliri ertemi fi abbia col bene- mento Io*
fizio del tempo ad ottenere la de fide rat a (din» cale per gli
te, del che ne prego la Divina Bontà , dalla Occhi , e
quale fcaturifce ogni noftro bene. proprijjimo
perlalip-
pstudine y onde Oraz* nella Sat. 5, del lib. i. Hic oculii
ego nigra meis collyria lippu9 Illinere.
H
Per un Podagrofo in età avanzata ;
D.Vittorio
"O Ietta la lettera , che contiene la naf- Siri > di
razione delle malattie dei Sig. Abate famiglia
Siri , il quale trovandoti in età avanzala , ed originaria
eflendo afflitto da frequenti tòrmentofiflimi af- di Tiren*
falti di gotta , defiderando di rendergli meno ze>Confi*
frequenti , e più miti , ha coturnato la fera ^gUere^Ele*
in vece di cenar , bevere una tazza di Latte mofinario f
vaccino , talvolta puro , e talvolta temperato ed Iflorio*
con acqua frefca , ma non ne ha ricevuto uri- grafo del
le veruno 4 anzi , come egli afferma , danno Rì di
grandiffuno j imperocché , o fia fiato il Latte , Trancia^
o qua!-
£0 COK^VfcTl
4> qualfìfia *ltr* cagione * R è ^qm^ntata not*
biitnente la bile nel fuo corpo , onde provg.
prefentejnente grandinimi travagli nello Coma*
co ; Di piìi fi e ripentita la gotti nelli due gi-
nocchi , enei piede finiftrp , e già già appari-
scono 1 contrattemi di nuova fluffione, e alla
jpan deftra , e alle fpall* . In oltre fi è rifve-
gl'iato un acutiffimo dolore nella regione de*
jceni»fenza che per anco né il Medico , né l'Am-
malato fappia di (cernere , se tal dolore pro-
venga, o da calcolo» o da fluffione di bile J5e-
jofa» e mordicantiffima ; onde il Medico affi-
ttente non trova il modo di applicarvi rimedio
veruno » anzi non ha né meno vpluto peone t-
lere Piumone de 1 reni» di un poco d'Unguen-
to refrigerante di Galeno , come il Sig. Àbatf
defidererebbe •
Mi vien comandato di far rifleffione a quan-
to di fopra fi è fcritto ; ed io per obbedire , vi
farei le feguenti confiderazioni » nelle quali
}>roccnrerò al mio folito di fpogli armi , guanto
ia poffibile », delli perfona di Medico. Più ap-
propriate, e più calzanti farebbono per avven-
tura tali confiderazioni » se più diftinta noti-
zia mi fotte pervenuta della conftituzione indi-
viduale del Sig. Abate : ma» tali quali elle fi
fieno» fi potrà far di èffe» come di quell'acqua
piovana, che cade fopra i tetti delle cafe» la
quale è raccolta , e confervata da coloro» che
credono averne bi fogno , ed è lafciata correre
per le ftrade , e perderli al fiume da coloro» che
non ne fono bilognofi.
Adunque per prima confiderazioue vorrei ,
che quél dottiffimo Medico , che a flirt e al Sig*
Abate , allora quando lo medica » non aveffir
imi per primo e principale fuo feopo il voler
guarirlo da que' mali , che lo moleiìanp , ma
pensi il conservarlo lungamente in vita , per
poter porgere a que 1 mali nello feopo feconda-
lo tutti quei rinaedj lenitivi » che rendono ii
yiveie men travetto fo . In fecondo luogo de-
itererei* ote il Sisaor.Atetfe J fpagliaffe m
qual-
♦ W FRANCESCO KESt,' * 9*
j|Bftkhe parte & quella voglia anfiofa , ch'è co-
mune a tutù gli uomini , di volere totalmen-
te -guarire dà tutti mali ; perchè quefta voglia
molte wlte è una fpezie di malattia , fitniie^* *****
m quella, nella quale coloro, che ne fono tor- accade ad
mentati , appetifcono di mangiar certe cofe lai- alcune
de , e abominevoli , che mangiate , non fola- danne n?
mente non faziano mai l' appetì to, ma conduco- primi me/i
no appoco appoco in evidente pericolo di morte» deflagra-
•Non fi curi il Si g. Abate di ufare quei rime- vidanza,
à) mi iteri o fi , che fi cavano da'bofloli dello Spe- * ad alcu-
-congiunta per lo più con la certezza del dan- Greci 1+
no j perchè fempre fconcertanó , e infralirono dicono
le vifcere, dagli anni, e dalla infermità affati- irirr* ,
■cate, e bi fogno fé di quél folo riftoro , cjie fuol ovvero y
effere apportato da una continuata regola di i**\*xi* ,
vitto conveniente j e appropriato a' mali , all' i Latini
età , e alla compieffione » Ma perchè è impóflì- Pica , o
bile il non ricorrere qualche vòlta per neceffità Malacca »
a qualche nledicattìento , perciò fi procuri , che
fia fempre piacevole *. e delicato, ed il maggio*
le fuo pregio confida nell'effere ufato di rado.
JE se pure vi è qualcofa degna di effer ufata
frequentemente , quefta fia il folo ferviziale ,
ma fia ferviziale femplice , e fenza la vana pom-
pa di quei tanti * e tanti ingredienti mifteriofi,
che, oper compere i flati, o per far maggiore
evacuazione, vi fi (ogliono comunemente àggiu-
gnere. Si ufi ancora la polpa della Caffia, in
poca quantità , pura » femplice , e fenza correte •
(ivi. E se durano ancora i travagli dello fio-
ttaco , loderei il pigliare per una mattina , o
pei: due qualche piacevole infufione di Caffia ,
di Sena , o di Cremor di Tartaro , raddolcita
con Manna : con querta neceflaria condizione
però, che tre orejdopo avere pigliata lafuddet-
ta infufione , fi beva quattro , o fei libbre di
acqua di fontana, la quale fi pub bevere o tie-
pida, o fcalda, o fredda, fecondo che fembrerà,
» CONSUtTf
che loflomaco abbia appetenza più all'una tar-
merà , che air altra . Quefta acqua bevuta , eli
Jpattro effetti ne produrrà tino certamente ; O
i vomiterà, o paflerà per andata di corpo , o
patterà manifeftamente alla volta dell' orina
Quello fletto giorno , nel quale farà bevuta j
ovvero per quel giorno fi riterrà ne'canali del
corpo, e finalmente fi getterà fuora la feguen-
te notte, ed ilfeguente giorno, per le vie dell*
orina. Se fi vomiterà 4 6 patterà per andata di
corpo , certimetate allegerirà i travagli dello
(tomaco , e porterà fecò gran parte di quelle
materie biliofe» che {lagnano in etto ttomaco»
€ negP interini , in quella girila appunto , che
Tacque vive , e correnti , introdotte ne'fòfli , e
nelle lapufte , imbrattate di acque putride, e
(lagnanti, le purificano , e le nnfanicano. Se
l'acqua bevuta patterà fubito alla volta de'vafi
dell* orina , porterà notabile giovamento al de*
Idre del Rene * Se non paflerà fubito , e fi trat-
terrà qualche poco, potrà addolcire , ed inac-
quare quei fluidi bianchi, erotti, che con per-
petua circolatiohe corrono, e ricorrono per li
canali del corpo del Sig. Abate, i quali fluidi
fon pieni pieniflìml di minime particelle foco fé»
fulfuree, e falmaftre»
Né fi tema neli' età fenile di queft* acqua t
ma fi tema bensì di quelle cofe , le quali pof-
fono introdurre calore , e liceità ne'corpi . Sa
bene, che è difficile il perfuader quefta cofa 9
ma non ho voluto tralasciar di accennarla ,
perchè il tralafciamento mi coftituirebbe reo
Così ap- appretto gii uomini di più fano intendimento
punto fi nel méfUere della Medicina , i quali fanno
burla del- molto bene, che i nomi di ftotaaco freddo , e
la fred- <K fegato caldo fon chimere fa voi ole.
dezzadel- Ho detto Un qui, che ilSig.Abate fi dovreb-
1$ Roma- b* attenere da quei rimedi genero?!, e grandi,
40 e della àie fi cavano da 9 botto li dello Speziale . Sog~
caldezza giungo ora , che molto più dee attenerli da
del fegato W Q 'Medicamenti, che con encomi di miracoli,
in una /uà* con nomi di (egre ti reconditi foglio do effere
prò-
; m f*àhce*co trai ; r j
propoffi giornalmente , e celebrati da' Ciarla* Zittire
tani, e dal volgo ignorante, e fon creduti o- dil Temè
•erare per via di qualità occulte , e non capite V.
dall'umano intendimento.
Io foglio paragonare quelli tali medicamenti
«Ile acque piovane , (lagnanti ne' pantani più
fangofi delle maremme ; e pel contrario i me-
dicamenti fomminiftrati dalla mano di un Me-
dico di fc reto , e uomo, da bene gli paragono
alle acque di fontana viva, forgente dalla ci-
ina di qualche ameno monacello» Egli è perii
vero, che confiderò ancora, che febbene l'ac-
que di fontana viva per loro naturalezza fon
lane, nulladimeno, fé fieno bevute ftrabocche-
volmente, vagliono anch'effe a cagionare mol-
te pericolofe indifpofizioni , e forfè anche la
morte , in quella guifa appunto , che indifpo- p ar { a JJ
fizioni , e mprte fogiiono guadagnarli coloro , Med.cm*
che troppo fon dediti a (lare attorno a' Medi- pnu j e A
ci , ed a cavar loro dalie mani fovercbi medi- fg nor anti 9
«menti ; mentre i Medici per loro natura, ^ n fngiidi
per profeffione fono pur troppo inchinati ad Medici
empiere altrui lo ftomaco di mille intingoli , dotti idi»
e di mille peftiferi guazzabugli • Parrà forfè tfaetilfimi*
eh* io parli con tronpo libertà; ma invero ella/; ase c( ?
non * è troppa liberta di (avella , ma uno zelo qua \ t j^
* ^ *a. *m. ^ 4^** fc>« Usante .J« ■ ■ n fc fc rm A II A ^^^ ^*.M*±mm~m*± mm m 4*&«a m* .J Al 1 A *y»
flfttta 6»
tntchiafà
future /mentre feri ve , e tramanda a loro ie -„; m£ ^
8 Ione di quei Re grandi, che iiluftrano Uno- fìgrconve^
ro fecolo, nmza.
Quanto poi fi appartiene alle fluffioni poda- intendi
grìcne , dirò liberamente il mio fentimento .^ w ) d$lU
Non é totalmente da sgomentarti , che talora g ra mf O-
fi lafcino rivedere ( purché lo faceffero con mi- ftya dtl
nor frequenza , e con più diferezione , ) impe- Mercurio
rocche fono un effetto della buona natura , e del S'tri y
della forte compleffione dei Si g. Abate, che ^ QT owerelji^
isgravar le vilcere interne , e- più nobili *&- r $ a de fuoèi
mandano gli escrementi foverchi , e viztofi alle % m pi,
parti eterne , e men nobili ♦ La coafelaziene
del
«4 co* sa et*
de'goftofi è la certezza della lunga vk&. Perla»*
to non è bene lafciarfi mai pervadere a farfi im-
piaftri , od unzioni , o per mitigare il dolore *
o per ifcacciarhe via Tumore concorfovi, per-
chè tali impiaftrì , ed unzioni vanno diretta-
mente ad attaccare la vita , lotto fpezie, di
un iufmghevole , e fpecipfo pretefto , Mi ma-
raviglio bene, come il dottiamo Medico, che
affitte , non abbi* voluto dare al Signor Abata
la foddisfazione di untarfi la regione de? Re-
ni con un poco d' Infrigidante di Galeno . I<*
per me • tengo opinione » che non gli poffa far
male veruno, e Io adoprerei {rancamente; an-
zi di piìt , in vece dell' Infrigidante di Galeno,
mi ferverei della gentiliffima Manteca gialla
di Rofe, fatto nella Spezieria del Sereniffima
Granduca, la quai Manteca è molto più effi-
cace dell' Infrigidante di Galeno , ed è odora-
tiflìma , e con erta non folamente fi può ugne-
re la regione de' Reni , ma ancora nella vee*
menza del dolore fi può fervirfene nelle parti
podagrofe, ed infiammate.
Per un» Raucedine, o Fiocaggine.
^Uppofto perveriflimo quanto dagli Eccel-
O lenpffimi Signori Signi , e Puccini dotta-
mente , e prudentemente viene fcritto intorno
alla Perfona dell' Illuftrift Signor Lorenzo Fe-
lice Rofpiglìofi , cioè intorno al fuo tempera-
mento flemmatico , e melancolico , abito di
corpo , manfuetudine di e otturo; , flati , ec. ed
intorno a quella Raucedine , o Fiocaggine da
etto Signor RofpigUofi acquietata, fei me fi fo-
no , in un viaggio , dopo eflerfi molto ben ba-
gnato, per cagione di una pioggia fopravve-
ruta : fuppofto ancora per vero , che alla detta
Fiocaggine vi era qualche leggiera difpofizio-
ne avanti ai addetto viaggio : fuppoflo altre-
sì
tt rtuàrcEfco Risarà \f
fi per vèto h fopràggiurita di alcune evapo-
razioni calde £1 capo, che di quando ili quan-
do facendoti lenti re apportavano qualche va-
gante, e leggiera trafitta» ed in particolare iri-
rernamente nella fronte , don lieve dolor di
nomaco , che gF jllahguidiva 1' appetito ; farei
di parére, che il prima, e principale feopo de*
Medici doveffé effer diretto à rimettere in mi-
gliore (lato le vifcere naturati , ed in jfligliot
ordine di particelle componenti , quei fluidi *
t bianchi , e rofll , che corrono , e ricorrono
per li canali e grandi $ e piccoli del suo con
pò . Avuto quello primo fcopo , potrebbefi poi
aver per fecondo quello della Fiocaggine , U
qual Fiocaggine , a mio credere , vuol effer*
oftiriata molto , e mólto , e perciò bifogna a
fuo tempo lafciarla nella sua orinazione , t
rimetterla alla provvidenza della natura vera
medicatrice de 1 mali ; perchè fé noi voleflìmo
perfeguitar con perpetui , e non interrotti me-
dicamenti effa Fiocaggine , vi farebbe gran pe-
ricolo , che in vece di guarir da un male , nói
incorre/Timo in altri inali di confideràzione
maggiore . Ho detto , che il primo fcopo fia
di rimetter le vifcere , ed i fluidi nello flato
naturale, perché io crederei, che la prima , e
principale origine de' mali dell' IlIuftrifT, Sig.
Loredzo Felice fia nello floroaco , e nelle glan-
dule del mefenterio • Nello flomaco per li fq-
verchi acidi fpremuti dalle minutiflìme glan-
dulè di elfo ftofaaco , non fi fa buona dige-
flione de 1 cibi , onde fcendendo appoco .ap-
poco, e trapelando negl'Interini ij chilo ace-
tofo, e forte, e acre pia del dovere, non puc>
effete raddolcito da 1 fali dèlia bile ( della bi-
le , dico i che in <|uefto Signore non è di mol-
ta attività ; ) ami di più mefcolandofi i fali
della bile col liquor pancreatico , fi fa una
violenta fermentazione di chilo , dalla quale
*on cagionati i Flati negl' ipocondri , e male
fitto $ fe impara fi prepara quei fofiìdio* dei
qua*
*# e o *' •-• « % % * 1
quale giornalmente è bi fogno fo il noftro fao^
Spe • Al che fi aggiunga , come accennai di
opra , che le glandule del mefenterio , effesi*
do ripiene di materie tartaree , e mordaci , {la-
gna in effe la linfa, e in vece di purificarli da
effe glandule il fangue , lo rendono fempre pia
impuro, e più impuro altresì ne rimane quel
fugo , che trapela , e corre per tutt' i nervi , e
fugo nerveo lì chiama ; e quefto pub grande-
mente cooperare alla durata della Fiocaggine .
Che fi ha egli dunque da fare per reltituire
in una perfetta fanità V Illuflriff. Signor Lo-
renzo Felice ? Io per me , rimettendomi ad
Ogni migliore , e più prudente giudizio degli
Eccellentiff. Signori Medici a (lift enti , (limerei,
che foffe dovere temperare , e raddolcire gli
acidi del fangue , e del fugo nerveo *, corrobo-
rar gentiliffimamente , e con occhio guardinga
la bile , acciocché poffa raddolcire 1' aceto (ita
del chilo, e liberare le glandule mesenteriche
dalle materie in effe glandule (lagnanti ; ma il
tutto con gentile piacevolezza , e con mano
.. molto parca , e lontana dal foverchio ufo de*
Manca ## ipedjcaipepti gagliardi , e violenti , ec
pne% ^ ■
Per una Gotta con Nefritica;
'£*1bT A Gotta > e Ia Nefritide fono due ma!at -
Q Qtta JLi tie, le quali provengono da una folauni-
Nefritid ca ** e ^ a ^A"™ 1 * c ag|one . Offervo , che co-
ti* pia i^? 10 * c ^ e P at ^ cono Podagra , patifcono £nco
na e la^ Nefritide . Offervo parimente , che se la
*j£* f 0^ Nefritide produce i Calcoli ne* Jleni, la Got-
S$letnma tgL P. 10 ^ 6 a ^ tres ^ a lungo andare i tufi ^ ed i
teria ofcu " ca ' c ^ nacc ^ ne ^? articolazioni delle mani , de*
riffhna 8 0mit W de' piedi , e delle ginocchia . Qual fi
" • ila quefta cagipne , ella non è a mio credere
il Sangue da per se (ieffo , non è il folo fugo
ner-
p
\
1*
W FRANCESCO REM, if
tierveo, e non fono i foli altri comuni umo-
ri ; ma ell'è un fluido falfuginofo fiffo , tarta-
reo , il quale non dalle vene , ma bensì dall'
arterie è deporto ne' tendini , ne 1 ligamenti , e
«e 1 perioftei , p membrane , che vertono i capi
degli orti . Querto fluido' falfuginofo per se fo^»
lo non è abile a far la Podagra, ma e' ci vuo-
le un altro fluido di di ver fa natura , il quale
iflefcolandofi col primo fuddetto fluido , fa sì
con quefta mefcolanza , che fegua il rigonfia-
mento de 1 minimi componenti di quelli fluidi 9
il bollore, il calore, lo ftoncertamento , e ri-
volgimento de' detti , e quindi nelle parti ad-
iacenti , e vicine la foluxione del continuo , it
dolore e punture per l'irritazione , e per l'a-
gitazione, ed il difordine degli fpiriti abitatori
delle fibre nervofe , e mufculari .
Qual poi fia queflo fuo fecondo fluido, io
tengo che Ha il fugo nerveo , il quale non iftia
sei fuo tuono , e nel fuo naturale ordine di
parti, ma abbia acquiftato fovercbio di acidi-
tà, e per le ramificazioni de' nervi fia deporto
la dove fi fono fcaricate Fartene.
Quando dunque quello concorfo , e querto
fcambievole bollore de 1 due fluidi acidi , e fal-
li , fi fa negli articoli debilitati , nafce la Got-
ta . Quando fi fa ne 1 Reni , ne nafce il dolore
nefritico* £ perchè Quando li (Vegliano fi mi lì
bollori , dopa it bollore ne fuccede femore il
coagulamento , e qualche precipitazione di quei
corpicelli, i quali, ancorché follerò più gravi,
in fpezìe , del fluido , nulladimeno in erto fi
mantenevano follevati per quelle ragioni, le
quali fon note per la dottrina delle cofe gal-
leggianti ; Laonde da quefta precipitazione an-
no il loro effere, ed il loro producimene le
Renelle, come appunto fuccede in quel lavo-
ro , coi quale da' Chimici fi manipolano i Ma-
gifterj delle Conchiglie marine, del Mercurio,
e di altri fimi li minerali .
Fatta dunque la precipitazione delle Renel-
la, elje fono da principio fciolte , e Ubère r ma
QfJUfidiTmjru. fi ' per
& co*sVlti
per la dimora, che «Uè fajwp in que'mwunL,
ibttiliffimi 9 infinitiifimi canaletti <:oiìitu^ti la
fabbrica de 9 Reni , e pe? urla iqrta viCqidità de'
liquidi 9 che per elfi canaletti pattano ; peroifr
le Renelle, di libere, ,e feioite ., che erano #
appoco appoco fi agglutinarlo iafieme , e ne
producono i calceli , i quali fono cagione 4i
muovi dolori , allora quando elfi Calcoli fono
ipinti giù per i Vafi ureteri alla volta dell*
Vefcica . A quefti dolori fon congiunti molte
yolce de' flati , ed io non me ne maraviglio f
imperocché quando fi fanno i ribollimenti de'
liquidi fuddetti, fegipre fi follevana molti ef-
fluvi, i quali non trovando 1' ufeita libera, fi
convertono , • cangiano in flati ; i quali mol-
te volte fi moltiplicano nel tempo de' dolori f
perchè le parti xnembranofe , e le cavità delle
vifeere fono violentemente diftefe , e dilatate
dall' agitazione , dall'impeto dqgli fpiritL irà*
tati , ed erranti ; iapnde per oeceffità ne Je-
gue, che per riempire gli fpazj , V umidità rac-
chiufa in quelle cavità , fi rifolva in vapori ,
e da' vapori ne nafea il flato, e Quindi avvie-
ne poi , che quando gli fpiriti depongono la
loro agitazione, fi rimettono in calma, e per
conseguenza le cavità delle vifeere tornauo al
loro fìato naturale} quindi avviene, dico., che
i flati fieno fpipti , e. cacciati altrove; il che
pape , che apporti quel follievo tanto confor-
tativo, che provano coloro, che anno dolori *
ogni qual volta , o per bocca , o per dabbaflo
ributtano qualche poco di flatuofità. Non vai*
Serò la confeguenza di chi voieflfe inferire: a-
unque il dato era la cagione del dolore ; per-
chè il più delle volte il Flato è prodotto dal
dolore , e dagli fpiriti irritati , e convellenti le
fibre delle vifeere , e le vifeere fteffe, e dila-
tanti le loro cavità.
Quella, a mio credere, è la Teorica di que*
travagli , i quali dì quando in Quando infetta-
no T Eminenti IT. Signor Cardinale N. N. Ma
se. nella deferitone di quella Teoria ho fa-
vei-
M FRANCESCO REDI. tf
Vallato come Medico * da qui avanti voglio
totalmente fpogliarmk di quello carattere , e ve-
nirmi di quello , che io porto con tanta* mia
gloria, di quello, dico, dì eflere un .umiiiffi-
wo Servidore di Sua Eminenza.
Parlando dunque come Servidore , e non of-
4ervando quel comfueto ordine , che ne 9 loro
Confultì tengono i Medici , dico , che il buon „ ^
Medico , prudente , e giudiziofo , quando è chia- MfM™
«iato alla cura di chi che fia , non dee avere ^''/T "?*
per primo fcopo, e j>er prima maflima il vo- ae .{™"*ì
lerlo guarire da' fooi mali ; ma il primo fco- fj u y .*
pò , e maffima dee eflere il tonfervarlo lunga- da * uf r '~
mente in vita; e la maffima fecondaria deeef- P*******
fere di guarirlo, perchè quando non fi penfa y i 1 - °T
ad altro, che a voler guarire un ammalato àaL^V^ € ^
qualche male, {ovantemente avviene, che pre- '*J acono -
cipìti in un maggiore, con evidente pericolo * €ne n , on
della vita . menodou
Il voler liberare in tutto , e per tutto Sua t0 > che & a -
Eminenza con forza , • e con violenza di Me- * antU0 J n$ *
dicamenti , dalla Podagra , dalla Nefritide , e
da' flati, io l'ho per imponibile, e quando an-
co fotte poffibile di guarirlo totalmente , io
per me non ne darei il configlio ; perchè se
per forza di Medicamenti fi fermaffero affat-
to gii intuiti Podagrici , crefcerebbono adi-
fmifura gli infulti nefritici , perchè le minime
5 particelle falfuginofe , e fide -del fangue , e le
uperfluità aceto fé del fugo nerveo , le quali
foleano efl*er depofte agli articoli debilitati i\
farebbono impeto a 9 Reni, con travaglio mol-
to maggiore del primo , e con pericoli molto
confiderabili . Pericolo anco confiderabiie vi
farebbe , se le fuperfluità fuddette del fugo ner-
veo , le qu^li folevano fcender per li canali ,
o fiano nervi fpinali, a 9 piedi , a far la Poda-
gra, fcendeflero allo Stomaco per li nervi dèi
Pari vago , e intercoftale , o fcendelTero al cuo-
re per li nervi cardiaci , o fi rat te ne Aero (la-
gnanti nel cervello. Ma non per quefto fi dee
gettarli a precipizio nell'ufo de 1 diuretici troppo
B 2 frt-
*
t
2ù C O K S U t T I
frequente, potendo anco quefto effer datinolo $
e cagionar ne' Reni una fentina , ed una chia-
vica putredinofa di tutti gli efcrementi del cor-
po . Quindi è , che io fommamente lodo, e
commendo la occulta prudenza de f dottifiimi Me-
dici , che affittano , e configliano S. E. mentre
vedo, che camminano con tanta piacevolezza >
e con tanta deprezza, e con tanta dottrina nel-
la prefcrizione de' medicamenti ^ e fon di pare-
re, che camminandoti con la (indetta piacevo-
lezza, e deftrezza, abbia S. Eminenza a gode-
te una verde, florida, e felice vecchiaia.
Tutto il punto dunque confitte nel mante-
ner dulcificato il sugo nerveo, nel mantenere
il iangue dolce , ed un poco pia tenace t e men
facile» a qnagliarfi , acciocché le di lui partU
celle fiecofe, falfuginofe, e fulfuree, itieno
con elfo fangue meglio unite , e col dovuto ,
e naturale ordine collegate ; e quando fi ado-
prano diuretici, fi piglino sempre di quelli , che
non fogliono fondere il fangue , ma lo man-
tengono nel suo tuono, e nella sua naturai fi-
-jnetria , ed ordine di parti ; e perciò fi sfugga-
lo fempre, come la pefte , tutte^ le cole aci-
trie, e tutti i vini, che anno dell'agretto.
-5 Si contenti Sua Eminenza di far due piccio-
ne, brevi, piacevoliffime purghette ogni anno,
•una all' Autunno , F altra alla Primavera . In
^quefte purghette , fi contenti , che i Medicamen-
ti moventi il corpo , fieno piacevoli , e fi ral-
legri quando la loro agitazione è fcarfa. Uti-
"\ liffimo medicamento lubricativo crederei per
efperienza il feguente. o altro fimile, del qua*,
le mentre ne ferivo fa dote , arroffifeo, e ne
chieggio perdono a quéi dottiffimi Signori, che
affittano a Sua Eminenza •
#. Acqua comune fredda oncvlij. Polpa di
Caffia onc. mez. fi ftempri in vafo di vetro >
Safcia fi aggiunga. Sena in foglia dr. iij. Cri-
allo annerale dr. mez. Macis fcr. j. e fi ten-
> ga infurio a freddo per 24. ore . Si' coli fenza
{premere • Si fcaldi la colatura , e vi fi diffol-
va
\
bì FRANCESCO Rtbtf ^ *t
va ònc. j, e m. ovvero ì>. di Manna fcelta. Si
ricoli di nuovo , e fé ne pigli vj. onc. o vj. e
m. quando farà il bifogno , bevendo tre ore ,
e mezzo dopo vj. o vii;, once di brodo , nel
quale fieno bolliti fiori di Boragine , o di Vio-
le mammole.
Per mantenerti il corpo difrolo ufi la Caf-
fia , non ne pigliando fé non ij. fole dr. la
mattina avanti pranzo ; e se non faceflfe ope-
razione , fi replichi la fera , e fi replichi la
mattina fufleguente , fino che il corpo fi ren-
da obbediente . Si ferva ancora de* frutti dei
Sebefìen cotti in brodo, e raddolciti con Giù-»
lebbo Violato folutivo . Sopratutto i Clifteri ,
ma piacevoliifimi ; e fé fi ha mai a far di lor-
dine di fo vere hi medicamenti , fi faccia il di-
fendine ne' Cli (Ieri , i quali non faranno mai
troppi , e non potranno mai far un minimo
nocumento, anzi fempre faranno di profitto.
Ufi frequentemente Sua Eminenza le Perle
macinate , pigliandone xx. o xxv. grani y un
Juarto d* ora avanti pafto , efiendo quelle va-
evoli a temperare, e raddolcire gli acidi vi-,
triolati de 1 liquidi , e fono un diuretico gioiv
naliero , innocentiffimo , e cordiale . £ quan-
do Sua Eminenza piglia de' brodi , fempre vi
inetta qualche nozioncella di Giulebbo Peria-
to. Ho detto di fopra Perle macinate, e noti
Magi fiero , perchè così pofieggono tutta , ed
intera la loro virtù , e non ifeervata da quei
meftrai, co' quali fi manipola il Magistero di
Perle, o di altre Conchiglie.
L' ufo delle foglienti Pillole lo (limerei mol-
to profittevole, mentre veniffero approvate di
chi afille.
St. Perle macinate dr. ij. Madreperle prepa»
rate, Cortecce di Locufte marine polverizate f
e preparate ana dr. j. e m. Macis polverizato
dr. j. con Trementina Veneziana cotta . Fa pil-
lole della rgroffezza de' pifelli , da pigliarne
due per volta , mattina e fera avanti patto r
fecondo, e quando è il bifogno»
B j Lo*-
ir C 43 *c s V t T I
Vedi la dot. Loderei anco fommamente il pigliar di quarta
tiflimaDif-io in quando qualche porzionceila di Criftal-
fertazione lo minerale diflòluto in brodo : imperocché il
del Caldo, nitro, ancorché non abbia in fé particelle fri-
*<fe/jFr^-gorHkhe, nolladimeno egli tempera gerttilmen-
do % ferina te il foverchio calore del fangue , per quelle
t^tnditiz- ragioni , che ora farebbero lunghe a riferire ;
zata dal e di piti mantiene elfo fangue nel fuo folito
Sig. Don. naturale ordine di parti ; e fé avvien pure ,
Gtufeppe che nelle particelle del fangue egli trovi di-
delPapa */fordine , e fconvolgimento , le riduce allo fta-
mfìtoRedi.to conveniente, nel che confitte molto la fa-
In Firenze nità.
%6go in 4* E perché talvolta accade , che nel sangue s'in-*
troduca qualche diferafia foverchi amente ace-
Difcrafia rofa, e coagulativa , come il prudente, ed af-
vale ftem- fermato giudizio del buon Medico può offer-
per atura , va re j In quefto cafo io loderei f che Sua Emi-
dal Greco nenza pigliaffe qualche modefta quantità dì
ìvwKpitai* q Ue i falt criftallini, e ben purificati , che fica-
Lat. in- vano d a He ceneri di qualfina vegetabile , co-
temperies.nje farebbe a dire , di Affenzio , di Capelve-
nere, di Cetracca, di Cicoria, di Zucca , ec.
Ho detto di qualfifia vegetabile , perché i fa-
lì di tutti i vegetabili anno tutti egualmente
la fteflfa virtù , fenza differenza veruna tra di
loro , come a me pare di aver offervato per
r/ .„ le infinite efperiehze fatte a quefto fol fine ,
Vedi l E- e come più diffufamente mi fono fpiegato ia
fper Ji?T aicunì de ' miei Libri • v
noaileVip. Q^xiio fono prefenti i dolori Podagrici f
Yu ° Chiragrici, fi foffra , fi fofpiri con pazien-
-9.^. delta za ^ fi i a f c j f ar e ii su0 cor f a i ma i e , fi fec-
prejente c j an0 ^ Clifteri , e fecondo il prudente giù*
tdmone • jj z j j e l Medico affittente , fi adoprino le Per-
le fu del et te , e gii altri Medicamenti fuddetti
con moderazione.
Quando son prefenti i dolori Nefritici , co-
me quelli , che attaccano la Rocca non nelle
difefe efterne, ma nelle parti dentro , bifogna
foccorrere con prefid; un poco più vivaci; con
quella avvertenza però, di non ufar mai me-
dica-
/
licamwti violenti f perchè la sola Potenza de*
medicamenti può effere pericolofiflima . Mol-J
ti Clifteri y ma piacevoli . Qualche piacevoli^
limo medicamento movente il Corpo- . V ufi*
dell'Olia di Mandorle dolci per bocca , il qua-
le attuti Ice , e mollifica il furore degli (piriti
abitatori delle fibre tìervee . 1/ uso giudizio fo,
e a tempo opportuno de' diuretici Suddetti «
Qtraiche unzioncella edema dì Olio dì Man-
dorle dokl , o di Scorpioni . V application*
4elia Rete di Caftrato foffritta in Olio di Man-
dorle dolci i e in Acqua <R fior d'Aranci. Pa-
che fornente anoÀne,o per dir' meglio , nef-
fona • Ninno di quei panni roventi , che il vol-
go suole applicare addolori . Neffuna di quelle
violente, rozze, e villane fregagioni , che lo
fteffo volga fa fopra la parte dolente . Non
Wsrfiftto il bagno d' acqua dolce, irta pura , e
senza quella naufeo*a battitura di tante , e dì
teme erbe ; ma il bagno npn fia di tutta là
perfora , ma fia in foggia di femicupio.
Net tempo de'dokwi suddetti fi aikrgM eoa
£Dfòggk> giudiziofa , e con franchezza la ma*
»*(* al bere ; non fi faccia patir la fete, perchè
è cola pericolofa. Et offervi nei Mondo gran-»
de, che fe iena, ed i faffi di qae'Fiuifii , ch#
anno le loro forgentji nelle Montagne , nott
poffono fcendere alle \ pianure , se non per via
delle gran piene , o delle inondazioni . Si ^be-
*a con larga mano l'acqua di Scorzonera , 1 ac-
qua d' Orzo fatta con la Liquirizia , 1' acqua
d'Orzo fatta con femi di Cedro , i brodi lun-
ghi cedrati ; e sopra tutto il Tè , il quale non
«Ho è ita gentiliffKfto diuretica , ma corrobora
altresì ìù ftettriaco naufeato , confortando le glan-
du!e della tfofta di velluto , e le fibre nervo-
fc , e carnofe delie dtie prime tuniche di etto
E ttell'al lardar la Mario ài bete, tt>n fi tema
di cagionare quella Colica,, che foveate male
tecartifttó alla Nefritide , perchè diletta tal
Colica è una paltone de' nervi , * deUe hbf*
B 4 n«-
/ ,
nervofe , e quelli umori biliofi , e pttuitofi , 9
quali per feceffo , e per vomito li Cogliono ri-
buttare , non fono cagione della Colica , ma
fono un effetto della pacione de'nervi 9 e del-
le loro fibre. Mi perfuadono quefta verità quel-
le Coliche, le quali talvolta terminano inPara-
lifie. Me lo perfuade ancora lo avere in prati-
ca oflervato, che fé le Coliche fofTero prodot-
te dagli umori contenuti negl f inteftini * l'eva-
cuazione de' detti umori dovrebbe fempre far
ceflare la Colica ; e pure il più delle volte i
Medicamenti purganti, e violenti fogliono in-
afprire qoeftò male. Il che effendo flato con-
fiderato da' Medici antichi , fi gettarono ai ri-
piego del dire, che quette tali Coliche prove-
nivano da 9 flati racchiufi tra tunica > e tunica
degl' inteftini medefimi .
Lodo fommamente Tufo del Latte di Soma*
1 xa , flato propofto , e meffo in ufo , forfè Info-
gnerà replicarlo altre volte, in altre Primave-
^ je. Che è quanto poflb dire.
Rimetto tutti miei penfieri alla pru denta di
chi affitte, e gli rimetto con fincerità di cuore
TÌfpettofiffima;e tutta pieim di venerazione ver*
\ io la dottrina impareggiabile di que'do ttiflimi ,
* valentiffimi Uomini , che anno l'onore di a£
iìftere all' Eminentiff. Sig. Cardinale*
Per Vigilie, Magrezza \ e ftitichezza
di ventre.
Viene accennato, che nella paflata Prima-
vera V Eminentiff. N. N* fece una purga
di benigni lenitivi , nella quale reiteratamente fi
cavò fangue j pofcia fece paffaggio all' ufo del
fiero, con qualche bocconcino di pura CaiTìa,
e dopo del Siero, all'uso del Latte di Afina,
continuato lo fpazio di quaranta giorni ; E da
quella appropriati ffima piacevolezza di Medica-
menti grande utilità ne ricavò l'Eminenza Sua;
imperocché le Vi (cere naturali notabilmen-
te fi ammollirono , fi ricuperò V obbedienza
del ventre > le di cui fecce * che prima eia-*
no dure* ed anche fìliginofe , e nere « diven-
nero mollificate 9 e di color naturale de' fani ;
ed hi oltre s'ingrafiò nell'abito dèi Corpo, ri-
facendo buone carni * e buon colore nel vol-
to, con tranquillità di fonno nella notte * ed
in quello buono fiato continuò fino quafi al
Novembre : tei qual tempo volendoli corro-
borare il calor naturale » come Viene accen-
nato * per ì&hifare le confuete recidive * co-
mincio Sua Eminenza ad ufafe i brodi » e le
carni di Polli viperati ; ma inoltrandoli il No-
vembre , $' incominciarono a perdere di nuo-
vo i fonni > di nuovo fi affacciò la magrezza
del Corpo * le fecce del Ventre ritornarono
anche dure , e difficili ad evacuarli . Stante
ouefto , viene dimandato il quid agendum per
1 avvenire; £ perchè molti, e divertì Medica*
menti vengono propodi f vien dimandato pari-
mente , quali debbano metterli in opera , cioè ,
o i sali Chimici aperienti , come farebbe quel-
lo d' Aflenzio , ec* o il decotto di Cina , oi
brodi di Carne di Vipera , o la polvere com-
polla . delle medefirae Vipere , o il brodo di
Gallo , altra volta prefo in Fiandra , ò le Ac-
que minerali, ecc. Laonde io parlerò con quel-
la riverente uoiiliffima fincerità , che è per*
metta a' Servi piti baffi f e corrifponderò fecon-
do i dettami della mia cofcienza , e della mia
debole intelligenza, e fecondo queir obbligo dì
fervitù antica , che mi corre verfo la gran Ca-
la di S.Emin. In primo luogo , del Sale di Af-
fenzio , e di altri limili Sali , non con figli e rei
mai mai 1' Eminenza Sua a fervirfene ; e la
ragione fi è , perchè io tengo , che i fluidi ,
che vanno per li canali del suo Corpo, con-
forme Tanno paffato in una mia Scrittura leg-
germente accennai « fieno pieni di infinite me-
nomiflime particelle , non folamente falfugi-
JBofe , ma acide ancora > acri > e pungenti , le
«usJI
té e <* k * t> :t"ì
qjiaK eolF ufo di «pie* Sali fattizi , fi wmtltti
a moltiplicale , e MokipUcaswkr, maggiorrheft^
te imperverfefcanno * Oltreché', fe fi confiderà,,
che do fa fieno queftì Salir, e ir vòglia itiveftfc-
garé con vera efperwnza la loro nattfra , fi
toccherà facilmente con tèarco , che 4 i? fett&f
non con fervano né poco «è puneo laf ifatotìi
«tt quetìe erbe -, e di quei legni', dì? qtfcdl rìK
T/r«ro ap- dotti in cerieré fi eftraggono * Ed è cofa cer*
punto ha tiffimay ohe il Sale di Zocca y H Saie dt C*-
accennato nomerò y il Sale dr Lattuga t il Sale di Gico*
di /opra afa h* lafteffa fteffiffrraa natura délSsfe d*Sak ;
farteli, via, di Betonica, di Rofinarino', di Pepe, di
X' Efpe- Catinella, di- Quercia, di Zucchero, dr Raban^.
rtenze in- baro, di Sen»* di Scialuppa, o di qualfifl* at-
torno alle tra Itgpo f a erte , conforme fono fgtk venti
Vipere, di. anni , che lo accennai irrite mie EÌperteiffc*
te tte alSigJwìQTrio alle Vipere, e conforme aititi lofcrtfll
CoiMaga- nel Giornale de' Letterati, ftampata in Roifta,
lot.impref- dove diffufamente aperfi la aataralefctó dl^tie^
fé furono fti così fotti Sai*.
inFir.ml, Circa il decotto A Cina'; Sfc fi ha <fe fòt*
\66^.enel uh gentiliffirtio decotto di sola Cina,- e che fi*
ióS6.^/-un decotto lungo, fatto con pocbiffrrtìa quarta
tintamente titfc di Citta, e. poco bollita , credo certafnen-
Fan.1711.ti8 f eh» un tal decotto non ptfffa e fiere datN
i n Venezia nofo a Sua: Eminenza , arfzi aflfenttò , che piA
nelH.To- effce db qualche giovamento r còtf l'infat^oi-
tao <fe//e re* raddolcire, ed attenuare F acrimonia delle
fueOpere, particelle fcifuginofey e pungenti de'fluidi' abi-
offendo fiaM a metter fi in impeto dir rimozione • Ma fé il
te preced?- ha da fare un decotto corti» , e {fretto * co*
temente molta quartata di Cina bollita ,- C rtbcrtfita ;
W**** #« io per rtie crederei , che ftiffe pe* effer danno*
lat.edin-so y potendo empire di oftrufciotìi le vene -, a
ferite nel? \& arterie y e gii altri cattali Manchi dei me-
tAnneLdel-Cenwio , é rendere altresì il ftngue irferi flui-
lai. Deca do del bi fogno , e* rendere vifeofo , e troppo
delle Mi- tenace ; Non è immaginabile quanta colla fi
fcellan. «avi anco da utìa iftinima ponicfncella di Ci-
del? Acca- na , L T el^erientó , a chi ha il tòodo di itìatieg 1 -
^w # de' giark , lo kifegaa eoa ftolta facilita • Forfè
quaU
!>f FR A tf CESCO RÉDf v 17
gualcheduno , che non fia Medica diprofeflìo- Cur'wfi di
ne , potrebbe dirmi , che la Cina è ottimo ri- Germ. Per
medio per confortare , e corroborare la teda . altro PE*
Io noa nego , che ciò noi* fia ffato detto , e fper.cbefi
fcricto ; ma replico , che allora la teda ftarà leggono net
bene , quando i Fluidi del ctfrpo faranno nel Giorn. de 9
loro flato naturale , ù conveniente 4 Ma fé un Lefter. di
decotto di Cina viicofiffimo , renderà col lun- Roma, ferì
go suo uso soverchiamente vifcòfi i Fluidi , non quelle bt*
solamente la tefta non iftarà bene , ma ne vtz-tomo £Sd-
fceranno ancona molti, e ritolti altri malori* . // Taftiz/,
Pure io parlo Tempre co i dovuti rifervi al pa- pubblicate
rere, ed al configlio diquei Valentuom ini,che la prima
stolto piò di me fono intelligente, efperimen- volta net
tati, e valorofi. / Giom+dell*
Guanto s'appartiene ad un bròdo fatto con An. 1674.
la Carne della Vipera , afcco queflo non ere- $o.Mag. e
do , che poffa fare né gran bene , né gran ma- dipoi nel
le ; e particolarmente se fia un brodo lungo , IL Tom*
manipolato ih femplice pura acqua di Fonta- deli* edi-
tti . (guanto alle Polveri dì- Vipera compo- zion di Ve-
fte con varj ingredienti medicinali , falftìgino- m nezia .
fi, e calorófi , n6ta mi fehtirei inclinato a per- La Cina
foadere Tufarle,per gTifleflì motivi addotti di noni quei
sopra, quando ho parlato de' Sali. Il brodo di Medicanti,
Gallo, se ha da effere imbrodo femplice, ptl- cefalico ■*
ro, fchietto, fenza quella tanta farragine d ? in- che vie*
gradienti , che fogliòno abbellirò le Ricette creduta^
di noi altri Medici , dico , che farà certamen- il Redi )
te utile , quanto più S. E. e ne prenderà e la/foro ilpru
mattina di iman* ora nel lètto, e adefinare, e mo a tot*
a cena, ed introdurrà nel corpo suo , coi lun- le yueflo
go ufo, di quella umettazione, della quale ha" credito w-
tanto , e tanto , e tanto bifogno V Eminenza giuftato&.
Sua. tt ne qui x
Circa le Acque minerali cariche di miniera flato nel$>
di qualfifia natura, non fòprei configliare zeppiniànf*
valertene , perchè quefte tali Acque iafeiand de MedL
fempre , o poco, o affai , «fella loro miniera ci , e degli
ne'noftri corpi, la quale albo tèmpo fa le sue Speziali.
"operazioni , ài mettere le particelle de' fluidi iù Majfm*
^peto di mozione. Le Acque non minerali igfìihjfwiA
ufete
*8 e O K 9 V t T t
per biafi- ufate a luogo y e tempo coki la dovuta arfiore-
mare la ri- vole , e giudiziofa discretezza, io le crederei più
atta del opportune per mantenere sempe viva la ne-
brodo ài ceffaria umettazione, e per modificare, ed ad-
Gallo me- dolcire le particelle falfuginofe, alcaline» eaci-
dìcinale^e de de' fluidi • In fomma il mio povero confi-
ci pcrfua- glio farebbe , acciocché Sua Eminenza potette
dcreinfie- vivere* ( come fpero , e credo ) una lunga lun-
me il bijo- ghiflìma vita, oltre un conveniente modo di
gno preci/o vivere , continuare l'uso , ma talvolta a tem-
del mala- pò interrotto da' brodi, e da' fieri * continuare
to ? [opra Tufo > dico , della Caffia pura , e semplice > e
cut fi feri- de' Clifteri puri , e femplici , attenendo/? da
ve. quei Ciilleri , che noi altri Medici chiamiamo
comporti , i quali f a mio credere , non fono
giovevoli all'Eminenza Sua ; e quando Sua E~
minenza prenda (juaicheduno di queftì fuddet-
ti femplici CU (le ri ; e che fi dia il caso , che
non lo renda, ma le redi in corpo , per lua~
- go tempo , non se ne sgomenti , non se ne in-
quieti, ma l'abbia caro cariffimo, perchè allo-r
.ra il Cliftere fa il suo dovere, ed opera il bi-
sogno di Sua Emin. con la piacevole interna
umettazione delle fecce , fenza violenza vero-
na • £' da ofiervarfi , che molte volte fi è da-
to il .caio nel tempo depravagli maggiori, che
S. E. ha pigliato un Cliftere comporto con fi-
toppo violato folutivo, zuccher. , elattuar. le-
nitivo ecc. e che non ha fatto operazione ve-
runa : E la ragione fi è , che in quel tempo
de' travagli -di $. Emù i fali liffiviah ? e acidi
del suo corpo sono in mozione , ed in bolli-
mento , e con la loro mozione , e bollimento
rendono gì' interini come convuifi \ e perciò il
Periftahi-loro moto periftaltico in un certo modo fi fer-
facioicir- &a ; al che fi aggiunga , conforme prudenti^
€9àttttivQ. Caramente è (tato confiderato dal dottiflìmo ,
y ed efperientiffimo Sig. Giovanni Crollio , che
l 1 interna tunica degl inteftini è altamente irn-
piaftrata , e fpalmata di materia glutinofa , e
\ vifeofa . La qual materia , fecondo i dettami
^ del -mo m debole intendimento , non i di sua
' - *ati*?
1)1 FRANCESCO MM* 29
naturalezza tale, ma è divenuta vifcofa,eglu-
tinofa, per la dimora in luogo caldo, ma pi il
iti ogni altra cofa per cagione degli acidi coa-
gulativi , de' quali abbonda il corpo di S. E*
quello fia detto per rifpofta al fecondo proble-
ma fcritto dall' Eccellenti^. Crollio , e da elfo
dotti/fimamente frodato , e fciolto •
Circa poi alla cagione , per la quale S. E.
nel tempo de 9 travagli maggiori , ancorché li
lenta il capo affai pieno , con tutto ciò non
iftarnuti mai j e quando i fuoi travagli vanno
moderati > e per confeguenza comincia a dar
meglio, allora comparivano frequenti gli (tar-
atiti , rifvegliati da una certa acqua mordacet-
ta, e pungente, che le cala dal nafo : dico »
che ciò avviene , come naturalmente dee avve-
nire. Imperocché la pienezza, che appari fee di
fentirfi nella teda * non è altro. , che un ac-
cre (cimento de 1 fluidi , che tra di loro fi agi-
tano , e ribollono ,. ed in quefto bollore, ed
agitazione occupano maggiore fpazio di luogo,
di quello che naturalmente* occuperebbero, se
non fodero in mozione di effervefeenza ; e di
qui avviene , che in quel tempo r?0embra il
X pieno ; ma perchè in quelle mozioni di
vefeenza , per neceflìtà 4 fa fempre qual-
che feparazione; quindi avviene , che quando
il ribollimento cornicia a ceflare , la natura
vuole fcaricarfi, e fcacciar via le cofe impara-
te, che le danno noja , e la pungono, e la
vellicano , e perciò featurifee dal nafo quell'
acqua mordacela, e pungente, e toccando là,
dove fi dà lo fcatto agli (tarmiti, ne feguc
l'effetto di efli ftarnuti . E ciò quanto al primo
problema .
Perchè poi nel tempo de' travagli maggiori
Sua Eminenza fenta o poco , o nulla le fluf-
fioni podagriche , ma quando comincia a ftar
. meglio, allora ritorni a fentire i (oliti moti-
vi dogiiofi delle Fluifioni articolari , e parti-
colarmente ne' piedi; a ciò ha ri (porto con la
sua folita prudenza , e dottrina il dotti (Timo
Croi*
jo e a * s * L * *
Crollia^ né akra ragione fi pub addurre , che
quella da elfo addotta , del ribollimqnto delle
materie ne' canali delie vifeere principali , e
nobili, con i'efpulfione pofeia alle parti ted-
iane, ed ignobili» Che è ec*
Per un' Idropifia de* Polmoni*
MT pare di poter ragionevoltpente eoa*
ghietturare , che il male , il quale tra-
vaglia coteflo Cavaliere , fia di quegli , che .
chiamiamo Idropifia de' Polmoni • Egli è però
vero , che con quefto nome fogliamo figni fi-
care , non una fola , ma molte affezioni , le
quali , ancorché arrechino gii fteflì , ovvero fì-
mili fìntomi , nondimeno anno la loro origi-
ne da cagioni diverfe: imperocché altre volte
lì genera ne' polmóni qualche afeeffo di mate-
rie eterogenee . Affai frequentemente ivi fi fan-
no vefeiche ripiene di materia fierofa , ed in
Juefto cafo fi producono anche neli'eftreme fi-
re de 9 polmoni alcuni vermini lunghi , bian-
chi , e foteiii in forma di refe • Alcune fiate
alcuna porzione dei Parenchima degli fteflì Poi.
jnoni\ fi guafta , vedendoli talora o più Socci-
da , o più dura , o molto diverfa dalla fua na-
turale cotti Unione ♦ Molte volte patifeono i
polmoni, o perché il Diaframma fia male af-
fetto, o perché netlaMilza, nel Fegato, e nel
Mefenterio fia qualche notabile vizio . Dalle
fuddette, ed ancora da più altre cagioni fi fo-
no offervati generarli quei fintomi , che fi fpe-
*knenta«o nel male dell' Idropifia de* Polmoni.
Laonde non farà malagevole con le dette ipo-
te fi (piegare , perché la refpirazione fi rènda
difficile, e fpezialmente quando la perfona fta .
piacendo ; perché talora i polfi fi dimoftrinó
ineguali con infinita varietà ; e perché poi nel
£rogreffo del male foglian gonfiarfi molte parti
dèi
f 4el corpo, e jw lo più i piedi; perciocché af-
fai faòlmeftfte avviene f che in limili cafi paci*
fcgjio i vafi linfatici , e altri di quelli fi «tàn-
talo, altri fi .dilatino, anii.fi laceiinp, ed in c /; M :
conferenza ajcvna porzione di 4ia& fia coftoet- 9enu \ t \ m
ta di riftagnare in luoghi alieni . Tanto dà me £# » J* f
fia detto per fodiafare a gualcano , che fi com- r'£ e
piaeeffe neli' incertezza delle conghkrture me- j^F
Vicinali . E se intanto io foffi interrogato ,per± j? 1 f
che ima materia preternaturale fifia , e poma- sf/v **
■ione ne poni, ce. pocrei nipondere, eoe rat- tr ^j' t£
MMi nuovi ty&ori aggiunti alle jnaterié fif- %jj:r* m
fe , neceflariameate debba accrefeere le moleftie r ,;_• •
tf fintomi. m ÌìUmL
Ora io difeorrendo ingenuamente fecondo i . • •
miei fentimenti , fondati viepiù neli' offervazio- n *
ni , ed efperienze , che inelle ragioni tìfiche ,
dico, che cotefl© male fia altrettanto pericolo* ^
fo , quanto travagliofo ; e che in perfone di
grande età non fole fia difficile ad effer cura*
to, ma che talora cedendo in virtù di rimedji
e di regolato vivere, facilmente pò (ci a ritorni
piti crudele,, .che pròna, se intanto il Paziente
non farò oflfervaate nella ragione -del vitto, 1
cioè delle $p fé tutte, che da'Modwi fi dicono
appartenere %Ua convenevole dieta .
Volendo poi tratture «della cura di quefto
male , *accon.terò quel che in Umili cafi ho
praticato più volte con felici «venti .. Primie-
ramente ordinata la dieta con vieto cliccante,
ed in abbiente temperato , <o piuttoAo caldo ,
che freddo , hp fatto continuamente adoperare
T Elifir Proprietaria preparato cpn V acqua di
Cannella ., feo^ftdo U deferiaione f t^elmon-
zio , ed ancora fatto eoa la femplic* infililo-
ne dell' Acqua ardente , facendolo pigliavo al-
meno due volte il giorno , cioè la mattina
quattr\ore avanti il pranzo , e la fera due, o
tre ore avanti cena. Nel principio del pranzo
ho fatto prendete una gocciolina d' Olio di-
ftHlato d* Affeniio entro un poco di Staccherai
p qualche volta , in luogo del detto Òlio , ho
fatto pigliare immediatamente avanti pranzo
dodici grani di Sale d' Affermo , mefcolato eoa
due grani di Vetriolo di Marte* Ho fatto be-
* ire la jJtìma volta , nel patto , quattro , o cin-
que once di Vino d' Affenzip . La fera dopo
cena ho data una pilloletta di Triaca , al pelo
di dodici , o quindici grani ; Ed alcuna volta ,
ver cagione delle vigilie grandi , in luogo del-
la Triaca , fi è data una piccola pilloletta di
Cinoglofla , al pefo di quattro , p cinque gra-
ni al più, una, o due volte la fettimana . Dali*
ufo de fuddetti rimedj , accompagnati da molta
continenza nel bere , ed attinenza di cibi umet-
tanti , e bevande fredde, fi fono molte perfone
liberate dal fuddetto male •
Par un Edema.
Edema ^\Uel tumore , che l£detna comunemente fi
dal Greco KJ chiama da' Medici , fu dasli Antichi ere-
§iÌ9\m , duco per lo più , ed in fpecie da Galeno , e da
vale Tu- tutt'i fuoi feguaci , elfer cagionato dalla Pitui-
enor fio- ta tenue, come etti dicono, che mefcolata col
Icio ecc. fangue, ogni qual volta crefee la di lei quan-
jtom in tità, irritando la potenza efpultrice , cagiona >
quejlo Cff- che dalla mede (ima ella è tramandata da 9 vafi
/ulto dt- maggiori a 9 minori , e più deboli , fin tanto
fcrivtfi che arrivata ne' deboliffimi , ivi flagrando ca-
giona il tumore edematofo ♦ Nondimeno se io
^ovetti dire intorno a quetto propofito ciò , che
la mia debolezza *, e poca efperienza mi può
fomminiftrare , a molto diveda materia di
quella attignerei io la vera cagione di quetto
male, giacché oggimai chi non è più che eie.
co , chiaramente conofee , non efler così con»
forme alla verità V antico fittema degli umori
del Corpo umano, quanto atto, e proporziona^
to per ingegnofamente fpiegare tutt' i mali , e
le (oro caule, a chi poco amatore della verità
rU
M F&AHCESCO REDI. 3|
rifparmia la fatica del taglio anatomico .
Direi dunque , che quello enfiamento non
4ia l'origine da altra umore , die da quello «
il quale dagli Anatomici del nodro fecolo col
nome di Linfa fi chiamai, il quale circolando ,
e per li proprj vafi, e col fangue, nel quale ,
dopo di efferfi da cito feparato , ritorna , se ri-
ceve qualche alterazione ballante ad impedir- K
{;li il fuo moto naturale , può con gran faci-
ita, anzi dee neceffariamente produrre un tal
tumore . In quanta poi al modo , col quale il
jnoto fuo naturale può edere impedito, fi pof-
fono offervare pia cofe, avvegnaché ciò poffa
feguire , o per effer alterate le vie , per le qua-
li egli dee pattare, ovvero per effer mutata 1%
iua temperie, o codiamone naturale, che va-
le a dire, per effer refo piti craffo , pia fot tu
le, più acre, più infipido del fuo dovere, ed
in fomma diverfo da quello , che è d' uopo che
egli fia , per potere feguire gii ufizj , per li
quali la natura V ha desinato ne'^corpi degli
uomini . Quello può folamente procedere da
ederno/ accidente , come caduta, percoffa, o
altro : "Qùefto o da vizio di quelle glandule ,
per mezzo delle quali fi fepara quefto umore f
o per vizio di tutta la mafia fanguigna , dal-
la auale fi fa la feparazione, cioè con V intro-
durli a poco a poco nel fangue alcuni corpi-
celli, che effendo atti a fepararfi nelle predet-
te glandule, fono altresì potenti ad alterare la
naturale compo/ìzione di tutta la Linfa . Stan-
ti tutte quelle cofe , nel cafo che fi propone
d' uno edematico delle gambe , io fono di parere,
che quello male fi fia cagionato nell' infrafeit- \ n quefis
to modo, Cioè, che mutata la coftituzione di partntejt
tutta la mafia fanguigna, o per caufa de' cibi , fi aceenn m
o d* altro ( che di preferite urebbe difficile , an- modefla-
xi impoffibile ad invedigarfi % dovendoli ciò mtnttfht
dedurre da diligente efamina del paziente ) fi la Relax,
^fia altresì turbata la feparazione deli 9 umore fo- del mal*
prammentovato , con efferfi egli refo più craf- non tré
io, e confidente, che non fa ili melliti *h' ei c/atta.
OpJclRtdiTm.VjLI* C £*i
$4 CONSULTI
fia; quindi portato col moto fuo naturale fin*
alle gambe , non fia poftia (lato potente a fé*
guitare il fuo moto, per la fua troppa, ed ec-
cedivi craftizie , e per confeguenza * ftagnandb
abbia enfiate le gambe, e generatovi un tumo-
re flofcio , rotile , e facilmente cedente ad ogni
benché piccola eòmpteffione , che è quello, eh»
Termina edema ho fin ora chiamato. Per quanto s'ap*
prudente- partìené alla cura di detto male, (limerei io
mente $1 prima <F ogrtì altra cofa neceffario il fare in
Con/ulto mo< } 9 c h e ceffaffe là caufa di detto male , ac-
eon parole ciocché mentre il tumore di già fatto fi cura,
e configli noa celiando la caufa, egli in vece di feema-
*JJ ai ] &- re , non andaffe continuamente crefeendo; il
neraltnon c h c fytó , (irebbe «eceflario il tentare d' eva-
potendofi cuare ^ e finaltire tutta quella materia fuper-
per dtfet- fl Ua ^ per render il paziente fano del tutto : tot-
ip dt in- te i c guali cofe poflono dal prudente Medico
fptmaz* cercarti di confeguire con quei Medicamenti t
ventre al c jj e p^ *\{ parranno a propofito .
particola-
re
Per dolori periodici iti tutto il ventre
inferiore •
DAlle due dottiOime , ed efatti (Time Rela-
zioni raccolgo , che l* Illuftriffima Sic. N,
N. di età in circa di trenta anni , fpintofa , e
vivace, d'abito gracile, di temperamento cal-
do inclinante ai fectb , nelle cui vifcetfe a giu-
dizio del tatto non fi riconofeono pertinaci o-
firuHoni, da bel principio, che ella cominciò
ad avere i naturali fiori ifce&ftruati , nel tem-
po di effì fiori era travagliata da dolori perio-
dici in tutto il verftre inferiore , e particolar-
mente intórno alla regione dell' utero . Quelli
dolori non folamente non vollero mai cedere
a forza di Medicamento veruno, ma né meitp
Vollero eedere dopò che ella fu maritata a ma*
rito gfovme, t fasto, e gagliardo , anxi col
ere-
DI FRAyCESC* REBlJ 35
crefoere dell* età fi son fatti piò fieri» producen-
do anfietà di refpiro , agitazione , Grettezza ,
e deliquj di cuore» moti furio fi, e concuftìoni
disordinate delle membra» momentanee e brevi
alienazioni di mente . I fiori menftruali fono
ititi fempre » ficcome per ancora lo fono » fcar-
fi » e ai colore wihicondi » ed accefi , e di fo-
itanza Cottili • A quello male se ne fono altre-
sì congiunti alcuni altri, cioè a dire un fapo-
k (alfa hi bocca ? il quale le rilcalda » e le
punge le fauci » un umore foverchiamente aci-
do nello ftomaco» e quel che più importa» da
un anno in qui , è fopraggiunto un continuo
copio fo fluore uterino di materie talvolta bian-
che » talvolta livide» e talvolta gialle» e di
cattivo odore» le quali riscaldano» mordicano»
e pungono» e inducono dolore in quelle parti»
per le quali necefiariamente fanno paffaggio.
Quindi £, che quando quefta Iliuftriff. Signo-
ra giace col Marito » in queir atto fente un tal
dolore verfo la bocca dell' utero» e nella vagi-
na di elfo utero » che quafi qua fi ella né vieti
meno » e fon già otto mefi in circa » che per
tal cagione effo Marito è forzato ad aftenerff
dal giacere con effe, la quale va continuando ad
edere Aerile» non eflfendo mai ingravidata nel
tempo di quattro anni » che fono Tcorfi dai tuo
fpofalizio in qua .
Gravi fono quelle malattie , difficiliflime da
eflere totalmente vinte » e debellate » e tanto
più appariscono difficili » quanto che la mag-
flior parte fono antiche » e non anno mai vo-
lito cedere a 9 Medicamenti da Uomini valen-
ti (Timi » e prudentiflìmi preferita ♦ Si può nulia-
dimeno fperare qualche guadagno » e qualche
avanzamento » non già con la forza di un vio-
lento aflalto» ma bensì con un lunghiflimo , e
lento affedio • Ma acciocché con quello attedio
fi pofla ottenere il deliberato fine , ( a di medie-
re riconofeere bene quei luoghi » e quelle par-
ti , le quali fono l v antico nido » e V antico ri-
covero del male , e riconofeere » ed efaminare
C % au-
$6 e o \ n $ v t r i
ancora di quali armi , e di quali fòrze egli fi ferva.
Democrito , che a mio credere vide il mag-
giore de' Filofofi della Grecia, fu di parere,
che l'utero nelle Donne folle cagione di pifc
di feicento force di mali . A quella opinione di
Democrito fi fottoferifle i 1 amico fuo Ipocrsu-
te, e l f ampliò ancora a tutte quante le •malat-
tie, onde nel lib. de toc. in, hom. ci lafciò ferita
to : ai v rtfxu mrów tv* toamutTmvwTttu eroir.
Io per me , aderendo al fentimento di quelli due
grandi (fimi Uomini , tengo, che in cjuefta Illu-
ltrifT. Signora V utero fia il primario fonte , e
la- primaria forgente di quafi tutti quanti i fuoi
travagli \ e confiderò , che avendo avuto pel
f>aflato , ed avendo anco prefentemente fcarfe
e fue evacuazioni menftruali , ne avviene per
confeguenza , che nelle vene , e nel!' arterie
dell'utero abbia (lagnato, o (lagni parte dei
fangue , e quivi abbia prefo , e pigli per vizio
del luogo, un tale quale fi fia lievito > o fer-
mento acido, di natura vitriolata , e di acquar
forte , otlde ritornando indietro quegli icori fer-
mentati, e impuri, che fi farebbon dovuti eva-
cuare col fangue ; ritornando , dico , indietro ,
e fpinti nell'ultime eflremità di quei nervi, che
fon rami, e propagi ni del Pajo vagante , e qui-
vi turbando, e (convolgendo il mite, e piace-
vole moto del fugo nerveò, cagionano in gran
parte i travagli di quefta IlluftriflT, Signora; al
che anco molto coopera la nuova mefcolanza
delle particelle acide con le particelle falfugi-
nofe, e liffiviali, e biliofe, dalla qual mefco-
lanza nafee bollore ne' vafi fanguigni , turgen-
za, e rigonfiahiento , e dicendone • Quindi
non è maraviglia, se convulfe leglandule, eie
vifeere dell abdomine, fifeoncem la e risazia-
ne de 9 fermenti, e fi turbi la bile , ed il fugo
pancreatico . Quindi per la contrazione della
propaline nervofa,che fi accozza col fa&icolo
falopptano, nafeono i dolori negi* ipocondri ;
Sui n di nel torace per là contrazione de' nervi, e
e' mufcoli , impediti i polmoni , fi & V anfietà
dei
* DI FRANCESCO **TX. 37
lei rtf pira ; quindi convulfe 1' eftretnità delle
vene , e forfè anco dell' aurìcole flefìe , e non
fomminiftrandofi al cuore il fangue con la do*
vuta mi fura, e col dovuto tuono , nafeono le
palpitazioni ; quindi , come fi è detto di fopra*
effendo viziato il moto, e lenticelle compo-
nenti la malfa del fugo nerveo , nafeono uni*
verfalmente le difordinate con cu (fio ni di tut-
te le membra . O perchè i fermenti, dell 1 utero
acqui ftano una natura vitriolata , o analoga
ali acqua forte corrodente , quefti polfono et*
fere fiati la cagione del Buffo uterino, e piac-
eia al Signore Iddio , che non abbiano intro-
dotta in eflb utero qualche piccola erofione,
come mi fa fofpettare il color negro fetente di
eflb fluore, ed i dolori, che la Signora fente
quando abita col Marito . Pub effere , che io
m'inganni, ma la confettura del fofpetto vie.
Egli è dunque di roeftiere render la mafia
del fangue più pura , che fia poffibile , e rad-
dolcirla, e temperarla dalla foverchia acqui (la-
ta corrofiva acidità : e finalmente fa di medie-
re corroborare le vifeere , acciocché poffano
tre il loro ufizio, e di fé parare, e di Scaccia-
re , e di rattenere quegli umori , che anno bi-
fogno di effere parati, evacuati, e rattenuti»
Configlierei dunque , che fi nettaffero lq pri-
me ftrade con medicamenti piacevoliflimi , ade- '
nendofi fempre dagli evacuanti gagliardi , e di
foverchio irritanti ; che fi prepara fiero , e fi
addolciffero gli umori con fughi cavati a gior-
no per giorno dalla cicoria , dalla meliffc , e
dall agnmonia • Nel tempo , che fi pigliano
quelli fughi, mi piacerebbe , che fi attaccaffe-
ro molte mignatte alle cofee^ in quei luogo ,
dove fogliami attaccare i vefeicator; > e fi ca-
valle con e(Te otto , o dieci once di fangue .
Quindi , terminato P ufo de 9 fughi , fi evacuaf-
fe di nuovo, e pofeia fi paffaffe all' ufo dell*
acqua del Tettuccio fino a tre pattate , per po-
ter poi ricorrere al fiero di capra depurato 9
pigliandone fei once per mattina raddolcito con
C 3 un
un poco di Giulebbo di luppoli , eoo qudftè
legge però, che ogni quattro giorni , in vece
di Tei once di fiero , se ne deife alla Signora
quattro libbre con un folutivo avanti, accioc-
ché più facilmente paffaffe, ed il folutivo mol-
to mi piacerebbe, che fotte il feguente ^ o al-
tro limile»
JL Sebefteni fiurru vìi). Caffo tratta, onc #
met» Sufine amofeine num» to. Giuggiole num.
IL). Sonco pugil» j. Macis gr< xij. Bolli in
fiiff. q. d* acqua com* e in fine aggìugni Sena
di Levante ben netta da 1 furti dram, iij« lafcia
levar un fol bollore » Leva da fuoco > lafcia
freddare , e cola . #. di detta colatura eroe.
iij. e mei. Giulebbo violato ibi. oac. iij. me-
fei se • ,*
Dopo il fiero , ftimo neceffario. ricorrere ali'
acciaio dulcificatore degli acidi , e mi farcirei
del Magifterio di Marte aperiente , deferìteo
da Adriano Minficht , e lo mefcolerei co" fu-
ghi concreti di luppoli, e di cicoria, edique-
ito medicamento piace voli (fimo me ne fervi*
rei lungo tempo per poter finalmente far ritor-
no di nuovo ali ufo lungbiffimo del latte di
afina. ^
Nel tempo di quefti medieffnenti fuddetti la
Signora continuamente mattina, e fera ne' pri-
mi bocconi del cibo pigli il magifterio di ma-
dreperle, ovvero di altre conchiglie marine, e
di occhi di granchi di fiume • Beva poco vi-
no, e piccolo, e bene innacquato , fugga come
Manca t* pefe tutte le maniere di afomati , e tutti
gualche 8^ ac "K
co/anelP
originale f
mal cm- Per ulcere in bocca, piaghe nelle
favata* gambe y rogna, magrezza > fti-
tichezza , e malinconia •
D
Alla diligente Relazione, e dal dotti Al-
mo Cowulto trafmeffomi, raccolgo, che
ni-
pf FRANCESCO *EDt • 39
f^UuftrUruiK! Sig. Conte N. N, di cti d'anni
trenta, di temperamento, come fi dice, moi-
to melancolico, e di abito di corpo piuttofto
magro, che nò, fono moiri, e molti roefi , che
avendo giaciuto con femmina infetta di nul$
venereo , fu forprefo in prima da una fiera , e
dolentiffinia gonorrea di diverfo , e brutto co- Toropp**
bne; e pofcia da due buboni nell' anguinaglia, vile prò-
i quali vennero a fuppurazione , e prudentemeo* fri amenti
te per set mefi continui furono tenuti apert; tn Lati no;
dal Chirurgo. Mentre quelli buboni eranp a r Proflu-
perti , per liberarfi ancora dalla gonorrea, fu viutn fe-
purgato , e ripurgato dai fuo Medico , nel pria- minis vi*
ci pio della Primavera, e quindi per cinquanta tiofum.
giorni gli fu date un forti (timo Decotto di L^ r Gal. lib.
gno fanto , e Salfaparigiia , con una manièra de iocaff.
ilrettiflima di vitto, nella quale non mangiava mafiprf-
tt 000 bifcpttQ ben fecco , e qualche poca di de c$mu-
c$me arrogo ben infalata con fale di Legnp nemente
Anto . Nel ventèlimo giorno di quello decqt- per lofco-
4p> dopo avere inghiottita certa polvere di Mer- /# di fa-
zittio preparato, fi accorfe il Sig. Conte, <he nie dalle
nel palato, e nella lingua eraso a lui nette aj- pani gè-
cune qicerette , le quali a poco a poco comitj- nhalifhe
piarono a dargli gran travaglio nel mangiare , da molti
i? nello inghiottire • Continuò il decotto fino Autori fi
ÌP cinquanta giorni , ma né le ulcere . laidaro- chiama
no p&i, pè la gonorrea .fi foffermò né poco, ftrangu-
iìè punto , anzi parve , che folle diveniva 4* ria vim-
^u$p4q Ì9 quando pia acuta, e più. do loro la, lenta,
e di colore più giallo , e talvolta griccio :
Onde per con figlio di più Medici ai principio
dell'Autunno ripigliò di nuovo per quaranta
giorni ub fortUTimg decotto di (qla pplpa di
tsgno fanto, e lo pigliò alle Stufe fo$ne,npj-
. le quali fidava due volile il f g'\pmo . un ora la
mattina, e un'ora la fera, e ogni diecf giorni
pigliala due fcrupoli di pillole aggregative epa
venti ^rani di JVJercurio F^ipU* ^ ce > *&*
. «oatuttocifc top at#rì n$ cfclU gpforipa, jiè
deU' ulcere, anzi fi tfo,vb notabùjmea^e.fmagri-
>tQ, ed afflilo da gjr»j&- ipa&H*fli*# «,df,fGW-
C 4 de
«'
40 CÒNSlflTT
de perpetuo timore di vicina taorte, o & noi*
dover mai guarire : il perchè tutto metto, e 1
pen fiero fo, e fempre nuovi ipali, enuoveftia-
Sure indovinandoli , fi ritirò alla folitudin*
ella Villa, nella quale per tutto Inverno s*
attenne da ogni forte di medicamento , eccet-
tuato però il pigliar di quando ili quando qual-
che prefa di Mercurio dolce , facendo fempre
lina dieta efficcante . Finalmente a poco a po-
co la gonorrea nel fine del Verno è ceffata ;
ma 1' ulcere della lingua , è del palato fono
nello fteflb grado, anzi peggiore «e sequalche-
duna ne guari fc e, ne nafce un'altra in un al-
tro luogo, e di piti il Signor Conte per tutto-
quanto il corpo suo fi è pieno d' una rogna fec-
ta minuta, e folta, e nelle congiunture delle
braccia , e delle gambe molto troftofa , la qua-
le con importuno pizzicore giorno e notte lo
confuma, e lo tormenta, ficcome lo tormenta-
no ancora due piaghe fordide ottinate, aperte
dalle grattature fopra lo ttinco della gamba fi-
niftra, le quali gli accrefcono la melancolia,
ed il timore dfr dover prette morire , mentre
vede , che dì giorno in giorno va iemprepih
/inagrendo j e di più ha dato in una ftìtichez-
za di ventre , cne non fi vuole ammollire ,
né muovere , se non a forza di que' medica-
menti gagliardiffimi , che dal fuò Medico gior-
nalmente gli fono fomminiftrati , ancorché mot-
te volte fenza frutto , e ' fenza operazione vero*
ra, il che notabilmente accrefcendo le sue me-
lanconie, e afflizioni , fece rifolvere il Signor
Conte a chiamar di nuovo una Confulta di
fel Medici più accreditati , i qtfali tutti d' ac-
cordo conclufero , i mali fopraddetti non pro-
venire da altro , -se non dalla orinazione del
morbo venereo , che avendo porte préfondiffi-
me radici nel corpo del Sig. Conte, non fi é»
per ancora potuto vincere, né domare, aocor-
1 thè da due fornitimi , decotti fotte fiato aflaH-
"td: quindi foggiunfero , che era necefiario.rì-
ceifrefdt atavo ad un l tento decotto di Legno
fra»
M FRANCESCO IEM. 41
lauto, di Salfapariglia , di China , $ di Sapo-
naria , rinforzato con eftratto del ipedefima
Legno fluito , e con fai? cavato dalle ceneri
della Salfapariglia ; € che finalmente per de-
bellar la rogna era. d'uopo venire ad un lun- -
go , e continuato ufo della polvere viperina ;
anzi. che ottimo pentimento farebbe flato , il
far cuocere a volta per volta una vipera inte-*
ra nel foprammentov^to decorto di Legno, fim-
to , di Ctfioa , dì' Salfapariglia » e di Sapona-
ria, ficcome ancora il non ber per lungo tem-
po altro vino , che un vino bianco geneiofo,
e potente , nel quale a bella pofta foflfero Ha-
te fatte affogare alcune Vipere vive • Anfìofo
il Sig. Conte di recuperare l'antica sua buona
Camita , mi fa comandare di voler dire il mio
fentimento , non folo intorno alla natura , e
alle cagioni del suo male, ma altresì intorno
a' suddetti medicamenti prò porti nella Confili-
ta da' suoi Medici > eon aggiugnere di più la
nota il qualch' altra medicina , che mi potette
per avventura fovvenir nella mente , e che da
me fofle -fiata efperimentata giovevole a vin-
cer l' orinazione ò 1 un morbo venereo , così al-
tamente radicata* Io obbedirò , e tanto più
obbedirò volentieri, quanto, che. lamia obbe-
dienza dee in primo luogo fcrivere gli encomj _
di que'dottiffimi Medici , i quali fin a qui han- Ripiega
no affittito alla cura dei Sig. Conte , concio- ingegno]*
fiacofachè io porto fermi ffima credenza, che da' per btafy
medicaménti da loro fatti al Signor Conte damar i Me-
fiata di maniera vinta a e domata la malizia die amenti
venerea del Suo corpo , che non ve ne fia ri- ufati> e i
mafe reliquia veruna per minila qh'olhi ti poi^iuovamete
ftitichezza , e dalla malinconia , quefti sono Medici
tutti accidenti prodotti da' medicamenti htùdellficurj.
infino a qui , i quali medicamenti , fccomiUMenagh
con le loro qualità occulte , e aleffifannache dkea . U
hanno potuto vincere , e debellale il veleno convak*
&1
•x
4* v <ev$ir£*r
fctzeefler del contagio venereo , cosi con le toro quali*
lunghe per-tk manifefté, come le chiamano alcuni Filo*
che fi ave- fofi , introducendo nel corpo del Signor Conte
va da fa- foverchio <ialore , e foverchia fi ce ite , e per
nate il »i i.confegoenza foverchio sale * hanno fatto rie-
le fatto da' [cere ,. quàfi inevitabilmente , i fuddetli faSidio-
Medica- fiflimt malori . Adunque , a debellar quefti ,
menù * e non a vincere il contagio venereo r di già
Dal Grecò vìnto, e domato, debbono attendere i Medici
m\tfyp*p- da qui avanti , e ficcome 45n a qui % fon fec*
fitto v y che viti d'ajuti potenti (Timi , è quafi quafi violen-
propria- ti, così per l'avvenire debbono ufcre in tuttoj
mente va- e per tutto una di fere t a , e amorevole piace»
le rimedio volez2a di rìmedj , mediante la quale mi ren-
opportu- do certo, che a poco a poco il Sig. Conte fa-
llo , ap- ri reftituito alla fanità , senta la quale il no*
frejfo a ftro vivere morte più tofto fi pufc chiamare ,
Medici , che vita ; ma è neceffario ch'egli voglia effe*
fuona con- re obbediente , e voglia tacciar via quei tanti
travvele- timóri di futuro male , e d' imminente morte ,
no.o fpe- che gli occupano continuamente, e gli pertotw
cincp • banè l'animo con pene fomigliantiflime a quel-
le di colui , che , come favoleggiano i Poe$,
ne 1 Regni di fotterra fi mira pendere fepra il
capo ufi Caffo grofttflìmo Ritenuto da fotti li ffi-
mo filo, al qual saffo ri (guardando, e della eoa
caduta fomentandoli , fta eternamente Ui ao-
( " gofee peifofiffime .
Comincerà dunque SI Sii?. Conte U fuo me-
dicamento, col feguente (troppo.
$. Si roppo de Fornii feinp. onc. j. Acqua
di. Noce» onc. viìj» m, per (Stoppo da pigliar*
fi ogni mattina cinque ore avanti definare , e
*Ja pigliarfi ancora repliutamentc tre ore avanti
cena •
Quando per dieci giorni continui averi pi-
f eliaci i fudéetti Siroppi , fi contenterà fervuti
«ella feguente bevanda sol .
< IJt. Caffia trat. dram. vi. Sene di Lev. drv.
Cremor di Tart. dr. ii j. lof. per 0re x* in Ù
q. cTA. com. alle ceneri calde, 4* fine faeto
• levare w boUore cola , e alla oolawa aggiu-
gni
ar *a akcescd RtDt ; - 45.
Eni Stoppo Viol. fol. onc. iv. e mw, fogo di
imeni onc. mex. Chiari fei fecondo V Arte,
cola per sarta locante per pigliarne onc. vij.
all'alba. . . . , ■
Quando quefta bevanda comincerà a muove*
rè il corpo ) è neceffariò bere iilx rj. d'Acqua
di Noterà»
- Il giamo tegnente lì comincerà a piglia*
ogni mattina nell'ora dello svegliarti otto once
di fiero di latte depurata , non raddolcito con
cofa venuta ^' ed il giorno tre ore avanti cena
fi beverà ott'òncie drA. dì Nocera pura,fenzi
raddolcire, e fi beverà frefea.
Nei tempo Jcbe fi piglia quefto fiero , è ne*
céffario im giorno sì, e unigiòtad nò inghiot-
tire la mattina , avanti il 'fiero ,*. due dramme
di Polpa di Gaflia così pura , e fempiice , e fen^
la tórrettìvì»
Si continuerà Puto del Stero per lo fpazio
di xij. o xv. giorni y e p^feia fi piglierà di
ruoto la bevanda fol. chiarificata, e tre ore
dopo di ella fi bavera quattro , cinque lib-
bre di fiero depurato , e pofeta il giorno Te-
gnente fi comincerà a pigliare il latte d' Afi-
na , e fi continuerà per cinqanta , o feflanta
fiorai almeno , in quella quantità , che fena-
rerà più opportuna a' Signori Medici affitten-
ti , i quali non fi (corderanno $ ordinare di
quando in ouaado qualche fervìtiale di puro
brodo, Zucchero, e Butiro, e f\ ordinare al-
tresì alle volte, in vece del ferviziale, quella '
Quantità di Cuffia , che fi pigliava nel tempo
del Siero j a-venendo , eh' è fiecefltario necef*
fariffimo, che quando il Signor Conte averà la
Piattina figliato il Latte , vi dorma fopra al*
meno un ora , e non potendo dormirvi , ftia a
letto in ripofo , e in tranquillità d' animo , e *
fecci^vlfta di dormire , né fi guardi ad Ae*
zìo ^fctrab. 1. Serm. i* Cap^. il quale vuoi-
le, che commettano gran peccato in sanità co-
foro , i quali fi addormentano fabito dopo a*
ver figliato il Latto ; imperciocché Terpene**
«a
' il
44 e .o 1 « -tr l'ìT'l
za manifeftamente moftra in contràrio f n<* que-
llo è luogo da favellare (opra. di. ciò , né da
addurne diftefaménte le cagioni 9 le quali molto
bene faranno note a' dotti ffuni , e prudentifU-
mi Medici affittenti»
. £ perchè in quello tempo del Latte farà ve-
nuta la ftagione caldiflima , perciò loderei fom-
mamenté > come cofa neceffaria , il bagno 4*ac-
qua dolce ufato ogni giorno. ,
A quelli riraedj fa di meftiere accoppiare
un modo di ri vere conveniente. Il vitto pen-
da all'umettante, e refrigerante . Si mangi roat-
' tina , e sera mineftre affai brodose con erbe •
Le carni fempre fieno alleile , e non inai ar-
toftite • Si tralafci in tutto e per tutto per in-
salarle il sale di Legno fanto , e di Sai fa pari-
glia, imperocché, pò flb no effer nocivi all' uni-
verfale della completorie del. Signor Conte, e
non poflòno giovare come Aleflifarmaci alla
. virulenza venerea , imperciocché quella fi cre-
de di già vinta , e debellata ; e quando anco
non folle vi aia e debellata , quefti cosi fatti
Vegganfi PsslIì cavati dalle ceneri non confervano vera*
Efperitze na delle virtù di quei legni , da' quali le cene-
intorno al- vi furono fette , come chiaramente per espe-
le Vigere rienza provata, e mille volte riprovata , fcrifli
neir im- nelle mie OfTervazioni intomo alle Vipere «Si
preffMVe- mangi delle frutte , ma con moderazione , e
nez. a car. particolanrieate delle fragole , delle vifciole ,
53.^ oltre del popone, dèi cocomero % e dell'erbe in. in-»
a quelle fé salata, perchè saranno giovevoli.' Si. beva Vi-
ne parla ni pkcoli , e ottimamente innacquati : i £ran<?
$nche in di e generofi fempre saranno nocivi \ anzi per
due altri gran rimedio loderei 16 attenerti per molti , e
Conf.quì per molti mefi totalmente dal vino:, ed in sua
di /opra a Meati il bere acqua para, o acconcia.
tf.35^^0. . Noir mi è ignoto ciò , che Galeno nel lib.
Manierati, de' medicamenti fempllci .al c*p* n^ ci6
grandiofa che Aréteo di Cappadocia nel cap. ^tìiAdel
di Filojofo Ub. 2. delle cagioni, e de 9 segni de' mali diu-
ingenuo turni % affermarono della virtS del vino vipe-
per <onfu- rino per guarire le malattie , die foglioso ve-
■ f* nire
v
*•'«*
* DI FftAKCESCO ESW. ^
aìre nella pelle , né mi è ignota altresì, àie tare quelle
Paolo JEgineta, Aezio, Celio Aureliano, e fi- oppimoni %
talmente Porfirio nel lib.4, dell' attinenza da* che fi ap-
gli animali, concorreffero nell'opinione diGa« poggiano
feno , ed'Areteo , ma con tutto quefto non ere* alla fola
do, che il bere vino viperaio, vaglia ad ette- autorità di
ye <fi utilità alla Rogna del Signor Conte , an- Scrittori
zi lo crederei molto dannofo , perchè tutte queU famofi*
le ftorie Gmiiiffime tra di loro f e procedenti Tu-
na dall v altra , raccontate da 1 foprammentovati
Autori» io le ho per altrettante favolette ; Ma
quando pure non tufferò favole, ma anzi i (Io-
ne verificate dall'efperienza in que' tempi anti-
chi , elle non li verificano più , onde alcuni
Autori s'ingegnano di rintracciarne le cagioni,
e particolarmente il Zacuto Ebreo nel 6. lib.
delle Storie mediche ; ma di qual valore fiano>
i fuoi detti , ognuno potrà quivi vederlo .
Quello è quanto brevemente ho potuto di-
re in efecuzione de' comandamenti fattimi ; e
prego il Signore Wdio datore di tutti i beni »
che fia di quel giovamento al Sig*Conte, che
io gli defidero, p gli auguro.
Per una Idropica afeitica , e timpa-
nitica • v
L' Illuftriflima Sig.N.N. per quanto raccol-
go dall' efattimma , e diligentiifima rela-
zione , è idropica afeitica , e timpanitica . Io
credo , che di ciò fia cagione il fiero del fan-
gue, il quale non (blamente fia fovercbio,m*
che ancora fia mal collegato , e male unito pò»
effo fangue, onde il sangue con foverchia in-
continenza per le bocche di quelle arterie, che
metton capo nelle vifeere, e nelle cavità dell 9
abdomine , fi scarichi di' effo fiero , e còsi nt
produca FAfcite ; e perchè quefto fiero ftagnan*
te fuor de' propri vafi fi fermenta, e dal calore
delle partì fi rifalda f ed acquila aumento di
mo.
mole, perciò da elfo fi folle vano molti tffluvf,
i quali non potendo aver i'efito liberò , fi can-
giano in flati , ed in quella maniera all' Àsti-
ce fi accompagna ancora la Timpanite . Per
Suarir quefta Signora bifognerebbe proceurare
i ridurre la mafia dei fuo (angue un poco pia
tenace, e men facile a quagliarli , acciocché lt
di Ini particelle ìfierofe ftieno ton elfo meglio
unite, e collegato j bifognerebbe altresì procu-
rare , che quel « fiero , che ftagna nella cavità
dell 1 abdomine , fóffe riaffdrbito t e ribevuto
dalle vene , acciocché poi per la ftrada dell*
arterie emulgtnti foflfe fpinto , e fcolafle alla
volta àg reni * e éa' ttui per urina ufcilfe del
corpo.,
- Quelle coie son tutte facili da dirli , ma dif-
ficiiiflime a confeguirfi, e nei noftro cafo for->
se , e senza forte impoffibili ad ottenerli , pel
pò/fello grande, che fi èpigliato il male. On-
de non parrà , che fi polla fperare altro , che di
proccurare che quella Signora fi confervi invi*
sa più lungamente , che fia poflfibile , e con mi-
nor travaglio , e con minor pena . Fatto que-
llo pronostico , loderei che frequententemente fi
ufaifero quei diuretici, i quali non soglion fon-
der* il sangue , ma lo mantengono nel suo
tuono , e nella sua. naturai fimetria , e ordine
di parti, e quegli parimente che corroborano,
e fortificano il fermento^ fulfureo , e rannofo
direni. Loderei dunque, che la Signora fi fet-
vi fife delie seguenti ricette vicendevolmente 1 6r
dell'una, ora dell'altra.
$,. Conchiglie dette comunenbente madre-
perle, poi veriz2ate, e macinate impalpabili onc*
j. Saie di qualfifia vegetabile ben purificato , e
crifiailino dr. ij. «uè dividi in ao. parti ugua-
li 9 per .pigliarne quattro prefe il giorno di sei
ore in sei ore in due cucchiaiate di acqua ftiU
lata di lappa bardana»
.#. Scoree di locufte marine secche in forno,
e poLverizzate , e be* macinate, e ridotte im-
palpabili per pigliarne fcropwj. pe* voitimolt*
voU
&r pjuiKccseo *em; 47
tolte il giorno, od anco me (colate eo* le mi-
•eftre.
1JL Gufd di uova di flrutzoio beo macinati
drara.iij. noce mofcada polverizzala dr. m. co*
trementina Veneziana cotta $ de'ouali fi facciaa
pillole groffc téme pifclli da pigliarne una ad
ogni oca del giorno .
$• Vino bianco gentile non agro lib. ij. vi
fi tenga infnfo in vaso di vetro ben turato onc.
m. di fior di zolfo, per giorni dodici *, dipoi fi
tuli * e fi ftfW pf* pd^iamt spetfo ima tuo
chiajata • ed anco per bevente il primo bicchie-
re a deunare , e a cena .
IJt. Acqua di radiche di radicchio ft illata onc.
ti]. Tintura rubiconda di Tartaro di Adrian*
1 Mynficht onci, m, per pigliarne o»c« j« p*r«
tolta più volte il giorno.
$• Si infuochino in una padella di ferro de v
framménti di coralli, e cosi ben caldi fi fpen-
gano in fuf£ q* di vino bianco » fi lafci rad-
freddare, e fi coli il vino, e fi ferbi per bere
a pafto •
Di quelli , e di altri Umili , per così dire 4
diurètici mi fervirei , rimettendomi sempre al
frudentiffimo giudizio di. chi affitte •*
Quanto a'rnedieamenti % che muovono il cor-
po 9 Aimo «eccffariò meceffariffimo fervirfi de*
pia piacevoli)» e de' pia miti , giacché fi è of-
fervato , che i gagliardi idragogi poco utile ci
anno apportato • Quando dunque ci fia di bi-
sogno di evacuare per feoeflo, loderei l' infra*
fcritta piacevoli (lima bevanda, da pigliarti ogni
tanti giorni, fecondo il prudeatiffimo giudizi*
di chi affitte •
Si diifolva in onc.K. di acqua di fonte di Pu
fc onc m. di polpa di CaflTia « pofcia vi s' in-
fonda dentro dr.iij« di Sena in foglia fcrop. ij*
di Criftallo minerale 1 e gr. x, di Noce mofca-
da. Si tenga il tutto in vafo di vetro per ore
*4- a freddo . Dipoi fi coli senza spremere , e
nella colatura calda fi diifolva onci), di Man-
Mi fi eoli di nuovo, e se ne pigli o&c*vj« ov-
vero Qncvjt e m. SI
48 C O K ff ti t T (
Si attenga femore la Signora da tutte lem*
tiiere di co fé acide , come quelle , che fondo»
no il sangue , e lo neceffitano a difcierfi da 9
propri fieri y ec
Quefto è quanto brevemente ho potuto di-
re : piaccia al Signor Iddio , che il tutto pofla
fervire di confolazione a qucftalllttflriflìiria Si-
gnora*
P«r facili accenfioni di (àngue a e di
tetta*
*tj u
coi lunghi , e continui rmfrefcativi, ed
umettanti fi mantengono per ancora in vi-
!>oro quelle frequenti , e facili accenfioni di
angue, e di teda; che farebbe egli avvenuto,
se tali refrigeranti , ed umettanti non fi foffe-
Mali, cheto ufati ? Che farebbe avvenuto, fé in vece di
pub casto- quegli fi foffe metto in opra per la terza vol-
narcilDe-t* un nuovo decotto di Cina , e di Salfapari-
€9ttodiCi-%\'mì Io per me credo , che in tal caso i fali
«r*,eifòStf/«vitriolati , acidi , fulfiirei , ed al lumi no fi del
Japarìglia ,sangue , e degli altri fluidi fi fodero medi in
btnehi fi impeto di turgfenza, e di bollore, ed avefle-
adopri da k> cagionati mille iaftidiofiffimi malori , e par-
wolùfcru ticolarmente della razza di quegli , che proven-
za paura. g ono dall' acidità de' sughi melancolici, I ma-
il del Padre non poffono effer vinti con vio-
lenza di un affatto repentino ; anzi con gli af-
salti repentini semprepiù s v 4nafprifcono * Ci
Vuole un lungo , e lungo attedio , anzi uni
lontaniffima , e quafi infenfibile bloccatura •
Continui egli dunque tali umettanti , e refri-
geranti , ma con una mano amorevolmente di-
screta , e lontana dagli eftremi 9 che tutti fo.
no viziofr. Del refto il Redi non fi sentì in-
Vfo delle clinato a condefeendere all'ufo dell' acque mi-
jteque mi-neriii della f iconcella , e della Villa , perchè
neralipe- quefte -acque cariche di miniera vi tri ola ta fer-
rìcdofù* rata, e ter*' anche sulfurea , nel pattare per K
. eoo»
BT FRANCESCO REDI- 47
condotti del noftro corpo, vi depongono fem-
r qualche parte della loro miniera , la qua-
a fuo tempo cagiona le fue mozioni , an-
corché fubito prefa l'acqua appari Ica qualche
momentaneo giovamento . Quindi è , che il
Redi fi lenti più inclinato all' acqua di No ce-
ra, e quefto avvenne, perchè l'acqua di Noce-
ra è di miniera di bolo , e se nel pattare i no-
ftri canali vi depbfita qualche poco di fua v mi-
niera, quefta tal miniera non iolo ndn è abi-
le a mettere in mozione a fuo tempo, i fluidi,
anzi ella è abiliflìma a modificare , e ad atcu- CoslDan*
tire gli acidi .de 1 fughi melancohci del noftro te diffe
corpo , che è quello appunto , che ha di bifo- Soffriri ,
gnp il Padre. Al che, n aggiungono quei cai- ed il Boc.
di, quei difagi, quei non dormiri , che fi pa- Baciari,
tifcono neir andare a prender V acque della Parlari
Villa, e della Ficoncella alle loro proprie for- fi dice co-
genti , quando tali acque poffonfi pigliare nel- munemen-
la propria Cafa con tutte le comodità , e con te.
ugual frutto, quando fon prefe per que' mali,
a' quali elle convengono*
il Bagno dell'acqua del Tevete, dell'acqua
<f Arno , o di quàl fi voglia altra acqua di fiu- Mcuni
me, o di fontana il Redi lo (lima neceffarif- Medici
fimo , ficcome (Urna neceffariffirao altresì un faglino
onefto ufo nella Menfa di tuttequante quelle p er ant j m
frutte, e di quell'erbe, che di ftagione in. ita- ca ' u fan+
gione ci fono date dalla natura , per la con- za biafì-
fervazione della noftra fanità , e non per rui- ma re le
na di effa , come crede il femplice , e fuperfti- frutterà
ziofo volgo. , lo perchè
non fan-
Per un Franzefe , a cui erano neccf- »*•
farj anzi i diuretici, che i fu-
dorifici.
OLtre le dimande, alle quali ri f pò fi la fec
timana paffata, me ne viene fatta nova-
unente un' altra , ed è , che il Nobiliffimo N.
N. eji naturellement fort diuriti que ^ O* qu il
Opjtl Redi Tom.VU. D fu*
5& COWStftTt
fue facilement , CP ainfi , j'#/ »r feroh pas io»
de Juer quelque fois pour corriger la ferofité du
fang.
Io prefuppongo per cofa veriffima , che la
ferofita del fangue del Nobiliffimo N. N. fia
una ferofita falfuginofa, acre , e mordente , e
che il fangue fletto fia tutto pieno di minime
particelle falate fulfuree, e foco fé, le quali lo
mettono in moto , e lo (limolano continua-
mente, è lo irritano : P re fup pongo anche per
cofa vera , che il fudore , che etce da' noftri
corpi abbia gualche piacevole fapore di fale,
e che per confeguenza porti fuor del corpo al-
cune minime particelle di elfo fale : e quefta
verità non folamente è nota a 9 Medici, ma
ancora a 9 Poeti:
Dutaque fidato mollit fale vi/cera terra
Ad Boream nudu$ 9 et e.
Si fla in di (Te un Satirico moderno. Nulladimeno io non
dubbiose mi fento né poco , né punto inclinato a créde-
tti fieno re , che il fudore proccurato artificialmente pof-
medicam. fa effere di giovamento al Nobiliffimo N. N.
da far fu- anziché crederei , che poteffe effere a lui di no-
dare+edi tabi le danno, imperocché molta farà F umidi-
rti non tà, che ufcirà per via di fudore , e. poche fa-
hanno i ranno le particelle falfuginofe , che mefcolate
Medici al-con eflb fudore ufciranno dal corpo ; e per
cuna ftcu- confeguenza il fangue dentro alle vene, e ali*
ra prova, arterie rimarrà privo di queir umidità dolce ,
Vedi la che innacquava, e temperava il fale, ed il 20 K
Letu del fo del medefimo fangue ; E quello che più im-
J)ott.Giufport2i p tutta la maffa (anguigna rimarrà poi più
del Papa pregna , e più carica di fale , e per fuffeguen-
delFUmi- «a il fangue ferppre più imperverferà , e fem-
do, e del prè.più fi metterà in impeto di turgenza, e di
Secco* corrofione . Quefta Filefofia non è incognita
Il falco- a coloro, che fabbricano il fai comune , o al-
munefciol-tà fall artifiziali, mentre veggono gior^almen-
tonelVac- te, che Tacque falmaftre qqanto più a forza
qua non di fuoco, o di fole fvaporano, tanto maggior*
i/vapora mente diventano falmaftre, e continuando lo
per forza fvaporamento , finalmente quelle caldaje , che
di fuoco. * pfi-
i
/
f>I FRANCESCO REDlT $f
Prima erano piene di acqua , fi trovano ricche
4i puro , e fchietto (ale . Così non fi può dire
delle cofe diuretiche, poiché coir urina fi pur-
ga il fangue dalle ferofità fenza pericolo, e *
Con la (tetta urina efce dal noftro corpo gran-
di Alma quantità di fale , e fiflò , e volatile ;
come ottimamente ho potuto conofcere per le
iterate , e reiterate Notomie , le quali ho fat-
te dell'urina indiverfi tempi, e in diverte per~
fone. Adunque nel Nobiliffimo N. N. loderei
pia i diuretici, e mi after rei da' fudòrifici , pur-
ché i diuretici fieno di quegli, che non poflò-
no introdurre nel noftro corpo particelle fulfu-
ree, e focofe; anzi che fi debbono ufare quei
diuretici , che anno forza di togliere la mobi-
lità, e l'attività alle medefime particelle foco-
fe, e fulfuree. Se poi il fudore viene- natural-D/^ lp 0Cm
mente, bi fogna lafciare operare alla natura .che la Noi
Io rimetto con ogni umiltà quello mio (enti- tura è me-
mento ad ogni miglior giudizio. dicatrice
de mali ^ e
the il prudente Medie* dee fecondate le operazioni 4$ l t \ m
Per un* Afma nata eia vizio dello fto-
maco, che non fa bene il Tuo
ufizio .
E Gli fi può bene agevolmente feorgere , che
'1 male , che così fieramente travaglia il
Signore N.N. abbia la fua prima origine nel-
lo ftomaco , la dove per difetto degli acidi , i
quali pi ìi del dovere mordaci fi fomminiftra-
no dal fangue, non fi fa qual fi dee la dige-
ftione de' cibi 4 perlochè trapelando neei' inte-
rni il chilo più del convenevole aceto io , non
folamente non pub raddolcirli con l'aita del
fiele, ma nel mefcolarfi egli con eflb , e col
liquore Verfungiano , fi viene a fermentare con
D 2 via-
5* C O M S V L T v I
Giorgio violenza tale, che fi Riempie de' flati tutta I»
Verfungio regione degi' Ipocondri , (fa' quali poi fi preme
fu ilpri- in- sì fatta maniera il fetto,>che se ne offende
mo a ri- più, o meno la refpirazione, fecondo la mag-
trovaxe il gipre, o minore forza della fermentazione . Vi
£ondotìo concorrono eziandio le glandule del mefente-
Pancrea- rio, le quali ripiene di materie tartaree fom-
tico Pan- marciente mordaci , non folo non adempiono
no 1642. il loro ufizio di purificare il fangue, ma fem-
e però il premai più lo rendono impuro ; e corrompen-
liquon , dofi nelle medefime glandule 1 umore , fi vie-
cht vi ne ad accrefeer molto più, (maffime se ci in-
feorre , fi terviene qualche efteriore caufa ) la commozio-
chiama ne, e T abbondanza de' flati . Nei paffare poi ,
Ver/un- che fa il chilo così malpreparato per li polmo-
giano. ni fi può credere ancora , che dia qualche 00
cafione air affauno del reipirare . Ma io fofpet-
lo di più, che abbia qualche vizio nell'iltefla
softanza de' polmoni , e ne' luoghi vicini , né
importa più che tanto , che gli affalti fiano di
Juando in quando, e non continui , perchè lo*
effó s'ofierva tutto dì, non folo nelP afme,
che fecche fi chiamano , ma nelle umide an-
cora 'j nelle quali il difetto è fenza dubbio niu-
no ne' polmoni. La ragione poi perchè nonim-
pedifea fempfe la refpirazione , è manifefia ;
mentre quefta s' impedifee allorquando fi muo-
ve, o'per fermentazione, o per qualfifia altra
caufa, la materia, laonde fi può dubitare ra-
gionevolmente di qualche principio d' Idropifia
de' polmoni, se pure in efli non vi è qualche
tumore d'altra materia ancora.
La cura dunque tutta fi dee indirizzare alla
radice del. male, cioè allo fiomaco, con proc-
curare, che egli faccia. bene il suo ufizio; ma
come che è il difetto nel fangue , liberarlo
dall' acetofità , e fcioglìen\ ancora le materie
nelle glandule, e liberar dall'acqua i polmoni,
se pure ella vi fi trova, con corroborare il fie-
le , acciò fia valevole ad emendare il vizia del
chilo: ma prima di venire ad altro, fa di me-
fiiere nettar di quando in quando le prime vie
da'
!>t FRANCESCO REDi; 5J
da* prodotti , con medicamenti leggeriffimi, o
per vomito, oper feceffo . Si potrebbe proccu-
rare il vomito col fale di vetriolo , oppure
col vetriolo bianco , o con altro ; netto poi
gentilmente , così lo ftomaco , come le parti
vicine, la Terra di Sicilia data al pefo d'una
quarta d T oncia, fi può pigliare eziandio ogni
giorno , perchè , oltre di lubricare il corpo ,
ed abbeverarli ueli' acetofità , la fpigne fuora.
eziandio per le ftrade 1 dell' brina . Giudicherei
poi, che* fi dovette venire all'ufo del fale d'ac-
ciajo, e del fale 4' affenzio , e della polvere
d'occhi di granchi , i quali medicamenti po-
tranno foddisfare a tutte le indicazioni accen-
nate. Bifogmttancora valerfi fpeffo dell' Elifi-
re di proprietà ,-• così del' fatto per- infufione ,
come det ! fatto per dìftUIazióne, preparato con- -
fanne gì' infegnaménti del Signor Gio: 'Èatiftt
Alerrfonti , e fopra tutto fi potrebbe parlare
ancora di qualche opiato i» pocMffima quanti-
tà, quando l'urgenza il richiedeffe : ma fi ri-,
mette al fapere-, ed alla prudenza del Sig.Me-
dico,* il quale così bene, ed a propofito badi*
fcorfo nella fu£ belliffima Lettera,
Per una loftitfatìfllma oftruzione nelle
vene dell' utero, d' una
- ■ ■ • Dama.
HO letto quanto de* fuoi proprj lunghi , e
faftidiofi mali, e quanto de' medicamen-
ti fatti feri ve nella fua Lettera la Signora N.
N. e ho letto parimente qtianto nella fua dot-
ta, e puntuale Relazione ne feri ve il Medico,
che affitte, e da e(Ta Relazione raccolgo , che
alla cura di quefta Signora affifte un Medico
non men dotto , che favio , e che perciò ella
D 3 non
*
54
CONSULTI
non avrebbe bi fogno di ricorrere a' configli d*
Mediti ftranieri , e lontani « Ma già che Su a
Signoria vuole, e comanda, che io le dica il
mio fentimento intorno a quali medicamenti
da qui avanti ella dovrebbe mettere in opera
per fua falute, io la fervi rò con ogni (inceri-
tà di affetto, e con brevità di parale r Ed il
mio fentimento è il feguente.
Quefta Illuftriflìma Signora nella età fua di
tredici o di quattordici anni in circa cominciò
a medicarfi , e da quel tempo infino ad ora »
che ella corre il trentefimofefto anno , tempre
è fiata occupata in medicamenti , e travaglia-
ta in malattie , delle quali ( conforme vien
fcritto nella Relazione) non £ fiata* per ancora
e/pugnata , e Superata la cagione inferamente j e
Scelta cagione dal . prudeptiffimo 9 e vigilantif-
ino Medico affiliente , vien creduta die fia
una coatumace oftruzione nelle vene dell' Ute-
ro , fetta da, umori mirti , ed in maggior par-
te biliofì , e caldi . Or dico io , se nel tempo
di 22. ovvero di 24* anni la cagione de 9 mali
di quefta Signora a forza di tanti medicamen-
ti non fi è efpugnata, e fuperata , come mai
.da qui avanti a forza di nuovi Medicamenti fi
potrà ella efpugnare, e fuperare ? Io per me
crederei, che fano consìglio , e molto giove-
vole per quefta Signora fofle , da qui avanti
il dar bando totalmente a tutti tutti i Medi-
camenti , che fi traggono dalla Bottega dello
Speziale, e rimettere il negozio della fua fa-
Ipocrite: * ute all'opera della natura , rinfiancata da una
uirpoi <wr ^ un 8 a > e . buona regola di vita ; Natura morbo*
r rum medicatrices . Si confideri la forza delle
mie parole • Ho detto , ,dar bando a tutti i
medicamenti , che fi traggono dalla Bottega
dello Speziale , ma non già ad alcuni altri a ju-
ti familiari , cafalinghi , e naturali ♦ 5 perciò %
dopo che per preparativo la Signora fi fofle
fatta uno o due CU fieri , loderei che pé* qua-
ranta mattine continue, ogni mattina ella pi-
gliaffe fei pace , e non più di fiero feolab dal
Un
vwtór tu
DI FRANCESCO HEDli 5J, &
latte, non raddolcito con Zucchero , né con V
Giulebbi, non refo acido con fugo di limone,
né con altri acidumi, ma puro, e femplicetal
quale fcola dal latte , e fot amen te colato , e ri- >.
colato due volte per un panno lino a più dop-
pj. Vorrei, che quello fiero lo pigliafle la mat-
tina , e che vi dormiffe fopra un' ora , o un' ora
e mezza, e non potendo dormire , fteffe per
lo' meno queft'ora, o queft' ora e mezza nel
letto in ripofo, facendo vifta di dormire . Men-
tre piglia quello fiero dee totalmente abbando-
narli V ufo del vino , dico abbandonarli total-
mente Tufo del vino, ed in fua vece dee be-
verfi acqua pura , e (empi ice di fonte , o di
buona cilterna , o di buon pozzo , non raddol-
cita con cofa veruna , e né meno re fa acida ,
ed acconcia, fecondo Tufo delie noftre Botte-
Ìhe , e se pure fi voleffe farla in un certo rao-
3 medicinale, fi potrebbe fé m pi i e emente cuo-
cere. La cena della fera non dee edere altro,
che una Porcellana di otto once di brodo di
carne , non molto fuftanziofo , ma lungo , e
non infalato : £ dopo quello brodo, una buo-
na mineftra affai brodo fa , di pane cotto in bro-
do; fia poi mineftra ftufata, pangrattato, pao-f
cotto, ec. quello non importa. Dopo itiangia-
ta la mineftra , beva dell acqua gur^iecondo
la fé te. Le fere di Vigilia, quefta njmeftra fia
fatta in acqua, o con erbe , ed in yèc£ delle
otto once, di brodo , fi beva all'entrar della
tavola , prima della mineftra , otto once di ac-
3 uà d' orzo • £ mangiata la mineftra , beva
eli' acqua pura a sua voglia, fecondo la fete.
Oh , oh lo ftomaco con queft' acque i Lo fto-
naaco non rimane mai afflitto , e tormentato
dalle cofe frefche ; ma bensì dalle co fé fover-
chiamente calorofe, acri, mordaci , pungenti ,
irritanti .
D 4 Per
5* CONSULTI
Per im'Afma.
I]?Ssendomi ignote molte , e molte partico*
ia larità neceflarie a faperfi intornp agli ac-
cidenti , che accompagnano TAfma del' Padre
N, N. il quale fi trova' nel Teflagefimonono
anno, della fua età, mi £ imponibile il preferi- -
vergli quel rimedj individuali , che da lui fo-
no defiderati ; Cercherò nulladjmeno di jòd-
disfarlo, attenendomi alle cofe generali, toc-
cando poi alla prudenza di lui, ed alla deprez-
za del Medico affittente , a confiderare se (ie-
ne* applicabili aPnortro cafo . Quefte cofe ge-
nerali appartengono , come ho detto , al Me-
dico , e all' ammalato .
Coftumano molti aver una certa opinione ,
che tutte l'Afme fieno cagionate in prima, e
pofeia giornalmente 'fomentate dalle fluffioni
catarrali della tefta fredde, e umide ; e perciò
lodano medicamenti, che vagliano a rifcaldare,
ed a feccare Tùnhidìtà ; ma quefti tali medica-
nienti son veleno, e pefie , e non fervono ad
altro , che a far maggiori le colliquazioni.,
ed a proibire, o per lo meno a render pi ir dif-
ficile lo fputo ; e pure per la fola via dello
fputo i polmoni fi fgravano di quelle materie
grafìe,, che/ gli opprimono, e per la via dell'
orina fi purificano, e fi* fcaricano di quei fluidi
ftranieri , che inzuppano la loro Fuflanza , e
riempiono le cellette , e quegli infiniti cana-
letti, the per effa fuftanza trafeorrono,
Neil' Alme adunque farà utile lo ufare gli
Spettoranti , e que' che faranno più Femplici ,
e più naturali, faranno femprfc più utili; uti-
li altresì faranno tutte quelle cofe , le quali
da' Medici fon chiamate diuretiche • cioè a di*
re, che anno facultà di muovere 1 orina ; noa
intendendo però mai di noverar tra quefte ,
quelle, che poffono foverchiamente rifcaldare,
e quell'altre, che con vocaboli mifieriofi fu-
rono
* I)Ì FRANCESCO REDI; ' 57
tono da'Chimici inventate. L'orto, ed il cam-
po fomminiftrano le piti confacevoli al noftro
Infogno, e fi ufano bollite, e ne'brodi la mat-
tina nello svegliarli , o mefcolate nel vitto ,
come farebbe a dire i Luppoli , i Finocchini
bianchi , e teneri , gli Sparagi e dimenici , e
falvatichi, le radicha;xfi Prezzemolo , di Bor-
rana , di Gramigna , di Scorzonera , di Cica*
ria, e di Enula Campana . Non è immagina-
bile l'utile, che apposta la bollitura delle fud-
dette radiche di Scorzonera frefche , prefe per
molti giorni ogni mattina ; e quefla bollitura
di quando in quando fi può render più effica-
ce coli' inghiottire avanti di beverii^un boc-
concino di Terebinto di- Cipro ben' lavato*, al
qual. Terebintorio 'coftumo aggiugnere una^ o
due gocce di. Balfamo del Perà, o del Tolùj
E parche ci avviciniamo alla Primavera , lode-
rei, che.il Padre N. per tuttoquanto il tempo^
che dureranno afiarioreile viole mammole, pi-
gliafle ogni mattina v. once della feguénte be-
vanda . *
In {ufficiente quantità di acqua di Scorzone-
ra Hi Hata a bagno fi faccia bollire u* gran
manipolo di fióri di Viole mammole frefche',
fpicciolate, e ben nette da' loro gambi; Fatto
che farà un bollore , fi coli , e fi fprema , e
nella colatura fi faccia bollire di nuovo un al-
tro buon manipolo de' medefimi^^ori . Si coli
di nuovo, e la fuddetta quantità ai v. once il
raddolcita con j. onc. e m. di Giulebbo di
Tintura di Viole mammole . Quando farà paf-
fato il tempo delle Viole mammole , fi potran-
no forti tui re i fióri di Borrana frefchi . Talo-
ra in vece delle foprammentovate bolliture fi
potrà fervirfi di qualche latte artificiale , fat-
to in brodo di carne , con femi di Zucca , o
di Mellone , e talvolta ancora con grani di
Cacao di fuccumufco . Quando farà di me-
stiere di pigliar qualche cosa per muovere il
corpo j la fola Manna , ed il solo Giulebbo
aureo , o Giulebbo tf infufione di Viole manu
mole
/ •
\
V
58 CONSULTI
mole di nove volte fi adoprino {temperati in
brodo colla giunta di qualche porzioucella di
Cremor di Tartaro,
Soprattutto è neceflario offervare buona re-i
gola di vitto . E* una infelice fanità quella ,
nella quale per legge d' un indiscreto Medico
T Uomo fi dee attenere da tutti que' cibi , che
fi defiderano ; pel contrario
Ed è vera vìrtude
II faperfi aflenet da quel che piace.
Se quel che piace , offende ♦
Quel che comunemente, e per lo più, fuole
offendere , fi è la quantità , non la qualità ;
mentre però quefta qualità non fia direttamente
contraria al bifogno dell'ammalato . Si mangi
moderatamente , e cibi facili da digerirli . La
cena fia piti leggiera del definare. La bevanda
fia un vino piccolo, e bene innacquato , ma fo-
pcattutto in quantità dtfcretamente moderata .
Il divino Platone volle feri vere nel Timeo ,
che i Polmoni fono il ricettacolo di quello ,
che dagli animali fi beve.
Difficuhà i vini generali faranno firmpre nocivi, per-
di refpiro ^ mefcolati tra' fluidi 5 che . corrono , e ri-
perlatur- corTOll o per li canali del noftro corpo , gli
gema di mettono in moto di turgenza , onde rigonfia-
fluidi . ro in se ftefli , e ribollono , e per conseguen-
za occupano maggior luogo y ed occupando ne*
polmoni maggior luogo , per tìeceffità rendono
U refpiraiione pia difficile, e più aneiofa.
Per
DI FRANCESCO REDI; ty
Per un affetto iftericoipocondriaco in
in una Dama graffa, ed umida)
eoa affanni, e palpitazione
di cuore.
E' Così e fatta, fugo fa, e dotta la Relazio*
i ne pervenutaci intorno a 9 mali , che pre-
fentemente infettano 1' Eccellenti flima Signora
Principerà N.N. che noi fiamo in obbligo di
concorrere in tutto , e per tutto nelle opera-
2joni di quel dotti (Timo , e giudiciofiflìmo Me-
dico, che l'ha fcritta ; e vegliamo manifefta*
mente , che la vera cagione di effì mali , non
2 altro, che unàfovercbia abbondanza di umo-
ri di diverfa natura , (lagnanti in quafi tutti
i vafi (anguigni , e particolarmente in quegli
del Mefenterio , dell Utero , e del Fegato , e
di tutte le altr$ vi (ce re naturali. Abbiamo det-
to umori di diyerla natura , perchè ve ne fcor-
gamo de' pi tuito fi infipidi in gran copia, e di
quegli parimente , che eflfendo acidi , con no-
ne di. melancolia furono chiamati , e ve ne
forgiamo de' biliofi , amari , e liffivioG . Dal-
la fproporzionata copia , e miftione di quelli
amori , differenti di fapore , viene imbrattato
il fangue , onde talvolta le parti volatili di ef-
sq, sciolte violentemente dalle fiffe, rareCanno
di tempo in tempo tutta, la malfa del sangue,
la fanno rigonfiare , e bollire , e occupare mag-
giore fpazio di luogo, di quello , che farebbe
neceffario ; e di qui vengono le fuffocazioni ,
le difficoltà di relpiro , gli affanni angofciofi ,
e le palpitazioni di cuore , infieme con gli al-
tri accidenti , nella dottiffima Relazione . Che
perciò (limeremmo opportuno , giacché Sua Ecc.
ha fatte le preparazioni , e le purghe univer-
si ,
/
ào ' CONSULTI
fali, e la (ragione è raddolcita, che quanto pri-
ma SuaEccell. se ne paffafle per mólti giorni
continui ali «so di un Vino medicato, e folu--
tivo, dal quale, fpereremmo , che. non ordina-
no profitto poteffe ricavarne ; e sé fóffe appro-
da * c l fc T ifemm °. volentieri dèll'infcafcritta.
« ^ Sena in fo S Iia ^n netta onc.vj. Cremor
aiT"^? ? nc# i '* Accia i° lim. onc. m. Legno
Y ?.. M ! c j s » Noce mofeada, Saffafras , ana
d »«n.}i;. Macis dr. j. Infondi il tutto in lib.
vi;, dt Vino bianco gentile non molto dolce,
in vaio di vetro beniflìmo ferrato col suo ap-
tenitono .Si tenga per due giorni naturali a-
d. m, tepido ■ agitando il vaso . di. quando ia
quando; In fine fi coli , fi fprema, e fi ferbi
in piccoli fiafehetti di collo lungo per pigliar-
ne onc. iv. e m. per mattina , più o meno fe-
condo 1 operazione che farà , o che sarà giudi-
cato opportuno da chi affitte . E perchè pub
trarli u cafo , che talvolta una mattina fi ab-
bia a tralafciare il vino ', in quello caso in ve-
ce del vino fi porrebbe pigliare un brodo di
Cappone , ne qual brodo fiano fiate infuse ,
e sbattute delle feorze di Cedrato frefche.ovr
vero di Limoncello di Napoli .••-'<•
- Dopo aver continuato per molti , e molti
giorni 1 uso di quello Vino t filmeremmo, bp-<
fbrtuniffimo, che S. Ecc. cominciane a piglia- -
* °8 n .l iraattina, e ogni fera, mezz'ora avan-
tr ir cibo, otto, o dieci grani . di MagiOerò di
Madreperle , medicamento profittevole per' at-
tutire il vaporoso ribollimento degli amori, -e'
per tenere egualmente unite le loro parti vo.
latili co'n le Me. Edeffendo medicamento fa- '
cne , e gentile , fi dee continuare perlunéo •'
tempo , e fì può pigliare , o con un poco di •
acqua di tutto Cedro, o di Melitta-, t> & Scor-
zonera,^ di .fiori di Melangoli.
Si può ancora pigliarne una prefa osnr qual
volta ritorna l'insulto delle furTocazioni uteri-
ne , e delle afFanrrofe palpitazioni di cuòre .
■Nel qual tempo, oltre gli odori deir'Olio di
Ca-
7 DJ FRANCESCO REM^ 6i
Caribe, oltre i fuffumigj di mal odore > come
di Catto reo , di Zolfo, di peone abbruciate, RimeJ/
di calli di Cavallo , di bitume Giudaico , ùperlafuf-
poflono fare alla regione del cuore divertì li* focaziom
nimenti con Olio contro veleni , con Mante- uterina»
ca di Rose , di fiori di Arancio , di linimen-
to cordiale del Baldino , e del Guarnero , e
diverfi baguuoli . Utiliffimo in limili cafi è
flato provato il foppeftare, i fiori d' Arancio
frefehi , irrorargli con un poco d'Elifire* e di
Acqua pura di fiori di Arancio , e mettergli •
in un Tacchetto di velo , il quale fi applica
alla regione del cuore, avendolo prima ribal-
dato fra due piatti d' argento .' In mancanza
de' fiori d'Arancio frefehi , fi poflbno foltitui-
re i fecchi , fiati infufi prima nella loro Ac-
qua, ed in evento che fi temette dell'odore, 6^
potrà prima inzuppare il facedetto di velo in
Olio contravveleni . Si è detto , che quefto ri-
medio fi deve adoprar caldo , perchè poflbno
effere nocive tutte quelle cofe , che attual-
mente fredde fi applicheranno alla regione del
Cuore.
Queft' è quanto ne;lla prefente flagione ab-
biamo potuto dire , e conofeiamo molto be-
ne effer foverchio , mentre alla cura di Sua
Eccell. affitte unPjrofeffore così prudente , e co-
sì dotto.
Per alcune punture ora in una gam-
ba , ora in altre parti del
Corpo,
NOn fi metta V Illuftriff. Sig. N. N. i»
apprenfione per quelle fenfazioni faftidio-
leue , che egli talvolta prova , ora in una , or in
un' altra parte del suo corpo ; perchè se egli
vorrà vivere con quella moderata regola di vi-
ta, che comunemente fogiion fare gli Uomini
prudenti j e vorrà altresì non gettarli in brac-
cia
1 '
\
Hi e o ir • tf t T t
ciò alla vira fedentaria , certamente id cree-
rei, die non solamente quelle fenfazioni non
dovettero trafmutarfi in altri mali da effo Si-
gnore temuti, ma che elleno dovettero ancori
appoco appoco svanire, e particolarmente con
r uso delle piacevoli evacuazioni da farfi at
tempo della rìnfrefeata dell 1 Autunno . Impe-
rocché , a mio credere , quelle , fenfazioni pro-
vengono da qualche pienezza de'vafi sanguigni,
t da abbondanza del sugo nerveo : Ed il {an-
gue medefimo, ed il medefimo sugo nerveo ,
sono un poco più del dovere affollati di quan-
tità di minime particelle acidofaline, le quali
anno biibgno di effere addolcite ; mette in qui e-
te, e sminuite : fìccome ancora ha bifogno dì
effere sminuita la matta del fangue, e col con-
veniente efercizio , e con aggi urtata regola di
mangiare, e di bere, e con qualche piacevole
evacuazione •
Io loderei adunque, che venuto il Mefe di
Settembre, e rìnfrefeata la Stagione dalle piog-
5e, che in quel tempo foglion venire, il Sig.
I. pigliaffe una mattina una piacevole evacua-
zione in bevanda, e che tre ore dopo averpi-
fliata detta evacuazione , be vette quattro lib.
re di Siero depurato, e chiarito fenz'agro, e
pofeia per ! otto giorni pigliaffe ogni mattina
un firoppetto fatto con fei once di Acqua di
Nocera, raddolcita con un poco di Gi debbo
di tintura di Rose rotte , ovvero di Giulebbo
«ti tintura di Viole mammole . Loderei altresì
che in quelli otto giorni fi facette cavar san-
gue dal braccio • Pattati quelli giorni , potrà ri-
pigliar di nuovo la suddetta piacevole evacua-
zione in bevanda , o altra umile , bevendovi
dietro . dopo le tre ore , le medefime libbre di
fiero depurato.
Dopo di quefta purga ffimerei profittevole
lar patteggio alt* ufo del Siero pur depurato
come sopra, pigliandone ogni mattina , senza
raddolcirlo con cofa veruna , fei once, cinque
ore almeno avanti pranzo ; Con quello però ,
che
fer hr adesco itEbr; £$
che ogni terzo giorno in vece di elfo Siero
prenda la mattina a buon'ora cinque once del
feguente firoppo fol ut ivo , e tre ore dopo aver-
lo pigliato beva una libbra di Siero»
gL Frutti di febeften num. xij. Caffia cava-
ta femplicemente dalle Canne , Cremor di Tar-
taro ana dr. iij. Sena in foglia onc. m. Infon-
di per ore fei in efficiente quantità di Acqua
di Nocera . In fine metti a fuoco , e fa levar
un fol bollore; cola, e fpremi, e serba. $» di
detta colatura onc. iij. Zucchero fol. onc. ij.
mi ice per ufare come è detto di fopra.
Di quelle bevande evacuative ne prenderà
almeno quattro, o cinque, e con effe farà ter-
minato il medicamento . Dopo del quale per
dieci , o per dodici , o per più giorni piglierà
ogni fera nello andare a letto una cucchiaiata
della feguente conferva.
Recipe Conferva di Viole mammole onc. ij.
Magifterio di Conchiglie marine dr.ij. e mez.
Occhi di granchi polverizati dr. j. e mez. mi-
fce , e con un pòco di Giulebbo di Tintura di
Viole mammole, fa a foggia di Lattuario.
Se poi alla venuta dell'Autunno il Sig» N.
N. conofce che fieno fvanite quelle fòpram*
mentovate faftidiofe fenfazioni , delle quali fi
querela : In tal cafo , se non vuole imbrogliarli
con medicamenti ,* gli laici {lare , e fi faccia di
quando in quando qualche cliftiere » e fugga
quanto può la vita fedentaria , oifervando una
di (creta regola di vivere net bere, e nel man-
giare. A quelle Perfone ftudiofe , alle quali
per neceffità conviene talvolta far vita feden-
taria. i eli ft ieri sono digrandiffìmo ajutoj, ac-
ciocché lunghiffima fia la lor vita.
)
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H
($4 C; O il S V t T t
Per un infermo 1 a cui era d' uopa
attenerti da' Medicamenti > con J
cavarli fangue dalle moroi-
• di , prendere il Latte
a Afina % ec, v
IL Dottar Francefco Redi, ancorché prefen-
temente non fi trovi con buona fanità di
corpo, contuttociò non ha mancato di legge-
re, e di rileggere premurofamente • e con ogni
attenzione la dotti (lima , e puntuaiiflìma Scrit-
tura intorno alle malattie dell' IlluftrifT. Sig.
N. N. ed intorno a' medicamenti iino ad ora
fatti da lui , che fi trova dell'età sua nel quar-
rantefimoprimo anno , il Dottor Redi , drco,
farebbe -di opinione, che da qui avanti l'Ulu-
li ri fi". Sig. N. fi afteneffe onninamente da' me-
dicamenti , e fotte contento di paflarfela con
la buona , ed accurata regola di vita , confor-
me aggi usatamente ora egli se la patta in quel-
le sei cose, che da' Medici son chiamate non
naturali , non tralafciando però di quando iti
quando, ed in giornate convenienti 1 uso de'
brodi di carne ben digradati , e senza fale , e
pigliati la mattina prima del sorger dal letto,
e col dormirvi soffra , o per lo meno col pro-
curare di dormirvi sopra , e con lo ilare nel
letto un'ora, o due inripofo, dopo d'aver pi-
gliato il brodo ; il qual brodo fia piti o meno,
secondo che piti o meno fembrerà opportuno a
quei prudentiffimi Sig. Dot tori , i quali con tan-
to amorevole , ed esperimentata diligenza anno
affittito, ed affittano alla di lui fanità . E se
poi alla venuta della proffima Primavera fido-
velie ricorrere pur a qualche medicamento, in
tal
"M FRANCESCO kEDI. 6%
tal cafo il Redi concorrerebbe volentieri vo-
lentieriffimo alia propofta cavata di fangue , e
in particolare a quella delle vene emorroidali,
ftimata neceffaria pia che neceffaria , e fi fo-
fcriverebbe pienamente al parere de' fuddetti
prudenti (Timi Signori suoi Medici, i quali, do-
po una piacevole piacevoliffima preparazione ,
proporebbono l'uso dei Latte d'Afin*, non pò- j me jj cgé ^
tendo quefto Latte apportar detrimento [vera-^,. ^
no -, anzi lungamente continuato , potrebbe ap- vacuativi
portare non ordinaria utilità, e confolazione,^ m „.£
e particolarmente se nei tempo del Latte, '™ J porra J r f u(h .
vece di prender per bocca medicamenti evacua-^. it ( co ^
tivi, non fi trafcuraffero, ma con frequenza fi f
faceffero, Cnftien, purché foflero Cnftieri lem- ^ n J gm
plici , e fenza ingredienti medicamentofi , ™*r cr f ment }
bensì preparati fernplicemente di folo brodo di ^ ^>
carne con la confueta 'giunta dello zucchero , ; gpartìfMm
e della dovuta quantità di butiro , ovvero in ^ ^
vece di butiro della dovuta quantità di olio ^ , .
fcmpiice, o violato, o di olio malvato . Del Qnìg
refto il Redi approva, e la giudica neceflarif- f ìnt€m
lima, la continuazione della totale attinenza «-£. _
dal vino. Né avendo da foggiugnere, pregali^ fa'
Signore Dio, che voglia concedere a Sua Sig. pra ; ìc * r ii
Illuftriff- ogpi bramata conlblazione , come fpe-J^ gfan
ra, e defidera„ cautela.
H'
Per un Ipocondriaco;
O letta la puntualiffima , e diiigentiffi-
ma Relazione de 1 mali dell' Illuftriffimo
N. N. il quale ne U' et * sUa ài trentacinque
anni ha un temperamento caldo , e (ecco, in
un abito di corpo melancolico ereditato dal
Padre . Leggo in quefta Relazione , che il fud- Carature
detto Signore Illuftriffimo è querulo molto nel degl Ipo-
favellarné , e con coloro , che sono Medici, e condmeu
con quelli ancora, che non sono Medici , co-
me quello, che non folamente teme de' mali,
che prefentemente gli par d'avere, ma teme '
Op.delRtdiT9m.VLl. E an-
S! 1
66 jc O K $ ti t * f
ancora d'altre malattie , le quali dubita , chi
[li portano fopravvenire . Sì lamenta infiamma
li debolezza di ftomaco , di flufiioni catarra-
li , di equazioni , ed evaporazioni dell' ipocon-
drio al cuore , de' rogiti , e del borbottamento
flatuofo nel ventre inferiore. Si lamenta inco-
ra, che di quando in quando la $ua natura £
fcarica con urine copiqfe . {-{a avute febbri x
dolori di ftomacò, dolor di im dente càripfo .
giallezza di fputo , e difficoltà di pigliare il
tonno notturno ; e per liberarli da tutti quelli
inali , e da tutti quegli altri , che per brevità
lafcio di numerare , na mejfo in opera fenza
giovamento veruno , tante e tante forte di me-
Virtù de dicatnenti, che farebbpno flati abili, o digoa-
jfòjica. nre, o d'ammazzare tutti quanti quei poveri
menti ih* ^oguenti , che giaciono e nello Spedale di
~~^L~* Santo Spirito , e in quello di S. Gio: Laterano
ammazzò , s v* * 7 .% il • % l)T i
oeuarifce a " res ** Or perche dunque non e guanto 1 IU
• J r iuftriff. Sig. N. N. ? Egli non è guarito perché
né egli , né la fua natura , né '( suo male non
anno dì fogno di medicamento . Or dunque per-
Motti dap-ckè tanti medicamenti non l'anno fatto mori-
rmi»* wop re? Se non l'anno fatto fin a qui , lo faranno
fentono il per Tay venire, se egli continuerà a voler in-
pregtMdU gozzare tutto giorno tanti guazzabugli , e tan-
zioycbe re- ti intingoli , che noi altri Medici fogliamo co*
cu Uro F $ì volentieri ordinare.
ufo non ^ La sua fonazione ha da nafcere , e dal tem-
propriodipp, e dalla quiete dell' animo, e da una rego-
Medica- lata maniera di vivere corrifpondente al suo
menti 9 per- hi fogno : e se talvolta fia di meftiere ufare
chi fono di qualche medicamento , queftp dee effere piace-
lo»/! corniole , gentile, e delicato, epreferitto dalla ma-
pleflkne , no di un Medico favio , dotto t amorevole , e
ma quejìa dj fere to. Imperocché i mali di quello IlluftrilL
pure in Signore non anno la loro fede né nello doma-
proceffo di co , né nel fegato, né nella milza* ma bensì
tempo fi nel di lui fangue 9 il quale é tutto pieno di
guafia^e iòverchie particelle acide, efalfuginofe, iequa-
ne jucce- Ji non riputandoli ne' luoghi deftinati alla lo-
de la mot- co reputazione , danno Tempre fra di loro in
te . per-
DI FRANCESCO RED** 6f
perpetuo contratto , ed il fangue medefimo ne
rimane Tempre imbrattato , acre , mordente , e
pugnente, e di qui nafcono tutti gli (concerti
della fan ita di quefto Illuftriff. Sig. Laonde , a
volere, che egli goda buona falute , fa di nne-
ftieri addolcire il suo fangue , mollificarlo , e
innacquarlo, e temperare in fornata le di lui
particelle acide, falfuginofe, e corrofive . Il
che farà facile facili (Timo ad ottenerli con U
buona regola del vivere , col procedo dei tem-
po , e con la volontà di S. Sig. Illuftriff. U '
quale dee confiderare , che tutti gli uomini ,
mentre che danno in vita , debbono fentire ****** Jt
qualche cofa nel loro corpo, e che se le qofe &** Alodi
che vi fi fentono f non fono abili ad attacca- 9 u *Mf co-
re la vita ifteffa, non se ne dee avere w^m-f*^****
fo timore , e perpetua inquietudine . È ^xpottmadi
Semplificare, fente l' Illuftriff. Sig. N. N % dtff*re*ltrui
borbotti , e de' rugiti nel ventre inferiore , fap- m*l*J*lP
pia che alcuni di quefti gli fentirà talvolta an-*'"' »> »
cora nel!' ottantefimo anno dell' età sua , e far- c ^* n&fot*
fé nel novantefimo. Se nel ventre inferiore rw- P* u *°f* •
gtfce, e borbotta, lo iafci borbottare, e rugi-^**'**
re , e non gli dia orecchie , e non ne tenga p f
conto , perchè è una bagattella , la cjuale av- % n yjf£*
viene alla maggior parte degli uomini, ma non * /r y . ^!
tutti gli uomini se ne querelano , e se ne i^**********
mentano , e quegli , che se ne Lamentano , lo y°S na a ~
fanno pi fi o meno , fecondo che più o meno'' ™j? sa
$ono timorofi , e queruli , ^ medejw*
Che cosa dunque ha da fare per viver fano
r Illuftriff. Sig, N. ? In primo luogo dee pattar
la sua vita in tranquillità , e allegri^ d ani*
mo, tenendo fempre avanti gli occhi della men-
te queir ottantefimo , e novantefimo anno , che
ho mentovato di fopra , e non fi fpaventandf
mai della vicinanza di quei mali , che egli
penfa di avere ad incontrare , perchè non gì'
incontrerà al certo, e non ve ne sono prefen-
temente né anco minimi indizi , o contrade*
;ni . In fecondo luogo non ragioni mai di vo-
er medicarli, e particolarmente con que'mjedi-
£ 2 ca-
?,
63 CONSULTI
catnenti fatti di granchi di rane , e rinfrancati
con quel benedetto tartaro vitriolato . Lafci
un poco ftare gli acci a j , e tutte le co fé accia-
Tantoap-]ate. E creda a me, che gli dico , che la sua
punto w-vita sarà Lunga lunghi ffitna , e fi afficuri , che
ne a per* non lo inganno , ma gli parlo in termini di
fu ad ere al nomo di onore; e di quefta verità m'obbligo a
Don. Do- renderne conto avanti al Tribunale di Dio be-
rne». Da nedetto> O : gon fi ha da far medicamento ve-
vid in una runo ì Signor si , Signor sì , se ne anno da fa-
Lettera a re , anzi vorrei , che fubito ricevuta , e letta
lui ferina que fa mia diceria, fubito riUuftriff.^igj fi co-
ffe i we/minciaffe a medicare.
Tomo V. Il suo medicamento fia il pigliare ogni mat-
ac.igo. tina sei, o sette once di brodo di poi ladra, o
di cappone ben digradato ,• e senza saie , e sen-
za farvi bollire erba di sorte alcuna , e senza
raddolcirlo né cpn zucchero , né con giulebbi,
né con firoppi , né con conferve , ma lo pigli
così puro puro, e fia il brodo pi ut torto un po-
co lunghetto che graffo; perché il troppo grof-
so potrebbe non effere tanto profittevole . Que-
lli brodi continui a pigliarli fino alla Paiqua
di Refurrezione , tralafciandoli fol amente due
volte la fettimana, cioè il Venerdì, ed il Sa-
bato . Gli pigli la mattina a buon 9 ora , e su-
bito prefi proccuri di dormirvi fopra almeno un 9
ora, e non potendo pigliare il sonno , se ne
Aia con tutto ciò nel letto a fineftre chiuse . Io
so, che sarà còsa faciliffima , che quello Iilu-
ftriff. Si g. fia per dire , che quelli sì fatti brodi
puri e (empiici gli fdilin qui ranno, e dilaveran-
no lo ftomaco; parmi di fentire le voci e le
querele infin di qua* Ma s'accerti SuaSig. II-
luftriff. che il suo ftomaco é di tal natura, che
non da 9 brodi , e dall' acque pub ricevere detri-
mento , ma bensì dall' acque di cannella Pilla-
te, dall'acquavite, da'vini genero fi e portenti*
e da ogni torta di cofe aromatiche, e s'accerti
ancora) che quando egli ha patito qualche do-
lorano di effo ftomaco , quel dolore non é pro-
venuto da materie pituitofe, e fredde , ma bensì
da
ni FRANCESCO REM .' 6$
in fughi biliofi , ed ancora acidi 9 pugni ti vi , e
mordenti regurgitati verfo il piloro allo Mo-
naco , e verso la cavità dello ftomaco mede-
fimo.
Nel tempo che fi pigliano quefti brodi, d?«
ve ogni cinque , o sei giorni pigliar la sera
avanti cena un Eli fi re fatto di puro brodo ,
zucchero bianco, e butirro, e se fi defle il ca-
so, che alle volte vi fuffe qualche impedimen-
to , che impedire il poter pigliar que' brodi
fuodetti la mattina a buon'ora, e dormirvi so-
pra, fi prendano almeno due, o tre ore avan-
ti il pranzo*
Proceduto nella fuddetta maniera fino alla
Pafqua di Refurrezione , allora mi piacerebbe,
che per sette, o otto volte pigliafle, un gior-
no sì, e un giorno nò, l' infrafcritto Groppo,
il quale piacevolmente gli moverà il corpo.
IJt. Polpa di Caflia tratta onc. ij. fi {temperi
m lib. ij. e mez» di acqua comune di fontana
in vafo di vetro, e ftemperata che è, s'infon-
da nel médefimo vaso frutti di Setyeften fturo.
xij. Sena in foglia onc. j. e m. Si tenga alle-
ceneri calde per ventiquattr' .ore ; in fine s'ac-
crefca un poco il fuoco in modo che 1' acqua
diventi ben calda ; fi coli, fi sprema forte, e
alla colatura fi aggiunga Manna fcelta delta
più bianca onc. iv. sugo di limone fpremuto
onc. j. co»' chiare d'uovo q. b. a chiarirlo f. i\
A. e cola per carta fugante , e serba la cola-
tura per pigliarne onc. iv. e m. per volta, un
giorno s), e un giorno nò, la mattina di buon*
ora, pigliando tre ore dopo, sei once di brodo
raddolcito con un'oncia e mez. di Giulebbo di
fior d' Aranci ; e tal brodo fi pigli , come ho
detto, dopo le tre ore, ancorché ilfiropponon
abbia cominciato a fare la sua piacevofiflima
operazione . Il giorno , nel quale fi piglierà
quello JiroDpo, sette ore dopo il pranzo, beva
Sua Signoria sei once di acqua cedrata senz*
agro , o di limone , o di acqua raddolcita o
con giulebbo di scorza di Cedrati, o di fior
E 3 di
?0 COKStJITl
di Aranci > o di Gel fo mini , e se la beva fre-
sca, ancor quando la vòlefle, ghiacciata»
La mattina, nella quale non dee pigliare il
fuddetto firoppo , pigli S. Sig* Illuftrifl*. dieci
once -di brodo senza sale , raddolcito con uri*
oncia « o con un'oncia e tnefc. di Giulebbo di
fior d Aranci , o di scorze di Cedrato , e non
fi fcordi di farfi almeno due lavativi nel lem-
bo de 1 fuddetti firdppi, ma nel giorno, nel qua-
le non tócca a pigliarli.
Nel tempo di quefto medicamento , ficcòttle
in ogni altro tempo, il vitto dee pendere ali 9
umettante, mattina e sera, ed il vino fia sem-
pre perfettamente innacquato , e la cena fia
tempre più leggiera del pranzo, mentre non vi
fia confuetudine in contrario*
Per un tremor nelle braccia , eoo del
la difficoltà nel parlare , e debo*
lezza di memoria *
IL Sig.N.tf. del temperamento , è deli* abi-
to di corpo ben noto alle SS. VV, Eccel-
lenti fl". che ha (offerti nel fiore della sua gio-
ventù molti , e molti difagi , e patiménti , e
nelle guerre di Germania , ed in quelle d* Ita 1 -
Ila, è gran tempo, che fi è offervato avere un
certo tremore nelle braccia, ma però tale, che
non gli ha Inai dato faftidio alcuno , né por-
tata iuggezione . Suole anco patire di flnmoni
podagriche, e cbiragriche, e V anno paflato ver*
so la jine del Carnovale, fu forpreso nelle spal-
le, e nel collo dalle suddette fluffioni , che la
Tormentarono fierair\ente , non perì) mai gii
sopràggiunse fèbbre :. Quefta State, o per. dir
meglio, quello Autunno , alcuni giorni dopo
che fu tornato dal Finale, fu offervato, che
non articolava così bene la voce , e anzi che
più
* Vt FRANCESCO REDI* f\
pifl ttAo qualche volta balbutiva • Non molti
pomi a v ab ti la sua partenza di Siena gli par-
Te una notte , che notabilmente la favella se
fX impediffe , ma che quefto impedimento pre-
tto se gli paffaffe . Mi domandò fopra di ciò
il tnk> configlio ; ed io dirti apertamente a Sua
Sig. che quello non era male da trafeurarfi ,
e da metterti dietro le fpalle : Contuttociò per
un certo sud nativo aborrimento a 9 medicamen-
ti $ non volle udirmi, e tanto più, che fi avvi-
cinava la sua partenza per Sie^ia : mi dlffe pe-
lò, che a Siena avrebbe penfato a'cafi suoi, è
che io ne poteva feri vere il mio fonti mento al
Sig. Dottor Grifóni di quella Città . Io obbe-
dii a' cenni suoi , e feri vendo al Sig. Grifoni
ditti, che era neceffario ^ebe il Sig. N. N. fi
purgafle, e fi ripurgafle , e che quindi paffaffe
ad uà Giulebbo di Cina eoa un brodo pur di
Cina medicato . Quanto al purgarti , non ne
volle far altro , ma in vece di quello forti tuì
l'uso delle pillole del Gelli . U Giulebbo, ed il
brodo Cfnato lo ha ^prefo*. In oggi tornato a
Firenze egli dice di ftar. meglio, che fia mai
fato nel!' univerfale di tutto il corpo: ed in
vero credo che fia così. Ma nel particolare io
òflervo , che egli ha tarda ed indebolita la
memoria ; che profferì ice una parola per un 9
altra ,- e che talvolta difficilmente pronunzia ;
del refto dorme bene , ha buon colore , va di
corpo , urina coptamente , e quando ha l' eva-
cuazioni dei ventre •copiofe , fta meglio della
favella : fpnta affai , e dopo avere fputato co-
fuofamente, fta meglio • Quale fia 1' idea, e
' effenza di quefto male , e quali le di lui ca-
gioni , in due parole li può dire . Io per me
credo, che a poco a poco fi fia introdotta un 9
intemperie fredda ed umida ne,l cervello , e
particolarmente in quella parte, nella quale fi
te la funzione della memoria , che è la parte
posteriore di elfo cervello; e di più credo, che
fieno un poco offefi, ed inzuppati i nervi dei
fetthno pari f i qtiali partendoli Ai Ur prin*
E 4 ci P io
--»■
72 6 © K S U l T' X
ci pio vanno a congi ungerli coti que' Bariceli *
che fervono al moto della lingua :. L'Intempe-
rie però fredda ed umida del cervello non: è
nuda intemperie , ma benfcì congiunta con u-
moripituitofì, freddi , .umidi , e ferodi, gene-
rati e nello flomaco , e nello fteffo- cervello
per gli errori commeffi nelle sei cqfe nònnam-
rali , . e rattenuti . nella , fleffa teda , non folo per
la debolezza di effa , ma ancora perchè da un
anno in qua la teda non fi è (gravata . Che
però chi voleffe ridurre quefto Signore allotta*
to della priftina fanità , farebbe neceffario pre*
parare , ed evacuare quefti umori , derivargli , e
avellergli alle parti , alle quali la natura è
folita di mandargli , correggere V intemperie
delle parti generanti , e rendere alia tefta Fan*
tica, e nativa sua temperata Cecità * topi tut*
ti facili da dirli, ma però non così facili aot>
tenerli* Non son già imponìbili , anzi io gli
credo pò (libili (lìmi , mentre elfo voglia fogget»
tarfi alle leggi de' medicamenti , a* quali $t
non volefle foggettarfi , io per me crederei ,
che doveffe andar fempré di male in. peggio, e
che ficcome ora è foiamente offefa la memor
ria, così per l'avvenire fi potette dubitare t cbe
rimaneffero offefe le altre due prinqpaliffimt
funzioni dell'anima, che rifeggono e od me;*-
zo, e nella parte del cervello anteriore . Te-
merei ancora, che non fi verificale il prono-
stico di Rafi , e di Aezio , i quali vollero , che
T offefa della memoria foffe un preludio deli 9
Epileffia , e dell 1 A pò pie (Ha , e ciò ancora fò
mente d' Ipocrate nelle Coache prenozioni •
Quello che pia importa, l'efperienza quotidia-
na ce lo fa fpeflb vedere .
I medicamenti per ordinario fi foglion pi-
Sliare e dalla Chirurgia , e dalla Farmacia, e
alla Dieta . Quanto fi appartiene alla Chirur-
gia y egli è neceffario , che in tutti i modi , e
Sjuanto prima S. Sig. fi faccia un cauterio. Di*
put?no gli Autóri se debba farfi o nella nuca ,
9 nel braccio : io per me nel cafo noftro lo fa-
rei
M FRANCISCO RÉDf 2 fi
rei «e! braccio ,• perchè in quefta parte egli
vi aderirà , che nella nuca, quando anco con-
venire , non vi aderirebbe. Lo farei nel brac-
cio deftro ; perchè il finiftro pare a S.Sig. che
fa il su© piìt debole • Son lodaci i vellicanti
alle spalle , ma di quefti per ora non ne par- Di qutfi*
lo ; le coppette , le fregagioni alle medefi- Con/ulto
me parti, perora saran medicamento più grato* manca la
miglior
parte*
Per una Lue venerea, con Reuma-
tifino.
**
HO letto il dotti (Timo , e prudenti Aimo
Confuico intorno a' mali , che anno af-
flitto , e che prefentemente affliggono il Sig.
N. KL Intorno a quefti mali il mio fentimen-
to è il feguente; cioè, che faranno di lunga,
anzi lunghìffima durata ; e perciò fa di me-
fiiere, che il Sig. N. s'armi con una lungbif-
lima pazienza , e fofferenza , avvalorandoti , e
confortandoti con la certezza di dovere a sua
.tempo guarire.. Io parlo di quefto male per
l'efperienza , che n' ho in tanti (oggetti, che ho
medicati, e per l'esperienza altresì, che a mio
mal grado ne ho avuto in me mede fimo , che
tre anni sono fui da quello male affalito , ap-
punto in quefta corrente ftagione , e non po-
tei liberarmene , se non dopo quafi tre mefi
di letto* Pure, come piacque al buono Iddio,
me ne liberai, ed i ri m ed j per liberarmene fu*
rono pazienza , fofferenza , ilarità cP animo ,
buona converfazione , attinenza totale dal vi-
no , ferviziali fempliciffimi alternativamente
fatti un giorno sì, e un giorno nò, buona, e
parca regola di vivere umettante , e refrigeran-
te , e ne 9 primi insulti del male reiterate , e
reiterate emiffioni di sangue, ancorch' io fofli
pia magro, e piti secco della (letta magrezza ,
e fofli ridotto con la sola , e nuda pelle sa
l'offa.
t .
l 1 offa i é toffi ancora Ltt eti piti avanzata di
quella del Sig. N. In quefta maniera appoco
appoco io mi tìduffi in intiera e perfetta sa-
nità , anzi migliore di quella * che prima io
tni godeva * né mai mai più ho sentito né pu-
re un minimo ribrezzo di quel così fiero ma-
le . Ma che sorte di malattia é ella quella 9
che travaglia ora il Sig. N. N. ì Conforman-
domi all'opinione di queir Eccellènti!!". Signor
Dottore * eh' afflile alla cura , io tengo per fer-
ino , che qutfto male nòti fia altro , che un
Reumatismo cagionato non solamente dallo
Sconcerto i e mala compofiziooe di quei fieri
isalfì , é mordaci » che ia compagnia del san-
gue fcò ritmo per li vafi fahguigni j ma anco-
ra dallo feoncerto > e dalla turbolenta , e ma-
la compofitione ne'minimi componenti di que-
gli altri fluidi, che fervono per li Canali bian-
chi , ò non fanguighi * II dubbio fi é , se oLcre
quella tutbolenza di fluidi , fi» ancor nafeofa
nel corpo del Sig* N. N. qualche virulenza
Gallica* La verità é , per quanto fi feri ve nel
dottiffimo Consulto , eh egli ha avuti contrai-
éegrii più che chiari di quefto malore \ ma egli
è anco vero, che per debellarlo , e vincerlo ha
tìneffo ia opera molte volte molti reiteraci ri-
medi proporzionaci * e di fomma virtù ; Onde
fi potrebbe facilmente credere* che la virulea*
ta. Gallica foffe veramente eflinta , ma che for-
se ( ma Uà detto per modo di dubbio ) tota-
li medicamenti abili a vincere la Lue Gallica,
II Mal^i** 10 * come talvòlta fogliono fare , con le
Franztfe ^ 0TÓ colliquazioni , abbiano dico , introdotto
prende la a far nascere appoco appoco le cagioni delReu-
forma di watifino*
tutù quii- Dall' aitila parte il mal.Franzefe é tm Pro-
fi imali; teo > c ^ e fi mafehera, e fi vede fotto una ci-
peri talora ?*&* di quaìfifia male, e alle volte, ancorché
) molto di f-perteìuiw da varj medicamenti potentiflVmt >
ficile ad nafeonde , e lafcia ne' Corpi qualche picco*
tjjerecoM-h radice fermentati vk, la quale infenfibilmetf-
ft'mto ♦ ce gettai ooove occulte radici ; che tempre van-
' no
••■. *
m faAKctscsb keot; * 75
HO pigliando poflefle , e augumento . .
Che s' ha egli dunque da fare nel prefente
-cafo? Dirò liberamente, e cori ifchiettezza (Ta-
tuino, e quello che dirò, voglio che ftia fot-
topofto alla prudentiflìma , e oculati ffim a ap- Dmoflra
attivazione de' Medici di Livorno affittenti J Autore ts
in primo luogo il Sig.N. laici totalmente l'u- foiha fus
so del vino ; e di grazia itoti fi tema dello (lo- rijpettofs
macd , pefchè in così fatte malattie lo ftomaco prudenza*
riceve danno dal vino, e utile, e ridoro dall' Com'per-
acqua, e co m' più l'acqua sarà pura e fempli-de age voi-
ce, tanto meglio sarà, anzi l'acqua di Noce- mente in
ra per bete a parto, in virtù della miniera bo-un matti-
lare $ sarà ottima , e fi potrà allargare la mano, no . F* •
In fecondo luogo mi piacerebbe, che in tut~ trirttf #
tt le maniere fi venifle di nuovo a cavar san-
gue dal braccio , e fubito che fi sarà cavato
fangue , vorrei , che inraàediatamente bevefle
una buona libbra d* acqua di Nocera , e Un'ora»
e mezzo dopo tal bevuta definaffe . Non fi te-
ma del cavar fangue, perchè il Sig.N. ha più
fangue di quel, che fi crede, ed il suo sangue
è imbrattati (Timo di fieri analogi adacqua ter*
te , ed è abbruciatiflftmo * ffp ,.
In tetfzo luogo , ftimerei opportuno, che per ^ ?^
venti giorni almeno il Sig. N. pigliaffe ogni ™F"A
mattina a ora di Groppo fei once di Siero di v**™* dei
latte, raddolcito coi* mezV oncia di Giulebto*'**'**/*-
diTintutà di Viole mammole. E quefto Siero '**<>>»>* '*
non vorrei, che fofl* depurato, ma foffe fiero dav *t*r**
Siro, tjile quale suole fcolare da per se fteflò
l latte quagliata, che comunemente chiamali
latte rapprefd.
Mentre il Sig» N. piglierà ùuèfto Suddetto
Siero di latte , farà di meftiere alternativamen- Siam*
te, un dì Sì , e un dì no, farfi un ferviziale è molto te*
Ma il ferviziale fia fatto di brodo puro di car- n uti al
ne. di zucchero, dihtfifo, e di sale, sema far Kedi y il
bollire nel brodo quella tanta, e tanta mefco-qualecìb*
latta di erbe , di anaci , e di altro , che voi- liberati dm
gannente fuol farfi bollire , con intenzione di tanti fir*-
rompere i flati , e di fuggire £uei dolore tti^^s^
dì
\
76 t o -rf s u t r i
iugli rìtro-di budella , che fuai dare il ferviziale,
vati da Ma perchè è neceflario (laccar qualche co fa
Medici ridalle parti fupériori, perajutare il moto peri-
molto van- ftaltico dello (lomaco, e delle budella ;. pertan-
t aggio de- to (limerei neceffario, che alle volte il Sig*N»
J'JtSpezia- oiglfotte la mattina avanti al Siero , due sole
i , e gran Iole dramme di Caffia tratta di frefeo , senza
danno de- la folita giunta de 1 correttivi . Quella Calila
gli amma-fi potrebbe anco pigliare immediatamente a-
Uù. vanti definare, ovvero avanti cena, fecondo il
gufto .
Da 9 medicamenti a far grand" evacuativi ,
men' atterrei , come cofa,che pub maggiormen-
te mettere in turbolenza i fluidi del corpo , e*
sconcertar l'ordine delle loro particelle compo-
nenti , ed anco cagionare qualche dannofa col-
liquazione.
Pattati che faranno i venti giorni dell' ufo
di quefto fiero fuddetto, e ri pò fato fi il Sig.N.
qualche giornata, ficonfidererà fé egli ftiame-
Katurx glio de 9 suoi travagli , o pure da elfi venga tor-
niorborummentato al solito di prima,
medicarti- Se egli darà meglio , dovrà lafciare tutto il
ces.Ipocr. negozio alla natura, che ajutata da un'ottima,
e continovata regola di vivere , diventerà la
Di qucfl* padrona del corpo, e facilmente debellerà i re-
natura Jo- fidui del male.
no molt\ Quefto male, ch'offende il Sig. N. è di tal
malori , i natura , che non fi pub vincere con affaiti fu-
quali fi riofi, e violenti, anziché con quefti maggior*
vincono mente imperverfa ; ma bi fogna vincerlo con
colla pia- un lungo , e lento afledio , o più torto eoa
cevalezza, bloccarlo lordamente da lontano .
pia che per Se poi il' Sig.N. ne' venti giorni dell'uso del
via di me- fero , e nelle giornate del ripofo non avrà
die amenti fatto acqui (lo veruno , in quefto cafo crefeerà
folenni • notabilmente il fofpetto della Lue Gallica , e
Di <7«>y>bi fognerà ricorrere; a un efficace aleffifarmaco
vede qua- di qupfto male . Ma l 1 aleffifarmaco fia di tal
tofia {alfa natura , chp non abbia punto punto dell' efic-
V opinione cante, anzi abbia dell' Umettante ; sempre fia
disdoro* i la regola del mangiare , e del bere • In fomma
il
DI FRANCESCO ftEMi J?
il medicamento operi eoa la fola virtù alerti- quali cre^
fermaci. Perchè se voleflìmo nelSig.N. ragio-dw*o,rA**f
nare di medicamenti, o di vitto eficcante, po~ Afa/ Fru-
iremmo facilmente cagionare molti danni per zefe cern-
ii sua vita. venga un.
Queft' aleffifarmaco dunque fia la fola Salfa- vitto efic-
pariglia , bollita ordinariamente in acqua pu- e ante .
ra , e comune , in pentola , aggettandola in La Salfa**
modo, e ricettandola , che tocchi un'oncia di pariglia t
elfo Salfapariglia per Groppo , e di quelli firop- urterà ri-
{i fé né pigli uno la mattina a buon* ora , e medio pel
'altro di cinque once il giorno fra il deùr 2Lre ? MalFran-
e la cena . Si mangi mineftra di brodo di car- ze/e , ma
ne mattina , e fera ; e se mentte la carne boi - neffuno ì
}e, fi farà bollire con effa qualche porzione di arrivato a
Salfa tagliata , son di parere , che il medica-faùere con?
mento fia per effer più efficace , e più fruttuo- ella operi.
so • Il companatico del definare , e della cena Varie fono '
fia carne Uffa , e gualche* poca, di frittura di le opinioni
granelli , o di fegati di pollo . La fera però ade' Medici:
cena sarà bene totalmente attenerti dalla zzx^Alcuni vo-
ne, ed in sua vece pigliare due ova affogate, glionoyckz
o nel brodo , o nell'acqua r o qualche altra ga- rafeiughi ,
ianteria. altri , che
La bevanda del definare , e della cena fnfciolga, ed
una gentile bollitura di Salfapariglia, non già altri, che
di quella , che ha fervito per fare la bollitura raddolci-
te firoppi , ma fia Salfa nuova , e non mai fcajnfìi-
adoperata. E perchè per fare quefte tali bolli- ma ognuno
ture di Salfa fogliono comunemente i Medici la di/corre
preparare effa.con lavarla piti volte in vino* modofuo r
generofo; io nel noftro caso m' atterrei volen- mi lave-
tieriffimamente da così fatta preparazione. rità'nonfi
Non fi dubiti del difeccare, e di quefta fiid- /copre.
detta Salfa , perchè non folamente non difec- Ilkediin
cherà, ma rettaurerà V umido radicale, e hvk quejio cafo
mille altri buoni effetti , che foverchiamente non appro-
lungo farebbe il volergli noverare a quei Pro- vava il la-
feffori, che fonoMaeltri nell'Arte; e febbene vare la
fi temè in Livorno , che la Salfapariglia à&Salfap.con
principio mefcolata colla Cina , potette e fiere Vino gene-
li qualche pregiudizio ai Sig. N. e perciò fti- rofoj ti che
ma-
\
7» CtO'irtuLTl
forfè tncbemuono beve i Medici torli yia dal Stroppo ,
è fuperfiuo non efTenddfene veduto frutto veruna , dico che
in altre oc-il frutto per ancora è ne' principi della fua
cafwrii • maturità ♦
Terminata che farà la Salfa, credo % che bi-
fognerà ricorrere all' uso del i,attp , ed allora
fecondo lo dato del Sig. N. bisognerà penfare,
quai forte di Latte fia per effer piii a propoG-
to. Qyeflq è quanto ho potuto fcrivere inefe-
cuzione de 1 comandi fattimi; e lo fottopongoal
dotto | e prudemiflimo parere di chi affitte*
Per un vomito, ed un tumore inveo
chiato nel ventre inferiore con
febbre lenta.
' Illuftriff. Sig. N. N. feOagenaria fon già
due anni, che continuamente e afflitta da
un oftinatiffimo vomito, accompagnato da tut-
ti quegli altri mali , e accidenti , che fon no*
▼erati nella puntuali/lima Scrittura del dottia-
mo Sig, Mario Fiorentini , tra 9 quali confiderà-
biliffimi sono un tumore invecchiato non do-
DalGr. lente, ancorché molle , nella de (tra parte del
tfpopi* , ventre inferiore , una piccola febbre di due pe-
r/o* ma- fi , e una emanazione , che di giorno in gior-
grezza no va pigliando piede, con timore d' Atrofìa,
fomma perVarie maniere di medicamenti in divertì tem-
inancanzapi fono fiate meffe in opere da Uomini dotti,
di nutrì- e fperimentati , cioè a dire l'acqua del Tet-
mento ,* tuccio più volte , r acqua della Villa , divede
Tpow vale fyezie di pillole, e di bevande purganti , il ra-
nutrimen- barbaro , Taffenzio, T^cciajo, il latte di Afi-
to , e da nà , il terebinto di Cipro , la polvere specifica
quella voc*$el Poterlo , V antimonio , il vino medicato , i
è il noftro brodi alterati, il Si coppo magiftrale delFerne-
trpnfio , lio , inficine con altre sorte di Stroppi f la poi-
vere
hi Francesco rem; 79
vere di occhi di granchi , la polvere viperina ,?#a2 graffe
volte razze di ferviziali , di emulfioni , di lat- gonfio* Ci-
tate , di ol; , di ballami > d* impiaftri f di fo- metro: tpm
mente , di docce e naturali * e artifiziali , ed il «inonda
tutto tempre indarno , e senza cpnfeguire la tronfia »
bramata fallite , Or quali medicamenti potrò cioì gon-
io proporre? Si pub egli fperare, che quel tu-fia.
more invecchiato di dodici anni , il quale , a
mio credere, è la pietra dello fcandalo , e l'o-
rigine 9 e Iq. sorgente de 9 mali di quella Signo-
ra , abbia a voler cedere nell'età di feifant'an?
ni , se non ha ceduto in quella di Quarantot-
to, o di cinquanta? Si può egli credere , che
quello ftomaco affaticato da tanti medicamene
ti, temperato , e aperto da tanti fughi acidi
Cauli all'acqua forte t che giornalmente lo ir-
ritano , e io molestano , abbia da racquiftare
il naturale suo fiato ? Io per me lo vorrei cre-
dere, ma non poflò indurmi né meno ad im-
maginacelo . Che fi ha egli da fare ? Parlerò
con la mia folita , e lincerà libertà ; e tanto
più, che debbo parlare col Sig. Mario Fioren- Lodi del
tini, il quale ha verificato il prono (li co dà me Sig. Mar io
già fatto della sua Perfòna > neLTefler divenuto Fiorentini
uno de* più dotti, de' più oculati, e de 9 pi il di- Medico
fcreti Aledici delia no (Ira Italia. Jwcbefe.
Tra i rimedi piacevoli', gentili , e delicati 9
ardirei di proporre il feguente , mentre peróne
avelli l' approvazione , ed il giudiziofo confen-
so del Sig.Fiorentini f e fperepei , che la Signor*
ne folle per ricevere un giovamento grandi (Ti-
mo . Mi piacerebbe , che fi tornafTe all'uso del
latte di Afina , per molti meli, ma però nell*
ufo del latte di Afina fi tralafciaffe ogni zitta Dieta lat-
toni di cibo • In fontina vorrai , che la Sig. tea f delle
viveiTe di folo solo latte , pigliandone una por- quale fi
zione la mattina a buon'ora , un'altra nel! ora parla a
del definare , un' altra nell 9 ora della meren- lungo net
da , ed un" altra nelT ora della cena • NotìTomoFJi
mi riftringo a fcrivere quant' once per porzio- quefia OL
ne se ne dee prendere , perchè ciò apparterrà perà fa
alla manierofa difcretezza del Sig. Fiorentini , una ttt-
che ara e di
uri ihrtsì che sarà preferite , e vedrà giornalmente il bi~
piòdijfu- fogno del crefcere , e dello sminuire , e che
fornente fi confiderei che lo ftomaco della noftra Illu-
tagiona in ftriff. Sig. non ha bi fogno dì effere foverchia-
unaScriu mente caricato. Nel tempo del latte mi pia-
tura e he ne cerebbe di attenermi da qualfivoglia altra be-
feceilRedivznidi , particolarmente da quella del vino •
e* prof effo y Che se pure talvolta il giórno, fra giorno, o
da ftam- la notte inforgeffe la moleftia della sete , lo-
parfi ora derei V ufo del brodo , o di qualche acqua ac*
per la pri- concia , come cedrata, forbetto ec. ma foprat-
ma v$ha tutto la bollitura dell'erba Tè, che nei noftro
dopo $Con~ caso farà molto profittevole, non fi scordando
/mi. di far di quando in quando qualche piacevole
ferviziale. Che è quanto ho potuto brevemen-
te dire, e fia per non detto, mentre non ven-
?;a dal Sig. Fiorentini approvato . Io però ne
parerei tutte quelle utilità , le quali nel no-
ftro cafo fi pò (Tono f per a re . Piaccia al Signor
Iddio di confolare quefta Illuftriff. Sig., come
io defidero, e le auguro •
Per febbri > flu (fiorii' podagriche , ardo-
re di ftomaco, e ftitichezza
di ventre*
H
'O letto la Relazione , da dotti Aimo , ed
efpérimentatiffimo Medico fatta , intorno
a' mali di Sua Eccellenza il Sig.Prefidente ecc.
onde , così pregato , non manco di aggiungere
le feguenti confiderazioni , quali Sottopongo al
Si adatta giudizio , ec.
il Redi al-. F TEcceilentiff. Sig.Prefidente d'anni 60. e
l*fent?za di un temperamento fanguigno fubbiliofo , di
degli jfvth fegato caldiffimo , di cervello caldo , e umi-
chtj quali do; ha patito a' tempi addietro fluflìoni falfu-
vollero^he ginofe alle fpalle , agli occhi , alle fauci . Po-
ìa natura co fa ha patito di febbri , e di fluflloni poda-
de nojiri griche, con qualche foliievo allorquando dal
suo
Df FRANCESCO REDI. Si
sto corpo fono ufciti efcrementi biliofi , e me- tempera*
hncolici , e che la natura ha tramandato fuo- memi ef-
ra gran copia d' orine grofle , e ledi mento fé . filleffe
Patifce ancora talvolta di un ardore di ftoma-w*//* quat-
to moleftiflìmo, il quale, come vien riferito , tre prime
non vuol cedere se non alla bevanda del vino elementa-
più generofo . In oltre fi querela il Sig. Pre* ri quali-
fidente, che il suo corpo non fa giornalraen- tà , cioè/
te T ufizio suo , nel mandar fuora le fecce , e caldo ,
che però è neceffitato ricorrere alla frequenza freddo, u+
de 1 Clifteri , onde defidera qualche ajuto non mido , e
volgare o triviale , per mantenerli il corpo lu- /ecco : ma
bri co. con tutte
Per quefte fuddette relazioni , crederei che ciò fi fa %
tutt' i mali di S. Eccell. foflero cagionati da una. che egli
Ì;randiflìma quantità di minime particelle fui- come gran
uree, foco fé, falmaftré, mobiliffime, e facili f- Filo/o fé
fine a metterti in impeto di turgenza , le qua* era £al-
li particelle fulfuree, foco fé , falmaftré, mobi- tro pare-
hflìme compongono in gran parte, non fola- re.
mente il fangue di Sua Ecc. ma ancora tutti Idea del
gli altri fluidi , che corrono , e ricorrono con male be~
perpetuo circolo per li canali del suo corpo • nijfimo
Non mi eftendo di vantaggio fbpra di ciò, per- concepi-
chè so che a' dòttiffimi Medici è ben noto ;e^«
per quello riguardo apporterò qui appreflb al-
cune cole generali, toccando poi a Sua Eccel-
lenza , e alla deprezza de 1 fuddetti Medici il
considerare se fiano applicabili ainoftro cafo.
Vorrei che il Medico , allorquando medica
l'Eccellenti Aimo Signor Prefidente, non averte
mai per primo, e principale suo fcopo il gua-
rirlo da' mali, che lo molestano , ma bensì il
confervarlo in vita, per poter porgere a quei
mali nello fcopo fecondano tutti quei lenitivi,
che rendono il vivere men travagliofo . Fra
quelli rimedj loderei molto il folo Cliftere ,
ma fia Cliftere mollitivo femplice, e lenza la
vana pompa di quei tanti , e tanti ingredien-
ti mifteriofi, che o per rompere i flati, o per
fer maggiore evacuazione vi fi fogliono comu-
nemente aggiugnere . Sia in fomma il Cliftere
Op M Redi ÌO0.VII. F , com-
Sa e o tr * v . t t r
comporto di puro brodo , con la giunta fola-
mente dello zucchero , e del butirro • Né s' io-
quieti mai il Sig. Prefidente quando il Ciifte-
re farà poca operazione , ami allora fi rallegri,
perchè allora i suoi inteftini rimarranno prò
- ^ ^ mollificati , meno (munti, e rilecchi, e per con»
Rimedio feguenza appoco appoco fi ridurranno in grado
efficace tF dì poter fenza ajuto fgrararfi dalle fecce Tpon-
tnvenzio- rancamente. A quefto fine ho efperimentato ma-
ntdiJRe- rafigliofamente utili (Timo in pratica il farfiper
di. molti giorni continuamente ogni sera un pie-
Vedi **- coliflimo Cliftere , compofto di fole onc* vj. di
cara nel brodo , al quale fiano aggiunte ij. o iij. once di
TemoV. butirro, e non altro . Quefto piccolo fuddetto
Cliftere fi fuol ritenere lungamente negl' inte-
ftini, onde ha tempo di mollificare le parie ti,
di togliere alle fibre componenti la rigidezza,
e liceità ; ha tempo ancora d' inzuppare , e di
ammollire le fecce , e così effe fecce fi rendo-
no più obbedienti , e pia cedenti al moto pe-
riftaltico de* mede fimi infettiti.
Speflevol- La ftitichezza <iel ventre i un male, che non
te fa JW-niol efier vinto con aflalti furiofi, e violenti,
tichezza ma bensì con un lontano, piacevole, e conti-
del ventre nuato affedk) : Quindi è che foglio Tempre io-
fuol ' ere-* dare per la debellazione di quefta malattia quei
fiere colf rimedj femplici , che nel vitto quotidiano iipi-
ufode'So-^ gliano, e che ci son fomminiftrati dall'orto, e
lutivi , i dal tampo . E foglio attenermi , per quanto è
qualt por- poffibile, da ^ue* gagliardi, e violenti, chedal-
tano fuori la Farmacia ci sono Jbmroinifttati , i quali vc-
del Corto ramente operano, e producono i loro effetti ,
anco le ma lafciano poi gì' inteftini itfeccati, onde fem-
t* rt *P*à pregia crefee, e fi augumenta la ftitichezza j
liquide. In oltre se operano una volta, o due , o tre,
cominciano poi a non operar più , concioffia-
che la natura fi affuefa agli ftimoli di quel me-
dicamento, e pia non lo cura • Cootuttociò è
forza, e mera neceflità talvolta avere in pron-
to qualche medicamento per fervirfene al bifo-
gno. Fra quefti tali medicamenti io non trovo
cofa più opportuna per fervixio di Sua EccelL
che
DI FRANCESCO REDI. 8$
the il lungo « e continuato uso della polpa di Non *p+
Caffia, ma fia pura* IfempUce, lenza ilmefco- prova $
lamento di quegli ingredienti , e di que* corret- emettivi
tivi , che fi Jbgiiono comunemente aggiungere dellaCaf-
alla Caffia, fu*
Io coftumo felicemente di darne dr, ij, (ole
per volta* e non più ,, Immediatamente avanti
il definare. Se la fera avanti cena ella ha mot
so il corpo, non occorre altro : Se non V ha
modo, fa di meftiepe< di ripigliale di quovo
avanti cena due altre dr f s cpsìLayanti defina-
re , e avanti cena andar continuando ogni gior-
no quefto innocenti (fimo medicamento fino che Actuft
il corpo non fi muova 9 perchè quando, con data in
Juefta continuazione arriva a < muoverli , fuple gjuftamt ]
ventre* rimaner lubrico per lu/igo tempo f Po- fe a n A
irebbe 1* spolpa* della Caflia efler accufata da Qa/fig #
alcuni conw'-fUtnofa, m* che quefta fia un f ac- s m ^
cufa ingiufta, fi tónofeerà facilmente dachiqn* V€ ff € f e
que voglia fedamente confederare non folo la opinioni
natura di ,efla Caffia , ma altresì, per quanto de* filo* •
arriva i' Umano intendimento , voglia confida? fifi } Htar<$
rare la cagione efficiente de' venti, la qual cat w air 0+
gione in gran parte fu nafeofa da Dio ne' te- riginedei
fori della sua Comma fapien^a, . Se la Caffi* è w ^ ? ^
fl a tuo fa , perchè non faranno flatuofi tanti, e qui fi g+
tanti altri Elettuarj medicinali , nelle di cui détta b*L
cotppofizioni entra la Caffia ì Mi fi rifpouderà n e quel
per avventura , {che quefti tali Elettuarj fono verjo del
conetti con quantità d'arcuati, e di altre mi- Jfanì,
fteriofe, e fpeciofe Droghe Indiane, le $uali Chi fei
rompono , e diffipano i flati • Io per me mi becca in
fcutirei inclinato a credere, che quelle Droghe, un modo»
e quelli Aromati fodero quegli, che cagionaf- $ chi net
fero i flati, e che la Caffia non per altro fotte l'altro»
flatuófftf se non perchè noi Medici lo affermi a- Dinuefla
no , e Io credono parimente gli Ammalati, e difingam*
credendolo , quando anno pigliato la Caffia , m fino J
d'ogni minimo motivo di flato , che fentono boi- Medici
lire per gl'interini, ne danno la colpa aliarne- debitori .
defima Caffia , fenza fapere ,0 voler pigliar fi al Redi*
pena di penfir pia oltre • Ma fia ia Caffia fla-
ir 2 tuo-
*4 CONSULT' t
tuofa quanto mai efler flatuofa fi pofla ; cte
gran male pub mai cagionare un poco di ila.
> to, da una piccola porzioncella di Caffia ri-
fvegliato nel largo , e capaciffimo canale degl'
interini ? Confederiamo quante cofe peggior
della Caffia, e più flatuofe fi mangiano gior-
nalmente per Foddisfazione del palato , e non fi
ha timore alcuno . Confederiamo se fia mag-
giore T utilità , che fi cava dalla Caffia nel te-
nere il ventre lubrico fenza alterazione vero-
na, o il danno di qualche poco di flato daef-
fa Caffia prodotto, che pure da efla non è pro-
dotto . Per mutai* forma di medicamento, il
che talvolta è neceffario , quella ifteffa polpa
Si vede 9 di Caffo è da me fatta accomodare in forma
€hé il Re- di una Conferva , o confezione con Giulebbo
ili prati- di fior d* Aranci , ed è cofa grati flima al gotto,
tav a moU e medicamento proprio da darne , e se ne piglia
to quel? due cucchiaiate per vòlta. Allo (teffo fine di
t*) egn*. ^ mantenere il corpo lubrico , loderei che nel
fin mto ài tempo della Primavera per molti , e molti eior-
C tifo che ni fi pigliale ogni mattina nello f vegliarti dal
tn ' medi- fonno la feguente innocentiffima decozione ,
ci indo fi grata al gufto. e non ingrata alla villa, jper-
/ tee con- che effondo diligentemente manipolata, rafiem-
é iefcende- bra nel colore, e nella limpidezza ad un Cla-
n . *l &*~ rett0 ; © quefta così fatta decozione ammolli-
ufo delP fee il ventre , ma quel che più importa , re-
jimmala- tunde , e collega le particelle fulfuree , faltna-
toi e non ftre , e mobiliffitne del fangue , e degli alta
obbligar- fluidi del noftro corpo , e le addolcile, e le
lo a #»- tempera, ed è la feguente.
gozzare In onc. x. in circa d'acqua comune fi faccia
delle cofe levare un bollore a un gran manipolo di fiori
flomache- di viole mammole frefche , e ben netti da'lo-
volj , e ro gambi . Si levi iubito dal fuoco , fi coli , *
/piacenti; fi fprema forte , e nella colatura fi faccia leva-
febbene in re di nuovo un bollore a un altro manipolo di
alcuni ca fi fiori di viole , fi coli di nuovo , e fi forema
Ineceffa- forte, e once vj. di detta colatura fi raddolcii
ito fate fcano con onc. j. e mezzo , o ij. di Giulebbo
diverfa- di tintura di viole mammole » e fi aggiunga
mente. una
DI FRANCESCO REM. , 85
ma mezz' oncia di fugo di limone {premuto .
Si coli di nuovo, e fi ufi come fi è detto. In
vece di acqua comune , 2 può fare la fuddetta
decozione in (ufficiente quantità di brodo di
carne non fatato. Molte volte è giovévole, e
particolarmente quando il firoppo violato Co-
luti vo è fatto di frefco, il pigliarne la matti-
na nello (vegliarli iij. once, temperato in bro-
do di pollaftra, o di altra carne , con un po-
co di fugo di limone • Non rammento le pru-
gne di Marfilia, le Alfine amofcine, le paffute
di Coranto, il zibibo, 1* uso delF erbe nelle mi-
neftre , e il .moderato uso de 9 frutti la State ,
Ìierchè son cofe troppo note , ma da non tra-
afeiarfi « Non è già da tralafciare lo avverti-
re, che molte volte il troppo defiderìo anfiofo
di mantenerli il corpo lubrico , fa empierli lo
flomaco foverchiamente , e con foverchia fre-
Juenza di cofe r le quali per altro son pregiu-
iciali alla fanità, e perciò in quefto bi fogna
sfuggir fempre il foverchio , e governarfi eoa
accortezza, e col coafiglio predente dei Medi-
co, che familiarmente affitte.
Quanto poi s'appartiene alle fiutoni poda- Tanto ap-
Ì piche, diro liberamente il mio parere. Si ^- p unt0 d$c9
egri Sua Eccellenza, quando elle compari feo-^ r p ra
no tali fluflìoni a 9 piedi, e alle mani, poiché r# t f
fono un effetto della sua buona natura, e del- *
la sua buona compleffione , che per ifgravare
le vifeere interne , e piti nobili , tramandano
fili eferementi foverchi, e vifeofi alle parti e-
iterne, e men nobili. La confolazione de^po-
dagrofi, è la certezza della lunga vita «Pertan-
to Sua Eccellenza non fi lafci mai perfuadere
da' ciarlatani , e dalle donnicciole, a farli im- I nudici-
piaftri, e unzioni a' piedi podagrofi, o per mi- menti lo-
tigare il dolore, o per ifeacciarne via l'umore cali fon
concorfovi , perchè tali impiaftri , e unzioni danno/i
vanno direttamente ad attaccare la vita, fotto alle Got~
fpecie di un lufinghevole , e fpeciofo pretefto, te*
Quanto a quello, che nella Relazione fi di-
ce, che Sua Eccellenza patifea fovente un ar-
F 3 dorè
Ì6 cosMvtrt
dorè di flomaco moleftiffimo , il quale tum
Vuol cedere , se non alla bevanda del vino {Adi
genero fo , io tengo , e credo per fermo , che
l'ardore dello flomaco in S. Eccellenza non pro-
venga da altro , che dalla "bile , la quale ver-
fata nell f in tettino duodeno regurgiti allo fto*
xnaco ; e quefta bile regurgitata allo flomaco
Don (blamente lo travaglia per se medefom ,
ma ancóra mefcolata in elfo flomaco con alcu-
ni fughi acidi dalle piccole glandulette (premu-
ti, ne nafce per neceflità un bollore calorofo,
che cagiona quefta mbleftia cf ardore provata da
Sua Eccellenza* Io non biafimo , a luogo e tem-
po , r uso di un forfo di vino genero lo , ma
metto in confìderatione , se fofle opportuno
alle volte lo innacquare e la bile , e il fogo
acido dello flomaco con qualche liquore roea
calorofo del vino, e meno purgante * Ma fia
come effer fi voglia* io non loderò mai , che
Sua Eccellenza ufi continuamente vini genero-
fi i alti i e potenti , e fenza mescolanza di una
Ufo dal buona quantità d'acqua* Lo fteffo affermo dell 1
Vino in* acquavite , e del rotoli , e loderb , e commen-
trodotto da dero fempre i vini piccoli , gentili , e facili i
Noè . Il pattare, e bene innacquati . Quando gli uomini
Vtnonuo- bevevano acqua, dicono le facre carte, che vi-
tt molto vevano lo fpazio di 900. anni , e più ; ma do-
V fanciul- pò che da Noè fu introdotto i* uso dei vino»
Infecondo confiderò che mólto fu accorciato il noftro vi-
il parere vere .
di Gale* Mi accorgo , che mi son allargato più del
no^affet- dovere , laonde concludo* che crederei per li
mHdoy che confervazione della fan ita di Sua Eccellenza »
iis , qui che fofle per efler molto utile , se ogni anno
crefcunt, nella Primavera, e nell'Autunno pigliaffe per
Vinum x. o xij. mattine la feguente bevanda un dì sì,
adverfa- e un dì nò alternativamente,
turquam Qt. Sena dr. xij. Crem. di Tartaro onc j. Se-
maxime, bellini num.xvj. infondi in fuff. quantità d'ac-
Agl'i aduU^xx* comune per xij. ore alle ceneri calde, in fi-
*ì fiproi- ne fa levar un bollore, cola, fpremi, eaggiu-
b'tfct per gni alla colatura* firoppo violato folutivo on e. x,
altre mire. fugo
DI FRAKCESCO ItEOT» 87
fugo di Limone onci;, acqua di fior d'Aranci
oncj. con chiare d' uovo , quella chiarirci Ci'a/
cola per carta fugante , e ferba per pigliarne
onc. iv. o v. per manina , un dì sì, e un di
ab, crefcendo, e calando.
Il giorno, nel quale fi piglierà la bevanda
fola, fi pigli ancora la fera avanti cena l'in-
frafcritta • $• Acqua di viole onc. vj. giulebbe
di tintura di viole onc* j. e m. mifce per ufar
come è detto . In quei giorni di mezzo, nt 9
quali non piglia/Te la bevanda folutiva, è «e-
ceffono pigliar once vj. di buon brodo di carne,
raddolcito con giulebbo di tintura di viole, o
di mele appiè.
U Medico affiliente con fi de ri , se Aia bene
cavar un poco d\ fangue , o dal braccio , o dal-
le vene emorroidali con le fangui fughe. Io fa-
rei inclinato a cavarlo alla Primavera , e, tra-
lafciarlo air Autunno.
Terminato il fuddetto medicamene , fi con-
tinuerà per molti giorni a ufar brodo di cap-
pone puro, & femplixe. Se Sua Eccellenza farà
amico de' brodi, ne ritrarrà gran giovamento.
Quello £ ciò, che per ubbidire a cbi devo,
ibttopongo al giudizio d'ogni più favio, edot-
to Affiliente , pregando il Medico de 9 Medici
per una (alute tanto preziofa, ce
Per dolori articolari, e nefritici j fluf-
fioni falfe, debolezza di capo, e
di ftomaco, con diminuzio-
ne di udito , ec.
QUefto IlluftriflT. Sonore , che prefentemen-
te fi trova nel cinquantefimo anno della
' sua età , per quanto pollò raccogliere dal-
la dottiffima , e puntuaiiflinaa Scrittura , tra-
F 4 fmet
s
88 CONSULTI
fmeflami dal* dotti (Timo Sig. Mario Fiorentini, è
flato infino a qui fottopofto per intervalli a
molte, e diverte malattie ,- come farebbe a di-
re , dolori artritici , dolori nefritici per cagio-
ne di calcoli , fuppreffìoni di- urine , reumati-
fmi , raucedini , tofli moiette , febbri con fluf-
fioni falfe, e con fudori, principi di vertigine»
debolezza, e gravezza di capo , con faftidj di
ftomaco, zufolamenti , e mormori nell' orec-
chio finiftro, con diminuzione notabile di udi-
to, con univerfale magrezza di tutto il corpo,
con offervarfi, che altresì la milza , dà alcuni
mefi in qua , è un poco più gonfietta, e più
duretta di quello , che comporta la naturale co-
ftituzione di una milza ; e di piti dal giorno
venti qua tt refimo di Settembre in qua , dopo
aver bevuto le Acque della Villa con giova-
spento , gli è tornata la febbre , la quale non
è intermittente , ancorché venga a qualche de-
clinazione, e se ne vegga la remimone mani-
feftitfima, due, o tre ore avanti il mezzo gior-
no, con un leggier raffrefeamento delle mani,
e de 1 piedi . A quefta febbre dall' oculati (Timo
Sig. Fiorentini è (lato foccorfo fin a qui con
opportuni rimedj , chirurgici , e farmaceutici ,
e fi continua ancora a foccorrere . Defidera con
molta ragione quefto IlluilrifTimo Sig. liberarli
da quelli fuddetti mali , e particolarmente da
que(te frequenti ' febbri , che con tanta frequen-
za lo affaltano, e dalla magrezza, edallaqual-
fifia gonfiezza della milza , e con tanto più di
anfietà egli ciò brama, quanto che infiniti in-
finittffimi medicamenti ha medi in opera , da
Si nove- dieci mefi in qua , fenza frutto veruno . Ed in
tano già- vero, che i medicamenti fono fiati affaiffiroi ,
zio/amen- imperocché tra effì fi noverano piacevoli folu-
te i me- rivi di caffia, di firoppo aureo , di manna, in-
di e amenti fufioni di fena , di rabarbaro , firoppi di cinque
praticati^ radici, cicoria, comporto di Niccolò, il tarta-
per isber- ro vitriolato , il sai $ acciajo , il croco di Mar-
tame Fa- te aperiente, il vino acnajato con diverfema-
bufo. nicre di brodi medicati, e alterati, con radici,
Di Niccoli , e con
DI FRANCESCO REDt^ ,8$
è con erbe : fi noverano parimente i medica- che ditti-
menti diaforetici, i medicamenti addolcitivi Ta- menti jt
cirimonia, e la mordacità degli umori , i me- chiama di
dicamentì corroboranti il capo e le vifcere,in- Niàole «
fieme coir antimonio diaforetico, col carabe ,Crò detto
coi coralli , col corno di cervo , con la pietra d* quel
Qezoar . In oltre fi è ufata la polvere viperi- Niccoli ^
na, i morfelletti fatti di carne di vipere , un Fa leu cci
lattuario magiftrale, manipolato con semi fred- Med.antu
di, con erbe capitali , e con radiche di Chi- co Forniti-
na, e di piti il magifteto di occhi di granchi, n$,feppel-
la terra figillata , ed il sai viperino ; infieme lito ntlCU
con molte, e molte altre forte di conferve , di miterio del
giulebbi, e di emulfioni ; e quindi il latte di Duomo, c8
Capra, fenza tralafciare i cauterj, le coppette, I/crkìone f
e le fregagioni. dilla por-
Or dunque, che fi ha da fare per fervizio 9 ta ver/o la
e confolazione di quefto Iiluftriff.Signore ? Di- Canonica*
rò eoo ogni libertà il mio fentimento , che è
quello fteffo, al quale parmi,che abbia la mi-
ra il Sig. Fiorentini. Io tengo per certo , che
tutti i fopraddetti travagli non fieno cagiona-
ti da altro , che da'fluidi , che feorrono pel
corpo di quefto Illuftriflimo Signore , i quali
fluidi sono di di ver fé nature , e tutti pieni di
particelle ignee, e tutti facili, e faci li (Timi , •
più che facilitimi a metterfi in impeto di ef-
fervefeenza , e di bollore , e particolarmente
quando fi mefcolano. infieme , al che gli aiu-
ta ancora il moto , e forfè anco qualche inta-
satura de'solidi , per li quali elfi nuidi paflano
nel loro circolare indefeffo, e perpetuo movi-
mento. Fa dunque di meftiere, per quanto fia
pofTibile, impedire, o modificare ne'fluidi que-
lla facilità tanto grande , di metterfi in impe-
to di effervefeenza . Non difpererei , che ciò fi
potette , e col tempo , e con la pazienza , e con
una cieca obbedienza ottenere , e con un mo-
do di vivere opportuniflìmo , e lunghi Alma-
mente nfato , ed oflervato . Ma che forse non Siegue con
è (lato obbediente quefto Iiluftrifl. Sig. mentre molta le-
ha pigliato tutti i foprammentovati medica- pidezza a
naen-
9° COlfStfLTI
sfatare mentì ? Sì , è dato obbedientiflìmo , ma da qtfc
Ir abufo ad avanti bi fogna che ufi un' altra . forte di obbe-
"ìroppe me- àìenz* . Infìno a qui egli è fiato obbedientiC-
iiearft. fimo in pigliare medicamenti ufeiti dalle fca~
Ipocrate tale degli Speziali ,ed inventati dall'arte urna*
ajjerìfce , na • Da ora innanzi ftimo neceflfarìo neceffa-
^*A*i\fa~rilfimo , che égli tralafci tutti quefti medica-
t ut a è me- menti , e ricorra a quegli, che (eitfplicifTimi ci
Cicatrice sono (omarini Arati dalla natura , vera medica
de mali . di tutti i mali , e che ne sa molto più di quel-
Ai w<nu lo, che ne poflpn mai fapere tutte le arti» e
vwwvt tutte le diligenze de' pi il efperimentati nìanipo-
nrpoi . latori delle Spezierie , e delle chimiche Fonde-
Giova ta- rie . Di più se quefto Illuftriff. Signore vuoi
ima ilfop- godere' lunghezza di vita , fórno neceflfarìo ,
portare pa-che egli fì renda obbediente a credere , che nott
zjentemen-& pombiie ottenere per via di arte umana, che
te alcuni egli di quando in quando non abbia a provare
malori^?- qualche piccola indifpofizionceila , o di ami-
za curarli tide, o di nefritide e*, ma quefte faranno in—
perchè con difpofizioncelle , che trattate con piacevolezza,
ejji fi pube fecondo i dettami della natura, non lomet-
vi^re/«»-teranno in pericolo della vita < il che feguireb-
go tempore be se egli da qui avanti volefle eternamente
Jpejje volte con le violenze delFarte medicinale pretender©
avviene , di sradicare onninamente tutti quanti i suoi
che per vo- mali, perchè la violenza di tanti medicamenti
ler guarir- gii indebolirà fempre più le vifceie, e Tempre
ne>fimuo-$iìi gli metterà in effervefeenza i fluidi»
re . Io fo , che parlo troppo libero , e che per con-
fi***/?* feguenza non farò grato , ma io non ho altra
libertà di maniera più ficura per ben fervire , e per fervif
parlare è da dovero quefto IlluftrifL Signore , al quale
affai lode- chieggio perdono della mia libertà , e lo fup-
vele ni plico a* voler aver V udito al mio buono, e
Jtftf/W,r0-riverente defiderio.
me quella Supporto dunque quefto, che avanti ho ac-
che giova cennato , il mio penderò farebbe il (eguente ,
molto alla rimettendomi però in tutto , e per tutto • Quao-
Jfalute de- do arriveranno quefte mìe lettere, o la febbre
gliuominhR farà totalmente ritirata , ovvero per ancora
ve ne farà qualche refidoo f Sia quel che eflfer
fi voglia. Metto in confiderazione alla ocula-
ti iC
M FRANCESCO RTOt; |t|
tlffima prudenza del Sig. Fiorentini , se fbflfe
per effer cofa opportuna il dare ogni mattina
a quefto Sig* cinque, o fei once in circa di lie-
to di Latte depurato , non raddolcito con cofa
veruna 4 ma puro > e semplice * e depurato ,
senza (ervirfi^ nel depurarlo di altra cofa che Maniera
delle (empiici chiatte d'uovo ♦ Continuerà per/** ^£"~
molti giorni a pigliar il fuddetto fiero * ed ia **»&»***
quefto tempo , per mantenere il còrpo difpo- ro.
fio , e lubrico , non fi varrà di altro che del
fempliciflìmo elidere fatto un giorno si , ed
(in giorno nb , ovverò un giorno si , e due
gtojmi nò . Ufato per molti giorni quefto fie-
ro depurato , crederei che foffe bene far paflag-
#o al fiero non depurato , cioè a dire al fie-
ro , che fcola da per se medefìmo dal Latte
quagliato . Ed anco quefta forra di fiero non
vorrei , che fofle mefcolata con cofa veruna ,
che avefle del medicinale , ma fi pi gli affé puro,
e femplice la mattina a ora di Groppo , dormen-
dovi fopra una o due ore , non tralafciando
Tufo de'Ciifteri fopraddetti. Continuato quefta
seconda forte? di fiero per qualche fettimana *
vorrei che fi faceffe pofeia paflaggio ad un lun-
?;o lungo ufo dei Latte d Afina > pigliandolo II Latte ih
a mattina di .buon'ora, conforme ho detto del^»* A°l
fiero , é dormendovi fopra « Oh , mi farà det- *B*r molto
to *, quefto Illuftriffimo Signore volle comin- g**t}k* *
ciare ne' tempi trafeorfi a prendere il Latte di f ***!*. *
Capra, e bifognò lafciario ftaie, perchè lo fio- digertrji.
1 maco non lo voleva . Io credo , che quefta vol-
ta lo ftomaco non vi repugnerà , effendofi fet-
to il paffaggio dal fottiliffìmo fiero depurato ,
al- Latte gentiiiffimo di Afina ; E tanto più
credo , che lo ftomaco non vi repugnerà , se
Suefto Illuftriffimo Signore vorrà edere obbe*
iente a credere , che non gii alberelli dello
Speziale , ma le femplici cole della natura lo
anno a guarire ; e vorrà altresì credere , che
egli non ha né poco , né punto lo ftomaco
freddo , anzi che lo ha ottimo , e vorrà por
credere ancora , che il Latte di Afina non fa
mai mai mate a nefluuo di coloro , i quali
sona
J
9* CONSULTI
fono offervanti nel mangiare , e nel bere ag-
gi urta ti (Timo, e fecondo che dalla prudenza del
Medico è (lato prefcritto , e fi mantengono il
corpo lubrico per via di fempliciftuni Cliiterì
fatti alternativamente un giorno sì, e yn gior-
no nò.
Si oflervi dunque da.quefto IlluftrifTimo Si-
Snore con ogni puntualità maggiore la regola
ella vita, e particolarmente intorno al man-»
giare , ed al bere , Io non ne verrò alle par-
ticolarità, perchè a lui affifte il dottiflimoSig»
.Fiorentini. Due fole cofé rammenterò , cioè a
dire l'attinenza dal vino, e nel tempo del fie-
ro , e del latte , il non prender la fera altro
per cena , che un par d' uova , ed una fempli-
ce mineftra, di qualfifia forta, che più aggra-
di air infermo . Che è quanto ho faputo , e
potuto dire con tutto V affetto del cuore , ri*
mettendolo però ad ogni miglior giudizio , 6
particolarmente a quello del Sig. Fiorentini «
Per mia Diarrea.
GLi Eccellenti (Timi Signori , e prudenti (Ti-
mi Medici , che affiftono quotidianamen-
te alla cura delFEminentiflimo , e Reverendi f-
fimo Signor Cardinale N. N, ferivo no nella
loro ben diftinta , ed accuratiifima relazione me-
dicinale , che i lunghi mali di Sua Eminenza
nello (lato prefente confiftono in una lunga
Diarrea , la quale infaftidifee cinque , ovvero
sei volte il giorno ; ma però fenza dolore al-
cuno, e fenza veruna infiammazione , con con-
tinua inappetenza , ed agitazioni di ftomaco 9
e maffime circa Tore del pranzo, con la cor-
ri fpondenza alcune volte del cuore ideilo per
la quantità, come etti dicono , e per la gros-
sezza de 1 flati cagionati , e prodotti dagli acidi
foverchi , che continuamente fi fogliono tro-
vare net di lui corpo . Stante quefto , e fuppo-
fto per veriia , mi fo lecito , e me ne prendo
1 ar-»
\
' pt FRANCESCO REDT. 95
l'ardite, di proporre premuro famen te Tufo dell'
acqua del Tettuccio, col prenderne, se pare?- Acqua del
se opportuno a* Signori , eh affiftono , coi- pren- Tettuccio
derne , dico , quattro , o cinque paffate con le giova alla
solite convenienze, e dovute preparazioni , e Diarrea 9
dovute regole , potendo queft* acqua del Tet-
tuccio giovare notabilmente alla Diarrea , ed
alla generazione de 9 flati; e potrebbe infallibil-
mente corroborare » e fortificare lo ftomaco ,
e ripulire gl'interini, non trascurando di fare
del continuo de'Cliftieri manipolati Tempre eoa
U medefima acqua dei Tettuccio.
Terminato il medicamento dell' acqua det
Tettuccio-, mi fentirci inclinato a proporre per
molte mattine il prendere ogni mattina prima jr gntro :
di levarli dì letto, un* ora almeno avanti , il l-T a1 ^
Caffè fatto in acqua diNocera, o in brodo di £'? ?^
Iàccion terraiuolo; brodo, dico, cioè fenza fa- y . ^
e, digraffato, e fenza eflere raddolcito né con ™ ^> £
zucchero , né con altri firoppi medicinali , né PS* •££
con altri giulebbi , che per dilicatezza comu-** t l c m-
semente vengono a effere adoperati ne 1 brodi. v **
Che è quanto poffo con ogni (inceri tà dire , e t* m
prego umilmente il Signore Iddio , che fia per
effere di gualche giovamento a Sua Eminenza.
Per una Caligine di vifta , e princi-
pio di fuffufiooe, dopo un 9 in-
fiammazione boccili.
Supporto vero , quanto nel!' accurata , e di-
ligente Relazione fta fcritto , non é mara-
viglia alcuna, che il Signor N.N. dopo effere
(lato lungamente affalito da una dolorofa * e
pertinace infiammazione di quella tunica , che
neir occhio fi chiama adnata , o congiuntiva ,
fi lamenti ora di qualche caligine* della villa,
e di qualche principio di fuffuiione , mentre che
per
y
$4 c.ayrtitnr^f
per Io piti fi fa da quell'umore* die aqoeodàf
Medici è nominato « Non è maraviglia tpari*
mente , che quella caligine , e fuffufipne per an-
cora non cedano a 9 medicamenti , imperocché
T infiammazione della tunica adnata non è via*
U , e non è doma , anzi contiguamente fi fa
vedere, ancorché accompagnata da accidenti più
_ .. miti, e più piacevoli,
Quac rena, j^ ^ 4^^ neceflario f prima di ogni co*
«juuntur a ^ tor v j a j e re iiq U ^ ^ quella infiammazio-
ìn morbis, n ^ ^ p^è altrimenti quelle medicine , che fi
recidi vas applicheranno all'occhio per portar gtovamen-i
lacere con ^ a ^ caligine, 4 " ~ ~* " vl
Bft l' umnre anneri „ w ^ „„„
pregiudìzi
ne 2 e per confeguenza Tempre nuova fktflSone
fi farà all'occhio; e se fi farà nuova fluffioae*
Tumore aqueo reitera tempre pia turbata, e la
ir villa Tempre più caliginofe * e V occhio tuttd
>* *w* continuamente ifi&ccbico , diventerà iempre
torneino- ^ l an g M y Qi ^^ pih foggetto ad efferefoffcfo
*Jnk l* dagli oggetti gagliardi, e ben luminali: E non
j ##*? fe^bbe anco gran cofa, che la continua , e rei*
**»* vl J ta 'tenu fluffione all'occhio, oltre all' inroctód*.
mento dell' umore aqueo , lo f*cefle mgroffare»
* Quello fo-* crefeere, onde crefeiuto più del dovere, po-
ran j $ a j;_trebbe poi sforzare , {tendere , e dilatare quel
Iata^fireJ QV2me ^ c ** e ne " a tunica uvea fi chiama pu~
JMneewuPM** la 4"^ dilatata, ammettendo pih lume
turaìmftc ™ quello che fa di bi fogno , ne feguirebbe for-
4 propor- &> Ae * a vita darebbe molto meglio Tufizio
xwnt del suo n ^ Canapo 4el «alar del giorno y che nelle
OTiigiOT* , ore , nelle quali il Sole con piìt gagliardi* som-
tm f war /n.miniftra la luce all'aria. /
me , the ^ er vincere . dunque i' infiammazione dell'oc.
Jrirw» € ^io , opportuni (Time sono fiate le iterate , e
reiterate flebotomie: e se continuale la di lei
orinazione , mi fentirei volentieri inclinato a
proporre nuovo fangue delle vene emorroidali
con le mignatte.
Il divino Ipocrate ci lafciò fcritto negli Afo-
riiini, che 9 a'J-ippi foptaggiup^e il tlufib dt
cor-
M FRANCESCO *EM* 95
corpo , fuot efler loro £ grandiflima utilità ;
peiiochè Galeno ebbe a dire , che se quefto fluf-
so non veniva ipontaneaotente per moto della
natura, dovea ilMeilico procurarlo con l'arte;
3uindr avviene, che farei di parere, che nello
ato prefente quefto Sig» commeiaffe di nuo-
vo , e quanto prima , ad evacuare il suo cor-
po , non folo con fejrviziali > ma ancora con
altri medicamenti divertì , e in varie forme
prefi per bocca epicratteamente , cioè adire una
mattina sì, e l'altra nò, e continuale per molti
giorni , mefcolando fempre con gli evacuanti Actwgi-
quelle cofe » che da'Medici fono credute appro- mento dot
viate per, gli occhi, ed in particolare la Ca- Ridi per
lenduia, i'Eufragia, il Finocchio, nobilitato di no*hnpe*>
tal facoltà, per quello che di lui dicono %li gnarfi nel-
Scrittori della naturale fiori a, Jetperazie-
Evacuato bene, e rievacuato il corpo tutto, ni dubbio*
dovrebbe neceflariamente cedere , e V infiamma- fi delFer-
zione , e la cagione ; ma se non cedettero allo- be , ali*
ra, configlierei in tutte le maniere di venire quali fpef-
all* uso de" vefeicacori alle {palle, e se dopo fi volte gì*
quefti pur anco la caligine , e V offufcaxione Scrittori
continuaffe , crederei , che foflfe peceffario ve» troppo ere-
nire ali' ufo di un decotto di Cina , e di V\-duli foglio-
pere, con la giunta di qualche poca di Salfa- no attri-
parìglia t « di Saflafras , prepacata kcouóobuire molte
l'Arte con altre erbe , radiche , e femi anpro- virtà , eh*
priati , con un' efattiflìma dieta , conGfteute realmente
noa folo nella pare ita del mangiare, e delbe- non bino.
re, ma nell'attinenza dal vino, ne' tempi con-
venienti , e nel non commettere errori nelle
altre cofe da' Medici chiamate non naturali, fa-
cendo gran capitale de' configli a quefto propo-
sto, dati da Seneca Ep«93» Non efi quid prò*
tinus> imbecillam acietn ©V.
In quefta maniera , e per quefta ftrada mi
fono trovato infinite volte a guarire infiniti
di fimi lì mali; ma se quefto piti oftinato degli
altri non volefle cedere ( il che non credo , )
allora bi fognerebbe far della neceffità virtà ,
ei accoowdarfi al Cauterio nella naca , anzi
piutr
1
$6 CONSULTI
piuttofto ad un laccio , o fetone , che fi chia-
smi, come quello, che pia prontamente, e con
maggior vigore potrà fare la fua operazione ,
e sarà neceffario parimente fabbricare un vino
medicato eoa Eufragia, Finocchio , ec.
Io non ho fin ad ora parlato de'medicamen*
ti locali, perchè, fé -=a neceftità non urgeffe,
me ne atterrei più che foffe poffibile , e se par
bifognaflfe fervirfene, indugerei Tempre a quel
tempo , nei quale mi parefle a baftanza ben
purgato , e ripurgato il corpo, e libero da ogni
timóre di nuova infiammazione , ed anche al-
lora mi fervirei fempre . de'più piacevoli; onde
per tor via le ultime reliquie della caligine, e
GtMvùyp- fuffufione , fi potrebbe adoprare il zucchero
#w la f.Suf-Candi impalpabilmente polverizzato , e foffia-
fafio. to a digiuno nell'occhio; ficcome ancora l'of-
Candi lo so di Séppia 5 le fornente fatte con radice di
fttffoy i£* Centauro, maggiore , di foglie di Chelidonia ,
Candito . di Lino , di Peucedano, di Ruta, e di fimiii,
son giovevoli. Giovevoli fono altresì tutte le
maniere di fieli , o foli , o mefcolati in for-
ma di Collirj umidi • Io foglio fervimù della
feguente polvere.
$. Zucchero Candi onc.j. Trochifci viperi-
ni fcr* j. Fiele di Gallo fecco gr.vj. fi polve-
rizzi il tutto impalpabilmente , e fi foffi neU*
occhio .
Ne 9 Libri degli Arabi, molti Sieffi fi trova*,
co opportuniffimi , ficcome in que* de 1 Greci
molti Collirj , e umidi, e fecchi , i quali vo-
gliono fempre edere adoprati con molta cau-
tela.
Per una Gentildonna Aerile '.
*
VeàtWNo. ~
tomi a di A Cciocchè fi pollano rinvenir bene quelle
Filippo -fJL cagioni , le quali eono fiate valevoli , fi*
Vtrbeyen no al preftnte giorno , di rendere iterile i' Il-
io-
tuftriffima Signora N. N. nell' età sua di 23.nelL2.uvi
anni , e fpofata ad un marito giovane , e la- egli tratta »
ito, fa dì meftiere fupporre, o f tabi lire in $n- diffufamZ»
ma, in che maniera fi conduca, e fi faccia la** di ^ tal
generazione umana negli uteri delle Donne, materia .
A Quello fine allontanandomi io totalmen- Opinion*
Ce dalle opinioni degli antichi, ed allontana- piò veri/i*
domi in parte dalle opinioni di alcuni Scrit- miU ili**
tori moderni, son di parere , che ficcarne tue- /irata pan
te le piante , tutti 'gli animali irragionevoli % fa dalSig*
terreftri , aerei , e aquatici son prodotti dall' Antonia
uovo, così ancora dafrtwwf d/sno prodotti gli Vallìfnio-
uomini ; E tengo per fermo ,\ che la femmina ri % nella
in quefV uovo fomminiftri tuttet quanta la ma- fu a mara-
tona nò ce (Tari a alla generazione, e che il ma- viglio/a U
fehio non ci contribuita altra €pl suo feme ^fiorìa In-
che alcune aure , o (piriti purHfimi , i quali torno alta
aano portanza di fecondare , o per così dire , generazso-
di gallare \* uova delle donne , io quella ma- ne del?
riera appunto, che i galli nel coito reudwQ Uomo , e on
feconde, e gallate le uova delie galline, un trattato
Quelle uova delle donne non fi formano net fine
fteil utero , ma fi formano , e fi con fervano della St*~
nelle proprie , e determinate ovaje , le quali rilità>e de 9
ovaje non fono altro, che quelle ftefl$ parti ,fuoi rime*
le qoali dagli antichi notomifti fu creduto y di*
cfce foffero i tefticoli femminili, llGioma-
Congiugnendofi dunque infieme il mafehio , le de] Leu
e la femmina nel coito, pafla il fero* del ma- temi d J I-
fchio ad imbrattarne le pareti uterine àell* fattane fa
femmina , e da quefto imbrattamento fi folle- menzione'
va un' aura feminale , o uno fpirito feconda- nel Tu-
tore , il quale penetrando per li canali delle alP Ani-
tube falloppiane , trapaffa air ovaia, e quivi fé- col. <j.
conia, e galla un uovo, e talvolta più (funai Spinto fe-
L'uovo fecondato, e gallato fi (lacca dall' ovaja, condator*
ed entrando pofeia per quel forame , che è nell' delF Uomo
eftremità più larga (felle tubò falloppiane , (pit{- come vene-
to dal moto penftaltico di effe tube, sa nccz-triafarela.
la giù pel loro canale , ed entra nella cavità concezione.
dell'utero, e quivi non fubito fi attacca, ma Che l'uovo
feiolto , e libera da ogni attaccamento .per lì- fecondato
OpM Redi Tom.VlU G emifeeda noU
9* e d m; * v L t- t
frinite ftl-cum pochi giorni , alla foggia de 9 femi conv
Uppiane* mefiì alla terra, s'imbeve, e s' inzuppa di quel
0cn v ì liquore , che la natura a tal effetto in quel tera-.
alcun dub.-po tramanda al fondo deli 9 utero . Da ,talp io».
bÌ9 y per- zuppamente) crefeendo l'uovo, fi comincia neli'
chi ine/- interna sua cavità a'forjnare il 1 fanciullo ,quin-
fi talora di a poco a poco sul guicio , o sul panno efter-
F hanno no di eflb uovo nafee , e crefee una certa fu-
trovato i danza folida , che dagli Anatomici è chiamata
Hot orni (ìi la Placenta > dalla qual placenta . diramandoli
moderni, infinite ramificaziQpi di vali , quelle ramifica*
Che co/a zioni s' inferifeon^ netta fuftanta ideile pareti
fià laPla- dell' utero , come /fanno appunto le radici dell'
tenta Ute- erbe , e degli alberi nella terra , e così l'uovo
fina* rimane attaccato J ali' utero, e quivi fi trova,
fino a tanto, cjie venga il tempo della sua ma*
turità, cioè a «Rre dell' effere partorito»
Supporto tutto cicv per vero , conviene adet
fe confidente , quali pollano effere gì' impedi-
menti di quello maraviglio fo lavoro della na-
tura , desinato alla confervazione del genere
umano . In primo luogo fi può dare il cafo ,
che per mala fanità del mafehio , il di lui Te-
me fia privo di quegli (piriti vivi , brillanti,
Varie ea- e fecondi neceffarj a gallare le uova • Può an-
èìwì del- cora effere , che il di lui feme fia dotato de'
la Steri* fuddetti fpiriti, ma che effi refi ino. ammortiti #
litì y e tut- inutili , ed invalidi per la corruttela de' fermen-
ta ienijfi- ti rattenuti nell'utero, e nelle tube falloppiane
àtoimma- n cl paffaegio, che per quelle tube fanno per ar-
ginate. rivare alle ovaie, o tefticoii fenirainiii m Può
anch' effere , come alcune . volte , ancorché rade,
fi è offervato dagli Anatomici, che le tube fal-
loppiane non abbiano apertura , o forame in
quella parte, con la quale fi avvicinano a'tefti-
coli , e per confeguenza l' uova fiaccate dall'
ovaja non poffano entrarvi y né calare all' ute-
ro, ed in quefto caio avviene una perpetua ,
ed irrimediabile fterilità « Ma se pur. anco fia
aperto il fuddetto forame , può nulladimeno
avvenire la fierilità per cagione di eflb forame
tenuto .dritto , raggrinzito, premuto , e ferra-
li
M FRANCESCO HEM^ gf
to dalla foverchia pienezza de* rami delle arte-
rie, e delie vene preparanti, e delle ipogaftri-
che, i quali femi fcorrono fopra le tube fal-
loppiane , ed intorno alle loro fimbrie , ed al-
le loro aperture, o forami; le quali aperture,
o forami poffono altresì forzatamente effer te-
nute ftrette, ferrate, e comprefle dalla pingue-
dine delle vifcere, o delle parti adiacenti.
Può parimente avvenire, che 1' uovo fecon-
dato , e gallato entri per 1* apertura delle tube
nel loro canale, per £affarfene all'utero , ma
quivi trovi tante muctffkà racchiufe ,„vifcofe .
e corrotte , che non folo ne refli impedito il
di lui paffaggio, ma che ancora lo fteffouovo,
quali per un contagio , ne rimanga guado, e
corrotto. In oltre può avvenire , che l'uovo
«tri fenza impedimento nelle tube , e facil-
mente cali neìr utero, ma quivi per la fover-
chia umidità, e lubricità dell'utero non pofla ^
tòttenerfi , anzi se ne efea quafi fubito fuori di
effo , o se pure qualche poco di tempo vi fi
rattenga , non pofla pigliarvi aumento , né poffa
appiccarvi, anzi vi fi corrompa, e vi fi gua-
iti ^ per cagione de' cattivi fermenti ftagnanti
neir utero, ed in alcuni de' suoi vali fanguigni,
e linfatici; i quali cattivi fermenti none/Tendo
flati fufficientemente efpurgati per le vie de'
meftrui, quanto più (lagnano, e dimorano rac*.
chiufi , tanto più fi rendono inabili a ibmmi-
niftrare all' uovo una dolce , e lodevole mate-
ria, tiecelfaria al di lui accrefeimento , anzi fi
itndono abiliffimi alia di lui corruttela.
Molte altre cagioni della fterilità fi poti*-
bpno noverare , ma le tralafcio , non creden-
dole opportune ora al mio propofito , ed al
càfp prefente ; per poter confiderai quali del-
le lòprammentovate fieno quelle , che abbiano
fùan tenuta Aerile quefta\Uluftriffima Signora.
« Io per me vado Credendo, o conjetturando ,
che il fuo Coftforte non abbia colpa alcuna in
quella fterilità , ma che il tutto avvenga per
colpa dell'utero della Signora, il quale imbrat-
tato difenneati cattivi, e viziofi> pojlono que-
G 2 ili
f"
I
I0O CONSUETI
fli non (blamente ammortire l'aure feminali,
e feconde del feme virile , ma poffono ancora
fcmminiftrare all' uovo, calato nell' utero un cat-
tivo liquore inabile al di lui crefcimento , ed
al di lui attaccamento , pnde rimanga guado,
e corrotto, e per la lubricità dello fteffo utero,
Be' primi giorni fpintp fupri di eflb , fenza che
la Signora se ne po(fa accorgere per la di luì
piccolezza; e può anco efiere, che la pienezza
de' vafi fanguigni uterini, e la pinguedine del-
le parti adjacenti cooperi ancora, qualche cola
f>er impedire , che V uovo npn entri nelle tube
alloppiane • * *
I motivi delle jnie eojijettiire (pno ricavati
dalla puntuali (Tima , ed efattìffima relazione del
dotti (Timo Signor Fiorentini , nella quale io leg-
;o , che le meftruaii purgazioni di quefta Illu-
di (lima Signora fpefle volte npn vengono or-
dinate , e ne 1 giorni convenienti , e quando com-
pari Tconq, appari fcp no di color roffo dilavato,
e di fuftanza yifeida, e talvolta fono Hate ac-
cpmpagnate da dplori nel ventre inferiore , e
particolarmente verfo la regione dell'utero., e
di più una'vQlta, per quattro meli interi non
comparvero , ed eira fonp già più di cinque me-
li, che fono affatto (lagnate.
La cagione di quello ftagn amento ,io U attri*
huifeo in parte non foìamente a difetto di quella
fermentazione ijni verfale , che fi fa pgni mefe iti
. tutta la malfa fanguìgna de 9 corpi delle donne
giovani, mediante la quale fermentazione alte*
rati i minimi componenti del fangue fiirqolano,
e neceflìtano la natura ad evacuare una parte di
e(To fangue per quei canali , che metton capo nell*
qterp , e nella vagina jleU'uterQ : Ma T attribuifeo
anepra alle oiiruzioni de* vafì dell' uterp , le quali
Anche il oiiruzioni fono cagionate da quella gruma , che
fangue , il fangue nel suo fluflp, e refluffp circolare hfi
/correndo potuto appoco appoco lafciar attaccata alle pa-
pe % suoi e a- ritti interne de 1 vafi peli' utero , in alcuni àé
nati può quali vafi per qqefta cagione fi poflono effere
lafciarvi formati alcuni polipi , che pnaggiQrmènte fer-
dellagru- ranq , ed oftruifconp : Onde ^ìpu £ maraviglia,
ma Je la ihe
©1 MAWCESCÓ REM; 101
ttie per la introdotta non nativa anguftia it* flejfa acf.
vafi , fia fiata alle volte quella Signora nel chiara fa
tempo delle meftruali evacuazioni aflalita da in progref-
dolori nel ventre inferiore , e nplla regione fo le fue
dell'utero ; E non è maraviglia parimente, se depoftzio-
U fangue, non avendo l'efito libero per le ftra- ni , drit-
te convenienti dell'utero, faccia forza ne' vafi vando ta-
della teda, e gli difenda, e gli punga, e ca- lora a
l'ioni il dolore di efla tefta „ jÈ se quefti tutti chiuderti
luddetti accidenti del Fluffo delle purghe , e luoghi ,
della loro ritenzione, e della loro varietà, non per dove*
fono ordinatamente continui, ma regolati dal- pajfa.
Fincoftanza, ciò avviene, perchè 1' univerfale
fermentazione meftruale della ma fifa fatiguigna
non ha ogni mefe .per diverte cagioni il me-
defimo , ed uguale momento d'impeto, e d'agi-
tazione, e le angurie, ed oftruziomdeVafinott
fono Tempre ogni mese ugualmente le medefime,
e ne' medefimi luoghi, a cagione del fluffo, e
refluito circolare, che talvolta può togliere, o
fminuire, e talvolta può augumentare , e ren-
dere più oftinatà la fuflìdenza, e l'oftruzione.
Se tutte quefte cofe son vere , a volere che
quefta Illuftriffima Signora cominci ad efferè
feconda, fa di meftiere procurare nònfolamen-
te di render piti forte il momento , e V energia
della fermentazione meftruale , . ma altresì "ài
tor vi» le oftruzioni di quei vafi fanguigni ,
che metton capo nell' utero , e nella vagina
deli* utero ; perchè , $e fi otterrà quefto , fi e-
fpurgheranno ogni mefe gli umori fermentati
viziofi, l'utero rimarrà sano e senza lubricità,
e cq$ì l'uovo calato dall'ovaia nell' utero , po-
trà nella cavità uterina ricevere un alimento
lodevole , e buono , potrà attaccarli alle pare-
ti di efla cavità uterina , e così attaccato po-
trà feliaemente effer covato, crefeiuto , e Ca-
gionato fino al debito tempo de' nove mefi .
L'ottenere tutti quefti feopi non l'ho per
ìmpoffibite , anzi l'ho per potàbili (fimo , giàc-»
che quefta Illuftriffima Signora è giovane j per
altro fana , e ben conformata •
G 3 Per
«02 COLMITI
Per. venir dunque air uso de* medicamenti .
filmerei neceffario , che nel primo principio dei
mefe di Settembre , se la ftagione non troppo
calda lo comportane , la Signora cominciaffe a'
medicarli. E. perchè è conveniente trattarla eoa
Ogni delicatezza poflibile, mi piacerebbe mol-
to , che , tralasciate le foli te purghe , e ripur-
ghe di firoppi , fi cominciale coli' uso del feguen*
te vino medicato , pigliandone intorno alle
quattr 1 once, o o uà ttr' once e mezzo per mattina,
ogni mattina nell'ora dello (vegliarli, crescen-
do , e minuendo la dofe , fecondo che parrà
opportuno al Signor Fiorentini, che a (Me.
ft. Sena di Levante ben netta da' furti onci;.
Semi di Cartamo acciaccato , Cremor di Tar-
taro criftall. ana onc. j. Radiche di Cicoria, e
di Appio fecche ana dr. iij. Mirra polverizzata dr,
ij.Macisdr.j. foglie di Artemifia fecche pugil.j.
Infondi in onc. xxxv). dì vino bianco gentile, e
tieni in di gè fi ione in luogo caldo per tre giorni,
e tre notti invafo beni (Timo turato, agitando di
quando in quando ; In fine apri il vafo , e ag-
Sjiugni Giulebbo aureo onc. vii;. Riferra il va-
o, e lafcia ilare in digeftione per ventiquattro
ore : cola per iftamigna , e la colatura fubito
fi ricoli di nuovo per Scarta fugante, e fi serbi
per l'uso detto di fopra : facendo la compofi-
ìione, quante volte tara di bifogno.
Quello vino mi piacerebbe , che la Signora
lo continuale per dodici giorni almeno .
Quando ne avrà pigliato sei o sette giorni,
vorrei, che fi cavalle il sangue dalle vene de*
piedi in quantità conveniente , ed in quello»
giorno fi afteneffe dal vino . E non odante >
che quello vino muova il corpo , nulladimeno
è neceffario farli ogni quattro giorni un fervi*
ziale, per cavar fuora degl'interini quelle ma-
terie più grotte, che faranno (late fiaccate dal
medicamento • Nel. tempo pure , che piglia
quefio vino, vorrei che ogni giorno , due ore
avanti cena , la Signora bevelTe tre once d'infufio-
dt M di Tè, accomodata nella feguente maniera*
Si
m
Si faccia bollire dell' acqua comune , e quan-
do bolle forte, se ne metta otto once in vafo
ò d'argento, o di terra bene invetriato, e Cu-
bito vi fi infondano due dramme di erba Tè ;
Si fèrri òttimamente il vafo , e fi rinvolti in
un panno lano, per lo fpazio di un'ora» dipoi
fi coli l'infufione, e fi raddolcì fca coft un po-
co di zuccheri» a fegno di grata dolcezza , e fi
ferbi per l'uso.
Terminati i giorni del vino medicato * ftU
merei opportuno di nuovo ricorrere all'Acqua
del Tettucio almeno per quattro o per cinque
pafiate, con quefta condizione , che nei tempo
dell'Acqua la Signora pigliale ogni giorno ,
sei ore dopo il definire , sei once d'infufione *
del Tè preparate nella fuddetta maniera.
Ri purgati bene gli e (creme n ti del corpo co*
preaccennati medicamenti , mi piacerebbe mol-
to, che la Signora ufafle per lunghezza di tem-
po il fégutnte magrftero di Marte.
J£. Sugo di pere chiarificato lib. xij. sugo di Quello
Àrtemifia chiarificato lib. iij. vi fi faccia bolli- con/ulto
re dentro oncy xvii j. di Fratti di Sebeftén fino pare fatto
alia loro cottura . Allora fi coli , fi fprema for- dal Redi
te, e la efpreffìone fi metta in orinale di vétro, '* tempo
aggiuntovi lib. ij. di limatura di acciajo. Siser- di fua
ri l'orinale coi suo cappèllo cieco, e fi tenga gievemk
per sei giórni alle ceneri calde , agitando di per U
Juando in quando /con meftola di legno , in quantità
ne fi coli per manica d'Ippocrate, e la cola-de J rimedi,
tura fi metta in vaso di terra alle ceneri cai- che ardi-
te a sfumare, fino a tantq, che venga a $g- najqua-
gia di una sana . £ fi serbi per pigliarne ogni li quanto
mattina due dramme dì dolute in once tre di pia in-
brodo di pollafiro , o di piccione non molto vecchi ava
cotto , o in acqua di Àrtemifia . tanto pia
Pigliato, che la Signora avrà la mattina il cauti fimo
fuddetto brodo, vorrei, che proccuraffe didor- era nelf
mire (opra uri' ora , o almeno fteffe nel letto ; orAinar-
pofeia fi levafle, ed andafle a fare efercizio al gli*
meno meno per un'ora, e che quefio efercizio
Io mteraffe il giorno paffeggmuto per cafa , o
G 4 trat#
/"
104 £ O tt $ U X T *
trattenendofi a giocare al trucco , o;ai volap-»
te, o andando fuori di cafa a pigliar aria». la
fomma •proccuri la Signora non folamente , nei
tempo di quefto medicamento , ma ancora il
ogni altro tempo , di fuggire , come pefte , la
vita /edentaria, e ozio fa.
Nei tempo di quefto medicamento beva Tem-
pre a tutto parto il vino acciaiato ^ ma però in-
nacquato , fecondo il folito cQftwme della Si*
gnora, e tal vino acciaiato lo continui un ag-
no intero. £ se tal vino fotte un Claretto di
Francia, non fumofo, non dolce ^ io ftimerei
{borniamente giovevole . Nel fudcjetto tempo ,
ogni otto , o dieci giorni > pigli un piacevole
medicamento leniente ,- o per lo meno di quan-
do io quando fi faccia qualche ferviziale.
Della regola della vita non ne parlo , ri-
mettendomene in tutto , e per tutto al Signor
Fiorentini, al di cui prudenti (Timo giudizio, e
vivaciffimo ingegno fottopongo quanto da me
è flato detto • Piaccia al Signóre Iddio , che il
tutto (la a sua gloria , ed a confojazione dell 1
IHuftriflìma Cala Gigli .
Per un Ipocondriaco con iftitichezza,
e fcarica di urina pungente, e
dolorofa .
L' Moria de' mali faftidiofiflutiij e penofifli-
mi dell' Eminentiflitno Signor Cardinale
N. N. infieme con le cagioni vere, e reali di
eiTi malori , è fiata dotùfTimamente , e giudi-
ziofiffimamente deferitta dalla fomma prudenza
del Signor Ti buri io Longo, Medico della Ca-
mera di Sua Eminenza. Alle opinioni di elfo
Sig. Tiburxio io in tutto, e per tutto mi fot-
toferivo, e con le di lui direzioni dico, che da
quei favj uomini , i quali affiftono alla, cura >
non fi dee proccurare altro , che mantenere pia-
cevo-
DI FRANCESCO KEDf? 16$
cevóliftìmamente lubrico il ventre inferiore , e
con ogni gentilezza temperare, modificare ? ad-
dolcire, innacquare le particelle fai ine , nitro*
se , vitriolate , fulfuree , acri , mordaci , che fi
trovano in tutte quante le forte di fluidi, che
corrono, e ricorrono per li canali e grandi, e
minutiflimi del corpo di queii* Eminentiff. SU
gnore T imperocché con l' innacquamento > e ad-
dolcimento di quelli tali fluidi, fi faranno le
urine più piacevoli, menofalate, e per confe-
guenza meno Caftidiofe , meno pungenti , me-
no irritanti, ec. Lodo adunque, che venutala
piacevolezza della Primavera , fi cominci il me»
dicamento, e nel medicamento , per quanto ap-
partiene alla Chirurgia, fecondo le intenzioni
del Signor Longo , fi aprano le vene emorroi-
dali con le fanguifughe , e fi cavi una conve»
niente quantità di sangue, e fubito fubito che
farà cavata , immediatamente fi dia a bere a
Sua Eminenza otto, o dieci once di Acqua di
viole ftiliata a bagno, pura pura , e femplice
fenza raddolcirla con cofa veruna , acciocché
quella fubentri a tempo opportuno ne' canali
de' fluidi , e innacqui , e temperi , e addolcila
elfi fluidi .
Quanto alla Farmacia , concórro pienamente
lol Signor Longo , che in tutto , e per tutto
fi traiafcino , e fi sfuggano tutti tutti tutti quan<-
ti i diuretici, perchè quefti fono una pefte,ed
un veleno per Sua Eminenza, e con tanta vo-
lontà lodo , e* commendo , che fi sfuggano i
diuretici , che infino ardirei di non commenda-
re Fuso della Terebentina mefcolattà cOnlefpe-
zie diDiagrante freddo, e con trocifci del Gor-
donió, e non vorrei fidarmene né poco , né
punto ; ed in fomma celebro queflo pen fiero
dell'attenerli da ógni razza di diuretici, i qua-
li sono la pietra dello fcandalo in così fatte
malattie . Per mantenere il ventre lubrico , mi-
gliore di ogni altra cofa lodo il Stroppo vio-
lato folutivo prò porto prudentiffimamente dal
Sig, Tiburzio , ttytti gli altri medicamenti gli
Eo
tù6> C » :* # ti X T f
Molti me- ho per fofpetti sospetti ffimi , «perchè nonfeft»
d'tc amenti pre, uè giornalmente fi può pigliare ilSiroppo
per lun~ violalo , solutivo , ed egli ancora quando inveo-
ghezza di chi a diventa pigro , e qnafi inabile all'operare»
tempo per- perciò oltre il Siroppo violato folutivo suddet-
to rfe/Zato,, io mi (Servirei de semplici semplici Armi X3h-
virtà loro, fieri frequentiffimamente adoperati , non com*
fi per Pai- polli di afetro , che di acqua pura fempHce , e
unzioni, comune , raddolcita con zucchero bianco , eoa
$heinqut-\i giunta di un poco di Olio comune , o di
gli facce- mandorle dolci , o di butiro « E se noi alai
donoy e sì Medici voi e (Timo fare un poco di ciurmerla»
forfè per- in vece di Acqua comune , potremmo ufaft
thìsvapo- Acqua di viole , o Acqua di orzo* o brodo di
radi e jji lacinie senza sale. Mi piacerebbe però aver iem-
parte pia pre quella avvertenza , che quando Sua Emi*
fpititojay e nenza avrà avuto bifogno di fervi r fi delSirop-
fottiUy ow pò violato solutivo, che due ore, o tre dopo
conftjlela averlo pigliato, beva una buona giara , ovve-
virtà ;ondero due di Acqua pura, o di Acqua di orzo,o
fa £ uopo di Acqua di viole , o di brodo lungo , o puro,
cheeliSpe-o raddolcito con un 9 oncia di Giulebbo di tin-
TÀaii ne tura di viole . Ed una tal cola limile dica»
rinnuovino quando Sua Eminenza avrà pigliato il Clifte*
finente la re , imperocché quando avrà o finito di render*
compofi. lo, o quafi finito di renderlo, vorrei, che Sua
zienc. Eminenza , Cubito bevefle una giara o di acca**
odi brodo lungo, come ho detto di sopra. Tut-
ti i medicamenti folutivi , che cavan fuor del
corpo i fieri, faran fempre nocivi, perchè, ret-
inato il fluido , le parti fatine , che rimangono
negli altri fluidi non evacuati , fi rendono ptò
acute , più falmaftre , e pia liflìviali. Per flit*
dicamenti alteranti, non mi servirei di altra*
che del brodo fenza sale , nel quale non farti
bollire altro, che fiori di viole mainmole, fi-
no che se ne trovaffero, e poi di mano iti ma*
no , o della, lattuga , o di fiori di horragto**
o del fonco > o della buglofla , o delle mtlt
appiè a suo tempo, o delle pere, ti altre fimi-
Nelh lì frutte f conforme è flato penfiero del Sig.
tmnpcftzi^longo t e m servirei fcmpt* di una sola cofa
• ptr
DI FRANCESCO REM. IO7
rr non far di quelle mefcolanze , cpn le qua- tir J/ m#-
alle volte noi altri Medici me facciamo re- dicamihti,
sultare uà tertium quid , che non (fi a noftro le piò voi-
t>ropofito, né a proposto del male , oltre chete avviene,
la bevanda fi rende più naufeofa . È per rad- cheunim
dolcire quello così fatto brodo -, mi fervirei gredionta
sempre dei prò porto Giulebbo d[ tintura di -vio- guafla'
le , a in sua mancanza , del Giulebbo di mele V altro f
appiè, fattq senza fuoco • porquefla
V ufo del Latte a fini no , che per quarantatre regie**
giorni contihui vien propofto dal Signor Lon- il noftro
go , è da me tanto volentieri applaudito 9 che Ridi Jole**
vorrei, che ilSig.Longo lo avelie prò pò fio ai- va lodar*
meno per quattro mefi continui . Anzi loderei, affai lo
che dopo aver pigliato quaranta giorni di Lat- cofe firn-
te ogni mattina, loderei , dico , che la fera Sua pìiei , e
Eminenza lafciaffe la cena , ed ih' vece della naturai).
cena pigli a (Te una buona bevuta di Latte di
Afina, e quefta foflfe la sua cena, e dietro al
latte bevefle una giaretta di tre once di qual-
che acqua pura , o acconcia , come cedrata, ec
e subito lì mette/Te a dormire : £ fé lai notte
fi svegli affé, eaveffe sete, bevefle un'altra gia-
retta di acqua, e non pati (Te mai mai mai Ci-
te, e non averte paura né poca, né punto dell?
umido, che prenderà.
Il Latte, né quello della mattina, né quel-
lo della fera, non vorrei, che fi melcolaffe con
cofa veruna . La natora gode della /implicita
delle cofe . Al più al più vi li pub mescolare
m poto poco di zucchero , o un poco di Giu-
lebbo di tintura di viole. Non vi aggiugnerei
sale di perle, ma delle perle macinate, o delle
Kilvcri di alti teftaccì, alle volte, ma di ra-
, me ne fervirei con metterne la mattina 9
deiinare un mezzo fcropolo ne'primì bocconi di
tnineftra , fecondo il fentimento pfudeBtiffimo
del Signor Tiburzio • La regola del vivere fi
continui efattiffima in quella conformità , che a
continuarli mi viene accennato • Intorno a che 4
con ho da rammentar altro , se non che ve- \
aeado il tempo delle e$g fcefche, e de' frutti
frefehi,
\
tot CON* V I T I
frefchi , io ne lodo fommamerite il frequenta
uso , ed ha fede* molta in loro , e l'erbe > ed i
Tanto ha frutti , con temo prùdente tifati , non fono
detto di mai dannevoH , ani! quefti furotìò ì primi na-
/opra a e. tornenti , che furono dall' Autore della hatura
49. desinati àgli Uomini, ec. Mi rimetto ad ogni
miglior giudizio p e particolarmente a quello
dell' Eccellen ti flìrtno Sig* Tibùrtio Longo , il
di cui fapere è da me sommamente riverito ,
Manca r/r ftimatò.
fin. Il vino è nemico, t&
Per una Dama afflitta da Epileffia
uterina, mancanza di fiori,
« fterilita*
*
dicendo di T^tf opinióne cóftahtiffinìa ciituttM pììidottf;
/opra a e. A e di tutf 1 i più accreditati Scrittori della
3& con Medicina * che luterò nelie Donne foffe lapri-
rifetire ma, e principale cagione di tutte quante le lo-
P autorità rò malattie * Nòti farà dunque maraviglia , se
Slpociau io prefentemente mi creda t che i travagli dell
V, Ilhirtriflìma Sia. N.tf. provengano tutti , e fi&;
rio prodotti dàlr Utero . Impéròcthè , se dal!
Utero di qiiéfta Illuftriff. Sig. sgorgaffero o§ni
mefe con iufticiénte abbondanza quél fangui ,
che dóvrébbòntì icatUrirné", ella sarebbe fanar
Ma perché nelle Verte, e nelle arterie dell'Ute-
ro ftannp ringorgati, e rattenuti quei fuddettt
sangui , quihdi è che per pròpria naturalezza
cjella parte acquiftanò corruttela ,.e malign»
dualità, e. per cohfeguénza offendono l'Utero,
il quale Ùtero pel gran confensò , che ha con
tu^é le altre parti dèi tarpo delle Donne ,
offènde ancóra le altre vifcere , e particolarmente
offende la tefta. è di qui tìafce quel principio
di Epileflìà Uterina , accompagnata da atroci/fimi
dolori del ventre inferiore • « -
k t
, w framcesco eem ; T09
1*er voler dunque prpccurare, che quella II-
iujtriffima Sig, recuperi la fanltà , * fi liberi
ila fiiddetti fieri ffi mi travagli , e pofla poi
cobfolare la fua Illuflriff. Cafa coi divenire
feconda di numero fa Prole , fa di meftiers attem-
perare l'acrimonia , il calore , ed il fervore do 9
suoi {angui *, fa di meftiejre altresì fcemarne la
quantità , e sbarazzare, e render libere le ftrada
ianguigne dfir Ùtero , acciocché effi fangui
al dovqta tempo poffeoo. naturalmente fcatu-
f irne +'
Quarte cofe ancorché fieno (tate facili da
jlirfi, non faranno facili ad ottenerli; ma peri
egli è vero , che non faranno imponìbili , se
riiluftriff.Sig.N. fi vorrà (aggettare per lungo
tempo alle buone, regole de 1 medicamenti , e
di un regalati/fimo modo di vitto lungamente
continuato : £ quefto regoiatiffimo modo di
vitto è neceffario necefTariffimo , e se non fi oflTer-
yerà, io temo, che npn {blamente la Signora
non farà figliuoli, ma che di più in progrefld
di tempo farà pericolofo, che venga raoleftata
da altre malattie molto peggiori di quelle *
dalle quali prefentemente viene travagliata ; il
che voglio sparare , che non abbia a permettere
il Signore Iddio datore di tutt' i beni , e produt-
tore di tutte quante le umane confoUzioni.
Io qui appretto feri vero quei medicamenti ,
e Chirurgici, e Farmaceutici, e Dietetici , che
metterei in uso , rilafciandone l'approvazione,
e la correzione a quei dottiffimi , e prudenti^
fimi Medici , che affideranno colla loro prefenit
alla Cura*
Ogni qual volta dunque , che la Signor»
vqrrà cominciare il fuo è medicamento, che pur
dovrebbe cominciarlo quanto. prima, fi farà la
sera avanti un ferviziale fatto di acqua d'orzo,
cuccherò roffo, olio comune, e sale,, Mi sono
Specificato intorno a quefta bagattella , perchè
io tengo fermiflìma opinione , che quei, Jgrvi-
fciali comporti con quegli olj caldi , e cottegli
tltri tanti medicamenù creduti utili 4 W
% /
tra e O" U t f I
calo , è feruti dagli Autori della medicina 9
fieno at noflro caso di grandi Aimo danno , e
mettano l'utero, ed i fluidi di tutto quanto il
corpo in impeto doloro fo di tufgenza.
La mattina feguente piglierà la ignora l'in-
fraferitta medicina.
JJt. Polipodio quercino tagliato minutamente,
e Sena di Levante ana dram. vj. Cremore di
Tartaro onc. m. Caffia tratta di frefeo onc. j.
Infondi il tutto in f. q. di Acqua di Pifa per
ore dodici alle ceneri calde , in fine fi faccia
levare un boilore , fi coli , ed alla colatura fi
aggiunga
Zucchero folutivo ) • * M ;•
Siroppo Viol. folutivo ) ana onc * lj *
Sugo di Limone fpremuto onc* j. con chiare
d'uovo q« b, chiarirci fecondò l'arte , cola per
carta fugante , e nella catinella , nella quale fi
riceve la colatura, fi tenga un pugillo di Af-
ÌTenzio Pontico frefeo. ?t. di detta colatura onc
vij. per pigliare all'alba.
Tre ore dopo, che la Signora avrà pigliata
la medicina , fi contenterà di bevere due libbre
di Acqua di Pi fa , e se la beverà così frefea ,
tale quale appunto la fa la ftagione.
Il giorno 9 fei ore dopo definare, beverà otto
once della fuddetta Acqua di Pifa , e la beverà
così pura, ovvero volendola far cedrare , potrà
f arfi •
Continuerà poi per otto mattine a pigliare
T infraferitto Siroppo , cinque ore avanti defittare,
v lo reitererà sei ore dòpo definare.
YjL. Prezzemolo frefeo m.ij. Foglie di Radic-
chio irLif. mifee, e fi pedinò perfettariiente in
mortaio di marmo con ptftello di legno, e nel
fitae fi aggiunga zucchero fino onc. ;. '
^ Si (temperi il tutto con oncxviij. di Acqua
di Pila, e pofeia fi coli per panno lano bian-
co, ovvero per manica di ppo e rate, e fi ricofi
DI FRANCESCO iEtf/ II*
£' rno sei ore dopo <tefinsrt , conforma fi è
to di sopra*
Quando farà al terzo , a al quarto di quelli
doppi , fi fata cavare x, once di fsmgue dalla
vena più apparante , o del braccio deftio , o
del Anidro ; e subito che la Signora fi farà Ca-
nio il fangue , e fi farà rifafciatQ il braccio ,
Scontenterà di bevere otto once di Brodo lungo
di poilaftra ben digradato , e senza sale , e senza
raddolcirlo con cosa veruna , e dono bevuta
quefto brodo, in capo ad un'ora dehnerà»
Mentre piglia quefti firoppi , fi contenterà la-
Signora di farli infallibilmente una fera sì , e
una fera nò , uno di quei feroplici ferviziali f
che ho accennati di sopra.
Finiti di pigliare i fuddetti firoppi , fi con-
tenterà di evacuare gli umori preparati , est
ammolliti , colia, feguettte bevanda .
Si cavi il fugo dal radicchio , ed in fufficieu*
te quantità di effo sugo fi infonda
Sena .di Levante , e ) _ M t„ •
Caffia tratta J ani dr. vj.
Rabarbaro polverizzato ) . • •
Cremor di Tartaro ) ana dr - )#
Stia infufo per orexìj. alle ceneri calde , ed in
fine fi fàccia levare un piacevole , e piccolo
bollore , fi coli , ed alla colatura fi aggiunga
Siroppo VioL folutivo , e Giulebbo Aureo ana
oneuj. Sugo di Limone fpremuto oncj. Acqua
di fior d'Aranci onc, mez. naif, e con chiare
d'uovo q.b. chiarifica fecondo l'arte , e cola per
carta fugante.
$» Di detta colatura onc. vij. per pigliare
all'alba.
Tre ore dopo che la Signora avrà pigliata la
fbpraddetta bevanda , fi contenterà di bere a
bicchier per bicchiere due libbre di Siero di latte
depurato; e il giorno, fei ore dopo definaré*
beverà sei o fette once di Acqua cedrata fre-
fca, ovvero di qualfifia altra Acqua acconcia,
secondo , che Xia per effere pia a grado alla
Signora.
U
Ut é -. o k $ tf t t t
La mattina feguente comincerà a pigliate
in cambio di Siroppo fei once dì fiero (colato
dal latte fenza depurarlo , o raddolcirlo con
(ola veruna; che fé pure la Signora lo defide-
ralTe par raddolcito , fi potrà contentare di rad-
dolcirlo con nna mezz' oncia di Giulebbo di
Tintura di Viole, ovvero di Mele appiè ,o con
altro Giulebbo fonile , e particolarmente con
quello di Fior d'Aranci fatto col fiore intero.
Quello fiero lo prenderà per otto giorni con-
tìnui , e la mattina del terzo, o del quarto ,
fatto fi fare la fera avanti un ferviziale , fi farà
«avare dieci once, ed anco ,più , di fengue, o
(jalle vene de' piedi con la lancetta , o dalle
vene emorroidali colle mignatte.
Terminato di pigliare gli otto giorni il fiero
tvaquerà gli umori colla fopraddetta feconda
medicina, e dopo le tre ore vi beverà al fo-
li tq le due libbre di fiero di Latte depura-
to ; ed il giorno al folìto beverà la follia Ac-
qua cedrata , Quindi farà patteggio , dopo
che fi sarà ripofata due giorni , ad ufare l' in-
fraferitto firoppo folurivo acciaiato , e rinfre-
scamo , e 1q pìglierà un giorno si , ed un
giorno nò,
$t. Sebelleni num. xxxx. Paffute di Coranto
©nc.mez» fa bollire in fuffic. quantità di Acqua
di Fifa, e fa decotto , cola , e ferba . Ed in
{ufficiente quantità di effo decotto infondi Croco
di Marce aperiente onc. ;. Sena di Levante
onc. i). e -me*, Cremar di Tartaro du vj. ftia
ìnfufo per ventiquattrore alle ceneri calde, e.
in fipe fi faccia legare un bollore , fi coli , e
fi (prema ^ ed alla colatura fi aggiunga Sirop*
pò Violato folntivo ìib. j. Sugo di limone
onc. j fc Acciajo potabile della Fonderia di Sua
A. S. onc, j. mifee, e con cbiara d'uovo q,b.
chiarifica fecondo l' arte , * cola per carta fu-
gante , e ferba in caraffini coll'olio (opra , per
pigliarne onr.iv» e mezzo per volta, una mat-
tina sì, q) una mattina nò , come, fi è detto
di fopra»
Tw
DI FRANCESCO REM." iij
Tre ore dopo , che la Signora avrà pigliato
il fopraddetto firoppo, beverà quattr'once di Bro-
do di pollaftra digradato , e fenza fata , e sei
ore dopo definare beverà quattro o cinque on-
ce di Acqua cedrata : Ed in qttefto giorno la
Signora non dee ufcir fuora a fare esercizio ,
conforme suol eflere ordinato a coloro , che
pigliano 1'Acciajo.
Il giorno, nel quale la Signora non piglierà
il fopraddetto firoppo folutivo , vorrei , che el-
la pigiiaffe la mattina a buon'ora quattro , o
cinque once di Brodo di pollaftra lungo* , ben '
digradato , e senza (ale , al qual Brodo nel tem-
po del beveria fi aggiugneffe una dramma di
Accia; o potabile della Fonderia (tei Sereni /lìmo
Gran Duca.
Quanto la mattina la Signora avrà piglia-
to quefto Brodo fuddetto , proccurerà di dor-
mirvi fopra un'ora odue, o per lo meno,pQr
un'ora, o due Aia nel letto , facendo vifta di
dormire, in ripofo . Quindi fi levi dal letto ,
e per un'ora parteggi piacevolmente, o perca-
mera , se non è buon tempo , o per qualche
Giardino all'ombra, se l'aria è tranquilla , e
serena.
Mi era faldato di dire , che anoo dopo aver
prefo il Siroppo folutivo laSig. potrà dormirvi
sópra un'ora, o due.
Di quelli Siroppi folutivi se ne devono pi-
gliare almeno dodici , dopo la prefa de' quali
sarà terminato il medicamento , col continua-
fé poi a pigliare , per molte mattine , e per
notte , un Brodo femplice , e lungo di polla-
ftra , nel quale ancora fi potrebbe far bollire
qualche piccola porzioncella di radiche di Ci-
coree frefehe. Ed e (Tendo poi la ftagione ca]-
diflìma, li potrà venire ali ufo del Bagno di
Acqua dolce . Ed intanto fi potrà olfervare ,
che utile fi fia cavato da quelli medicamenti ,
per poter confederare , se verfo la fine dei mese Delle vir-
aAgofto fia bene , die la Signora se ne vada tu y e pro-
zi Bagno della Villa nelle Montagne di Lucc*>prsetàatir
OpJtl RediTomMI. H per ,
If4 CONSULTI
AcquJel per bevere quell'acque, e bagnarti iireflb Ba-
Bagno del-gno della Villa, e dopo di erto, bagnarti an-
la Villa cora in quello di S. Giovanni , che poco loa-
d'tfcoflo da tano da quello della Villa fi ritrova.
Lucca i6. Tutti quefti medicamenti fopraddetti > ardi»
miglia e rei di promettere , che faranno di grandi (fimo
dell'altro profitto, fe faranno accompagnati da una gran-
ivi prefjo de , ed efatta avvertenza nel mangiare e nel
di S.Gio: bere, ed in tutte quell v altre fei colè, ohe da'
veggtffiil Medici sono appellate non naturali. Ma faran-
Tratt. che no vani , inutili , e di niun profitto , se non
ne fa* faranno accompagnati dalla fuddetta e&ttifli-
Giorgio ma r^ola dei vivere , Io parlo con libertà ,
Franciotti perchè non voglio mai , che t>er mancanza dì
Medico un libero parlare, la Signora lì poflfa dolere di
Lucchefey me , e della fcarfezza de miei avvertimenti , ta-
ri il lib. li quali fi fieno : ed io pure ancora mi fotto-
v.£Andr. pongo alla cenfura di ogni migliore , e piii
Bacc. de prudente avvedimento.
Thermis. * n P rimo luogo è neceffario necef&riffimodi
affoluta neceffità , che là Signora subito , che
comincerà a medicarfi , tralafci in tutto e per
tutto 1* uso del vino , ed in fua/ vece , beva o
Acqua di Fifa pura, e fempiice, o altr'Àequa
di buona fontana , o di pozzo di buona fo&»
gente, ovverò ella beva o Acqua Cedrata , o
Acqua limonata , o Sorbetto , o Acqua di Fra-
gole , o Acqua di Lamponi , o Acqua con Giu-
lebbe di Fior d'Aranci ; ed in fomma beva qual-
fifiabevanda , che non fia Vino , e non fia Birra.
Quanto al cibo , parlando generalmente , la
cena nel tempo di tutto il medicamento fia tem-
pre pia fcarla, e più parca del defmare; E ve-
ramente farebbe di grand' utile, se nel fuddet-
to tempo del medicamento la cena foffe una
sola mineftra affai brodofa , ed un par d* uova
cotte da bere , ed un poc& d 7 infalata cotta ,
ovvero in sua vece alarne poche Fragole, ovve-
ro Ciliege, e quelle Ciliege fi pofion pigliare
e cotte, e crude.
Per definare fi pigli una buona mineftra affai
brodofa, e pub e fiere o una pappa brodettata,
oboi-
o bollita , o Gufata , ovvero un pangrattato , o
un pancotto , o una mineftra di tagliolini di
quegli, che son fatti di sola mollica di pane,
e di uova • Nella mineftra ancora fi può far
cuocere degli Sparagi, delle Radiche di Prezze-
molo, della Lattuga, della Indivia, della Bo-
raqa, o altre erbe limiti • "Oltre la mineftra fi
mangi Tempre della carne alletta , e la carne
(ìa o Caftrato, o Capretto, o Vitella, o Cap-
pone, o Pollaftra , o Piccione , ed in fomma
ogni forta di carne , che piti vada a gufto al-
la Signora ♦ Oltre la carne leda fi può man-
giare ancora qualche frittura o di Granelli , o
di Cervelli , o di Animelle, o di Fegati di Ca-
pretto, o di Cappone, odi Pollaftra. Seiefud-
diette cofe non piaceflero fritte , fi pofleno ac-
comodare in pafticcio, o in fri ca (Tea , o in
guazzetto , o in torta , ficcome ancora della car-
ne leffa se ne può accomodare o in piccatigli,
ammorfellati 9 o polpette , o altre diverfe (or-
te di torte , fecondo il gufto . Le carni arroft*
£ mangino più di rado che fi può ; non sarà
però peccato mortale , se qualche volta se ne
tiferà. Delle frutte se ne lAangi ogni mattina
con una difereta moderazióne. Le frutte , che fi
potranno adoprare, fono le Fragole, le Cilie-
ge , e cotte e crude , gli Sparagi , i Fichi , i Po-
poni , i Cocomeri , e quando cominceranno a
venire le Zucche , farà ottima co fa farne fre-
quentemente la mineftra , ed accomodarne in
fdiverfe maniere di torte , ed il limile fi potrà
are de'Citrioli . Delle infalate cotte, se ne po-
trà mangiare 7 mattina e fera , e qualche volta
ancora un poca <T infalata cruda, e particolar-
mente duella, de 7 Mazzocchi , e di Lattuga.
Che e quanto colla brevità poflibile mi è par-
so bene di dire per fervizio di quella Illuftrif-
fima Signora , alla quale con ogni più devota
cordialità auguro le bramate confolazioni .
# % Per
Jl6 CONSULTI
Per una Egilope, con oftruzìoni , pal-
lore nel vifo, e umidità fover-
chia di capo*
ERa qualche tempo, che i'Iiluftriflimo Sig.
Co: N. N. Paggio di Valigia ec. aveva
perduto del folito suo naturai colore di volto,
- cangiato in pallido; onde a'mefi partati erafi,
per configlio del Medico , fatto un poco di me-
dicamento, dal quale ancorché] ricevefle qual-
che utile, contuttocib non gli pareva di effer
tornato nel primiero fuo grado di sanità . Due
fé t ti mane sono in circa volle farfi riconoscere
dal Dottor Redi, il quale a prima giunta of-
jervò, tj?a l'altre cofe, che il Sig. Conte avea
un tumoretto rilevato tra 1' otto del nafo , e
l'angolo maggiore dell'occhio deliro, del che il
Signor Conte non faceva dima . Il Redi però
facendo a Sua Sig. IlluftrifT. varie interrogazio-
ni sopra di ciò, riconobbe, che erano quattro,
o cinque meli paffati , che da quell'angolo deli*
occhio ufcivano lagrime involontarie , é che
dal forame del naso , corrifpondente al detto
angolo , colava talvolta qualche materia mar-
ciofa vergata di sangue, e' di non buono odo-
re , della qual cofa il Signor Conte non sola
non ne avea parlato con alcuno, ma né meno
erasene accorto , o eiTendosene accorto , non ne
avea fatto (lima alcuna . Riconobbe Cubito il
Chiamatogli, che quello male era quello, che da'Gre-
da Lat. ci, e da 9 Latini fu detto Egilope^ con. qualche
JEgilops, timore, che foffe proceduto piti avanti, Quin-
quafx oc- di è che configliò Sua Signoria Illuftriffirna a
chio di ca- volere in tutte le maniere applicare con dili-
pra «per- genza alla cura non solo di quefto male parti-
tuxibì a colare, ma ancora ad aver riguardo allo flato
uni-
DI FRANCESCO REDI. 117
tmiverfale del suo corpo, già che fi conofcev* un tal ma-
chiaramente al catto , che le vifcete naturali lore le ca-
ttano piene di ostruzioni , e che la teda so- previ fono
prabbondava di umido foverchio , dei quale fingolar-
giomalmente apparivano i fegni per la copia mente fog-
notabile dello fputo . Si attenne' S. Sig. Iliu- gttte •
ftriffima al configlio datole , e cominciato il
medicamento con efattifiìma diligenza, fi è ot-
tenuto fino a qui, che l'Egilope a poco a po-
co , ed infenfibilmente è svanita fenza venire
a fuppurazióne ; che l'occhio non lagrima più,
né è infiammato , né dal forame dei nafo efce
più quella materia marciofa di non buono odo-
re ; il soverchio sputare è quafì ceflato affatto*
e sul volto fi comincia a veder rifiorire il so*
lito , e naturale colore . Ma perchè quello ma-
le dell'occhio suole fpefle volte tornare alia re-
cidiva, perciò continuerà il Sig. Conte il me-
dicamento ; avendo il Redi in animo , che fé
ne partì .ad un piacevole Decotto di Cina, e di
Salsapariglia , per corroborare , per quanto è
potàbile , la tefta , e rafciugarla dal foverchio
refiduo dell'umido efcrementizio.
Per uno fputo di fangue.
A Vendo io avuto 1* onore molte volte di
fcrivere il mio sentimento intorno anna-
li del Padre N.N. ed avendo veduto ne' tempi
addietro alcuni dotti (Timi Cònfulti ottimamen-
te fpieganti e l'idea, e le cagioni de' suddetti
mali, ed i luoghi, dove anno la loro residen-
za , mi fento inclinato a credere , che l'uso dell'
Acciajo poffa prefentemente effer fofpejtto ; im-
perocché l' Acciajo è tutto pieno di particelle
falsuginose , e fulfuree , le quali inunuandofi
lei sangue del Padre , che pur è un sangue bril-
lante , e tutto pieno delie medefime, poffono
introdurre in effo maggiore sfregamento , mag-
gior fuoco, e per conseguenza poffono renderlo
pia bollente > e più pronto a naetterfi in impe-
li 3 to di
Il8 CONSULTI
to di turgenza, ed a procacciare 1' ufcita dal-
le vene di quelle vifcere , che nel torace del
Padre sono le più debilitate; il che più facil-
mente suol avvenire nel tempo di Primavera :
€ auefta co fa é di così gran con feguenza, e di
così gran momento, che ogni minimo minimif-
fìmò sofpetto pub fervire di gran motivo per
attenerti nel noftro caso dall'uso dell'Acciaio.
A ciò s'aggiunga una confiderazione , se tal uso
jtceiajo dell\Acciajo polla introdurre maggiore fciogli-
ftepatato mento ne' fluidi, e per con feguenza le fluffio-
tolle mele ni alla volta del petto , pollano divenire più
appte, il frequenti, e più acute * Io però confetto fran-
piu inno- camente, che l'Acciajo preparato con le Mele
etnie di appiè , è il più innocente di tutti gli Accia; , e
tutti gli <h P'ù ( se pure in Roma da chi è prefente fi
Acciai* conofeerà vano ogni mio sospetto, e dopo fat-
te attenti (Time confiderazionì , fi giudicherà ne-
ceflario l'Acci ajo ) dico, che non fi può ado-
prare altro , che quello fopraddetto , purché fia
preparato con (implicita, e senza pompa di ai-
Cri ingredienti.
Per un Perfonaggio, a cui era mala-
gevole f ufo de* Clifteri , fofpet- .
ta la Caffia, ecc.
E Gli è un detto comune, e ben verificato,
che ogni buono ingegno, e che abbia paf-
sato con prudenza trentanni della sua età, non
ha quefto bifogno di Medico , perchè il natu-
rale iftlnto , illuminato dall' ingegno , e dati»
prudenza , fomminiftra le migliori cpnfidera-
zioni , che fi poffano mai avere intorno alle
proprie malattie. Non mi maraviglio dunque ,
se il Mobiliflìmo Signore N.N. abbia fatte da
per se medefimo alcune prudenti rifleffioni so-
pra
ff
: DT FRANCESCO AEDI* tip
pra quel Con fui co medico, il quale in fin l'an-
no p a (Taro fu da me facto intorno a' fuoi mali.
La prima con fiderà zjone fi è , che i Clitteri
fono a lui tuo p pò temibili,. e che per la trop-
delicata fenfibilità delle parti , è imponibi-
li fervirfene frequentemente . A quello ri-
f pondo, che neffan Uomo è obbligato all' ira-
•poflìbile; e perciò farà di-bifogno il fervirlene
Solamente in quel tempo , nei quale la necef-
iità fuol : forzare a metter in uso quelle opera-
zioni , dalle quali in altro tempo ameremmo
di attenerci . Si attenga dunque il Nobili dìiuo
Signore, quanto può, da' Gli ile ri , e tanto pia
fé me potrà attenere, quanto che prò fetta, che
i rìmeoj della cucina da me ..preferita , fono
(ufficienti a tener a lui il ventre lubrico.
Nella feconda confiderazione viene acculata
la Caflìa di effere flatuofa . Io confetto, che
tutti tutti i Medici danno alla povera, ed in- ^; trùvA
noe ente Caffi a quella accufa , ma ella è certa- » # ^ ,•
«sente un' accufa molto ingiufta. /VT00-
Nella terza confiderazione fi dice 9 che perle t V Jifom
ragioni addotte in efla confiderazione, ènecef- *£\ J
fario, che il Nobìliflìmo N^N* mangi talvolta w* g^
qualche vivanda cotta arrofto. Rifpondo, ohe ** **
è un' infelice fanità quella , nella quale per
legge di un indi fere to Medico , 1' uomo fi dee
attenere da tutti quanti quei cibi , e da tutte
Juan te quelle bevande ? che talvolta chiefte
alla natura , vengono in appetito # La ,quar*- [ n fomi-
tità , e non la qualità del vitto è quella , che gitante
fuole offendere , purché quetta qualità non fia guifa a
in fornaio «rado , e direaamente contraria al Cm 58.
bi fogno deli ammalato . Si mangi dunque alle
volte qualche arrofto , mentre non se ne co-
no fca il nocumento , e non fi conofeerà , se
sarà con mano parca : £ se dall' arrofto , o da
qualfifia altra vivanda, bevanda fi conofeerà
il nocumento mamfetto , in nuefto xafo fi em-
fideri il detto -di un Poeta Tofcano, allora che
fcriffe:
H 4 ^
120 CONSULTI
Ed ì vera vìrtude
11 faperfi ajlener da quel, che piace f
Se quel > che piate , offende .
Quanto al refto, lodo il modo di vivere ac-
cennato nelle confìderazioni , tanto nel far e-
fercizio, quanto nel mangiare, e nella manie-
ra del bere : offenderei imamente nella quan-
tità del bere , se una (co pi ri a , e mezzo per
ciafcun parto , fia una dofe un poco troppo gran-
de; se però è vero, come io m'immagino, che
una fcopina capifca ventiquattro once di liquo-
re . Fo quefta confìderazione , perchè ho vedu-
to , che il Nobili (fimo N. N. da per se fteffo
ha offervato , que lors ari il fé ferve trop de
viandes humides , & qu il boit trop £ eau , cela
fan que V orifici de F ejlomac ne fé ferme pas
hien , ec. Io loderò Tempre , che il Nobili Aimo
N. allarghi la mano nel vitto umido , per tem-
perare T acrimònia degli umori del suo corpo;
ma se ha mai da fare qualche difordine , non
lo faccia mai nella quantità del vino . Pure
Modera- P u ^ e ff ere > c ' ie 9 ue ft a &* una *™ a troppo fot-
zione del *^ e fttà&ezzz, come quegli, che fono avvez-
Redi neir zo a non P° ter ' )ere ** non nove onc ^ di vi-
ufo del no P e . r c ^ cun P a ^° • ^ P u ^ e ^ ere j c bc il No-
tino biliffimo N. N. fia di tale datura di corpo ,
che abbia bifogno di maggior quantità . Il che
Strà effere con fiderà to da auei prudenti/Timi
edici , che anno cura di aflutere alla sua per-
lina.
Per una Dama Inglefe afflitta da do-
lori di teda, e di ventre, da
maninconia, ec.
Q
Uefta Nobiliffima, ed Illuftriffima Dama
Inglefe, dalle tante, e così diverte, e con-
tinuate malattie , delle quali mi è (lata
man-
J)l FRANCESCO REDI i 12 1
mandata una puntualiffima Iftoria, ha per lun-
go e lungo tempo ufata grandi ffiroa quantici
di medicamenti di veri] , fomrainittrati da dot-
tiffuni, e prudenti (Ti mi Medici Inglefi, i quali
fono a mio credere i primi , ed i più efperimen-
tati Valentuomini dell' Europa r £ pure con tan-
ti, e tanti medicamenti , non solo non è gua-
rita de' suoi mali ; ma fi trova con la complef-
flone, e con la natura molto debilitata , e scon-
certata • Or dunque , a quali rimedi fi ha da
ricorrere prefentemente ? Io per me crederei ,
che fofle un ottimo , e fai u ti fero rimedio, lo
attenerti da qui avanti da ogni Torta di medi-
camenti, ed in particolare da quegli , che con
la loro violenza non folo poffono maggiormen-
te (concertare la natura, e render levifcerepiù
fnervate, e più fiacche nel far quelle loro quo-
tidiane operazioni neceffarie alla confefvazio- .
ne della vita : ma pò (Tono ancora alterare i
fluidi, che corrono , e ricorrono per li canali
delle medefime vifcere , e poffono (comporre f
e fovvertirc le minime particelle componenti i
medefimi fluidi.
In carnbio di medicamenti , io crederei , che
una lunga, ed oftinata regola di vita, offerva-
fc più & ogfli altra cofa nel bere, e nel man-
giare eoa ai fere ta , e amorevole parsimonia,
poterle apportare a quefta Nobiliffima Dama
un grandi (lìmo giovamento , per appoco appo-
co risanarla ; e per confermarla lunghi Almamen-
te in vita . Nmn fi noxiis humotibus ( ci iafeiò
fcritto un gran Valentuomo àt\ noftro fecolo )
Nam fi noxiis humoribus ex nimio cibo, & patii
congeftis careat corpus , tentati quidem a morbo y ,
fid non fùbigi poteft . Né fi dee temere di que-
fta lunga parfiroonia del cibo , giacché quella
Nobiliffima Dama , non ottante còsi grandi sue
malattie, e così lunghe, e peno fé , congiunte
con frequenti vomiti, e diarree, e non ottante
ancora tanti , e tanti medicamenti ufati ., ella
non di meno va fempre di giorno in giorno
potabilmente ingraziando *
Oltre
f 22 C 4> K S ti . ( X *
Oltre f amorevole, e di (creta parfimonit nel
bere, e nel mangiare cibi convenienti , «gli e
àeceffario > che quelli pignora fi sforzi di <ac*
dar via, per quanto può * quella: «attirale fai
timidità 9 «che. la rende così farcia della, mor-
te, e de'aaaii, e per confejuenfca attere Tore
meUncolka . Ella è giovane ♦ e ntl fiore dell'
età; e quantunque di preterite abbia il corpo
{concertato, nalladimeno fi vede mani foitomen-
le , che ha compleffione forte , franca , e roba-
{la , mentre .ha potuto refiftere a caitte malattia,
ed a tanti medicamenti , ed a tante paffioni d'a*
. - n nimo * Offervi il precetto della Sacra Scrittila:
&WP a J t 'T*i/iitiam Unge repelle a tt y mukos enimeccuiit
Cap. ™*-TrijÌMa> & m * *fl utilità* m #/<* . E mUre-
WTJ. 2 4* <J a ^ che è in grado di poter rifanarc, e dipo-
In cow tot vivere lungamente, le vuole: E fi accerti,
^l E A*- ^ fc^to ^ c0 c00 vera fi^ewità di cuore.
V ^ ea$ Ma febbene ho fcritto, che il mio configli*
wccfrag- ft^^ ji tralasciare tutti i medicamenti , wf
giàdocQl- ^ ^ r queft0) che ^ intenda, che fi trakfcino
* a fP? ran - alcuni medicamenti familiari, che poffoao gen*
%adtlun- t ii mente apportar profitto, fenza fcafnoerto del-
£ u vita k vifcepe ^ € de > fluidi ^ Qpfaft è , che per quan-
*»ty"0*-to s'appartiene a lla Chirungia, avendo quella
t? acQ % D*®^ f*r Jo f^io <K fci «ni portato awrte
Tomo IV. un ^^jieri^ ^ braccio , ed effendofi quefto ri-
éelle Jue f trffttt j yj00l | oliarne ogni artificio ufat© per te-
Opere a e. nerlo aperto, perciò loderei, che ella senefa-
305. e un ce fe ^ nc j| e CCf f ce ^ $ gli tenefle aperti , al-
4ltto m Mm due ann i . g» incredibile qual grande «ri-
tu 66. p €r guanto fi appartiene alla Farmacia , lo-
derei 9 ohe per alcuni meli quella lUuftrifl&m*
Signora pigliafle ogni mattina , cinque ore ia
circa avanti pranzo , cinque o fei once di 'be-
vanda di Tè , manipolata fecondo 1* arte, e rad*
ckrlcita con pofchiffimo zucchero, ~e proccutaflci
f obito dopo averla bevuta , di domarvi &p*
un buon Tonno; E se tal volta *ion potette pi-
gliare ii.fonoo* se ne Aia nondimeno mei te-
st) per un'ora* oper due* tacendo villa didor-
* mitf>
M FRANCESCO RIDI» * IZJ
mire , in ripofb ed in tranquillità di Animo. Le-
vatafi pofcia dal letto , ottima co(V^ ed utilit
Cma farebbe , se per un 9 ora continua patteggiai
fé per Camera * o ' per qualche Galleria ariofa,
ovverò ufcUTe a far e fé rei zìo ali* aria aperta in
giornate ferene» non ve oro fé, n£ piovofe.
Se una volta la fettimafca voi e (Te tralafciar
per una mattina la bevanda del Tè. , potrebbe
farlo a suo piacimento col condurti digiuna fi-
no air ora del pranzo • E se anco talvolta {ver
fette 9 o otto giorni volefle tralafciare il mede-
(imo Tè, potrebbe farlo, valendo fi in stjavecè.
di cinque , o sei once di brodo di carne non
filato, e (blamente raddolcito con mezz'oncia
di Giulebbo di Tintura di Viole mammole. E
sé anco non voltffe valerli dei brodo di carne,
potrebbe in suo cambio ufare V Acqua di Viò-
le mammole ftillata in vetro .
In quello tempo, e particolarmente ne 9 primi
due mefi, è neceflario, che la Signora: un gior-
no sì, ed un giorno nò, fi faccia un Criftere.
E nel giorno , nei quale ella fuoi efiere attac-
cata da fuoi dolori di teda , lì potrà quello
fteffo giorno far due Criftieri , pigliando il fe-
condo immediatamente dopo che avrà refe il
primo: È certamente, che io quefta maniera fi
mitigherà fubito , o totalmente fvanirà il do-
lore, potendo fi anco arrivare al terzo Criftere
nello fteffo giorno. E lo fteflW affermo ancora
in quei giorni, ne' quali fi rifvegliano i dolori
nel ventre a cagione del moto de 1 fiori meftrua-
li. Né fi creda ^ che quefti tanti Criteri fieno
una violenza di medicamento ; imperocché i
Crifteri evacuano gli umori del corpo » con.
fomma piacidità* e fenza debilitar te *tfc*re*
* fenza 9 come diceva un Autore antico >[**{*
invecchiare , conforme fanno i medicamenti pi-
gliati per bocca*
Quefti Crifteri debbono effere amplici/funi,
e fenza quei tanti . e diverfi ingredienti , che
^ noi Medici fogliano effervi ttiefli . Debbo-
no effer Crifteri fetti di femjUce bapte di car-
ne,
I24 CONSUtTt
ne, OTvero eli femplice Acqua «F Orzo , o di
femplice Acqua di fontana , con la fola giun-
ta del Sale) del Zucchero, e del Butiro.
Governandoli in quefta maniera , o in fimi!
guifa, crederei certamente, che appoco appoco,
e col benefiziò del tempo , la Signora potette
recuperare la fanità , e godere lunghezza di
trita • Ma non bifogna , che per ogni minima
cofa , che ella fi Tenta , ella fi fgomenti , e
tema j Ma fi faccia cuore con le buone Spe-
ranze , che io le db, e ppoccuri la quiete dell'
animo.
Per un infermo, a cui era d'uopo il
provocarli ii vomico *
OUando nella mia Scrittura propoli il coti-
figlio di ufare una volta il mefe , o pò-
f co meno V infufione dell' Erba del Paraguay,
lo prò pò fi con quel fuppofto da me raccolto
dalla Relazione mandatami , che N. N. per
lunghiffimo tempo foflfe fiato afiuefatto al vo-
J* mito foontaneo , e al vomito proccurato con
^' arte • Supporto quefto^ mi fi fa adeflb intorno
a ciò qualche neceffario quelito, cioè:
Primo . Che quantità di erba del Paraguay
fi dee mettere in infufione nelle due libbre
d'Acqua comune.
Secondo . Quanto tempo dovrà l'erba ftare
in infufione nell'Acqua.
Terzo ^ Se l' Acqua da principio dell' infufio-
ne dovrà effer calda, tiepida, o fredda.
Quarto . Se bevuta la detta Acqua , dee ft-
Wto fubko provocarti il vomito , o pur dar
tempo , che effa medefima Acqua ne dia cenno
cen la naufea .
Rifpondo al primo, che una mezza oncia di
Paraguay è (ufficiente per far l' infufione per
due libbre di Acqua comune»
i A*
hi FRAKCfisco uro* * 125
AI fecondo , e al terzo quelito, dico, che fi
mette in un Ciccolattiere a argento , o in al-
tro vafo appropriato , (ufficiente quantità d'Ac-
qua , e fi pone al fuoco a bollire ; e quando
bolle forte, fi pone nell'Acqua il Paraguay, e
fubito fi leva il vafo dal fuoco . Si cuopre col
tuo coperchio*, ed il vafo s'involta in unafal-
vìetta bianca, e fi lafcia ftar co$i lo fpaxio di
un quarto , o di un te^zo d' ora . Pofcia fi co-
la, e fi beve l'infufione a tal grado di calore,,
che non fia né troppo calda , ni troppo tiepi-
da, cioè non fia a quel fogno, nel quale fi fuol
bere il Cioccolate, o il Caffè, ma a quello,
nel quale fi beverebbe da un onefio Uomo la
mattina a buon'ora un brodo, col poterlo be-
re tutto a un fiato . Nota , che quando s' in-
fonde il Paraguay nell' Acqua bollente , noti
importa gran cofa , se per fortuna queir Acqua
folle quattro , o cinqqj? once più delle due lib-
bre. Sarebbe vizio di fcrupolo, il badare a que-
lla minuzia . Ecco circa al fecondo , eal ter-
20 quelito*
Al quarto quefito . Dopo lo (pazio di due,
di tre Credi , da che fi è bevuta V infufione,
fi dee provocare il vomito con la mano meffa
giti per la gola , quandi da se fteffa la. naturi
Aoa lo muova #
Per un Perfonaggio afflitto da gran
difficoltà di refpiro*
IL primo, eprincipal male, da che viene af-
flitto l' Iiluftriflniio j ed Eccellenti Aimo Sig.
Conte di Novellara , fi è quello , che da'Gred
*u chiamato ofiòmom , che tanto è a dire in
tooftra favella , quanto una difficoltà di refpi-
ttre, a tal fegno, che gli offeflì non noflbno
.refpirare se non col capo elevato ; ed u paro-
iSfmo
fifmo tH ouefta diffidi retrazione più fptffo
affale quefto Signore , non già quando fi efpò-
ne al Sole caldo y o al veàto freddo , ed air aria
nuvolofa , pio vofa , fredda , ma bensì afloluta-
mente lo aflalifce allora quando fi efpone in
Sualche danza ben calda, e piena di numerofi-
i di gente . . Oltre di ciò , quefto Illuftriflìmo
Signore patifce di prefente di una gonorrea,
che non 11 dà faftidi© alcuno ; foio che alle
volte ha offervato , che nel mezzo dell' urinare
se li è fermata V urina, ed a volere , che ufcif-
se, è ftato neceffario fpremere , é quafi mun-
gere il membro . Quanto alla difficultà inter-
polata di refpirare , quefto è un fintoma in ge-
nere delle azioni lefe, e quefta azione lefa,i
la refpirazione. Il morbo, da che è originato
quello fintoma, a mio giudizio , non è altro,
che uà morbo in via , cioè a dire , un 9 anguftia
de 9 bronchi de 9 polmoni , la quale anguftia nel
•Bóftro caso non credo che lia fatta da umori
vifcoG, freddi, graffi, e tenaci , ma bensì da
umori fierofi , e fattili , ed in particolare da
qualche porzione di vapori. Da qual parte ora
vadano quefti umori fierofi alla volta de 9 pol-
moni ; io per me farei di opinione , che non
tJonìdifnyX fodero tramandati dalla teda, ma bensì dall'
fiale a in- ambito di tutto il corpo , e f*t la vena arte-
tendett rio fa dagli Ippocondrj ; ficcome ancora dagli
J^utjlo foU Ippocondrj , e particolarmente dal fegato , cre-
ivamentodo che fi elevino vapori , i quali travagliando
di vapori il diafragma , jed i polmoni mede fimi , cagio-
da Ile vi- nano la difficultà di refpirare : , e che quefti
/cere, poi- umori non vengano dalla teda , me lo perfua-
chì molte de il non aver mai quefto Illuftriflìmo Signo-
ra/e frar^/- re toffe di forte alcuna , non effer mai infe-
rmo, come ftato dai v parte fifirio , quando fi è efoofto air
infegnano aria fredda , e ne ha riportato notabile infred-
i Fpo/ofi ; datura > uè quando fi è eipofto al fole. Di pia
e ciò /educhi fentito notabile follevameato fempre quan-
tanto * do per via di vomito ha (caricato lo ftomaco,
corpi fluì- e gli Ippocondrj # Si è prefertfato dal parofi-
di, quando (mo fua&do, avvedendofene ianami, con. una
a/olidi. , me-
DI FRANCESCO an>r. 127
medicina di Manna ha fearicato il medefimo Rob.BoiU
ftomaco , ed i medefimi Ippocondrj . E perchè Nob. In-
fo Manna cava fuori eli umori fiero il , e per-glefe ne
che brevi fono i paro filai , perciò mi fono in- parla dif*
dotte» a credere , che quefh umori non fieno fufèmenta
grotti, tenaci, e vifeofi, ma bensì fiero Fi, gè- nell'Opera
nerati da prima origine nello ftomaco, labe-/«f.
ferrata la facultà con co t tri ce del medefhnò fto-
maco , per gli errori ertemi commetti nelle se i Si trovano
cofe non naturali ; e perchè ancora effendb ufati da^
quefto Signore di fegato caldiflìmo, tonfami Redi gli
quefto allo ftomaco P umido radicale , che è il antichi
pabulo, ed il fondamento delcalor naturale del termini di
me de fimo ftomaco; e che quefto fegato fia cai- umido ra-
di {fimo ^ chiaramente refperienza ce lo dimo- dicale ec,
ftra , avendo fempre quefto IlLuftriffimo , coperchi w-
Ecceilentiffitno Signore ricevuto nocumento da' leva per
medicamenti caldi ♦ Quanto a quel fermamen- avventuri
to di urina , quefto credo , che poffa effere ve- adattarfi
nuto da qualche porzione fperrnatica, e muco- a lllntelli -
fa , ♦che' abbia intafato il canale delia verga, egenza di
forfè anco da qualche carunculetta inzuppata. Medici
Se vi poffa effere rimafto Lue, io per me furi torri*
crederei di nò , perchè quefto Iliuftriflimo, ed /pandemi ,
Eccellenti!!. Signore ha tante e tante volte, e a' quali
così fpeffo prefo V ateffifarmaco , che dovrebbe /or/é non
efierfi domata. etane bere
Che però per voler curare quefto Signore fa- note le dou
rebbe neceffario evacuare gli umori fluenti zU trine ma-
la yolta del polmone, proibire la loro genera- dente.
xione, coi correggere le vifeere generanti, ro-
borare il medefimo polmone , acciò così facil-
mente non riceva quefti umori, e vapori, e ri-
cevendone qualche porzione, poffa facilmente
Scacciarli , o per ifputo , ovvero per urina .
Per una Lue Celtica invecchiata,
eoo Gonorrea «
Irt
tengo per co fa certa, che nel corpo di qqe*
fta Signora N f N. vi fieno ancg ra occulti re-
fidui
128 C O tf S V 1 * f
iìdui dell' antica sua Lue Celtica , fomtniniftit-
tale dal suo Conforte , e che a quelli occiilti
orefidui di Lue Celtica, vi fia ancora prefente-
mente accompagnata una importuniffima , e fa-
fìidiofa affezione degi' Ijjpocondrj . Ma non fi
metta la Signora in vani timori , perchè se el-
* la vorrà ben regolarli nel modo di vivere, e
con allegria di cuore , e vorrà governarli con
piacevolezza di medicamenti non violenti , ma
censì gentili , ed appropriati , ella certamente
sfuggirà tutti quei pericoli, che la tengono in
apprenfione, e potrà godere lunghezza di vita r
Con quello però , che ella tenga per fermo ,
che fecondo lo dato delle co(q paffate , e pre-
fenri , egli è imponìbile , che anco per V avvi-
ni re ella di quando in quando non abbia a Ten-
ti re qualche comportabile travagliuccio di di*
verfe forte; all'infinger de 9 quali, se ella Tem-
pre voleffe ricorrere a nuovi medicamenti, fa-
' rebbe di meftiere , che ella non facefle mai al-
tro , che medicarli , e col tanto, e continuo
medicarli, Tempre più (comporrebbe Usuatone
pieflione, e abbrevierebbe la sua vita, e par-
Si ferve ticolarmente se ella pretendere a forza di me-
forfè della dicamenti di voler guarire dell'antica sua IV
voce Gre- roppouc , dalla quale è imponibile , che ella redi
€* per totalmente libera , o per io meno io , confef-
maggiore fando la mia ignoranza, non faprei trovar mo-
cneflà . di da Canaria • Oltre che non so , se in oggi
Così di fo- fotte bene per la lunghezza del suo vivere, che
fra acar. ella ne reftaffe totalmente guarita , e che la
7 .parlan- natura non avelie pifr audio sfogo , al quale
tto d'un ^ /-per tanti e tanti anni li è affuefatta . Egli è
tro ma!ore,ben vero , che è neceffario modificare, se fia
parimente pò (libile , effa Tovoppout, e addolcire quelle fan-
jn una D^guigne , fero fé, livide, e mordaci e increzioni,
ma lo cbia-che da fette mefi in qua anno cominciato a
mò Sifili- ftili&r dall* utero .
dt. A quello fine configlieli , che la Signora
cominciale a purgarli con piacevoli , e tre o
quattro volte reiterate evacuazioni in bevanda,
fatte con femplici bolliture di Tamarindi , di
Ac-
bt FRANCESCO REDI , I2p
'Acapa di Sena , e di Cremor di Tartaro, e
raddolcite fecondo l' arte con Giulebbe* aureo ,
o con (unii Giulebbo; E la mattina delie fud-
dette evacuazioni, ìt\ vece di quel folito bro-
do , che fuol prender/! , mi piacerebbe , che la
Signora beverie quattro , o cinque libb. di Ac-
qua di Nocera , o di Acqua d 1 Qncf> o di al-
tra fimi le bevanda . I giorni di mezzo tra un'
evacuazione e l' altra , loderei ^ e crederei op-
portuni/lìmo , r uso del Siero icolato dal latte
non depurato , non raddolcito con cofa veru-
na y ma che foffe tale , quale fcola naturalmen*
te dal latte , e femplicemente folle colato per
un panno lino a doppio . Loderei altresì , in
queGo tempo del Siero , tra una evacuazione
e l' filtra, V aprir una vena, e dare una legge- '
cifTima tentazione al fangue.
Terminati i giorni dei Siero , e delle fud*
dette piacevoli/Time evacuazioni , loderei un
gentile decotto di pura , e femplice Salfapari-
;lia con la fola fola giunta di qualche poca
i China, a fine di rendere un poco più lenta
la linfa, e gli altri fluidi del corpo di quella
Signora ; Con quefto però , che per tutto il
tempo della Salfaparìglia la Signora tenga nel
vitto una maniera di vivere umettante , e re-
frigerante j e non efficcante , attenendoli dal
vino; e bevendo in sua vece la feconda bol-
litura della Salfapariglia , la quale moko più.
profittevole sarebbe , se rinvigorita fofle eoa
qualche piccola porzione di nuova Salfapart?
glia, non più adoprata, ec,
QuefloOt-
Sulto ft$
Jcrittoptf
Per una Signora 5 cui era d f uopo il t""** **
prendere l' Accia jo. mTJa^
ionio Ma*
* cani Mi-
HO con fide rato il cafo deferittomi da V.S. lane/e ,
Eccellentiffima, ed ho vedute le ricette di Medico
Of.dolRediTom.VU. X quei»* Btm %
%
X30 C0KSULT.I
'jtipendia- quel Signore Arcieccellentiffimo , ed ho fatto
tovi dal riflcflione al parere di V. Signoria • Dirò li-
Pubblico beramente, e con ifchiettezza.
dall' ann. Nel medicare quella Signorina mi fervirei,
1664. al conforme V. Signoria accenna , mi fervirei ,
1683. in dico, di tutti tutti medicamenti piacevoli, tan-
cui morì, to evacuativi , quanto preparativi, e quanto an-
cora a quegli , che debbono ridurre , e mante-
nere il fangue ed il fugo nerveo nel loro na-
turale ordine di parti , e nella naturale fime-
tria . Quanto al fangue , per ora non ne cave-
rei in veruna maniera né poco né punto.
Evacuerei dunque con femplici infufioni di
Caffia, e di Sena fatte a freddo in Acqua, rad-
dolcita T infufione con qualche poca di Manna,
o di Zuccherino , o di altra cofa fìmile. E fem-
pre tre ore dopo aver prefa la evacuazione,
darei una buona bevuta almeno di una libbra
di Siero depurato • Preparerei con brodi , bol-
Ouetlefo- Htovi radiche di radicchio , di prezzemolo , di
fio ma niere gramigna » di borrana, di Scorzonera, edatut-
di parlare ** V*&fà brodi aggiugnerei fempjre otto , o die-
ornato e** S rani & Criftallo minerale , come quello,
non veri c ' ie F^ ^ °§ n * a * tra co ^ a P u ^ ridurre il fan-
fintimenti S ue a ^ suo tuono naturale , ed al naturale or*
deirAuto-^ XM de 9 suoi minimi componenti, e di pi ù con -
re il qua- f™*ndo le fummofìtà, e le fnligini della maC-
le'lapeva ^ a fanguigna, rende più chiarate piii lucida la
beniffimo ^ arnma vitale dì e(To fangue»
che te futi- Nei tempo di quefta purga darei coftantfffi-
*ini del mamcnte un ferviziale un dì sì , e un dì net,
fangue * e( * ^ ferviziale vorrei, che foffe femplicefem-
1* fiamma piiciflìmo , comune fetìza cofe irritative , e met-
«vitale fon tentl ln adizione gli fpirm abitatori de liqui-
do/*, di, e abitatori delle fibre nervofe.
Terminerei la purga con una delle foli te ^
medicine di fopra mentovate, e col foli to fi e.
Il Recti ro depurato.
foleva ^ Quindi farei paffaggio ad un Acciajo piace.
vìncere i vole piacevoli (Timo , da continuarli lungo tem-
malì per pò, per poter vincere quefto male piti con ade-
via d'offe- dio luogo, e con bloccatura, che con un vip-
4i*>enon lepto affalto . Se
t>! FRANCESCA 11EDÌ. X$J
Se lo da dire liberamente il mio parete, mi di affatto +
atterrei da' sali di Acciajo , e da' tartari vitrio- e coir ufi
iati, perché dubiterei della loro ficcità,ma più di pochi,
dubiterei di e (fi) perché così nudi prefi per bpc- ed inno-
ca , e mefcolati con gii acidi del corpo di que- centi ri-
fa Signorina, potrebbopo fare grandi bollqri, medjrenr
e feon certi f Pure , Sig. Dottore mio carp , noi 'deva la
parliamo confidentemente tra noi due soli con falute
vera confidenza ; E mi rimetto a lei in tutfq agfinfer*
e per tutto, e (blamente accenno. mi.
In quelli limili cafi io ho e fperimentato lun-
gamente con grandiffima felicità 1' uso del Ma-
Siftero di Marte aperiente liquido di Adriano
a Mijificht. Ne do due dramme per mattina,
diflblutQ in tre once di brodo, lungo» di polla-
ftra. Vi fo dormir fopra un' ora, q un' ora e
mezzo . Poi fo levar dal letto , e far efercizio
per un'ora e mezzq piacevolmente.
Ls. fera, tre ore avanti cena, fo pigliare un*
altra dramma del fuddetto Magìfterq, diflbluta
pure in tre once di brodo .
Ed in qqefìo tempo fi berà a patto vino ac-
ciaiato ordinario, e innacquato. Il ferviziale,
lo fo fare un dì sì , q un dì nò ; ed alle vol-
te , per rjfparmiare il ferviziale , fq pigliare
una, ovvero, due delle mie pillole, fecondo le
compleflìoni • E fi afficuri , che con qtjeftq me-
dicamento appoco 3Ppocq fi dolcificano gli aci-
di , e ; lai fi ibverchi del corpo , ed il fangue
torna al suo fiato . Il tutto fia per non detto;
• se detto, detto folamente per corrifpondere
all'amorevole sua confidenza ♦
re
fare
dotile nel 2. e nel 4, della generazione degli narfdura
Animali feri (Te , che i moti della Luna erano tuttavia
la cagione de' moti del fangue mestruo nelle n$llagen+
donne. Ma io qfleryo per pratica, che le don- te volga-
ti* anno le lorq purghe in tutti quanti i eior- te ancor-
ni del mese , chi prima , e chi poi , fecondo i chi ì mi-
lorq temperamenti • E se la Luna foffe la ca- gliori FU
I a . gione h/ofi corno
«<
Ij2 CO N ' y ti t T <
falfa la gione di quel fluflò , ne feguirebbe un incon*
rigettino* veniente , che tutte le donne in un irte db gior-
no avrebbono collantemente le loro purghe*
Le giovani a nuova Luna, e le vecchie a vec-
chia Luna, per obbedire a quel verfo, luna vt-
tus veteres ec Ma fuonan Tore, bifogna ufeir
fuora. Addio.
Legga V. Signoria Eccellenti ffima V annetta
Canzone) e se potette così fotto mano favorir
1' Autore , che pretende la prima Scuola dì
co ce ih Citt^, mi farebbe cola gratiffima. Ad-
dio,
Per ito Infermo di tre .Afcefft fuppu<
rati y cop febbre leqta > e eoa
^agrezza .
PEr non allungarmi inutilmente , fuppongo
tutto quello, che vien riferito dalla dili-
tenriflìrpa, e dottittìma Relazione trafmeffarai.
uppongo altresì quanto ho raccolto in voce
dal Sig. Gonfaloniere } cioè , che il nobiliffìnrio
Infermo, di temperamento natio caldo» e fec-
ce , che prefenfemente corre il ^uarantefimo an-
po della sua età, fu da prima iorprefo da uno
afeeifo, che fi aprì fppntaneatnente , ed anco-
ra è aperto nella regione lombare Anidra > a
dirittura della terza vertebra lombare , tra il
nono , e il decimoterzo mufcolo di quelli , che
annq l' uficio di muovere il dorfo . Quindi nel
trafeorfo me fé ;di Settembre fu parimente for-
prefo da un altro tumore nel fianco della me-
defima parte fi ni (Ira, fopra la terza colloia men-
dofa inferiore ; e quello fu aperto molto pru-
dentemente dalla mano di efperimentato Chi-
rurgo: ficcome dalla medefima mano fu aperto
un te no afeeflo in vicinanza dell' ombellico .
Tutti Quelli tre afeetti, ancorché ognun di etti
abbia il proprio > e profondo seno, con tutto
ciò
\f
DI FRANCESCO REDI. I£3
ciò G comunicano tutti fcambievolmente l'uno
coir altro con fegreti, e profondi canali, e la-
berinti . Mi vien fatto l' ontore di domandarmi»
che cofa pofla operarli in benefizio di quefto
Signore , il quale , oltre i tre fuddetti afcefli ,
viene prefentemente attediato da una piccola
febbre , con magrezza, e debolezza confiderà*
bile, e con incalefcenza dopo del cibo • Dirò
laceramente il mio fentimento , rimettendomi
in tutto e per tutto ad ogni migliore, e più ac-
corto giudizio del mio. Non parmi , che fi pof-
fano prendere altre indicazioni , né fi pofla cam-
minare per altre ftrade , che per quelle , per le
2 itali anno fino ad ora camminato i prudenti f-
roi Signori Medici di Milano . In primo, e
Itrincìpal luogo fi dèe proccurare di mantenere
untamente in vita quefto gran Cavaliere . In
fecondo luogo fi dee ingegnarti di apportargli
tutte quelle utilità, che son permefle dalla na-
tura, e dallo (lato del male, non potendoli fpe-
rare la totale fanazione.
Intendo eflere d' altronde flati propofti i de-
cotti fudorifici , e le ftufe fudatorie . Io per me
non faprei fottofcrivermi a quefto penderò , per-
chè dubiterei fortemente , che una tale fi ràda
conducete ad una vicina morte, e per cagione
del tempo caldo e fecco , e per cagione della
febbre , e della gran magrezza , e della debolez-
za, e quei che importa, fenza fperanza veruna
di profitto, perchè il male di quefto Signore
non è prefentemente un male umorale , ma egU
è bensì un male di finimenti profondamente
guadi , e coup fi , e nel loro guaftamento» , e
nella loro corro fio ne incalliti , e quefti tali in-
callimenti non pofibno naturalmente mai do-
marli né da' decotti fudorifici , né da quanti fu-
gatori fi trovano in tutto l'univerfo mondo.
Intendo ancora eflere flato propoflo il proc-
urare di ferrare, coirajutp dell' arte Chirurgi-
ca, uno almeno de' tre efterni orifizi degli a-
fcefli . Di quella operazione io ne iafcerei il
penfiero alla natura; perchè se vorremo proc-
I 3 cura-
■»*
134 CONSORTI
curare di chiudere una di quelle bocche, o non
ci riufcirà , o se pure ci riufcirà , ci accorgere-
mo poi, che appoco appoco la natura tenterà
un nuovo afceflb , ed una nuova apertura in
luogo forfè più interno * e più fcomodo, e più.
pericolofo •
E' fiata pròpofta V apertura con ìfdrucirecol
ferro da un orifizio ali altro ♦ Non panni , che
ci pofla effer permeffo dalla debolezza delle for-
ze , dalla notabile magrezza , dalla piccola feb-
bre continua , e dalla profondità de* seni ; al che
fi aggiunga , che è credibile, che, óltre i tre
seni principali, ve ne fieno ancora degli altri
minori più ripòfti , e trafverfali * Al più ai
più, a fine di tener ben aperti gii eftemi ori-
fizi, acciocché la materia contenuta pofTafgor-
gare > fi può tentate di cominciare a dilatar
col ferro gentilmente il più facile , ed il più
comodo di effi orifizi, e qùefta piccola dilata-
zione pub dar regola , e norma, e pub infe-
gnare la flrada a progredire nell' opere , o allo
aftenerfène.
Quanto fi appartiene alle iniezioni da farfi
ne 1 seni per mezzo della fciringa., lodo, che
giornalmente fi reiterino con li puri aftergen-
ti, e modificanti, e corroboranti , i quali quan-
to più faranno piacevoli ^ gentili , e femplici f
tanto meno faranno faftidiofi , e tanto più fa-
ranno utili; e però il quotidiano uso <fcU' Ac-
qua d'orzo con la giunta di poche gocciole di
Vino , e di un poco di firoppo rotato fecco,
fera molto opportuno , ficcome^ppportuno fera
se neir Acqua d* orzo , talvolta farà fiata la-
fciata una piccola porzioncella di trementina •
La do fé del vino • 'e ilei firoppo fi potrà cre-
fcere, e fminuire lecòndò', che V uso infegnerà.
Mi foscrivo in tétto e per tutto all'oppinio-
ìie de* Signori Medici , che affiftono , mentre an-
no lafciati tutti quanti i medicamenti , che fi
pigliano per bocca a fine di muovere il ventre*
e che in vece di eflì fi vagliano di femplici
fempliciffimi Ciifiéri fatti 'di falò , e femplice
brodo
* w riUjrcE$co rem, 15$
ferodo A carne colla giunta del Zucchero, e
del butiro fenz' altro ingrediente.
Credo, che ornai l'Infermo farà alla fine del
decotto ordinatogli di Salfa pariglia , di China, ,
di Sandali , e di Vifco quercino . Laonde ardi- Il rima-
fico ecc, nente rad-
ei.
Per uno fputo di Sangue «
ACcib ihe V. Sig. filuftriffima pofla retar
' fervi t a , e confolata dal male , che la tra-
vaglia, e jfofla liberarfene , come elfo defidera
per confolazione ancora del suo Signor Padre,
io la configlio -a fare ilfeguente medicamento,
molto utile per tutti coloro % i quali fputano
fangue . Ma perchè fi tratta di fputo di fan-
gue , in primo luogo io la configlio ad attener-
Ji fempre, e a sfuggire fempre con ogni accor-
tezza tutti quei medicamenti, i quali operano
con violenza , e mettono in ifeoncerto, e in
tumulto quei fluidi, che corrono, e ricorrono
per li canali del noftro corpo.
Mi piacerebbe, che V. Signoria cominciatile
il suo medicamento con la feguente piacevo-
li flìm a bevanda .
IJt. Caffia tratta di frefeo onc' j. Si ftempe-
ri in fufficiente qaant. d'Acqua d' otzo , e s' ae-
'giunga Sena di Levante onc. mez. Gremor al
Tartaro dram. j.
Si tertga alle ceneri calde per ore tu. in
Une fi /accia levare un bollore , fi coli , e fi
fpretna, e alla colatura s'aggiunga
Siroppo Violato folutivo onc. iv. Acqua di
fiori di Mortella onc. mez. con chiare d uovo
quanto baili , chiari fei fecondo l'arte, q cola
per carta fugante.
#. Di detta colatura onc. nj. e mez, per
pigliare ali' alba*
Quando querta medicina atrerà cominciato a
I 4 annuo-
1$6 C O H S V L T !
muovere il corpo una, o due volte, £ contea»
terà V. Signoria di bevere una libbra e mez-
za d'Acqua d'orzo.
Il giorno, nel quale averà pigliato quella
medicina » fi compiacerà , tre ore avanti cena
di bere 1 infraferitta bevanda.
#. Acqua di Nocera onc. iv. GluFebbo <fe
Pomis onc. j.
Il giorno fu (Te e ut ivo alla medicina fi con-
tenterà di cominciare a pigliare i , feguenti Su >
roppi , e ne piglierà almeno per dieci giorni .
#. Fiori di borrana frefehi man. ij. fi faccia
decozione in t'ufficiente quantità di Acqua-, di
Nocera , fi coli .
IJt. Di detta onc. iv. e noez. Ciulebbo di
Tintura di viole onc. j.
Il giorno del quarto , o del quinto di queftt
Groppi, fi farà cavare x. once di fangue dalle
vene moroidali per le mignatte , e finito dt
pigliare tutti i Groppi , fi fervirà della feguen-
te medicina.
IJt. Tamarindi onc. j. e mez. Sena di Le-
vante onc. mez. Cremor di Tartaro dr. ij. Fa
levare un bollore in fufficiente quantità di ac-
qua di Nocera , leva da fuoco , lafcia freddare,
cola, e alla colatura s' aggiunga Siroppo vio-
lato folutìvo ónc.iìj. Manna eletta bianca onc
j. con chiare d' uovo quanto bafli , chìarifcì
fecondo Y arte, e cola per carta fugante.
ìjt. Di detta colatura onc» \rj„ e mez. per pi-
gliare all'alba, e quando élla avrà cominciato
a muovere, beverà V. Signoria due libbre di
fiero di. latte depurato:, e il giorni tre ore
avanti cena , beverà quella fletta bevanda , cht
bevve il giorno della prima medicina, e pofeia
il giorno feguente beverà iMnfrafcritto groppo
. continovandolo per dieci giorni .
#. Siero di latte depurato feftz*agro di li-
monò onc. iv. Giulebbò di Tiàtura di Rofe
onc. j.
Mentre piglierà quello firoppo , fi farà di
quando in quando qualche Servitale 9 fatto di
puro
paro brodo > Zucchero » Butìro , e Sale * In ol-
tre mentre piglia quelli iiroppi , piglierà anco*
rà mattina e fera, un quarto d ora avatiti de-
gnare e avanti cena , un mezzo fcropolo di
Magi fiero dì madreperle , o d' altre conchiglie
marine 9 o in un cucchilo di brodo , o pure
in un cucchi aro di pappa.
Yerrnihati quelli firoppi il (fera* piglierà di
nuovo una delle fopraddette medicine , e darà
fine ai medicamento , per poterfene pattare al
latte d'affna, venticinque giórni , e dopo ali 9
uso del latte di capra per altri venticinque
giorni .
!Non iftarb a prefcrivere a V. Signoria Ilio-
ftriffima le regole, che li devono tenere neli*
ufo di que(ìo Latte 9 perchè molto bene sonò
note à quelli Eccellentiflìmi Signori Dottori,
che snifferanno alla Aia cura . Una sola cosa
le dirò, ed è, che quando Xf. Sig* avrà prefo
la mattina il Latte, élla ci dorma fópra lina a
due óre, e non potendo dormirvi , almeno ftia
in letto Uba, o due óre a fineftra chinfa , e fac-
cia vifta di dormire , e dia coti quiete * e tran-
quillità d'ahitnò*
Tutti quelli medicamenti (aratinò più gìov^
voli , fcè saranno accompagnati dà.W òttimi
regola di vivere > Feóza la quale sono i tnedi-
cameati ftnzà vétuh ' eìoVàmehtò .
1 Tra fai tre. c6fe più effigiali , io Rimò n**
ceffariffincfo , che V.SÌgnória f àften£a dai viqd
EQt tnoiti % t dimoiti ibetì , é ih véce di vino f
e va Atqti'a'4i' Noterà pura, ò Acqua d^rio*
o Acqua cédiit^ , ò foretto *
S*afteimà da; tutte le sòrte d'éftrcitf violen*
ti , hoii faccia; toai con di fé le lue Vivande eoa
aromati, o Soverchio sale.
Mangi rfiineftra mattina è séra, nella quale'
vi da Tempre bollito dell' èrba , come Lattuga,
Indivia , Borfàna , e per qttaftdò 'sarà il suo tem-
po, della Zucca,
Per k> òifc mangi carni alleilo , e di rado le
carni arroto ♦ Ch è quanto ÌA efecuzione de*
suol
i)8' c 4 ir i o i f i
suoi comandi poffo dirle ," rimettendomi in tut-
te) , e per tutto al prudemiflìmo giudizio , e
sommo Capere di quei Signori Medici , e de Taf-
Aiteranno; e te fo devotiffima reverenza.
Per alcooe fluflìpni di tetta , eoo do-
lore, vigilie notturne, e inap-
petenza in uba Dama.
w Francesco rèdi; 139
della foprammentovata fluflìone della teda ? tal-
volta del dolore della medefima , delle' vigilie
notturne , della inappetenza ? di una somma
fiacchezza uni ver fa le di tutto il corpo, e di uà
atroci (fimo dolore de' denti, de'quali , confor-
me è ftato offervató , ve ne sono molti de'ca-
rio fi, e quefto dolore decenti vi è sofpetto che
polla durare , ed allungarli , perchè , conforme
ib ho offervató * aderto tal dolore de* denti ca-
riofi fempre suol durare , finché non fi è con-
sumato queir ammetta , o midollo * la quale
dentro all'internò del dente cariofo , suol rice-
vere i faftidi portatigli dall'aria, che nella ca-
vità del dente suole continuamente entrare*
Che fi ha dunque prefentemente ad opera-
re , per fervizió di quefta buotìa Signora ? II
mio con figlio farebbe, che prefentemente , tra-
lafciato ogni altro medicamento , fi venirle air
uso del medicamento della Erba Tè, é fi conti-
nuale fino alla ventata del mèfe di Aprile, per
potere allora ritornare di nuòvo all'uso del Lat-
te, ma che quefto Latte non foffe Latte Vacci-
no, mar bensì Latte di Capra, e pigliato nella
maniera fegueirte. Imperocché certamente l'uso
dell' Erba Tè , porterà gran giovamento alla
tefta, ma più di ogni altra cola allo ftomaco^
ed air utero, ed a purificare il Sangue.
Senza duhque altri prevj medicamenti , fa*,
rei cominciar ogni volta la Signora a prendere
quello dell'Erba Tè, e gnene darei ogni mat-
tina a buon 9 ora quattro onte di bollitura radi
folcita con una sola sola dramma di Zucche-
ro , e proccurerei poi, che la Signora vi dor-
mirle sopra un'ora, un'ora e mezzo, e noti
potendo dormirvi sopra , per lo meno se ne
flette nel letto , per quel tempo facendo vifta
di dormire , non traiafciahdo nel tempo del.
toedicamento dell'Erba Tè, di farfi il Sevizia-
le un giorno sì , ed un giorno nò , o almeno
un giorno sì, e due giorni nò.
'Farei fuffeguentemente , che la Signora co-
mincìaffe a prendere il Latte di Capra, e la
pretta
149 CONSULTI
.1
prendeffe infallibilmente . ogni mattina , fuor-
ché un giorno per fettimana di vacanza , sen-
za prenderla ; e le mattine, che lo prenderà *
il Latte non iia piti, che tre once per mattina,
e al piti al piti tre once , e mezzo , raddolcita
con una sola dramma di Zucchero fino , e non
più . Qpeftó Latte lo pìglierà la mattina ai
buon'ora in letto , e sùbito pigliato , fi faccia
serrar, la Camera, vi dorma sopra un v óra , o
Un ^ ora e mezzo, e non potendo prender sonno,
per lo meno la Signora Aia in letto in ripofo,
a carriera ferrata per quel tempo , e faccia vifta
di dormire ; E non abbia timore veruno ve-
runo di dbfmìr sopra il latte , e non tema *
die il latte induca le vigilie , come pare che
abbia temuto per lo pattato»
Par Uà Certo dolore ifchiadico
, fpurio.
Copia àt yonfuìtò 'venxto di Cenata dal SignQ*
Detti Giufippt Lanzoni Jfottofcritto di
propria ma no dal Sig.Redi.
IL Signore && in fetà d v anm 26. in circa»
di temperamento Sanguigno , di abito car-
nofo, e laudabilmente organizzato, che finora
ba «empre goduto ottima fatate*, da Tedici , q
diciaffette giorni in ()uà fu sorprefo da dolo-
re pungi ti vo alla fommità della cofeia finiftr»
verfo il capo del femore « efteso fino alginoc~
- cbio della parte mede firn a , che lo necemtb a
camminare zoppicando . tìa negletto per molti
giorni il male, e la sera soflerva tumefatto il
ginocchio finiftrò , ma fenza ròffore , e calo-
re , ficcome accora appariva qualche piccola
tumefazione nella parte fuprema della cofeia ,
con rollo re, è calore , fintomi , che ri pò fan do
in letto , e tralasciando il moto prqgreflivo,
««svanivano » Non ceffa perà mai il dolore , e
par-
DI FRANCISCO tXÙt J I4I
particolarmente nella mentovata parte deliaco-
fcia, che ai tatto se gli rende acerbi fììmo , a In-
serendo il Signor Paziente % che gli riefce piti
senfibile, quando nel letto tiene calda la par-
te dolente. Fatta una efatta operazione sopra
la nominata parte , collocando supino il Signof
Paziente , e mettendo in ottimo fito e Punà,
fi nota
notabile /
e l'aù
tra cofcia sopra l'arti coazioni de* femori, sem-
bra che retti qualche maggior groffezza nella
iiniftra. Il Signor Paziente efaminato con ogni
efattezza, afferma di non aver mai pi il patito
fonili dolori 9 né mai sperimentata nella parte
affetta fiacchezza, lentezza al iqoto, né (lupo*
re, e che non sa d'aver data alcuna qccafione
edema al male , che lo travaglia , o per cadu-
ta, per moto violento, o per qualunque al-
tra manifefta cagione . Tutto ciò cottimi fee il
Signor Paziente, e molto piìi i di lui Signori
Parenti in un gran timore, che poffa accadere
la lunazione del femore promofla da caufa in-
trinfeca, e pih accalora il loro timore, un ca-
so in tutto limile , accaduto ad una forella dei
xhedefimo , che è poi reftaea affatto ftqrpiata ,
e zoppicante t
La parte, offefa denomina a baftanza quefto
per uà dolore ifchiadico fpurio , la di cui ca-
gione potrà effere il liquido mucilaginofo cri-
vellato per la glandola desinata a tal uso nell'
acetabulo di queir articolo , ed ingombrata da
qualche acido fortiera , che lo rende vi?iof<|-
rnente pupgitivo , e più del dovere attaccatic-
cio : pungendo però quefto le fibre , che teffqnq
le corde legamento fé del femore , e forfè anco-
ra quelle de* circonvicini tendini de 1 mufeq-
li , negi' interftizj delle quali p$r lo suo lentore
retta intralciato, eccita le loro contagioni spa-
smodiche , cagioni immediate dei dolore noti
solo, ma ancora dell'accorciamento della gam-
ba > e cofcia , mentre quel liquido tequefìrato
fra
*4* cfoHstrtrl
Quando fra le menzionate fibre ligamentofe 9 e tendi-
dal prò- no fé, quelle rimove dal proprio (ito, e fa can-
ario (ito fi giare figura a T legamenti del femore , che tef-
rimove. sono, per lo che npnpuote quindi la gamba, e
Fetu cofcia ridurli al naturale Rendimento • Per un
tal difordine reftando però hi anguftia ancor»
i .canali , che conducono per quelle parti li flui-
di , ne fegue il gonfiamento nelle medefime ,
sensìbile dopo il moto progredivo, per lo quale
detti vafi reftano in maggiore drittezza.
Tutti quefti rifleffi giuftificana affai il timo-
. re de 9 Signori Parenti del noftro Signor Pa-
ziente , mentre quando seguono Juflwoni per
cagioni interne, accadono appunto per le me-
defime. Ed è ben facile, che il liquido muci-
lagipofo, reto sempre pi fi vizio fo per l'ingom-
bramento del nominato acido foreltiero, e che
viziata finalmente la ftrmtura organica della
gianduia mucilaginofa , più copio fo fi crivelli ,
evenga quindi ad incagliar fi nell'acetabolo , del
femore, dal quale quello finalmente per un ta.
le ingroffamento rioioffo , jie fegue una ine-
mendabile lunazione ,
Per tutto ciò nella cura ftirao che faccia d'uo-
po i % av^re una efatta attenzione sì alla mo-
tivata pausa , come alla parte pffefa . Per la
prima fembrano indicati rimedj al calici , atti ad
invertire le punte degli acidi fo re fi ieri , al qua-
le fcopo fa di meftiere soddisfare coi prefidj
intrinfeci • Per la feconda poi bi fogna corro-
borare la parte pffefa , fciogliere V ingombro
della mucilagine incagliata in quelle parti li-
gamentofe, e tendinole, e reftituire finalmen-
te al proprio tuono quelle fibre, che teffonoi
legamenti articolari , e tendini mufcQlari • A
quedo fecondo fcopo fi potrà poi soddisfare con
nmedj locali prima refoi venti, e corroboranti,
e quindi corroboranti , ed astringenti •
Per ciòj che fpetta alla cura interna , dopo
l'univerfali provvifioni , (limerei opportuno un
decottivo ad quartas , fatto coi legni Saffafras,
Lentifco di Scio p Vifco quercino , e Sandalo
Citri-
\
W FRANCESCA REM. 14}
Citrino, con l'Erbe d'Iva artetica, di Betto-
nica , e Capelvenere è Nella dieta obbligando
il Sig.Paziente , ed al ripofo, e ad ima buona
nonna di vivere ; pel bevere ordinario gli pre-
scriverei l'Acqua alterata col Vifco quercino ,
coll'agjgiunta di poco vino. Qupfto è ciò, che
lio fcritco per la notizia più tofto iftorica, che
patologica degli incomodi del Signor Paziente,
attendendo con offequio i configli, e fentimen-
ti pia maturi difaggia sua Minerva per la prò*
ipera ialute di quello Signgre,
Per un intermittenza
di polfo,
L' Illuftriffimo Signor Generale Marco Alefc
fandro da Borro ? di età confidente , di
temperamento ^ cpme viene fc ritto, caldo e umU
do, di mente vivacifiìma , e prpnci(fimo ad ogni
azione , benigni (lìmo di genio , ma facile ad
entrare in collera, a segno tale, che alle vol-
te ne porta un evidente veftigio nel volto , qua-
li che fia un principio di uno fpargimento di
fiele, verfo la metà del mefe di Maggio prof-
fimo pattato, nel tocparfi il polio , fi avvide*
che dopo alcune battute ben regolate , eflb pol-
so fi fermava per una sola battuta , fenza però
offervare ordine regolato alia sua fermata, im-
perocché talvolta fi ferma dopo la quarta bat-
tuta, talvolta dopo la quinta, o la fettima,o
la decima, o la ventèlima, ec. Ed aquefte fer-
mate non vi è accotnpagnatnento veruno di
palpitazione di cuore, né di offefy dì reipiro,
né di difficultà di giacere in tutte le politure,
né di tumore edematofo nelle gambe , e nel Quando
ventre inferiore ♦ Defidera Sua Sig.Iiluftriflima ali 1 inter-
di liberarli da quella così fatta intermittenza , mhtenzJ
e perciò comanda, che ne fieno rintracciate ledei poi fo fi
cagioni , acciocché più facilmente fi polfa ve- untfcono
aire in chiaro > di quali mezzi fi debba fervire quefti ac-
per
Sue
el
I44 C O K $ U' t T f
cìàtntt , per liberarsene. Ma perchè dall'Eccellenti (Tinu*
allora b\- Sig. Domenico Baldi è (lato Copra di ciò fcritta
fogna te- un diffufo , e dottiffimo Consulto , nel quale ha
werne, noverate prudentenmente tutte quelle co fé, che
polfono cagionare V intermittenza del poi fo ,
J>erciò io mi conterrò dentro i cancelli di quei-
a brevità maggiore , che mi farà poffibile , e
farò solamente menzione di quella cagione 9
che nel noftro caso , io credo 9 che fi risvegli
* far intermettere il polfo, rimettendo però, e
fottoponendp il mio fé n ti mento ad ogni miglior
giudizio .
Suppongo in primo luogo , che nei fegato
dell' Illu(triflimc) Signor Generale , come gian-
duia feparatoria della bile , npn fi fepari bene
effa bile dal fangue, e perconfeguenza il fan-
lue rimanga imbrattato , e pieno di bile pia
lei dovere. La facilità all'entrare in collera,!
prìncipi , o cenni frequenti di un facile fpargi-
mento di fiele, fanno chiara teftimonianza del-
la verità di q uè fio fuppofto ♦ Qual Ila poi la
cagione , che nel fegato non fi faccia perfetta-
mente la feparazione della bile dal sangue , tra
molte altre cofe io ne darei la colpa ad una
certa gruma vifeofa , la quale appoco appoco
insenfibilmente fi appicca all' interne pareti di
quegP infiniti intralciatiifimi canaletti fanguigui,
che feorrono , anzi per dir meglio , compongo*
no il fegato: £ tal gruma fi appicca alle pare*
ti , in quella guifa , che i condotti delle fonta-
ne s' tncroftano internamente , e s' intafano col
tempo , o di fango , o di mei metta 9 o di flua-
ffi/r re pietrofo , fecondo la diverfità delle acque ,
MJijjmn- e jj e ^ ^ ue j C0lì( j 0tl i fanno paflaggio . Patta
«f^fV-però quefta differenza tra i canali del noftro
n f *~ corpo , ed i condotti delle fontane , perchè que-
m*l$ddm.Q ì ftanno immob iii y e f emì y e privi affatto
jtrocorpOj ^ lnternQ moto, e quegli anno movimento per-
e Quegli p Ctuo on j e pifc difficilmente avviene in elfi
4elFacque.\ Q inta f amento r .
Suppongo in secondo luogo, che nella maf-
ia del fangue degli animali vi fieno tra le
altre
1>I FRANCESCO REDI . 145
éltre componesti , molte particelle di sapore
acido , ed analogo alla natura del vitriuolo , e
del zolfo, E fuppongo altresì , che-il Soverchio
di cotali particelle , abbia t le sue particolari
glaódule imparatone.
In terzo luogo fuppongo , che ficcome tutte
;|uante le maniere di aeque, e di liquori, che
corrono , e gemono nel mondo grande , anno
una certa propria vifcidità, così ancora la ab-
biano* tutti i fluidi , che con continuo corto , e
ricorfo girano , e rigirano per ILcana^i del cor-
po degli animali , e tale vifcidità dee conte-,
nerfi dentro a* cancelli di un grado convenien-
te, perche se crefce digrado, può produrre dU
verfl cattiviffimi effetti.
In quarto luogo fuppongo per vero, e dalla
«perienza oro vate , e riprovato, che le particel-
le dì un fluido fahnaftre, e liflìviali, e analo*
fjhe a quelle della bile, mefcolate con altre
particelle acide, fanno bollore, emozione nel
.sangue, e negli altri fluidi del noftro corpo.
In quinto luogo suppongo , che quando nel
«angue vi è naturai proporzione tra leparticei- E* ver t fi-
le acide, e le particelle falmaftre, e liflìviali, mile^che
o biliofe, allora fi fanno i naturali bollirne»-/* vìfcofitk
ti, e le maturali mozioni , utili a confervare la del f angue
sanità, e prolungare la vita; ma ae tra le par- poffapn-
ticelle acide, e le particelle liflìviali vi uà (prò- durre aue-
porzione confiderabile , allora fi fanno i bolli- fle folle
menti, e le mozioni morbifere, e tra le altre fpumofe %
coffe nocive, ne fegue la produzione del flato, perchè in
il qual flato fta rinchiuso , ed in piccole, e tal cafo le
tninutiflìme bolle di spuma , ed anco talvolta particelle
in più grofli sonagli di flato , fecondo che corri- dell'ava,
E irta lavifeofità delfangue, e lafox^a del boi- che ftc*
re, e della mozione. vanno *
Suppongo inserto luogo, che quefte minutif- circolare
fime bolle di spuma, equefti sonagli più grò f- con ***£+
fi di flato , fieno portati circolarmente per leghrediffL
vene, e per l'arterie, ed in oueflo circolo al- coita fi di'
cune di quelle bolle , o sonagli fi rompano per v'tdono
via , e svanivano , ed ^ltri arrivino interi a quandi
Op,detfiediTonhfol. t paf-
t+6 e o ir s ulti
^<?r ixw #- paffare pel cuore, e quivi se, fieno owuti $&
tura infte- imo con facilità, aia se flebo grò Hi,, e .talvol-
ti* fi uni- ta molti imiti infieme, porcino al aio re ioim-
fconojfe- pedimento delta fermaci di, una battuta , coni?;
/empio ne talvolta suol avvenire per cagione dell' aria ,
ferva quel che entra, e che efceyoe'vafi di cello ftretto,
gioco y che allora quando fi vuol daefli votare quelliquo*
$ fanciulli vàj del quale erano pieni. *. '
fMno>men- Con quetti fuppofti fopraddettl a*do,che.la
rrfro/wfMntertnittertxa dell' Hitìfttrffitpo Sigaòr Qeqer$-
tere nell % le, non fi* cagionata da altro-, che da un flfl-.
acqua pur alo groffo >, che portato dal co rio del faogu? ,
una picco- di quando in auamlò pafla , e ripaffa pel cuo-
la quanti- re. E quefto nato nafee perchè il fegato non
tà difapo- separa bene la bile dai (àngue 9 ed il sangue è/
ne 9 larcn-m poéo# piìt vitto fo di' qtiello , che dovi ebbe
donosìvi-effere, e non ha proporzione t ofimetria tra le
feofa , che particelle componenti £t\àe y e salfe. . <.
pervia di II che fé è vero, a voler rendere aH'IUufott*
un fottìi fimo Signor Generale la perfetta, finità , fa di*
cannellino meftiere proccurar che il fegato, coma gUn*to-
fofR&doinìiL feparltoria , separi perfettamente la bile dal
effa, fanno sangue , e la tramandi in quantità {ufficiente
delle vefci^lh volta degl' inteftini. ; e perciò è neceflfario.
che molto ancora ftafare bene , e fpurare i canali , che
grandine scorrono per eflb fegato, e liberarli, dalla gru-
feendono ma interna, the gli rendè oftrutti , ed in fom-
poinelFa-mn fa di bi fogno rendere il sangue pi il dolce,
ria fenzae meno vifeoso,
nrrìperfu Quanto s'appartiene al prosodico , quede co-
Cattivo sì fatte intermittenze di polso, nell'età, nella
pronoftico quale ff trova Sua -Signoria» Iiluftrilfima , eoa
far foglio* iz buona cura, con la piacevolezza de'medica-
no li Scriu menti , e eòi tempo, e con la pazienza foglio*
tori dì Me- no svanire , e pafWvia lenza lafciar veitigio
duina fo- veruno di malattia : £ ini fa v viene di aveF a-.
pra T inter-vuto qui di fimi li iq tenni toenze in alcuni Per-
thittènza fonaggi ben cogniti , i quali ne fono guariti;
de Ipdlfo; e Ci vuol però la buona cura, ed il buonjriguar-
tra èli*l- do , e particolarmente nella regola del vivere,
tri Galeno perchè quello finalmente è un male , che vadì«
dice di mn rettamente- ad attaccate il cuore , fonte della
a vixa,
j
Dt FRANCESCO JtEDl. 147
vita, 4 nelle foffermate del cuore, fi prò col aver mai
tempo appoco appoco y ed infenfibilmente ra- veduto aU
chinare , e deporre ne' suoi ventricoli* o nelle cunGiova-
auricule , ò ne'vfrfl ftnguigni qualche cofa $fter-»*,rA#»#
«a, la quale vaglia poi a fare le intermi tttn^fia guati-
le pia ordinate, pia fpefle* ed accoppiate cowto,
altri m'oleftiffirtii , pericofofi accidenti. La efp*~
^ I Medici da tre fonti cavano i loro rimedi , riha perk
cioè dalla Chirurgia , dalla Spegna y e dal ja molte volt e
Regola del vitto, dimoftrail
Quanto fi appartiene alla Chirurgia , «piando contrario $
fotte approvato dairÉccell^tiffirtio Signor Do-imperoccbè
riienicO Baldi Medko di Sua Signoria Illuftriffi-y* trovano
iha , io crederei ne ceffario , per facilitare la cor^dcgli uo-
regione, e purificazione , e raddolciment# del mini che
«angue , il cavarne prima qualche quantità dai- hanno il
la vena dei braccio con la lancetta , e poscia* poi/o in-
alile vene emorroidali con le mignatte ; Né t emitten-
ti tema del fangue, perchè qaefto fi rigenererà te perna-
preftamCnte , e fi rigenererà piti dolce , e men tura , *
▼ifeofo, oltre che i effere speffo Sqa Signoria non ficee-
Illuftrlffifna (oggetto a patire infiammazione al- A Im. al-
le fauci 9 £ motivo (ufficiente fenza gli altri frcunm*le.
«avare una buona quantità di sangue # Quello fete*
• Per quanto fi appartiene a'meditamenti , chef feda /re-
fi prendono dallo Speziate , metto in confida quentemt-
razione, se ora che Sua Signoria Illurtriffima/<? ^ Fjjk
li è ben purgato , folle neceflario , che pigliai ciulli^ a 9
se due tre , e forse anco quattro paffete d? Vecchi, od
Acqua deb Tettuccio , còl suo fiero Solutivo f alle per/o»
Quanto ouefta Acqua fta profittevole 'netto (HP ne ai fiu-
tate i.vaiì fanguigni del fegato , le radici cai dio.
*HJaif della, borfetxa M fiele , il cariala ci (Ìn
co, ed il poro biliario, }o moftra chiaramente %
la quotidiana esperienza a tutti quei moderni ,
che con grandiflìnna utilità se ne fervono • Se
ne servirono ancora gli antichi Medici , o al-
meno fi fervirono di cofa fonile , mentre fi
legge appreflo Cornelio Celfo, che Afelepiade?
squam falfam , & quidam per biduum purga-
tionis caufa bibere cogebat Regio morbo affeftos.
Dopo r uso di queir Acqua , mi piacerebbe il
fjjft
CONSULTI
far paflaggio per molte mattine all'uso del fie-
ro del Latte deparato , renduro di ouando i»
quando folutivo coti la infufrone della Sena ,.
e col raddolcimento del Giulebbo aureo , ov-
vero col pigliare avanti alla bevuta del fiero
qualche bocconcello di Caffia impattata con fi-
nitima polvere di Rabarbaro , senza la giun-
ta di que' soliti Correttivi , co 1 quali la Caffia»
-ed il Rabarbaro fi sogliono dotare . Non fie-
410 grandi le bevute del fiero , ma piccole , e
K*ù tofio continuata per più lungo tempo .
[olto pia cqnferifce al bene della terni una,
pioggetta lenta lenta, eguale, « lunga , che un
ampetuofo rovefciodi acqua , che precipiti dalle
nuvoje con veemenza, e con tempefia,
Non propongo una lunga ferie di quei par-
ticolari ripiedi y eh* cordiali da' Medici sono
chiamati , perchè il loro uso nel noftro caso
J' ho molto per Cospetto.
Quanto alia regola del vitto, io non ne fa*
vello, perchè Sua Sig.IUuftrifc è curata da uà
Medico non men dotco , che prudente , il qua-
le a quell'ora l'avrà prefcritta con ogni pun-
tualità. Pue sole cofe rammenterò, e i'una fi
è il bf vere vini piccoli e bene innacquati , e
fuggire i grandi, generati, e fenz'a^qua.
I*a seconda fi è il mantenere il corpo lubri-
co r In tempo di «auità il farfi alle volte un
Clifiere ci libera da una foprafiante malattia.
. . Quetfq è quanto la mia debolezza ha fapu-
tp dire . Piaccia al Signor Iddio datore di tut-
ti i beni, che fia co? gipvamento dell v Illu-
itó&Sig,Sen?rale, a fui auguro pgni felicità^
■ -0
!.
•
« %
- • * * v*
Per
" DI FRANCESCO REDI. I49
Per un tal Cavaliere indifpofto per
eflerfi foverchiamente impau-
rilo.
Con/ulto burle/co.
OPinione fu non folo de'FHofofi della vec-
chia Accademia , ma ancora di quelli
della mezzana , e della nuova , la fanità dell'
uomo non ricevere (corte maggiori, e pia no-
cevoli , che da un improvvifo , e non afpetta-
to moto di animo cagionato dalla foverchia
paura. Quindi è che non mi porta maraviglia
il fentire, che l' Iliuftriff. Sig.Marchefe N.N.
foco fatio oggi fi trovi , avendo per un orribile
terremoto patita una non meno orribile paura.
Ed invero che poteva molto bene il terremoto-
dar delle fcoffe alla fanità di Sua Sig.llluftrilf,
mentre ha potuto infm colà nell'America di roc*
care Cartella, e Cittadi, e fubbi (Tare montagne
altiffime • Pure il cafo fi è qui , e bifogna por-»
tar rimedio a quello Cavaliere , e quello che
far fi dee , pretto fi faccia , perchè quefto non,
è un male * che cammina con te regole degli al-
tri y perchè conforme al parere, di Efiodo , t
tìtaM quando da Giove furono creati , furono
creati muti, e fcnza voce > ma il mal del ter-
remoto nabiflando, e profondando l'univerfoj,
fi fa fentire fimo in Orintì , o come dir salea
quel buon Vecchio del Marrotti, fino in Chia-
renna • Vengafi dunque quanto prima all' uso
de'medicamemi , i quali non so già se ci porte-
ranno quegli utili, che sono de fiderà ti , perchè
al mal della paura, come fi dice per proverbio.
non vi è giaco, che vaglia. Contuttociò, per-
chè il noftro paziente è giovane , & bene ** k*+
150 CONSULTI
Scherzò ca-bet ad ea 9 qua offetuntur Medico , fi pub spera-
va dalPre, che abbia da recuperare la priftina fa ruta.
Aforifmo E perchè i faoftri- antichi (Uvifero la rnedlci-
dilpocratejML in tre parti, cioè a dire Farmacia, Chirur-
Bene se già, e Dieta: Quanto alla Farmacia; se iipau-
habere ad rofo Tiberio , allora quando fentiva tonare, in*
ea , quae ghirlandato di alloro , per la paura fi ficcava in
offeruntur,una cantina , e con le materaffe faceva ferrar le
bonutn. buche delle voice, ancor io nel caso noftronoa
' molto diverfo da quello di Tiberio, configlie*
rei, che S. Signoria Illuftriffima quanto prima
in una cantina feendeflfe , e quivi fpiltata una
botte del più genero io , e pib. brillante Fller-
np , ne tracannaffe dieci , o dodici gran tazze,
non minori di quelle , con le quali il Greco
Neftorre iflibaliamava ogni giorno gli anni
della iiia vita , e con quefto genero lo rimedio
rifcaldato il cuore , e il paracuore, fpero che
abbia da cedere quefta così perverfa malattia 9
, effendo vero veriflìmo quello che ci lasciò (cri t-
to il ttoftro Galeno nel primo de prafagitione
$x pulftbusy che una solenne paura raffredda i
noftri corpi . Se quefto rimedio non faceffe ( co-
me pur far lo dee ) il solito effetto , non tra-»
feuri di mettere in opra un potenti (Timo aiuto
' ìnfegnatoci dal medelimo noftno Galeno , neh
Bndecimo Libro delle potenze de' medicamenti
semplici, e fi è, che il Paziente vada a Cac-
cia alle Lepri, e tornato a casa mangi fi il cer-
vello di quelle , non ifeordandofi però di do-
sare al medico tutto quanto il redante del cor-
po di quelle timide beftiole . Ma perchè non
palla liberare gli uomini da' mali . ma necef-
iario anco fi è prefervarli , io configlieli , che
un'altra volta, all'usanza de'compagni di Ulif.
se tutti tremanti , all'arrivo del terremoto fi fa*
ceffe bep bene impegolare gli orecchi, e se pe-
gola per mala disgrazia non fi trovale , proc-
curi da se medefimo di applicare agli orecchi
suoi quél generalo rimedio, che applicar vi fo-
glioso gli aipidi , allora quando non voglio-
no^ udire le mormorazioni , e tremende b^fiem-
mie
. m KRAVCESCOT REM. t$%
mie del Marfo incantatore , e di Jacopo Sozzi
Viperaio di Sua Altezza Sereniflima, e se pure
per qualche difetto naturale , il rimedio non
gli arrivate a gii orecchi >. non mancheranno
luoghi piiì proporzionati, ne'quali quefto Illu-
ft ri filmo Signore potrà farfi applicare da altre
persone quefta a'giorhi d'oggi pratica ti (lima me-
dicina . Ma avvertifca , e ponga ben mente ,
che non tutti i Medici soap il cafo a poterse-
la applicare, né fi fidK in Pifa dell'Eccellentif- Lettore di
fimo Checcacci decano degni (Timo de* Medici , Chirurgia
né in Firenze del Ticciati ; non abbia fede né veccbitfi*
anco in me medefimo, mo.
Che Wgro , /ecco , inaridito , e flrutto ,
Potrei fervir per lantemon da gondola .
È' ci vogliono di quei Medici, che pettoruti,
rigoglio!!, e rifcaldati da forbitiffima fapienza
poflbno ogni giorno correre dieci , e dodici car-
riere per io (tedio delle naturali, e non natu-
rali fpeculazioni .
Ma per far paffaggio dalla Farmacia alla Chi-
rurgia , io ho Tempre a' miei giorni fentito di-
re , che un Diavolo caccia l'altro , e tutti due Proverbio
lavano il vifo : Voglio inferire , che una fer- ftot piate
qua di vefcicatorj fenza altro medicinale ^v~* grazio/**
vedimento, faranno il Nepente d'Elena diRo- mente.
faccio , e la mano di Dio per cavar di capo la
paura a quefto noftro Infermo : E mi ricordo
tana volta , che Lucio Quinzio Curione , che
se ne flava in letto ammalato , e faceva uni
certa vocina languida , e tremolante , che pa-
reva che veniffe dal profondiflimo centro, dove
Dante rìpofe i Bruti , ed i Cafsj \ tofto che mi
fentl dire quefta poffente parola Vefcicatorj ,
fculettò fuora del letto , con capriole così snel-
le, e fpiccate, che tali al certo non lavereb-
be fapute fare Tito , né quanti Ballerini sono
al Mondo ; cominciò a cicalare , che pareva
•na putta , con un certo profondiffimp vocio-
ne , die in Commedia con grandiffimo applau-
so avrebbe ppeuto far la parte di Plutone •
K 4 Per
§52 CONSULTI
V
't ' ' i
Per un Cancro non ulcerato , di cui
fi dubitava fé dovefle curarti,
tagliarli y o dargli fuoco*
Manca il principio y ma fi vede, che il Redi
di/approva il taglio , mentre il frammento , che
ne Abbiamo , comincia; Eternamente carato, o
tagliato , non fi arriva mai alla cicatrizzazio-
ne , ficcnè non abbiamo fatto altro , che di un
Cancro non ulcerato , farlo ulcerate . Che fé
pure dopo il taglio , dopo il fuoco > fi riduce
li tumóre alla cicatrizzazione , ed alla perfet-
ta guarigione , con tutto cib predo ritorna , e
?ue(h> non pub piti cicatrizzarti : Amputatus
lancer 9 di (Te Celio 9 redit vel ineodem loco^vel
in tiene y hepate y utero Gfc.& mortem affert. Ce-
che, Signori Eccellentiflìmi , io dirb con Ovi-
dio de Ponto ^
Vulneri* id genus efi , quod cum fanabiU
non fity
Non attre&ari tutius effe puto. N
E mi rido dentro di me medefìmò, quando in
cafi fomtglianti, fento così facilmente promet-
tere la salute ; e mi rìdo ancora , quando in
gualche Autore leggo i vanti di aver guariti
infiniti dì quèfti mali , é foglio dire , che tali
felici avvenimenti
lodtArio* - furono al tèmpo, che p afferò i Mori
ft** jy Affrica il mare > e tn Trancia nocqutt
tanto •
Gli feopi di curar quefli mali sono tutti fa-
cili da dirfi , ma non così facili da ottener/! ,
e se bene Ippocr. nel 2. de morb.muìier. e , nel %
Principi is*p#d. 54. dice aver curato de'Cancrì} cib fi det
obfta,ferove intendere degli incipienti, e non di quelli,
medicina che dopo lo fpazio di due anni , poffono co-
paratur : minciarfi a dire invecchiati « Quelli umori graf-
fi, vi-
DI FRANCESCO RÉJW* 1JJ *
fi, vifcofi, atrabiliarj non così facilmente ce- Orai m&
dono a 1 voleri del Medico. I ìAedicamenti pia-la per lon-
cevoli non arrivano , i gagliardi rendono que-gas inva-
Ai umori più efferati : se vogliamo repellere , luere mo-
to rri amo pericolo d'indurire; se vogliamo am-ras» ^
molline, coniamo pericolo di putrefare, sevo- Gridi**]
J;liamo digerire , -e attenuare*, corriamo nerico*
o , -che efalate le parti più lottili , il male
non li renda maggiore ; se ora air una , ora
air altra intenzione (cambi evolmente volgiamo
l'occhio, non. fi ottiene né quefk, né quella
intensione ; se , fecondo i' infegnamento d* 1-
pocrate , in quei mali , a cui non poflfono ì
medicamenti far cola alcuna , abbiamo penfierat
di ricorrere al ferro , ed al fuoco , a quanti pe-
ricoli forfè inevitabili andiamo incontro , la
efagerò il dotti (Timo Celiò • Di più se del ti*?*
more qualche particella-? benché minipia» ri-
manga • • • *
Per irta Dama, che veniva curata^
eoo eflìccanti in una diftil-
lazione* e diminuzio-
ne di mefi •
Frammento*.
Sofpettiflimi fono gli efTiccantì , e lòdo piti
torto il Latte , e quello Latte mi piacerebbe
che fi continuale per qualche fettimana , e ne
fpererei utile grandi Aimo j- non trafeurando nel
tempo del Latte V uso de C li (Ieri , ma fenili-
ci» e non nrifterioftmente comporti , percioc-
ché fanno allora più mal, che bene.
Sa talvolta faceffe -di medi ere dare air Ilio»
Arifl*. Sig. Marche fa qualche piacevole bevanda
folutiva , o come la chiamano , qualche piacevole
medicina lenifnte i in quello caio imi piacerebbe,
>54 CONSULTI
che la Signora, tre pre dopo la medicina, be-
▼effe tre o quattro li b. di Acqua di bórrana fri-
lata a bagno in vafi di vetro . Non fi tema
dell' timido nella Signora Marchefa , perchè a
dire il vero , egli è neceflfario temere del (ecco,
non dell'umido. Anzi il suo modo di mangia*
re, e del bere di* effer tutto pia Aretto all'
umettante, che ali'efficcante, anzi 1' efficcante
fi dee fuggire come pefte ; e come pefte fi deb-
bono fuggire i vini generofi, e senz'acqua.
Quefto è quanto carpenti calamo poflfo dire a
V. Si g.Ec celi enti ff. ed il tutto rimetto alle sue
prudenti (fitti e determinazioni . Io poi mi con-
fetto obbligati ffimo alle gentiliilime «uè ma-
niere , le «quali mi giungono anco in tempo*
nel quale io non fapeva né meno di effe rie co-
gnito: e quefte mie obbligazioni fi accrcfcertn-
no Tempre, quando V. Signoria Ecoellewtiflf; fi
compiacerà onorarmi di qualche suo comando.
Soggiungo , che il dare alla Si;. Marchefa, nel
tempo che ella piglierl il Latte , la mattina,
e la fera nn bicchiere di vino acciaiato, credo
che fia per edere di profitto, purché quello tal
vino fi innacqui. Di nuovo raflegno a V. Si-
gnoria Eccellenti (lima le mie vera obbligazio-
ni , e le fo timiliffima riverenza *
Per un infermo, a cui fi temeva,
che la Caffi* folte di danno.
Frammento •
A quefta interrogazione rifpOndo,ehelaCafft
fia pon può mai portar incomodo veruno ali*
fktmaco , * tanto più pigliata in così poca dp-
Fe , e pigliata pura , e femplice fenza mefcolan-
7a veruna, e col pranzo, e con la eenaaddof-
fo . E se noi altri Medici die hi a aio tutto gioc*
'no,
: M FRANCESCO *EMÌ 155 '
no , che la Caflìa è fiatuofa , che la Cafiia fdir Per e hi U
iinquifee lo ftomaco ; e se quefto fteffo fcrivono CaJJia n$
altresì ne'krpo libri 1 noftri i più rwere$$ÌAze-fia fatuo-
(tri , e che perciò fa di megere correggere la fa lopro-
Caffia con co fé" calde , e diffipatrici delle fa- va di fi-
tuofità , junta illud > che ogni medicamento dee pra a e,
efler comporto di bafe, di adjuvante, e di cor- n8.
rigen te , alias ecc. quefto avviene perchè noi
altri Medici per lo più alla cieca, alla buona,
e fenza penfare ad altro , feguitiam? ia; traccia
di chi ci va innanzi , o di chi .crediamo > che
fia noftra feorta , in quella guifa appunto -
Come le pecorelle efion dal chiufi • Dan.Pur^
Ad una> a due > a tre> e l 9 altee fiatino Cant. 3.
Timidette atterrando egli occhi , e il mu/o %
JJ ciò , che fa la prima, e l'altre fanne
Addoffandefi a lei> snella / arrejla^
Semplici , e quete f e lo *mpercbè mn fanne.
Oltre di che noi attri Medici abbiamo una
certa maladizione addo fio , die quando nelle
noftre ricette non ifcriviamo quelle belle pa-
role mi/ce , & fiat potus , ci pare di metterci Così derU
di reputazione , e che il volgo pofla credere , de il Redi
che la noftra gentiliffima ciurmeria non arrivi la ciuemo-
a Caperne tanta > di prescrivere un medicaménto ria ti co-
compolio di varj , e pellegrini ingredienti , abi- loro , che
li fra tatti a foddisfare pienamente a tutte quel- per acqui-
li di ver fé infermità , che in diverfe parti del /far fama
noftro corpo son credute tenere la loro refi- nella Me-
denza . Un sol difetto ha la Caffia , ma è co* dkina fu-
mune ancora a tutti gli altri medicamenti , ed no lunghe
i che quando il Sig. N. N. avrà lungamente ricette .,
«fata la Caffia , la buona Caffia comincerà a piene di
non fare 1' ufizio suo , manifelfcamente , perchè mille im-
U vifeere fi afluefanpo a 9 fuoi gentiliffimi, t brogli y cht
piacevoli flìmi ftimoli . Ma a quefto fi rimedia U pia voi-
col tralafciar V uso di quella per qualche (fzzio te fono del
di tempo, e pofeia ripigliarla, come prima : ed tutto va-
*a ciò può eflere Jbuon gì udice , e .buono go- ni , dan-
vernatore il Sig. N. N. medefimo, e quel dot- nofi P
tiffimo, e oculatiffimo Medico, il quale affitte,
« invigila •
Per
15* e * ** S V l T 1
• -* .
Per ficcìtìi, e calere interna,
ed efierno.
jrf&mfhèHtbì
V
FAìfe itfieìfione a quello, che tiene ferino,
di Roma* the r Émìnentìflìmo Sig. Cardi-
nale prefentementt fi trovi con lingua afeiutta,
ton lete , e con calore internò , ed ederno per
tutta la vita, U che fi riconoice ancora eoi proc-
urar che egli fa di (coprirli da' pattai* che tie-
ne addoflb nel letto ; fi mette in confideraiio~
ne se in un Tonetto Mélancòlico , magro , e
adulto, come è I Eminenti ffimo Sig. Cardinale,
(òffe bene da qui innanzi diradare quei medi-
camenti evacuanti , che con molta prudenza, e
con tanto buon fuèceflfo fono fiati medi in ope-
ra fino al prefente giorno . Si mette parimente
in con fide ratio ne se foffe opportuno allargar uà
poco la mano nei bere acqua , o per dir me-
Slio, neir introdurre maggior quantità di umU
o nel suo corpo w Viene fcritto di Roma, che
ita Medico di quegli , che a Sua Eminenza affi*
(tono, le diede a bere con molta prudenza una
buona bevuta di acqua d'orzo ; fi crede qui ,
che egli defife àel fegno, che egli fòcefie tal
rifoluzione con molta ragione : La Cecità ne 1 '
corpi melanconici , e adufti è lima dei calore*
ed il calore è padre delle colliqualioni , e di
qui avviene , che fovente avendoli intenzione
di afeiugare , per guarir Qualche male , non fi
ottiene mai V intento deuderato : per tal ragio-
ne dunque fi potrebbe confiderai , se foffe per
effere di utilità all'Eminenza Spa il darle ogni
mattina un buon bicchiere di fiero di Latte de-
purato.
i . -
Per
*
JPer aridità di lingua , ton dolori di
«efta-, « di ftoraaca, flati ,
Frammento m
Lodo , che prenda a vicenda la Cioccolata %
* un brodo, ma che quefto brodo non fia rad-
dolcito con Zucchero , né con Giulebbi di (or*
tà veruna , ma fia brodo jniro , e feroplice, per-
chè così fatto , verrà facilmente, e col lungc*
^jfóo ad introdurre net corpo t , che è gracile^ e
ne* fluidi (correnti , e circolanti per effo corpo,
una tóiigna * e nutritiva umettazione , ed unr
neceffario raddolcìmento di quelle particelle
bilìofe , amare, e calde , che mefcolate con el-
fi fluidi son poi cagione , che il P, N. N. G
fenta pur ancora fpeffe volte amara la boéca 9
e Angolarmente la mattina dopò H fon no, col-
la lingua arida , e fecca , con parérgli di averi
alle volte xome una fiammella acceia nel mez-
zo di effa , Qpefle fteffe particelle biliofe son.
inelle fteffe, che ftnpp , che talvolta fi fenta
tfaler le parti , come égli dice , intòfto alto
ftomaco, e inauietate da faftidiofageine di fla-
ti. E ^ueft$ fteffe particelle pur biho fracco-
late cpn effì fluidi ftorrénti nel corpo , e ri-
rnfiapti t e prefeenti negli intrigati canali, che
aggirano per la tetta ^ $ producehdo in elfi
canali tenfione % e punture f fon quelle , chi
ora in un luogo , ora in uh altro con grande in-
coftariza, e variazione producono i dolori ' del-
& tefta* e colle medefime punture ne* canali
della refpirazione , producono quella toffe , dje
talora è affatto feccà ^ e talora coi gettito di
fin poco di flemma calorpfa , che la mattina
1>er lp più fi h fentire ; tra 1 giorno no,'
di notte quafi mai , ancorché alle volte in Qual-
che congiuntura di foverdu$t applicazione li fac-
s
9$Ì C :0' » • tf ^ T l
eia fentire anco tra giorno ; ma quefta toffe
(50111$ viene fcricco) nei piogfeffo di molti,©
molti anni non ha mai apportato male vero-'
no. Io <lod»in fomroa l'uso de 1 . brodi a vicen-
da colia Cioccolata» e (perirei gran giovamen-
to , e gran quiete di umori con V afluefarfi a
a quello così fatto usa de 9 brodi •
Continuato quello uso per tutto quanto Mn-
verno, potrebbe eflfer per fortuna cagione, che
fi poceffe a 'Primavera tralasciar i*qso del fiero
fcolato dal Latte ; ma di clb se ne potrà favela
lare allora in maggior probabilità , e con li
dovute confiderazioni ,
Oltre T uso de' brodi , loderei un altro me-
dicamento, e lo limerei molto profittevole, ed
è , se il P, N. N. fi facefle aprire un cauterio
Bella parte interna di una cofeia • M 9 immagi-
Alborot- no, che a prima vifta quello rimedio metterà
to, tumul- in alborotto ; ma se io non lo credeffi oppor-
rti, agita- tuniffioip, non lo averei prò pò ito ; e prima di
zione in- proporlo , io 1' ho molto bene eliminato nel
alberami mio penfiero, e tengo per fermo>chesefimet^
to y voce t$rà in opera, ne ritrarrà col tempo molto prò»
Spagnai, fitto , e profitto di confideraziorìe non ordinaria,
bqrote. Il fecondo rimedio, che, ii'P. N. N. ferite
di aver metto in opera , fi e il Tabacco in pol-
vere y al' quatto fu configllatp molti anni addii*
tuo, % fine di divertire lafluffione catarrale da
denti > e dal petto , ma che egli fra giprno fi
ferve di queflo Tabacco in polvere forfè più
idi quel che convenga . ,Non par»ii di poter rao
togliere dalla Scrittura iftoyica de* mali , che
, quefta polvere del Tabacco abfta apportato giot
vame^to confideràbile ; di più non comprendo ,
in. quai maniera lo pofla apportare , e per qua-
li ftrade , o canali , anzi che piuttofto , se fi
voleffe ben cfaminarei'afiire ; potrebbe dubf rar-
Ufo del fi > *be 1' uso <Tel Tabacco potette oortar qual-
Tabacco che pregiudizio ; e pprcib io configlierei alme-
no effer no a rnoderarfr nel r. uso col non ne prendere
nocivo. <fc foverchio^ e più di quel che convenga.
Per
^I/FRANCESCO ftEDfe» Ity
Per dolori periodici , eh* tormeotauo
una Dama.
Frammentò «
4 • » * •
ESsendo i dolori dell' Illuftriflìrna Signora
Marchete dolori periodici , che ogni due
meli fogliano venire , o nel tempo delle pur-
ghe ; fa di mettere In prima flabilire, o fup-
porrc qual fia quella cagiona , che ogni mefé
muova le purghe alle. donne, del che 1 Medici
non son molto bea d 9 accordo tra di loro, ed
in due opinioni fi dividono • v - :
Quegli della prima opinione , feguitando la»
dottrina di Ariftotile nel fecpmfo, e nel quat-
to deUa Generazione degli Animali , credono «
che la cagione della rrroflfa de' meftrui nonven* >
ga da, altro , che dal moto della Luna. . - •
Quegli della feconda opinione ' atoibnifcono- "A
la cagione alla (bla pienezza dei firn g ne , crew
dando che il fangve raccolta, e radunato in uit> . *-<
mefe .nelle vene dell' utero ;dlfte»da tanto lei
vene , finché le medefime vene arri tate fi fcate
richino del foverchk) (angue nella capacità dell 1 :
utero , e come vogliono alcuni altri , non fi*»
lameote nella capaciti dell'utero , ma ancora Ragione
«ella vagina di effo utaro, x affai chia-
Quefte 'due opinioni , se bene , e prudente-** per ài*.
mente fi conuderano , ■ fono più fpecuiative , thtmo/ìrare 9
pratiche, imperocché quanto aila prima , v&chetaLu-
dendo io per pratica , che in tutti i giorni del na non a*
mefe indifferentemente foglion venire le pur-pir* nel
ghe alle donne, non mi lento inclinato a ere- moro de
dere , che * la Luna fia cagione de 1 moto de* meftrui .
meftrui . Lo/piega-
Quanto alla feconda opinione, che tiene ,r; gli eU
la fola copia del fangue {lagnante ne' vafi dell' fettt della
txtcsoNaturaper
*6o
C O * S U I T I
r
via di m- utero effer la cagione de 9 meftrui , né anco a
fuffi è un' quefta mi atterrei , perchè non ha probabilità
ignoranza alcuna 9 «he il {angue , il quale per le leggi
palefetfer- della circolazione fi nuove continuamente per
eh} non fi tutte le parti del corpo, pofla ftagnare un me-
tter;*, *£* fé intero nervati dell'utero, e quando anco vi
il Cielo potette (Ugnare, quei vafi non fono capaci di
abbia fa- tanta copia, quanta le donne in una folapur-
za nejfuna gazione ne fogliono gettare.
nelle cofi In oltre vediamo (petto , aver copiofamente
terrejlri . le purghe quelle donne , che fi macerano cqii
5# wrf* digiuni , e con attinenze , e quelle, ancora , che
fjfflrolo- anno avute grandi emorragie , o fono ufeite da
già con- lunghe malattie . Di pia repugna ancora all'
vinte di anotomia medefima, eflendo che aperti gliute-
Gemìn. ri di quelle donne , che fon morte ne' giorni ,
Montana- che doveano aver le purghe , non vi è Scritto*
ri. re anatomico, che abbia mai potuto offervàre
quefta turgenza de' vafi nell'utero.
Io per me dunque mi fentirei inclinato a
credere , che la cagione movente le purghe dei»
Cagione , le donne non fia altro , che una Jermontazio-
cht muove ne , e quefta fermentazione son di patere , che
le purghe fi faccia qòn fedamente nelle vene dell'utero,
delle Don- ma ancora in ròta la matta fanguigna ; perchè
tre. oflervo, che le donne nel tempo delle purghe
non fedamente anno travagli- neli' utero;, ma
ancora sol capo r nello ftomaco , nel cuore ,
«Spolmoni, nelle gambe, ed in tutte 1' altre
parti del corpo. £ di più offeryo, che il fan-
go* in quel tempo fuai talvolta ufeire dal na-
to , da' polmoni , dagli orecchi , dagli occhi , e
da altre parti ; il che non avverrebbe , se la
- fermentazione meftruale -non fi faceffe in jutta
la matta fi&guìgna f • • •
X
■ " ■ Il
/
Di FRANCISCO REM* *<*
Per una Fetore*
Franamento f
La feconda cofa da confiderarfi è , che i pro*
àentìffìmi Signori pedici curanti non fi fon-
tono inclinati a valerfi in quefta febbre delia
bevanda dell' acqua , fofpettando , che i* acqua
non porta travagliare lo ftomaco , e che dall'
acqua fia (lata cagionata non (blamente la feb-
bre , ma ancora cèrti dolpri di còrpo , che (of-
fre il Signor Cavaliere ^ e tantq pia che in Ur-
bino Tacque fono più crude , e ^attive ,.che
negli altri luoghi.
In quello feconda pianto non fi pub dire al-
tro , se non che prefcrivendpfi a* febbricitanti
H ber r acqua, s'intende Tempre acqua iodevcw
le, e buona, e non avendoli buona ne* pozzi,
f nelle fontane, fi ufi Tac^ua piovana di Gi-
fterna , che è perfetti filma. E non potendoti V aequa
aver quefta, fi ufi P acqua cotta , perchè ogni nel cuoca*
acqua col cuocerli migliora molto le sue con- fi fi perfe-
zioni : E non volendoli acqua cotta, fi ùCizion**
acqua di òrbe fUHate , se non 4 ifr rieufata dall'
infermo: o Q ufi acqua di orzo, ovvero UTi-x^.ptifa-
fana de 9 Franzefi , che poco importa V una , Q na wrua*-
r altra cofa. Circa lo allargar la mano allabe- ^.orzata.
yanda della . medefima acqua , qi*fto fi inten-
de fempre ìc<wi amorevole , e prudente difcrè-
tezza, col crefcere, e con lo icemare , feconda
i fervori della febbre, e fecondo i tempi della
medefima febbre , e fecondo, l' intera Cecità del
corpo, e fecondo le offervazioni delle urine, e
dello fiato della lingua, e della fete,ec il che
da chi è prefente fi pub rifolvere feconda il
$tò, e fecondo il meno. Ipocrate non ordina-
va il vino, nelle febbri, e quando ne ordinò, lo
preferiffe in tal maniera , che foflfe una fola par-
te di vinq con venticinque parti di acqua, e ,
(io a fine che quel taatin ta&tin di vino a>u-
QpJclRtdiTm.Vlk h tate
lól C44I8ULTI
taffe quell'acqua a penetrar più facilmente ne*
(oliti luoghi , e bifognofi di effat. Del redo
l'acqua come acqua è difficiliffimo y che poffa
cagionare dolori di corpo , e di (tomaco . Più
facile, anzi facilismo fi è, che fieno cagipnati
dal ribollimento, e dalle punture di quella bi-
le , che ne' corpi de' febbricitanti fuole irnperver-
ftre, ribollire ec. e però ig quello affare fem-
pre mi rimetto alla prudenza oculata di chi
a (fi (te , che può operare molto meglio di uà
Medico lontano.
Quanto al terzo punto del non poterfi più
pigliare Criftieri, (enza grandiffimo travaglio,
non so che dirmi : £ bifogna accomodarci a
quel che fi può , ed ali' imppffibiie non daino
obbligati • i '
£ se gli Eccelleotifiìmi Signori A (Ti (lenti
anno determinato di non valertene, se non il
gran bi fogno , fa di inerti ere rimetterfi ali*
prudente determinazione di elfi* che G varran-
no di qualche altro innocente aiuto, quale i
la pura, e femplice fempliciffima polpa di Cali
fi*, o altra fuxùle cola, ec.
L
Per 4olori di Gotta, e tea vagli
renali.
Ffémmmùo.
* * *
# ■
Con un fi- T -A Vipera , è un apinale r che col «offe
mt gl't ante * j avvelena, ed il pivi delle volt?, cagiona «f-
principio ielti *l fc" * c terribili ? che; mettono la viqi
incomfncirdesli uomini io gr&ndiflfiqfio pericolo di morte»
un altro Contuttociò \% Vipe«a 4. dotata di una tal n*-
Con/ulto fralezza pacificai e impettite» che se noq vem-
per lett. §> a Stuzzicata i e irritata , non fi. avventa m*
pollo nel Spontaneamente £ mordere, e per confeguenza
Tom. VI. non ca&w>n* miàe alcuno, anzi le sue carni di-
di quelle ventano un aleififatmaco , ed un rimedio gip*
Opere • vevole , come dkopo i Medici , a molte , e tnol-
te malattie, i mali , che d* pigiente offendono
il
' DI FRANCESCO RIM. l6\
JI Signor Abate Siri , sono della natura delia Chi fojjt
Vipera , imperocché , a mio credere , se non queftoSig.
saranno fo verdemente Gualcati;, e o(iinata> -Abate Stri
-pente irritati , noq gli cagioneranno mai pe- fi legge di
.riccio veruno di morte , anzi saranno a luì /opra a r.
come un preferyativo per ferlo vivere luqgà- 9. ove è un
meiit? . Sembrerà forfè un Paradpflb quella -ut altro Con-
dola zìi* proporzione * n& . ella jfc nna y&ità /ulto, ^r
infallibile ; imperocché quei dolori di Gotti * UGotta di
àquei travagli renali , $ quei sofpem di de* ver queflo me-
fretto morire , mene» fieno' franati , J b^n re- de fimo In-
filati da(ta ragione fapejtoie , pofrebbono ^ fermo t che
ler cagione , che egli fi aftenaffe da tutte quel- } note per
le cole., lequah poffonoeffere pregi i\diciaii al- /f^w/e,
U sua fani(&, e aKtteffein opera tu*t? quelle
altre ? che cooperano al lungQ vivere; § cos£
per confifgueqza juvga farebbe la sua vita, e di
quello io ne hptuit^ quella c^rteiza, che fipuj>
umanamente confeguire deileccjse future. Bifo-
fina adunque investigare quali sono quelle cofc
le quali poflbno irritare * e tende? $§di$ÌQfi \ t
mali dei §tg,Abate, e quali altresì sono quelle
altre, che potano portar giovamento -alla di lui
faniti. Io ne fecimencione nelle coaQder^io-
ni» clie sopr* di citi la iettimau* feoria mi fu
concio dato di fcrivene , ed a quelle mi rimet-
to . Soggi ugnerò, nulladimeno qui di nuovo
Iualche altra cofa , che ricaverò dalla lettera
?1 raedefimo Signor Abate , \\ èual$ fi eoo*,
piacer^ dr credermi , se io gli dico % che con,
molta prudenza , e desna di un par suo ha ria-
perto l ufeio alle vifi(e 9 . perchè (a malinconU
delia folitudine , non solamente non fuffragp.
air eftiepazione 9 ed alla guarigione de' mali,,
ma coopera molto , che effi m$li f\ rechino
profondamente qe' noftri corpi , in quella gui-
sa appunto , che l'erbe di futili > e malefiche al-
lignano con facilità , e fi mantengono per le
ftrade solitarie , e non praticate : Che perciò
un gran maeftro dell'antica medicina, ci volle
lafciare fcritto , che tutte le malattie de' cor-«
fi son cagionate dalle malinconiche afflittive
L z per-
I&t COXSVITt
perturbazioni dell* animo folitarìo , te quali
tempre più pigliano piede, e tempre .più gua-
dagnano campo « e Tempre nuòve malattie pre-
ducono, le quali malattie ateo alle voice nel-
la folitudtne apparifeono maggiori del vero 9
Jierchè Cogliono per lo più rimirar fi dall' inteU
etto appaffiònato , con quella fotta d'occhiali,
die non impiccoliti», ma aggrandire, gli og-
getti .
Dice il Signor Abate nella sua lettera, che
da 9 foli Serviziali ha ricavato giovamento • le
lo credo , e io tengo per certo , e potrà Sua
Signoria offertale, che nelle prime mie confi-
derazioni fendi , che quefto era il solo rime-
dio da frequentare con Scurezza , e con cer-
tezza di utile.
Quanto poi fi appartiene a' medicamenti , che
provocano l'orina, etoa creduti rompere IcaL-
culi delle reni , e farli ufeir fuori , e che da'
Medici con bel vocabolo Greco fi chiamano
anti nefritici ; fieno pure di rado adoperati dal
Signor Abate , perchè quelli tali per lo pia so-
J'hono ' rifvegtiare il cane , che" dorine, e per
o più anfora coftumano introdurre nel fangue
{ particelle foviébbondanti di fuoco , e di file*
e quali partano notabilmente detrimento ali
tmiverfale fan ita, e rinfrancano, e fortificano
fé cagioni delle fluffioni podagriche? Non bia-
fimo però i diuretici , o anticritici di tempe-
rata natura ; e tra quelli ho efperimenttto uti-
itflìroo , e oltremaravigliofamente utiliifimkri'uib
della bevanda dell' erba Tè, la quale non fo-
llmente repurga li reni, ma parimente fortifi-
ca lo ftomaco, e toglie via la foce,...
F*
DI FRANCESCO REDI, 1*J
PEr non la/dare nulla indietro di
ciò , che ft trova inedito del cele*
ère Francefco Redi appartenente a Me*
diana, e che giudicato viene degnijfir
mo della pubblica luce ; è paruto bene
di porre in q uè fio luogo y dopo i Con-
fitti (ronchi^ ed imperfetti , un Ifloria
Medica, con due altri Frammenti con»
cernenti fimil materia , prima di pajfa*
re ad alcuni Opuf cu ti interi detto Jtejf*
Autore •
Morìa della fterilitk di una Dama ,
e de'rimedj feoza frutto ufati
per guarirla.
L'IUuftriffima Signora K. N. di età di z&
in 27. anni , di abito di corpo moderata-
mente gracile , di temperamento melancolico,
di fpirito elevato, vivace, e brillante, ancor-
ché fieno già più di cinque anni, che fi è ma-
ritata, e ad un Marito giovane, e fano, non
i mai ingravidata , benché abbia fatti molti , t
molti medicamenti a quello effetto : Onde ora
defidera di fentire il parere di uomini Eccel-
lenti (Timi neir Arte medicinale , acciocché 14
configlino, se debba ricorrere a nuovi medica-
menti , ed a quali , o pure se debba attenertene
totalmente • E perchè portano con più fonda*
mento configliarla , ha (limato nece(Tario> che
Pervengano a loro le infraferitte notizie.
In primo luogo fi dee fapere, che queftall*
luftriffima Signora nell' età tua di anni quattor-
dici, e mezzo, cominciò ad avere quelle efpur-
gttieni languigae , che rtgplanpeute ogni mese
h 3 fo%
fogliono aver le donne • Cominciarono quc-i/
ite purghe coti buon colore , ma Bóff fri ifo%
ta* quantità 4 Per lo più portici pavane tre, o
quattro giórni , ancorché talvolta , febben 31;
rado , anticipaflfero qualche poco : Marantici*'
pafieitr, b pofpóhéffero *, la Sigtifruà ietopre in
quel tèmpo ave» qualche piccolo dolóretro nel-
la regione del vendè inferiore j e còsi conti-
riuò lo fpazio di Quattro anni '. Vertb il di-
ctottefimo anno * dell* età soa cominciatone le
purghe a Tcatfeggiar • più del folito v ; onde co**
minciò la Signora à perdere del natura! suo so-*
lito buóri colore , impallidì, fmagrì, fi" fece
jàh melancolica , ch$ per avanti non em- fta-»
ta, e qualche poco ancóra più di prima fu in-
fettata da* dolori nei ventre inferióre het tem-
po delle meftruaii evacuazioni : Ma non fentì
mài debbicela, o fiacchézza, riè mai fi lamen^
tò dt dolore di teda* Nell'anno véntuhefimo',
nel quale poi fi maritò , cominciò ad avere
maggiore fcarfezza di meftrui con una più lun-
ga pofpofiziohe, ed offervb, che diveniva più
magra del folitó, provando inappetenza gratin
dilhmà ad ógni forla di cibo . Iti sómma da
che ella è maritata in qtià non ha avuto mai
delle site purghe più che tré, ó quattro panni
dt color ragionevole nello fpazio di fette , ó
dt òtto giorni , » mentre avanti il maltaggio
fóleva avere per lo più fette o otto panni .
Bd ora , nel tempo eh' io ferivo , la: fuddetta
fearfezza delle purghe non folamente è augu-
mentata, ma il loro colore, che priiaa era ra-
gionevolmente buono ^ è divenuto piti cattivo,
(colorito, e quafi acqu&fo, e talvolta di colo-
re tra* il nero, ed il verde»
Fatta la fuddetfò prima confiderazione intor-
nò allo fiato delle evacuazioni mefttuali , in Fe-
condo luogo fi dèe offrivate , che qtiefia Illu-
fori dima Signora - ihfift tte4P età pia teneri có v
miàcicv a patire di'tjti'fltiflfo bianco, che da ef-
fa per ta : feociulteizà non fu offervato, né fat-
tone cafri -fiào air tu. più adulta*. Dopo che fu.
-^ C -* ma-
DI **A»CESCO REDt, l6f.
maritata, crebbe un poco q 'ietto tal flaflb bian-
co , il quale è continuo sì , ma in poca co*
pia : £4 avendo io voluto óflervare quanto ne
poteva venire in un giorno intero , vidi , the
appena avea macchiato un panno pei^ la lar-
ghezza, e per la lunghezza di due dita. E* bea
vett> che in quel tempo dell' offervazione la Si-
gnóra flava meglio ; imperocché quando eli»,
ne (la peggio, la macchia apparirà il doppio"
più dell* accennata, né più crefce ancorché fot '
fero fatti moti, o efercizj violenti • Del refto
la materia del fluffo non é fempre ad un mo-
do nella fuftanza ; co n ciò Ilìaco fachè talvolta è
acquofe, alle volte è vifcofa come una chiara
d'uova, e alle volte è più dirotta, e auafi li-
mile al Latte. Il colore per lo pib è bianco ^
ma alle volte, e particolarmente quando lama*»
terìa è vifcofa, pende un poco poco algiallet-»
to . Non ha mai avuto grave odore , né màk
ha cagionato alla Signora né prurìto, né do-
lore, né efcoriaziòne alcuna in quelle parti ,
dalle quali fcaturifce ; né mai ella fi é lamen-
tata in tempo veruno , di dolore nella regione
de' lombi, o de\reni.
In terzo luogo fi dee confiderare, che quefta
Signora nella regione della milza fi lamenta
non di racfa. di un fenso dolorìfico non molto
grande, il qua 1 fenfo dolorifico é vagante, ma*
più fi (tende verfo il pube. Non lo fenteperfc
mai, se non quando colla mano tocca , e pre*
me la regione di e(Ta milza , e 1' altre parti
circonvicine. Del refto in tutto il ventre infe*
riore > nel quale a giudizio del tatto non fono
né -durezze , né tenfioni , ha la Signora un con-
tinuo mormorio di fiati , rògiti , e borbotta*
menti, da effa a(Tomigliati a un dibattimento
di acqua in qualche gran vafo * '
In quarto luogo fi offerti, che qnefta Signor •
ra, la quale non avea mai patito di dolor di
tetta, un anno dopo , che fu maritata, comin- »
ciò ad efiere afflitta da una emicrania , che per
lo pia T infettava ogni otto giorni periodica^
L 4 men-
/
V
iti I8T01U MED*
mente ora nella parte deftra , ora nella fmU
ftra, e talvolta nella parte pofteriore . Quan-
do ha T emicrania , non vomita mai , ma vi
avrebbe (limolo ; e se talvolta ha vomitato
( il che avviene di radiflìmo ) le materie fona
fiate vifcofe, di fapore acido, con qualche me*
icolanza d' amaro , e di colore pendente tra po-
co al giallo • Egli è ben vero , che da quel
tempo in qua) che la Signora ha ufata l' im-
tnerfione ne' Bagni di Peccioli, l'emicrania ha
diradato qualche poco i fuoi periodi ; e nei
tempo , che V emicrania fi fa fentire , fuole la
Signora avene copiofa evacuazione di urine fco-
lorite, acquofe, e lottili » Oltre V emicrania ù
<è lamentata , e fi lamenta ancora <T una pic-
cola fluflìdne catarrale ad un dente guado , e
cariofo , la qual fluflìone , a giudizio del fapo-
re, fi accoderebbe più ai falato , che all'infU
pino •
Quanto al retto* la Signóra non ha mai Te-
te, né mal ha farne} ed ancorché flette 24. ore
intere fenza mangiare (come fovente ha efpe-
rimentato ) nulladimeno non le vien mai ap-
petito , ma bensì languidezza . Dorme beniflì-
me dieci ore per nòtte, fenza fvegliarfì, e dor-
mirebbe più • Le dolgono un poco le gambe ,
nei falir le fcale, e lente qualche poca di gra-
vezza , o affanno ; ma ciò non ottante eli' è
Jrontiffima ai moto, fciolta, e franca. Quan-
> fta lungo tempo in piede , ed anco fenza
quetta occafione , le pare dì fentir pefo nelle
gambe dal ginocchio in giù , e vi otterva fo-
ventemente qualche tumidezza > nella quale non
retta 1' impreflìone del dito , se con etto dito
venga premuto il luogo della tumidezza. Le
pare d' ayer Tempre lo ttomaco acquofo. Di quan-
do in quando ha certe frooffe di corpo ttem-
perate, il color delle quali pende molto nel
giallo; fuor di quefte, fuole per ordinario qua fi
ogni giorno avere il benefizio del corpo in
quella conformità, che lo anno i fani . I cibi
refrigeranti èparfo tempre, che le portinQ gio-
va-
M FRANCESCO REDÌ; 969
vamentò * è diletta ; ma poi dice di fentirnt
«laiche Documento allo ftomaco. Da' cibi cal-
di don ne riceve detrimento , ma riconofce in
fae, che le mandano vapori al capò.
Quanto ad altre malattie non ha avuto in
vka Tua cose di confiderafcione . Solamente nel
diciatmovefirtio anno, fu forprefa da una difen-
teria, per la quale non fece altri medicamenti,
che di pigliare alcune co fé aftringen ti * Nel dati-
no ventèlimo» in tempo di primavera i fu affa-
lità da alcune febbri, che (blamente durarono
chiane } o sei giorni , ma quando fi partirono,
lardarono U Signóra più smagrita del folito >
e con quefta* occafione fu allora » che ella co*
■linciò ad accorgerli de' flati , e rugiti negl'Ipo-
condri, còme di (òpra fi è detto.
Molti sonò i medicamenti, eh? dalla Signor
ra sono flati fatti sotto la direzione di di ferii
Medici , a fine di poter far de 1 figliuoli , di li-
berarfi dal fluor bianco , di sfuggir la magrez-
za ec* In primo luogo, qualche; tempo dopo
che fu maritata » fece due piacevoli purghe , e
bevve vino acciaiato a pattò , e te purghe fu-
rono dirette ad aprire V òftruzioni , è ad am-
mollire > ed umettare, ed impinguare > Da mie-
to medicamento ritornò un poco di miglio?
colore , ma non durb per lupgo tempo , perchè
ritornò pretto ad impallidire, ancorché non i-
taagrifle di vantaggio. .
Un anno dopo gùefto fuddètto medicamen-
te , nel mefe di Maggio, fi purgò di nuovo ,
come dicono i Medici , con purga femplice ,
* comporta, e pofeia prefe 1 acqua del Tei*
taccio •
Al Settembre fi purgò, e fi ripurgò di mio*
vo 9 e bevve per molti giorni l'acqua della Fi-
concella.
L'anno feguente nel mefe di Maggio, preft
per molti giorni ogni mattina un bicchiere di
Vino folutivo , e dopo se ne pafsò al Latte
di Capra ferrato , e raddolcito con firoppo ro-
Wo lecco per tarata giorni} Dopo di che per
altri
altri trenta giorni, usò h polvere viperina, cr
certe pillole ailftagenti . Prefe ancora certo bo- ,
lo bianco per Io fpalio di dieci , o di dodici
giorni : Il tatto senza utile , e senza danno
apparente ;
uopo molti, e molti mefi y ricorfe a un d*'
cotto di China, di Sandali , e di Salfapariglia
con Ciéòracei , fatto in brodo di Poi ladra ;
dal qual medicamento fentì gualche utile alla-
tefia> tna non già al fluor bianco.
Prefe pofcia di nuovo per la seconda volta
il vino folutivo per molti giorni , e dopo di
eflb Usb lungo tempo la polvere de' coralli ,
ed altre polveri aftringenti . ■ * '*>
L'anno prdflimo pattato fi puigb, e fi riporr
gb di nuovo con Caffia , e brodi medicati ; *
usò un ìmpiartro d'Astemi fi a applicato al ven-
tre inferióre*
Qpefto Maggio proflìmo paffatd, Im ripreftr
di nuovo 11 vino folutivo per la terza volta, e
dbpo di eflfo è andata a' Bagni di Peccioli per
immergerti (come ha fatto )jf>er 20. giorni con-
tinui, ftando nel bagno quattri re la mattina,
e quattro la fera . Tal* immerfione* pare , che
abbia portato Un ibi giovamento , ed è , che
1' emicrania ha diradato i periodi , e talvolta
non fono così fieri, e dolorofi.
Oltre it fuddetto Bagno di Peccioli , ha an-
cora ufato il Bagno di acqua dolce, ma nona
lungo tempo.
Per re capitolare in breve quello, che di fo^
pra è flato fcritto : quefta Illuftriff. Signora in
oggi , ancorché fieno già qua fi fei anni , che»
abita con marito giovane, e fano, non è mai'
ingravidata . Ha fcarfezza dimeftrui, e di non
buon colore. Ha un antico continuo , b* 11 ^
piccioliflimo, fluor muliebre. E' fottopofla a*
tifo* emicrania, lai quale V infetta* pia di rado ,
che prima non faceva. Ha qualche poca dita-*
nudezza nelle gambe, gravezza ed affanno nei
salir le leale , ma con tutto ciì> è svelta nel
moro 3 e pronriffima . Ha rogiti , e borbom--
menti
Dì FftAtféESCOT ttSDT.* - I/Jf
menti negli ipocondri, e particolarmente nella
milza • Sente ili bocca unsi piccola fluffione ,
che inclinerebbe al salato . Non ha fete mai •
Ha inappe tènia continua * Dorme beniflkno +.
Ha fatti tatti i fopraccenftatì medicamenti .
De fiderà fa pera se debba farne de' nuovi , e
quali debba fare * o pure debba attenertene af-
fatto. - • -
Come dìfcenda t uova
neir utero 4 /' l *M*
/opra que-
Jlamateri*
Frammentò d'i t>Ì/cor/o. rifiorì*
delfaGcne-
CHe ógni animale nafca da un uovo fàb- taztone
bricato fièli' utero, è opinióne già invec- dell'Uomo,
chiara.» Più rflodtertia è quella dì coloro , che e degli A-
tengono, che dUell*uOvo non fìiocda nell'ute- ritmali del
ro , ma che bello e fatto vi Cafcnr dentro dal- Sig.Anto-
leovaje, equéfte ovajé tètigórtO chet fieno que' nio Valli»
dae corpi, che fino ad óra fono (lati chiama-/*wJ . Se-
ti tefticolt delle femmine, ì quali tefticoli dal^r* quefla
Falloppio , e da altri Anatomici furono offer- altresì fi
vati effere un aggregaftieiito dì piccole vefci- parla dal
chette ittìpiarttat^in una fuftanta merobranofa , noftro Au-
corredate di vene , e d' arterie , e piene di un tare netto»
liquore limpido, il quale effendo cotto induri- mo V.deU
fce come la chiara dell'uova degli uccelli 9 eìlefueOpe~
ha lo fletto fapòre ancora * Quefte vefcichette re ed itT
son T uova, le quali , quando anno acquiftata qqcfto.
la loro naturale grandezza, e maturità, e che
pofcia son fecondate dall'aura prolifica del Te-
me roafchile , cominciano fubito a perdere la
loro trafparenza , e ad effere cinte , e circon-
date da una certa fuftanta gtandulòfa , la qua-
le appoco appoco crefcendo comprime l' uovo,
che per effer maturo , facilmente fi fiacca , e
lo neceffita afcappàr fuora per un forame, che
s' apre nel mezzo di efla Amanza gtandulofa ,
il che ne'ConigK fuol avvenire tre giorni do-
• pò il
IT* 6 I t €* IC E IH
pè il coito, ma molto pia tardi nelle Varahe,
nelle Pecore , nell' Afine , t in altri animali
grandi. Il forame di quefta gtanduìou $uftan~
2a , che da efla fi innalza come . una papillet*
ta, non fi vede ; né fi trova mai aperte » ft
non immediatamente avanti 1' efpulhone deli*
uovo » e dopo ancora 1* espulsone per molti
giorni . Infino a qui ogni cofa va beniflìmo >
ma ora ne viene ,il bufillis , e Io imbroglio
maggiore , cioè il moftrare come l'uovo matu-
ro fpiccato .dall' otfaja non cafehi nella cavità
dello abdomine * e come , e per qiiai via egli
«e ne vada nell' ùtero. Dall ùtero di qualfiua
: # ly femmina nafeono due corpi in Foggia di trom*
Gabvrttllote $ fa ^fo ^be Fallopiane dal nome del
tut y*r P" mo °ff e nratore fono fiate chiamate , ed ora
© ud > con nome di ovidutto ù dicono da* moderni .
rlr j : ^ P^ Strile ? ftrwtótà di quefte tube , o ovU
M or * . di datti nafee dali utetó; la prò gròfla eftrertìità»
iti?™ * a ^ ua ' e ^* un ^ oramc a P ert0 ne l metzo , ào*,
™J. À -p~ P° alcuni ravvolgimenti | va. a terminare in^i-
djod$Pa- cifaanza dell'ovaia delle femmine, e ti congiu-
aw*f Wgne pòi con efla ovaia * mediante una certa
tnorì nel e f pan fiori e, o dilatazione membranofa , laqua-
13^2. i e ne'quadrupedi , partendoli dall'eftremità deli*
ovidutto ^ abbraccia l'ovaia in quella ifteflaguiV
sa i che l* infundibulo negli uccelli fi attacca
alla regione lombare, e au*ovaja di efliuccel-
li. Nelle donne non v è quefta efpanfione mem-
branofa , ma in sua vece 1 eftremità più grolla
♦ dell'ovidutto all' ovaja fi congiugne con certe
fìmbrie intagliate a guifa di foglie, onde Tuo*
vo maturo e fecondo , mentre è cacciato fuor
dell' ovaja tra le pièghe di qùefte fimbrie, va
ad entrare nell' ovidutto per quei forame , che
è aperto nel mezzo dell' estremità di effo ovi-
dutto , e cosi per effo sdrucciolando va a po-
sarti nella cavità dell'utero. Quefta è l'opinio-
ne de' moderni , tra' quali qualche cofa ne ac-
cennò il Wan Horn, ed ora ultimamente f*t
extenfum ne Jia ferino Regnerò de Graaf in un
labro ftampato in Leiden nel 2672.
DI FRANCESCO MXùU t?J
lo poi non to se f*i orò lafciata intende-
• • * •
De}}' prioae de' vafi del cuore
pel feto.
\ »
IO non io, sr avrò tanta giudizio da saper*
mi fpiegare in tnodq , che V.tlév. mi rotti
intendere circa quello, eh? ella defidera di sa-
pere intorno ali ^unione de 9 vafi del cuore in
quel tempo , che l'animale fi trova nell* uter$
delta madre . Mi sforzerò di fervida con piijt
chiarezza che fy potàbile, e perciò mi conver*
rà tralafciar molte jninuxie , e ftarmene su le
cofe più generali,
Supponga V.Rev< per vero ^ che il cuore de-
gli Animali bipedi , e quadrupedi ha due cavi-
tà , o ventricoli : Nel deftro ventricolo {tanno
impiantati due gran vafi tronchi , uno de' qua*
ti fi chiama vena cava , e l'altro vena arterio-
sa. Nel finitilo ventricolo pur sono due gran
vafi , cioè r arteria magna , 1' arteria v enoia .
Supporto quello, fappia V.Rev. che il fangue
per la vena cava fé ne va per entrare nel de-
Aro ventricolo del cuore, ma non vi entra tut-
to, perchè il tronco della vena cava è unito, e
attaccato col tronco della arteria venofa , la
qual arteria venofa, come fi è fuppofto di fo-
Sa, imbqcca nel finiftro ventricolo del cuore,
ra nel più baffo luogo dove son uniti quefti
due tronchi della vena cava , e dell'arteria ve-
nofa, yi è il forame ovale, onde il sangue ve-
nendo per la vena cava entra p$l forame ovale
nell' arteria venpfa , e da efla arteria venofe
paffa nel finiftro ventricolo del cuore , e dai fi-
niftro ventricolo del cuore entra nell' arteria
magna , e dall'arteria spagna torre per tutto ti
corpo.
Il
- Il sangue poi, -che entra nel deftre vestì-
colo -del cuore , se ne va a nutrire ipotroqniftr
la vena arteriofa. Ma perchè quello sangue sa-
rebbe troppo per loro, che ancora hanno i va-
li, comprefli . , .e rHjnarr?bbooo fùjbcati , ìpertib
la natura ha inventato nn' .altra fìrada , per la
quale feorra parte di quello sangue , che dal
deliro ventrìcolo , per la vena arteriofa , an-
drebbe a'polmoni ; £ la {bada è , che nel fe-
to ha fatto nafeere un breve canaletto arterio-
so , U quale nafee dal ; tronco delU. v«na prtf-
riofa, e ya a impiantarli nella arteria magni.
Queflo. canaletto, pochi giorni dopo la nati-
la del feto. , perde fa sua cavità » e diventa un
JigamentQ, e finalmente svani tee, e £ perde ,
Svanifce ancora ,■ e fi ferra il forame ovale ,
Imperocché . nella parte pia declive del fony
ine ovale, U natura vi fece nafeere una cer-
ta membrana , la' quale fi fìende nella cavita
della a mcja, e vi Ufcia paffare il san-
gue, < la entra dalla vena cavajma se
jl fang arteria venofà vplefle ritornar
re indi la cava, quella membrana l'iny
pedifee d'una, valvula . Or quella mer»
braca , il feto è nato, e che non. palli
via lai forame ovale...,
»I FRANCESCO REDI. S?J
Per tua Uropifia afeitide
IO concorro pienamente , e di buona voglia
con la dona e prudente opinione dello Ec
xellentiffimp Sig. Dottor Geminiano Antonio
Doglia Marchetti , che quefta Nobil Signora,
de' mali «Iella quale mi è (lata fattoi veder la Re-
lazione, fia ixr oggi idropica afcitjca 00 per ca*
gione di un trafugamento , o gemitio di fari nella
cavità dell' addomi^ eforfe ancora per qualche
piccola rpttura diqualchedunodf quei canali lin-
eatici, che (corrono per le vi feere contenute nel
cnedefimo addomine , Oltre queftfc prìncipaliffima,
« co n fi derabiliflìroa malattia, vi i accora- di pia,
come 1q fteffo Sig.Bottore afifenpa, che la lin-
fa, ed i fieri , ed il (angue , ed il fugo nerveo,
ei altri fluidi fono pregni 4* fali atutiflìmi
pungeotiffimi ; onde due g ere volte l' anso eU'
la è fottoppofta a febbri acutecondelirj , ecoa-
vulfioni 9 o mori cqnyulfivi faftidiofiffupi ; Co-
se tutte fpmmatnente difficili da vinc^rfi e fa»
perarfi, non oilante che la Signora fia per al-
lora giovane ; Ma ancorché giovane priva di
jjuei benefixj , che< ogni ni e fé $klie donne so*
gliono peceifteiamente avvenire . Che fi ha egli
dunque da lire per fervizio di Sua Signoria ? e
per portarle qualche bramato folli evo ? e per
allungamento pia che. fia potàbile della sua vi-
ta ? e per contrazione dr (boi Sig. Parenti , che
tanto , e tanto la defideran© \ Non fi pofiono
prendere altre ftrade, che quelle fle(fe,che so-
no fiate fagg4 amente accennate dal Sig. Deglia:
Cioè evacuare c^n piacevolezza i fieri , e la
linfa per feceflb; e proccurare altresì , che la
natura fi avvezzi a fcaricarfi per la {scura , e
. uti-
<a) In qtwft* fpexie £ Idroptfia *{ rtgions il
neflro Astimi altresì * r. 45. e 182. ' *
Jf6 COKtVtTt
utiliffìma ftrada della mina (»7.
Quei leggieri, e piacevoli Colutivi di quan-
do in quando replicali , che altre volte ha po-
lli in opera , faranno utilizimi , e particolar-
mente se faranno in bevanda, e raddolciti eoa
la osanna , ovvero col giulebbo aureo , e se dp-
po due ore di avergli prefi , la Signora beverfc
una libbra di decozione di I,egno Palo , che
£r altro nome è detto Legno Nefritico , fatta
tta decozione in Acqua di Parietaria fti Ha-
ta , o di Capelvenere , ovverà in qualfifia altra
Acqua diuretica : ed ottima farebbe , p*r un*
Acqua comune quella di Pila {*) .
I detti leggieri e piacevoli Colutivi potreb-
bono vigorarU con lo aggi ugnavi a ciafcuno
di elfi venticinque q trenta gocciole di Acciaio
potabile della Fonderia dej SerenififimQ Gran-
duca di Tqfcana.
In vece de' foprammentovati folutivi fi pò-
irebbe mettere in opera un vino folutivo cali-
beato, che pur vien piopofto dal medefimo Sig.
Dottor Doglia , e potrebbe renderfi Còlutivi
con la Sena , col Rabarbaro , col Mecioacam, e
con la Manna ; e ft potrebbe prendere la mat-
tina a buon' ora un giorno sì ed un giorno nò;
ovvero un giorno si, e due giorni nfc. Beven-
do due ore dopo, ootne ho detto di Copra, una
libbra di infuriane di Legno Palo ; la quale è
grata al gufto, di bel colo*, e per conseguen-
za da non difpiacere alla Signora : e tanto piti
che non {blamente fi pub raddolcire con un
poco di zucchero , ma ancora renderfi acida coi
Ingo di limane , e di anuria % e pub ancona
acco-
(*) I Solutivi gagliauli potevate in ut e* fifa
erefeete il mate y rompendo t va fi linfatici > che nel
baffo ventre fi contengono , per via de loro jiimeli .
^(b) Diofcoride attrtbuifce ni Capelvenere la virtù
eli promovete le orine trattennte y e al eli. lui parere
fi accada quelle de$li altri pk eccellenti Saktori
Botanici .
DI FRANCESCO REDI 2
177
accomodare conforme fi acconciano le ?cqae
cedrate, ed altre fimi li acque, o forbotti, che
fi bevono la ftate per galanteria.
^ Non ottante che la Signora pigli il fuddetto
vino folutivo acciaiato", 1 fuddetti Siroppi pia*
ce voli Colutivi , vigorati con la tintura di ac-
ciaio ; ftimo peceffario , che un giorno di mez*
20, tra un folutivo , e l'altro, ella prenda un
ferviziale piacevole fatto di folo brodo , zuc*
chero , e fale fenza la giunta di altri ingre*,
dienti medicinali.
Le mattine tra un folutivo, e l'altro {lime-
rei opportuni (Timo, che la Signora prendeffeot- I Popoli
to once di ; bollitura di queli erba, la quale è dell'Indie
chiamata erba Tè, e da altri è chiamata Cià . Orientali
Quefta è diuretica , e amica , e corroborativa ufano fre~
dello ftomaco , e potentemente difoppiiativa de' quentemt-
canali , che feorrono per i corpi umani , e par- te. la ber
ticòlarmente delle vifeere del .ventre inferiore : vanda del
e di più è grata al gufto, onde laSignor* do- Ti . Di
vrebbe prènderla volentieri, e di buon animo . ouejla m
Avanti la bevuta fuddetta , ottima co fa ed ha parlato
opportuni (Tuna farebbe se la Signora immedia- il Redi
tamente inghiottifle due pilloline di dodici gra- nelle note
ni Tuna, di trementina Veneziana, cotta pri- alfuo i>#-
ma' nel!' acqua , acciocché ella pofla ridurfi intirambo^
pillole. L'utilità di quefto medicamento è mol-
to ben nota in quefti cafi a tutti i Profeffori^ prendere
di Medicina, effendo diuretico, e perchè anco- per bocca
ra , come ci lafciò fcritto uno de' primi Maeftri;/*7Yww*»-
emqia vi/cera eleganti fftme repurgat . E se que- una le uru
fte due pilloline di trementina fi fortificartelo ne acquu
con tre, o quattro gocciole di Balfamo Perm-jlano uri
tto } o Tolutano , farebbono maggiormente la odore di
loro operazione di muovere V urina , di corroba-wV* mam~
rare lo ftomaco, e di repurgare tutte le v\fc$-mole affai
re oftrutte, e mal condotte del ventre inferiore. gratoycome
Se ih alcun male vi é «eceffaria la regola»; firijje
della vita, e lo aftenerfi da' difordini , in que- al Redi il
fto di quefta Nobil Signora è co fa, pi ti che ne- Sig. Dott.
wflariffima a voler viver© lungamente; e cer- Giufeppe
Op.delRediTom.VJL M te- del Papa,
I78 COjTSULTf
nella mutamente feaza la continuata efiuta» e lunga r*-
ravtgliofa sola di vita ella andrà fempre peggiorando , e
fu a lette- da' medicamenti non (blamente non caverà
ra y dell' frutto veruno , ma ne caverà fempre detri-
um'tdoy e mento.
d:l fectO) Che è quanto ho potuto brevemente dire :
ftampata E prego Iddio benedetto datore di ogni noftro
in Firenze bene, che voglia concedere alla Signora , ed a
/' Anno tutt' i (boi Signori congiunti ogni, più defide»
1 6$ 1 . a e. rata confo lazione »
Per una Vertigine tenebrofa in un
gran Perfonfcggio.
HO letta , ed efaminata i 1 efattiffiraa , e di-
ligentiffima Relazione de' mali del Sig*
N. N. e di quei tanti , e tanti medicamenti,
che dal principio della fua vita fino in 70. an-
ni per mano di diverfi Medici ha meffi in ope-
ra. Mi viene comandato' di favellare intorno ad
effi, ed io ardirò di favellarne con quella in-
genuità, che fuole effere propria , e del buon
Criftiano , e dell'Uomo da bene, e dell' uomo
d'onore, ed il mio favellare concluderà quefio:
Che se il Sig.N.N. vorrà vivere lungamente,
egli potrà farlo, e potrà godere di quella feli-
cità-, mi tra quella felicità dei lungo vivere fa
di meftiere, che celi fi contenti, ed accomodi
l'animo fuo.a credere, che vi ha da eflere tra»»
mifchiato qualche piccolo, e tollerabile languo-
re, il quale è compagno infeparabile di tutti
coloro, che lungamente vivono.
Io leggo nella Relazione , che quefto Signore
(e son parole di effà Relazione) io leggo, di-
co , che fino dalle fafee moftrò poca buona fi-
nità , e che da allora infino al prefente tempo
è fiato frequentiffiaiamente fottopofto a' dolori
di
m nuwcEScd rem; 179
«B teda, vertigini ec. Leggo altresì, che da di-
vertì medicamenti fatti e nella puerizia , enélL*
adolefcenza egli non ne ricevè allora altro, che
detrimento notabile ? che lo pò fé poi in gran
pericolo della vita r dai qua! pericolo ufcito j,
prefe l'Acci^jo , u$ò i Bagni d'acqua dolce , ed
il tutto lenza verini profitto • Prefe di poi il
fiero 4 replicò V acciaio , ed i b^gnì di acqua .
dolce , e femprp fenz^ ricevere giovamento ;
ficcóme da cura veruna egli afferma di non lo
aver piai ricevuto , eccetto che gii parve di ri-
cevere gran follievo dalla deprezza d* un Me-
dico d'Ancona, il quale gli diede in un iltef-
$0 tempo 1'Acciajo col Rabarbaro, col fiero, e
coi bagni. Gli parve parimente di njftaiv con-
fo lato dall'ufo frequente de' elider! , da 1 quali
ricevè tanto follevamento , che dove s'era refo
qua fi impotente a qualunque applicazione , ha
potuto col benefìzio di .eflì ciiileri efercitare
cariche laboriofe, e di alto maneggio. E,* fla-
to solito purgarli ogni anno una o due volte,
^ benché il giorno della purgazione fi fentiffe
Sgravare, nulladimenot la notte feguente quafi
sempre li fopravvenivà.un graviffimo dolore di
tetta , che li durava tutto il giorno ed altri ap-
pretto. Nell'età di 55. anni prefe la polvere di
Vipera nel mefe d'Ottobre, ma piùi tofto con
nocumento^ che con giovamento. Alla Prima*
vera pigliò l'acqua della Fi con celi a , la quale
Anita di prendere , ne ricavò un male graviffi-
mo di vertigine con accompagnamento di altri
accidenti . Avendo usato per V addietro medi-
tine evacuative gentili , delicate , e piacevoli,
fece palfaggia per canfiglio defedici ad ufar-
ne delle più gagliarde \ quelle pia gagliarde ca-
gionarono nel fuo corpo maggiore feetneertodi
quelle prime. Si media pofeia per 5, mefi con-
tinui in Napoli da tpi Medico , che credeva f
che il male veniflfe da freddezza di ftomaco ,
ma con peffimo< fucceflb , e con ridurlo in pef-
Cmo flato , dal quale appenna «elio fpazio di
3, anni cominciò qualche poco a riaverli > an-
M 2 cor-
\
\
l8o CONSULTI
corchi da altri Medici , che aveano contraria
opinione da quella di quel primo , folTe (iato
divedamene trattato. Volle in quefto mentre
il Sig. N. N. reiterare i Bagni d'acqua dolce,
ma con poco buon fucceflb, come altresì con
poco buon fucceflb usò i Bagni di Napoli , e
alcuni Aillicidj refrigeranti lopra gì' ipocondri ,
e pofeia in procedo di tempo le vento fé taglia-
te , e scarificate , ed un Vefficatorio al collo ,
ma con danno più torto , che con giovamen-
to. Si è cavato fangue dalle vene emorroidali;
ha ufate evacuazioni epicratiche -, fi è fervito
per cinque o sei giorni del Tartaro vi trio laro,
ma per li gravi filmi accidenti sopravvenuti fu
di n e ce fi] tà il tralafciarlo . Non va rammenta-
re i clifteri di latte , i fughi di cicorea e di
borragine , ma folamente voglio dire , che io
non mi maraviglio, che quello Signore non fia
Sì vede, guarito da' fuoi mali con tanti e tanti me-
ebe il Redi dicamenti ; ma bensì mi maraviglio, che egli
aveva una fia vivo, e che tanti e tanti medicamenti non
gran pau- lo abbiano ammazzato, e fé non lo hanno fat-
r*dè me- to , ne può rendere grazie alla bontà Divina,
dhamentiyh quale forfè lo riferba a grandifiime cofe, e
come quel- pub faperne grado alla sua buona naturalezza
Hjcbepof- forte, robufta, e ferrigna, la quale in uniftef-
fono am- fo tempo ha potuto , e faputo reggere , e fcher-
mazzare, mirfi dagl'in fui ti del male, e dalle offese delle
se dalla medicine. Ma se tante medicine per 70. anni
prudenza continui adoperate non hanno mai apportato
dfunMedi-ti sua Signoria la defiderata fallite , che s' ta
co difereto egli da tare da qui avanti di tante medicine
non sono a-intomo , e di tante medicine di diverfa natu-
doperati.Iriì Io per me sarei di parere, che fi tralafciaf-
Grecichia-kvo tutte le sorte di medicamenti f eccetto al-
manojcol cuni pochi familiari, piacevoli , e gentili da in-
nome di trodurfi nel corpo pia tofto sotto forma divit-
fotptittxor to, che sotto forma di medicamento • Le roa-
tanto il latrie di quefto Signore, a mio credere , han-
yzlenoy che no natura fimile alla natura della Vipera. La
il medica- Vipera è un animale perfido, cattivo, che col
mento, morto avvelena, e coir avvelenare uccide, ma
se
. DI FRANCESCO ftEDf. iSl
^e la Vipera è lafciata vivere in pace, se nonVeggafi e ih
è buzzicata, se non è irritala, non fi avventa che fcriffe
mai per suo naturale iflfinto né a mordere , né // Redi al
ad uccidere per fona veruna. Ma quali son OTbSig.Co.Lo-
le malattie, .che prefentemente sono le più ri- re»zo Mu-
ffenti te* neli' offendere quefto Signore? E quzligalotti net*
sono le cagioni , che producono effe malattie ? le ojjerva-
Non è jdlfficile il ritrovarle*, né meno è diffi- zioni in-
cile. il .dirlo, almeno per quelle con] et ture, eh e torno alle
sono moftrate a me ifcumio debole modo d'in- Vipere.
tendere, il quale di buon cuore, e con ogni fin-
ceri tà u sottomette al giudizio di ogni miglio-
re , e di ogni- più alto intendimento ., e me ne
jbrighsrò cop pocbiiTime parole , perchè m* ac-
corgo molto bene* che grande, ed efperimen-
tato è il vàlpre di q\iel valent' uomo , che ha
diftefa la Relazione , e che per ciò badi un fol
cenno indicativo del mio credere. Io credo dun-
que, che in oggi il male del Sig.N.N. non fadpprejjo a 9
altro , che quella malattia , che da' Medici è Greci la
chiamata Vertigine ténebròfa , congiunta con Vertigine
dolore" di quelle particelle quali fi ruota que- /» detta
fta Vertigine , cioè a dire nella tefta j il che firos^D?
produce ancora come,' suole produrre in tutti quejla ne
guanti gli altri uòmini gualche me lan colica ap- ragionò I-
prenfione. Quefti mali i hanno la lòr fede nel- pocrate ; e
la.tefla,, ma, la lóro cagione Tia. la sua sede in tra i mi-
luogo mólto dalla tetta lontano ; imperocché ìoderniTom-
credo , che tal sede fià e nello ftomaco', e nel mafoWiU
piloro», ed in tutto quanto il lungbiflìmo e rav-/#x quando
yolto canale degli alimentile. Credo in forti- tratta de
ma, che la' cagione del male del Sig.N.N. non mali , che
Vì2l altro, che un mifcuglio di certi fiuidi fo- apparten-
yerchiamente acidi , e Joverchiamente salfugi-fowoWC*-
hofi , i quali mefcolati infieme bollono , e ùpOjLorfzfi
fermentano e crefeono di mole, e Fanno crefee- Bellini, il
re di ipoie tutto ciò che toccano , e ancora Silvio ed
{ 'ùngono , e irritano tutte' le cavità, nelle quz- altri. Ma
i fi ritrovano , onde le fibre , ed i sottiiiffimi Parace/fo
Sii nervofi dello ftomaco , del piloro , e dell'in- la riduce
teftino duodeno reftano afflitti , e per confe- ad Epilef-
guenza gli fpiri ti ancora , che per efli nervic- fia.
M '* ' ciurli
J
(
i82 C O V S V t ? I
ciuotheorrono e ricorrono , pigliano un thótb
difordinato, e nfoiro Contrario al naturale , il
quale moto difordinato , mediante 1 nervi mag*
giori attaccati a* minimi , fi comunica al cer-
vello; e così in effa' cervello viene prodotta là
vertìgine ; ed in tutta quanta la tetta limola-
re di efla . Quei fluidi foverchiàmente" addi , é
foyerchiamente felsuginofi riconoscono * rifaet-
tivamente per loro forgenté iètóniitiffitnè gran-
dule dello flomaco \ ncònpfcorto il Pancreas f
ed altre glandule diffetninat]^, è sparfé nei ven-
tre inferióre; ricoftofcònb àncora ed il fegato,
e la borfettà dèi fiele , mediante quei : due ca-
nali biliari y che mettono foce .njeir ìhteftino
duodeno. Ma perchè In oggi, quéi fluidi Jì con-
servano soverchiamente acidi , e Toverthiàthèu-
te.sal&uginofi ì Perchè cònfervano così oftina-
tamente il loro vixio > e perchè non fi è mal
potuto addolcirlo e renderlo più manfueto? Io
non faprei addurne altra . ragione , che duella
Quo se* di qualcheduno dì quegli efetnpli, che giornal-
mei ed mente ti fi parano avanti a gli occhi' * e pè*
imbuca noftro efetnplò ferva tiha J bótte di legno ? che
recens fer-per mplti .e mólti, anni abbia confettato race-
vabitòdo-to, e che di eflfò aceto totalmente fi fieno ii*^
remTefta zuppate le Sue (foghe > o se lo fieno (per' co&
dìu. dire) convertito in naturai tutto quel vino, più
Orazio, generofo, e più potente* che fi menerà ìncotal
bòtte, tutto diventerà aceto.
Per .proccurare àdùhque , che il Sig.N.N. go-
da la prófperità dì una lunga vita , e lontana
pei 1 quàhto fia poflìbile e da' dolori di teda f
e dagli apcidenti vertìginofi > fa di nféftierfc in
una sola parola temperare con mano di forerà
l'acido , ed il falso de 1 fluidi , e V imparfezione
delle loro forgèntì .
I medicamenti, che a queftofine fi hanno da
mettere in opera , debbono eflere tutti piacc-
hmanxtal voli (fimi, e più tòftó Sótto figura di alimento,
Redi fi u- che sotto figura di ..medicamento . Lodo il frfc-
fàvano i quelite oso de^Clilleri , con quefio però, che
CHflcri t^li CIKTeri fieno fetnplkiflimi di puro brodo ,
xuc-
\
\
* W PltAKCESCO *EDf. l8j
«occherò , e butiro , e eie non vi fi facciano />/<?>" <#
bollire quelle tante , e tante cole , che ordina- mille Jìra-
riamente vi fi bollono , affine , pome il volgo ne co/e ,
fi crede , di rompere , e di diffipare i flati . In in danno
oltre loderei , che la dote de Clifteri foffe degli am-
maggiore di quella, che ordinariamente fi co-malatijna i
itami in Roma . In oltre (limerei molto prò- con utih
Mutevole, che ne' tempi del maggior btfegn*»<&p/i a tyf-
e ilei maggior travaglio, quando il Sig.N.N, z*aH y ch*
fi è fatto un Cliftere , e che lo ha finito di ne voleva
rendere, è di evacuarlo , immediatamente se ne no molto.
faceffe un altro , ed a quello fecondo io fpe-
rerei , come ho provato per una lunga efpe-
rienza , che fede per nafeerne un grande , e
prefentaneo giovamento. E sebbene ho detto,
che li Clifteri fi debbono fare di paro bro-
do , soggiungo che in vece di brodo , fi pub
servir fi dell' acqua pura di fofltana , dell' ac-
qua di Nocera , ottima s per quel bolo , che
ella ha in se , e che molto vale ad attutire
l'acutezza degli acidi . Si può fervidi altresì
dell'acqua d'orzo, della bollitura di cucuzza ,
'fc di altre co fé fimìli . Quegli diacattoliconi , Nomi da
t^nsi dìafinicóni , quelle benedette laffative^quei/^re^iri-
iattuarj di Hi era , che come facri dal vólgo tare i Ca*>
sogliono effer fitti ne' Clifteri , fi debbono nu
fuggire come un veleno , e .come una pefte ,
ficcarne ancora tutti quegli altri 01 j di Ruta* , ^
di Camomilla , e d' Aneto . Non mi maravi-
glio, che i Clifteri di latte fieno ri u lei ti dan-
nofi: imperocché entrato il latte negl' intefti-
dì, qualche parte di eflfo latte per lafperfione tomi sori
idi qualche acido fi coagula , e diventa cacio- trovato pia
sa , e ritenuta tra le rughe di effi inteftini , volte a ve*
mequifta maggior acrimonia e maggior acidità ,dere quefla
t per conseguenza può cagionare dei danno, coagula-
E perchè il Sig. N. N. dal principio della rione del
|na vita infitto all' età prefeirte ha avuto faci- latte ea- x
Irifraio il vomito , perciò loderei, che una voU g'umata
ta il Mefe , ovvero ogni venti giorni proccw- daW acido
rafie di vomitare , ma però non ardilfe a que- delle bu-
ffo eftbtto di adoperare mai veruno di quei della.
M 4 vio-
ì$4 C O K 3 U 1 t* r
violenti medicamenti , che da' Chimici , e da
altra fìmil razza di gente sono preferirti •
Quando vorrà vomitare , ceni la sera al suo
solito, e mangi la fua solita Quantità , e pia
torto allarghi la mano , e nel cibo , e nella
DeWufo bevanda , quindi un quarto d' ora dopo beva
del? Erba due libbre di infufione dell'erba del Paraguay,
del Para- ed immediatamente bevuta proccuri o con la
guay vedi mano , o con altro limile artificio di. provo*
ac.ii^. carfi. il vomito, e dopo finito di vomitare , e
ripofatofi per un momento , béva una libbra
di brodo di Cappone ben digraffato , e fenza sa-
le, e fenza raddolcirlo con cosa alcuna, e pofeia
se ne vada subito a dormire . Non è immagi*
xiabile il profitto , che caverà da quello così
fatto vomito : imperocché e loftomaco, e par-
ticolarmente la teda fi (caricheranno con fa-
cilità dalle còffe nocive , e lo ftomaco {tetto
dalla bevanda del Paraguay rimarrà conforta*
to' , e le di lui tuniche , e minutame glan»
dule rimarranno* contemperate appoco appoco
dalla contratta abituale di (temperanza . La
mattina fufieguente , quando fi sveglierà dal
sonno , beva un 1 altra libbra di brodo fimile a
quello, che fi è detto di sopra, e se il brodo
di cappone non le piaceffe * o aveffe qualche
scrupolo , che fofle troppo caldo, pigli brodo
di qualfivoglia sorta , che più gli vada a gè-
Opinione nìo '-> e d infino può usare il brodo di carne di
ridicolo/a Caftrato , giacché il volgo crede , che cotal
del volgo . brodo di Caftrato , in quanto egli é d'un animale
caftrato , fia più frefeo d' ogni altro biodo.
Sovvenghiamoci però, jjhe anche il Cappone è
un animale caftrato.
Per manfcnere il corpo difpofto, oltre l'uso
de'Clifteri , fi vaglia ancora il Sig. N. N. del-
la pura , é femplice fempliciffima polpa di Caf-
Quefìi cor- ha , senza aggiugnervi veruno di quei correr-
tettivi del-i\v\ , che da noi altri Medici per una vana
la Caffi a paura di flati vi sogliono effere mefcolati , i
fon dal Re-qu&W correttivi, in vece di correggere il me-
di òiafima-dkwnento , lo fanno diventare {corretto , in*
folen-
■ V
DI FRANCESCO REDI. 185
{olente * e fcapeftrato > e produttore de' flati ♦ ti anche
Di tal polpa di Caffia non se ©e pigli se non negli altri
due sole dramme per volta, e fi reiteri mzttUfuoi Co*-
&a, e fera immediatamente avanti al cibo , tfultifome
fi continui fino a tanto, che ella abbia avvia- pernuiofa
to a muovere, e fi rinfranchi la fua virtù lu- e noav*
fricativa col mangiare nel fine del pafto qual- alla falli-
che mela , o qualche pera cotta , o qualche te •
altra cofa limile •
Talvolta nel principio della cena fi ufi il
magifterio di Coralli , di Perle , di Madre-
perle , e di altre Conchiglie- marine , ovvero
in. vece di elfi magi (ter j fi adoperi la polvere
. delle fuddette co fé ottimamente macinate in
porfido , e ridotta impalpabile , il eh? forfè
sarà meglio , e più efficace del magifterio ,
come cofa più femplice, e non isnervata.
Il vitto ordinario fia quello fteflb , che in-»
fino a qui il Sig. N. N» ha .ufato . Una cofa
sola volentieri proporrei , che non fi facefle %
fcrupolo di fervi r fi di quando in quando di
Iualche gentil mineflta, e affai brodo fa di pa-
e non lievite , come farebbono le lafagne ,
la femolella, il farro pattato, efimili. lo fo,
che il popolò griderà , e farà delle braccia cro-
ce neir intendere quello mio pen fiero ; ma se \
qualcheduno vorrà toccare il fondo di quefta
cofa, vedrà, cfce non è affatto vana, e pregi u-
dkiale , ma che piuttofto può edere di profitto -
confiderabile.
Commenderei grandemente V uso della be-
vanda dei Tè la mattina a buon' ora , ed in
altr' ore del giorno , ed infino la fera dopo
cena, e non fi creda , conforme in Olanda '
crede il volgo , che la bevanda del Tè proi-
bita il sonno , e cagioni le vigilie , perchè
noti vi' è cofa più erronea di queftà credenza,
e che più repugni agli efperimenti , che da me
a quefto propofito molte volte sono fiati ite-
rati, e reiterati per rinvenire la verità di qué- '
fio fatto . Quefta bevanda dunque del Tè po-
trà confortare le fibre , e le glandule della
1
\ ì
i8tf C O N $ t t t t
Aomacd , addolcire 1* acido , ed a -falso de f
fluidi , ed ancora potrà giovare alle gambe del
Signor N. N. che qualche poco sono enfia!»,
e tumide. E particolarmente se la bevanda del
Tè non farà latta ' dell' ordinaria , e comunale
trba Tè * ma di quella , che è chiamata Tè
nero, e fe la bevanda pia gentile, più delicata,
e noti afpra , e pia virtnofa . A quelli gambe
enfiate, e tumide non fi applichi •eflernamente
cosa veruna per volerfene liberare , perchè ,
come dice il triviale proverbio , fi cadere datta
padella nella brace . Si rimetta dunbue in quefta
tofa il penfiero alla natura *
Se il Sté. H> N. non ha contrarietà, ò an-
tipatia alla déUcateiza degli odori , e la stia
? ( *£ può reggerli , ffimerei opportuno , che
fpeffo teneffe in bocca qualche poco di Caccia,
t> di altra cofa equivalente (a).
Quefto è quanto in efecuxione de' riverittf-
ilmi comandamenti , che mi sono flati fatti ,
hp faputo , è potuto dire intorno alla maniera»
con la quale per tutto quefto Inverno il Si*.
N.N. fi dovrebbe governare. Quello, che affa
Primavera debba ferfi , bifognbrà confiderarlo
allora. É qui prego il Signor Iddio da tote di
tutt* i beni , che al, Sig.N.N, voglia coacédère
ogni bramata confolazione •
«
Peri un Artritide , o
Reumatifmo.
*
Slz rineramtù il Signor Iddio , che alla cu-
ra deìTEminentiff. Sig. Cardinale Colonna
abbia affittito un Medico, $uale è il Sig. <3i-
•Tohmo Giannini, dotto , favio , prudente , e
giudiziofo , e che intende , e maneggia fa
fftecR-
(a) Se alcuno bramaffe di fàpere V tttìttlifi del
y accia, lej>£* le Memorie del? JÌcttdmi* Reele
ììi Francia ,
" III FRANCESCO RTD!. Ì$J
medicina , come ella dee eflere iatefa , e ma-
neggiati etàgli uomini di onore . Io concor-
do in tutto è per tutto nella di Lui opinione,
che il male di Sua Eminenza fia (lata un' Ar-
trìtici; . Convengo onninamente , e di buona
voglia nelle 1 cagioni da lui addotte , le quali
non è d'uopo qui replicare : convengo altresì
nelle indicazioni prefe infitto ad eira , di non
'aver adoperato medicamenti dì fona veruna ,
eccetto che i Cllfteri , e la regola di buona
dieta , e lodo fommarnente lo aver tralasciate
a coloro, che le vogliono inghiottire i Quelle II Redi ,
1jelle,'e lunghe, e copiofe, ed imbrogliate ri- perquan-
cette ', che talvòlta ordinate da alcuni medici tofivede,
per boria, e nbd per utile, dell* infermo, anzi fu gran
pef utile degli Speziali » fijglionò effere mifu- Waii»
rate ton la canna ben lunga, e sono ecftìnau,- delle rì-
feose-, che portferebbono faltidifl-ad uno (toma- tette >cht
co di marmo ,, o di' ferro, e hanno a fare, è lir turb*
adoperare tante tó'fé differenti tra cH ' loro , è dfvolf>aii
in cosi dìverfi fnogbi del noftro corpo , che Medici
Infognerebbe , che elle àvéiferó cento mani, e fitot tqm.
cento piedi, e piti giudizio , e più cervello di pombene
ietrantamila.' Cnfliani ■. Convengo ancora col fpeff* P*
Signor Gianfiiflt nel pronoftico da lui fatto t aumcri* f
cioè , che iti Cjuclìo male così faftirliofo non
abbia* Sua 'Eminènza 'a correre pericolo alcuno
Bella vita,' tjuefb abbia a riforge-
fe pì& lano perche le vìfeere interne
rimarranno fipùrgate , ed ì fluidi
e bianchi , córrono, e ricorrono
Kr li canai irpo recupereranno per
{carico j recupereranno, dico, il
prillino e n te m 1 particelle compo-
nenti, anzi _ avanti' piti difficilmente
farà per feeuire un tale fcòncerro, o difordine
di/effe fuddette particelle componenti . Io san
viffuto in mia gioventù con tanta fanltà , quan- '
ta baflavà per appunto per poter vivere , e non
più , e mi quadravano motto bene addoltoqueì
verfi del Berni ,
.... Fugge da"ett0Jvli t
iss tossvtr-t
Solevi Acciocchì non lo venda» per un bota ,
il Redi Tanto e giallo , fittile , t /munto t e voto,
fcberzare Tre anni fono fui forprefo da lina fieriffima
frequente- Artrirìde , o per dir meglio, da un terrìbili C-
mente in- fimo Reumaùfmo, che mi fece addotto , come
torno alla foglion dire i Francefi , il Diavolo a quattro *
fua ma- Me ne liberai francamente , ed ora godo uà*
grezza . intera , e perfetta finità > e polio fare di mol-
te di quelle cofe , che prima io non poteva
fare ; e se non farei il cafo a rapprefentafe
in Commedia la perfona dì Bacco, o del Car-
novale , io non son però il naturale ritratto
dell'Inedia, e della Quarefìma , come io era,
prima che fotti forprefo da quel male . Ma
quali furono i medicamenti , che induffero là
natura a redimirmi, la lànita ì furono quegli
fletti , che il dottiftirbo Sig. Giannini ha fat-
ti fino a qui all' Etninentiff. Signor Cardinale
Gli e^er- Colonna . Mi miti a un modo di vivere ben
ti Medici regolato, e tutto umettante ; mi. feci frequen-
hannoque-ti Clifteri con fola acqua pura eli fontana,
jlovantag-t zucchero, fenz* altro. Mi cavai fangue quan-
giodìnon to e quanto oltre (limai il bifogno , e fre-
tngozzare quentai 1' uso ,de| brodi frequenti Almamente ,
quei tanti ed in tutto e per tutto tafciai il vino per mot-
beveroni^ ti meli . Volevano i Medici mici Amici dar'
che ufano mi di buone medicine purgative , volevano fi-
molti per nalmente' darmi un buon decotto efliccanté
andare a per fermare, come etti dicevano, la tetta, mi
Patrajfo, io non pe volli far altro , . e foló mi fervii
innanzi al alle volte di qualche pòca di Caflìa ; ed effise
tempo eie- ne fcapdoletzarono cosi malamente', che mi
Rinato fu bìfogn<$ confelfarmi dello fcandolo dato ,
dallana- ma fi mio Confetfore con 'difereta amorevolez r
'tura. ia fi' compiacque d* affai vermene fenz'a altri
je l' Erriitientift Sig.. Cardina-
le def Sig. Giannini : s'aflen-
1' vitto fra umettante : mangi
con moderazione . Se non fi
lue; mentre al Sign. Gianni?
ni paja a proposito, se ne cavi, e non be' ab-
. ' " * - bia
* * m FRANCESCO RKDt^ , 189
bia paura . Pigli la mattina nello fvegliarfi
dal fonno jft buon brodo , o puro, o raddol-
cito con opebbo 4] Tintura di Viole, o di
Rofe ; cne se ,pure vi fy voleffe far bollire
Juaiche co fa , vi fi faccia bollire de 9 pezzetti
, i Mele appiè . Si frequentino i Clifteri, ma
fieno- in maggior do le di quello che fi usa in
Roma, e come più l'empiici faranno , più uti-
le apporteranno . Talvolta in vece di Clifteri
fi adoperi la polpa di Calfia al pelo di fole
due o tre dramme, fenza la giunta di queijpe-
nedetti correttivi, che per rompere i flati vol-
garmente vi fi fogliono aggi ug nere , e pure
non fervono ad altro ', che a cagionare i fla-
ti : £ se la neceffità richiede/le evacuazione
un poco più rifentita , fi faccia un firoppo di
bollitura di Caffia , e di poca Sena raddolcito
con firoppo Violato folutivo , e chiarito , e fi
adoperi di quando in quando : e se l' acidità
de" fluidi folle oftinata a fare il beli' umore ,
come Fuole avvenire , e per confeguenza folle
iù lungo il male, fi frequenti mattina, e fera
' uso del magiftero delle Madreperle , o di
altre Conchiglie marine , o pure fi frequenti
la rafchiatura delle fuddette Conchiglie, o Ma-
dreperle ridotta in polvere impalpabile , che
farà più utile ancor che non rabbia quel bello,
e mifteriofo nome di m agi (ì e rio. Si fuggano da
Sua Eminenza le pafTioni dell' animo , le grandi
applicazioni ;
Curas tbll^ graves , trofei crede profanante f ra leca~
dicevano quei valentuomini della fcuola Saler- g' lon $ de
nitana. ma n v ' f
Io m immagino , che da molti del popolo f m0 anche
non farà approvato il tralafciare totalmente il/ e pajfioni
vino , come ho configUato di fopra , e che fa- fafp ani*
ranno addotte motte , e molte ragioni in con- mo #
trario , come farebbe a dire , la debolezza del-
lo ftomaco , le oftruzioni ec. Io son di pare-
re, che il vino fia più difficile a pattare, e più
difficile a digerirli dell' acqua ; che il vino of-
fenda più lo ftbmaco , e 1 a teda, e 1 genera
aer-
f
JfQ c'OHSUtTf
nervo fo di quello che fi faccia l' acqua ; e che
il vino in iomma faccia maggio^ oftruzioni ,
t lafci più tartaro ne' canali delwftoftro corpo
di quello, che fi faccia l'acqua,^) Maquefto
non è luogo da fame una Leziope : Baderà
dire, che delle quattro parti del Mondo , in
una fola , che è V Europa , fi heve vino . £
nelle parti dell* Europa pochi fono quei paefi,
che o Settentrionali , 9 Occidentali hevoa vino,
come fi fa in alcune parti dell'Italia , e pure
in tutto il Mondo fi vive lungamente , e for-
fè ton piò robuftem , che pon fi fa nelJL* Ita-
lia . Mi rimetto ad ogni giudizio migliore del
mio, e ad ogni più efperi mentala Peribna , e
particolarmente a quella del Sig, Giannini, al
guaie offerg cordialmente la mia fetvìttu
Per mia Sordità <T orecchie f
/^\Uei mali, che di nuovo fopraggiungono 9
\J^ nuovi ajuti richieggono, e fa di medie-;
^^re, che in tal cafo il buon Medico imi-
ti quegli accorti , e prudenti marinari , i quali
fpiegano , o calano le vele fecondo i venti 9
che fonano; £ cangiano altresì effe vele fecon-
do la forza, e la traverfia de' venti medefimi .
Nuova malattia è fovraggiunta improvvifa-
xnente, ed in momenti di tempo a quello II-
luftrifT, Sig, Adunque nuovi ajuti , e nuovi me-
dicamenti fqn neceflari per vede, re , per quanto
comportano le forze umane , di portargli U
coniazione della bramata falute, o perlome-
no lo alleggerimento del male , Quello male
prefentemente non è altro, che una Sordità in
tutte due le orecchie, con quefta differenza pe-
rò, che dall' orecchia de/tra egli non ode né po-
co né punto , e dall' orecchia finiftra appena
ap«-
(a) Che nel vino ci fia del tartaro ì manife/ìo y
perchè lo^ depone centinuamente nette botti , deve
jìa tinchiufo.
appena fente il Tuono di chi ad alta voce gti
pria, ed accoda la bocca più che fia poffibU
le all'orecchia; e $ ciò quefto IlluftriflLSigna-
r« fortemente se ne imspalinconichifce j e coki
IRolta ragione , perchè in vece di guarire de* ,
ami fuoi vecchi mali , che per lunghi (fimo tem-
po lo hannq perfeguiratp , e de' quali altre vol-
ts ho lcrittq , confiderà ed efperimenta> che
gliene fopraggiungono de' nuovi , e molto piii
Jafódiofi de' primi. Per proccur%r dunque di day-
Ì[H qualche follievo, è d'uopo invelligare qua-
i fieno ftate le cagioni diqueftafprdità.Ioper
ine riflettendo , che etìa fi è (vegliata in ipomento
di tempo, e che in momento di tempo ella è arriva-
ta a quei legno maggiore, attuale una fprditàpufc
arrivare, e che di più ella non è arrivata in ut**
orecchia fola, ma in tMtt'adueaduntratto* cr^
derei, ch$ il tutto principalmente derivai non pef
viiio degU aptri, né del timpano, né del^co-
dee, ma b$nsì per viafio , ed intafamento d$*
due nervi auditori, che da' moderni fonchiamv
ti del fettimo pari , dalle loro diramazioni % e fe-
calmente impiantatile terminati neli' una , e nel-
T altra coclea, là dove rifiede il fenforio pro-
prio dell' udito . Quel vizio ed intafamentp de*'
due nervi auditori vien fatto dal fugo nerveo
alterato, e vinato per la mala economia noti
folamente del cerebro , e dei cerebello , afflitti
dalle lunghe malattie , ma ancora per la mala
economia degl* ipocondri / e per le perpetue, per
così chiamarle» evaporazioni, che da!medenml
ipocondri al cerebro , ed al cerebello contimja-
mente per T addietro fi fono folleyate, sfiloù
levano per ancora . Quiqdi é the par n^ceffario
cercare con ogni poflibile , ed immaginabil di-
ligenza di ridurre il cerébro> ed il cerebello >Q
gl'ipocondri a migliore economia, e temperie,
evacuare quegli umori , che fpverchi nella tefta
ton racchiufi, e dat calore ingroflati, e refi viri
fcofi e tenaci, e parimente temperarli, e tem-
perare altresì il fugo nerveo , e ridurlo alla coo,-
veniente naturai dolcezza e mobilità > il che
proc*
I?2 COKSUtTt
proccurandofi di fare con ogni sforzo pò Albi le,
lì verrà ancora fecondariamente a camminare
per quella (tracia , per la quale camminando po-
trà^quefto llluftrifT." Sig. vivere lungamente.
Non è già così facile 1 ottenere tutti tatti que-
fti fcopi ; ed il più difficile fi è quello della
fordità, ma non è imponìbile l' ottenerlo ; e vi
fono ne' Libri de' noftri Autori alcune ftorie idi
uomini, che improvvifamente- divenuti fordi ,
improvvifamente hanno ricuperato in gran par-
te il fenso dell'udito, ed oltre i racconti de Li-
bri de 1 fuddetti noftri Autori , l' efperienze , e la
pratica talvolta ce lo dimoftra . Confi gli erei
dunque , che fino che durano quefti caldi del
Solleone, fi attendere con piacevoliflìmi brodi,
e firoppi, e giulebbi umettativi a preparare il
corpo all'uso de' medicamenti da metterli in ope-
ra al Settembre , ed oltre V uso de' piacevoli fud-
detti umettativi fi frequentacelo ancora i pia-
cevoli Clifteri lenitivi e molliti vi .Tra* brodi
umettativi loderei il prendere ogni mattina sei
o sette, o otto once di brodo fciocco , nel Qua-
le fodero fiate bollite delle fufine frefche ben
mature e mondate; il qual brodo pò trebbefi rad-
dolcire con giulebbo di fugo di mele dolci , o
con giulebbo di tintura di viole , o con giu-
lebbo cf infufione di fiori di borrana , o di fio-
ri di fai via , o con giulebbo di vainiglie , o con
altra fimile cofa proporzionata alle vifcere del
ventre inferiore , ed alla teda , cervello, ce-
rebello, e genere nervofo.
Preparato ilCorpoinquefta maniera per tutto
Agofto, e venuto finalmente il Settembre, loderei,
che fi pigliafie l' infrafcritta piacevole medicina.
R. Frutti diSebeften num.xvj.
Sena, di Levante dr. vj.
Cremor di Tartaro dr. iij.
Infondi in fufficiente quantità di acqua, di me-
liloto per ore ai, alle ceneri calde, in fine fa
levar un bollore . Leva da fuoco, lafcia fred-
dare , cola e fpremi , e alla colatura aggiugni.
Manna (celta della più bianca onc. ij. e m.
Si-
*
L
Siroppo aureo onc. ij.
Sago di limone onc. mei,
con chiare d' uovo quanta bafe, fhiarifci f. I,*. m
cola per carta •
R. Di detta colatura ©ne. vij.
Quando quefta bevanda comincerà a muo-
vere il corpo , è neceffario , che Sua Signoria
Illuftriff. beva due libbre, a due libbre eme»-
za di acqua di luppoli ftillata a ftufa » e la be-
va feqza ribaldarla , ma tal quale la farà ia
córrente Cagione.
Continui pofeia per quattro giorni a prende-
re qualche gentile, e grato Siroppetto confor-
tativo della tefta, e ajumpllitivo delle vifeere,
e la mattina del quarto fi cavi un' aggi urtata
quantità di fangue dalle vene emorroidali con
le mignatte, per poter quattro o sei giorni do-» 4
pò attaccar di nuovo le medefime mignatte die*
tro agli orecchi, e Mitermeflb il dovuto fpazio
di tempo , fi piglierà di nuovo un'altra medici-
na chiarita x bevendo al folko le due libbre ec^
di acqua di luppoli, e se tal* acqua le forte rio-
feita naufeofa , perirebbe forti cui r fi quella di
fiori di viole mammole, o di meli Afa.
Purgato in quella maniera il corpo ; se ve-
ni fife approvato dalla giudiziosa ed avveduta,
dottrina, e prudenza del dotti (fimo Sig. Maria
Fiorentini, mi piacerebbe per molti, e per mol-
ti motivi ricorrere ad un lungo uso di deco-
zione di falfapariglia vigorata con le vai ni glie,
fenza mefcolanza di altri ingredienti : E per-
chè mi vien comandato efpreflamente , che' io
ne porti la compofizione , prego che non mi fia
aferi tra a inciviltà > se qui appresola deferivo. .
Ijt. Salsapariglia fcelta della più grafia , e-
poJputa e tagliati f. 1. a. onc. j. e* mez.
Croco di Marte della ricettainfrafcrìttadniv
Infondi in lib. ij. e me», di acqua comune per
ore 24. BolH a fuoco lento alla confumazione
della metà dell 1 umido, ed aggiugnt
Vainiglie tagliate in pezytti nuov ij*
Radiche di bugiofià dft i*
tydpl Redi TwJ/lL N Boi-
Bolla finché redi Hb. j. di .umida ,■ cola t fcrw
ba per num.ij. Groppi da pigliarne uno la mat-
tina net letto , cinque ore avanti pranzo, e
r altro il giorno fere ore in circa dopo pranzo*
Con le fecce , e con (ufficiente quantità di
acqua comune fi feccia nuova e leggiera deca-
tiene j le quale fervirà per la bevanda a defi-
liate , e a cena , e potrà raddolcirli con che
che fia , fecondo il gotto di queir Illuftritf, Si»
gtfoie , che dee prenderla .
Ricetta del Croco di Marte, della quale fi è
fatto menzione di (òpra.
fc. Acciaio limato, e bene bene netto dalla*
polvere, e da ogni altra fordidezza one. ìj«
Si metta in un pentolino di terra invetria*
jto, e fi irrori gentilmente con aceto di vino
forti (fimo, in nodo che l 9 acciaio redi tutto ba- *
gnato sì, ma che non foprannuoti l'aceto air
acciaio , e te vi fepraanotatfe , fi (coli ben be-
ne etto aceto ficchè V acciaio redi afeiurto . Si
la&i così (tare in luogo ombralo per quattro
giorni « ò fino a tanto ebe V atciajo fia beniifi-
010 rateiutto • Si fpezzi pofeia il vafo di terra
invetriata, e l' acciajq fi peltt nel morujo di
bronzo, e fi paffi pf r iftaccia* e così partito
per i (taccio fi macini di nuovo in mortajo di
porfido lenza aggiognervi umido di forta ve*
runa, che fi avrai un Q$co di Marte di color
giallognolo v e di molta virtù e operazione ,
ia uferfi come fi è detto di (opra.
• Nel tempo , che fi piglia quello fovradcìetta
medicamento della SaLfaparigfia , fa di medie-
re frequentare l 1 uso de' serviziali : fa di meftic-
re altresì ogni tanti giorni prendere qualche
Ieggier medicamento evacuante per bocca . Me-
dedalamente è necelTario , che quefto IlluftriflL
Signore dia ia una danza temperata , bea ve-
fitto di panpi , acciocché non s' impedisca la
neceffaria trafpirazione per ti pori di tutto quan-
to il corpo , onde gli aliti , e gK effiuvj della
malfa fanguigna affano facilmente volar via
infieme con le fuRuret uligini in forma di
itf rtUHCEScò MM ,' - 19 J
4fcpori « F necefTario aftcQrtt pgni tre o quat-
tro giorni attacc&rfi sei coppie? *U? fpalle, e
dopo che qqtite fi faranno ft^a^e , attaccarle
immediatamente di nuovo alle cqfce nella parte;
domenica . E prima che fi ^tacchino {e cop*.
petce f è neceffaito far le fregagioni alle (palle,
e alle cqfce con le ^ni qnte con qiiq di man*,
flprle amare #
La fera quando Sua Signorìa vqpie andare
a lettq, pigli ferupre qq* mez^ pU$9fo succhia*
jtata (Jet fegutnte Uttqyiq .
$. Conferva di fiorì di fai via,
Conferva di fiorì di viole mammole.
Conferva di rqf? ana onc» tneu
Confezione mitridatica fcrop, j*
Spirito di vitriqlq §;qcc? YÌ*
Ambra grigia gr t j f ,»
McfcoU ? fa Uttqariq f. K a.
§qbitp pigliate il fqvnddstto lattnario, vi
beva fppra «Jqe'o tre once di acqua di viole
mammole > qvverq di ^cquà di borracine , q di
feugioìfa, q altra Umile ftillata.
(Quello, ch^ dopo fi debita mettere in ope f
ra , credo che fia neceflfario il determinarlo in
quel tempo, confidando ailqra $q flato, pel
«uale Sua Signqria Uluftriffiiqa fi jrqverà , 5
l utile , che avrà c*v*tq à* quefti n|edicatn?nti^
Io però rimetto il tutto alla prudenza, e dot-
trina del §ig. Mariq Fiorentini t il qu*]* potr^
adattar? qqefti medicamenti alia natqra % conv
piefiftone, e abito di corpo di ouefto IlluflriflV
Sig. a cui pre$o da, Dìq ^ns&ttq P^ai fcft-
fnau cqafq^xiqn? t
¥& una gravezza ^elfo
(tomaio,
SI compiace Y. & IUqfo|ffiti» di dqmandM-
mi se fia bene, die eli» ripigli il latte di
Afina , dall' qso d?i quale V anno paffatQ di M»g-
N a gv> '
gio ricavò gran giovamento e profitto';, ma
queft* anno d f Aprile avendo ricominciato ad
u fa rio , ed avendolo continuato per cinque gior-
ni, fi è (entità molto gravato , e molto pe-
fante lo ftomaco, con amarezza di bocca, con
anfietà, e calore nel petto, con teda anco piti
debole di quello , che è suo (olito 4 con avere
parimente avute pia frequenti quelle cornino*
zioni improwife, che alle volte la turbano.
Slg. Marcitela mia riverita Signora, ri (pon-
do a quello quefito col dirle , che quando an-
che il Latte di Afina pigliato per foli cinque
giorni fede (lato un veleno a tempo , non ave-
rebbe potuto produrre nel suo corpo i foprad-
detti travagli w Oh , mi foggi ugnerà V, S. II-
luftriff. quefti travagli fono venuti dopo il lat-
te. Ed io ri (pondo, che è* vero , che fieno ve-
nuti dopo il latte , ma con tutta ciò non so-
no (lati cagionati dal latte di cinque giorni ,
il quale non ha tanta autorità , ne tanta pof-
fanza. Io parlo con V, Sig. Illuftriflf. con vero
affetto , e con riverente oflequio di suo buon
Servitore , e di uomo da bene . Dio buono !
quanto latte ha ella prefo per mattina ì Mi
nfponderà, che ne ha prefo quattr' once: Mi
nfponderà, che ne ha prete cinque: Ed io vo-
glio concederle ancora , che ne abbia prefe sei
e forfè anche fette • E può mai elfere , che sei
o fette once di latte genti li (Timo di Afina t
pigliate in uno ftomaco digiuno , facciano co-
sì graji pelò, e lo facciano maggiore di quel*
le tant'once di mineftra, che fi mangia a de-
gnare, di quel Pane, di quella Carne, di quei
Vino , e di queir Acqua , che pure a definare
fi avvalla nello ftomaco ? Qui ci calzerebbe
quel quelito , <$he fqol farli a' fanciul letti , a 1
quali fi domanda talvolta. per ifcherzo quello
che fia di maggior . pefo , o una libbra di co-
tone , o una libbra di piombo . Quello , che
V. "S. Ilbftriff. chiama gravezza , « pefo 'nello
-ftomaco, non è fiato cagiqnato dal latte , ma
bensì dal {olito fconccrto.de' fluidi dei suo
Cor-
Corpo allora quando fi tnefeolano gli acidi con
i salfi. Né iì metta V. S. Iiiuftriff. a dubita
re, se quei travagli fuddetti poffano effere de-
rivati dall'avere cominciato il latte fenza aver
prima ingozzato una Spezieria intera di medi-
camenti purganti , abili , come credono i Me-
dici, a ripurgare il corpo de 9 poveri Criftiani;
perchè, Signora "mia riveritiflima , io sono di
parere, che il suo temperamento , il suo abU
to di corpo, i suoi sconcerti preferiti e paflati
non abbiano di bi fogno né poco, né punto di
medicamenti purganti , i quali snervano , e fcon-
certano notabilmente, le yifcere , e per dirlo
con una parola appropri a ti ffima , le fanno in-
vecchiare , e di più> mettono in un continuo
dìfordine le riunirne particelle * che compongo-
no i fluidi bianchi, e rotti, i quali conperpe-, . a
tuo ie circolar moto corrono , e ricorrono perii Gliefcre^
canali del corpo amano. Laonde dico a V.Sig. menù che
IUuflriff. che con molta, ed avveduti dima, pru-.y* conten-
denza il dottiflimo Sig. Piacenti le ha ordina- gono nelle
to il latte lenza tante precedenti purghe sbudella per
ri purghe , e con molta prudenza altresì le ha lo pia non
prefcritto , che di quando in quando ella pigli fanno ni
due dramme di femplice puri ffima Caffia la Te- ben ni ma-
ri avanti quella mineftra , che V. S. Iliuftriff. le:onde ni
suol prendere per certa . Faccia dunque V. S. occorre prc-
Iiluftriff. a modo* dei Sig.Piacenti ; Continui a derfitant*
pigliare il latte di Afina; lo continui per ^o.malinconim
ovvero 60. giorni. Ma fi ricordi, che quando per trarrli
fa mattina ha pigliato il latte , ella vi dee fuori del
dormire fopra una ora o due almeno , e non corpo. 4
venendole fatto il dormirvi , nulladimeno sé queflo ci
ne ftia nel letto per due ore a fineftre chiufe, penfa la
intipofo, ed in tranquillità , facendo villa di Natura ,
dormire . E perchè che non ha
Per le /cuoi* oggidì vannq in perfona bifogno
Dame di Salamanca 9 e di Sorbona. dell* arte y [e
Quindi è, che potrebbe efiere, che molte dot- non quarta
tòreffe zelanti voleflero infinuare a V. S. Illu- do rimane
ftriff. che per redola di Galeno , e d' Ipocrite impedipa .
non fi dee dormire fopra il latte, e che Mae-
N 3 - tot
198 < O M t T I
ftm Dino * il quale fa Medicò della R*gfo$
Ifotta i e della Regina. G me vera ^ non volle
mai * che giteli* due buòne Signore dormiflero
fopra il latte • Mòn^ e feda V. S. IIluftrifT. t
quefte bajé, Ini continui à pigliare il (bo hit-
te, e se vuole, che le Caccia prò » e giovamento,
yì dorma fòpra collie ho dettò * perche T e-
iperienzà ce lo infegna > * vi fonò natural-
mente tanti e tanti motivi * che se io volerti
qui fcrivergli tutti a V» S. Illuftrift le farli
tuia predica più lunga di quella * thè io fteflò
fco fentita quella mattina , eh' è ti Venerdì Satt*
lo dà un frate di Araceli » Egli è ben vero , che
itìftiò neceflariò , che mentre Vi S. Iliuftrifl,
piglia il latte* fi Accia un Cliftiere ógni tre à
quattro giorni » la sera avanti celia i ovvero la
mattina avanti definare * fecóndo che pia le
iia per tornar contado» Ed UCliftiert fìa seni*
pliciflìmo, di puro brodo » coi! là gittata £ tre
once di zucchero bianco» con qualche pocoxli
butirò i e di olio * E perchè mi fòwiene di
avere offèrvato quando io era in Roma * che
coftl ufano i Cliftieri pitcoliffimi \ che metto-
no in moto* e pofeia poco rifolvoho * perciò
«imenèi neceffario i che V. S> IlluftriflT. Te gli
iacefle un poco maggiori» e che almeno aknè~
aò arrivartelo alle due libbre * ed anche a qual-
che còfa di più, e notì abbia mai V» S» I 11 ti-
fi ri flf. paura de*Cliftieri) che fono medicamento
innòcentiflimò , ma bensì abbia paura di quei
neri » e torbidi beveróni * che noi altri Mediti
pazzi) ed indile reti facciamo ingollare alla gen-
te. Lodò) mentre fi piglia il latte > the V.S.
Illuftriff. continui la fera a non figliare altro,
die la foli ta sua buona mineftra brodofa.Egti
•è ben vero > che se talvolta in cambio di detta,
mineftra ella vorrà pigliare per sua cena otto
o nove once di latte di Afina senza bervi sopra
còfa alcuna, ella potrà farlo*
Non mi lento inclinato a lodare il ometter la
mattina nel latte qualche porzione di manna,
conforme V.rSig.IUuftriflìma viene configliata*
DI FRANCESCO UE». %ff
$ fimo un uomo , che ho molto del Templi- Una #rf
«e, e del materiale • edoflervo, die la natura ixrìtà /*
gode della femplicita delle cofe , e trovo per tono/àuto
cfperienza , che ^uefta ftefla feroplicità delle dall' antico
cofe nella medicina è molto più profittevole di Medico
quei tanti mifeugii , guazzabugli , intingoli , Scribonh
t triache , ohe noi altri Medici tutto giorno Largo-jpoh*
ordiniamo ; ma bifognesebbe , che quando le chi lafcib
Abbiamo ordinate , noi fuflimo Cubito conden./tWtte noi
nati ad ingollarle noi medefimi , e mi tendo/** ^° d*
certo , che ne ordineremmo molte meno , e compo ri-
faremmo neir ordinare molto più caritatevoli, tione me-
e ditemi, dicameto-
* £1 pia al pia fi contenti di mettere V. St§.rum $**ftt
Illuftriff. nel fuo latte un poco poco di Zue- prcctft ps-
chero, e poco bene; e «e anco lo puole trala- role . Sim*
feiare, duo tralafciarlo • Io non ho mai letto, plicia pri-
che me Madonna Eva , né Madonna (Rachele , mo poni-
ne Madonna Lia , quando aie' tempi antichi mus ; hsee
iaoevano colezionc col latte , vi metteflero il enim eflfi-
Zucchero , il quale dalla gola de' moderni noncacia funt»
ora ancora flato inventato • quatn più*»
, Non mi lento parimente inclinato a lodare ribus im-
pigliare il latte una mezz'ora avanti pranzo. dicamStis
è quanto parali 4' effeie obbligato pef compo (ita
wtere a 9 queliti , che mi fono itati fatti , medica-
congiugnendo , che venendo le fragole, ancor* menta*
che V. S. Illuftriff. fia nel medicamento 'del
latte , ne mangi ogni mattina adefinare qual-
che porzione, lavate -con un vino bianco pic-
colo, e gentile , ed inzuccherate. E se qualche
pfrfona (acefleii dottore dicendo, che Latte e
fragole non s'accordano bene inficine : V. Sic.
Illuiìriff. le rtfponda; che xjwefta «è la moda*
Francia ^giacché in qwei Paele lavano le fagole
col latte , ed è moJa molto migliore di quella,
che V. S. Illuftriff. mi ktìSc qoeft' Xaue mo
intorno il Caffi , ce.
N a Per
too c o ir % t o« fr t' f
Per 3olor di ftomaco , gravezza ' ,
di tèda ec.
COn una Dama di gran otialitì , e di alto
fpirito come è V. S. Illuftriffima , men*
tre io devo favellare intorno agli (concerti del-
la sua compleflfione, e delia suafanità, io non
voglio favellare da Medico, ma bensì da buon
servitone ; e se ciò talvolta farà fchemndo ,
$' aflìcuri V. S. IlluftrifT. che tra quefti fcberzi
innocenti vi sarà tramifchiato un vero, il qua-
le noa avrà altro fcopo , che di reftituirle la
tranquillità del fuo bell'animo , e la fanità del
corpo»
In primo luogo nonafpetti dame, cheìovo*
glia farle, come fogliono i Medici, un lungo
difcorfo net produrre in campo quelle aftrufe
cagioni produttrici delle sue indifpoftzìoni *
perchè ficcome non ie intenderei forfè io , che
pur le ferivo , così parimente mi do a credere,
che per avventura non le saprei fare intendere
a V.SJlluflrUT. e particolarmente se io volerti
fervirmi de'tgrmini reconditi , e mi (Ieri o fi , *tfc
tifa l'arte medicinale, e ancora de" suoi Greci*
e Arabici , e Barbari ^ •
Nomi da fate fpmtatt i Cani.
In fecondo luogo icrive V, S* Illuftrift. nel*
la sua lettera, che è di ftomaco naturalmente
languido, e perciò fpeffo è travagliata da elfo
itomaco non con dolore effettivo e grande ,
ma bensì con una certa faftidjofa , ed inquie-
ta patitone , e particolarmente allora quando
ella fi carica un poco più del foiito col cibo,
e fcnte nell'ora «Ila digeftione molta gravez-,
%2l ed affanno, e pofeia un certo vellicamento,
come.se le ribollile nello ftomaco , ovvero in
quel canale , che è (otto lo ftomaco , qualche
co fa di cattiva , e pugnente qualità , che le
cagiona un 9 inquietudine , ed un affanno non
or-
\
hi Francisco utnr;
aor
ordinario * Dirà il volgo, e forfè anche il Senato
delle Donne , che rptti quelli accidenti pro-
vengono dalla fredezza del suo fìomaco ; ma
io credo , che provengano dal foverchio calo*
re di effo (totnaco , e dalla troppo ardita , e
vigo ro fa fermentazione , che in elfo fìomaco m
fi fa , onde ficcome quando la parta del pane ùMohi efleU
fermenta, ella crefce dimble, ed occupa mag- ti fon prò-
gior luogo , così ancora avviene nel fuo fio- dotti dal
maco , ed avviene ancora in tutto quel canale, càlvre>m*
die è sotto lo fornico -, quando., vi fi fa un fpecial-
certo bollore feparativo cagionato dalla me- mente
ftolanza fcambievole di certi fughi aci di e sai- quello di
fi ^ i quali fughi acidi , e salii fono affai ca» rarefare ,
lorofi, ancorché il volgo creda, che tutto ciò come V e-
che è acido, fia di natura freddiffimo. A que- fpcrienz*
fio accidente è facile il rimediare y e coli' tifa- ne dimo-
te cibi e bevande, che attemperino l'acidità % flra;nonfi
.e fai fedi ne, e col non empirti di cibo più del nega però 9
iblito, perché in que fio caso per neceffitàmec- che anche
tanica fi fa fp reme re nello ftomaco dalle glan- il freddo
dule di effo ftomaco maggior quantità di fughi talora fac-
fermentativi , e acidi , e per v conseguenza ì\ciaqueflo %
veliicamento, e il gonfiamento ne fuccede» f apendo
In terzo luogo fcrive V. S. illuftriff. av*re bene ? che
familiari (fima la gravezza di teda indifferente- il ghiacci*
mente in diverfe ore del giorno, e che febbe- i uriacqu*
ne non prova vigilie continue nelle notti * ma rarefatta.
solamente quando il giorno è travagliata da 9
suddetti faftidj di fio maco , e allora le pare di
avere la teda fecca, e rifcaldata, e perciò non
dorme, e che dura per qualche mezz* ora eoa
tremori interni , ne'quali infino i denti le sbat-
tono, e che il tutto poi sfoga in urine copio-
se , chiare come acque della fontana , con efa-
lazioni calde al cuore , con frequente irrita-
mento d'andare di corpo , e di orinare ; e se
avviene , che talvoka fe» le raffreddino 1* eftre-
inità , riconofee maggior fermentazione nelle
vifeere, e prova al tre voi te vampe calorofe aL>
" la teda , ed al cuore . Quefti accidenti anco-
na come i primi prgvjengp^o dalle fermenti»
rioni,
L ._
-c£*9virt
tieni , * peitufbmioni * * fcparaEiom troppo
«rdite di qtidlé particella componenti i fluidi
bianchi e vùKi * che eòa perpetuò circolo cofc-
«000 e ricorrono pei 4 li annali,, « *er tgl' iotébr
gati e minutiflkii andirivieni Mie sue irifce»
te, e particolarmente dell'uteri , ed ancora di
ftte le membra . Onde anco per fermar quefti
d*uopo contenerG come li £ dettò fopra , A
«he ottenendo fi come £ ptò ottenere , cefferao»
no facilmente quei timóri e quelle meftizie
«he V. &Ilioftriff* affermi » che le tettò fatte
connaturali, ed in particolare se ella voità ».
^operare la virtù ragionevole, che cosi chiara
« difeernitivà Iddio benedetto le fta date*
In quarto luogo fi lamenta V. S. Illuftri&
die la mattiita nel levarti ha una bocaa fenir
gna e cattiva* e che fa certi (jputi denfi t e n*»
gri di catarro così attaccato , e viJcofo , che
H tdt<rfè mnta mólto e molto a ficcartelo dalla bacca»
introita Ì é dalle fauci * ed 4 (potarlo fuori • Anco que->
fluidi dfl ^° accidente confronta mólto xoiie cagioni
volito tot- fovfaddetre , e <moftra che nel *uo corpo vi è
pò; perche foprabbòndatóa di c^ore, il quale -fa , Avonta*
fosvapo-ètofà evifcofi qUei fluidi, 1 quali *h fornata*
T*L JjCjK *<ta* fbttili *«é feorcenti > in Quella guifa appuntò*
la parte *&* * Cuochi cól far bollir lungamente un broda»
tequofa ** QZttìQ ° ^ fefoej lo coavertono in ma vi*
*Ae */; ' fco& geiathìa *
rende pia In S uinto !**• ** * la****** V. & III*,
facili al ^ r ^ «eli'dvipomtem nel suo corpo * ficcome
moto . Di ** ne lamenta qualche poco ancora predente..
aueìlofen~' mtti% ** ma noa tanto» In anolti e molti anni*
ti mento fu'&e ho fatto il Medico , non ho mai potuto
ilchiariff)-** 1 ^™*** * he ***& fieno f^^e evaporazioni v
mo Signor* came **** tengano prodotte , e come inte*.
< Port.Gr«-^ DÉfWnt ^ *"* fi P^fl^no produrle , ancorché da
Ceppe del *niM anta mi la Ammalati , e da tntlkmtimiia Me-
Papa nelld&à te f*flta «atto giorno dar la colpa didimi»
/ita lettera** malattk* « tjaffte t*«edette*i*pomi/>ni.;E
deWUmi- V*& fopra v H«efte non mi 4k V ornato .a favel-
lo e <fc/ ^ are ? «** follmente -dirò a V* S. IUuftriffima,
Secco. *e *e t suoi «udirono «eflfctcidifvaporaiione,
\ e non
W F* A*CHC0 REOT • lOJ
* non di altra, cagione , ella sarà próntamente I Medici
belli e guarita v volgari tro-
In (elio luogo dice V. S* Iltoftriflima che è vano per lo
èoùi da (tàcite guanto le fieno nocivi i medi- piàjueflo
carceriti porgenti ed alteranti * a segno che al ripiego
Maggio pattato ima fetnplice feiiipiiciiStàa pur- del? tva-
ga la diftfuffe talménte , che avea perduto il por azioni f
tonno » e se le erano infierite crudelmente tut- quàdo nm
te le fue confuetd indi (porzióni* Qui forriden- fanno in*
do mi pérftetta V. S* iiluftriffc che io le do- mdère h
mandi ^uel che élla faccia intorno a se , e de' vetecagfo*
Medici s e de' medicamenti w Qytttìo punto mìhldimalh
conferma* nel rfcrio penfiero » che è * che ella e tbn altri
debba tèmpre» per quanto élla sa, e £oò>afte-/frm7/ n**
netfi dal medicarti i e cercare la Unità non mi vanì
negli alberelli degli Speziali , ira in una di- riaprendo
(creta * e ben troiata maniera di viver* ; é lap&priè
teda V.S.IUuftrili. che dall' ufo del Latte pia fa* gm*
tolta ne trovò profitto > ancorché tari intero ràntafu*
giovamento » tuliano it
In fettimo luògo defiderà V» S, Hìuftriffuné £*»*re *-
entrando nell'Inverno * fbgione a lei fempré fcw*0 op»
contraria, di fapére qualche c&nógliò per tt%-leggiadtia*
gerfi, ointomó alla regola dei Vivere, o intor-
no a' medicamenti da farfi * Ma perchè V. &
Iìluftrift foggiugne* die il mediarli, k riefee j&ìufit
molto sofpetao, P* r qtieUo^cbè tante e 'tante bene quA
volte le ne ha montate t' efoérieaza f ancor io dettò Vi f*
concorro » che per qtfantO elU pbb» per tutto gtliano as-
l' Inverno fi attenga da ogni fata di roedicina,grefcitque
e credo certo , che da quella aftinéftea dal ine- medendo,
dicarfi ella troverà una gtaadiflimà quiete , e lib.xn*
d'animo, e di corpo*. Quanto poi alla regola
della vita i quella è tìeceflaria ad >offtrvarfi ,
ma però con gentile , ed amorevole diferefeezza,
ed io nel fine Jk ^ueAa lettera le dirò qualche
cofa intorno a cib>
In ottavo luogo mi domàndT V. S. ìlkrtrf&
se il bere a patto un poco di vino acclamato
fatto sulle vinacce pofla giovarle > o nuocerle. Lr
rifpondo , che io. per me credo , che non pofla
cflede di noarocco veruno* ma vorrai , che
«11»
e* ~_i__
*o+ eotrifri.Tf
ella ne pìgKafle (blamente il primo bicchieit
a definare , ed il primo bicchiere la sera a cei
n&, e che di piti lo bevefle -bene innacquato
con acqua pura, e femplice di fontana, e po-
trà giovarle ad attutire gentilmente quegli acidi
un pòco troppo rifinititi* che dalle minutiflìme
glandole del suo ftomaco foglioso fcaturire ;
potrà giovarle ancora a snervare, e dirompere
T ae la V*^*^* P ** & B nnna » c ^ e P°^ a cflere attac-
i / c /trcata alle parieti de* canali (anguigni , e parti*
2^: colarmene a quegli dell'utero .
I! /; j*iì~ '* n( >no luogo mi vien comandato il diiié
Jrumac^ lWo dal CaflfS ^ perefferie di profitto col
*j£f pigliarne una buona Ciccherà immediatamente
"!{' 'dopo il definare, ovvero dopo la cena* Le ri-
mhra\a f P on * > » che ìl CafR P* r P nmo Profitto leint.
Jumt crei ^fa* * ***> ** bocca » e » ■ <,cnti » ** <**
focke pio sarà utta ^^ a V€r g°8 n *» In fecondo luogo io
«/ «m £i/ llon *° ^ere • <** utilc P ^ ' are a V * %•
m>nte air "m^ff. ^ ***** °V^ mattina , ovvero ogni fc-
aàruzioni ra una ^ na Ciccherà di carbone polverizzato
Lii*ir,r~ c temperato nell'acqua , che tale appunto è la
ff^ r X*" bevanda dei Caffè, la quale è degno riftoro di
W^quei Turchi incatenati nelle Gaie* di Civita
fecibZv™^™* « « J- ivo ™>- ;
ìdififlba Beveref prima fi veleno,
j>*ìuLL Cie un Occhiar, eh* [offe piem
foraneo. , DelPamM è ^ Ca jfc» *™
Coli tragii Arabi ^ ,
E tra Giannizzeri
Liquor sì ofticoy
Sì varo a torbida
Gli /chiavi ingolline* » ■
Gii nei Tartara,
Già neW Èrebo
L'empie Belidi P inventooto,
E Ti fifone, e F altre Furie, .
A ^rofefpina il minijhr atona f
E fé in tAfia U Musulmano
• ' Se lo cianca 'a precipizio ,
Moftra aver poco giudizio .
Avrà bene giudizio V. S. XlluftriflL e raoftre:
ràla
fa la fua folita prudenza , se fi atterrà dal be r
re così fatta porcheria dei Caffè, in vece del-
la quale io le loderei il bere mattina , e fera
in fine del definare, e della cena una giara di
acqua cedrata , ovvero di altra acqua acconcia
con ifcorza o di Lima dolce , o di Limoncello
di Napoli , ma però ferm che fia (lata fatta
acida col fogo di efl© Limoncello j e se tal-
volta in vece di effe acque acconce vorrà fer-
virfi dell' acqua pura di fontana , potrà farlo ;
e per V amor di Dio non abbia timore dell
acqua pura per cagione delie oftruziodi ; per-
chè } il credere che V acqua faccia ne* canali del
Corpo umano le oppilazioni è una baia ere*
duta da tutti coloro , che fi contentano di dar
fede a* libri fenza farvi fopra né pure una mì-
nima rifleflìone • Io per me credo, e me lo
fa conofeere Pefpqrienaa provata e riprovata,
fhe il vino è più abile a lafciare la gruma ed ,
il tartaro per li condotti de 1 noftri corpi, di*-t **M-
ouel che fi fia V acqqa , e particolarmente se ^ m . P un *
1 acqpa fia di fonte , che venga da buona ey ,|pi . te
iana forgente, E tenga per certo V. Sig. Il- tontis sj-
luftrifli che il suo ftomaco, il suo cuore, e la QPff**
sua tefta riceveranno Tempre più danno dai Vi- **™ • .
no, che dalP acqua. £ uina /
Tn decimo luogo defidera fapere V. Sig. Il- ch "** f*
ltiftriff. se fia bene, che ella pratichi frequen- V ^T '•**£*
temente la mattina a buon' ora il bevere de' M, /9^w-
brodi , ne' quali fia bollita la Cicorea. Io lo-'*> cfoe *'
do quefto coftume per utiliffiroo , e come quel- *** a **^
lo , che col tempo le apporterà giovamenti **** ty»*t'
ineftimabili pei suo fano , e lungo vivere ; e ***"&* c&-
beva pur de* brodi fenza diferezione . e fenza w ?$?**
xnifura , quando anco" ella voleffe oeverne z te fP e Wi.
competenza di quella gran quantità d* acque ? w** a$
che verfeno le gran fontana di Termini, e di ctrve "°*
Trevi* E se le venifte ano; a il far bollire ne 9
brodi la Cicorea , in sua vece vi pub far bol-
lire della Endivia , ovvero della Borrana , ov-
vero del Grifpignolo : Ed allora quando ndGrifpign*-
Mefe'di Marzo cominceranno a vederi! i fio- lo ^ àmbi-
ti ta , dalle
2ftó e O K * V t T I
tve/bezza ri détte viol* mammole , V. Sig, Hloftriff. ti*
delle fo- faqcia bollire ne'fuoi brodi in buona quantità,
£/'*, e continui per tutto -quanto il tempo , the det+
ti fiori di viole mammole fi troveranno frefchu
j* r &*h ™* Avvertila però, che quefti brocji fieno lunghi»
r*/j " e ^ P ^ fetenza, perchè quegli , che fono piì*
tafeftan- | ft gelatine , che brodi , non fono il cafo
%apofjono fup. £ ^ cql tempo le veniflero in faftidip i
Wora tn- brodi , pub in loro (cambio bere la nWttiM %
grofjfirefa buon'ora una piena ^Porcellana di acqua cedra-
va/*- ta, q di feorca di Limonc;eìli , p, di Lime, e
mente ti $c .| a bevi* cd \fa bollente in ^lU guifa ap-
fangu** perito, che fi fuoi bere il Cipccol atte ^ ovvero
il Tè r Ed ufando quella acqua cedrata in que-
lla foddetta guifa, \\ accorgerà, che non (qU-
jnente è un medicamento da Dame grandi, e
gentili, ma ancora conofeerà, che in prqgreflo
di tempo apporta upa indicibile utilità. Quan-.
do uferà quefti brodi, o ^cque fuddette la mat-
tina a buon'ora, se (e faccia portare 3Ì letto,
$ dopo che le avrà bevute , pfoccuri di dor*>
• mirvi fopra almeno un'ora, e forfè più re non
le venendo fatto il dormirvi , per lo meno ftia
per quello fpazio di tempo nel letto tacita f
quieta, e faccia fembianza di dormire,
In undecimq luogo vuol fapere V, Sig. IL-
luftriff, da me, se fia bene in quei Addetti bro-
F fempttàì metterai alcune volte delle gocciole di fpi-
galantt I4 t\iq di Corno di Cervio , del quale pra è la
maniera moda in Roma, A quefta interrogazione io le
—Ila *w#-rifpondo, che quefto benedetto fpiritQ di Corno
U il Redi di Cervio , non 1' ho né poco né punto che fi*
fi ride de per efferle profittevole , anzi l' ho per dannofo.
medieamf'% per dyr qualche barzelletta, io * molte Qa-
$i. me, che fi lamentano di dolori , <ft fcltte
malattie, ho fpeffe volte udito dire , che elle
hanno 4 Cani in Corpo ; Or penti V. §ig t II-
luftrill. che tumore, che fracaffo, e che feon*
Quejla volgimento farà $ se entrato nel fuo Corpo lo
Dama pò- fpiritq di Cervo, quei cani vorranno comincia*
tev*i*c<*-Te a perfeguitarlo nella diurni , # nelU nofc-
rete nella turna Caccia ♦
mcdeftm* I»
DT FltANtEStO *E1>Y. tef
In forama in decimo fecondo luogo io dico di/grazia*
a V. Si§. Illurtriff. che ella se ne ltia allegra- che bitct-
mente, perchè coir allegrìa e taanquiilità a-venne al
nini* eli* recupererà la foniti perfettamente < povero At-
Si faccia di quando in quando gualche Qiftè«'eròr; </
re, m4 r^l CI i fiere fia Complice, o di puro brb- quale f*
do , o di pura acqu* di fon rana con aggiugner- divorato^
vi tre, o qqattr'once di Zucchero bianco, un da* suoi
poco di Indirò y ed un pocp di file . Nel man. Cani^uM-
giare, pigli la mineftra mattina e fera , e Ondo petga-
affai brodafa e umida \ alle volte fa * fan- figo 4$
plice pane bollito , o fluito , ovvero grattato ; vedere
alle volte fia mkwftra d* erbe , come d* Endi- ignuda
via, di Borrana , di Lattuga, o di Cuculia .Diana rh
Le carni fieno per lo p$& cotte aflefla, efen-Ti»*/* rrx.
ai aroroati* o ipezierle di forta verona. Non sformate
fi (accia fcrupoio di mangiar? frequentemente fa Cw*«
dell' infoiate cotte , fecorae ancora di tutte*
quanto quelle forte di fritte che vengono foro-
mini rt race diali* Inverno , e fi poffooo nfar* e
cotte e crude . In lbnq&sa fi dia ad intendere
V. Sig. Itluftriflf. e lo tenga per cofa certiflBma, Tra gii
the il foverchio calore del suo ftomaco , e de* *g&* *'*
fiioi ipocondri e del suo cuore sono te princi- laNatura f
pali cagioni d$Ue sue indifpofiiiom • Quello ^urtQdipi^
che all'Aprile , ed al Maggio fi pota inette- gagliardi
tt in éfecuzione per suo ferviiio f vi h&ttm*fi * \wta-
pò allora a livellarne fecondo lo flato , net mente il
Vale allora V. Sig. IUuftriC fi troverà. Chfkntm*
i quanto in decumane de' neveritiffiim coma»- ào q***d*
damenti ? che uri fono flati fatti , poffo fince* non fia
taraente dirle • Rimetto però timo quello che*«wp***fi
da nw? è flato fcqtto, ad ogni altro pnMlentit >*&**£**
firto giudìzio , e paitioolarmentf a «elici degli nato par
Eeceilentifll e Dotaifòni Medici , che giornaU ***** di ^
mente, e di prefenxa affiftooo ai governo della noi darmi
tua fanità: e profondamente inchinandone, ba-ir^'/fc-
•io a V* Sig. lUuftiifl; le mani, m %
ter
*0l «OKJVÌTÌ
Per alcune Febbri Terzane vaganti
in Livorno*
D
Alle lettere informative, edifeorfive man-
date da tutt' a cinque lor Signori Medici
Fiorentini, e da un'altra lettera del Si g. Dot-
tor Diego Zeri Ilo raccolgo che ne 1 mali , che
prefentemente vagano in Livorno , fono tot-
Ti piìr che d' accordo in quanto fi appartiene
all'idea, e (lenza, cagioni, ed accidenti di effi
mali ; e raccolgo altresì , che poca differenza
vi fia nelle maniere del medicarli , e fé pur
qualche poca di differenza vi fia , ella non è
a tal fegno, che non poffa conciliare . Impe-
rocché tutti fon d'accordo, che i mali vagan-
ti fieno Terzane , delle quali altre fon conti-
nue , ed altre fono intermittenti , e che le in-
termittenti per lo più fono le terzane fempli-
ci , ancorché quefte femplici intermittenti , al
quarto, al fedo , fogliano di femplici farfi dop-
pie, e variare, fecondo la qualità de'suggetti.
n parimente d* accordo , che in quefte tali
febbri comunemente non fi feorga malignità ;
e che a' loro accidenti congiunti sono per lo
più punture e agitazioni nello ftomaco > incli-
nazione al vomito , amarezza di bocca, lingua
Quefte ea- arficcia e di color nero . In alcuni di tempe-
Ur nera di ramento pia caldo degli altri fopraggiugne il
lingua del 'rio , qualche convulfiont , ed impoffibilità
fuorefferledi dormire; ma in altri pel contrario suoi ve-
fik volte derfi grande , e lunga fonnolenza ; ed in tutti
indivo di ugualmente fete ineftinguibile , e che circa al-
tnorte.Vo-, le petecchie $£ ne fona offervate pochiffime,e
dafi cioc- quefte non nere , ma di color roflò , e fenza
thè ne^ dolori di tefta ; e fé pure qualcheduno prova
fcriffe il dolori di tefta, effi non fon continui , ma fo-
Qajulano. gliono svanire ; che V urine per lo più fono
colo-
&
DI fRÀttettC* KDY. 20 J
ccforftiflime , ma però quali in tutti di buona
toftanza , ed alcuni hanno diarree biliofe , ed
altri non lo hanno : e finalmente , che in al-
cuni fi fon vedute delle cancrene giudicate co-
munemente tali per cagione del decubito»
Per quella di ver (Ita di mali , e di accidenti
non è potàbile lo affegnar un metodo univer-
fale per curar tutti ad un modo . Ma ci vole
il giudizio di operare fecondo la divertita de*
iuggettt , e fecondo la divertita degli acci4enr
ti concomitanti , e quindi io raccolgo la pru-
denza di tutti loro , mentre veda , che opera-
no con tanta difcretezza ; ad alcuni ammalati
tiniverfalmente dando copiofiffimamente larghe
bevute di acqua * ad altri dandole con mano
più parca , ad altri accompagnando le larghe
bevute col previo foiutivo, ovvero dandole in
foggia di vomitatorj . In alcuni più rovinati
camminando con mano parca nel cavar fan-
gue ; in altri , e particolarmente ne' deliranti
allargando la mano con le piene flebotomie ;
ed in altri e particolarmente ne' deliranti , e
Sonnolenti, valendoli de* yefcicatorj % delle cop-
pette 9 e di altri limili revujfivi chirurgici , ed
19 tutti univerfalmente della frequenza de'ser-
viziali . Ed a quello modo di medicare fentq,
che fi foferivono concordemente il Signor Dot-
tor Lun^, ed il Signor Dottor Galletti Livor-
nefi , e mi ci foferivo ancor io > se però uà
Medico lontano pub dar configli in malattie ,
le quali di momento in momento mutano fac-
cia , e nelle quali fa di megere imitare i buo-
ni ed efperimentati nocchieri , che effendo in
alto mare , feconda i venti che tirano , o fa-
condo le nuove burrafche , che fi rifveglia*
no y cangiano le vele , e mutano il corfo t dei- Ipoaau
la loro nave . Non pò fio già fo feri ver mi air afferma »
opinione di quei Signori Medici , che deteflanò c he nelle
le larghe bevute di acqua', perchè fé è vero , Febbri
come verilfimo io credo , che ne 1 cadaveri a- conviene U
petti fi è trovato in tutti grandilfrna quan- v Uto, ìtmi-
tità disile , e nello ftomacQ ed in tutto Wdo.cqutfio
OpM RediTm.VÌI. O ca-
ito. caurtr&Tf
parere fu canale degli alimenti , fa di Mfogacr'&t&tHtP
approvato ed innacquare quefta bile , che non folamentiP
daG aleno; Ragna net canale degli alimenti , ma è più che
tpttr* **/ credibili Aimo , che fìa mefcolata coi ftngqe in
ficolo già tutti quanti i vafi fanguigni , ed è la foia, ed
/cor/o mori- unica cagione di tutti quelli accidenti febbri-
yanofpeffolì. A' mietitori, a' battitori, ed a tutti co-:
i febbrici- loro che navigano ne' lunghi viaggi deli' Indio
tanti di fé- fi rende praticabile di bever 1* aceto a tutto
te;poimu- parto, seque (lo aceto venga largamente tempe-
rò fufanza rato coll'acqua, che peraltro non potrebbe be-
lata/ £«/- verfi lungamente fenza noubil detrimento del-
fa, chetile vifcere ; sfe fi voleffe ber pretto . I cuachè
celebreSig.cpi'Mi&o per inavvertenza hanno troppo in f ala-
Co,: Ior#*- ta la mineftra, allontano il biodo coli'acqua,
za Mrga-o con altro brodo fcio«co , e così quella mi- *
lotti fcber- neftra fi rende praticabile a mangiare ,^e non
zando ne* introduce nello ftomaco , e nelle vifcere una
fuoi leg- sete ineftinguibile. E noi altri Medici non dia-
giadri ver/imo noi agi infermi talvolta lo Spìrito di zol-
fai* * dir*, fo , lo Spirito di vitriuolo, e io Spiritò di ni-
Nuvole,'itro (>eflb? E pure ttjtt'a tre quefti fpiriti fon
voftriMe- corrofivi ; e dati pari , e fchietti metterebbono
dici, Nu-in ifcònquaflò le vifcere , e cagioaerebbooo la
vote, dite morte, ma mefcolati con gran copia di acqua,
il ver, Hàdi ventano medicine , e poffono talvolta pro-
ritrovato durre Qualche' giovamento , Io non poffo dun-
il bindolo que allontanarmi dal loro feotimento nel da-
Di medi- re a luogo , e tempo le bevute di acqua r taU
car col ber.yolta pure e femplici , talVplta coi previo fa-
Finalmcn- \ut\vo y e particolarmente in one* febbricitatiti v
te il captici quali infingarda fi fcorge V operazione de'
eh degli servitali , e fi fcorge altresì la pigrizia della
uomini re- natura nello (caricarti da quelle materie , che
gola tutte la moleltano con quei travagli , e punture di
le co fé. Io ftomaco, e con quegli (limoli al vomitovEse
jieffbmiri-co1\l hanno fcarfità di acqua diNocera, poffo-
corJo d'ai- no valerli dell'acqua dj Pila, o dell'acqua deU
c#nimedi-h Ci terna di fortezza vecchia , la quale nosù
camentiyiè punto punto inferiore all'acqua di Fifa*
quali dopo Circa gli Aleffifarmaci di lattovar> Jacinti-
aver fatto ni j di lattovarj Akhermes, di Diamargherì toa
freddo,
- m Francesco rem;' ITI;
freddo, e iì altre fimili' tose,' descrittali! vr&-pcr qualche
rinàti , de^giulebbi gemmati , e de* giulebbi per- tempo la
*Iàti, io per me fplcrivor,che tqtjuefti $*(ijpre-fua bella ^
fai ti noi* abbiano luogo veYuno - y e -particplar- fatue/a
mente iqr quei febbricitati tf , ne' quali fi teme comparfir f
éh± venga il delirio, o che <H già fia compar- rwtfero in
fe , per cagione dell'ambre, e oe'mufchi ; ol- abbando-
trechè ogni giovanetto sa mólto bene , che»*, e così
quelle pietre preziose del latto varo Jacintino negletti -
non fon abili ad effere attuate dallo ftomaco , che pia n$<
quando né anco la fteffa acqua forte non lefiranmen*
attua, e lo fteflp fuoc^ di fornàc?, e lo tteflo ***<>.
zolfo ardente né meno le attua f Ma quando NelFAm-
anco foffero attuate dallo ftomaco , che pub óra i e nel
mai far di bene un bocconcino mirabile diMufchiovi
lattuario in qno tìomato pieno di un Trediciu- Và>/o delle
me di bile corrotta, e inafprita ? Che poffon particelle
fare quattro gocciole di giulebbo periato , o attiviffi-
c& giulebbe gemmato? Dico quello perchè mal fye;laonde
vorrei, àx% fondandoli e perdendoti intomo a con gran
quefte bagattelle , fi trafcurafltèro le co fé efTen- gindizié
siali , dello atttrtire la bile, del metter freno vengono e-
alla fua sfrenatezza, dell'evacuarla, o nel pr\n- fcluje nelle
cipio, p nel mezzo del male , fecondo che ù febbri, che
vede il bj fogno con femplici bevande folufivf /ow> /^d'-
accodate dàlie larghiffime bevute di acqua % pagnate
come se fi aveffe a fere il bucato allo ftomacOj dal delirio;
ed alle budella, offendo ne^
' Lodo fomrnamente il bere l aeqiià pura osem^cejfario in
plice a patto } e non vino ; e 1' aequa fi può» tal cafo ^
rendere acida , o con fugo $i limone , & con:/' ufo di
fugo spremuto dall' -agretto frefco , p cfol ivctguei rime*
bollire de' granelli di agretto nell\ acqua y ln:dj>cbe at->
fomma le bevande tendano più all' addetto ^tutifcono
che al dolce ; perchè gli zuccheri , ed il (o^ilmotodL
verchio 'ufo de* giulebbi pò {fono effer giufa-ifordinato
mente fofpetti in un'abbondanza così gtettieidegli fpi-
di bile, e poflbho ancora Introdurre pello<:fto*. riti, e del
maco una maggiore vifcicfità , ed irriptaftrfcr /angue.
maggiormente le bocchette dèlie glandtiift ~ r * Il Bellini
Ad una ce fa pàrticdlarmehte vorrei , -che Omelia Buc-
hétte l'occhio, cioè a quelle cancrene j Ubatili: chereide :
•« O 2 ad
212 c a » * V t T i
Ma il ad alcuni infermi fono fopraggiunte e fi ere*
Zuccher , dono comunemente cagionate dai decubito ;
che cos'è ? imperocché panni Arano come pe *i decubito
Dolce,ma di otto o dieci giorni (blamente poffa fcrfi U
lutto bile: cancrena . Pure anco quello ptiò darfi.
Un umor Scrivo tutto quefto a V. S. Ece?llenti(T. i«
tutto rab- conferma del lor prudente modo di operare »
hia,etut- e V.Sig. comunicherà quefta a tutt'a quattro i
to furia 9 Signori (boi compagni t i nuali potrà certifica-
Che pigliare delio aggradimento del &rem(TuBO Granduca
fuoco ad Noftro Signqre per la loro vigilante attenzione
Ogn* om- al buoni fervizip di cptefti poveri infermi • Io
farà <F in- non i ferivo a ciafeuno di elfi in particolare 9
giuria* perchè non ne ho il tempo per U fpedizione
della (taffettà . Ed ^ V. Sig. bacio le mani ,
• prego da Dio ogni vera feliciti
Per un feafo moietta nel Pancreas con
languidezza in tqtto
U corpo, ec,
IO ho molta compatitone per li mali 9 che
dai decimofetrimo anno fino al trentèlimo*
quarto 9 quali cpntifUtymeqte ora in un modo f
ora in un altro , hanno afflitto quella nobi-
li (Trai a Vergine 9 la qu^le dopo aver tentati
un numero infinito innnitiifimq di tutti quan-
ti quei rimedj , cl)e dell'arte iqedipinale da tut-
ft te fette de' Medici fogliqno edere prpfcrit-
ti , ora prf feqtemente da niun rimedio rica-
va follievo alcuno % anzi f cpn^e fi racconta
nella efatti (firaa gelazione del dotti {fimo > e
prudentiffimo Signor Mario Fiorentini » quefta
©obiliffìnaa Vfrgine fi lamenta continuamente
. di un senfo roqlefto fotto lo (fornace* , laddo-
ve fuole ftar fifuata quella gianduia , che da*
Notomifti è chiamata Pancreas ; onde le pare
euafi fempr* di averli a. svenire , e panico*
faraente guandp ella releffc (^are inginoc-
chiata,
ctiiata , ancorché poi de fatto queffi tifi sve-
nimenti non avvengano • In oltre fi quercia
talvolta di una fomma protrazione di ione >
• di una indicibile languidezza A tutto quarr-
to il, fuo corpo. Ha per lo più inappetenza al
cibo. Si duole di un cerco che, che ellachia*
ma oppreflìone di cuore. Si querela della gra-
vezza , ed ottttfione di tefta , che non le per- '
mette lo applicare a' soliti econfueti lavori delle
Donne , e né meno alle fpirituali meditazio-
ni e contemplazioni , o alla lettura de 9 libri. Di
più è incappata in una malinconia, e faftidio-
iaggine d'animo tale , che facilmente prorom-
pe in fofpiri , e in pianti , ancorché per altro
ella fia di animo compoftiffìmo, e d'ottima in-
dole : ma quel che più la moietta fi è una pai-
fazione , la quale , conforme ella va fempre
dicendo, la tormenta dalle piante de' piedi fi-
no alla più alta cima del capo , ancorché in
verità cotai puifazione non appari fc a al giudi-
zio del tatto 9 se non nella calla del ventre in*
feriore all' intorno del Pancreas , e de'-canali ce-
liaci -, imperocché il di lei polfo y quando ella
non febbricita, è piuttofto piccolo, e ri pò fato,
che grande e impetuofo # EU' è un pochetto
smagrita , ma non molto • Il colore del volto
é un poco più pallido del suo solito • I fiori
meftruali le compari feono con ifearfezza > e
lènza il confueto, e dovuto ordine. Sopra ogni
altra cofa teme e trema di aver a morire della
morte, della quale morì illluftrifluno fuo Pa-
dre , il di cui cadavere aperto dopo la morte,
ancorché in eflfo fi trovafle una grandiffima
copia di pinguedine , nulladimeno non fi uo- 1 grafi por
vò , per quanto vien riferito , punto di fangue Io pia fo»
né nelle vene, né nelle arterie, e né meno ne' gtionoavor
ventricoli del cuore ,enè anco nelle vifeer?, poco Sm»
ancorché con grandi (lima diligenza da una ma- g*o *
no perita ed efperimentata vi foffe cercato •
Ed il fimile avvenne in un morto Fratello
del Padre , Né quella nobiliffirna Vergine fi
tentala . punto dal vedere , che alcuni propri
O ì Fra*
Fratelli:,, e 'Sorelle TotT vivi , d godono booti*
Sanità, e perfetta.
Pare a me * che fi* noti filmo quefio male ,
e parmì altresì , che fia molto bene (lato co-
no feiuto dati 1 «fperittientattflìmo Sig« Fiorenti-
Eperòbel-rà , e ohe perfettamente ne fieno ftate da lai
lijftmo il ravvi fate le cagioni pia Occulte + e lo raccolgo
patogene molto bene da 1 medicamenti metti in opera «
della \t- Laonde io non mi voglio trattenere & faveU
diana co/Mare sopra di cib , dicendo (blamente * quello
Oceano t éffer quel male , di cui ha fcrittò un lungo e
perchè in dotto libro quel Medico famofo Romano chia-
amendue matto Paolo Zacchia . La verità fi è che a gua-
ri trovi a morire quefto male , non folamente vi bifogna*
eguale il no i medicamenti , ma e' vi vuole ancora l'ac*
cimeto^do- corta indudria , e difiavoltura del Medico ,
vzndotan-yzt (àper navigare in un Oceano , che talvol-
to il Noe- ta ha lunghe le tempefte , e talvolta le varia
ehiero che secondo i venti che tirano t Ed il voler con-
il Medico tro quelli venti andar di petto , e a viva for*
trattareunvà , e à linea retta, è proprio un voler fom-
Atte /Wr-mergerfi • Bi fogna alcuna fiata (far fu* bordi
tiffima . Motteggiando , e talvolta fa di meftiere cofleg-
Chinon lo giar con la pazienza terra terra , ed anco tal-
crede fi de-*o{t& andar fecondando i' impeto del vento e
gnidi tee- «fella corrente , andando a feconda. Si fon fat-
gere il fa- ti. in (ino a qui diverti medicamenti , fecondò
mofo pa- la divertita de" tempi 9 e delle congiunture mol-
rere del to proporzionati . Oltre molte piacevoli itera-
gran Lio* te * e reiterate evacuazioni * ha pigliato quefla
nardo di nobili (lima Vergine V Offifaccara acci a ti , il
Capoa.MaQvoppo di Cicoria con Rabarbaro di Niccolò
lpocrate ^ Niccoli, il firoppo maghitele di Giovanni Per*
cel diffè tiéxo , ha ufato il Rabarbaro, il Vitriuolo di
prima d'o- Marte , il vino con infufione di accia jo , l'e-
gni altro ilratto marziale di Adriano da Mi n fi eh t , la
tn quél ce- tintura di Marte efltetta con fugo di mele ap-
lebre Jtfo~?te i la polvere Gachetica dell' Artmanno, lo
tifino: Ars (pacifico (lomacale di Pietro Poterio , i' anti-
longa, vi- mbnio diaforetico ! fi è fervita parimente pifc
ta brevis, volte, e con lunghezza, del lafte, dell' acqua
occafio del Tett«ccio , dell' acqua della Villa • Si è
fer-
W FRANCESCO REDI. tl^
.fervila di brodi alterati con diverfe maniere praceps
.«l'erbe, e di aitri ingredienti; fi è fervita an- expeii-
cora di diverie forte di emulfioni „ Che fi ha mentum
dunque di nuovo a tentare? fcyfe l'usodell'ac- periculo-
ciajo? Ma quefto pigliato e ripigliata più voi- fuatyudi-
te con giovamento , in oggi , come aflferifce il cium dif-
dottiilimo Sig. Mario, non porta più confala- ficile:Nec
zionc veruna, né verun profitto all'Inferma . foiumfei-
Dirk alla buona come io mi conterrei , e ere- pfum pre-
do , che il Sig. Mario con la viva perfpicaci- ilare o-
tà del. suo nobile e giudiziofo ingegnò feorge-portetop*-
jrà .molto bene a qual fine fia diretto quello , portuna
che io son per dire , fenza che io mi dichiari facientem
xli vantaggio . Io vorrei , che quella Signora sed & z~
faceflfe un medicamento nuovo , e da effe non grum &c*
più fatto. Vorrei, che quello medicamento di*- Gli JUffi
raiTe lungo tempo , e fofle efeguito in una duo- medica-
va maniera , e da efTa non più ufata ; e fpe- menti pi-
«rei in quefta maniera, ch'ella foffe perrecu- gitati , e
aerare quella fan ita , che «è conceduta al fuo ripigliati^
Atto , al suo temperamento , al suo abito di foglioso
corpo, alla sua età , ed a' medicamenti fatti : alla fine
E Àia certa, che non (blamente recupererà la perdetela
fanità , ma farà ancora lungo il co rio della virtà /•-
sua vita. Ma bi fogna, che ella fia obbediente re*
io tutto e per tutto al Medico , ed a chi la
governa , e fia obbediente di una obbedienza
totalmente cieca , e non curiofa ; e non fac-
cia come certe perlbne fcrupolofe , le quali pur
A'orrebbono , che i Con fedo ri fi adatraflero a 9
loro geni , e la teologia morale fi adegguaf-
se a' loro pentimenti , né fi voglion mai quie-
tare e dar pace, ancorché il Confeffore atteftt
loro, che quella tal' opera , che hanno fatta,
non è peccaroinofa ; e pure infittene, e repli-
cano , e non par loro mai di rimaner foddi-
sfatte a pieno , e con la calma nella cofeien-
za. In oltre bifogna , che quefta Signora ere- ;
da fermamente, che un male, il quale ha du-
rato dal diciaflettefimo anno fino al trente-
simo quarto , non può ora rimaner debellato
uè in trenta , nò in quaranta * ni in cento
• O 4 gior-
Il* C O V $ tf *♦ T I
giorni . Quello male bi fogna vincerlo appoco
appoco con la pazienza , con la flemma , nqn
con affalti violenti , ma con un lungo lungo
attedio . Di più fa di mettere , che ouefta Si-
gnora ajuti ella fteffa quei Medici , che le prò*
mettono di volerla guarire certamente ; gli ajn-
ti, dico, con l'allegrìa dell'animo, con lo sva-
garli , col divertirli ; e quando le viene quei
penfieri, e quelle malinconie di aver a morir
fretto , o di avere a morire della toorte del
adre, o del Zio, dica (libito al suo cuore op*
pretto , che i Medici gli hanno detto , che non
Farà vero*
Verghiamo dunque al medicamento * Ora
che la ftagione è buona , e che comincia a pio-
vere, ed a farfi l'aria cut poco più frefea, mi
piacerebbe , che quefta Illuftriffìma Signora co»
mlnciaffe a prepararli al medicamento nella fe-
guente maniera . Per quindici o Tedici giorni
continui vorrei che ogni mattina cinque o sei
ore in circa avanti pranzo, beveffe fette, o ot-
to once di puro brodo di pollaftra , o di guai*
fivoglia altra carne gentile , digraffato, lenza
fale, e fenza raddolcirlo con cofa veruna , av-
vertendo che detto brodo non fia grotto, fu*
ftanziofot e vifeofo, perchè tali brodi potreb-
bono portare a Sua Signorìa un gran detri-
mento alla oppreflìone dei cuore , ed agli in*
tafaftienti de 3 canali celiaci « Pigliato la matti- b
na quefto brodo , proccurerà di dormirvi fopra
un'ora o due, e pofeia per una mezz'ora proc-
curerà di fare un piacevole efercizio di còrpo.
Cinque o sei ore dopò pigliato il brodo , de-
sinerà > ed il suo defìnare non fia altro , che
Una buona minettra affai brodo fa , e non pio
cola , e pofeia beverà un par d' uova , mangerà
una , o due mele , o pere cotte , e quetto fia
il suo degnare, nel quale beva un poco divi*
so gentile ottimamente innacquato • La f?r»
un* ora avanti cena , beva tre once di biodo
(ciocco , é un" ora dopo , ceni una minettra fi*
tnile a quella della mattina % t le lolite due
mele,
DI FRANCESCO REDT. 21 f
meli >j o pere cotte \ che se anco alle volte Id
voieffe crude , se le potrebbono concedere »
ficcome se le pofifon concedere in loro vece,o
delle pefche , o delle prugne * o altre limili
frutte , fecondo che darà la ftagiòne *
In quello tempo * un giorno sì * ed Un gior-
no nb fi farà un Criftiere , o per lo menò me-
no due giorni nò , ed un giorno sì : E tale
Criftiere fia fempliciffimo di puro brodo , zuc-
chero , butiro, e fale*
Terminati i quindici, o tedici giorni di quel-
ita preparazione, vorrei, che laSignoracòmin~
ciaffè a pigliare ogni mattina $ cinque o sei ore
ivanti pranzo , due dramme di pura , e fempli*
ce polpa di caflìa, fenza la mefcolanza di ve*
rum correttivo, e vi foprabbeveffe immediata-
mente fette , o otto once di brodo * nel qua!
brodo fia bollito un piccolo pugillo di fiori
di viole gialle , le fcorle di una mela appi*,
e di piti neir atto del bevere il dettò brodo, -
vi iia aggiunto ad effo brodo, una fòla fola
gocciola di Elifir proprietaria di Paracelfo, a
al più, al pia due, gocciole * Né s] inquieti la
Signora se la caflìa non moverà il corpo * pèr-
che ella non fi dà « quefto fine , ma se le dì
a un fine più recondito . Per quindici giorni
continui piglierà quefta caffia ; e per ijuefti
quindici giorni farà la mede firn a regola di vi-
ta, tanto nel mangiare quanto nel bere, con-
forme fece i quindici giorni antecedènti ; fel-
lamente la mattina, e non la fera , se le pub
concedere tre o quattro cucchiarate di picca-
tiglio di carne , oltre la mineftra , 1' uova , e
le frutte « In quefto tempo pigli al folito te
foli te tre once di brodo un'ora avanti cent,
* di quando in quando fi faccia, avendone bi-
sogno , o non avendone bifogno , un piacevole
ferviziale .
Patterà pofeia all'ufo di queltt famofa erba,
che ci vien portata dalla China, dalla Cocin-
cina, e dal Giappone, intendo dall'Erba Thè,
*&« per altro nome è chiamata CU • Qptfta
It
/
218 cowsurTi
Il Redi ha le conforterà il capo * e lo ftomaco ; e di più
fempre lo- potrà con iicredibile piacevolezza attergete le
datoPEr- grume nate intorno alle parieà de' canali del
baThìyCo-mefcx&etìo , particolarmente di quegli, che
me dagli fono diramati pei 4 la regione deli' utero •
altri fuot Quefto -medi carneo todelFErbaThebi fogna eon-
Con/ultìyé tinuario per quaranta > o per cinquanta giqr-
dalle nòte ni pigliandone una dramma per lattina intuii
alDitirà-pct tre o per quattro ore , in cinque , o sei
òo pojfiamóoncè di acqua di meiifTa bollente, e pò (eia fu*
vedere* bitó legata dal fuoco,, e ben coperto il vafo,
e quando é fredda , colata , e raddolcita con
due dramme di zucchero fino* Si frequentino a
proporzione i Criftieri fecondo il prudenti ffimo
giudizio di quei dottiflùnò Medico , che affitte.
Se in capò a venti giorni fi vuol cangiare l'ac-
qua di Meliflfa in Brodo di polla tea 5 o di al-
tra carne * fi pub hit con ficurezza ♦ Queflo è
quanto poffo dire nel cafo accennatomi , rimet-
tendomi in tutto e per tutto al dotti (Timo , pnt-
dentUTìmo ,* ed e fpe rimenta ti (fimo giudizio del
Mario Sìg. Mario Fiorentini» il quale con la fua fo-
Tionntini i»ta ed avveduta deftretza, faprà levare ed ag-
Lucchefe . giugnere fecondo le opportunità , che alla gior-
nata poffare infingere.
Vct uni Dama ^ 1 cui i meftrui ve-
nivano pochi) e {coloriti.
HO letto il 'dottiffimo , e prudentiflìmo
configliò medicinale intorno alle indifpo-
fizioni deli Illuftriffima Signora Marcbefa di
Villafranca , ed in rifpofta non poffo dire al-
tro , se non che io concorro in tutto e per
<utto ne' fentimenri , e nella opinione di quell*
Eccellentiffimo Medico , che lo ha diftefo e
icrittp, e concorro nell'idea del male, e nelle
ili Uri cagioni , e nel p nono (li et . È vanità
fa-
; DI FRANCESCO 'lLVbìi-% %t?
ftrebbe il voler dire di pia di quello* * eh* è
flato accennato ; imperocché quefta Signora »
ancorché maritata di tre anni * non é mai in-
gravidata , dì piti nel principio dell'Autunno
proffimq pattato, ha cominciato a difettare ne%
fboi meftrui , ancor che prima non ne avefle
avuto mai un minimo difetto ; ed il difetto ,
che prefentemente ha * confitte non folamentc
•nella (joantità notabilmente fininuità , ma an-
cora nella qualità tettata ; imperocché i me-
strui per lo più fonò pochi * (coloriti * e limili
ad una lavatura di carne * con uno accompagna-
mento notabiliffima di certa materia bianca * e
vifcofa, della quale ne va poi tempre continua-
mente gettando dall'utero con travàglio* con
dolori, e coti gravezza de* lombi * e delle vene
vicine all' utero ♦ In oiti* * nel tempo attuale
de' meftrui fi lamenta i' Iiluftriflima Signora di
dolor di ftomaco i di difficultà di refpiro, di
dolore di tefta , di rigori di freddo , di mefti-
zia a lei infolita f e di opprefCone travaglid-
fiflima di cuòre. Le cagióni di quefti tanti ac-
cidenti son facili a rinvenirfi > e fonò quelle
fleffe , che dall' Eccellentiffimò suo Sig* Con-
sultore fono ftate accennate* li Prònoftiqd cir-
ca alla recuperaziòne della fanità è quello ftef-
fo, che dal medefimo Eccellentiflìmo SigXòrl-
fultore è ftato defcritto , cioè $ che vi lattina
delle difficoltà noti; piccole a poter fópiifc, e
vincere tutti gli Sopraddetti mali * ed il pia
difficile ,. il pia oftinato * ed il pia capàrbio ,
farà quelrfluore muliebre di quella materia bian-
ca e vifcofa , che continuamente va jeitìendo
jair utero *. Nulladimenò bifogna farli animo*
bi fogna ricorrere ^medicamenti , i quali fper
ro , che fieno per" debellare , £ vincere la mag-
gior parte de' travagli dà quella IliuftrtfEma
Signora , e fieno altresì per aflìcurarla da al-
tre malattie , che le farebbóno minacciate, se
ella, non ricorreffe all' uso de' medicamenti abi-
li a ripurgace . uni verfalmeate il £uo corpo , e<J
a re-
220 C X> » 4 V % T I
a rt^urgare particolarmente quei canali , che
Serpeggiando per l'utero vi portano f e vi ri-
portano i fluidi , e bianchi , e roffi * lafciando
pòi finalmente corroborati l f utero mede fimo,
ed i téfticoli uterini , acciocché poffano nel
tempo del cento efetudere con più facilità le
_.. uova {Fecondate, e gallate dalla feménxa virile.
ìfnf OiTervando di férvirfi Tempre di medicamenti
fupf P iaccvo ^i gitili , e più che fia potàbile non
£*• ai * n S rtt ^ a * 8 U ^ y procurando ancora f che ciò
vr°j' i kS Ua co ^ à *&aggior brevità , che dal bi fogno
Medito ì fj a conceduta , e perciò loderei , che quefta -li-
tri operare, l u ftriffima Signora * quando vorrà cominciare a
fi t0 jt ^*~ mc ^ car fi » fattoli la fera avanti ita ferviiiale
to,&ju- comune, la mattina fufleguente cominci a piglia-
tUndc • rt 1» infrafcritto firòppo folutivo * e ne pigli
fino in fette , ovvero in otto /un giorno sì,
tm giorno nò>
9. Pólpa di Caflia tratta di frefeo 'onc. ).
mei. fi (temperi in f* q. di acqua comune e
fi faccia levare un bollore , ed in fine fi ag-
giunga
Sèna di Levante onc. j. e mezt
* • Cremar dì tartaro criftaih dr. v;\
Si lafci levare un bollore , fi levi da fuoco ,
fi feirr il valb s fi l^fci freddare * e quando è
freddo, fi coli ^ e fi fprema.
?t. di detta colatura lib. jt e m«.
Siroppo Violato folutivo onc. x*
Sugò di Limone onci j. e mez*
Mefcola y e con chiare d* uovo q. b* chiarifei
fecondo 1 arte f còla per carta fugante a due
doppi , e ferba per pigliarne onc. iiij. e me*.
la mattiria all\alba un giórno sì > ed un giorno
nò, come fi è detto di (opra.
. Nel giorno , n^l quale non fi piglierà il fod»
dettò firop^o folutivo, fi contenterà l'Illuftrik
fitìia Signora di bevete la mattina nello fve»
gliarfi dal fonno V infraferitta bevanda .
9l Cremo r di Tartaro cri (tal. ben poi ven-
uto #n& j. fi faccia bollire in lib. ij. di acqui
€0-
m fiahcésco Rn>r. tu
tortone; fi doli, fi iafci fere la ma Mùtatsa*
e fi ferbi per l'uso.
$. della fuddetta bollitura pnc. v.
Giulebbe di cintura di Viole mammole on&jt
• mez.
Sugo di Limone fprerauto onc. mez.
Mefcoìa, e cola per carta fugante, per piglia-
te t come fi è detto di (òpra, una mattina sì,
td una mattina nì) t
Lodo , conforme è fiato prudentiffimatnent»
accennato dall' Eccellentimmo Sig. Confuta-
ir f che fia neceiTario cavare prima il fangue
da Ola delle vene più apparenti delle braccia,
e poi a tempo conveniente cavarne parimente
una buona quantità da una delle vene de 1 pie-
di, e forfè anco dalle vene emorroidali cqile
(àoguifughe .
Terminati , che faranno i fopradd^tu firqp-
fì foiutivi, e non folutivi, e rjpofatafi la Si-
gnora due o tre giorni , loderei fommajnente
il far paleggio all' ufo deli' Acqua del Tet-
tuccio , pigliandone sei q sette libbre per mat-
tina , un giotrno sì, ad un giorno nò, col sue*
Srevio folutivo , che potrebbe eifene f infr^-r
:ritto .-
Ut. Sena di Levante dr. yi.
Crempr di Tartaro dr. iij.
Infondi in f. q. cf acqua comune per ore x«
alle ceneri calche • In fine fa levare un bollore^
cola, $d aUa colatura aggiugni v
Siroppo violato folutivo ) ^ m ^ mm ::
Manna fcelta della più bianca } ***• 0?c < M*
Sugo di Limone fpremuto ) ' M-B ^ M
Acqua di fior d' Aranci ) an < Q ^ mw *
Con chiare d' uovo q. b, chiari fei conforme in-
fegna P!ar$e , e cola per carta fugante.
1}t. di detta colatura onc. vj. e mez.
Il giorno , che la- Signora piglierà V acqua del
Tettuccio , mi piacerebbe , che cinque , o sei
ere dopo definare beveffe ;r infraferiua bevan-
da, e se la beveffe frefea conforme port^ feco
la ftagione.
fr* Gin-
*2* C O K $ t ■ T* I
#. Giulebbe di Pomi femplici , onci, e
me*.
Acqua di Capelvenere stillata a b. m.
once vj. Mefcota , e cola per carta' fugan-»
E perchè V acqua del Tettuccio fi piglia un
dì sì, e un dì nò, per la mattina, nella quale
non piglia la fuddetta acqua , piglierà fette O
otto once di Brodo di pollaftra ben digradato,
€ fenza fale , e p fenza ancora raddolcirlo con
co fa veruna.
Peli' acqua del Tettuccio credo , che tre <of
?uattro paffete potranno fervite al bifogno di
uà Signoria Jllurtriflìma per, poter poi fare
immediatamente paflaggio ali* uso di un firop-
petto acciaiato da continuarli per 12. giorni
ogni mattina ? e quando da queir Eccellentifl".
Sig. Pojtore, che affitterà alla Cura, foffe ap-
provato , mi fervirei volentierifluno della fe-
guente ricetta t *
#. Acciajo preparato dr. vj,
Cremore di Tartaro onc. mez.
Sì metta in uno orinalino di vetro , e vi fi
aggiunga Infufipne di Viole marnatole di 9.
volte onc, viij #
Si ferri beni (fimo V orinale col suo cappel-
lo cieco , e fi tenga per ore 24. a bagno
maria , agitando di quando in quando il va-
ro 1 ; in fine fi coti, e fi ferbi per 2. firoppi da
pigliarne uno per mattina cinque ore avanti '
definare,
Kel tempo , che fi pigliano quefti firop-
pi , $in^o neceffario neceffariffimo , che V II-
luftnffima Signora Marchefa fi faccia una se-
ra sì, ei una sera nò, avanti cena uri piace- ?
vole ferviziale, e potrebbe* fervirfi dell' infra- ;
fcritto :
Ijfc. Brodo di carne onc. xx.
Zucchero bianco onc. iij.
" Mefcoia per fetviziale .
'Terminati 4 firoppr acciaiati concorro piena-
xnen-
piente > the «e. r 111 qftriff. Signora Marchefa eoo*
ttnuerà co 1 Còliti travagli y fi* bene , e forfe
pecffffario poffare all' ufo* deli' acqqc minerali,
cioè a djr^ a «fi ^ttcile della Fixoncella wf
Contórni di S^C^fci^ao , p di quelle della ViU
ht nelle montagne di Lucca , colla regala* lo-
lita ukrfi nel pigliar? quelle y e alfe -finùK
acque. ■ , ■ r
Del modo del vivere cirqi le sei cose non
naturali , non ne parlo , perchè dal dotarti ma
Con fui to trafmefform tri accorgo molto bene,
che T llluftriflT. Signora Aif archefa è l alle man»
di un Medico non meno dotto , che prudente»*
Una cof<t ioU dirò, che ruttiqoaac* i medica-
menti fono gettati al vento , ie non (iena ac*
compaginaci dajuna ottima dieta , che è quanto
brevemente ppflo dire in elecuztone de* ri veri-
ti ili mi comandaiqeati ? $h$ mi $Qno flati fatti r
» » w
Per alcune vigere
ne'vafi orinar).'
r> tengo quafi pef eerto, che HSigflOrCan-
celBer P afe h no ni abbia' l'ulcere nette parti,
che fervono all'orina, e dovendo dichiararmi
più particolarmente, crederei uelja véfeìca in-
foi trbilraente ^ e* pefr qualche leggi er fospett^
ne' reni , I fegni ^ i quali m'inducono a- cre-
der, che nella vefeica fia la ulcera, Cono l'ari,
dorè dell'orina, il non poteva ritenete \ , aon#
altresì quei fedimetfti nlofi albicei , <? firpili
aria marcia, iaualu-feditnenti fi feorgono con-
tinuamente netroritia: Se o\w V ulceri dell»
velclca , vi fia ancóra la pietra , in ordine &
quello io mi'Umecto alla rieogitiratene fatta r
ne da un perito Chirurgo , < il ;q*»ie affermi
non aver ticotiofciuto pierra r A T forte vertìni
nella vefcica cfel Sig. Fa b brani .'Parrà ftrano-
forfè, che io penfi a credere, chdJia l' ukem
< nella,
1*4 e o k t v t t. f
aella vefcìca Tenia che vi Ha la pietra 9 non
avendo mai originato (angue, e non avendo fat-
te renelle ( per quanto vien riferito ) tuttavia i
fegni fuddetti me lo fanno credere , ed un'ori-
Ba acre, mordace» e piena di fali liflìviali , ed
analogi a quegli dell' acqua forte , pub senza
dubbio ulcerare , e se V ulcera fi fa nella fu-
ftama nervo fa in lontananza del collo della
ve f cica , non {blamente non fi vedrà fangue ,
ma la marcia che fi farà da queir ulcera , farà
fna marcia ( dirò così ) fui generis , che per
non eifer fatta da materia fanguigna , non pub
avere quella bianchezza , e quella egualità ,
che convengono ad ima tal marcia ; ma effen-
do fatta da un fugo nerveo , e di natura dif-
ferente dal sangue , riefce una marcia filofa fi»
vaile nel colore, e nella confittela alla chia-
ma dell'uovo. Quefta è 1* idea , che io mi fon
figurata del male del Sig. Cancellier Fabbro-
ni : e la cura , che. io farei è la feguente , ri-
mettendomi però in tutto e per tutto alla ocu-
lata prudenza , e (apere deli Ecceiientiff. Sig.
Cheli. ' ...
In primo luogo gli darei la feguente piace-
voli dima medicina.
- Ut. Polpa di Caflìa dr. vj*
Foglie di Sena * Crcmor di Tartaro , an$
fa iiu
Cannella fcrop. mei.
S' infonda il tutto in fufficiente quantità di
acqua comune, e fi tenga per ore 12. alle ce-
neri calde y fi dia un folo piccolo bollore , fi
eoli gentilmente fenza fpremere.
ft. Di detta colatura onciv. e la detta co-
latura fi addolci fca con onc* ij. di Manna fcel-
ta della piìi Manca , mefcola per pigliare all'
alba.
Per Groppo da pigliarti per otto, ovvero per
dieci manine ; gli darei quattro once di sugo
di cicoria ben depurato e chiarita, e lo addol-
cirei con un* oncia di giulebbo di tintura di
«iole mammpte .
U
del quarta uroppo, gu farei ca-
di fangue dal braccio deftro della
rente, non parendomi » che l'età
bbróni di anni *6. ed ii tempe-
M «ÀNCESCÒ REDf." 22 J
* La mattina del qdarta firoppo, gTi farei ca-
vare un poco
vena piti apparente
del Signor Fabbróni di anni 55. ed il tempe-
ramento fanguigno figuratomi lo ppflano proi-
bire .
Terminato di pigliare i Groppi ., gii darei U
feguente medicina.
$. Polpa di caffia onc. j.
Si A e rn perì in onc. viiij.^di Acqua di viole
mammole, pòi vi fi aggiunga Sena di Levante
•hr.iij. fi tenga infufo il tutto così a freddo per
ore 24. poi fi coli gentilmente, e nella colatura
fi ftemperi al fuoco Manna fcelta oneij. e mez*
fi coli di nuovo»
$. Di detta colatura onc.vj. e mez, per pi-
gliare all' alba . Né fi dubiti dell' infufione a
freddo ; e del non veder correttivi ; perchè l'o*
pernione riufeirà gentiliffima , e lo (lomaco
non ne .rimarrà abbattuto, perchè non è forfè
così debole, come pare , e fpero che i medi*
camenti attemperanti ridurranno in proporzio-
ne il fermento del m^defirto , (frigneranno in
buona lega il chilo , il fugo pancreatico , ed
ii biiiofo , dì maniera che il fangue ricevendo
nelle fucclavie un fugo uniforme, fiandra 3H~
cor elfo riducendo , e rimetterà i suoi minimi
componenti in miglior tuono , e nel!' ordine
loro conveniente ♦
Tre, o quattro ore dopo che il Signor Fah-
bronì avrà pigliato tanto la prima , quanto la
feconda medicina , fi contenterà di bere otto
once di Acqua di fiori * di viole mammole in
cambio di quel folito brodo , che fi suqI dare
la mattina delle medicine .
Per li firoppi della feconda purga plgliera
ogni mattina quattr'once di Siero di capra de-
purato , raddolcito con 1U52Z' oncia di firoppo
di Tintura di viole mammole ; e continuerà
quefti firoppi, al meno meno , per dodeci mat-
tine , o per quindeci , pigliando ogni tre o
quattro mattine avanti la bevuta del foro yna
OfM Redi T. VII. P mei*'
%l6 CONSULTI
mezz'onda di polpa ex Caffia , bevendoci fuWto
fopra il fiero fuddetto.
- Dopo i dodici o quindici giorni del fiero
foddetto, pigli era di nuovo una delle due fo-
pra feri t te medicine, non tralafciando di piglia-
re le otto once di Acqua di viole, in vece del
solito brodo : e ouando anco le otto once di
dett* Acqua di viole arrivaffero alle dodici , ov-
vero alle quindici once, più lo loderei.
- Dopo quefto medicamento , patterei all' ufa
del latte di Afina, cominciando dalle tre on-
ce , crefeendo a mezz 1 oncia per mattina fino
alle fei once fenza crefeer piti . Durerei qua-
ranta giorni almeno . Se queftò non porterà
intero giovamento , spero che almeno lo por-
terà molto notabile , e particolarmente se nel
tempo del latte , la fera a cena non fi beverifc •
mai vino.
Mi difpenfo di favellare di quelle colè, che
appartengono alla dieta , per efikre il Signor
Fabbroni affittito , e curato da un Medico di*
ligente , ftudiofo , dotto , e molto follecito del-
la fua salute , che potrà , e faprà opportuna*
mente foccorrere al tutto , di modo che ne fé-
gua queir utile tutto , che permette la \ ualità
del male.
Per un tumore
nell'Utero .
Slamo al principio di Luglio in una Cagio-
ne delle pia calde , che da molti e molti
anni in qua fieno mai ltate , e fra poco s'en-
trerà nel Solleone . Or quali medicamenti pre-
fentemente fi pò (Tono proporre, per fervizìodi
una nobili {lima Dama , la quale nelP età di
ventitré anni , dal fuo proprio Medico vien co-
ftituita Ipocondriaca, e che di pia viene affer-
mato effe afflitta da un tumore duro , della
grof-
* tA prakcesco redi. 227
gfoflezzà di un pugno nella regione deftra dell'
utero , con : paflioni faftidiofiifime itteriche ,
con un fluore muliebre bianco , giallo , verde,
con ardori d'urina, con calore ne* reni eccepi-
vo, con fece cale, che pare che abbia un car-
bone accefo nella gola. Io per me dopo tan-
ti medicamenti fatti nello (lato , e nella fta-
gìone corrente , non faprei altro che dirmi ,
se non configliare la continuazione dell' uso
del latte Afininp prò pò (io dalla fomma pru-
denza , e dottrina dell Eccellenti/!. Sig. Dotto-
re Antonio Girard , il quale affitte alla cura
di quefta nobiliflima Dama , E se al mede.fi-
mo Sig. Dottore Antonio Gigard pareffe oppor-
tuno, mi farei ardito a proporre l'ufo di qual-
che acqua minerale rinfrefcativa , come fareb-
be l'acqua della Villa, l'acqua della Ficoncei-
la, l'acqua di £Jocera , altra fimile acqua ,
che più foffe comoda, e vicina al luogo , nei
guale abita quefta nobiliflìma* Signora . E di
quelle fimiii acque, mi piacerebbe il darne fei,
o fette , o otto libbrf per mattina , per dieci,
o dodici giorni continui , ne'quaii giorhi , al-
cune poche volte nel primo bicchiere dell' ac-
qua i aggtugnereir qualche fufficiente porzione
di Giulebbo aureo , acciocché di queft' acqua
sé ne portaffe allora qualche porzione a lava-
re gì' inteftini , ed a portar fuor di quegli- le
loro fuperfluità ; Non tralasciando però di va-
lerli anco de'Criftieri alternativamente uq giór-
no sì, ed un giorno nò y Ed i C^tìftieri fieno
miti , piacevoli , e fatti di femplice brodo , o
acqua coi folitq zucchero, e butiro, fenzave-
run altro ingrediente caldo , o fti molati vo #
Con molta prudenza il Sig. Gigard fi vale
di quando in quando in quefta Signora per
gentile, e proporzionatiffimo evacuativo della:
polpa di Caffia . Io lo approvo fommamente,
e configlio a non tralasciarlo , perchè nel no-
ftro Caso è il migliore di tutti . Né fi tema
della fiacchezza dello (fornace* , perchè tutti
quei medicamenti confortativi, <* calefacienti
* P a lo
/
ai8 e k. t v t r. t
lo ftoroaco , che fi vorranno dare a quefta Si-
gnora , le faranno Tempre notabilmente nocivi
a motte, e molte altre parti.
Pattati che faranno quefh così gran caldi f
bi fognerà allora confiderare lo (lato del male,,
ed allora con più aggiuftatezza fi potrà deter-
minare il quid aggìtdum per ricavarne quel frutto
pò (libile, e che può «(Ter permetto da cantile
tanti mali, e eoa faftidiqfi, e ofìinati.
Per uà tumor duro nella guancia
de(lra di mia Dama,
•
LEggo nella Relazione mandatami, che una'
nobil Fanciulla nell' età fua di anni 26.
ha nella guancia deftra un tumor duro , il qua-
le prefenterpente è di circonferenza di una pez-
za da otto , ancorché un anno fa , allora quan-
do cominciò , non fotte maggiore di un pic-
colo cece . Vi ha per guarire applicato fopra
molti cerotti , impiaftri , e unguenti , e fempre
in vano , e senza profitto alcuno ; Onde io du-
bito 9 q lo metto in confiderazione a quei Si-
gnori Proiettori , che atftftono alla di lei ca-
ra , se quello così fatto tumore della guancia
poffa effere uno di quei tumori , che danno
ri n chi ufi dentro ad un follicolo. Se queftomio
dubbio con le prudenti infpezioni , e confide-
razioni de- fqddetti Signori Profeffori affiften-
ti fi venrffe a verificare , non farebbe maravi-
glia, che fino ad ora non fótte guarito , per-
chè quelli tumori col follicolo, per lo piti non
Cogliono ammettere la curazione d' impiaftri, e
<P unzione ; ma richiedono la manuale opera-
zione , a fine di farne l'effrazione prima , che
giungano al fuppuramento . E tale operazio-
ne è più facile , e più ficura col ferro attua-
le
M FRANCESCO AEDfJ XXf
Ji , che co' fuochi morti , perchè adoperandoci
i fuochi morti, fi ha non ottante con raddop-
£' amen te di lavoro a ricorrer poi ancora al
rro . Io non so quello che ip mi dica , per-
chè son lontano, e poflb pigliar degli sbagli,
li mio configlio dunque fi è, che prefentemen-
te i Sig. Profeffori affittenti , e Medici , e ChU
rarghi facciano confiderazione , se quetto mio
pen fiero fi accodi alla verità : Ed in quetto
mentre fi potrebbon lafciare onninamente ftase
gl'impiattri, e gli unguenti, e valerli (blamen-
te di quando in quando della fomenta di fem-
piice acqua comune calda . La collezione , o
mtafamento di materia nella parte conveffa del
fegato ., e per confeguenza la durezza del mede-
fimo fegato, che nel principio delmefe di Giù-
f;no cominciò ad affliger con dolori atroci V IU
^friffima Sig. N. io credo fermamente , e ho
*r*$ comi nei aTfe a produrli in etto principio di
< ^gno , ma che molto prima avelie principia*
o , ed appoco appoco infenfibilmente fotte an-
data, facendofi , ma che nel principio di Giugno
arrivata a quel grado averte avuta forza di ri-
svegliare il dolore , e di produrre la febbre , e
<b$, di più il dolore fi comunica/fa anco allo
ftomaco per cagione della foverchia bile fpre-
muta nel duodeno , e dal duodeno rigurgitata
celio ftomaco medefimo , E se la febbre per
ancora non lì è ritirata, anzi perfifte continua,
benché non molto grande ; panni , che Galea*
ce ne aflegnafle la. cagione, allora quando ge-
neralmente parlando delia prorogazione delle
febbri , tra le altre cagioni addufle quella dei-
ptofter aliouam parttm affeRam curata diffici*
hr». Ha nno ad ora il dotti (Timo Sig. Maria
fiorentini perfeguitato il male con rimedj adat-
tati , e proporzionatiffimi , e pure il male non
ha per ancora voluto cedere totalmente, an-
corché in molte cofe abbia ceduto . Che fi ha
egli dunque da fare ? Stimo neceffario cammi-
«tre per quelle flette ftrade , affine di ammol-
la 3 lire
J
>.\
uo coN£\r.l*ri
Il Medico lire internamente, ed eft&iiamente la durezza
4 ragione del fegato , o di quegli umori * cbe vi fi fono
v'ten detto itìtafati, proccurare di fcemarne jl circolcritto
Artifex tumore , con piacevoli, continuate , ed oftinate
horarius , evacuazJoncelle epicrariche , e dar con l 1 occhio
effe* dò ne- ben aperto, e vigilante di giorno in giorno f
ceffarhj e di ora in ora a moti , ed allo (lato del tu-
che ei badi more r e di quella piccola febbre continua, fon-
con giudi- data a mio credere fullo fletto tumore, ilqua-
zio alla le vi è fofpetto, che polla terminare in afcef-
variethde s io . Nello flato preferite io non mi ardirei di
tanti ) e con figliare altro, che Tufo del fiero depurato,
sì mata- e di un qualche firoppetto piacevolmente foiu-
vigliofi tivo, e deostruente, da pigliarli alternati vamen*
accidenti^ te con elfo fiero, cioè a dire , che due giorni
chefeguo- alla fila fi pigli il fiero » ed un giorno iì pigli
no conti- il firoppo folutivo, e così fi vada continuando
nuamcntt per molti , e molti giorni, olfervandó feippnu
ne mali, come dirti di fopra y i moti giornalmente à*
e quindi male, per poter governar, le vele, ed il timc-
fi ricava, ne, fecondo le commozioni maggiori, minó-
ctì ei non ri , che accaderanno in quella burrafea 4 Quan*
deve per to al firOppo folutivo, se folte approvato dalla
intere ffe prudenza del dottiffimo , ed accurati (Timo Sig*
proprio in- Mario , * mi varrei di qualche itifufioncejla di
traprende' Caflìa r di Sena , di Cremor di tartaro , e di
re molte Acciajo preparato , fatta in infufione di viole
cure alla mammole di nove volte , raddolcita coti firop-
gt ornata , pò violato folutivo , o con Giulebbo aureo , e
accio refìi pmfeia chiarita, e di quella chiaritura mi pia-
adempito cerebbe, che la Signóra ne pigliate quattron-
r obbligo et y o quatta o»ce e mezzo , o cinque , un
indifpen- giorno, sì, e due giorni nò, non tralasciando*
/abile, che mai di beyere tre ore dopo , otto , o dieci on-
gli corre oe o di fiero ftillato , o di brodo di pollaftra
eF effere lunghìffimo , o di acqua pura di Pifa , del*
attento, la Villa , di acqua cedrata , o di qualfifi*
fo 1 lecito,* altra acqui ftillata, che pareffe piti appropo-
diligente . fico al Sig. Fiorentini . E febbene quello fi-
V Arte rofpo moverà il còrpo , metto in confiderà-
nobili/fi- lione, se fia neceflario in uno de' due giorni»
ma della * ■ ne*
Vt FRANCESCO REM. *JI
ae* qualM' Illuftriff. Signóra prenderà il fiero , Medicina^
metto in confiderazione dico , se fia necefla- che fu da
rio, che ella fi faccia un piacevoliffimo C\ì- prima in*
fiere • Quanto alle cofe efterne da applicarfifroiott*
alla parte del fegato tumefatta, non panni pre- nel Monde
tenuemente, che fi poffa ufar altro, che V un- per falute
zione con la manteca gialla delle Rofe reite- degli no-
tate mattina, e fera , -Qual' altra cofa poi pei: mini, non
1* avvenine debba applicarvi fi , il tempo ce lo merita di
dimo Arerà . Che è quanto per ora poffo dire \fervire al
e prego il Signor Iddio che il tutto (uccedzvil guada-
fecondo i voti della tlluftriff. $ig. Inferma, egno y e per
del, dottiffimo Sig. Mario , al quale faccio u- quejlo^ ,
xnilifiìma riverenza • crea io f
cheuntem*
pq nel!* Egitto folo a Re e a pochi Sig. £ alto grado , la
per mi filone di curare gì 3 Infermi fojje conceduta •
Per un* Affezione Ipocondriaca •
HO letta la puntualiffima Iftoria de* mali
di quefto jWuftriflfimo e Nobiliff. Cava-
liere il quale ancorché , come in efia Moria
fi feri ve , con rajuto de' medicamenti fatti)
Aia meglio , nulladimeno egli non crede di
avere a poter mai guarire , anzi teme mali
molto peggiori , e perciò Tempre se ne Ita me-
tto , e melancolico : Io fono di opinione to-
talmente contraria alla sua, e tengo più che per
fermo , che se egli vorrà eifer fano , potrà fa-
cilmente effe rio , purché egli aiuti i Medici eoa
la quiete della mente , con l'allegria, e con
l'obbedienza . I motivi del mio credere fona
l'età ancor frefea di quetio nobili/Timo Cava-
liere; la dottrina efperimetttata de' Sig. Medi-,
ci, che gli affiftono, i quali /fino a qui lo han-
no trattato veramente con fomma , e diligen-
ti film a prudenza nel!' ammitii (trazione di me-
dicamenti appropriati (fimi $ e quel che gran-*
derae&t$ importa, i fufii smll ft?(S,c$ I&-Ì9BL
P 4 <*-
*3* t o k s u t t r
cagioni , che non fon tali , che non paffaite
cflere vinte , e domate da' Medici , purché,
come io diceva di fopra, egli voglia cooperar-
vi con V allegria , e con la buona , e certa ffce*
ranza di dover guarire ♦ La melancolia deli*
animo penfierofo ed afflitto accrefcetà Tempre
le cagioni de* (boi mali , affligendo Tempre
maggiormente le fibre nervofe , che rtafcono
dalle piccole glandulette del cortice del cer-
vello, dalle quali fibre hanno origine le con-
iugazioni de' nervi, che fi diramano poi a tut-
te le vifcere, é particolarmente agi' ipocondri*
onde ne nafce lo (concerto delle vifcere me-
defime , lo (concerto delle fermentazióni , e
delle feparazioni ne' fluidi , e lo fconcerto al-
tresì dei fugo nerveo, e quindi tutti gli àcci*
denti regiftrati nella relazione.
Che fi deve dunque operare per fervizio di
ouefto Signore ? Si cfee camminare per quella
iteffa ftrada della piacevolezza , per la quale fi.
no a qui hanno camminato i Sig. fuoi Medici
affittenti , e particolarmente fino che durano
quefti caldi così grandi in quetta ftagione cosi
afciutta.
Venuto l'Autunno, e Con effe le piogge, e
la rinfrefcata della ftagione , riletto in confide-
razione a'prudentiffimiSig. fuoi Medici affitten-
ti , se foffe per efler giovevole venire ad un
lungo , e continuato uso di fiero , per addolci-
re cdtf-eflb quelle particelle acidofaline, delle
^uali fono un poco troppo abondauti i fluidi
rodi, e bianchi, che feorrono per li canali del
corpo di' quefto Illuftriff. Signore . Io per me
crederei, che quefto medicamento foffe per ef-
fere più cheproportionato,epiù cheutiliffimo.
Potrebbe dunque darfi da principio a SuaSi-
Sporia Iltoftriff. una bevanda folutiva al pefo
i sei o di fette owé , fatta con bollitura di
CaflSa , e di Sena^ e di cremor di Tartaro, rad-
dolcita cT con Giulebbo aureo , o con zucche-
rino folutivo : E quando quefta bevanda avrà
cominciato a muovere il ventre conlasuaope-
/
ra-
/
1» FkAlTCEfCO REfit; t$J
f&fotiè , fi potrà dare a bere a Sua Slg.Illu-
ftriff. quattro o cinque libbre di fiero depurato,
e ben chiarito , accioechè poffa paflare , e beri
lavare il condotto tutto degli alimenti , e dif-
fonde rfehe ancora per tutti gli altri minimi
canaletti) che alle parieti interne di elfo con-,
dotto metton foce .
Potrà pòi feguitare a fyretidert per notte 6
dièci giorni , ogni rfiattìna, dieci o dodeci on-
ce del medefirno* fiero ben depurato , e ben thla*
rito , è non raddolcito con cofa veruna , faceti*
dofi il Criniere un" giorno sì, é due^òmi nò:
Ed ottimo farebbe, che quefti Griftìeri fbffeW
fatti o di fémplice bròdo , ò di fiero fìtllàto,
con la giunta del Xolò zucchero , e del bùtiro,
Ovverò olio di mandorle dolci ,' ed liti poco di
fale.
Ih quefti òtto o nove' giortii * metto ih còtn-
fideraziohe , se fofle per eflere utile il cavare
il fangue dalle vene emorroidali.
Paffati quefti nove o dieci giorni, ri tornerei
di nuovo alla medefima bevanda evacuativa di
fopra detta, o ad altra fimile con La folita be-
vuta dietro delle (olite libbre di fiero depura-
to . £ così andrei' continuando per due mefi a
pigliando quello evacuante ógni dieci giórni m
circa col fiero he 9 giorni di mezzo , tra una
evacuante e l'altro, e non ttaiafciandò i Cri-
ftieri , o qualche piccola preferella di pura caf*
fia talvolta in loro vece.
Terminato il fiero, farei paffagglo, se foffe
approvato dagli EccelIentifTimi Affluenti * all'
ufo della bevanda dell' Erba Tè , pigliandone
ogni mattina fei o fette once ,< cinque ore va
circa avanti pranzo . Quella conforta la tefta*
fortifica lo ftomaco, ed è uno de 9 più gentili
aperienti , che abbia la medicina : Ed il lungo
ufo di cffa lo crederei utiliffìmo per queftoSU
jnore.
Non proponga un cauterio nella co fci a, per-
chè forfè ci avrà avverfione s ma se non ci avefle
avversione, lo Aiuterei molto » e molto profit-
tevole % So*
Sopra tutte J e co fé loderei il vino innacqua-
ti flirto airultimò legno * ficcome anco se- tal-
volta per qualche giorno in vece di vino,be~
vefle acqua pura , e femplìce 5 -e tempi ice acqua
d'orzo, ovvero altra fimile acqua pura» E non
tema quefto Cavaliere dello (k>$>acp , e dei suo
raffreddamento , poiché nel fuo ftomaco non
vi è freddezza veruna veruna * £ quegli , che
egli chiama languoK di ftomaco > non proven-
gono da altro , che da svolazzi , e ribollimen-
ti di bile amari ffima dal duodeno allo ftomaco.
Continui quella maniera di vitto refrigerante,
ed umettante , che da 1 Signori fuoi Medici gli
è fiata, pfefcritta : E non tema talvolta eoa
amorevole diferetezza di mangiar qualche frutto,
fecondo le ftagioni, che corrono* Che è quanto
brevemente poflb dire, rammentando di nuovo
quello , che da principio di ili , cioè l'allegria, e
la quiete decani mo » con la certezza del guarire.
3Per una Idropìfia.
IN A Ila puntuale, è diligente Relazione tra-
J fm^ftami intorno alla malattia della Sig*
Angiola Bacci ^ raccolgo che quella Nobil Si-
rora è Idropica y imperocché , per valermi dei-
parole (tefle della fuddetta Relazione , ella
ha enfiato notabilmente il ventre inferiore , e
lo ha (Virato a fòggia di un gran tamburo »
con relaflaziqn dell' ombelico > ed è poi fina*
gfita in tutte V altre parti del fuo corpo . I
dotti (Timi Sig. Medici , che affittano > credono,
che quefta Idropifia fìa ventofa , ed io pari-
mente fono della loro opinione , poi creder
però di più , che. tra il vento, sì ifia, ancora
dell' acqua , e forfè non poca ; e che vi fìa di
oueft' acqua , comincia a dama fogno nell 9 om-
belico dal Chirurgo ricofìofeiutavi conforme la
Reiaiioge . Fef guarir di quefto fortiiiQfiilìnKs
e penofiffimo male ha fatti quefta Signori mol-
ti medicamenti ,, ina Tempre fenzàr profitto al-
cuno , e quello avviene , non per cagione di
elfi medicamenti > che sono molto /e .molto
proporzionati al male , ma bensì j>er ragione
elei male médefimo opinato , capàrbio r e qhe
fi è ritirato in una fortezza, nella quale i me-
dicamenti non hanno l'ingre/To libero , e fran-
co . Quali intenzioni , adunque dee avere il
buon Medico per confolatione di quefta buo-
na Signora? La prirna intenzióne fi è di con-
fermarla in vita- mix lungamente , che ila pof-
fìbile , la fecónda' portarle tutti quegli ajuti ,
che concede l'art^ della Medicina, acciocché 1
suoi dolori , e travagli abbiano paufa, e là of-
fendano più di rado , e con minor efficàcia f
che fia potàbile. Ma in una Ragione cosi cal-
da come è quefta 9 nella quale prefent;emente
f\ troviamo , poco parmi , che'pofla operarli*
e tanto più ancóra , che fra pòco fi entrerà
nel Solleóne • Il mio cónfiglio prefentemente
farebbe, che la Sig.Arigiola per quelli dneifiefi
di Luglio, e di Àgofto se lapaffaffe col preti*
dere la mattina fei o fette once di bròdo lun-
go, nel quale abbiano bollito un poche di ra-
diche di radicchio, e di fparagi* e col fàrfiurt
ferviti ale comune . un giorno sì ed. un giorno
nò infallibilmente, confórme ancóra le fu pre-
fcrittó da' Signori suoi Medici*
Quando farà . venuto pò feia il Settembre ,
metto in confiderazione a' Signori Medici , che
affìftóno alla di lei cura , se foffe per effere uti-
le a quella Signora l'uso del feguente vino me*
dicato, pigliandone un giorno sì, ed un gior-
re un bsodo % feajplice di ómi.iv.avantl al qua-
le inghiottita una dramma di Terebinto fatto
in bocconi *
$. Trementina Veneziana Uh, mez.
Acqua
11$ "C 4 » t tt L 'T I
Ac4flà* comune lib, v.
Bolli il tutto infieme in calderòtto bene fia-
!;nato, finché redi lib. ij. e mez. di acqua, fi
afH freddare , * pòi fi coli • Alle fuddette lì**
ij. ie mez. di «ic^ua, li aggiùnga lib. vj. divi-
Ida bianco.
* Sciarappa pòlvÉrftiata bnfc. J. t tnez.
Sena in foglia onci), é mez* *
Cremor di Tartaro oné. j.
Sia infufo il tutto in vafo di vétro ben fèr«
xato alle ceneri calde per ore 24. agitando di
quando in quando il vafo . Do^o hi fuddetta
infufióné di 24. ore fi aggiuhga nel medefimo
Vafo onc. x; di Manna fcelta della piti, bianca,
e fi tenga per tre altri giorni alle ceneri calde
dimenando , e agitando di quando in quando
il vaiò , ponendo mente , che nelle ultime ore
della ibfufióne fi. aggiunga intomo al vafo un
poco di brage accefa, acciocché la infufione fi
{caldi bébé : Si coli fihalmente , e fi fprema,
e fi Terbi per Tufo detto di fopra.
Il giorno di mezzo fra l'tina prefa, e l'altra
di queftó fuddetto vino tnedicatb fo luti vo, met-
to in confiderazione, fefofle per effere utile il
prende^ la mattina a buon'ora una dramma di
Terebinto di Cipro , ridotta in bocconi , fo-
jprabbévfehdovi tkn brodo lungo di quattro once
in circa.
Metto anco in conficleraiiotìe, se fofle per et
ser più profittevole, in vece del fuddetto bro-
do, bevere una chicchera di Tè raddolcita cori
un poco di luccherò, patendo il Tè corrobo-
rare lo (tornato , rompere i fiati , e tenere aper-
te le ftrade della urina , il che è tanto necef-
fario in quel male, da cui viene afflitta laSig.
Angiola . Quefto è quanto poffo brevemente di-
re, riméttendolo fetnpre al prudenti fl(ìmo giu-
dizio de' Sig. Medici affilienti , te pregando il
Signor Iddio datore di ogni noftro bene , che
voglia confidare quella Signora»
JPcr
■ m n adesco upi; 73 f
Per un gonfiamente $ gamba ,
NOn lio inai rapprefentata \z perfori* <ft
Mèdico, quapdo ho fcritto qualche so-
fà intorno al gonfiamento delle gambe dell' II-
luftrrflT. Sig. Abate Siri ? ma bensì ho avqta in-
tenzione dì rapprefentar la perfona di un suo
vero fervitore, e uomo dabbene, e non attaol
cato a veruna setta , né a veruna opinione f
ma folamente al buon fervizip di Sua Sig. Il,
luftriff. Il fimile farò prefentemente .
Vedo , che il Sig, Abate fi è meflo a legge-
re i libri de' Medici , per acquifterfi qualche
cognizione di quelle cofe, che poffónp eflergli
di profitto , coir attenertene , o col metterle
in opera^. Vedo altresì, che quelli Libri di Me-
dicina egli li legge con giudizio, e con pru-
denza , e che egli in così fatta maniera gli
legga me ne fono infinitamente rallegrato , per-
chè per ordinario a quegl' Infermi , che Smet-
tono a fc^rtabellare i Libri de' Mèdici , fuole
foventemente avvenire quel che avviene a cer-
ti arditi baldanzpfi fanciulli, e più faccenti de-
gli altri , i quali imparando V arte del nuota-
re , N e parendo loro di aver imparato pi& chea
baftanza, fi arrificano pe'tqnfam più profondi,
ma quivi poi a loro malgrado n accorgono ^
che non hanno imparato altro , che arditezza
per fapere affocare . Ali rallegro dunque di
nuovo , che il Sig, Abate ufi tarfta prudenza
©elle sue letture de 1 Libri di Medicina , e queft*
Prudenza la raccolgo da quel che egli nella
Lelazione fcrive con tanta aggiuftatezza .
Scrive il Sig. Abate di aver ricavato da quei
Libri, che i medicamenti catartici , o purgan-
ti gagliardi fono nocivi . Egli è vero , spn no-
civi nociviffimi , perchè febbene fynnq una
grande evacuazione , ad ip tratto de 1 fieri ,
il
*%$* G O N S tf't Y X
lafciando poi le vifcere così infralite , e per co-
sì dire, cotanto sfibrate , *he la generazione
de' fieri mede fimi crefce firabocchevolmente eoa
grandi (Timo danno degl'infermi. Si attenga dun-
que U Sig. Abate da tutt ? i medicamenti pur-
ganti violenti , e eradicativi , >
Non son diqueAa razza i piacevoli medica-
menti, che lenienti dalle (cuòi? fi chiamano,
come farebbe il firoppo aureo, il firoppo vio-
lato folutivo, il zuccherino, ed altri fimi li , e
la manna, ancora, imperocché quelli folamente
{turano le prime ftrade, onde la natura da per
se ftefla co' suoi moti periftaltici pub gentil-
mente, senza infralir le vifcere, e senza difli-
pazione di fpiriti , cacciar /fuo.ra qualche por-
concelli di fieri : E così eflfa natura fi folleva
dal pefo , e pub appoco appoco concuocer me-
glio il reftante , p per lo meno , non rigene-
rarlo con isfrenata velocità * Non ripugni il
Signor Abate al prender di quando in quando
con la dovuta moderazione qualche piacevole
bevandnecia evacuante , se dalla prudenza de'
fuoi Sig. Medici affittenti gli venga propofta.
Non repugni , E crederei , che a quefto fine ,
oltre i foprammentovati firoppi , potette farfi
familiari quelle Pillole , che in Firenze fi chia-
mano le Pillole del Redi,
Quefte son fatte <F innocenti/limi fughi , e
polpe di vari fio" > e frutti > evacuano cpn pia-
cevolezza , e fenza faftidio veruno , e di pih
lafciano lo ftomaco , e le vifcere corrobora-
te, e rinfrancano il (angue. E fi pigliano im-
mediatamente avanti il pranzo, o avanti la ce-
na,, o a mezzo il pranzo, o a mezzo la cena.
E $e ne pigliano tre per volta, o due fecondo
che operano,
Ùubita il Sig. Abate, che V acqua o i fieri
calati alle gambe non Magnino quivi , e non
vi fi imputridivano, e facciano poi. altri cat-
tivi effetti . Ma perchè mettere ora in campo
quello dubbio ì Primieramente la linfa , ed i
.fieri, che calano alle gambe, non ifianno quivi
fem-
* DI FRANCESCO RIDI . "i j>j
femprt fermi , ma foventemente ancor effi cir-
colano ; t di ciò ne fia contratfegno mani fedo,
che chi ha le gambe enfiate di quefta razza
df enfiamento , se (la qualche giorno , o qual-
che notte nel lettq in ripofo, le gambe difen-
&mO) e se poi fi ritorna al mòto , rienfiano,
perchè le valvuie o (q (legni de* vafi linfatici
fono indebolite, e non reggono il pelo della
linfa, e la lafciano cadere al baffo , donde fem-
jpure può riconciliare dandoli con le gambe in
ripofo .Di più io non so perchè fia neceifa*.
rio , che la linfa , o il fiero calato alle gambe
vi fi debba corrompere , e putrefarvifi. Iq co-
nofco uomini, che hanno portate più di treqt*
anni le gamb£ enfiate. Quefti taji avvenimen-
ti temuti dal Sig. Abate non poflon mai mai
avvenire alle perfone giudizisfe , e che hanno
buona cura della loro falute , e che vivqno con
parfimonia di mangiare, e dì bere con regola-
lo modo di vivere, Di più "replicò di nuovo f
perchè mettere in campo quello dubbio i men-
tre il Sig. Abate dice nella sua lettera, che
prefentemente la polpa della gamba defira 9 che
> la parte pi% contumace > $ l /caricata qua fi
internamente del fiso m$lto grande, umore.
Dice, che corrono già dije anqi , che in dor-
mendo gli efce dalla bocca qualche acqua, che
tigne , e macchia la camicia , e le lenzuola , e
che da alcuni mefi in qua è più copiofa. QuetV
acqua cala in bocca da quei vali falivali, che
la natura con molta provvidenza ha fatto , che
mettano foce nella bocca , e particolarmente
fotto la lingua, e fervono ad ufi neceffafiflU
mi, de 9 quali non voglio far qui il racconto .
Dirò folamente , che a una infinità grande di
uomini , e giovani , e vecchi suol Succedere
quefta faccenda, e che non ècofa da farne gran
caso •
Mi rallegro fommamente , ed è un 1 ottima
ottimiflìm? cosa , che le urine giornalmente
fieno copiofe , e di ottimo colore . Mentre que-
lle ilaranno in quello lor buon proponimento,
dtffi-
v^
,*4ò t; -o h s ut fi t f
diffidi ìffimam ente pub gonfiare il ventre *
, Circa le cofe da bollirli nel broda per man*»
tenere il fuddetto corfo deli* urine Tempre aper-
to , tiene il primo luogo la coptrarerva , là
.quale corrobora ancora lo (tornato , e l' altre
vifcere, e fortifica il fangue, e lo mantiene ia
quél tuono , nel quale ci è di bi fogno , che fi
•mantenga. Si poffono anco bollire le cime <ta-
{;li fparagi , o frefche , o fecche ; fi poflbn boL-
ire le radiche di erti fparagi , di prezzemolo *
dì borrana, di cicoria , foglie di prezzeipolp,
■di crescione, di fedani ec f
e
Per un mormorio
<T orecchie*
'Ofa molto difficile farà ad ottener fi , che
_i i'Illuftriff.Sig. Marchese fi liberi da quella
piccola fordaggine, che riconofee in semedefi-
mo , da sette anni in qua , dopo di aver fatta una
calcata, nella qual cafeata rimafe offefa la te-
da, con un mormorio nelle orecchie, a segno
tale, che continuamente gli fembra effere, o
in vicinanza di qualche fiume , o di campane
fonanti , o di tamburi battuti • Cofa molto dif-
ficile farà , dico , che egli porta liberarli da
quefto male, imperocché nello fpazio di fette
Quando il knrii ha molto affondate le sue radici , e di
male fon- più ha avuto origine da caufa violenta efter-
fifìe ne na concurtiva , ed abile ad aver fatto un ma-
fluidi pia le organico , cioè fatto per lefione d* inftru-
Jacilmente menti , e non di fluidi, che corrono , e ricor-
fi cut* ; rono con perpetuo moto per li canali del no-
ma yuan- ftro corpo . Nulladimeno perchè le vifeere in*
dodaejfo feriori poffono accrefeer molto il male con la
veflano at- loro pienezza , e poffono accrefcefe altresì la
taccate le pienezza 1 e la fonnolenza della tefta , perciò
patti foli- parmi neceffario venire air uso di qualche me-
à * »o»wdicamento , il fluale potrà fare ,. che il male
M FRANCESCO KEM# 241
éeir IlluftrifT. Sig. Marcbefe non vada deterio-
rando i
Io loderei dunque , che il Sig. Marchete
quanto prima pigliaffe una piacevole medici*
Da, e che dopo ai effa per dieci giorni conti-
nui, ogni mattina pigliaffe un Groppo compo-
rto di Groppo de pomis femplice , e acqua di
meliffa ftillata fecondo le ordinarie dofi note
a' Medici • Nel tempo , che piglierà quelli fi-
toppi , fi contenterà Sua Sig. Illuftriff. di farfi
un giorno sì , ed un giorno nò , un femplice
Criniere comune, ed in uno di quefti giorni,
nel quale non gli tocchi a farfi il Servizìaie,
fi farà cavare una libbra di fangue dalle vene
emorroidali con le fanguifughe.
Terminati i firoppi, fi contenterà il Sig. Mar-
chefe di evacuar di nuovo gli umori del fua
corpo, con la infrafe ritta medicina»
#. Sena di Lavante dr. vj,
Cremor di tartaro onc. mez.
Infondi per ore xii. in fufficiente quantità di
acqua comune alle ceneri calde. In fine fa le-
vare un piacevole bollore . Cola, e alia cola»
tura aogiugni
Giulebbo aureo onc, iv. e mez.
Sugo di limone fpremuto onc. mez.
con chiare d'uovo q. b. chiarifica f.l.a. e còla
per carta.
Qt. Di detta colatura onc. vi;, per pigliare
fei ore avanti pranza.
Fatto quello fi ripofi il Sig. Marcbefe per
due giorni r e pofeia coniinci a pigliare lo in~
fraferitto medicamento , un giorno sì , e uà
giorno nò.
$. Sena di Levante 'onc. ii>.
Rabarbaro polverizzato onc. i;.
Cremor di tartaro polverizzato onc. j.
Si metta il tutto in orinale di vetro» , e fi ir-
rori con lib. j. e mez. di vino bianco generò»»
fo ; E fubito fi aggiunga acqua di Melifla iUU
lata a ftufa, o a vetro lih. iv. é mez.
Acqua di fior d'Aranci ftillata a vetro lib» L
QpMRtdi Tom.VII. Q. Si
141 CdNStftTf
Si ferri roriaa le col sito cappello cieco , elio
non ifvaporì , e fi tenga per ore 24. alle ce-»
neri ditte. Pattate te ore 24* fi apfca l'orinale,
e s'aggiunga
Manna ice Ira della pia bianca onc* vi}.
Si riferri P<órinale , e fi rimetta alle ceneri
calde per 43, ore , agitando foventemeate il va-
io, e pallate le 48. ore fi accneica intorno all'
orinale «in poco di fuoco in mòdo che levi tua
bollore , fi coli per panno graffo , e fi fprera*
bene ; E la colatura fi ri co li di nuovo percar*
ta , e fi ferbi in ampolle di vetro col collo ,
con un poco di olio foj*ra , per pigliarne- otte,
iv. e mez. ima mattina sì, e una mattina nb,
trefeendo o fminuendo la quantità fecondo IV»
perazione maggiore o minore, che faràdiche
potrà giudicarli molto bene da quel pruJen*
ti (Timo Medico, che affitterà alla cura di Su&Stg*
Illbftriff.
La mattina , nella qoale non fi piglrerà. il
fovraddetto medicamento , il Sig. Marchete pi-
glerà otto once di brodo di cappone ben dir
graffato , e fenza fale , raddolcito con un'oncia,
o di giulebbo di feorza di cedro > Q di giuleb*
bo di fiori di aranci.
Continuerà quello medicamento per una ven-
tina di giorni ? e terminati che faranno* , farà
^ ancora terminato ogni forte di medicamento
col farfi un femplice Criftiere. E avventile* il
Credo che Sig. Marchefe di non farfi mai nel tempo del*
gliSpezia-l* f ua P UI ?J a di V^i Criftieri , che da -noi al-
ti avranno™ 1 Medici fogliono effere ordinati con tanta
per male ^^P a * e con tanta { ciurmeria , col méttervi
quella ©f. dentro quelle tant;e , e tante cQfe , quel tanti
dinaTJoné Ol J j e quei tanti lattovarj , e Giulebbi ^ e
Mieli, Si faccia ferviziau con femplice acqua
di pozzo * con la giuntura di due v , o di , tre
once di Zucchero , con un poco di olio comu-
ne , e un poco di fale . E se per dar foddtsfa.*»
eione al popolo non voleffe torre acqua di pò*.
zo, la tolga di fontana r o tolga acqua di or-
ao , o tolga brado di carne, che poco importa*
>ioa
k
01 FRANCESCO REDI • 24}
Non folo nel tempo del medicamento , ma
altresì dopo il medicamento il Sig. Marcheie
«fi una aggi urtata maniera di vivere tanto nei
mangiare, quanto nei bere. Soprattutto le co-
te proccurì di bavere vini gentili] e bene in-
nacquati. I vini grandi generpfi fqmofi gli fa*
ranno Tempre di gr^ndiffirpo danno, e parti-
colarmente bevuti in quantità (moderata , e
fenza acqua , Lo rtomaco del Sig* Marchefe
non è freddo, come egli forse fi crede, e co- '
me fi accenna nella relazione tr^fmeffami , La
cena fia feropre più parca del pranzo , mentre
~erò non vi fia \ x afluefazione in cQntrariQ .
tafta che de' due parti , uno fia più moderato Dice il
leir altro . £ se vuol viver fano , e lungamen* Proverbia
te , alle volte ogni tanto tempq lafci un parto, che ne uc-
La Sanità degli uomini (la più neli' aggiuftato ade pik
ufo della cucina « e della tavola , che nelle la gola
fcatole, e negli alberelli degli Speciali, , ancor- chelafp/u
che in eflft alberelli fieno fcritte a lettere fan- da.
to lunghe quei bei nomi jnifteriofi ed iocpgni- Noli avi.
ti . Le frutte , fecondo cfce ci son date dalle dus effe
(Iasioni , pon fono mal fan* , anzi faranno di in omni
utilità' al Sig. Mwhefe , purché fieno ijfat^ epulatio-
coa manq di fere ta, e fenza ltrabbocche vote uso. ne , &
Querto è quanto poffp dire .in efecuzione de' non te ef-
comandamepti % che mi fono fiati fatti : Sog- fundas fu.
giugneodq, che se il Sig. Inarchete vorrà ap- peromno
plicare i rimedi locali nella cavità degli orec- efeam. •
chi , conforme dicono i libri di noi altri Me- In multi*
dici , e conforme infestano le dottorefle don- efeis erit
oiciuole, di certo 1 egli fi farà male , e ne ri-fofirmitas.
trarrà di que\ fonni, i quali poi non fi potrai^ Propter
9Q rifarcire, t crapulai*
multi o-
bierunt: qui autem aMtin$as& eft, adjicief vitam. Ecclefi*?
ftes Caj. 38.
ft % Per
244 eOKStftTt
Per una oftruzione delle véne fcor«
renti per le vi (cere del ventre
inferiori •
FÀtta rifleffiQne a quanto viene fcritta nel-
la Relazione trafmeffami , confederato pa-
rimente il temperamento, l'abito di corpo, la
coftituzione , e V età dell' Illuftriff. Sig. Marche-
se, parmi che le cagioni de 1 fuoi travagli non
vengano da altro , che da qualche pìccola o-
ftruzioncella delle véne , che fcorrono per le
vi (cere del ventre inferiore , e da qualche ca-
loruccio introdotto nelle vifcere mede/une, é
ne' fluidi bianchi , e roffi , che pure per le me*
defòne vifcere fcorrono , onde qualche evapo-
razione monta alla tefta . (Quindi è che {lime-
rei oppQrtuniflìmo , che il Sig. Marchefe al prin-
cipio di Settembre cominciaffe V infrafcritto me-
dicamento .
In primo luogo , allora quando egli vorrà
dar principio ad eflb medicamento , la fera
avanti fi farà fare un ferviziale comune fem-
{jlice femplìciffimo , fatto di brodo , zucchero ,
ale, ed nn poco di olio, o di butiro, e se la
pafferà leggermente con la cena, non piglian-
do altro, che una buona mineftra, ed una co p-
513 di uova da bere , e non berrà altro , che
uè once di vino innacquato con tre once di
acqua , e la mattina fegtiente comincerà a pi-
gliare lo infrafcritto firoppo, e lo beverà fen-
ia ribaldarlo , in quella frefchezza , che con-
cede l'aria della ftagione corrente. Lo, pigiie-
rà cinque ore almeno avanti definare, e lo pj-
giierà nel letto , e dopo prefo , proccurerà di
dormirai fopra un Y ora , o un' ora e mezzo ; e
non potendo dormirvi, e non gli venendo fat-
to, (tia alarne per Quel tempo nel letto, e
fac-
W FRANCESCO REDI* H5
faccia vifta di dormire, in buon ripofo di ani-
mo, e di corpo, con ogni maggior quiete.
5t. Acqua di viole mammole ili Hata onc.vj.
Siroppo di tintura di viole mammole onc. j.
e mez.
Sugo di limone fpremuto onc. j.
Mefcola, e cola per carta, e ferba per lo fi-»
roppo da pigliarli ogni mattina nell' ora , e nel-
la conformità accennata.
Quando, il Sig. Marchefe avrà pigliati quat-
tro di quefti . firoppi , fi farà cavare fette , ov-
vero otto once ai fangue da una delle vene
dei braccio deftro , p finiftro , fecondo che più
o nell'uno, o nell'altro faranno le vene facili
. al Cerufico da poterli tagliare.
Mentre piglia quefti firoppi fi contenterà di
farli fare il ferviziale infallibilmente una fera
sì, e due sere nò/
^t^sliati otro , o nove de' fuddetti firoppi f
$ «Oeceffario vacuare gli umori, che di già
*y 3 flati difpofti con la feguente medicina . Io tengo
éljt. Caflia tratta di frefco dr. v. per indu-
i (temperi in fufficiente quantità di acqua co* Vitato cbe^
miine, e pofcia vi fi aggiunga: // Redi
Sena di Levante ben netta da'fufti dr* vj. dettale
Gremor di Tartaro criftallino dr. iij. quejlo
Macis acciaccato dr. j. Con/ulto
Stia infufo per ore xij. alle ceneri calde, ed in innanzi
fine fi faccia levare un piccolo bollore ; fi le- al tempo
vi dal fuoco, filafci freddare, e quando èfred- dsl fuo
dato fi coli , e fi fprema , ed alla colatura fi difìngan-
aggiungar m r quan-
Manna fcelta della più bianca onc. ij. do anch'
Siroppo violato folutivo onc. j. e mez. affo fiac*
Sugo di limone Spremuto onc. j. ' cordava ^
Con chiare di uoyo quanto bada , chiarifci co 9 Medi-
fecondo le regole dell' arte , e cola per carta ci pia
fugante . ignoranti
Ijfc. Di detta colatura onc. vii. per pigliare a far Un-
ii mattina nello fvegliarfi dal fonno , almeno ghe ricet-
cinque ore in circa avanti definare. te , le
Tre ore dopo aver pigliata la fuddetta me- quali ,
Q 3 dici- colt invec-
t^é CONSULTI
thìare,an- dicina , o ella abbia cominciato a muovere it
dò Tempre corpo 5 6 non abbia cominciato, è neceffario,
riformai*, che il Sig* Marchefe beva Una libbra, e inez-
ia ; ma u di acqua di Melitta ftillata, e la beva di
ciò non to- quella frefchetza naturale , che concede V aria
glienUn- della ftagione.
te al fuo Terminata in quefta itìaniéra h purga , pef
gran nornèy^uittro mattine continue piglierà ogni matti*
anzi lo di- ria èei once di brodo fciocco , e ben digrafTa-
mojìra unto s raddolcito con un* oncia di firoppo di fio-
Uomo dì ri di borrana , e lo piglierà' cinque ore avanti
gran dU pranzo, próccUrando dopo di eflb brodo didor-
fcernimì- mire un buono, e ripòfato fonno *
fa, perchè Terminati quelli quattro giorni comincerà il
feppe rat)- aiùtnó feguente l 1 infrafcritto medicamento, che
veder/i a {ara un "Gròppe tto folutivo accia; àto , da pi-
dìfferentA gliarfi un giorno sì, ed un giorno nò»
d$ certi fo- #* Radiche di Polipodio quercino acciry^*
Unni Dot- dr. y. e mei. .Jfy**
toroni che Acciajo preparato con zólfo , c!^e per «^u *-
ognigior- nome è chiamato Croco di Marte aperieflv *-
no impa- dr. i)*
tano a Creftior di tartan crH&lKho dr. ij. e me*.
f nemica* Sena di Levante dn iv*
te. Infondi in orinale di vetro in {ufficiente quan-
tità di acqua di capelvenere flillata • Si ferri
bene l'orinale col suo cappello cieca. Si ten-
ga alle ceneri calde per ore 24» in fine fi ag-
giunga un poco di fuòco intorno , che levi
un piccolo bollore. Sì levi dal fuoco > e fi la-
ici freddare, e quando è freddato, fi apra l'o-
rinale , fi coli , e fi fprema , e alla colatura fi
aggiunga,
Siroppo aureo onc. iij.
Con chiare d'uovo quanto bafta chiarifei f.I.a.
e cola per carta per pigliarne onc. v. un dì sì,
e un dì nò , e fcmpre che fi. dee prendere fi
rifaccia di nuovo.
Tre ore dopo "aver pigliato il (uddettó fi.
ròppo acciaiato fi contenterà il Signor Marche-
te di bevere otto once di brodo di carnè
fciocco ben digradato > puro * femplice , e
lènza
fata raddolcirlo con cpfa venia*. %
• Il giqtflo, che il Sig. Michele piglieràqu*-
(|o fuddetto ficojipq , foi prf dopo defilar*» è
ne ce (Tari o che pigli r infrafcritta bevanda *
.#. Giulehho di porfeié femplice Gnc.j.cmcz.
Acqua di borrana qbc,ìv.
Mefcola per prendere com? fi è dettò *
L^ mattina, r^Ua \x&U non li tocca a pen-
dere il frappo acciaiata , {limo opportuno il
presure a buon'ora la infrafcritta Jbev^ndf.
#. Acqua di Meliffa ftillata onc. y*
, Giulebbo di fco'rza di Cedro onc.j. e mez.
Mefcola per pigliare conforme fi è detto dì
fppra .
t Mentre fa quello Medicamento farebhe bene
il farli alle volte qualche feryiziale , io quel
giorno nel quale non tocca a bere il firoppò
ìolutivo. Ma quelli, se ilSig. Marchefeviavef-
fe grande averfione, non fono totalmente ne-
ceflarj,: Egli è però vero che ajuterebbono mol-
to l'efficacia del medicamela, e farebbono 4Ì
grande utilità *
. Di quei firoppi acciaiati Colutivi éiieceffariQ
pigliarne dieci» Sicché in. venti giorni farà ter*
minato il medicamento dello Acciaio ; dopa
<)el quale fa di meftiere continuare per alcuni
giornjt , cpme farebbe $ dire dieci o dodici 9
prendere ogni mattina nello fv egli affi dal toa r
op una buona ciotola di brodo fciocco , ne|
W?l? fono ftafe bollite dell? cime di borrana
firefca.
. Qtaantp fi appartiene alla regola della vita.
£ cibi fieno fempre più frequenteoiente cotti ?
iefTp , che arroftp . La mineftra fi mangi rqatti-
ga e . (era * e ita copiala di umido di brodo ,
Jtfelle miaeftre fi poifono far bollire dell'erbe,
fpme endivia, lattuga, acetofa, borrana, zuo
$a, ed altre limili cote* Non è errare qualche
volta, ancorché di rado, far laminerà di far-
ro, di arzo di Germania» a di rifo, ma fidili-
jneftra *>on gcojfa, ma lunga e brcwlofa. tafrit-
mra di cofc gentili , e facili alla tfigeftjone i
Q, 4 •ttk
24? C <* * 8 V t T f
ottima • L' ufo delle frotte , fecondo che sot*
fomminiftrate dalla Ragione, è ottimo, purché
fia regolato da una ragionevole , e moderata
parfimonia .
La bevanda fia di vino ottimamente innac-
Suato. Il vino fia piuttofto amabile , che aus-
erò , crudo , e agro .
Quello è quanto poflb per ora dire , e fpero,
che fia per giovare notabili fTimàmente e pre-
go il Sig. Iddio a concederlo, come defidero,
ed auguro.
Per una dimiauzion di vifta, ed altri
mali neir occhio deliro di una
Dama .
NElla Relazione del mate della ìlluftriff.
Sig. Marchefa di Potenzana , io leggo,
che Sua Signorìa Iiluftriff. ha cominciato a pa-
tire nell'occhio deftro infin dal paffato Settem-
bre in ouà; il male, che vi patifee, fi é,che
in queil occhio la vifta è' fminuita notabilmen-
te , e che avanti al medefimo occhio vede tal-
volta certe cofe , come nere , e vaganti , e di
più che Tocchio fleflb pareva come un poco ri-
entrato in déntro, ed a chi vi badava bene pa-
reva ancora un poco fminuito , ancorché la pu-
pilla fotte chiara, bella, e fenza verun difetto
apparente, ma folo la Sig. Marchefa vi penti-
va qualche pefo , e fentiva altresì come una
certa freddezza , la Quale occupava tutta quan-
ta la deftra parte del capo, e parevate, che lo
ftomaco folle come ripieno , e gonfio , fenza
mai avere appetito di forta alcuna , e pativa
ilitichezza di corpo con molti bollimenti nella
medefima parte , i quali bollimenti pare talvol-
ta a Sua Signoria Illuftriff. che vaghino anco-
ra per la regione del petto . £4 in quefti fo-
prana-
fct flUNCBSCÓ MI*; 14f
fràmmentovatf travagli nelmefc paffato cfrFeb*
rajà le è ufcito del fangue dalla narire deftra
del nafo , e una volta arrivò fino alle tre on-
ce* Del retto rinvengo, che quella Illuftriflk
Signora fi trova nel! età di quarantacinque an-
ni , e va continuando per ancora a Tuo temp*
quelle evacuazioni fanguigne, le quali ogni me-
se foglipno fopraggiugnere alle donne. Dal dot-*
ti (lìmo Medico, che affitte alla cura di quella
nobili ilìma Signora , con molta , e giudiziosa
prudenza per allegerimento di queftt mali , fu
lodato a Sua Signoria Illuftri& che fi faceffe
frequentemente de* lavativi , e pigliaffe de* rin*
fretcativi ne' brodi alterati -, e di più che pren-
derti ancora una prefa di Pillole evacuative ;
Il che la Signora puntualmente efeguì , edi
tutto quello le parve di averne ricavato qual-
che giovamento, tanto per la freddezza della
tetta, quanto del mal dell'occhio., quanto an-
cora della pienezza dello ftpmaco . Ma prefen*
temente non* fi cono fce più quel miglioramene
to , ma le pare di ttarfi alle med^fime di prt*
ma; quindi è che dimanda, ajuto intorno a
quelle cofe, le quali pocrebbono metterli in
opera per sua falute. ■»
Certa cola è, che non fi pub camminare pé*
altre ftrade , che per quelle (teiTe, le quali in
quefta cura fonò fiate intraprefe dal dottiiTinxl
Medico, che affitte alla Pedona della Sig. Mar*
chefa , effendofi egli incamminato con la gui-
da de' precetti y e delle regole della Vècchia, e
della nuova Medicina, Imperocché fr vede chia-
ramente , che la tetta della SIg.Marchefa è. ri-
piena di fluidi , i quali co i loro bollimenti
cagionano quella apparente freddezza , e com-
primendo il nervo ottico dell'occhio deftra, e
alterando qualche poco gli umori dei medesi-
mo occhio cagionano quelle immagini nere ,
che la Signora vede avanti agii occhi , e ri-
gonfiando i mufcoli del medefimo occhiò , ne
fegue , che effi mutoli fi fcortano , e fcotv
ciandofi per ncceffità tirano qualche poco ijca
dea-
sjo coirstrtTf
dentro 4* òcchio medeCmo ; E perchè quella pie*
nézza di tetta '* è forni» ini ftrata ad effa teft*
dall'untvcrfale di tutto il corpo» quindi è, che
è facile da crederti » che anco torto il corpa
fia pieno de 9 medefimi fluidi bollenti » e facili
a metterG l'uno l'altro in impeto di gonfiezza»
E' dottrina di tutti i Medici > eoe non fi
pub aver cura dell' occhio > fé noh fi ha pri-
ma cura al capo , e non fi pub aver cura al
capo > fé non fi ha prima cura air uaiverfaie
del corpo tutto . Ella è dottrina ancora d'Ipo-
crite > che i mali degli occhi allora trovami
allegerimento, auando fopraggiungono evacua-
zioni mode dalla natura ; onde Galeno ebbe
a dire , che fé la natura non proftioveva tota-
li evacuazioni > era debito del Medico il proQ*
curarle con 1' arte » Onde io con molta rag*
gione ho lodato di (òpra le evacuazioni e di
Cttfterf , e di pillole meffe in opera dall'Ex
cellentifL Medico , che affitte alla cura - Ma
quali medicamenti dovrebbonfi ufare in awe*
ni re per debellare un male > che vuol renderli
molto contumace » ofUnato > e rebclle f e non
cedente > Mentre foflfe approvato % e giudicato
opportuno da chi afflile , (limerei neceflario ,
che allora, quando la Ragione farà fermata .,
ed un poco ringentilita , la Signora Marchef»
per otto giorni continui pigliane ogni matti-
na cinque ore avanti pranza T in fra feri tu be-
vanda ì
#. Giulebbò il tintura di viole mammole
onc. j. emez»
Acqua di viole tmc. vj.
Sugo di limone fpremuto onc. j.
-Mefcola e cola per carta.
La terza mattina fi (ara cavare omo an^
ve once A (àngue dal traccio daUa banda dell*
occhio offeio» . ' ' . . '
* Terminati gli otto giorni comincerà a preiy-
4ere V infraferitto folutivo gentile * e lo preg-
herà per quindici volte una mattina sì v ed una
«aactina fcò*
». Se-
.• f >
bf FRANCESCO HEDT. |$t
fc. Setfa di Levante dr. iij. e me**
Sai prunella dr. j. e mez.
4 Semi di finocchio acciaccati fcrop.i/. Infondi
in fufficiente quantità di acqua di eufragia alle
ceneri calde per ore dodici, la levar un bollore
al fuoco, pòfcià lafcia freddare, cola, ed alla
colatura aggiugnh
Manna (celta onc. j.
* Siroppo violato folutivo dne. j. e- miti
Sugo di limone onc. mez. •-•
Chiarifci fi ha* cola per carta*
$t. di detta colatura onc. iv. e met.
per pigliare , come ho detto di (opra , una mat-
tina sì » ed una mattina nò , bevendo tre ore
dopo., tei once di brodo di piccion grotto ben
digradato, e fenzasale, efenza raddolcirlo con
cofa veruna^
Il giorno | nel quale non te tocca a prendere
il folucivo i pigli la mattina cinque ore avanti
pranzò, la feguénte bevanda:
#. Fòglie di meliffa frefchè toànìp.W.
Si peftino in mortajò di marmo ben bene còli
perielio di legno , e nei pelarle fi aggiunga
Zucchero fine onc. j. £ quando il tutto è ben
?>efto, fi (temperi con onc* £» di acqua di eu-
ragia ftillàta a bagno , o a ftùfa » e fi unifea
bene , e pofeia fi coli per manica di Ipocrate;
e la colatura fi ferbi , per pigliarla mezza la
mattina , còme ho detto , cinque óre avanti
pranzo, e l'altra metà per pigliarla la fera due
ore avanti cetìà *
Terminato queftò medicamento , metto in
confìderazione a quello Eccelleiftifllmo e pru-
denti Aimo Sic. Dottore , che affitte alla cura
di fua Sig. Illuftrìff. se foffe bene , come io
crederei , venire ali* ufo di un piacevoli ffiroc^
decotto di China con la giunta di una mini-
ma porzioncella di radiche di Saflafras , col
bere a patto la gentile bollitura feconda ri a del-
le fecce della prima decozione . Io per me cre-
derei che foffe cofa per portare quella utilità,
h quale è permeila in un cafo tanto fattidio-
1 - so f e
e
351 CON»Ul<Tf
so , e contumace , e foffe altresì per la meno
r confortare , e per corroborare la tetta , e
e vifcfere del ventre inferiore . Che è quanto
brevemente pjorffo dire . E prego il Signor Id-
dio , che il tutto porti quel giovamento , che
viene defidcrato> Rimetto pero il tutto al pra-
dentiffimo di feerni mento di quel dotti ffimo Pro-
feflore , che giornalmente con la fua perfona
Ìffifte , e vigila per la (alute di quefta nobU
fluna Dan$,
I.ET-
LETTERE
PER LO P I V
CONSULTIVE
FRANCESCO REDI»
\ '
/
N «35
Ai sia DO TX
MARC ANTONIO
r
M A C A NI.
O ititelo dalla cortefia di V. Sig. Chi fvff*
Eccellenti^, la ftoria desinali della quejm)à~
Signora Clenjcni* Orfani Vai *>wMacam
confidenti in una Sciatica Adì!' I-fi vede in
fchio ùtìiftro „ Io non hq dubbio ?**/& TV-
alcuno % che il tutto non proven- me * *J*>
ga, come ella accenna nella fu* dotta Lettera, u?.
dalle molte superfluità efcremwizie radunate in
quefto corpo nel tempo della gravidanza, al che
può molto aver ancora cooperato la debolezza
deirtfchio me de fono ricevente l'affinila. Di die
naturalezza poi fieno quelle fupecfluità efere^
meatizie , io per me crederei % c^e fodero fot-
tili , mobili » ignee , e che se pure abbiano ac-
quattata qualche lentezza 9 dò fia avvenuto a
quelle follmente , che di già fon calate alla
parte dell' Lfchio dolente , ma che quelle , che
giornalmente danno per calare 9 confervina tut-
Savia la loro mobilità , ed ancora la toro fui-
urea , -ed ignea naturalezza , -e di quella natu-
ralezza ignea è effetto altresì , che i medica*
menti evacuanti, tanto piacevoli , quanto rifen-
titi non muovono il corpo t e non fanno ape*
razione alcuna. Pure conPajuto de'niedicamea*
ti datile da V. Sig. Eccellenti^ ora è miglio-*
rata aiTai ; laonde infilando nella medefima
intenzione -, (limo neceffario continuare \ ed am-
mollire, umettare, e rìnfrefeare con acque pt**
re , brodi , e puri fieri di Latte lènza alterar* £' credibi-
li; e continuare Tufo de'servizialipuri, e fem- U , che ah
filici , ma frequenti : Quanto fi appartiene al- poteffe av-
e vinacce j ed a' medicamenti fimili da appli- venire psf
carli
< itf CONSULTI
la forza carfi alla parte, io gli avrei per fofpetti , e tei*
del calore merei, che col loro calore non rifcaldaflero 14
il quale di-parte, eperconfeguenza vi potette correre raag-
fatandoviegior ttufnone. Oltreché poco quefH-poflono ar-
pik i vafiy ri vare air interna cavità , o acecabulo . Pure me
avria ere- pe rimetto al prudentiflìmo giudizio, ed efpe-
feiuto in ritnentatiflìjuQ di V.Sig. Eccelleutiff. che come
#//i rj/yiw/ prefente può- giudicarlo molto meglio di me 9
fi degli che son lontano. L'ufo del vino in quelli cafi
timori vi- è molto perniciofo , e pub grandemente offen-
**ìati\q*in-ÒGTQ gli articoli , e particolatmente fé fia be-
di è che vuto fenz' acqua, e fia generati). E raffegnan-
talvolta dole il mio riverentiflìma pffeqaio le faccio de-
f applica- votittima riverenza.
ìione di medicamenti e alidi alle farti tumefatte nen /noi
gievarek
AL MEDESIMO.
SEnto lo flato del Sig. Cav. Migliorati dal- %
la puntuali flìma Lettera di V.Sig.Eccelien-
tiif. e con ella i rimedj medi in operar ne'tem-
IA addietro , mediante i quali ha il Sig. Cava-
iere ricavato qualche confiderabile giovamen-
to . Non bi fogna dunque perderli di animo ,
ma bensì incontrare il male coti nuovi rimedj
adeguati e alla femiparalifi , e alla nefritica ,
con quelle flette intenzioni , che da V.Sig. Ec-
cellentiif. fino ad ora fono flate confiderete .
Per ben fervire quefto Signore metto in con*
federazione a V. Sig. EccelientifF. fé fotte bene
al principio di Aprile ricorrere air ufo di un
vino medicato folutivo , del quale ne pigliatte
. una proporzionata dofe ogni mattina , o per Io
meno due giorni sì , ed un giorno nò , fecon-
do che reggette fra mano , e fecóndo che farà
giudicato opportuno dalla oculata prudenza di
V.Sig. EccellentifT. che con l'attuale premura-
la attìftebza invigila alla falute del Sig. Cava-
liere, Dei vino mi fervi rei dell' infraferitto , o
di altro Amile*
$• Fiori di Viole mammole raamp. vj.
Si
Ì>I FRANCESCO R«M. 157
Si infondano in lib. xj. di vino bianco per ore
24. fi coli, e nella colatura fi infonda
Sena di Levante onc. iij.
Sai spariglia acciaccata onc. ij.
Mecroacan polverizzato. ) j
Cremor di tartaro poiveriz. ) #,#
MaCÌS ) ,„, r ;;
Cannella) ^ *'«•
Stia infufo per quattro giorni nel caldano del
forno agitando più volte il giorno. Si coli, fi
fprema, e per ogni libbra di colatura fi aggiun-
ga onc j. e mez. di Siroppo violato folutivodi
quello fatto di que(T anno. Si unifca bene, e
li ricoli di nuovo per iftamigna doppia , e fi
ferbi in fiafchettini piccoli coir olio fopra per
pigliarne quattro, o cinque once per mattina ,
fecondo che parrà alla prudenza di V. Sig. Ec-
cellentiflf. e fecondo l'operazione, che farà, o
fecondo che il Sig.Cavaìiere fia per reggere.
Si offerverà intanto , che utile fi ricava da
quello medicamente , il quale ci darà lume , e
ci farà fcoprire paefe , circa il quid agendum*
Intanto io farò di ritorno a Firenze , di dove
renderò grazie a V.Sig.Eccellentiflf. per le fue
amotevou efpreflioni verfo di me per la mia
recuperata sanità; e le fo devotiflima reverenza,
A L ME DESI M O.
PEr quanto poffo raccogliere dalla fua pun-
tuali fllma relazione, io credo, che la Si-
gnora Spofa Vai fia gravida . Stante gli acci- Ancorché
denti fovraggiunti (timo neceffario in tutte le Ipocrate
maniere , che quanto prima fia.poflibile , e far- dica negli
se anco quella fera fi apra la vena del braccio, Aforifmi,
e fi cavi una moderata quantità di fangue per che alle
reveilere quei fangui. che troppo acidi, e fa- donne gra-
ligni pigliano la ftrada verfo l'Utero , e quivi vide non fi
poflbno ftimoiar V Utero a fare degli sforzi per dee cavar
liberarli da quella moleftia , ed in quelli sfar- /angue f
zi , può nalcere la cagione dello ftaccamento perchè a-
di quell'uovo, che in elfo Utero fi cova. Io bortifcono %
OpM Redi Tom.VlI. R non
158 l £ T T E * E
mafjime non avrei difficoltà veruna dunque in una gio-
quando ti vane ben nudrita a fare quella evacuazione di
feto ègra- fangue nel braccio, non tralasciando di ricor-
re , nondi- dare , che è neceffario nece (Tari (Timo , che per
meno torna molti , e molti giorni la Signora dia in ripofo
bene far in ietto, che fi unga tutta la region lombare
talvolta con manteca fatta di fugo di rofe, fecondo la
guefta ope-ricetu della Spezieria di S.A.S. che mattina ,
razione , e fera mezz'ora avanti il cibo pigli una prefa
atte fa la di Magi fiero di Madreperle, o di Perle, o di
robnftezza altre conchiglie marine, affine di tor via Paci-
del Corpo , do , ed il fale, non (blamente agli umóri, che
come av- concorrono allo Stomaco , ma altresì a i mi-
verùCelfo nimi componenti del fangue . Che è quanta
JeReMed.debbo dire a V.Sig.Eccélleutiff. al quale raffe-
Hb.z.cap. gno le mie antiohe obligazioni , e le fo riverenza*
Firenze 15. Agoft» 167 J.
AL SIC. N. N.
IL trovarmi con poca buona fanità , e con
qualche febbriciattola , che mi affligge, mi
rende imponìbile il fervire V. Sig* UluftrifT. in
3uelia fteffa puntuale ipaniera , che avrei dell»
erato per Soddisfare ai mio dovere . Accetti
V. Sig. IlluftrifT. da me il mio buon animo ,
mentre le dico , che il male del fuo Ami-
co è un male perlcQlofiffimo ^ e più che perì-
colofiffitnp , ed a mio credere gli ha fconcer-
tate tutte le vifcere del ventre inferiore, e del
ventre medip , e forfè ancora in elfo verttre
medio vi (lagna qualche acquo fità, (colatavi o
per trafudamento ? e per gemitip , o forfè an-
co per rottura di qualche vafe linfatico , al
che poco può operare il Medico t il quale in
Juefto cafo dee camminare con quelle «effe in-
icazioni, che con fomma prudenza, e dottri-
na vengono accennate dairEcceilcntiff. Sig. Dot-
tor Diamanti ? die affitte al suo male ; cioè a
dire, dee proccwure & evacuarne più die pia-
*&ì ir Ateista i^dtj ijy
4tvoUnq$c gli up^ori, Soverchi , deqftruere i
canati od^lle vi fcere.) ^ 4tipiolare la natica cof
diuretici aicaricarfi per 4e vie utiliffime >.e
pjro porzioni tUFirne della urina , le quali molto
pan fon wfe ai fuddetto Èscellentitf. Signore,
j£d. i$ rtffegijanda. a V, Sig. Illuttriff. il mio,
&for§pà > ($mjg> t c^qtyQ, le prego da Dio .bene-
detto^ datevi & npftro beoe ogni vera, 4
più tarmati* toiifolaiione .
. Ektenza*. t . Settembre i6%j*
« - '
* - , > '
AL SIG, DOTT. FEDERIGO
• NOMI . ANGHIAKI .
IL fipe iella Lettera di V ? Sig. Eccellenti!!,
mi ha moffo a tenerezza di cuoje , è mi cre-
da , Sig. Federigo , che i miei antichi , e pri-
mi amici gli aiqo, e gli amo di vero cuore •
Se qui fentirò cofa alcuna di Giovani , mì/^p
) Utero per operare, sfce V. S. refti confojata^
Così po.tefli io, venir una volta $ ftar un.mp-
se in fanta pace nella Camera di V. S. Starb
m afcojta certamente , glie lo prometta. Qlie
lo progetta . Ma oK Dio come fono per le
fatte tutte le genti !
Godo del Poema. £ quefte due fole parole
fervano per tutte l'altre , che dovrei dire • Il
Sig. N.N. non i il cafo per darle lp notizie,
che ella defidera,giaccjiè fono pachi mefi,cha
ferve il' Sig. MarcHefe N. N. Il cafo il cafidl.
mo farebbe il Sig.Conte Magalotti : l'arcica-
Cffuno • Pub V.Sig. provarti ad attaccarlo eoa
lina Lettera , e fupplicarlo delle fu* grazie f
Può V. S. fuppl icario prima delle notizie de-
gli agii ci Guerrieri di elfo Sig. Conte ; e poi
ancQ fa? Guerrieri , e Consiglieri in generale.
Egli il Sig^Conte è cortttfiiftmo . Avrei detto
che V. Sig. aveffe mandata la Lettera arae,
acciocché ioi $l\$ la faceffi averci • JV$a emetto
itfò t S Y T t ft : «
non fi può fare , perchè ieri ufcì l'oretta* , che
Martedì fera tutta la Corte dee effere alFAm-
brogiana per trovarti Mercoledì seta a Pifa \
per iftar fuor di Firenze fin fatto Pafqua.
In Livorno dirò al Sig. fuo Fratèllo quantp
ella m'impone, e glie io dirò con difinvoltiK»
ra , e con affetto di buono amico . Addio . Mi
voglia bene . Soggiungo , che credo , che ella
avrà fatto menzione del Conte Veterani- mie
grande amico. Quelli è da Urbino ed è gran
Condottiere di Cavalli, e- bravi ffroQ^-ecU ha
titolo di Sergente Generale di Battaglia. Ad-
dio di nuovo é
Firenze 17 . Gennajo 1Ó87. ab ine.
AL SIG. DOTT. LODOVICO
CIVININI.
*
PEr effere io tornato di Campagna colla
Corte, di poca ouonafanrtà, e mezzo am-
malato, perciò mi- piglio con V. S. Eccellen-
ti (T. la ficurezza di rifpondere alla sua Lettera
per mano altrui , aflicurandomi , che ella fia
per compatirmi nella prefente urgenza, fé an-
cora con brevità le dirò, che avendo io confi-
derà to i tanti , e tanti medicamenti fatti per
eftirpare i mali del Sig^ebaftiano Galeotti fuo
Cognato , e che quelli non hanno mài total-
mente debellato il male , perciò (limerei per
avventura di molta utilità fé raddolcita la ita-
gione , e fatta una purga , e dopo di effa pi-
gliato di nuovo per moiri e molti giorni il
J Medici Siero pon depurato , ma bensì (emplicemente
delfecolo fcolato dai Latte j il Sig.Sebafliano fé ne paf-
pajfato «-faffe all'ufo d'un decotto di Salfaparìglia fao
fando la to di semplice, e fola Salfaparìglia, senza la
Salfapart- giunte di altri ingredienti medicinali ; E que-
glia ordì- fto tal decotto lo continuale almeno per qua*.
navano un ranta giorni pigliandone due Stroppi il gior-
no ,
Di FRANCESCO REDI. tèi
no, e bevendo a definare, ed a cena il decot- vitto dif-
to fecondano della mede (ima Sai fapariglia, rin- ficcante
vigorito con qualche porzioncella di nuova Sài- per a/uta-
sapariglia. re la vitti
Stimerei pure neceflario , che nel tempo di di ouefle
quello «decotto il Sig. Sebaftiano in veruna ve- medica-
runa maniera non ufafle regola di vita % effic- mento da
cante , ma bensì una regola di vita umettati- effimal ca-
va, e rinfrefcativa, mangiando mattina « e krd.no/ciuta.
mi ned re affai brodo fé , ed il più delle volte
con erbe,, e talvolta ancora con qualche parta
non lievita per attutire la foverchia fermen-
tazione de 9 fluidi , e la mattina a definare man-
giale tempre carni lede, e qualche frutta , e la
sera mangiale folamente la mineftra 9 ed una
coppia d'uova da bere, ed una frutta, ovvero
due bocconi d' infalata cotta. Che è quanto pof-
so dire a V. Sig. Eccellentiff. e le raflegno il
mio riverenti/lìmo offequio, .
. Firenze 8. Aprile i6%j.
AL MEDESIMO.
M Eotre cotefti Eccellentiflimi Signori, che
a(Tiftono alia cura di V. SigJIluftriff. é
dell 1 Illuftriff. Sig. Sebaftiano fuo Fratello giu-
dicano neceflario , che effe piglino codi in Pi-
ftoja l'Acqua della Villa, io l'ho per più co-
moda cofa, che lo andare a pigliarla al fonte
naturale con un difagio , ed incomodo non or-
dinario in quefto tempo così caldo , e partico-
larmente pe'l Sig. Sebaftiano , che è smagrito,
e fiacco di forze ; e per quella cagione io gli
avea ordinato il Siero , a fine di umettare lo-
danti floamente , di rinutrire qualche poco, e di
adergere i canali delle vi (cere contenute nel
ventre inferiore. Se dunque cotefti Eccellentiff,
Signori dimano opportuno , che pigli il Sig.
Sebaftiano l'Acqua della Villa, io mi acquieto
* 3 alle
alle loro prudetitiffitnéj'édel^eriméhtate deter-
fliinaiióni •
Circa là Quantità decorni da pigliarli yoèff
Acqua, io rion pallerei gli ottb, o nove giorni
ò dieci al più.
% Circa la qualùità di éfla Aeatia da pigliarli
-per ogni mattina , io non patterei le féi lib-
bre , o al più le fette . Un . poca menò ,< o uà
poca più, fecondo che dall' efito della prima
piattina potranno oflervare cdtefti Eccellenti ff^
Signori , i quali giornalménte gli àfliftòrio ; ed
a*quali ancora son note le altre piccole, ethi-
nute diligenze da offenterfi.
Quanto poi fi appartiene a V.S.Iiluftrifl: cìié
è più robufta, e meno accafciata, e più franca
del Sig. fuo Fratello; Ella può liberamente pi-
gliare dett' Acqua della Villa iriPiflojacdri fatte
Quante le comodità della Cafa paterna . Ma*
ancor efla non piffi le otto, ò nove mattine*
ó dieci di efTa acqua ; e fóprat tutto fi ricordi
l,a fera di andare parco parchiffimo cc*n là ce-
na, cioè con una fola fòla mineftfaj é ld ftef-
fó dico dell' Illuftriff. Sig. Sebaftiano fuo Fra-
tello, e mio Signore; Rammento àncora l'ufo
del farfi il Criftiere una fera sì ed una fera
ria. Che è quanto in efecuziòrìé de* suoi rive-
fltiflntu comandi poffb dire a V. Sig. Iliuftjri&
Illa quale faccio umili/lima tìverenta.
Firenze 15. Giugno 16$ j.
;'; . ALME D ESIM O.
NOn fi maravigli V. Sig. Eccellenti^ sé
non lia vedute tnie Lettere fino ad ora.
lo iòno flato fuor di Firenze con la Corte 5
ma quel che importa , e concerne al mio non
iferivcre , fi è , the non fono flato bene * ed
Ìjo avuta , ficcome lio ancora , una faftidiofa
jnalfa&ia > che congiunta con 4a vecchiaia , t
co i
W Fft ADESCO *EDT. itfj
co i legami della Corte , mi ha tenuto piti
che impalcato . Ho vedute quelle Scrittu-
re , che V. Signorìa Eccel lenti dima mi h*
mandate, e mi creda , che quella di quel che
fi fo feri ve Cavaliere , mi ha fatto ridere > ma
ridere daddovero ; e mi accorgo Tempre , che
come più io vado invecchiando , io divento
femprermi più ignorante, e tempre fon più al
bujo nelle cole appartenenti alla buona Medi-
cina . M' immagino , che avrà rifo ancora V.
Sig. Eccellènti!!, e che ancor effa averà rifo di
cuore.
La Scrittura di V. Signoria Eccellentiffima
mi pare una Scrittura favia , prudente , e ben
fondata , ben condotta da' buoni fondamenti ,
• non mi pare, che la cura di quella Signora
fi poreffe incamminare per altra ftrada, che per
la propofta da V. Signoria Eccellentiffima. V.
Sig. fa, che io le parlo con ifchiettezza di cuo-
re. Il cafo è difficile da fopirfi.
Il laccio alla nuca propofto da quel Pro- II 'Redine*
feflòre , è propofto con molta, e con molta gli ultimi
ragione . Alcuni lodano ancora lo aprire due tempi det-
enute?) nelle cofee . Mi continui V. S\gno la fua vita
ria il fuo affetto, e le fo devoti ffima reve- fi rideva
renza . ... ™ Caute»
tj , /limandogli totalmente inutili alla falute degli uomini}
onde leggendo $ Confulti di quefto valent* uomo , fa d'uopo
avvertire in qual tempo furono da effo compojli ; conciofiacbi
da vecchio conobbe la vaniti di molte cofe y che in gioventù
foleva flimare affai •
Firenze dalla Villa Imperiale 25. Giugno 1687»
AL MEDESIMO.
OTtimo ottimi ffittfQ rimedio farà per la
Febbre dell' IUuftri ffima Signora Alef-
fandra Marchetti > oltre il tenere il corpo e va-
li 4 cua-
1*4 ' t S T T E R r
cuato dalle fuperfluità , che alla giornata fi
generano , valerli del Siero di Capra depura-
to , conforme così prudentemente è flato pro-
pollo dalla dottrina » e dell' avvedutezza di
V. Signoria Eccellentiflìma • Io l'approvo pie-
namente , e nel prefente flato di quella Illu-
ftriflìma Signora , nella ftagione , nella quale
ci troviamo , non faprei proporre un rimedio
pia proporaionato di quefto . Lo metta dun-
que V. Signoria Eccellenti dima in ufo , ma
nello fleflò tempo rammenti fedamente , e
con ogni premura poffibile all' Illullriffima
Signora Aleflandra > che fé ella non oflerve-
Non y ì rà piti che efatti Almamente la regola del vi-
medicina vere , che di giorno in giorno te vien pro-
zia certa pofta da V. Signoria Eccellentiflìma , quefta
di quella Signora durerà coi fuo male lungamente , e
che dipen- tutto quanto V Inverno , ed ancora arriverà
de dalla alla Primavera ; e perciò fia premuro fa V. Si-
buona re- gnoria Eccellentiflìma in efagerarle quefta ve-
gola del rità , nella (quale confitte la principale parte
vivere, pe- della di lei Sanazione . Che è quanto poffo
ro dice il dirle con fincerità di cuore . Mi compatifca
Proverbio: se non le ferivo di proprio pugno , perchè an-
La buona cor io fon convalefcente , e le fo devotiflìma
cura reverenza .
scaccia la mala ventura , t fé gli uomini quando flann*
bene proccurajfero di riguardar fi y avria,no poco bifogtm d*l
Medico •
Firenze 30. Settembre i6gu
AL SIC DOTT. FEDERIGO
NOMI . ANGHIARI.
HO ricevuto i primi Canti del fuo Poé#
ma Eroicomico del Catorcio d'Anghia-
n . Gli vedrò, e fpero di godervi V amenità
del nobile ingegno di V. Signoria e farà un
mio
/
DI FRANCESCO REDÌ; 26%
mio grandiffimo trattenimento, se fatto Pafqua
la Corte andrà in Campagna . Per ancora noa
se ne sa niente! Letti che gli avrò , Scriverò a
V. Signorìa Ecceilentiifìma . Al Giovane Ce*
rufico di S. Maria Nuova confegnerò un efem-
Slare delle mie Offervazioni >• che ultimamente
o fatte (lampare , e gli confegnerò parimente
un efemplare delle Epiftole ftampate dal Van«
dem Broeck, che if Sig. Adriani ha ftampate p
e dedicate a me. Servirà il tutto per trattener-
la nella sua foiitùdine.
Credo, che (temperò il mio Ditirambo del
Bacco in Tofcana, e farà con le Note • Gli
amici vogiion da me quella (bddisfazione , ed
io obbedifeo ai loro guftq • A fuo tempo ne
manderò a V. Signoria un efemplare ftampa-
te E caramente abbracciandola le auguro in
quelle Sante Fede ogni bene , e glie lo augu-
ro di vero cuore • Io fono di V* Signoria ec«
AL BIG. N. N.
E' Gran con fol azione di un Medico tonta*
no y il quale debba rifpondere ad un dot-
to Confulto medicinale , mentre nel fine di
eflb Confulto legge quelle parole , che dal
prudenti/Timo Sig. Giovanni Trollio fono (la-
te fcritte, e fono le feguenti: Pare che fi pof-
fa dircy che il male abbia terminato? augumen-
to totale del cor/o univerfale^ e che fia nello fla-
to con qualche principio di declinazione dimo-
Jirata evidentemente nella 'mutazione degli fiu-
to * migliorati tanto nel colore 9 quanto ne! feto-
re ; dimofirnta parimente dalla minore tofje , #
dal modo pia facile di mandar fuor et e [fi fiuti 9
che pur fono ancora pia fluidi , e pia obbedien-
ti y che non erano in prima • Dimoflrat* anco-
ra la /addetta declinazione del male dalle urine
i(S' t *T f T 3 R E
pik tòpìofe, e Ài <*lor migliore* daiP effere fi**
V aùpetf-J r erm prtféHUtmefnte con qualche appetenza al
-za del dio cibo $ • per db Meglio ferrite Patitici naufea ,
i le pia ^ dal dormire pia foaveménte chi non fi faceva
volte indi- nel ptirkipio' % e neW atgnmento del male ; e ju
tuo che il nalmtntt dal non avere tanta agitazione negP ipo-
male fi condii*
partetfud- Or dùnque fuppofto quefto per veto , io fa-
do nonfiàtì\mtnìe concorro nella ormone delSig.Trol-
autlloche iio > che l* Illuftriff. Sig. Commendatore Al-
f Medici tóvici pofla francamente guarire dal ntaie, che
addttrtan- lo ha infettato già per lo fpazio di quaranta
danofame giórni * e particolarmente, se fi profegutrà una
canina* buona regola di vivere con una (trettiffiroa par-»
fimonia nel mangiare,, e con le iterate, e rei-
terate piacevoli evacuazioni di frequeirtiffimi
difteri, e con brodi, o firoppi femplici , pia-
cevoli , ed efpettoranti , umettanti , e non ri-
fcaldanti , e pigliati in buona copia .
Quai poi fia (lato quefto male , fappofto per
vero tutto il racconto del dotti Aimo Trollio,
io per me con co ito nella di lui opinione; et
fefe ftata una febbre biliofa continua in fog-
gia di due - terzane accompagnata da una fa-
ftidiofiffioia torte , la quale tofle era cagiona-
ta da materie -fiero fé depofte giornalmente ap-
poco appoco , e qua fi infen (ibi Unente per via
de' canali fknguìgni nel polmone , le quali quivi
Il caldo fat * ermte > e &*à ca ' or della parte mgroffate, ac-
produce ^ u M arono vifcidità*, lentezza, e colore y e tal-
wW/»w«. vo ' ta odor© non buono . Al che fi aggiunga,
ti Quella^* ficcOrne per la confervazione del fluido
lentezza ' nteirt10 de* corpi viventi, cioè del fangue , tra
perchè fa ** a ' Cre c0 ^ e * aeceffario , che da effo fangue^
fvaporare ^ tre 8^ a ' tr * eferementi , che in differenti
da efti P attl ^ cor P° ^ Sparano, per evitar la cor-
r aauea futte l a * c ^° f an § ue se ne feparaffe un altro
porzione ^ crement0 » ^ quale non fi radunale in luo-
che ferve 1° ^ cun0 » rt,a c ^ c continuamente fi rneftolaf-
lordivei- * e co * ^ u, ^° *ft ern ò > ù°* * dire co 'l* af *a , e per*
^j ' ciò la natura a queft' effetto dettino la cute ;
ma perché queir eferemento, che continuamente
deve
X
ìft FRANCESCO Ut DI. iSj
* »
elève fèpararfi dal fluido interno, cioè dal fan-
go© fletto , è più di Quello , che il può fepa-
rare per mezzo delia cute, perc'18 la médefima
natura fece i polmoni , dove, continuamente
fi dovettero fepararé le particelle efctèmentofe
del fluido internò, cioè del (àngue*, e quefté
particelle mefcolatè col fluido efternò , cioè ,
coir aria, che continuamente efce ed entra né* Qjtefr w»
polmoni , fofferó .portate fuòra del còrpo ; miao va-
Quindi è cjie quelle particelle né' polmóni del p<ne^ che
Signor Commendatóre Altóviti non feparaté fecoportm
dal fangue ^ né portate fuor del corpo dal fluì- conttnua-
do éfternó con la nec'effaria proporzione, per mente t
lo impedimento \ che ho accennato di (opra, aria nella
delle materie fi ero fé de pò te appoco appòco rcfpirazió-
ne* medefimi polmoni , e quivi ingroflate , ed ne, fi vede
invi (adite ; quindi e , che cib ha mólto eoo- finché du~
perato alla lunghezza dei male , ed alla divér- tà il fred-
fità delle differenze degli fputi , ora pi h fluU do, ma te-
di , ora piti groffi ; ora di un colóre , óra di fio thè
un altro ; ór fetenti , or non fetenti . Intor- viene la
no a quefto fetore fi potrebbe con fiderà re se Jlagion
veramente gli fputi , che vengono dal poi- calda fpa*
mone fieno fetenti fubitò che fono flati fpu- rifte n
tati , o pure acqui (Vino il fetore dopo qual-
che tempo , che fonò flati nelle fputacchie-
rie , conforme foventemente fuol avvenire *
Io non credo già * che ne' polmoni vi fia
offefa (aumentale di parti guafte , perchè co-
me feri ve il ^ottifCmo Signor Trollio , pub
il Signor Commendatóre giacere in tutte tut-
te quante le politure , e fenza difficultà ve--
runa, per minima che ella fi fia, e fenza ve-
rini dolore , e fenta veruno affanno , e fen-
za refpiro anelofo ec. Per ricapitolare adun-
que il detto di foprà , io crederei , che eòa
Dna flretta , e ben regolata , ed orti nata par-
fimonia nel mangiare , con le reiterate pi at-
ee voli ffim e evacuazioni de 9 frequenti (fimi di-
fteri , e con V ufo de* brodi , o firoppi uitiefc*
ta^ri* efpettocanti > e talvolta gentilmente e?a»
ZÓ% LETTERE
cuaati , poteffe il Signor Cavaliere ricuperare
col tempo la (anità, come cordialmente il de*
fiderò.
AL SIG. PIER ANDREA FORZONI
ROMA.
IL Bali mio Fratello > che per fortuna "£
trova qui in Firenze , mi dice , che in
Arezzo non vi fono perfone , che abbiano que-
llo Cafato de'Ghelfi.
La famiglia de' Guelfi è nel Borgo San Se*
poicro, e son Gentiluomini.
In Arezzo vi fono certi Mercanti di Fon-
daco, che fono venuti dalla Pergola a dar in
Arezzo, e fono del Cafato de 9 Golfi, e fi chia-
mano Federigo, e Luigi.
Quello è quanto poflb dire a V. Signoria
in fretta in fretta quella fera, reftando ' qual
farò eternamente.
AL SIG. N. N.
SOno fiato negligente nello fcrivere , per-
chè in vero non poteva affaticarmi * ti
aveva un ordine medico di sfuggire al pof-
fibile ogni applicazione • Delle mie negligen-
ze adunque pane mibi Domine . Mi rallegro
gon V. Signoria del suo nuovo Libro , è go-
do delle Aie glorie, e mi, dilpiace degt^ al-
trui
mfr a net SCO «EST. - % 269
trui cicalecci , che veramente fanno ftoraaco 1 veri gi-
ti galantuomini .* I suoi Sonetti fon belli , lantuomi-
ed io non poffo le non lodargli • E rendo ni W* fi
grazie infinite dell' onore y che V. Signori! accordano
mi ha fatto col farmegli godere , fiocome an- alle ciar-
cora le rendo grazie arcinfimtiffime de* Libri, ledei po-
* palio quelto offizio con la.cordialità più de- polacche
vota, e pia riverente del mio cuore» e prego che per
Iddio benedetto , che voglia profperar V. Si- antica u-
enoria in fan ita, e lunghezza di vita felice per fanzade-
benefizio di tutto il Mondo litrerariQ • Prego. ride U
anco V. Signorìa con ogni oflequio a voler altrui xim-
favorirmi della continuazione del suo affetto, tuofe fa*
e dell' onore de' suoi comandamenti , e le fo fiche ;
umiliflìma riverenza. Beatus
vir , qui
non abiit in confilio impiorum,& in via peccatorum non
ftetit , & in cathedra peftilentiz non iedit •
AL SIC N. N.
NOn effendo qui il Sereni (T. Signor Car-
dinal de 9 Medici , a cui il Sereni (Tubo
Granduca Padrone rimette le cofe dello Studio
in gran parte , non faprei fare un pronoftico
certo dell' efito della Lettura pretefa dal Signor
N. N. e tutto quello, che io diceflì a V. SU .
Sorta Eccellenti*!", in quello propofito, fareb-
fondato in aria.
Io vorrei bene , che V. Signoria Eccellen- E* dan<*
tiffima e il Signor N. N. rimaneffero confo- tarfiaue-
lati, perchè so, che quefto Signor ha tutte le fio bel gè-
parti pia ragguardevoli, che fi debbon confide- nio y chea-
rare in un giovane di grandi (Ti ma afpettazione; ww* il
e fi afficuri V. Signoria che per quanto potran- Redi di
no valere le mie attenzioni , io non manche- beneficare
rò mai di celebrarlo* il merito
IL delle per-
\
irPTY&f'fiRàWESW) RIDI,
-firitjcpfa II libro: dj W Signoria Eccelientiffima del
^wtórar^Ba renghi contea ii Galileo T. ho ritrovato in
\nel gujfiounz delle, aiie /caffè., ed ha detto al Signor
MmÌ9 y suo Fratello , che:a lui lo confegnerò , ac-
fhegwjce ciocché lo* ttaftwfrta a V. Signoria Eccellentif-
-fipe*te\.{ma. '. Intanto iiaiifoppiica dell' onore d$' fifci
, falcando tomaqdamcntìi continuati ^ $ le fo divotiflvna
iAfiQnìje^vetenzz^'o^j erri !. K :,;.,,.
-fcdtevand* . v -..V^ v/.f, . * , :;_ .,
-Ì* pravi, * -»':'^l;*v ;:.<." ■ ' ■ , ■ • - *
> * -, » » »
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OPBi
ti
!
i
OPUSCOLI
D I
FRANCESCO REDI
APPARTENENTI ALLA MEDICINA ED ALLA
STORIA NATURALE .
F ORMA
6" I ST 1 T V (?. E
LA DIETA LÀTTEA »
J
' /
jgUL Medicamene dì vivere per
lungo tempo di folo latte
o di Donna, o di Afina, o l
di Capya , : Q dì Pecora , 6
di Vacta,> è flato meflo in
opera da diverfi Medici vi
diverfe , e differenti malat;
rie a e particolarmente negli
fputi di (angue , eh? fgórga^
so dal petto ; nell* urine ftnguinolenti \ nelle
fluffioni pertinaci % e falate ; negli Etici ; ne^
Tifici ; ne' Qottofi ; negli Ipocondriaci ; in co- In fimi
loro, che hanno tumori cancerofi efulceratijedafofo con*
}n tutti coloro, ne' quali fi feorge fovrabbon-^i gliò altri
dama di calore non buono , ed $macia*ion$ il nofiro
di tutto il corpo. Autore 4
La maniera di ufer tal medicamento fi è che pigliare il
dal Medico affittente fi elegga quella forta di Latte , e
Latte, che egli giudica «X confacente al bìrcio fu co*
fogno del malato , ed alla natura t e compiei felice eve-
fione di lui . ' to y come fi
Di tal Latte dunque munto • e cavato à^\U legge in
poppe delL* animale % accanto al letto delPam-w»* Leu
malato , o nella camera più vicina * se nq pr- ter a ^ nel
glia la mattina a buon' ora un bicchiere di Tom. V.
quella tenuta* che giudica (ufficiente il Meàì- delle fue
co, the affitte \ che fuol battere intorno alle Opere •
fei once x ovvero alle otto , ovvero alle dieci
al più, P?efo il latte, fa di me (rie re dormir-
vi fopra % o'per lo meno iter nel letto in ri-
fiofo per una , o per due ore $ pò f ci a/ fi può
evar dal letto, e fare i foliti efercizjj modtfa-
tiflìmi, e piace voliffimu
Op.dclRediTom.VII. S Suir
«?* DILLA META LATTEA
Siill'ipra dej donare -fi pigli* -V 1 alira.faevu-
u di Xvte t«i $©co maggiore diyqueila _, che
che fi è bevuta a colazione ,
Sull'ora della annoda se «e pi sii* un'altra
bevuta , fimile a quella della colezione .
SuU' ora della cena se ne piglia un' altra li-
mile- a quella dei deimare.
SÌ può, ogni volta che lì piglia il Latte,
raddolcirlo con un poco di Zucchero , ovvero,
con j|ualche Ginjefebo
d'Aranci, o dì altro ;
Alle volte ( ma più
vece di Latte a defina
se un pangrattato , o i
do di pgllaflra; Ma si
lì pigli manco che fi j
, Alle volte,, se k, fé
federe al Latte della, e
da, gualche poco di acqua pura» o di brodo di.
nojlallra lènza fale.
Se ben pare , die un nutrimento di folo Lat-
te, ed in quantità così moderata, non dovette
.generare gran quantità dì efcrementi in cola-
to , che lo pigliano; nullldimeno 1' efperienza
inoltra, che è necelurio far dì quando in quan-
do qualche Servìziale , e li pub comporre di
due parti di brodo , di una parte di Latte
col (olito Zucchero» Sale , torlo d' Uovo , e
Emiro.
Uno de' maggiori difordini, che lì poffa fa*
te in cucilo medicamento, i, che , o par lo li-
molo della fame, o per le reiterate, continue,
«d importune esitazioni dVdornemcì , i quali
dubitano , che il malato lì polla morire di fa-
ine, uno, dico, de' maggiori difordini è il far
grandi, e Itrabboccbavoli bevute di Latte, le
guili caricano in maniera lo ftoinaco , che non
pub digerirle . e per conseguenza lì caricano
ancora gl'Ipocondri di crudezze, e d'impurità;
onde molti vapori afeendono al capo , e non
fi Pub continuar* il medicamento ; nel qual
BjeJicarcenro è un grande ajuW l'effer gover-
nato
DI FRANCESCO REM. *7£
&*S 4* T|k Medica-gadiriffc , frutta* * ^
fcrwa, e%on fa^f*. .V .; • ^
Gran difprdine è ancora lafciare il Latte
poro , t munto di frtfco* ed in fu* vece fer-
viri! ielle forte di Latte , dette giuncaci r e di
altri yan . $ diverti manicaretti fatti di latti-
imi.
L'Animale, dal quale .fi piglia tf Latte , fa
di n^ftiere farlo nutrire di f eoa , di orzo , e
di qntli'?rb?, òhe. dal Medico ferannp ftimfte
cén venienti al frale , eh? fi pretende curare .
Se gli dà ancora d^ Ceroni fatti $ farina*
e di acqua $ ma particolarmente non fi trafcu-
ri mandarlo foycate in tappimi % «fcerfi *
suo piacer?,
, \
S ^
TRA*-
TRATTATO
DE' TUMORI.
Chi rutili a , la dottrina de'
yt\ sii femora mollo utile,
: par (fi ogni altra, neceffa.
Onde io, che in quèfta ilo-
refeffiooe ho impiegata la
jr parte della, mia gioventù,
n riioluco pec un certo mio
■e» btifioiewoW-plvociiìa.' fc*j«er«. alcune cole,
che intorno ad efli Tumori mi anno -fatto of-
fervare , e comprendere i salì venutimi ' alle
mani, la lettura de' buoni Autori , e la con.
Il Tumore verf'azione dì uomini dotti , e prudenti.
da' Greci II nome dì Tumore e un nome generico, e
fu chiama-vile un rìcrefeirnento. di corpo- per tutte tre le
tooywfiotfue dimenfionì, cioè per lunghezza, larghezza,
prtiminen- e profondità . Ma venendo al particolare Chi-
za dì cor- rurgico , per nome di Tumore quello folamen-
po.Sivt- te fi dee intendere , che Tumore morbofo co-
dafuqut- inanemente s'appella, ed ha bifogno dell' ope-
fio propafì- ra del Chirurgo. E non è altro, per apportar-
la Gatenone la detenzione, che un'eminenza fuor di na-
ml futili- tura, di qualche parte del corpo, la quale emi-
gro de Tu- nenia offende le operazioni della ftefla parte.
mori. Quella definizione del Tumore la trovo ri.
Molte fa- cevuta fenza controverfia, veruna dagli antichi,
no preffo e da' moderni Scrittori , ma non così uniformi
gli ami' fono gli antichi' , 'ed i moderni fra loro' nello
chi le de- fpiegare li redante della dottrina , cioè nello
finizioni adeguare le fpecie , le, dìfferenie de' Tumori ,
dtl Turno. \e cagioni tanto, materiali , che efficienti, ed
iv, comi i loro fegni : onde perciò ho (limato bene per
fi può ve- pia chiarezza riferir prima i fentimenti degli
dere in antichi, facendo pofeia paffaggio a quegli dò'
Gal. I.i j. moderni ; E dagli uni, e dagli altri mi sfor- '
del Meta- zero di raccogliere il più bel fiore, tralafcian-
do di me- do tutto quello , che con. La ragione, e co'
dica/e . "■ '-,■'■' uno-
»t fUAVCESCÒ REM. 27JP
nuovi Scoprimenti non mi parrà , che fi ac-
cordi» •■"••.;•., I
Gli antichi da due fingenti: ricavano le di-
vertita ' de' Tumori , cioè dagli umori * e dalle
parti iblide. Dalle parti foiicte, che efconodel .
loro (ito, ed in altro luogo cadono ,. e fi fer-
mano , fi fanno quei Tumori chiamati » Ernie Ernia , e
dfcgl' Interini , e dell'Omento, in quanto che 9 Jue diffe-
o gT Interini , o. T Omento, cadono nello Seco* r*»«e .
tav ovvero verfo 1* Ombelico.
Séf pertanto fono gli umori, da' quali gli an- ^ Ipoct»
tichi vollero, che fi produceffero j. Tumori , P*l Libr m
cioè il Sangue, la. Bile, la Pituita, la,Mefan-,^(' U-
celia, il Siero, ed in fefto luogo un certo u* mori ^ e il
jnore chiamato da effi Umore fìatuofo. .-E fic- Contento ^
coirne da ci afe uno di quefK sei umori, di perse, diffufodi
i- propri , e particolari Tumori s' ingenerano , Galeno.
cosi dal vario loro mefcolamento altri di ver fi
ne nafeono.
;Col nome di Sangue non intèndono tutta la
mafia del fangue , cioè tutto quel fluido , che
continuamente feorre per le arterife , fc per, le
vene , ma bensì una fola parte di quello fluido, Jpocr* **l
la quale (ia di temperamento caldo, ed umido, LibJella.
e che corrifponda all' elemento dell' Aria. lLlì*t.uma-
quando quefta fola parie predomina, e (opra- na .vuole
vanza tutti gli altri umori componenti la maC- theìprm-
fa del fangue, dicono, che fi fanno le infiam- cipali u-
maxioni , e fpecialraente quei Tumori chiamati mori del
Flemmoni., cioè . Tutfcori fatti da -foto, e pura noflro cor.
fangue fenta mefcolamento degli altri xxmow pò fieno
componenti la mafia del (angue ; giacché per quefìi 4.
malia del fangue intendono un comporto di Bi- e cgn effo
ie, di Pituita , di Melancolia , e di Sangue \ lui fiac-
ri a ciascheduno di quefti quattro umori affé- cordi Ga-
gnano il proprio temperamento ; ed ora V uno, Uno , e
ed ora l'altro avere il predominio in tutta la quafitut-
maffa fanguigna fi credono . ** '* tur ~
Quando vi ha predominio la Bile , éicaùùèadfM**
poter nafeere leRifipole, ed ogni fpeciediEr* dici anti-
vede , er particolarmente quella , • che vien detta chh
Formica * che da Cornelio Celfo Fuoco h&tQGorn.Cclf*
fu appellata. lib.^.cop.
S 3 U a8.
*?'• TRATT. DE 9 TVMOUt*
• La Pituita ancor cffa produce i fuoi Tunm«<
ri, intendendo per Pituita quella parte della
Mafia del fangne di tetnpertunento freddo, e
Edema , umido corri (pendente air elemento dell 9 Acqua.
anfiagume Uno de* principali Tumóri nafcemi da quefta
v. /opra a pituita fi è l'Edertia* QuéÀa fteffa Pituita può
cor. 32. variamente alterarli o cor divenir (alfa, o aci-
^a 9 o di altro fapore » o col farfi or più, ed
or meno confidente 5 e dora , dal che varj Tu-
móri , fecondo gli antichi » ne nafcono * Se fia
falfa, ne nafcono per lo pih nella tedi alca*
ni Tumotetti , che amiò nel loro mezzo una
piccola ulcera » e fon chiamati Acori • Se la Pi-
tuita diventi vifcida, ma non molto, e che fi
fermi in varie parti del corpo » produce la Vi-
tiligine bianca . £ finalmente , se venga ad ef-
fere d'una molto maggiore confidenza, produ-
ce quel Tumore, che è chiamato Durezza f e
per altro nome Scirro*
Tumore Un tale Scirro pia facilmente vien prodotto
chiamato dall' umóre melanconico , cioè dà quella parte
Scirro co- della mafia dei fangae di temperamento fired-
mefipro- da, e fecca corrifpondente air elemento ddJla
duca fé- Terra + Oltre lo Scirro , vengon prodotte le
conio fli Scrofole , o Strume > e Gavine ; le Varici ; un
antichi « Tumore dello fcroto chiamato Rami ce ; ed un
altro pur dello fcroto chiamato Sarcocele , cioè
a due Ernia camofa« Alterandoli quello fteffo
umore mei an coli co , col riscaldarti, e col ri-
. " <•• ; "feccacfi di -Soverchio ne nafte la Vitiligine ne-
JZlef*n%ta*$ZrQ l'Elefanziafi comunemente detta Lebbra*
/*, owemChe sefempre viepiù fi rifcalda, e fi ri fecca,
Lebbra, «ingenera il Canchero, ed allora l'umor me-
lapcoiico è chiamato Atrabile, e da quefta A-
trabile neir ultimo grado rifcaldata ne nafce il
Carbone , o Carbonceib •
Ih quinto umore è il Siero del fangue , che
dicono fervire ad effo (àngue per facilitargli il
psfia?gio , per le anguftiffime vie delle vene
Me farai che , e per quelle del fegato; il che
< efeguko, dicòno efiere attratto il fiero dalle
vene emnigenu a 7 reni , e da' reni cader pofcii
per
per li canali ureteri aR*v«fcietf. Se onefto Sie-
ro per qualche vizio dalle vene etnufgenti neri
viene attratto , ma fi rimane nel (angue , d* ■
rffo fannie fparfo, per cori Are, e tramanda*' ^
to a vane parti del corpo , produce vari Tu-
mori . Imperocché raccolto il Siero netta cavi-»
tà del ventre iifferio**, fi fe 1* Idrofila Afci M^Lar. Hy*
raccolto nello fcroto nafce V Ernia umorale del- drop* u-
lo fcrpto, esumata da' Greci Idrocele; raccoU trìcularis
to nell'uinbUko, nafc* V Emi* uwWlicaie ac- TJ>x#x*
quota, per altro nonne détta Idrtfmfalo ; racco!- cioè Er-
to nel capo*, pmduee T Idropica del capo, no- ttìa se-
minata Jdmcefeib . In óltre se il mentovato quo/a.
fìtto fi ipartje per 1* cut** , nafeono quei pie- TJ>/*0*-
coliffimi Tumoretti chiamati Sudamini , e per \ou Um-
nitro nome dal volgo- chiamati Pelliccili, i qua- bilico con
li per la falfedttìe del fiero cagionatiti un ac»- acqua.
to ; e faftidiofifftmo prurito • Si confonde però Ttpoxop*»
il Siero con la Pi tuka fonile, ed acquosa, men- Kos.
tre da quello, e da quefta poffbn effer prodot-
ti i medefirai Tumori acquofi, ficcome per i-
(cottamente) di ferro infocato, o di acqua boi- T^nfi*
lente , fon prodotte alcune vefchichette nella bolle ac-
uite ripiene a acqua, nominate Idatidi. qua jote .
Rimane in fedo luogo da dire dell' Umore 11 tumore
flatuofo , il quale produce anch' eflb i suoi Tu- flatuofo fu?
mori, Per umore flatuofo intendono gli anti- nominato^
chi una materia aerea, quale appunto è 1' A-, da'^Greci*
ria quando tira il vento auftrale ; e adducono i[i<pv(rttp*
per fua cagione materiale la Pituita groffa , e ecorrifpti-
vifeofa; e per cagione efficiente affegnano un de aliavo-
calore mediocre . Infinuandofì quella flatuofità ce latina.
nel concavo del ventre inferiore, produce TI- Inflatio.
dropifìa timpanitide ; se s Y introduce nello fero- Di qui
to, fa nafeere F Ernia ventofa del medefimo figurata-
fcroto; se paffa neirumbiiico, e lo fa gonfia- mente fifi-
re , cagiona V Ernia ventofa umbilicale chi a- marnar*,
mata Reumatomfalos ; se nel membro genita- capriccio.
le, ne deriva la Satiriafi, o Priapifmo. Cosìcbia-
Tutti i Tumori menzionati fino a. qui fon mata per-
prodotti per cagione delle parti folide, e per dà ti
cagione degli wpori , ma degli umori non me- ventre di
... S 4 feo- coloro che
*&>. T**TT. »«' TUMORI
amo qua- ftohitìjra di loro , .« bensì «fi cfafchedttn»
53» t0 % fid ^ to 1 d i tf «e Schietto, e puro : Per la
IÌZ$L V*& *•£ fave,larfi ora di ««* Tumori,
fina V Sfcere *' n,edefuni ua,0,i EO flbDO
fil*Ì? t Mefcilandofi dunque il fangue, e la Bile n*
TùtpaZi. fttrà a F1 « mnBOa e Erifipelatofo... .
JìuefioTtattato % qualunque ne fìa fiata la et*
girne , «»m/ì imperfetto] contuttociò fi l ft abilito
di flamparlo y per le molte notizie, che in ejfojì
*™ a ™ * Maggior vantaggio recherebbe al pub-
blico fé fotte compito : , perchè premetta /* Morìa
delle vecchie opinimi, avrebbe in ultimo V Autore
J piegato la fentenza de* moderni , come dalle pa-
role fu$ pare, che pojfiamo dedurre . V antico Si-
ftema de Media , che fiabili/ce P origine delle
malattie nel vivo degli Umori già defiritti t fu
mal fondate, ni fi può a ragion fofieneré . Ma
non è qui luogo di confutalo «
,»
i
NO-
/
NOTIZIE
I N T O R K Ù
ALLA NATURA DELLE PALME
SCRITTE OA
FRANCESCO
REDI
AL SERENISSIMO SIC. PRINCIPE tìt
TOSCANA COSIMO Uh
Ùell Affrìcanó chiamato Chogta
Abulgaith ben Farag Afifaid , che
Voftra Sig. de' giorni pattati mi
fece conofcere 9 io lo trovo Un
uomo di buona condizione , e
ben coturnato « é per Maomet-
tano che ei fi fia , parmi pili
the ragionevolmente dotto , e di non ordina*
ria intelligenza; laonde fi può credere effer ve-
ro, che egli abbia lungamente ftudiato, come
ei dice i pdlè numerbfe 4 e grandi Scuole di
Fe(Ìk > e che di là venifle chiamato pòi con par-
titi onorevoli in Batteria , dove per lo fpaziO
di quindici anni fu folenne Maeftro dell'Alco-
rano , e dell'Arabiche Lettere nella Corte dr
Hagi Muftafò Las Re diTunefi. Ha non poca
ragione l'eruditi (lìmo Sig.Erbelot di farne {lima*
e di non avere a vile di comunicar talvolta fé*
co gli ameni (fimi fuoi ftudj $ intomo all' antt*
che, ed alle più moderne Lingue Orientali. £
vaglia il vero , che Abulgaith ne pofiìede mol-
te , e le favella * e le feri ve con franchezza 9
ficchi tutti $ uè i pochi, che in Fittale ne haa*
no
*$Z NAT. DELLE PALME
no qualcht cognizioni , rfmafi ne fono ammi-
rati • Egli , mercé dc T ri vcrkHTimi coman<)emen-
ti dì V.Sig, frequenta fpefTo la miaCafa, e ad
alcuni miei amki aaorevolmente fpìega i prin-
cipi non solo, ma le {inezie ancora della lin-
gua Arabica, ed oggi , dopo un lungo eferci-
zio di. Quella , non poteva refiftere con lacri-
me di tenerezza-, e con tutti. que*modi più o&
fequiotf» che portano i toltami della sua gen-
te * <T efagerar meco U pietofa gpnerofità del
Sereni (Timo Gran- Duca, che gli ha restituita
la lrbeitade , e ^qumdr nott fi fatava di ridir»
mi quegli affabili % ed umaniffimi trattamenti,
co' quali da V. Sig. viene accolto • Io per me
tengo per fermo, che quelli abbiano ad efiere
2 mi fttfBoli effkadflimi per lafciar la falfa
Maomettana Sette, e per ricovrarfi nel grem-
bo del Criffianeflmo , e di già mi fembra di
feorger qualche barlume di quefto 'suo pende*
w> , e di già veggio V interna guerra del sua
cuòre .
Dantjn- E gttal ì quet^ thè difuud eih che volle,
fer.%. R per nuovi penfier fsngi* propofì* r
Sì the eUi cominciar tutto fi folle » '
In tal gui fa appunto credo osa , che legna neli*
abitata mente di corta + dia io fpero , che il
genio migliore fia per riportarne ir vi noria ;
« tanto più lo fpero, quanta ctfei già comin-
cia svelatamele ad accorgerli delle manifefte
contradizioni , e delle ridieolofe favole , che
sono nell'Alcorano „ ed : anco alle vòlt» se ne
kieia frappar di bocca qualche no* ben termi-»
Mto accento , ed imenottameate fra 1 denti ne
feveHa ; anzi da certi giorni in qua egli è fat-
to curtofiflimo d ? incendere ì Mifterj della no-*
ftra Fede» e cerca di ftpere i riti , e le ceri-
monie della Chiefft , ed a qual fine ficn fatte*
oade mi convenne la fettimao* pa£a*a dargli
minuta ragguaglio della fatta , e della diftribo-
óone delle Palme , ohe in aknni de- noftki Tem-
pli fu da lui con particolare attenzione ofler-
vata. Dopo che io i\ ebbi «i wglior modo,
che
Bf FRANCISCO REDt; *8j
> che io fapeva, fodtfisfatto, eflendomi con tale
occafione venuto defiderio di apprendere alcu-
ne curìofità intorno allattatura dell'albero del-
la Palma, intraprefi ad interrogarlo » per vede-
re se dalia viva Tua Voce mi fotte per avven-
tura venuto fatto d'intendere ciò * che io non
aveva baftailtcmente potuto col meno degli
Scrittori della naturale Irto ria ; e rimati dalle
sue rifpofte còsi appagato , che poco > o nulla
reftandomi di dubbio , mi son lafciato , forfè
con foverchio ardimento , perftudere di portar- *
ne a V.Sig. quelle fteffe notìzie > le quali , se
le giungeranno per avventura nuove , averò io
soddisfatto al mio dovere , e pel contrario mi
rendo certo , che la Comma benignità di V»
Sig. da me tante volte efperimentata , gradirà
il mio oflequiofo intento.
La Palma è un albero frequenti {fimo i è Ai 11 Padre
grand'ufo neir AGà, e nelF Affrica } ma nell' Gh:Anto-
Europa, e particolarmente nella noftra Italia , ^mCtu**.
raro fi vede , e se pur fi vede » o non vi fa i zi daMon-
frutti ; ovvero non gli conduce a maturazione; ttcuccole
e di ciò oltre la quotidiana efperienza , ne Ì2Caputàno f
teftimonio Plinio nel decimoterzo della Storia**//* Iftoria
naturale v e prima di Plinio ce lo avvertì Vzr-de tre Re-
torte nei fecondo libra degli Affari della Villa» gniCongo^
Ama la pianura* e non isdegna affatto la coi- Matamèa,
lina , purché vi fieno forbenti d' acqua ; impe- e Angola,
rocche non vi è cofa alcuna , di che pih tema parla to»
la Palma, quanto che del feccore* che la dan- piofamtte
ni fica, e la ftrugge ; onde quantunque ella vo* delle Pai-
glia effer ben concimata* e nudrita di letame* me. Anche
nulladimeno le è nocivo negli annuali afciutti,xe/G'V0 del
e ne' luoghi, ne' quali non vi è argomento da Mondo di
poterla' pia che abbondantemente innaffiare ; tGio:Ftan+
se innaffiata fia, ed abbia l'acqua a tempo, ed ce/co Gè-
il terreno se le confacela* ella germina* e frot- mf ///^ai-
ti fica sì poderofamente * che talvolta una fola binato in
Palma ha prodotta tanta abbondanza di frutti, Venezia
da poterne caricar giuftamente due Cammelli ♦1719.7*010,
Ma ficco me , fecondo che fcrivowo coloro, Ì5./M02. #
, quali le virtù delle piante , ovvero la k>r natu .Jeg. e nelf
ra
**4\ NAT* DEttE PALME
Opufc Jet- ra inveftiearono * l'erbe tutte* egli liberi aa~
/* />*//»* no il marchio, e la femmina, cori in neffuna
Rampato pianta è piti itoanifefìo che nella Palma ; ira-»
in Firenze perocché v^nno raccontando , che la femmina
nel 1^93. lenza mafchì© non genera, e non mena i frut-
ti fono ti, e che all'intórno delmàfchio molte femmU
twltt belle ite difendono i lpr rami, e pare* che lo allet-
/ notizie ^f-tino, è lo lufinghino , ed «gli ruvido , ed a-*
tìnenii a fpro col fiato , ,<;ol vedere , con la polvere le in-*
fuefte gravMa \ é se il rhafchio o fi fccca , o venga
Piante, tagliato, le fefomine l che gli verdeggiano in--
Plinio era torno » fytte, .per còki dir* védove , diventano*
di qutjto Aerili . Axhille Tazio nel primo libro degli.
parere^ co- amori di Leucippe, e diClitofonte deferi ve te-.
me fi vede néramente quefti amóri della Paliria , e eoa non
nel decimo-minor galanteria ne fanno menzione Teofilat-
terzo Libro to Simocata nelle piftole, Michele Glica negli
della Sto- annali , Ammiano Marcellino , e Claudiano ,
ria àatu- che nelle nozze di Onorio diffe: '
tal* gii Vivimt in Vtnttem frondfis ^omnifqut vicijftnt
fneritcvatOh Ftli* arkìr irò?**, nutant ad mutua Palma
VttJ>%. e Tocdtra 1
£0. Invilupparono però tutti coftòro la verità con
mille poetiche fole , concioffiecofachè egli è
menzogna* per quanto Abulgaith mi dice, che
r fia nèceffariò , che 11 maichio fi pianti vicino
. alla femmina, e che dalla femmina fia veduto,
e ne fia da lei fentito l'odore , imperocché vi
fono de giardiqi * e de'palmeti , ne quali non vi
ha mafehi , e pure le femmine vi fono feconde»
e là dove fono i mafehi, se dal fuolo fien reciti
non per tanto quelle defiftòno ogni anno dal
fruttificare. Egli è con tutto ciò vero, che i ma-
fehi contri bui feono un non so che per fecondar
te femmine, ed io ne feri vero qui a V.Sig.quan-
to ne ho potuto comprendere , cioè , che la Palma
dall'età sua di tre , o ili quattro , o di cinque
« anni infino al centellino produce al primo ap-
~ ; parir della novella Primavera dalle congiunture
di molti de' più baffi rami un. certo verde in*
voglio chiamato daDiofcoride pomi *****{ , che
r < crefee alU grandezza d' un . mezzo, braccio in
4 " circa
\
k
\
' DI JPRANCISCè UEftf « Ì&S
circa, il quale poi nel mefe d'Aprile, quando Dio/corid.
è il tempo del fiorire, da semedefimo fcrepo- lib.ucap.
la, e fi apre, e vedati pieno di moltiffimi bian- 127. pli-
chi ramufceìlì , su pe'quali in abbondanza fpun- preffodet
tano fiori fimili a quelli del gel forni no bianchi Mattigli.
lattati , con un poco di giallo nel metto ^ e
•quefto invoglio , e quefti fiori tanto son pro-
dotti dal mafchio , che dalla femmina , ma ì
fiori del mafchio , che anno un fpave odore ,
€ ne cade una certa polvere bianca fomrgliante
alla farina di calcagno , dolce al guftq , e de-
licata, e se ne vanno tutti in rigoglio, e mai
»on producono i dattili , ancorché à diverfb Non apprè*
Sawre foffe Teoftafto . Poi contrarb i fiori va la fen-
di* femmina, che non anno cosi btono odo- ten%a ài
re , e non ifpalv erano quella farina , fanno i Teoftafto
dattili in gran còpia; ma bi fogna ufi rei alcuna il quale
diligenza; imperocché quando incontociano* a dice, che
sbocciar dall'invoglio, o dal malto, th$ dir \o delle Pai-
vogliamo , fi taglia - intorno intoVnc tutto Vìn- me , sì i
voglio f è nudi fi lafciano i rana de 1 fiori ^mafehi^hi
tra' quali s' interfono due , o tre ranufcelll , puvle femmine
di fiori colti dal mafchio , quindi urti uniti fi producono
legano infieme in un mano , e osi legati Sfrutti. Nel*
tengono fino a canto , che quegl inferiti rz-ltjtejfqer-
-mui celli del mafchio fieno fecchi ed allora fi rare èan-
tolgon via i legami , e xosì venjou fecondate tota il
le femmine eoo quell'opera , fenz* la quale non Mattioh
condorrebbono i dattili alla perfezione, ed al- nel primo
la buona maturezza . Se poi quel» fia una fu- lio.de/uoi
perdizione, o pure un conftieto modo di -hreDifiorfifi-
•lorle ed inutile, io per me non fiprei , che ere- pra Dìo-
dermerte; sa bene, che il coftume é antichiffi- feoride*
ino, e suquefto fondamento andò favoieggian-J7 vegga il
do Achille /Tazio f quando ditfe, de fé il ma- Proem.del
fchio deilaPalma fia piantato gipan tratti *lou-7 ournefen
i»no dalla sua femmina , tutto appaflttr infra- alf Infti-
li te, e qoafi vien meno, e ben tolta drcrreb. tuzion*
be arìdo, tronco, se il sagace agricola , co- della Bè-
' nofciqto il di lui male non htràppaP una ver- tanica a
mena dalla desiderata femmina -, e *>n 1* inno- c.6f> dw
liafle nel suor* £ eflb mafchio , ciqtoèlla più in- eglictfèfi
ter-
2i6 N4T. DItLt II1UE
f*d* ni* terna midolla , da alcuni chiamata il cuore detta
m tra- Palma . Io oon pollo peri* tacere , che da alcuni
vatocofa, altri mi è fiato affermato , che non èneceflarió
che batti per rQ^r feconda la femmina V inferire que v
fer credere due, o tie ramufceili de* fiori del m^fchio ,tra f
$io eh fi fiori di ?fla femmina , ma che bafta (piamente
trova feri t.spolveniiìT? fopra un poca di quella bianca fa-
ro #»*ora> rina , che cade da 1 fiori del malchio ; e se cifc
statmate-teSe il vero, potremmo dar fede a Plinio * che
ria n feri vendo delle Palme ebbe a dire : Aà$oqut ejk
Frofp.Al- Veneri^ metleQus , ut coitus etiam pccQghatus fie
pino volle ab barrine ex mariti flore , ac lanugine , hteriik
ah* -qua fi Vero tantum pufoere tnfperfo fem'mis . Ma fi a e»
arte [offe me e (Ter fi voglia, quando fi fa quella opera di
necejtarit fecondar le femmine , i dattili dentrp a' fiorì fo*
perjecon-, nq della grandezza duna perla, ed allora gran»
dare le? a Menante jyn danneggiati dalle pioggie t che ia
me,<mdefuogti\ allrq tempo sono, utili ffcmt, piovente bi*
corretto a fognevpli , e neceffarie per lo ingtpflamento , e
dire* che matuaaziere di cfli datali, i quali, caduto che
uè' deferti è il fiore , apparii co no di color verde, ma ere-
del P Arai, feiuti alla grandezza dWuUva , cominciano ad
ii*«/i fra- ingialli re, rd a poca a poco pervenuti neil'au-
fpartano ^ tunnp a4 uia Cagionata maturezza^ diventano
da rami rotti) e quanto, son così wtfli, e maturi sull'ai»
de' mafehi bero , ne goxiqla talvolta (e lo riferi fee ancor
ebafembra mele da ^uefi frutti : imperocché quando fon
veramente vendemmiati 3 se ne fa una gran mafia in una
incredibile ftanza; che aabia il pavimenta di marmo con
e fuor di un canaletto i» mezzo , che conduce A mele,
ragiona, il auale continuamente da se medefimo acola
Quel che àm\ m*fla , e 1q conduce , dico , in un tro-
«neW/#«p.gotetio , q bottino , di dove raccolto serve a
Uggiàndo molti *i quegli ufi , pe'quali è adoperato il me-
anm ferie -\c dellt pacchi*. Ma non apio il mele fi cava
to diti* da' dattil , anzi in molti paefi aie viene apre-
Falme + muta una certa bevanda, che può servir pervi-
cotrifpondexio ; e ficcarne dei vino se ne fa dei pia gene-
alle #di- iofo* e dclpiàdcbolc > coli A yioUa bevanda
peni
di FRàKccsco trori iSf
$e se trova della più dolce, -e della più infipi. colo/e dh
da, e talvolta delia più brufca, fecondo la di* ligenx* %
verfità de' dattili , da quali è (tata (premuta # . *& /«**•>
P*r£ è un paefe lontano da Marocco lette gior- i Siciliani
nate verfo Mezzogiorno, deve ne fanno alcu- m y loro
ni, che femprc fon vérdi, tanto ^ acerbi quanto P##/* par
maturi, fon più grotti degli altri, e molto mi- la fa wtdi+
giiori , feccati al Sole divengono affai duri , e tà de* Pi-
fì molati co' denti fembrano zucchero candito , fiacchi .
3uindi è che fi chiamano Bufucti , cioè padri Queste firn
elio zincherò. Alcuni altri fi colgono aTau* riferite dal
far, luogo del Reame di Tunifi , e fon àetùP.DonSiL
Hura, <U color bianco , di fottiliffimo nocào- vio Bocca*.
10, di&pore squifitiffimo , e non cedono aque-we nel /uè
gli, che Ftaimi fi appellano , i quali son molto Mufeo di
(limati, e per la loro eccellenza fi mandano ìFificaar.
donare in Coftantinopoli • Nello (tetto paefe 28z : V a*
di Tunifi se ne vede d'una fpezie , che fon detti fpericza fs
NenachtiiTjntib , affai buoni, ma anno il noe* vedere in
ciolo più grotto di quel che se lo abbiano gli pia luoghi
Ftaimty e gli Hura. Alle Cerbe vi son datti- d % Italia x
11 , che fi chiamano Lemjì , ed ancorché fieno che i détti
acerbi fono affai dolci , e non anno queir afro* Pidocchi
e ruvido sapore, che fi fente in tutti gli altri producono
dattili non maturi. Ed invero che ilfapor de- il frutto f
gli acerH! effer dee raolt'aspro , ed atf ringente, come Pél*
o come fuol dire la pler^ f ftrozzatojo:eSendofre Pianta
che Plinio racconta, che certi foldati del Qmnti fenza Tim-
Aleffandro mangiando de 1 dattili acerbi, rima* marinata
sero ftrozzati nel paefe di Gedrofia • irovznùvirtu gene-
uncoracert* altri dattili neri detti Nachalet al tati va .Al
ammari ; quefti per effere molto primaticci , an» Sig. Ak\
no grandiffimo spaccio * Grandi ffimo lo avpano^woailf^
anticamente quegli , che nafeono nel contorno riaS alvini
di Tebe' di Egitto , i quali febbene so* acidi, dal Sig.
magri , fattili , e per io continuo caldo riarfi , BatìGirfr
ed aventi. più torto corteccia, che buccia, nuL» iami in
ladirneno erano di grand' uso nella Medicina , villa fu*
se vogliamo dar fede a Diofcotride, a Galeno, a Arcetri
a Teodoro Prifciano , aGariopomo, e fra'Poe- furono me*
ti aPapinio Stazio, che Scherzando con Plozio flrati i
Gripo suo amico, gli novera tra quei donativi, Piftacchi
che
|83 nat; mlie palme
ieM^fre- che fcambievolmeftÈe far fl foleano ne* giorni
fchiy ma Saturnali, Chatts, Theòaic£ve> Cartcjtoe,
vari, per . Offervp qui per trafeorfa , che da Stazio fl
rum effere chiamano i dattili Thebaie*\ tfaiafclando di
fiati ìfecm- fervirfi del proprio ter norae^ il che fu coftu-
dati per me frequenciflìmo appretto gli Antichi Autori
motte del Latini, e Greci , tra* quali U Principe de 9 Me»
Pijiacchio dipi Ippocrate , dottando f*r menzione del C«-
comptgWymino , us^t la fola voce Etiopico* conforme fu
dheva e- confiderato da Qalenó nel Gloffario delle aiw
Ìli . * tiche voci, che fi jrovahQ in Ippocrate, cjicen-
tat. h 1. do euàtoTmtw , ÙTrttx^now no xvfAtrw . E Teo-
sofo* udt. crito nell'Idillio decimoqu^rto conia fola voce
Thebaij fivfi\ir^ y irttende di mentovar quei vipo , che
tXfd Sin- raccoglieva^ nelle collinette di, Blblo, Cartello
tende pai- nella Celefiria alle falde del mante Libano ; ed
tm\st % cioi era un ving molto odorifero , per quanto rac-
dattetii conta Archeftrato appreso Ateneo nelle Cene,
Quefta così fatta maniera di dire, mi fo a cre-
dere., che gli Scrittori Pimparaflfero d* colo-
ro , che vendono le frutte r o altre fimili co-
se, i quali sdii foliti perifpacciar più facilmen-
te la loro mercanzia di darle credito, e di av-
valorarla col nome di quel Paefe, ih cui suol
* # nafeere migliore: E mi fovviene di ^yer leuo
Oforn de in Cicerone, che un certo Baruilo , il quale net
éhfo. porto di Brindi fi ave* pQrtatq a vendere fichi
* ' diCauno, andava gridando *d aka vpce: Q*«-
P et V neas ? ^ auneas • C un * Marcus Craffus exercitum
Jrtqo k *** Brunflufii imponertt x quidam inportucarhasCaun
Ti 1 n ° *àye&a$ vendens Cauntas clamitabat . Lo ftef-
f*^p'*f 50 raccolgo ancora da Plinio nel decimoquinto
£ ..^Vlibro della Storia naturate: Ex hoc genere funt %
*ÌIq *t dìximus , Coftana , C* Carica , quoque con-
V aun ? > f condenti navim adyerfus Parthos omen fecere Mar-
f e & r *~ coCraflb venales prxdicantis voceCauneas* Mol-
wZZ^* aItri «fempli potrei traferivere, se non fqflfe
AirmS r*' P» a * tem ?° ^ troncare quefta foverchiamente
m ne£?~ n °Ì Qfa *8*ff»W x e di tornare a ridire dqlle
* news# Palme , che non folo ci partorifeono i dattili
per dbp,e per medicina^ ma ci fomminiftranQ
per cibo pure, 6 medicina quella bianca x tene-
nte
ra., e dolce anima, e midolla, che fitrqvanel
tponco dal principia de 1 rami fino alla cima , di
cui facendo menzione Galeno, Plutarco, Ate-
neo, e Filoftrato , dittero, che fi chiamava *>-
octyotKof t*< wmxùSj cioè cervello della P^lma^
il qual cervellp se le fia cavato , inaridi (ce U
Balma,, e fi muore , e ciò mi viene coftatì te-
mente affermato da A bui gai th . Affa non è da
tacere, che Teofrafto, e Plinio raccontano ef-
iieryi una certa fpecie dLPalma molto differen-
te dall' altre , nominata x'pvpfrw* > \ a quale Charmef-
vive ancorché se le cavi il cervello , e re lei sa riphes di
fra le due terre , di nuovo rigermo^lia . Que- Plinio ,
fta, fecondo il teftimqnio di Teofrailo , di Pli- vale Pai-
nip , del Mattioli», di Caflor Dorante , $ Rem- marmile,
berto Dodoneo, e di Qio: Bavino , nafee fre- ba (fa , che
quen temente in Candia , in Ifpagna , nel Mon- fi tutta
te Argentare, ed in Sicilia, dove , ficcome ì per terra,
Napoli, il di lei cervello cpnfervando in gran e Cefa-
parte l'antico ed originale ^uq nome Q reco, è gitone,
chiamata Cef agliai*. Ma la midolla, o cervel- x%paMov %
lo dell'altre Palme dattilifere -, daeli Arabi è vale i^
«fetta Giummar ; ed allorquando Cnogia Abnl- Lat.czpi-
gaith mi diede contezza c|i tal nome, iq rin- tulura^
venni , ( qual rimedio foflfe quello , che Giorgio
Hlnqacino autore Araba fcrjve , che da un taj * *
Medico fu fomminiftratp ad un Principe dells^ '
(chiatta degli Abaffidj: Haronem ( dice Elma-
cino , feconda la interpretazione dell'* Erpepro)
Haronem Rafchidum l a bor a ffè aliquandQ profluvio
fanguinis, meàicurq autem fuafijje efum Gium-
zoari palmarum ; ed appreffo: QumGinmmantm
Palm* editj comyaluijje^ SUngannò grandemen-
te l' erudi tifiamo Tonynafo Romelia , mentre fpie-
gando quefto paffo dell' Eimacino , e cercando 1
qua! parte della Palma -ferie 11 Giummar, diffe
effere il fiore di eflfa Palma non per ancora ItReine-
ufeito dall' invoglio .. Ma sé s' inganna <\\ Rei- fio fiimò
nefio , s! inganna àncora non meno di ini- uh fbrfe^ che
antico Spofitore di alcune voci Arabiche, il qua- Giummar
le G cfpdeo x che il Giummar foffe la Nefpola. foffe dal
Quefto ifteflp Giummar è quello •.che da Gè- I^.gem-
OpM kedi Tom.FIL - "' T* * ,ittr- mula .
290 NAT. DELLE PALME
rardo Cbcrmonefe nella traduzione Urini <H
Avicenna lib. 2. cap. 359. fu chiamato J tonar,
x e da Andrea Al pago nelle note fu detto Gie r
mar . Il Giummar dùnque , per mio fentimetu
to, è la fìefla cofa, che il cervello della Pal-
ma r chiamata da 9 Greci , come accennai , #>*•-
ffextc rnt f>m%9<y di cui fa sellando Plutarco nel
dialogo di confervar la fanità, diffe, ctie man-
giato indiceva il dolor della tefta : Ma per-
, che la Palma , e la Fenice colla medefima , e
fola voce *uh\ fi dicono da' Greci * perciò il
dotti (fimo Tommafo Reinefio nelle Varie Le-
zioni oflerva un groffo errore commeffo dall'
interprete di quel Dialogo di Plutarco , im-
perocché facendo latine- quelle parole tyxt<px-
xo* r»( póivixMi in vece d' intenderle dei cervel-
lo della Palma , le intefe per quello della Fe-
nice . Da un fitnile equivoco rima fé delufo il
. gran Tertulliano nella fpofizione del Salmo 92.
ìixoutf it Qom% otvàttfH , II Giufio fiorirà come la
Palma f credendofi , che David aveflfe parlato non
della Palma, ina dell' uccello chiamato FenU
ce 9 e quel che è peggio , volle accreditar la
(avola col testimonio della Scrittura ; quindi
Volevano coir accreditata "favola volle persuaderci a cre-
gti antichi <Jere il profondiffitnp miftero della refurrezio-
Sattapi , ne della Carne . La verità di noftra Santiffi-
ebe la Fé- pia Fede non ha bi fogno di fuetti frivoli , e
nicevivef- bugiardi fondamenti , e molto mi maraviglio ,
intorno a che il gran Tertulliano fi attenere a sì fatte
tinqueeent'bijQ • Anco il Greco Giorgio Pifida efortava a
anni , co- ,q*e4ere la refurreziòne de' corpi alla fine del
me affer- .Mondo coll'efemplo della fteffa Fenice ; ed il
ma Dante Signor de Digbì ne cava argomento da certi
nel Can. granchi favolofamerite rinati dal proprio lor
t4* d$W ùle con manifattura Chimica preparato) econ-
JnfJiceti- dotto ; Ma di ciò (la detto a baftanza , non
do: Così meritando il conto di perder tèmpo nella con-
ferii graduazione di fomiglìanti frivoliffime bagattelle.
fovjficon*E tanto più che la .Palma tbi richiama a feri-
tóia , che vere d' un certo liquore ," che geme dal suo tron-
la Fenice co^ e con proprio, è f articolar nome nelle par-
tnuare , e ù
/
ft FAA1TCESC0 REM** %ft
ti 1 (8 Tripoli è estimato AMb\ % e *i gii al~ poi riiuu
tri' Arabi comunemente Vieri detto /fotó anacbal, lce,quan«
cioè* l*ttc delfc* Palma , per eflfere foraigliantif do al eia*
fimo al latte , e nel colore , e nel fapore . . mietente*
Pev averlo fi sfronda tutta una Palma , e con limo anno
un coltello s'intacca in più luoghi il tronco,
cui s'adattano intorno alcuni vafi recipienti il-
liquore, che ne (lilla ottimo per cavar la fé te,
e per rinfrefeare , e perciò molto nella medici-
na adoperato , e particolarmente contro l'ardo-
re dell orìn^ ! Quel latte ufeito dall'albero a
E3co a poco inacetiate , e racconta Gio-, Eufe- Dettante
io Nierembergio 9 che di eflb in vece d'aceto della PaU
fi fervono i popoli del Congo , nel di cui ci- ma vedi Im
lidi (Timo paefe molte maniere di Palme fi tro- Relazione
vano , tra lp quali ne fonò alcune, che fanno di qutft*
dattili , dal di cui nocciolo se ne cava un Olio Pianta
limile al Burro , utiliffimo ne' cibi, e per ve- fiammata
dere nelle lucerne . Un' altra fpezie di Palma in Firenze
noverata tra le salvatiche , germoglia pur nel nel 1693*
Congo, con frondi abili ffime a tetfere Stuoje,* r f 96/
e Sporte , ed altri fomigiianti lavori > e mace-
rate come il noftro Lino , e filate , se ne fab-
bricano con ingegnqfa maeftria varie fazioni
di panni, alcuni de' quali fono full' andare de*
noftri Velluti piani, e fioriti, e de' noftri Dom-
ina fchi : ed io mi ricordo di averne veduti di
più forte 9 e di più colori donati ai Sereniff.
Gran Duca da certi Padri Cappuccini , eh' era-
nò ritornati dal Congo , ed affermavano 9 che
di quegli fi vedono talvolta le genti di quel
Regno .- Di minor manifattura , ma più degni
di (lima , crèdo che fallerò quegli abiti , che
di Palme rozzamente fi temevano gli antichi
Solitarj. nelle Sacre Spelonche di Nitrii, di Si-
ria , e di Tebaide ad imitazione del primo
Paolo Eremita,
Q;4eft^ son ìq notizie , che ho ritratte da Chi vuol
Chogia Abùlgaith oltre molt l Mtre, che non vedere un
ifcrivo , fèrchè effiariflime trqv^qfi gppreffo gli copio/ora-
Autori della naturale iftoria, 9 j^rticolarmen-^/Ww**-
.-• . T * te to /opale
J 9 * KAT. MBtt PklìXt
Palm, te apptefo Gio: Barino, the delle Palme fri-
Ittts il fellamente ha trattato : Laonde non reftando a
(ciondoli me cofr alcuna da foggiwgwt > kccio * VrS.
£r» <Wf profondiflimo inchina*
Aftrologia
fcritutid
Sig.Giulh DÌV.&
Pmtadir*
celtbreL*t~
tote di Bo* «*
Untanti- -• . „*> •
Wnhmfi- Vi Cafa pomo Maggio ttfl.
■ \ • *
VmìtiJ/hm SifwdjBn
FraacefcO Redi*
FRAN.
•1
FR ANCISCI REDII ,
CONSULTATIONES
v
s *'~- Jf
(L •
r
. * .
295
PRO
INTERMISSIONE
P U L S U S,
jìNHELITUS D1FFICULTJTE ; ATQffS
IN HYPOCHONDRUS MURMURE.
Ervenerat ad regionem hanc
noftram incerfus quidam ,fed
durus admodum rumor, atq\ie
infauftus de minus profpora
valetudine potentiffimi Regis. ♦
KN.Neque enim ufquam io- Forta fr fS
corumautgentium ignota ef- ]oh J n%s
. fé pomi t maxim« hujustama jfjjp^
calamitatis , qux univerfom nof ^ m
Chriftian um Orbem non tang'tf m<>do, sedlnri- £* gSm
me affi ci t,ac gravi tet. Porroquis umquam lum-
ina cum animi acerbitate non audiet , perpect$a f
nulli fq^e.interrupta malis felicitate minime fruì
He*oem illumi per quem, toties nobis omnibus
vera t^anquillìias , ac firma fecuritas parta ,. ferw \
vataque eft ì Imo quia pretiofiffimarum rer^a
non folum amiflao, s^ipfem^tamiffionis timor,*
Ucet levMTunus , nos mirifice oocamovet, & con-
turbar , ideo iuviaiflìmi hujus Regis affilio tan-
ti ponderi*, ac momenti eft 4pud omnes , ut ni-
lul gravius valeat conttngere : infirmo namque i-
,pfo , infirmatur potenti {Smura Brachwn , terror,.
«xcidhiriique Barbarono Cbriftianaeque Fi,dei
. tutela , ac defenfio • Quarfe ipfe.quarrì fupplici ter
poffurq , Deum ter Maximum, rogo , ac deprecor,
.ut quaro Pnffimus Rex ex bello adverfus mfideles
gefto *ontraxit aegri tudinfrnn ab eo prorfus remo-
vere dignetur. Interim vero, ak preci bus, voti f-
. que meU iliud adjijngam opefis , quod virium mea-
xum patttur fumica ténuitas , pé^um a me confi-
lium expono. Qiiamobrem ex iis omnibus, qye
jraihi per farienùtfimum Mediami reiata font ,
I
l
*46 FRANCTSCT REMI
perfpicuum eft piane, tria effe precipua fymptd*
snata invifliflimum Regem vexantia , videlicet i
intórni flionem pulfus j non quidem ajftdpàm.) fed
per inaqualia tempora recurrentem y anhelitus dijfi-
cuttatem^ Ctim hypocondriis murnwr y flatufcjue
plurimo* y quibus dentque copula tur èxtguus pedum
iumoTy atqut infìaùo. Fateor equidem horum o~
xhhìum affeftuum intèrna* caufi^s tamplene* & ct*-
tnulate pereumdem Virum fapientiffirfium dete-
fta.s effe, &expof:tas, ut nihil ampli us deficere
liuic operi ,' aiit fupéreffe mihrtrrdwtttr . Neque
tìrim dubìtari potéft,qitinvitiaha& univerfà ex
" co pràèfertìm orta fiat , & confervàfitur , quod ci-
borum digeftio intra ventriculum tnihus congrue
tìbèatur ob cui pam illius liquoris , qui in giandu-
iofòejufdém ventricidi tunica a (anguine fecerni-
tur, & qui ipfiuffnet digéftionis ciborum prima-
rius eft arti fex. Hai e vero caufar & illa fortaflfe
feion vulgaris adjungi merito poteft ; nempe ela-
bórationem chyli intra duodenutfi , eeteraque te*
jnuia inteftinà noti fecundum naturam fieri , 8c
placide, & fuaviter, ut «quum eft, fed magna
curo perturbatone ac tumuitu, obvitiufn*fellis,
& liquidi iliiitej quod a pancreate induodenum
•ìritefHnurti deriva tur. Nam quarti duo hatc liqui-
da illa fint, quar hoc loci digeftis cibi* admifceil-
ttir, & leni (Juadam fermentatone chylum abiif-
«lem cibis feparant: Vmtf forte eft, ut ob maxi-
mam eorumdem Quòrum liquido rum aciditaterii,
lìimiamque falfitudinet», infignìs intra inteftinà
• ttìnc temporis excitetur ferver, fumma rarefa&io
? rerum omnium, unde chyli produSio lardatur,
-depraveturque ^ & usdepariter tanta Ula fiatatisi
copia émergat,qul hy pocondria implen t , ac tea-
dunt. Quinimo hoc pofito, pofito inguaiti , chf-
' lum his decaufis, non fecundum naturato elabo-
rati , facile quidem explica tu eft, curex eodem chy-
ìo non optimum tonfuftrat fanguis , feci nimistìui-
* dus, nimis fubtilia^ & fihris deftitutus, feiliete
~'cur idem fangtìisseno ,ac lympha ultra nature le-
~4gfetn àbundet . Saltarci natnque & aciditatis vis , ubi
himis- iti torpore exfuperat, fanguitjein, & liqui-
da omnia fundit* terit, rurapitque fibras, atque
ita
C OÌ Si, It E D I € £• 197
ita maxltoàth tymphac còpiam produciti Ètprofe*
&o ex tanta hac lymphae abundantia In corpore
orirì certe arbitror pedum tumorem ; atque uti- De morbi
? nam intra abdòminis cavitatem nihii lymphaelja- caufaqud
teat, utinam etiara mhìl lateat lytrtphà intra ca- remerà ere-
vitatem thòracis ; ita ut ex hoc ipfo procedant an- à'tt , dabi-
helitus difficUltateè , & iutermiflìofulàus.Hocfirtfr^ pru-
verum foret , magis effént pertirxiefcenda duo hàec dentetfin-
fytnptomata j neque t&men idconftanteraffirmo,£#f *
sed fuspicionem hanc fapiefltìffunis Medi co rum
menti bus exhibeo, citidperpendantsedulo, &pet
certiòres obfervationes elucident. Nam fì nulla
adhuc aeri quantitas intra abdomen, nulla intra
peéiu$,& pulrtioneS feperitur, melioris quidem
notse, mitiòremque ertiftitno argritudinetrì hanc*
totifque viri bus curàndum , ne, quod haftenus
non cotitigit , contingat in pofterum . Caeterum
poffe etiam flatus imo in ventre colle&os ita urge-
re, ac premere trans versum septum, ut per hanc
preffionem refpirandi difficultas fuboriatur, cer-
tiffimum ed; nec filentio praetcreundum , eam i-
psatn pulsus intermittentiam , quae in in vi£ìifimO
Patiente obfertf atur , pólle pari ter a flatu , & ebui-
litione $uam tirakéreoriginem , quia vidéliéet sub»
tiliffimus ejuS sanguis sunime salsus , surtìme acris*
ac fervidus, ut superiuS diéhim eft,inteftinaqua-
dam fuarum parcium pugna, & colludanone oh* Ptimus *-
volvatur, ita ut rarefeat aflftdue , & ipfa in rare- mnium
fadione aliquae intra arterias aere piena» bullae Redius
efformentur , quarum nonnulla interdura fiat, àt- hancpuU
que cqafiftat in ore rfiagnac arteria eo tempore* fus inter*
quo sanguis a (iniftro cordi* ventricuio exiensin mittenti*
eamdetn arrenata debet fubingredi , atque ita hot caufam
loci rèmoreturpaullisperfanguisper bultemipfofa fpeculatus
ejus motum impedieii tetti , ex quo pulsus arte- ejì, quam
1 riarum ihhibeat; Ut opus effe facile conjicitur. tnoiiise-
Atque de honlm fyfnptdmatum cattfis hàec judU tiara Con~
caffè fufficiat : ad curationem accèdo • fuhationU
Conflati piane duòs effe pr acci può s fcòpòs,ad busfufius
quos solum dirigi eurationis confiliudi debet . Et exùlicat,
pirimus quidem dì + ut compescattff ^iquidòrum ni- fot. ptétcU
mia falsedo, acidita, & ferver, ittviftiffoni Pa~ puc 146*
■
tgt FRANCACI REDIt
ti enti s precipui hoftes, quippe qui digefffotrem
ciborum, perfe&ionemque chyli viriant,perver-
. tunt, & qui fundunt fanguinem , Se exagitanr * Al-
ter sco pus in co fitas eft , tn au&a imoiodice,&
^xfuperans copia seri , aut lymphar per congrua
tziedicamenta excernatur. Ad priraum ergaquod
«poftat, scio mini iermonem fffe etmi fapientis*
fimis Medlcis , qqorum nemo pb»e eft , qui igno-
ree, hoc in opere confequendo primum potiflì-
mumque (ibi locum vendicare optirnam cibi > ac
pò e us aduiiniftrationem . Nulla piane argrittido
^(t,incujus curatione plurimum non valeat ci-
borutn usus congruus;at. haecfosa,*Je qua nunc
agitar affe&io, modo quodam speciali idexptoftu»-
lat, &efflagkat, auura tota feie ejufciem affe-
zioni* natura in depravata aliti ìentorom dvg^-
(Hone, & in alteratione chyli confittati De hoc
tino igi tur opus eft, ntfapientesjMecttciinróéliflì-
tnum Kegér» mooeant, de hoc uno enixe orent , ac
deprecentur Majpftateta fuam, ait per exa&an) e-
dendi regulatn profpicere velit -propri* fatati, se
valetudini , a qua totkis Chriltia nx ReiptibHcx
iàlqs f ac firmitas magna ex parte pendet : fit idi
fumraae cune qaidbibat, & cornee lat, quantum,
& quando; in hoc enitn tota res^gi tur. Perfpi-
cuoio eli ea ipfi competere alimenta.» quae immo-
li cara liquidorum acredioem moderno di, & fa-
li um a&iyitatem infringendi facukatem pbrf-
Cent, fcilket quae corpori largì ri pca r unt inno*,
cuam quamdam humidi tatetn , frigi ditai i conjun-
61 ara : & hujus generis fuor tenui a vina . . aut fatis
diluta, carnium jura , elixae caraes, forlxUiaova,
cichoracex berbae , hord?um y & ex eo para ta efeu-
- lenta ; parata? emulfiones,quibus plurima a Ha ad-
iti poifant , fatis omnibus cognita . Omnia tn vero
potiffime cavendum eli 9 ne excedens ci borum
- quantità*, infirmarti ventricidi facultatem fupe-
» r«t i Se quafi obruat ; quare parciter , ac temp eran-
ter comedendum , bis tantum in die , & fere » qui*
Mm parcius , quam mane : hac fervara regula, me-
morata dies cun&a evafura effe confido • Ha* au-
xcm de prima curationis fcp^o fint fatis j mfa iom
«enim
e o n s. medica; 1^9
Mim filentio pmt&ftos utpote qu* pendent ab
iis ^ quae jam circa morbi caufam conili tuta funt,
& aèt^tiifc^di^rlto^odtoSli* «prime fieri
poflunt ; fi quis enim , exempli caufa , deco&io-
pem laudarti parata» ex radicibus cichoreaceis
quotidie fuihendam primo mane , laudarem &
ipfe^ pluraauft hujufmodi •
AH llcundum vero feopum quod attinet, 1 fcili-
cet ad exjfaifionem lùperflu£ fymphae, putarem
poffe nos i^ operi s refle exfeaui , aut faltem tu*
to admodum 1 experiri per moderata?, acque più-
ries repetitas folutiones alviopealicujuslenien-
tìs pharmaci, alternrs diebus exhibici Majeftati
fitte 'per mtìltas, ac multas vices; & mihi qui-
dem arrider folvens fyrupus infraferiptus ;
: ' 'IJfc. &■; dram. yj. Tartar. Crem. dr. ij*s* Herb.
flThe dr. \j. infu. f. col. add. Man. eleft. ime. ii>.
t. Sfece. Limon* ohe. $. M. ciarif. & coi., $• didfe
coke, une v. s. vel une» vj. fumé ad auro rais
«lternis djebus» . :
*■ Diebus intermedia proficuum erit utifequen-
ti pota quinque horis ante prandium; $.Herh»
The, seù Cà dr. iij. «
Diebus imermediis proficuum erit fumere.quin*
que cirriter feotós ante prandium bolosexdrach-
fftis duabus refin* Terebinthinae Cypriaci^.qun
albera omnia eleganter gepurgar , fuperbiteiv
Òo ftatim sexy vei ofilo uncias deco& ionia e*
ft erba The, vrfCià,.qu« deco&io & ipfaquty-
^w ad promovepdanr urinane roui tum vale t, flor
niàchoque non inimica ♦ Vocari edam inoifiini
poteft infeifio ex -Ugno ilio diuretico', qwd lir
gtiqm nephriticunv vel Palo a Medicorum fiiii^
appettatila). Urilis quoque ?nt aqua^mqtta&p
cofta fueritTeretónthitrsc lacQrma^fic etìamJrer
citens clysmatum usus. I-Iaee «font qu* fapieatif.
fimis Medici! proponenda miki fupptóf afc (unti»
èìxm ,' atqoe adenti ffimumy quo affido»,, deft.
dferium , ut inviftiflimus Rex perfeSe popvale^
fcat; Quaecunque tamen ea fiat, qùx piptulì*
cunfta eorumdem Mediconw » conulia > . jftaj^
juaque sfotti»* 4«$i4o v
"ifó;
t>* MARCO DE ALBIZIS •>
T *
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SERENISS. PRINCtPrS ETR.
Supremo animi morumljue Formateli 9
Supremoqu* Alila Prxfc&o
Tunàfcut Aedi 5. F> D*
ÌÙbe*, tthiftriff. & ExcclIt-ntifT, Domine*
bnevi me feri pt ioni tradere, qui fattone da-
us nobiliffima Femin* uxori tusr Antimoni!
ufum improbayeria) * quetà tamen peritiffimus
quidam Medicus mirine* comqiendat ad aerei
Jllos v^hementefqUe verttris dolqres fedandos \
quibus eam ftatis temporibus. di vexari comperi*
mus. Cum itaque diflo me audientem effe opor-
teat , né officio defim , pauca prius (cica digna
prapofuiffe non eetft abfurdum * iis ad brevità*
tem omiflìs, qua» aut leviufcùla, aut omnibus
aperta min&fque neceflaria exiftimavimus»
Hinc itaque ut exorditar , iliud babe ; Ilio»
ftriffimam feminam quincuna ;am & tricefimum
gtatis suaè amuim agere calidiffimo tempera»
mento y & in melancholiam pro^>enfo ; taciti
xolpre pxtìe quali s cholerici effe folet $ nlgrO
•cap ttio ; procero oorpore : in qua tamen celere?
wqttfe r hilares animi motus defiderari non vi-
dtanttrrv Ea infuper feudi multo* peperìt filios,
quandoque & abortum feci u Fi Kos disos,.quo$
ultmios dedita ea, qucjd a partu prxferebant,
totofe fuHviridi y iaerbcos dixifles . 0£hvu$
jate agi tur annue ^ a quo nec se gravidam feo-
^ irt , nec bona ufi ed valetudine , adeo ut ma*»
Viem potius r palloremquéV contea* exit *. Adde&
itlvkd ; quod trtbus ab bine annis , tfehementifc
itati** qui in ventre inferiori excicabantur,do^
Itfribus < fuhittdc labftoaveric • Qui quidera dota-
res vel menilruas ante pmgaiioacijciriii felici .
C © * f . MEDICA JOX
rei Ipfo pungationum tempore, vel purgatone*
ipfas 9 cum fuum fedaverint curfum , fubfequun*
tur. Ea quoque purgatio (lata eft,&roenftrua$
& fi tempu* iliud quaudoque antevertat , te*
buìqi utique eft &parcior, colore interdum fu*
ico 9 languidiori inrerdum 9 sed igneo pierum*
cue , & rubore fuffuib . Dolores camen , men*
ftruas illas, qua* diximus 9 purgazione* non uri*
e uè comi tan tur . Sed preteriti* temporibus oh»
fervavi mus ad tres menfes, atque interduro sex»
dolorès ipfos produci : Exinde autem firmam
q uamdam & ftabilem fibi fumsere periodimi 9 al-
ternis quibufque menfibus depraeliantes . Quod
Suidem Illulkiflima Domina, non paucis ante
iebus se previdero teflatur carnium colore he-
befeente 9 & fqbflavum pallorem coiitrahent?»
Inde molefìiflìma intrinfecus , & inquies agi*
tatio , capitis dolor , vigilia pertinax , fiticulo-
fie & amariffim* fauces , toto deniqqe corpo-
re nulla quies. Ingruunt tandem favillimi do*
lores 9 ponderali , tumentes, uteri regionem oc-
cupante ; qui ad medium ufque «ventri* infe^
rioris protenduntur ; ipterdum quoque in ipfa
foperiori part* yeluti iq arce confidente* 9 Ito-
machum véluti cjnguto continenter farvi (fime-
que obftringunt. Pgrtes quoque th oraci s appe-
tentes illudefficiunt , ut Illuftriflimat Domtnae
fit difpcilis. anhelitus 9 ad tuifìm ftimplus 9 an-
ger 9 interclufus fpirirus 9 cordis tremor, fre-
queqc, velo*, inacquali* pulfus; enormis adeo,
\p eam febre laborare dixeris , nifi repente in
leges, $ naturam redi re t fuam . Qua» febrU
fuspicio ex ilio augeri poflet, quod nec tremar
deeft frigorifieus , pnaecipue vero extremis atqué
inferioribus corporis parti bus infeitus ; quas qui*»
dem dtutino frigore ctòfideri cognovimus 9 licer
partes fuperiores ferox cai or invade ret capiti
maxime aoxius • Qui quiJem calar cum dolo-
re collo communicatur , totumque - nervofum
gerì us intenda 9 fitim procreans immodicam 9
amaritiem ori$ in4ucens amari flìmara , & tan-
dem ad vomiti» Unpeltens • Sed & impulita
ifte
/
•
ffte proritmi suo caret eflfe&u : nm rat vfr ^
aut (ponte, nulla vomirio . Et quamvis ad vo«
initum ex-itandttm , liquidis vomì tori ìs ftoma-
-chum epplere vifunv fit ; nulla vis violenti fil-
ma , industria nulla efficere potuit , ut ex iit
vel extguam ftillam redderet. Atqui femei &
iteram vorritio fucceffìr ; qua rum altera, fe-
conda fcilicet, lene folutivum, & feri caprini
depurati libras ofto praefumpferat . Excremen-
ta vero, qua; vel ipfo dolo rum. tempore , vel
«uro dolor ipfe decreverit, aut fponte , aut per
infufa clyfteria, aut lenientibus IlluftrifT, Do-
ttrina reddit medicaminibus , biliofa interdirai,
interdum (Incera, aut pi timo fa materie immix-
ta extiterunt; qui bus vel ferrugineus color, vel
piane viridis, ut videre datum iis, qui bus nu-
per doloribus laboravit. Quos inter tanta diar-
rhoea correpta eft, porracea maxime vi ri di, cui
tcris adeo inerat corrodendi vis , ut non tan-
tum in imo interini reSti cum calore ftimu-
lum doloremque excitaret, nàd Si excoriatiònem
quoque, lieet le veni, & exiguam, tujusrei bi*
li fanguis immixtus non obfcurum praebebatin-
dicium. Quapropter mirandum non eft, fiMt-
dicus ille non imperitus, qui Antimónium danf-
dum non negat, tunc dyfenteriàm futuram fpe-
raret . Urinse practerea divertì colorò, arden-
te* ut primum - y tales injterdum , quales bene
fcabeacìfun effe folent ; fnterdum aibidae , ' Se
qua» aqueum repfaefentent i atque 4iae ipfa? , ouas
aibidas dico , tantum copiofiffim* , adeo ut bto
vi (Timo tempori* fpatio libra* quina uè, sex ini
terdum exapqnent . Quod auidem vel cum do-
lora graffantur, vel cum-doiQr ipfe quieverit,
•ccidiffe comperi mus &c. < \
* Ea mihi fuerat opinio, Illoftriffiftie, & E*-
ceilentiffime Domine , ut de* tti& pluribus co-
ram accepifti, hos omires cruciatus dolorefque
ertum ducere a perturba tiane* quadam atqu*
impetu convulfivo , eoque viol&itiflTunò f pi ri-
tuum , particularumque mi ni ma rum niobi li/fi*
«arumque fanguinem tuccumqat ùtrtrtum com-
pò-
CON8. MEDICI, 3©$
pofìentium . Quam quidem perturbationem at-
que impetum ex ipfa fcrmentatione excitari po-
to, q use fermentati o junioribus in femihismen- &oe ade§
ùm% eft, non in uteri tantum fanguineisvafis, verum efl
(ce etiam in tota inaffa fanguihea . Cur autema* quando-
vitiofa fif, coratn locutus fui. que ob/er-
Nunc itaque perpendentium , aniis,qua?prot- vatum ftt
pofuimus,antimonialia vomitoria ore in doma- aMedicis,
chum immiffa conveniant. menflruas
Quod quidem ut planum faciam , illud pri- purgam-
mo praenofle oportet, quibus modis ipfa Ami- nes ex na-
monii energia in ftomacho operetur . ribusaliif-
Atque illud experimento comprobatum, An- queparti-
titnonium ea inter vomiroria adnumerari, qux bus prodi-
maxime violenta , & quaz validius irritent #re.
Qua? quidem validitas , & irritatio non illi , Antimo*
ut ita dicam, per fé ineft : Antimonio enim nium inter
puro , & crudo , fuoque naturali in ftatu exifi- vomitoli*
flenti , nulla prorfus purgandi , vomìtumque pro-violenta re*
vocandis vis . Eam ergo validitatem praepara- cenfetur*
ttonibus chimicis indipifcitur, quibus , iulphu- Energia^
rea? falfarque particulae , quae in ipfo Antimo- Antimoni*
nio continentur , omni prorfus a&ivitate ca- non a na-
rentes; mox folutae atque in libertatem datae, tura , /ed
virtutem olim praepeditam exercent . QuaprOr ab arte ;
pter a vero devfi fune, qui chimicis prepara- adeoque
tionibus Antimonii vim hebetiorem infirmio- non modo
remque reddi exìftimant. Illud tamen non ne- incerta fed
gaverim, prarparationes effe quafdam, diverfas etiam p U-
quidem; omnes tamen, quales quales ese fm^runqueno-
ab impetu quodam violento alienas nunquam *ì<r.
dixerim . Imo cbmmuni in praxi obfervare eli,
unam eandemque Antimonii praparationem , -Eadem
unum 5c idem diverfis in corporibu* eflfe&um Antimonii
non fortiri ; five in caufa fit temporum vme~pr*p*ratio
tas , five naturai» aut adventitia difpofitio y v*rio$p*o-
quar Anti trioni i ùfum probantibus novae femper dfirh effe-
admirationis praebuit materiem. Bus^quod
Cum quis itaque Antimonialibus imbuatur & aliis
»edicaminibus,'ea quidem ftomachi fuccis im- Msdica-
mixta vim imparti untur fuam ; cumque exin- mentis in-
de ftomachi villo fam cruftam pénctraverint„,ì*r<&;wtf#-
* tutti-
I,
3©4 FRAKCISCI REDI!
cidere ram-tunicam quoque nerveam invadunt , linde &
perimus. eos,qui nervo fas fibra* infident fpiritus, ut qui
Vomitiqrus natura elaftica, moni agitari , & impetu quo-
pttAntu dam turgefcere oportet ; unde & tunica? mu>
monium fcularis carnofx fibra irritantur f & principio'
axcittt* levem aliquam patiuntur contra&ionem : inox
de/criptio paullatim vehementius* irritati fpiritus , atque
tx Anato- in furorcm a£i , fibras illas campfas , iilàs fci-
#?* 9 or Afe- iicet , quarum motus fuapte natura furfum ten-
ebanica e.- dzt , valide impellunt; impellunt* inquam,ut
leganti jf$- quis de ftomacho per cefophagum virulentam
me deli- }llam Antimónii portionem ejiciat % qux ner-
ntata* veas fibras infecerat. Quaprqpcer alquanti (per
vomì t us eeffare videtur: (ed quia cruita villo-
fa medicarr\e;nturp imbiberat^ novam quamdam,
& virulentam infe&ionem nervo fis fibris fup-
peditat ; inde , fit ut nqva fuccedat vomitano.
Quat quidern operatio , ut plurimum , eo u-
fque perdurat , donec quis veì ore , vel per al-
vi eje&ionem totam illam medicamenti portio-
nem reddiderit. Ut plurimum, dico ; ili ud enim
Aiiuùo non rajo accidìt % ut licer omnem Antimónii
fphituum portionem ftomachus ejecerit, omnifque perfu-
ejt&oAn-fa evanuerit , nullaque in tùnicis fuperfit in-
timoni* f*-fz&io \ nihiiominus concitati fpiritus, &ftimu-
pt rema- U* voluti quibufdam adafti , difficile ad qule-
net 3 nonJi-tpm redeunt suam . Nam veduti mare vi ven-
to»* ratio- torum diutius exsfftuans , venti licer deinde r<?-
neimpetus federint , priftinae ftatiyn malaciae non retti tui-
carjcepti y tur } ita & vomitionis impetus perfevcrani ;
fed etiam imo validiores interdum violentiorefque red-
quia te- duntur ; cum eo impetu carnofx fibrz contra-
nuijftmx hantur,1k ut ita dixerim, decurtentar, in ver-
ip/Tus par- ìentes intrinlecus antrurp Pylpri , 3f Pylorutu
**cW* *jr- ipfum « Unde & bili,s {incera magna quidam
vos fom vis , atque Pancreatici fucci notaoiiis portio
ingrofj* ftomachum ingreiitur • Inde rurfum ad vamw
nonpofftinttum ftimuli; & Arteria cctliacx rami > { qui.
nifi pojl feilieet. fub villo fa cruda in nerveam tunicam,
longum immittuntur ) vi quadam compreifi heteroge-
tempus neis humoribus ftomachum penundunt , cum-
evane/cen^e yomit^tipnis jioya irritameuta non ctcfillant
vel
VeJ Ipftu* 1 qu$<"fogu? fang^iqcpa ejcprimunt, -
* HU pafitis ; commuae^ilk^ eft , & «trituiu
pnkos ( *£yd n^ocericoiijue Medicos, inde èva-:
«^tioaes v £Jigendas f ubi fefe natura fasilem
Erabeat. v «^fquc evacuaticele* evj*andas ^ quì-T
ns ipfajn# satura adverf«w . Qpam igjtur:
\omitiom repugnet IJUftrifllma Domina , iet
ex. iis f qua* fqperius, proppUnoiys t facile 'effe
uttelUgere f , v^ qt*od T frij(tra (wper fxmilyiifc
qijni ad v^flHtW e^tjinjl«m^ t inultoties «uU
tp4efq$e (cwpotfti fumus~^t~eft> > #x*rk *W
q^fe , ; ea»> o effe jAntimopù , v*jn £ ^ w naturati
duri tie«^ y & ebitina^aip , t w4o^w evincac . QMojf
Guiderà j&ec neg^verun;, >ne? roto, e^ animo au^-
fift conten4v e *, S?4 }*** jAwHmniwtì vomU-
tip. &<mtWo,, pow^^iflpwn , quidam vwjen-
tp, & §iàtpum,a8itati9pe / m2[xinaa^ & v*Iim
ti fttrenui^a^.^i^^ acridej ? Imar&
illud . ev$niff * potpjt *^e#i|in#tóali . iamtò.
n^dicamipQa n^ura .^iftupniinift ^?rnnù»s^
nofcin^ivu^é* Aptin^uu^i - ipfum dtóusnb*
ftomasju» perdute : ^unde, &, ipfius infe&io vii*
Jofamci^àam ^Itiys iufjfctt nervofapTcbe^t«- f
ciat; tertiam fortalie atqy?.iW*raiw,flomfludw
tunìcam ufque pertingens . Quod fi cafu id ac~
cidat , ut momentum , & , ut loqui folent , fì-
brarura tunic* jtjtrvftiiRt ea^à y tunicam carw
nofatn Tuo in momento, fuaque in energia ex*
fuperet ; quid inde ? Illud nimirum , quod in
tunica nervofa fibra: f fpirituum vi expanf*^
t>orre£he, tumentefque ftomachum ipfum pro-
latent,& veluti convulfum reddant; iterati* fi-
brarum carnofae tunica? contradionibus non ce*
dentes. Ex quo fequitur, ut nulla fit vpmitio,
cumque vomitioni non pateat aditus , magi*
magi lq uè antimoniali contage ftomachus ipfe
conficitur ♦ Neque elamica fpirituum deeft agi*
tatio ; atque eo in pralio , feu verius immani
diffidio , ad ipfum ftomachum nova fubinde
currunt exerementa , qui bus cum acris natura
fit, mordicans feiiicet , & femina caloris excì-
*%fyMRed$Tom.m. V cans,
3p6\ franSisìi Rki>ti còni, utbìtx.
tans , addita agitatlònc , parrinmqtté contrita t
ipfi flomacho excoriattoneta atquè inflaàtina»
tionem faciltitfte incutere potertmt . Quoti qui-
etili quam Vlt£ ^erfcoiofun titmé non vitfét >
Ea : inltfpef wtcretftehta , curi ìis per cèfophsu
guai denegdtur «ìtitf, ad vegaS, qui! in fto-
itiachum ora itmmtttmt % retrocedere volcnr ,
ztqvfi ita tefiorem '&fiigaini* fymtottriam in-
tértarbatt tKWSWftt.'Poteft vel ex od immite
*e perìtulutìi > ut "W Vomitimi edtfctite untiti.
le*, & etiara vcwfn?tbs -ipfe irritet i^rihfe,^t*
it theratm «cpulmonesim^etùm fadàrtt prò*
ferantes, apertetrtet-véìiaft aliqnafti-five aitè^
rìam infritipenCéi * Qtkod' ipfamét natura prb-
penfiotie tntnìtoe difficile '♦ v*axis enirft q[iioti~
dia. noi addòcei , tmilitte* iHas , qui bus mefc-
Àrnx purgatkme* fcx^ti*;, eas facile finguinìs
ffwt© iùquifc*aH^ htdtìé 1 Wu* ite MldlWfflma
Dòtmfta vatt* timen&u* étt ; tilfti quia ìlli
iMBtttaits 'tfalée diffidi**; tiint quii menftto*
pÉgadMes- minte uberei; Addan*Jrti& hot ;
ijood fttmuti illiu* ercitafttìs tf Muffite * mio Tic
fcaòenda j at^Ue 1 ec triafgis quòd ftiàfclus ipfe
Mh rnrft^titnPtfetortrtn' teto£0#t> •IBWfi^tìPtt^
mia» pwttcvautì Attili; * -"-•' - J fr * • f
. ,t< •'.. -^ •• u> y .rr/,j'.; ,-;c supU; :»t,. •
- .* > ' ■ - - * Jfyfc** ********* *.';ni/?_ n: -i. .•
^ e . " . " % r < ? »(■ • • . f . f < s ■ ■ • > "*i f • t„ t ' rr» e • t
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f
. 1 V 'Vi. ' . IN-
A
307
INDICE
Delle core piìi Notabili.
A
JJ/rt di carpò pletorico t che taf» /la . pag. 3..
Accia jo preparato , e fut varie fpezìe , 1. .Tao ufo
da *m_ alò. " ' fputo dì /angue, 117, Pre-
parato catte i pia innocente di tutù gli
, altri, ti 3. iutire i canali dalla gruma ,
Acori fotta di
Acqua , ne/ ci fon* , 161»
Acqua pura / io 4?/ vino, 189. JVo>i ? ttf-
iv, che faccia nel corpo umano le ■oppilavoni , 190.10;.
Molto giovevole in alquante infermità. 210. Rade pra-
ticabili alcune bevande nocive % fé jtmefcola toM effe . ivi.
Acqua di fiume , di fontana ^ riputata aeceJJ 'aria dal Re-
di in una' Cura, 40,
Acqua della V\lla , fuo ufo piricolofo per gli effetti , che
produce, 48. reputata buona a bagnar/i tn un* altra Cu-
ra-, 113, minerale , 227. forge nelle montagne dì tut-
ta. 22?,
Acqua della F'tconcella t pericolo/a ad ufarft. 48, minera-
le. 227. ì ne' contorni dì S. Cafciano. 123.
Acqua del Bagno di S, Giovanni prcjfì Lucca 7 "tuona *
bagnarfi. l'i- ., ^
Acqua del Tettuccio , che cofa fii t e donde fi abbia , 1.
fperimentata buona per fomentare alcune efcarìazjoni , 7.
approvata per altri mali. ;8. per la diarrea, 92. per
ijlafare i vafi fanguìgnì del fegato . 147,
Acqua di Noterà : fua qualità , e fuoì effetti. 49. avendo
ìn fé del bolo\ i molto utili ad attutire P acutezza de-
gli acidi. 185.
JÌcqua dì Pecchi in un Emicrania, 16$.
Acqua di Trevi. , 5. ,
Acque della Gifi * v^chìa in Livori*
non è' punto tn\ J*fA. HO.
Acqua cedrata , dall' Autore , 5. '
Acque minerali d te Cure, 5." 17. 49»
V 2 Aezio
|*S INDICE.
Aeri* Amideno: fua opinione intento alF+ddtmentatfi do-
po aver prefo il Latte f riprovata. 43. ahra opinione in-
tono al Vino viperaio. 44- ... ... "
Alcorano: contiene delle Favole ridtcolefe , * df//* »«w/#-
/fé contraddizioni. 168. # . # .
Allegria , necejfarta per la guaritone dalF affezione ipo-
condri ac/b. 2*1. . .
Anatomia : molto conferisce alla cognizione dot vera nelle
occulte caponi ie mali .33.
Animettaj midollo del dente cartofo> è quella, che rice-
ve i fafìiàj delP aria nel dolori di e fio .138.
Anthefrithi di/approvati; 164. .
Appetito firavagante di mangiar cofe faide , in chi ordina-
ri amente fi dia. 11. * ?«*/ pericolo ne conduca, ivi.
^rcfor* di fiomaco x donde provenir poffa. 85. "- ;
.A* /** Ài Cappadocia : fua opinione circa ti Vino Vtperu
no. 44 r
JtfW* penetrante nel dente cario/o , cagiona il dolore. 138.
Aromati: cagione per avventura de' fiati. 83.
,/fr/fri* magna : fue funzioni . 173, e feg; #
Arteria venofa : a quale ufizio defttnata . ivi ♦
^*//fe/ da, provocare il vomito , 184.
Artritide % Reumattfmo fa talora nfofgere F infermo pia
fano di prima . 187. .
^/wff ; *£w<& cagionate f e fomentate f fecondo alcuni . 50.
loro cura, ivi e feg, 9
Afìinenza : fi ricerca in €Fi ) infermo di mal a òcchi . 6.
Atrabile : ehe co fa fia. 278.
Atrofia , che cofa fia . 78. ^ , «. ' .
Aureliano, Celio; fuo pome intorno 01 Vino viperaio, afe.
B
B
Agno delT Acqua di fiume , di fontana , /limato dot
^ Redi a proposto per una guarigione . 49. delP Acqua
della Villa , e di quella dì S\. Giovanni preffo Lucca ,
pò fio in -con federazione in altra occorrenza. 113. dell'Ac-
qua di Feccioli giovevole. 1Ò8.
J3aldi f Dottor Domenico , lodato. 147. # *
Beveroni , rfo talora fi ordinano da 9 Medici f nocivi. 19S. 199.
Serre fervida a contenere aceto\ fa divenire aceto ogni p'é
potente vino* *U vi s'infonda. 182.
" e * Srodo
indici; j«jl
Brodo di Cafleato, opinimi t'tdioole/a dol volgo tritono ad
ejfo. 184.
\
C Accia* i8rf.
Cachelfi* % Informiti: in che eonfifta. f»
Caffi , ordinato in una Diarrea , e corno . 93, bìafimatt.
gioeofamente dal Redi. io±. 205.
Canchero : come fi ingeneri , fecondo la dottrina 'degli art*
tichi Medici . 278.
Cancri invecchiati , quanto difficili a curar fi. ^ 152.
Capelvenere , /«a uir/à, £'ft/2* il parere di Diofcoride. ij6.
Carbone , * Carbonchio y donde abbia la fna cagione , */
£*iw tftg/j Antichi. 278.
Caffia : a torto biafimata di flatuofità. 8}. iiy. 154. /*
Sentenza del Redi non va me/colata co * correttivi. 184. 189*
Cauterio : difputa fra gli Autori , de/ /#*£ a , */<rc>* detó*
/tfr/x. 95. del nofiro voluto nella nuca. ivi. in altro cafo
nello co/ce. 122»
Celfoy Cornelio: fuo precetto per le infiammazioni d* occki.6.
Ciày erba, appellata per altro nome Ti. 177. 218. Da»-
, <fe ri venga, ivi, $** wrià, 177. 218* 2}}.^2j<5.
Chogia Abulgaith ben Farag Affaid f Mnefito di Lettera
Aràbiche del Re di Tunifi, Uomo afiài dotto. 281*
CHJìeri : f empiici y loro proprietà, in. compofti , biafima-
ti dalP Autore . 11. 27^75. 81. io 9* ,2 3\ 1 30. /em-
piici /fimi vogliono ejjerc per con figlio del Redi. 182.242»
244. Inqual dofe. 183. Piccoli/fimi, mettono m moto 9
e poco rifolvono . 198.
Coagulatone del latto , cagionata dalP acida delle budeU
la. iSj.
Colica : che co/a fia , r wta? f opinione de 9 Medici antichi. 17+
CoUirj , che co/a fieno . 9. mole /e ne leggom ne Libri di
Greci . 96. voglionfi adoprare con molta cautela . ivi.
Campo fio di Niccolo , donde abbia quefio nomo. 88» "?
Cpntrajcrya , /uè virtù* 240.
Correttivi della Caffia biafimati . \%K. 189.
Corpo: Ordinazione peri/mantenerlo difpofio. ix.il troppo
-fiudio detenerlo lifbrwop, nuoce talvolta .a gran/egno .85.
Ùremor di Tartaro, *he oófa fia .2.
Cri fi a Ilo minerale; buono y giovevole in un, certo bi/wvo».
» ijp# * V 3 Crct-
Croltio, Dottor Giovanni y Medie*} lodato . 28, • seg.
Cuore: unirne de'fuoi va fi nel tempo , cA* f animale ì
nel P utero della madre. 173.
D Attili: toro varie Spezie. 28&eseg, medicinali . 288*
Mi/* , */* /r fr** <af* e#i • 2vSò. */o<## <4# /oro Jo/ci
/ow, ancorché acerbi* 287* ^ .
Decotto di Cina y e di Sal/apariglia > quali mali può ca-
gionare. 48.
Definizione: del Collirio. 9. dell' Atrofia. 78. della Ca-
cheflia . i. <fc//* Difera fia . 22. Je/Z* Edema. 32. 33»
27$. della Gonorrea. 39. de/ Tumore* 276. e seg.
Democrito , /citar* . 3^ .
Definizione della Malaria y o Pica . lì. delP Egilope 3
li 6. del Tumore. 276.
Defiderio troppo grande di tenere il corpo lubrico , pregiu-
dica alla fanità , * arnie. 85.
Diacattolicon , disprezzato dal Redi ne*Cliflieri. 183.
Diafiniam proibito dal Redi niCliftieri . 183»
sDttftt lattea 9 79. maniera d* ijlituirla » 273.
Difficoltà di refphrO) in qual modo provata da un infermo.
\x6. e ses.
Difcrafia: eie cofa fia. 22.
Doglia Marchetti , Dott.Gemirtiano Antonio, lodato. 175.
Dolore: nefritico y % donde nafea • 17. y**# rimedj . 22. */#
. </*#;# cario fi % donde proceda. \y).
Dormire dopo aver prefo il latte , 00* nocivo y cantra l'opi-
nione d*Aezio. 43.
Droghe , torni* per inganno diffipatmi di flati, quando*
forfè gli producono. 83»
»
EDema: ehi cofa fia.^ 32. J3..I7& ^"^ originato ^gim^
fia Galeno , *rf */m ** ww Medici . ivi, <fc diverfia
cagione focena* il Redi . }i.
Egitope: fua dafiritione. ito. * stg.
Egineta Paolo: fua 'fan tenta intorno at vino viperato. 45.
Etefanziafi: fua origine in fin tema degli antichi . 278.
Epilejfia kter'ma $ come fi fasci* . ttft, e *eg.
«•
INDI C E* Jli
JJr&r del Paraguay: fua utilità* 124, acwciffim* a fio*
votare il vomito * 184.
Erbe; ufo onejio di effe in cibar fi % f aluti fero anzi eie no.
40* 107, e segu, ^
Ernia acquo fa um bili e ale y come fi faccia % m fenten%a de-
gli antichi filosofanti* 279.
Ernia ventofa dello fcroto $ giufla gli antichi , da che prò*
dotta > 279* ventoft umbtlicale: donde nafta ^ 280^
Ernia umorale dello fcroto , da che fi fafcia È per fintimene
to degli antichi, -279,
Ernie degP inte flint j e del? omento y quali* 176. ^
Erpete^ ; fua origine al parer degli amichi Medici* 277.
Mjficcanti % hi a firn ali* 153*
FAnciulliy imparando 4 nuotato , fi rendon finente troppo
arditi y e vanno in cerca baldanfofamente della mot-
te* 257.
Termamento *? urina % da che , trafP altre , pojfa depende*
te, 127.
Finocchio; buono per gli occhi 5 fecondo alcuni * £j.
FiocLaginei donde occafionata * 15» perche durabile* l6* -
Fiorentini, Dottor Mario , Medico tucchefe ì fon difiinta
laude encomiato* 79, lodato * io* 88/91, 100* I9jf f
195. 2io. 215* 218, 229, 7*30.
Flati: donde fi producano nella Nefritidt* 18* donde nella
Timpanite* 45, e se| t cagionati da cft eòe vien creda*
to dijfiparli . 8$, cagionati , **$# pfo yorrf ^J correttivi^
che d* ordinario fogliono i medici aggiungere alla CaJL
lìa< 185. 189,
Flemmone erifipelatofo di dove nafta , per detto degli a*+
, fichi* 280/
F luffa di corpo: giovevole f come vuole tpocrate* a coloro 9
che hanno mal cf occhi * 5. 94, dee procurar fi , fecondo
Galeno* $**
Formica , Fuoco facro , giufia il parerò de primi Scritto*
ri ) da chp t nafta * 277*
Fra gote jton dij approvate 4 dal Redi nel tempo f che fi /#-
glia ti latte* 199*
Fregagioni , di/approvate nf malori nefritici* 23*
Frutte : dateti fall* natura per la confervaziona della m~
* * V 4 .. fira
311 I H 7 D r f C E*
•flrà finiti. 49. 107. e segu. ^
JWo //uro , fé fi attende. P antica opinione , ili dn;* 4 Mi*
* origirie.'ijj. ' < '
» f
Galeno: fio avvertiménto httorno al mal et occhi l 5*
95 , fuo fentimento circa la virtù del Vino viperaio.
• 44. e seg* m ' ^ ;
Cavine: da che abbiano loro origine > fecondo V antica opi-
nione* 278.
Generazioni umana* in qua) miniera fi conduca. £7.
Giannini^ Don. Girolamo f Medico, lodato, itj. x$8.
Gigard y Antonio medico , lodato .57.
Gotta; fue cagioni . 17. produce tufi, e calcinacci nelle
articolazioni» 16. e feg. . . .; ♦ . <.
Gottofi) vivono lungamente • 14. wo» deono giammai con
impiafiri , ai unzioni f cacciare l'umore concorfo alle par*
ti ejierne. ivi.
A Granfa Ranieri: fuo Trattato. 182.
Gruma lafciata per i condotti de' nojlri corpi pia dal vino,
cl?e datt acqua. 190. 205.
Guarigione , non fi ottiene molte volte , perctò troppo fi
* proccura. 90.
ITJatidij 0' Bolle acqua Jote j cóme vengano prodotte y fe-
cotufo il fi/tema ' degli Antichi . 279. "
Idrocele: da che ficca fiorata ;pef detto de* primi Medici. 27S.
IdromfaU) fia Ernia umbilicafe acquofa y in fentenza an-
^'t'tea in quìtl modo fi faccia . I79.
ldtopifta Afcitidey come fi produca m 4J. 17 J. 278,
Idropifia del capo , altramente' idrocefalo i da' che prodotta,
fecondo che Volevano gli antichi. 278,
Idropifia de* polmoni , in quanti modi nafea . 30. di diffi-
dale guarigione ne vecchi . 31;-
Idrotifia timpanhide , da che .ptffvenga . 45. 46. 270.^
Infermi j ordinariamente fcarìaùeìhndo i libri dì Medicina?
fi fanno pia mal che bene . 257.
In fri g i dante di Galeno , approvato . * ! 4,
Jmertrrìtièma di y offe $ da che cagionata. I45.
;
V
s
ipocondriaci: toro timori ^elero ordinarie querele, in. 163»
Ipocrato : amico di Democrito ♦ 3^. yfo fenf intento intorno
alla cura degt Infermi di male X occhi • & 94. non or-
dinava tt Vino neHc febbri. 162.
LAtte : pef quante malattie nfato » 273. di Capra 9
non nuoto per dormirvi /opra . 140. non induce le vi-
gilie , come talora yien temuto 9 ivi . triodo di prenderlo •
140. 273. £ A fina, ì gentile molto , e m#//0 . 91. »o»
'/*- i»*/* * chi offerva un vitto proprio , «/ aggiu fiatò.
5>2. Entrato per i Crifleri negf intefiini y talora per l'a-
cido fi coagula . 183.
Lebbra : qual cagione abbia per fentimento de primi Me*
dici. 278,
Longo, Dott. Tiburàe, Medico: lodato. 104. 108.
Lue venerea , con onefla fra fé defcritta. 7. ^
Luna: non opera niente nel moto demejttui> contrai* dot»
trina d y Ariflotile . 159. e f$g.
MAcani, Dottor Marc* Antonio , Milane/e condotto pef
uno de* Medici , cheflipendia il Pubblico di Prato. 1 29.
Magalotti^ Conte Lorenzo , lodato. 159.
ikfa/ Franzefa , oneftamente circo/critto . 7. £»<f/ Proteo ;
fi mafchera fono la coperta dì qualfifia male. 74.
Malaria, che co/a fi a. li.
Mali degli occhi fi deono curare. Con aver prima cura al
capo. 250. fi alleviano dalle evacuazioni . ivi. Del ca-
po, fi curino colP ave/ 1 4 prima cura all' univerfale di
tutto il corpo, ivi.
Maninconia : aumenta i mali. 122. 163.
Maninconici : laro carattere. Vedi Ipocondriaci ,
Medicamenti: dif approvati dal Redi . 11. 13. 48.54.89.
e kg. 118. 121. invecchiati nelle Spezierie, impigrifeo*
no , e divengono inutili . xo6. antmefritici , btafimati .
164. locali per la caligine , e fufjufione di vifla , njpn
reputati gran fatto giovevoli ; procrafiinati perciò , e /col-
tine # pia piacevoli. 96. compofli, btafimati. \o6. 157.
nocivi talora > e ptr quali cagioni , 106*
MeJ
$14 f N^O I C E.
Medici ; loro ordinazioni fatte per tori* , td i* £raz.ia d&,
gli Speziati. t&T.^
Medici^ Inglefi , lodati di grand" e&eriema • 1 2 r .
Memoria offe/a, preludio di Epiljtffta , e di Apopleffia * 67
Mejlrui : da qua) cagiona vengano • 2 59. è seg. rattenuti^
acqui fiano corruttela , ed occafionano dherfi mali . io3.
e feg. Vedi 218.
Morviglioni , /p y?tf/Jo ti* Va/ualo : dande. cosi detti $♦
N
N Atura , tw»ir mediatrice de mali * 76. go* ama f i me*
die amenti /empiici + anzi che le me/colante . 107, 199,
Nefriti de : /uè cagioni. 17 m produce Calcoli* 16* Ordina*
ziona per curarla. 22.
Nomi) Dott. Federigo , lodato. 159. 164*
OPiniorfr di Aezio iniquo al /anno wT informi^ dopo
aver bevuto il latte . %j. *# fWd Egincta intorno
al vino viperato * 4.5* c?Ip poetate intorno al mal d 'occhi v
de 94, */i Platone , r/Vw i Polmoni degli animali , 58.
^«f /# antichi Autori intorno alla produzione de Tumori #
276. D?//tf volgar gente intorno al brodo di Ca/hato.
184. Della Scuola Salernitana per le malattie delP ani*
jno. 189. Del Redi circa iCli/leri* 183* 242. 243. in-
torno alla Caffi* . 185. 189. intorno a jouegP infermi,
che fi danno impaccio di /correre da loro i libri Medici* 237*
Ofiowrv*) infermità* m cha confida. 125» efeg*
ri /enza frutti* zfo la femmina /en%a il mafehio di*
cono y che non generi frutti* ivi, per altroTeofra /io vuole,
cha i Dattili Jien prodotti tanto dalP uno , che daW altra.
285, traendo/i dall' arbore la /uà midolla % che l medi*
*fa*l* ^ cfli fi inaridi/ce ♦ 288. e seg* .
Palpitazioni di cuore % &OM& vangano. 59.
Pan*
\
\
I H !> t C E, it^
tarmi tenenti di/approvati per li àditi nefritici. «.
Paraguay, erba vomitoti*. 124. t $rg» Suoi btntpzj Jiet
vomite. 184, ^
Paflioni dell* animo impedì/cono^ affai il guarire delle ma*
Tatrìe corporali. 189.
Pelliccili , fona di tumori, da qual cagione vengano, giù?
fta il parere degli antichi. 279.
Pillole del Redi, loro virtù. 238.
Pituita , cerrifpondente alP elemento delf Acqua . 27S. qua-
li Tumori produce, ivi.
Placenta uterina, che co/a fia. 98.
Podagra donde proceda . 1 3. 17. 86. Ordinazione per òffa. 22..
P od agro/i, ordinariamente hanno lunga vita. 14. 85.
Polmoni , feconde Platone , ricettacolo di quello , che dagli
animali fi beve * 58.
Porfirio: /uà opinione /opra il vino vi pera to . 45.
Priapifmo, come fi faccia, fecondo il fijlema degli antichi
Scrittori di Medicina. 279.
Prudenza fomma fi richiede in quegV infermi , che fcarta-
bollano i Uhi di Medicina. 237.
Purghe alle Danne , da che cagione fi muovano . 1 59. e seg.
Q
Vantiti nel vitto, nociva pia che la qualità^tf. 119.
Quiete delf animo , neceffaria negl* Ipocondriaci $ gua-
rire* 124, 234.
Romice : Tumore dello Scroto donde originato , in fin*
tema degli antichi . 278.
Raucedine, donde occa fonata . 15. per quali cagioni dura
molto. 16.
Regola di j(it a } reputata migliore di qualunque rimedio
tn alcuni mali. 121. 137. fenza di offa i medicamenti
non giovano, ivi. /upera i medicamenti. 243.
Reinefio, Tommafo: fuo inganno • 289*
Reuma tifino, fuoi effetti nella guarigione. 188.
Reumatomfalos , fotta di Tumore, in qual maniera na/ca ,
' al parere degli Scrittori del f antica età. 2yg.
Ricette lunghe ordinato da' Mettici per boria , in grazia
degli
pò * K DI C E.'
degli Spevatti detifi ed abbattiti del Redi è itj.
Rimedi per la fitffocaytom Hterina. 6u w •
Rtfipwe doridi nafiano giufia gli antichi. 277.
SAli de vegetabili , hanno tutti la flejfa virtà. 22.35,36.
Sangue /correndo pi /uói canali , fa aneti 'effo , come gli
altti liquori y la /uà gruma. 100.
Smiità degli uomini^ fta pia nelF agghtflato ufo della cu-
cina , e he nelle fcatole , e negli alberelli delle Spezie-
rie. 243.
fattocele. Tumore dello fcroto: donde ocea fumato , Je fi hs
da attendere il detto de primieri Medici. 278.
Satiri a fi , Priapi/mo , come fi faccia , fecondo gli anti-
chi P zyp.
Sbaglio di Tertulliano. 194.
Scirro : da quali umori fta prodotto fecondo F antico fifte-
ma . 278. ' ■ '
Scrofole yoflrumey al patere degli antichi da che venganoXvu
Scuola Salernitana $ conftgliaya negF infermi a voler gua-
rire ? il fuggire le pafjìoni dell' animo. 189. # * '
Serviziali compofìi , riprovati. 28. 75. 81. Semplici deono
effere, 183. 242, 244. Iw ?**/ do/e fi debbano prendere.
183. Quegli tanto piccoli muovono , f»0» ri/olvono . 198»
' 5ìcWrà ni corpi mei ancolici > e adujli y con/urna il calore. i$6i
Sieffi : molti /e ne trovano ne* Libri degli Arabi . 9Ó.
Siero di latte , rowf /f <fcp#r/ .91. . .
Siri , ^. 'Vittorio , originario di Firenze . 9. y* e Dignità^
e /uè lodi. io. yW Opera. 13,
5*^1 divenuti tali imprwvi/amente * * improwi/amente han*
no poi recuperato il /en/o dell'udito. 192.
Sordità d' orecchie , hi guai maniera pub accadere . 191»
Starnuto , row* y* /*cri<f . 29.
Sterilità : /uè varie cagioni . 98. e feg. *
Sthicbexxa di ventre , malore da medicar fi piacevolmente f
non già* con violenza. 82.
Stomaco : non rimano mai tormentato dalle co fé j re/che .$$+
Storie di perfine y che ad un tratto hanno perduto l'udito ,
' e ti ad un tratto F hanno riavuto. 192.
Sudamini, PelHceUi, donde ricmo/cafio la lor cagione ,
/enrimamo degli antkhi Scuuoei della Medicina. 279*
* Su-
I H D 1 C -Mi pi
Sudorifici 9 e laro effetti . 50. 5 1 .
$ uff oc azioni di refpiro^ donde nafcono . 59»
\ i
T Macco feto uf^per divertire I* fluf/ipm catarrale di
demi) e dal \ petto: non approvato. 158» * # * •
Tartaro , depojìo viem ne condotti del corpo umano pia af-
fai dal vtnoj che dall' acqua . 100.205. . x
Tè 9 erba; fue qualità'. 23. ordinata dal Radi. 2.23-80.
139. Da altri chiamata Già. 177.418. Donde venga .
ivi. Sue virtù. 177. 185. Ti W», 217. 235. fa labe*
vanda più gentile, e di maggior virtù. 186.
Tertulliano ; fuo graffo sbaglio. 194.
Tefiicoli femminili^ che cofa furto, ijx. che cofa f off ero già
creduti. 97.
Troja falvatica , offervazioni fatte dal Redi in una Trojé
da lui aperta. 1.
Tube Faloppiane : loro figura. 171. ivi. da chi ritrovate.
ivi . fiate offervvte alcuna volta mancanti di apertura
nella parte, con cui fi avvicinano a i tefticoli. 98/eiCgc
Tufi: prodotti nelle articolazioni dalla Cotta * 1 6. ij.
Tumore: f*a definizioni , %j6. di quante forte* ivi.
V Arici: da qual cofa procedano > per fentimento de Ma*
dici antichi. 278. „
Vena cava: fue funzioni. 173. e feg.
Vena^ arteriofa : fue funzioni . ivi .
Venti: loto vera cagione efficiente nafcofa iFilcfofi. 6$*
Ventre difpofto. Vedi Corpo.
Vertigine y onde occasionata . 181.
Vino contribuì/ce affai alla brevità del vivere . 87. bevuto
parcamente dai Redi . 120. ordinato da Ipocrate tuli
acqua nelle febbri. 161. odorifero , fi raccoglieva gii ira
certe collinette della Celefiria . 288. Pia difficile a pafi
farete a digerir fi dell'acqua. 100. offende lo ftomaco ,
la tefla, e ti genere nervofo più dell' acqua . ivi.. Fée
maggiori ofiruzioni , e la/eia pia tartaro ni canati del
corpo f che l'acqua . ivi . 205* Delle quattro parti dal
Menda 1 in una $ e non intera fi bevo vino . 199.
Vipera : non nuoce quando non fia ftuzzicat* • ed irritate •
}6z. le fue taìn* fono alejjifarmaco a moke malattie .
ivi. Sue qualità. 181.
Vita y pia breve fi vive in Italia , e he in tutto il re/lo del
Monda. 190.
^f'fffw bianèa f ht fentenza antica donde proceda f 278.
Vtùliawo nera , da che fia prodotta) al fame de 9 Medici
dalP antica età. 279,
Umettanti lodati. 15^.
Vmm mei amoli co corri/pondente t al? elemento della Terra. 27I
Umori delnoflro corpo \ da cui fi producono $ tumori * quan-
- t% : *77*
Vomito % come fia da provocar/i colla infujione dtWtrba del
Paraguay. 124. t feg. 184.
romitorio non violento . 1 84.
Utero 1 al parere di Uomini dotti f cagione nelle Donne di
molti (fimi mali. 36.108,
Z
Zerillo $ Doti. Diego , Medico , mentovato. 208.
Zucchero non ufato , ni cono/àuto ne' primi f ecoli del Mon-
do. 19$. Inventato dalla goìofuà de' moderni* ivi.
* ,
• *
RE-
R E R U M
NÓtABILIUM
INDICULUS, QU/E IN MEDICIS REDII
< CONWtTATIONIBUS INVENUWTUR.
ACiditatis vis , ubi nimis in torpore exfuperat , '/irai.
guinem* <& 'liquida fundit . 297,
Anhelitus diffifqìtas unde procedere poffit . 297. 298.
JÌnùmonturrt eà inter vomì tori a adnumsratur , qua maxime
.•violenta 1^303* ejìtfdem- ufus improbatus • 3Ò5. a$ veto
vomitum non per fé provocar* 303,
BUIla aere piena quomodo efformentur , quibufvt impe-
diménti* mmirn fanguihis rentorentur. 298* Vide fp^
periorem Indicem t in verbo Intermittenza di polio.
Ibotum ufu$ t eongruUs quanti faciéndus . ay?.
e
D
larrbaa ìnterdum vis. 302»
EVueuationes ex) e end x ubi natura fefe facilem prsbtt ;
ea evitanda , quibus natura^fa adverfatur* 30 5#
Expulfto fupervacanea lympha quomodo fiat . 298. 299.
Ervor>& acidita* tiquidorum quomodo compefcatur.iQ^.
Flatus ipocondria implentes 9 ac tendentes. 2y6.
F
Liquida > qua digeflis cibis admifeentur • 296.
l Liquor digefiionis ciborum printarius arti fax quisfit*if6
Lympha copia ab falium vi producitur . 297,
M
r JHeres 7 qutbus menjìrua purgationes exigua , fatila
fangutnis fputo inquietante . 306.
Jfow
3**
NErvofis fibr'ts quaìtm infadlomm fuppditet Antim*
nium. 304,
PEdum tumtff exlymphx incorporo abundanti+firitur.ifj.
Pulfus fatermjfionìs plurime caufx. 297. 298. ox us
alia ab Redio rcperta. 298.
OUot quantifepte modis corpus tx Antimonii fumrion*
inficiatur. 304, & fe^.
REgis infirmitas quanti momenti* 29 }♦
Refina Terebinthìn* C/pri« virtù* . 299.
S>f/m»i tw, «W nimh Sin torpore exfuperat f fang*mem $
& liquida omnia fan4k • 297.
Salfedimm liquidorum quo patto compefcere liccat . 2g&
^T^Hc f #rf promovondam urinam plurimum V*h* • *99*
VOmmmh flimulus ox mtlmonialìbm medic*mhibus\
licet Jiomacbus Antimonium ejccerh , pctfeverat.y^
3°S*
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